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Iubris romanzo di Attilio Sabato

Iubris, romanzo di Attilio Sabato

di FRANCESCO KOSTNER – Già il titolo: “Iubris” – termine che nella cultura greca riassumeva l’identikit di quanti, a causa di una smisurata considerazione di sé stessi, pensano, agiscono e valutano gli altri con distacco se non con tracotanza – è tutto un programma. Nel senso di inquadrare in modo efficace un elemento che dalla notte dei tempi ha segnato profondamente i rapporti tra gli individui e, dunque, la storia dell’uomo.

A fare il resto, è la trama del romanzo scritto per i tipi di Luigi Pellegrini Editore dal giornalista Attilio Sabato, direttore dell’emittente calabrese Teleuropa, che riesce a mettere insieme in maniera efficace protagonisti, comprimari, ambienti, contenuti, sfumature, ma, soprattutto, riflessioni di specifica attinenza alla complessa dinamica del potere, alle connesse ambizioni personali e alle peculiarità strutturali di un mondo complesso, di non facile interpretazione.

Il tema di fondo attorno al quale l’opera di Sabato si sviluppa riguarda il ruolo, la funzione, l’influenza negativa che alcuni “centri di potere” hanno svolto spesso (e tuttora, ahinoi, in molti casi esercitano) in paesini e piccoli centri urbani. Realtà tanto genuinamente protagoniste di vissuti semplici, di spinte solidali, di ricchezze umane di incomparabile importanza, quanto negativamente segnate dall’ossessiva, limitante, civicamente devastante politica di ben individuati attori locali (sindaci, medici, sacerdoti, congreghe etc.). Per cui, l’essere cittadino di questi mondi ha significato (e ancora in molte realtà vuol dire, sia pure con modalità e forme diverse rispetto al passato) subire condizionamenti pesanti. Limitazioni gravissime, anche e soprattutto di carattere culturale. Annebbiamenti “ideologici”, se così possiamo esprimerci, quando anche di profilo pseudo-religioso, alimentati da esigenze e aspettative di casta che, a fronte di una pressoché generale assuefazione, e a marcati profili di ignavia, hanno dato vita ad una quotidianità anomala. Spenta. Chiusa in se stessa. Poco incline ad allargare il confine delle proprie conoscenze. Ad investigare la propria identità. Elementi in conseguenza dei quali i cittadini sono diventati le vittime sacrificali di un gigantesco corto circuito democratico, in grado di lasciare indistinto, e dunque foriero di sempre più ampie e devastanti fratture sociali, il confine tra le esigenze reali di una comunità ed interessi rispondenti a precise logiche di potere, sideralmente distanti dalle prime.

All’interno di “Iubris”, la sequenza narrativa messa in piedi da Sabato (quasi che avverta l’esigenza di concorrere alla costruzione di una universale prospettiva di crescita civile) consente di mettere a fuoco questioni rilevanti: la correttezza dei comportamenti, il rispetto delle leggi, l’affermazione di un’etica pubblica inappuntabile, la consapevolezza che ogni cittadino deve avere dei propri diritti e doveri. Centrali, nel romanzo, non risultano solo gli scontri di potere tra i notabili del luogo. E nemmeno i cambi di casacca, che maturano con facilità impressionante, purché dall’altra parte della barricata vengano assicurati onori, prebende, riconoscimenti, vantaggi di ogni genere. E neanche la mai sufficientemente chiarita questione dei costi della politica che, almeno fino ad oggi, pochi hanno affrontato con onestà e concretezza, preferendo trovare riparo all’ombra di scenari caratterizzati da mistificazioni, semplificazioni, populismi, ipocrisie di ogni sorta.

Si dispiega, invece, in tutta la sua prorompente concretezza, il senso politico-educativo del romanzo di Attilio Sabato. La volontà di raccontare – senza mai perdere di vista l’attualità – le ferree regole e i principali attori di un mondo che non ha mai cambiato realmente fisionomia. Identità. Ruolo.  E che continua ad essere condizionato da logiche clientelari, gravissime limitazioni culturali, estranee al senso più pieno, alla dimensione più vera, ai riflessi più importanti dello spirito e dell’agire democratico.

Forse la soluzione, di fronte a tanto sconquasso, risiede nella rassicurante prospettiva palingenetica (che Sabato fa propria) verso cui il nostro mondo dovrebbe indirizzarsi, e che da decenni tiene banco assieme alle amare riflessioni di tanti (troppi) cittadini, e di altrettanti giovani delusi, bighellonati. Vittime designate di locuzioni vuote. Inconcludenti. Oltre che dall’assenza di un progetto politico degno di tal nome.

Il problema, a questo punto, è capire perché non sia ancora successo che i bersagli di questa nefasta condizione abbiano trovato il coraggio e la forza di reagire. E perché, ancora oggi, appaia una chimera anche il pensiero che questa rivoluzione delle coscienze possa realizzarsi.

Chissà che non diventi possibile, prima o poi, anche attraverso la lettura di “Iubris”. Il quale, oltre a regalarci una bella storia, mette in luce un profilo pedagogico che è bene non perdere di vista. Unendo al senso e alla profondità del romanzo, la certezza che l’agire consapevole e responsabile di ogni cittadino sia alla base di qualunque reale possibilità di cambiamento. Di qualsivoglia obiettivo di trasformazione della società e del perseguimento dei suoi primari interessi.

IUBRIS
di Attilio Sabato
Luigi Pellegrini Editore, ISBN 9791220501149