Autonomia, il Pd Calabria ne ottiene la discussione al prossimo Consiglio regionale

Il gruppo Pd in Consiglio regionale ha ottenuto l’inserimento, alla prossima seduta del Consiglio regionale, della discussione dell’autonomia differenziata.

Una proposta avanzata dal presidente dell’Assemblea, Filippo Mancuso, «per fare in modo che sul tema dell’autonomia differenziata ci possa essere un confronto ampio, a 360 gradi, in maniera tale che ognuno di noi si assuma le proprie responsabilità davanti ai calabresi», ha spiegato il capogruppo del Pd, Mimmo Bevacqua, ricordando come «la discussione sul tema è urgente anche in considerazione della forte preoccupazione che arriva dalla società calabrese e rilanciata dal fermo monito della Conferenza episcopale della Calabria».

«Non si tratta di mettere bandierine – ha spiegato – né di strumentalizzare il documento dei Vescovi calabresi che invita alla mobilitazione contro la ‘secessione dei ricchi’, ma soltanto di fare in modo che il Consiglio regionale affronti un tema di vitale importanza per il futuro della Calabria e dell’intero Mezzogiorno».

«Se dovesse essere approvata l’autonomia differenziata – ha proseguito – senza il finanziamento dei Lep, ci sarebbero conseguenze devastanti in settori fondamentali, a partire dalla sanità come ha avuto modo di sottolineare da ultimo anche la fondazione Gimbe. Confidiamo che alla fine, nonostante il clima da campagna elettorale, prevalga il buon senso e il senso di responsabilità e che, unitariamente, si provi a bloccare una proposta che divide il Paese e spazza via ogni forma di solidarietà».

«Ci auguriamo, inoltre, che il presidente Occhiuto – ha concluso – sia coerente con lo slogan che spesso ripete affermando che il suo compito primario è quello di difendere i calabresi e loro diritti». (rrc)

I Vescovi Calabresi contro l’autonomia: Darà forma istituzioni agli egoismi territoriali

Se portato a compimento il progetto dell’autonomia differenziata, «darà forma istituzionale agli egoismi territoriali della parte più ricca del Paese, amplificando e cristallizzando i divari territoriali già esistenti, con gravissimo danno per le persone più vulnerabili e indifese». È l’allarme lanciato dalla Conferenza Episcopale Calabra e contenuto nel documento La dis-unità nazionale e le preoccupazioni delle Chiese di Calabria: Spunti di riflessione.

Una posizione, quella dei vescovi calabresi, che scaturisce dalla preoccupazione che l’accentuarsi del divario Nord-Sud possa ledere la coesione sociale e il benessere collettivo della nazione.

In contrapposizione a queste tendenze, i vescovi propongono una visione di crescita armonica per l’intero territorio nazionale e sottolineano che «La strada da percorrere è invece quella che passa dal riconoscimento delle differenze e dalla valorizzazione di ogni realtà particolare, soprattutto delle aree più periferiche e/o interne».

Questo approccio richiama l’importanza di una politica inclusiva che promuova equità e solidarietà tra le diverse regioni del Paese.

Il documento fa anche appello al principio di sussidarietà: citando Papa Francesco i vescovi hanno ricordato che il principio di sussidarietà, infatti, «ha un doppio dinamismo: dall’alto verso il basso e dal basso verso l’alto». Questo principio è visto come una via per «dare speranza in un futuro più sano e giusto; e questo futuro lo costruiamo insieme, aspirando alle cose più grandi, ampliando i nostri orizzonti. O insieme o non funziona. O lavoriamo insieme per uscire dalla crisi, a tutti i livelli della società, o non ne usciremo mai».

Infine, i pastori delle Chiese di Calabria hanno rivolto un invito alle comunità ecclesiali a non restare indifferenti di fronte alle sfide poste dalla legge sulle Autonomie differenziate, incoraggiando l’organizzazione di occasioni di approfondimento e pubblica discussione.

«Non possiamo restare indifferenti  – hanno detto i vescovi – bisogna trovare vie perché si maturi la consapevolezza che il Paese avrà un futuro solo se tutti insieme sapremo tessere e ritessere intenzionalmente legami di solidarietà, a tutti i livelli».

La Conferenza Episcopale Calabra, ha invitato, dunque, a una riflessione collettiva sull’importanza di costruire una società più giusta e coesa, sottolineando la necessità di promuovere forme di mobilitazione democratica che legano solidarietà e giustizia. (rcz)

CATANZARO – Domani il dibattito sull’autonomia differenziata

Domani pomeriggio, a Catanzaro, alle 17, nella Sala Concerti di Palazzo De Nobili, si terrà il dibattito Autonomia differenziata: Criticità ed effetti su territori e imprese organizzato da Italia Viva Calabria.

Intervengono Franz Caruso, sindaco di Cosenza, il prof. Valerio Donato, ordinario di Diritto Privato, Nicola Fiorita, sindaco di Catanzaro e Nunzia Paese, presidente di Italia Viva Calabria. Conclude i lavori la senatrice Dafne Musolino, della Commissione Permanente Affari Costituzionali.

«La riforma sull’autonomia differenziata – ha spiegato il sindaco Fiorita – è uno snodo cruciale per il futuro del nostro Paese. È fondamentale non solo continuare a discutere ma anche affrontare con coraggio le criticità che ne derivano. La nostra Calabria, insieme a tutto il Sud, merita di essere al centro di questa riflessione, per garantire che il cammino verso una maggiore autonomia sia equilibrato e inclusivo: un disegno che al momento non sembra configurarsi nel Ddl Calderoli».

«Il “no” a questa Autonomia differenziata – ha concluso – è un percorso che abbiamo già avviato nei mesi scorsi attraverso il coinvolgimento di altre città della Calabria, grandi e piccole, e che oggi risulta rafforzato dalla importante presa di posizione dei vescovi calabresi». (rcz)

A Cotronei un dibattito sull’autonomia differenziata

Si è parlato di Autonomia differenziata, apparente unità… e il futuro del Sud all’evento organizzato dall’Associazione politico-culturale Svolta la Carta a Cotronei.

L’evento, promosso nell’ambito dei Laboratori di Primavera, è stata un’occasione di confronto e dibattito a cui hanno dato il proprio contributo anche l’Anpi, il movimento regionale Liberamente progressisti e il Movimento Crescere di Crotone, il sindaco di Crotone Enzo Voce, il docente Salvatore Mazzei, il consigliere nazionale Arci Filippo Sestito, il consigliere provinciale crotonese Iginio Pingitore e il consigliere regionale Antonio Lo Schiavo. Ha moderato i lavori il consigliere comunale Salvatore Chimento.

Ampio e articolato il dibattito che, dopo l’introduzione curata dal prof. Mazzei – che è entrato nel dettaglio della tematica attraverso un’approfondita disamina socio-economica sulle conseguenze della riforma dell’Autonomia differenziata – ha registrato gli autorevoli interventi del sindaco Voce, il quale ha portato all’attenzione dei tanti presenti in sala le problematiche dei Comuni rispetto all’erogazione dei servizi essenziali alla cittadinanza. Il consigliere nazionale Arci Sestito ha messo l’accento sulla pericolosità sociale della riforma, mentre il consigliere provinciale Pingitore  ha evidenziato gli aspetti politici sottesi alla legge sull’Autonomia differenziata. A trarre le conclusioni della discussione, il consigliere regionale Lo Schiavo, presidente del Gruppo misto – Liberamente progressisti.

«Quella dell’Autonomia – ha detto Lo Schiavo – è una partita truccata in partenza. Le regioni del Sud non hanno le stesse condizioni di base dei territori più progrediti, anzi vi è una debolezza che ha ancora bisogno di essere colmata attraverso il principio della solidarietà nazionale e la redistribuzione delle risorse».

«Questa riforma nasce da un substrato culturale – ha spiegato – presente in alcune regioni del Nord, che a un certo punto hanno deciso di non dover più redistribuire il loro gettito fiscale, affermando un principio di egoismo che ha trovato sponda in alcune espressioni politiche che, a loro volta, hanno portato avanti quegli istinti».

«Istinti sui quali anche la sinistra si è fatta trascinare per ragioni di opportunità elettorale – ha proseguito –. Quindi, quelle pulsioni, divenute progetto politico, hanno gettato le basi per la riforma di cui oggi parliamo. Ma, come calabresi e come italiani, non possiamo permettere che gli interessi politici ed economici di alcuni territori possano prevalere sui principi di solidarietà e unità nazionale».

I Laboratori di primavera, «organizzati annualmente da “Svolta la Carta” – ha evidenziato infine l’associazione –, continuano ad essere un terreno fertile per favorire la discussione e il confronto. Nei prossimi appuntamenti saranno trattati temi altrettanto significativi unendo ulteriormente l’azione culturale programmata dal direttivo associativo con quella istituzionale rappresentata dal gruppo consiliare in seno al Consiglio comunale di Cotronei». (rkr)

COSENZA – Venerdì l’evento del M5S per spiegare le “ragioni del no” all’autonomia

Venerdì 22 marzo, a Cosenza, alle 18, a Piazza Kennedy, si terrà l’incontro L’Italia p una e indivisibile – Le ragioni del No all’autonomia differenziata spiegate dal gruppo Camera M5S.

All’incontro con attivisti e cittadini, parteciperanno la deputata del M5S, Anna Laura Orrico, il capogruppo del M5S alla Camera, Francesco Silvestri e una rappresentanza di parlamentari provenienti da tutta Italia-

«L’incontro – ha spiegato Orrico – rientra in una più ampia gamma di iniziative portate avanti dal Movimento già dallo scorso anno con il tour calabrese realizzato con Roberto Fico come testimonial che culmineranno con il corteo cittadino di sabato 23 marzo nel quale, insieme ad altre forze politiche, sindacati, associazioni, amministratori, liberi cittadini, attraverseremo Cosenza per sensibilizzare i calabresi sui pericoli imminenti dello sciagurato provvedimento voluto dal governo Meloni».

«Infatti, ‘L’Italia è una e indivisibile’ è stato il nome che abbiamo voluto dare all’appuntamento – ha spiegato –. Lo dice la nostra Costituzione, rappresenta l’idea stessa che abbiamo del nostro Paese, eppure il rischio che una secessione economica possa realizzarsi si concretizza ogni giorno di più. Spinta da chi, come la Lega, ha usato per decenni il sud come un nemico immaginario, costruendoci sopra campagne elettorali e pregiudizi, avallata dalle altre forze politiche di centrodestra compresi i ‘patrioti’ di Fratelli d’Italia nonché i parlamentari calabresi che hanno accettato i diktat di partito e abbassato la testa tradendo il meridione».

«C’è però –  ha concluso Orrico –, chi dice no. Come noi e le forze sensibili alle esigenze del sud e delle aree marginali, ai bisogni dei fragili, che scendono per le strade per raccontare ai cittadini che chi ha già più risorse, servizi, collegamenti, istruzione ne avrà sempre di più mentre gli altri, beh, pazienza. E’ importante informarsi e partecipare, riscattiamo il nostro futuro». (rcs)

Verso la mobilitazione del 23 marzo contro l’autonomia: «I diritti differenziati non sono diritti»

Riceviamo e pubblichiamo l’appello sottoscritto da 79 persone, tra Sindacai, singoli cittadini, Associazioni ed Enti.

Si scrive autonomia e si legge secessione: i diritti differenziati non sono diritti. Sta procedendo l’iter di approvazione del regionalismo differenziato firmato Calderoli, che, se definitivamente approvato, segnerà un passaggio storico e irreversibile da un sistema di unità nazionale e di diritti universali a un sistema di diseguaglianza sancita per legge, in cui le regioni ricche saranno più ricche e quelle povere saranno più povere, non solo di risorse economiche ma soprattutto di diritti di cittadinanza.

Si scrive autonomia e si legge secessione; e non c’è niente di più eversivo che far passare la disuguaglianza come equità e l’abbandono del Mezzogiorno come opportunità di crescita.

La difesa della Costituzione e dello spirito di solidarietà su cui si fonda, richiede una reazione sociale compatta contro il provvedimento “spacca Italia” che altro non è che l’atto finale di un grande processo di privatizzazione e di smantellamento dei servizi pubblici sul territorio.

Ma il progressivo impoverimento che già la modifica del Titolo V ha prodotto nei territori più

fragili, deve vederci impegnati in un’azione ancora più ambiziosa, volta a restituire alla legislazione esclusiva dello Stato la sanità, l’istruzione, il welfare e tutte le materie legate ai diritti primari, sulla cui eguale fruizione si misura la tenuta dell’unità nazionale. Tale azione deve essere operativa e

vigile contro ogni forma di autonomia differenziata affinché anche le pre-intese firmate nel 2017 da Emilia-Romagna, Veneto e Lombardia siano ritirate.

E invece la legge Calderoli va in senso esattamente contrario: a fronte del divario già notevole,

rompe definitivamente i vincoli di solidarietà, consentendo alle regioni più ricche di scappare via con la cassa. Il freno alla deriva previsto dalla legge, i Livelli Essenziali di Prestazione, ci preoccupano più della deriva stessa. Stabilirli significa sancire i reali diritti sociali esigibili da ogni cittadino.

Si tratta quindi di una scelta cruciale, che, in quanto tale, deve competere esclusivamente al

Parlamento e non a Commissioni tecniche di nomina politica, che non consentono alcun controllo democratico su una questione così determinate.

Inoltre, affinché le prestazioni essenziali siano effettive, è necessario che siano finanziate e invece il provvedimento non prevede oneri per lo Stato e quindi non investe sulle prestazioni che rimarranno essenziali solo per la tenuta formale della legge, ma non certo per la vita quotidiana dei cittadini.

Eppure, nonostante la mancata definizione dei Lep, il procedimento non si arresta ed ha anzi

incassato l’appoggio di parlamentari e governatori del Sud, e in particolare della Calabria, che si sono assunti la responsabilità storica di un colpo fatale al nostro territorio.

Vogliamo il rafforzamento del servizio sanitario pubblico universale, vogliamo che il diritto alla salute e alla cura sia uguale in tutto il paese e che si intervenga per eliminare le liste di attesa e non per allungarle. Vogliamo che non ci siano 20 sistemi scolastici differenti, dove ogni regione decide come e cosa insegnare, quanto retribuire un docente e quando assumerlo, bandendo concorsi autonomi e territorialmente separati.

Vogliamo che ci siano Contratti Collettivi Nazionali di Lavoro e che gli insegnati e i sanitari del sud siano retribuiti come quelli del Nord, invece di assistere all’intollerabile ritorno delle gabbie salariali.

Vogliamo che trasporti, welfare, ambiente, sicurezza sul lavoro abbiano la stessa qualità in tutto il territorio. E lo vogliamo perché sull’uguaglianza dei diritti si fonda il senso di appartenenza alla nazione e la tenuta dei principi costituzionali diversamente compromessi.

Condividiamo le parole di Mons. Checchinato e la sua amarezza per i troppi sostenitori della secessione, che “hanno dimenticato la scrittura e stanno dalla parte dei ricchi”.

Rilanciamo quindi l’importante mobilitazione di Cosenza, che lo scorso 10 giugno, grazie

all’impegno di associazioni sindacati, comitati, sindaci e organizzazioni politiche ha portato in piazza migliaia di cittadini per dire con chiarezza che sui diritti non ci si differenzia.

Auspichiamo la più ampia partecipazione ad una battaglia che è soltanto all’inizio e per la quale siamo pronti ad intraprendere tutte le strade percorribili e democratiche, dal conflitto sociale al referendum, ai ricorsi giudiziari, al coinvolgimento delle Istituzioni, prime tra tutte il Presidente della Repubblica, al quale sin da ora chiediamo che si faccia garante effettivo del diritto di uguaglianza che impegna lo Stato a rimuovere, e non ad alimentare, «gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana». (rcs)

I firmatari

Cgil Cosenza,

Cgil Pollino Sibaritide Tirreno,

Movimento Cosenza Cresce Insieme,

Www La Calabria Vista Dalle Donne,

Progetto Meridiano

Partito Democratico Prov.  Cosenza

Rifondazione Comunista

Città E Futuro

Cosenza In Comune

Anpi Amantea

Anna Laura Orrico Deputata M5S

Auser Cosenza

Auser Rende

Rosamaria Aquino, Giornalista

Controcorrente

Coordinamento Per La Democrazia Costituzionale

Silvio Gambino, Giurista

Fondazione Lilli Funaro

Ass. San Pancrazio-Cosenza

Ass. Circolo Culturale Popilia-Cosenza

Soc. Coop. Soc. R-Accogliere

Moci Cosenza

Circolo Di Culture “Tommaso Cornelio” Rovito

Meic-Movimento Ecclesiale Di Impegno Culturale Cosenza

Auser Pollino Sibaritide Tirreno

Anppia C. Curcio E G. Castiglione

Ass. Bibl. Delle Donne Fata Morgana

I Giardini Di Eva

Mediterranea Media

Fp Cgil Calabria

Sinistra Italiana Calabria

Sinistra Italiana Provincia Di Cosenza

Alleanza Europa Verde-Sinistra Italiana Calabria

Alleanza Europa Verde-Sinistra Italiana Cosenza

Anpi Savuto

Anpi Provincia Di Cosenza

Attivarende

Partito Socialista Italiano Sez. S. Giovanni In Fiore

Ass. Parco Fluviale Cardone Ets

Associazione Dossetti

Luca Lepore, Sindaco Aiello Calabro

Anpi Presila “E. Zumpano”

Arci Cosenza

Arci Servizio Civile Cosenza

Legambiente Sila Circolo S. Giovanni In Fiore

Comitato Sangiovannese 18 Gennaio

Domenico Bevacqua Capogruppo Pd Consiglio Regione Calabria

Franco Iacucci, Vicepres. Consiglio Regione Calabria

Donatella Loprieno, Costituzionalista

Santo Gioffrè, Medico E Scrittore

Pino Capalbo, Sindaco Di Acri

Coop. Strade Di Casa, Cosenza

Ass. La Spiga Odv, Cosenza

Comunità Competente

Teresa Sicoli, Sociologa E Attivista M5S

La Migliore Calabria

Federazione Riformista Rende

Associazione Donne E Diritti

Ass. Italiana Parchi Culturali Cosenza

Linda Cribari, Sindaca Comune Di San Fili

Partito Del Sud

Antonella Veltri, Ricercatrice

Carlo Salatino, Architetto

Gianni Speranza, Già Sindaco Di Lamezia

Arci “Casa Del Popolo” Pedace

Davide Tavernise, Consigliere Regionale Calabria

Agesci, Zona Passo Del Pellegrino

Anpi Cosenza, Sez. “A. Antonante”

Agostino Chiarello, Sindaco Di Campana

Alfonso Benevento, Sindaco Di Bocchigliero

Raffaele Mammoliti, Consigliere Regionale Calabria

Giovanni Pirillo, Sindaco Di Longobucco

Giancarlo Costabile, Docente Unical

Daniele Sisca, Sindaco S. Sofia D’epiro

Ass. Infanzia E Adolescenza “G. Rodari”

Lab Decoloniale Femminista Queer

Gli Altri Siamo Noi Odv

Mercoledì a Cosenza la Cgil presenta l’iniziativa contro l’autonomia differenziata

Mercoledì 20 marzo, alle 10.30, a Cosenza, nella Camera del Lavoro, sarà presentata la manifestazione contro l’autonomia differenziata in programma il 23 marzo e organizzata dalla Cgil Calabria.

Parteciperanno Massimiliano Ianni, Segretario Generale Cgil Cosenza, Gianmaria Milicchio, Segretario Provinciale Partito Rifondazione Comunista, Emilio Cozza per Città & Futuro, Salvatore Giorno, Partito Democratico Cosenza, Rosa Principe, Coordinamento Democrazia Costituzionale, Bianca Rende, WWW What Women Want_La Calabria vista dalle donne, Nicola Arcuri, Potere al Popolo, Veronica Buffone, Movimento 5 Stelle,  Andrea Bevacqua per l’area Cattolica. (rcs)

Autonomia, i capigruppo del cdx in Consiglio regionale: Prestare attenzione a materie che non rientrano nei lep

«Auspichiamo che si presti attenzione anche alle materie non rientranti nei ‘Lep’, che potrebbero essere subito devolute alle Regioni con le relative risorse strumentali e finanziarie». È quanto hanno detto i capigruppo del centrodestra in Consiglio regionale, Michele Comito, Giuseppe Neri, Giuseppe Gelardi, Giacomo Crinò, Giuseppe Graziano, Giuseppe De Nisi, nel corso di un incontro con il presidente Filippo Mancuso.

Per i consiglieri regionali, «assodato, nel disegno di legge votato dal Senato, il  superamento dell’iniquo metodo della ‘spesa storica’ e l’individuazione e contestuale finanziamento dei ‘Lep’», è necessario «che se per le materie (non ‘Lep’) – come la parte della sanità concernente gli stipendi del personale, le infrastrutture, l’energia, le zone speciali, la portualità e il commercio estero – si agisse con immediatezza, mentre si darebbero ulteriori chance di crescita alle regioni del Centro e del Nord, si rischierebbe di frustrare le aspettative delle regioni del Sud».

«Siamo certi che i nostri riferimenti politici nazionali – hanno concluso – a partire dai parlamentari, ora che del progetto di legge sull’autonomia regionale differenziata se ne occuperà Montecitorio, si adopereranno affinché l’impegno di approvare una riforma che potrà consentire il superamento dell’Italia a doppia velocità anche per i diritti civili e sociali, vada a buon fine».

L’AUTONOMIA RISCHIA DI FARE UN FAVORE
ALLA MAFIA: BISOGNA ALZARE LA GUARDIA

di MIMMO NUNNARIL’ha scritto chiaramente anche su questo giornale Pietro Massimo Busetta che “l’Autonomia differenziata” se passa alla Camera passa perché è un ricatto della Lega ai suoi alleati di Fdi e Forza Italia, che così tradiranno il Sud come Giuda e neanche per trenta denari, ma più vilmente per mantenere fede ad un patto scellerato di Governo in cui non credono.

Probabilmente sarà il presidente della Regione Calabria, Roberto Occhiuto a chiedere a Forza Italia di sfilarsi, sia pure all’ultimo momento, dal “pactum scelleris” politico istituzionale voluto dalla Lega di Matteo Salvini e Roberto Calderoli. L’ultimo allarme è della Conferenza Episcopale Siciliana che con una nota durissima segnala diverse criticità della riforma «che mette a rischio l’unità nazionale» e sottolinea che il provvedimento voluto dal Governo e approdato alla Camera manchi di un esplicito è necessario richiamo all’articolo 2 della Costituzione “fonte del dovere di solidarietà sociale in favore dei soggetti meno abbienti”.

Non sappiamo con quale faccia i deputati del Sud della coalizione del Governo presieduto da Giorgia Meloni guarderanno i loro elettori dopo il “misfatto” ai quali non resterà che piangere per aver dato fiducia a chi non la meritava e aver  dato ai loro rappresentanti il potere di distruggere la propria gente.

Quali danni subirà il Sud non stiamo qui a ricordarlo tanto sé n’è parlato abbastanza ma possiamo scattare la fotografia del giorno dopo che vedrà il Nord somigliante al “Belgio grasso” è il Sud ad uno Stato mafia sul modello balcanico. Questo aspetto della mafia, che sarà favorita dall’Autonomia, non è stato molto approfondito ed è rimasto fuori dal dibattito, ma proviamo ad affrontarlo partendo da lontano, da quando profeticamente Giorgio Ruffolo nel libro Un paese troppo lungo, pubblicato da Einaudi nel 2011, rifletteva  sul problema della nascita dell’Italia che a distanza di secoli dalla conclusione del processo di unità nazionale restava un Paese disunito. Anzi, scriveva: «Sono sempre più forti quelle spinte che in forme storiche sempre diverse puntano a una dissoluzione dello stato unitario».

E avvertiva del rischio «di una decomposizione del tessuto nazionale al Nord con forme politiche provocatorie e al Sud con una forma ambigua di secessione criminale delle mafie che sottraggono sovranità allo Stato».

Erano ancora i tempi in cui la Lega Nord inseguiva il progetto di secessione ed  emergeva dalla riflessione del saggista e storico esponente del PSI di origini calabresi, che, a un progressivo indebolimento dell’ideale di nazione, potesse corrispondere una deriva mafiosa a Sud, col conseguente pericolo della caduta del Mezzogiorno sotto il controllo territoriale della mafie; un qualcosa che allora stava già accadendo in alcuni paesi dell’area balcanica nati dalla dissoluzione della Repubblica jugoslava. In quella straordinaria analisi di Ruffolo sulla situazione dell’Italia, che bisognerebbe attentamente rileggere oggi, tanto è attuale, si spiegava che, di fronte alle spinte antirisorgimentali, sempre più forti, l’unica speranza, per tenere insieme il nostro “lunghissimo paese”, era recuperare la «forza ideale della nazione».

Quella nazione che oggi con l’Autonomia si vuole definitivamente mettere da parte. Pochi, prestano attenzione a questo ulteriore rischio mafia per Il Sud  ma in uno scenario come quello ipotizzato da Ruffolo non lo si può escludere. Già oggi la situazione è quella che è. Basta sfogliare i giornali degli ultimi tempi: intimidazioni, spari contro negozi, incendi di auto di amministratori comunali, di privati cittadini; parroci  malmenati, vescovi minacciati. violenze diffuse. Non sono tra i più eclatanti fatti di cronaca – siamo tristemente abituai a ben altro – ma sono, tuttavia, storie di ordinaria prepotenza mafiosa: segnali preoccupanti che dimostrano come la strategia mafiosa è sempre più rivolta al controllo del territorio.Segnali inequivocabili che fanno intendere: “Qui comandiamo noi”. 

Ha detto bene monsignor Francesco Savino, vescovo di Cassano e vice presidente della Cei: «La mafia ci schiavizza. Noi dobbiamo recuperare la libertà, l’esercizio della libertà». Clima grave, dunque, insopportabile e che con meno Stato in futuro potrebbe diventare ancora più incandescente.

Occorrerebbe, perciò – prima di pensare all’Autonomia – ricostruire il tessuto connettivo di una presenza dello Stato nei territori, particolarmente in determinate aree, dove la pervasività del fenomeno mafioso si spiega anche col radicamento debole dello Stato che, nel tempo, ha perso sempre più sovranità.

L’indebolimento della funzione centrale statuale che comporterà il progetto dell’Autonomia, aggraverà la situazione: ci troveremmo in una situazione in cui l’autorità statale, venuta meno al compito di ridurre le disuguaglianze, non riuscirà più a far fronte pienamente ai suoi compiti e la mafia avrebbe campo libero. Riusciranno i nostri eroi deputati del Sud a votare secondo coscienza e non a comando? (mnu)

 

AUTONOMIA, IL “RICATTO” DI LEGA VALE
DI PIÙ DEI DIRITTI DEI CITTADINI DEL SUD

di PIETRO MASSIMO BUSETTANei prossimi giorni la Camera dovrà esaminare il decreto legge sull’autonomia differenziata. Il percorso va avanti senza intoppi malgrado dal Paese e in particolare dal Sud si levino voci di dissenso rispetto ad una riforma che  è definita “Spacca-Paese”. 

A nulla sono valse le tante perplessità sollevate da diverse prestigiose Istituzioni. La Banca centrale  ha invitato a procedere «con la necessaria gradualità» sulla strada dell’autonomia differenziata, «diversamente, vi sarebbe il rischio di innescare processi difficilmente reversibili e dagli esiti incerti» . 

La Svimez rafforza il pensiero «l’Autonomia differenziata non solo penalizzerà i cittadini del Sud ma indebolirà anche le regioni del Settentrione». È una visione, quella dell’Associazione che guarda all’intero Paese.

Luca Bianchi, direttore di Svimez (l’Associazione per lo Sviluppo dell’Industria nel Mezzogiorno), demolisce così la riforma portata avanti dal ministro Roberto Calderoli, che arriva adesso alla  Camera per essere approvata a tappe forzate. 

Si sono anche dimessi quattro esperti dall’organismo tecnico voluto dal ministro leghista  per individuare i Livelli essenziali delle prestazioni (Lep), necessari per attuare l’Autonomia differenziata. Nomi “pesanti” visto si tratta di Giuliano Amato e Franco Gallo, ex presidenti della Corte Costituzionale, Alessandro Pajno, ex Presidente del Consiglio di Stato, e Franco Bassanini, ex Ministro della Funzione pubblica, che hanno annunciato il passo indietro con una lettera inviata al Ministro del Carroccio e al Presidente del Comitato di esperti sull’Autonomia differenziata, Sabino Cassese

Ma si è mobilitata anche l’intellighenzia meridionale con una 24 ore di interventi per raccogliere firme contro. 

«Il Coordinamento per la democrazia costituzionale (Cdc), presieduto dal professore Massimo Villone, esprime grande soddisfazione per avere raggiunto e largamente superato le firme necessarie (ne bastavano 50mila, ne sono giunte oltre 65mila), in anticipo rispetto alla conclusione della campagna per la presentazione della legge costituzionale di iniziativa popolare – per la modifica in particolare degli articoli 116, terzo comma, e 117, primo, secondo e terzo comma del Titolo V della Costituzione – contro l’autonomia differenziata voluta dal Governo e da alcune Regioni del Nord». 

Infine la manifestazione recente, fonte di tante polemiche, a Roma, per iniziativa di Vincenzo De Luca ha mobilitato molti sindaci «L’autonomia calpesta e offende il Sud». È un’accusa durissima quella lanciata dai Sindaci del Meridione, scesi in piazza a Roma per protestare contro l’autonomia differenziata. 

Circa un migliaio i primi cittadini convocati in piazza Santi Apostoli dal Governatore della Campania e dall’Anci campana per dire no alla riforma. Una mobilitazione ampissima di un Sud che comincia a capire cosa rischia con questa riforma mentre, come un bulldozer,  il ministro va avanti con questa riforma che possiamo chiamare secondo porcellum. Questo excursus per dimostrare come le voci contrarie sono tante e molto autorevoli. 

Malgrado ciò si continua in un percorso che viene approvato perché il ricatto della Lega di far cadere il Governo pesa sulla maggioranza. 

Il Presidente del Veneto Luca Zaia avverte gli alleati: «l’accordo sull’autonomia è uno dei pilastri di questa maggioranza, insieme al presidenzialismo e alcune altre riforme. Se non passasse verrebbe meno l’oggetto sociale della maggioranza. E oggi non ho nessuna ragione di pensare che con serietà non si affronti il tema», dice il Governatore leghista.  

Fra l’altro la riforma viene nascosta dietro una esigenza di efficienza, ma é invece chiaro che il tema di fondo è quello di trattenere il cosiddetto residuo fiscale, spostando il diritto costituzionale di avere le stesse risorse per ogni cittadino alla prevalenza dei territori, che si fanno piccoli  Stati e che trattengono le risorse che vengono prodotte nella Regione interessata. 

Il vecchio progetto di Bossi che partiva dalla secessione e che adesso si attua invece tenendosi la colonia ben stretta ma con diritti di serie B. È una vera e propria fuga con un bottino, che tutto il Paese ha contribuito a creare. Prodromico alla formazione di una macroregione del Nord, che avrebbe il suo Sud nella Toscana, Umbria forse e che, a parere dei leghisti, ma anche dei politici dell’Emilia Romagna, adesso formalmente pentiti, potrebbe competere meglio con il cuore produttivo europeo della Baviera e d’Ile  de France. 

I dati dimostrano invece che aver puntato solo sulla locomotiva del Paese ha portato a crescite molto contenute e assolutamente meno rilevanti di quelle di Francia, Germania e persino Spagna. 

Il tema, che sopratutto Fratelli d’Italia deve porsi, vista la sua vocazione unitaria, é se si può consentire ad una Forza, che rappresenta poco meno del 9% degli elettori e poco meno del 5% degli aventi diritto al voto, di costituzionalizzare la spesa storica e mettere le basi per una possibile divisione del Paese senza ritorno, per un mero calcolo politico degli altri partner governativi. 

In una realtà comunitaria che ha bisogno invece dell’Italia, uno dei Paesi fondatori, e del suo contributo per una progressiva maggiore  forza dell’Unione, in una situazione sempre più complessa, che vede una Federazione Russa protesa a mire espansionistiche che bisogna bloccare, anche con un esercito comune. Siamo molto lontani dalle visione  di Altiero Spinelli, ma che va recuperata e che è l’unica con un futuro. (pmb)

[Courtesy Il Quotidiano del Sud – L’Altravoce dell’Italia]