SENZA CURA LE FIUMARE DELLA CALABRIA
SERIO ALLARME RISCHIO IDROGEOLOGICO

di EMILIO ERRIGO – Il territorio montano, collinare, della pianura e costiero della Calabria è considerato vulnerabile dal pericolo alluvioni e inondazioni invernali.

Stante all’ultimo Rapporto redatto dall’Ispra, la Calabria è indicata quale Regione d’Italia a più alto rischio alluvioni, pari al 17,1 % su un area di 2604,9 Kmq, riferita a un totale di Kmq 15222.

Le repentine variazioni climatiche durante la stagione invernale e le naturali improvvise avverse condizioni meteorologiche, possono originare la caduta di piogge insistenti in grande, straordinaria ed eccezionale quantità di millimetri di acqua causando enormi difficoltà.
La preventiva messa in sicurezza degli argini, la bonifica dei greti e manutenzione periodica dei letti ghiaiosi o sabbiosi, delle centinaia di Fiumare presenti nella Regione Calabria, non sono atti amministrativi discrezionali, come se si trattasse di un optional lasciato alla libera scelta Autorità regionali e organi tecnico-amministrativi competenti.

Le tante tragedie umane e i tanti disastri ambientali, che storicamente si sono verificate e registrate in Calabria e non solo, hanno portato morti e distruzioni, nelle aree golenali e in molti Comuni litoranei e montanti, confinanti con le Fiumare che sfociano nel Mare Tirreno e nelle acque dello Jonio, delle Regioni costiere più meridionali d’Italia, avrebbero dovuto fatto comprendere a tutti politici, amministratori e cittadini, la vera natura ed entità della minaccia incombente sulle popolazioni che abitano e lavorano in quei territori calabresi.

Le più devastanti e disastrose alluvioni e inondazioni del 1951- 1953 e le successive tragedie, alluvioni, inondazioni e disastri ambientali, verificatesi in Calabria e in altre regioni d’Italia, sono date e vittime da ricordare, commemorare e non certo da dimenticare. La costante vigilanza lungo tutto il percorso naturale delle bellissime, affascinanti, percorribili, esplorabili e godibili paesaggisticamente durante le altre tre stagioni estive per la Calabria, possono rivelarsi pericolose d’inverno.

Le Fiumare notoriamente originano dalle montagne della Sila, Pollino, Aspromonte e Serre, gli Appennini Calabresi, arrivando fino al mare della Calabria, una meraviglia della natura percorrerle a piedi quando sono a secco e asciutte d’estate e pericolose a volte d’inverno. Sono tantissimi i turisti provenienti da ogni parte del mondo, che praticano il trekking nelle Fiumare della Calabria e ne sono molto entusiasti.

Le costanti ispezioni tecnico-idrauliche, la bonifica e manutenzione periodica, credo che devono essere supportate da un adeguato impegno economico-finanziario programmatico pluriennale, da inserire in ogni legge di bilancio ed eventuali successivi decreti correttivi integrativi delle necessarie risorse finanziarie.

Non sono sicuramente da considerare atti di buona amministrazione, non avere cura o assicurare le preventive manutenzioni alle Fiumare, così come al territorio tutto della Calabria.

Oggi le nuove tecnologie da impiegare, sensori, visori diurni e notturni, per il monitoraggio e osservazione aerea (droni), se ben teleguidate da persone specializzate negli Istituti Its e le immagini decodificate e decifrate da professionisti Ingegneri Idraulici, Forestali e Architetti del Paesaggio competenti, riducono molto il rischio dei continui dissesti idrogeologici e i tempi tecnici, consentendo di intervenire tempestivamente prima che sia troppo tardi, lì dove i pericoli, le necessità e urgenze, lo richiedono necessario e immediato.

La manutenzione delle Fiumare e Torrenti è importantissima, con particolare riguardo a quelle che si immettono nel Mar Tirreno, Stretto di Messina e Mare Jonio, a partire dalle Fiumare Allaro, Catona, Gallico, del Torrente Annunziata, Calopinace, Sant’Agata, Menga, Armo, Valanidi I e II, Fiumarella, quelle di San Leo, Pellaro e Amendolea.

Basti ricordare la più recente che ha coperto di acqua e fango, il Borgo della Marina di Scilla Chianalea, la piccola Venezia, le tanto disastrose alluvioni di San Gregorio di Reggio, Africo, Caulonia, Bivongi, Badolato e tante altre causarono centinaia di morti e dispersi. Solo nell’abitato della frazione di San Gregorio oltre 14 morti, decine di dispersi, tantissimi feriti gravi con invalidità permanenti e distruzioni di case.

Peraltro ho rischiato seriamente di non essere ne concepito e nato nel 1957, perché nell’alluvione del 1953, che interessò l’abitato di San Gregorio, mio padre, mia madre, mio fratello maggiore Ettore di soli 10 anni, mia sorella Santina di 8, Antonino di 4 e Domenico di appena 1 anno, rischiarono di essere tutti travolti dalle acque impetuose come un fiume in piena esondate dalla Fiumara del Valanidi.

La loro salvezza fu grazie a un grosso tronco di vite di uva bianca, piantata davanti casa nostra quale pergola, per riparare dal sole la piccola antistante veranda, che giungeva fin quasi al tetto della loro casa fatto di tegole tradizionali, che consentì a mio padre e mia madre di riuscire con inenarrabili momenti di terrore di mettere in salvo prima tutti i 4 figli e poi in ultimo loro oramai sfiniti ma tutti felicemente salvi sul tetto della propria casa, allora situata sulla Via SS 106, proprio davanti la Chiesa di San Gregorio di Reggio Calabria.

Intervenire come si dice, “prima di subito”, a favore delle tante Fiumare della Calabria, non solo si deve ritenere un atto amministrativo necessario e urgente, ma consentirà di contenere l’impiego di ingentissime risorse umane e finanziarie, al verificarsi delle prevedibili future reiterate alluvioni, inondazioni, evitando, prevedendo e prevenendo, ogni rischio di disastri con evitabili perdite di altre vite umane in Calabria. (ee)

[Emilio Errigo è nato a Reggio Calabria, Docente universitario di Diritto Internazionale e del Mare, e di Management delle Attività Portuali, Consigliere Giuridico nelle Forze Armate] 

(La fotografia di copertina è di Carmine Verduci)