di PINO NANO – Prosegue senza sosta la ricerca e l’analisi del potere in Calabria, tema questo assai caro al giornalista Attilio Sabato, storico direttore responsabile di Teleuropa Network, e che dopo aver raccontato le mille “stanze del potere reale da queste parti”, e dopo aver ricostruito con una lunga intervista a Pierino Rende la “storia più intima della DC in Calabria”, ora riparte dai sindaci, e dal potere immenso che ognuno di loro -a suo giudizio- soprattutto nel passato esercitava ogni giorno sulla collettività che amministrava.
«ll romanzo – spiega l’autore – descrive la protervia dei sindaci che nel secolo scorso hanno governato e condizionato il divenire delle comunità per 40/50 anni senza soluzione di continuità. In buona sostanza, i ritardi di oggi sono figli dell’impostazione gestionale, senza controllo, degli anni scorsi».
Potere inteso come condizionamento, potere inteso come cultura di vita, potere inteso come scelta alternativa alla conoscenza e alla comunicazione, potere letto come contraltare della libertà e della democrazia, e forse anche potere inteso come presenza fisica sul territorio. Un esperimento francamente molto complesso, ma che vede questa volta l’autore della biografia su don Salvatore Nunnari, Arcivescovo Emerito di Cosenza, come il pioniere di una lettura articolata e viscerale del vero ruolo dei nostri sindaci, e che a suo giudizio sono rimasti il vero e solo baluardo di potere organizzato nel Paese. Al Sud ancora di più.
Come dire? Mentre un tempo – spiega il famoso giornalista cosentino – c’erano i deputati che esercitavano a pieno il loro ruolo di rappresentanza del territorio, e i senatori che alla fine rappresentavano i padri fondatori dei vecchi partiti, oggi invece, essendo spariti i partiti, ed avendo i parlamentari perso il loro potere tradizionale, gli unici punti di riferimento di una comunità che tale sia sono proprio i primi cittadini.
Sindaci, dunque, al top della lista stilata da Attilio Sabato nella declinazione del potere locale.
Il titolo del suo nuovo saggio –e che sarà presentato ufficialmente domani sera, martedì, sulla terrazza Pellegrini a Cosenza – non a caso è “L’ultimo Re”. Il sindaco insomma guardato e giudicato come un monarca, il sindaco inteso come unico e solo interprete della realtà che lo ha eletto, il sindaco raccontato anche come angelo custode di una tradizione politica che in realtà – spiega bene l’autore – in Calabria e al Sud non è mai morta.
Un racconto in bianco e nero, senza riflessi di grigi, e da cui ne consegue che il rapporto tra il sindaco e la sua gente diventa poi alla fine un “rapporto quasi malato”, di amore e odio insieme, di sopportazione e di indifferenza, o anche di ribellione e di rivolta, di condivisione e di familiarità, ma senza la presenza di un sindaco il dibattito politico dei nostri paesi – sottolinea Attilio Sabato – il linguaggio politico finirebbe per appiattirsi e nella peggiore delle ipotesi di morire per sempre.
Dunque, alla fine, ben vengano i sindaci, perché se non altro sono alimento di passioni politiche civili e sociali, e magari qualche volta e in qualche caso anche l’esatto contrario di tutto questo.
Un romanzo questo di Attilio Sabato che è successivo ad un romanzo precedente, dal titolo Iubris, altrettanto di grande impatto mediatico come questo, e in cui il giornalista aveva già avviato la sua analisi sul potere locale della politica, dove il racconto di una certa “arroganza” era il filo conduttore che connetteva tra loro le vicende di don Pepé, “uomo rozzo e borioso ma maestro nel tessere la ragnatela della politica locale del piccolo borgo di cui era sindaco ma allo stesso tempo signorotto”.
La narrazione di uno spaccato caratteristico della realtà urbana dei piccoli comuni della seconda metà del ‘900, nei quali aveva preso forma quello che ad oggi è poi diventato un “topos politico”. Il “cerchio magico” di cui tanto si parla oggi, soprattutto alla luce delle più recenti inchieste giudiziarie di queste settimane tra Bari e la Sicilia – spiega Attilio Sabato – «non è un’invenzione della nuova repubblica, bensì un lascito ereditario delle logiche di controllo e gestione dei piccoli centri in cui le tre figure rappresentative del potere locale, sindaco, parroco e medico condotto, regnavano spesso in reciproco conflitto ma incontrastati».
La sola attenuante che Attilio Sabato concede in questo saggio ai primi cittadini è nello stato di solitudine in cui la maggior parte di loro vive e opera, «condizione che sorge dalla consapevolezza acuta del peso delle decisioni che plasmano i destini di molti e dirigono le sorti della storia». Tutto il resto è raccontato come ”ricerca incessante del potere, un fuoco che brucia le relazioni e consuma le emozioni, lasciando dietro di sé un deserto emotivo che riflette la miseria di chi, autoritario, ha lo sguardo orientato esclusivamente alla sua ascesa verso il trono”.
Eccezioni al tema? Tantissime – riconosce lo stesso autore – tanti sindaci per fortuna oggi sono persone perbene e galantuomini e rimangono lontani da questa descrizione di genere, ma per capire meglio chi sono e come vivono serve leggere il libro dalla prima all’ultima pagina. (pn)