Da oggi torna la zona rossa: Calabria cosa è permesso, cosa vietato

Da oggi la Calabria torna in zona rossa. Cosa è permesso e cosa è vietato? Ecco un utile memorandum per i cittadini calabresi:

È vietato consumare cibi e bevande all’interno dei ristoranti e delle altre attività di ristorazione (compresi bar, pasticcerie, gelaterie etc.) e nelle loro adiacenze.
Dalle 5.00 alle 22.00 è consentita la vendita con asporto di cibi e bevande, come segue:
– dalle 5.00 alle 18.00, senza restrizioni;
– dalle 18.00 alle 22.00, è vietata ai soggetti che svolgono come attività prevalente quella di bar senza cucina (e altri esercizi simili – codice ATECO 56.3).
La consegna a domicilio è consentita senza limiti di orario, ma deve comunque avvenire nel rispetto delle norme sul confezionamento e sulla consegna dei prodotti.
È consentita, senza limiti di orario, anche la consumazione di cibi e bevande all’interno degli alberghi e delle altre attività ricettive, per i soli clienti ivi alloggiati.

Nelle aree o negli orari in cui è sospeso il consumo di cibi e bevande all’interno dei locali, l’ingresso e la permanenza negli stessi da parte dei clienti sono consentiti esclusivamente per il tempo strettamente necessario ad acquistare i prodotti per asporto e sempre nel rispetto delle misure di prevenzione del contagio. Non sono comunque consentiti gli assembramenti né il consumo in prossimità dei locali. Non è consentito l’uso dei servizi igienici all’interno di bar e ristoranti, salvo casi di assoluta necessità.

Sospeso tutte le aperture di musei e altri luoghi di cultura, ad esclusione delle biblioteche, previa prenotazione. Sospesi gli spettacoli dal vivo, possibile organizzare spettacoli senza pubblico da trasmettere in streaming. Le funzioni religiose continuano a svolgersi, ma nel rispetto delle indicazioni del distanziamento tra i fedeli.

Fino al 6 aprile 2021, in zona rossa sono consentiti esclusivamente i seguenti spostamenti:
– per comprovati motivi di lavoro, salute o necessità (anche verso un’altra Regione o Provincia autonoma);
– il rientro alla propria residenza, domicilio o abitazione, compreso il rientro nelle “seconde case” ubicate dentro e fuori regione (si veda la FAQ specifica).
Gli spostamenti per far visita ad amici o parenti autosufficienti e, in generale, tutti gli spostamenti verso abitazioni private abitate diverse dalla propria non dovuti a motivi di lavoro, necessità o salute sono invece vietati fino al 2 aprile e nella giornata del 6 aprile 2021.
Nei giorni 3, 4 e 5 aprile 2021 sarà consentito una sola volta al giorno, spostarsi verso un’altra abitazione privata abitata della stessa Regione, tra le ore 5.00 e le 22.00, a un massimo di due persone, oltre a quelle già conviventi nell’abitazione di destinazione. La persona o le due persone che si spostano potranno comunque portare con sé i figli minori di 14 anni (o altri minori di 14 anni sui quali le stesse persone esercitino la potestà genitoriale) e le persone disabili o non autosufficienti che convivono con loro. Ricordarsi di portare sempre un’autocertificazione che attesti che lo spostamenti è di quelli consentiti.

Chiuse le scuole di ogni ordine e grado. all’Università ammessa solo attività a distanza. Chiusi parrucchieri, centri estetici e tutti i negozi, con esclusione di quelli di generi alimentari e di prima necessità oltre a farmacie, parafarmacie, edicole, tabaccai. È comunque ammessa la consegna  a domicilio di prodotti. (rrm)

Cannizzaro (FI): Revocare il colore di massimo pericolo alla Calabria

Il deputato di Forza ItaliaFrancesco Cannizzaro, è intervenuto alla Camera chiedendo di «revocare, senza indugio, l’assegnazione del colore di massimo pericolo alla Calabria».

Cannizzaro, infatti, ha risposto in maniera energica all’informativa del ministro della Salute, Roberto Speranza, convocato dall’Opposizione a Montecitorio per riferire su dati e criteri utilizzati per la collocazione delle Regioni italiane nelle aree di diverso colore, così come previsto dal Dpcm del 3 novembre.

«L’unica zona rossa che avreste dovuto decretare è senza dubbio Palazzo Chigi per incapacità e inadeguatezza» ha dichiarato il deputato reggino, asserendo che questa scelta in realtà si sia basata più su criteri politici che sanitari.

«Una scelta politica discriminatoria» secondo il parlamentare di Forza Italia che, difendendo la Calabria dalle scelte infelici del Governo Conte, ha proseguito il suo affondo evidenziando all’Aula che nello stesso giorno di emanazione dell’ultimo Dpcm è stato contestualmente prorogato il commissariamento della Sanità in Calabria. Commissariamento che va avanti ininterrottamente da circa un decennio.

«Si tratta di una scelta scellerata attuata per mantenere le poltrone di chi in tutti questi anni non ha prodotto che ritardi e danni, gli stessi ritardi e danni che Voi oggi contestate  – ha sostenuto a tal proposito Cannizzaro – tentando di far passare il commissariamento in sordina, mascherando questa ennesima beffa distogliendo l’attenzione dei calabresi collocandoci in zona rossa». 

Il deputato reggino, certo che in Calabria il tessuto economico non possa reggere ad un’altra bordata simile, ha informato i colleghi della Camera di aver chiesto formalmente al Presidente della Regione f.f. Nino Spirlì di presentare ricorso al Tar per dare immediata discontinuità al Dpcm: «ne va della stabilità economica e sociale del territorio che rappresento, già duramente colpito da notevoli e cronici disagi».

 Ricorso al Tar per cui il parlamentare di Forza Italia ha chiesto, nelle scorse ore, un intervento ad adiuvandum di tutti i Sindaci della Regione.

La preoccupazione di Cannizzaro, infatti, è che quell’atteggiamento finora pacifico, civile ed accondiscendente dei suoi concittadini possa mutare e sfociare in ben altri tipi di comportamento.

In conclusione, ponendo all’attenzione della Camera e del ministro Speranza quanto accaduto ieri sera con migliaia di calabresi, scesi pacificamente in piazza in diverse città, il deputato ha, dunque, sollecitato un intervento rapido ed efficace del Governo Conte, revocando la “zona rossa” in Calabria. (rp)

Klaus Davi: la chiusura della Calabria è una carognata

Per il massmediologo Klaus Davi, «la chiusura della Calabria è una carognata. Se, poi sommata alla proroga del commissariamento della sanità regionale, diventa un doppio colpo basso».

«Intendiamoci – ha spiegato Davi – sono favorevole ai provvedimenti del presidente del Consiglio dei Ministri Giuseppe Conte e non c’era alternativa come nel caso della Lombardia (regione in cui vivo e travolta dal virus) e del Piemonte. Ma colpendo  la Calabria, al momento con un tasso di contagi infinitamente inferiore rispetto alla Campania, con un doppio affondo – il lockdown e commissariamento della Sanità – la  si condanna  alla definitiva morte economica».

«Lo Stato in Calabria  – ha proseguito Davi – ha fatto e fa molti disastri e, da anni, spedisce gente non all’altezza per affrontare le emergenza, poi incolpa i calabresi attraverso ambigue interviste di esponenti – o ex – dell’esecutivo, di mafiosità».

«Ma mi domando – ha concluso – dove sono i consiglieri regionali, i sindaci, i deputati e i senatori? Perché non vanno a Roma? Perché non occupano pacificamente il Parlamento? A cosa serve che restino a Catanzaro?». (rrm)

Bevacqua (PD): contrari alla convocazione del Consiglio regionale per sabato

Il consigliere regionale e capogruppo del Partito Democratico in Consiglio regionale, Domenico Bevacqua, ha dichiarato che «la convocazione del Consiglio per sabato – sia per le modalità con cui avviene, senza cioè alcun coinvolgimento dell’opposizione, che per il palese tentativo di strumentalizzare il Consiglio regionale nella polemica col Governo – ci vede nettamente contrari».

Per Bevacqua, infatti, ha specificato che «ci preme ribadire al presidente Domenico Tallini di non continuare a prendere in giro i calabresi. Non è alzando polveroni che si danno alla Calabria le risposte necessarie in questa drammatica fase di crisi economica e sociale».

«I calabresi – ha dichiarato Bevacqua – sanno perfettamente come stanno le cose e non si lasceranno ingannare dal messaggio che il centrodestra tenta di far passare, ossia che la Giunta regionale è impegnata sulla questione sanitaria anche in queste ore. Da mesi, in Consiglio regionale, attraverso la stampa, gli interventi pubblici e le continue richieste di cambio di passo, abbiamo auspicato che si ragionasse concretamente di emergenza sanitaria e dell’urgenza di potenziare il frantumato sistema sanitario regionale. Di contro, la Giunta e la maggioranza hanno (e non solo sulla sanità) alzato un muro nei confronti dell’opposizione, impedendo spesso a tutti noi eletti dal popolo persino l’esercizio delle basilari prerogative costituzionali e statutarie. Una vergogna!».

«Ci aspetteremmo, in questo scorcio di legislatura – ha aggiunto – più rispetto delle Istituzioni democratiche e più verità, invece la maggioranza si ostina a proseguire nell’inconcludente strada di sempre: arroganza nelle decisioni, autoreferenzialità e colpi di mano. Tra l’altro, si convoca una seduta del Consiglio ma per parlare di cosa? La ‘zona rossa’ per la Calabria è dovuta, prima di tutto, alle inerzie, ai ritardi, alle tergiversazioni e alla totale assenza di iniziativa da parte della Giunta regionale».

«Se il sistema non è collassato – ha proseguito Bevacqua – lo si deve all’abnegazione e all’eroismo del personale sanitario! I dati, non le parole, e i buchi vistosi nella programmazione sanitaria, nonché l’incapacità di spendere persino le risorse anti Covid-19, dimostrano il fallimento della Giunta regionale e di questa maggioranza».

«Si compiano – ha concluso il consigliere regionale – nel rigoroso rispetto della legislazione vigente – quindi evitando atti sconsiderati, nomine e provvedimenti che possano ‘ipotecare’ l’inizio della prossima legislatura regionale – le procedure necessarie per tornare al voto e ridare la parola ai calabresi». (rrm)

Calabria ‘Zona Rossa’, Fragomeni: subito revisione delle norme e invio immediato di ristori

Per Mariateresa Fragomeni, candidata a sindaco di Siderno, «per evitare l’acuirsi di tensioni sociali già, peraltro, alte, tra i nostri concittadini, è opportuno un monitoraggio ed una revisione dello status della regione, da attuarsi già tra sette giorni, in modo da “derubricare” il livello da rosso ad arancione o giallo ed inoltre, misura non meno importante, è necessario che i ‘ristori’ arrivino subito, senza ritardi, così da non mettere ulteriormente a rischio il sistema Calabria»

«È una decisione grave – ha dichiarato Mariateresa Fragomeni – aver dichiarato la Calabria zona rossa: una decisione presa non in riferimento al numero dei contagi, contenuti anche se in progressione, ma alla fragilità del sistema sanitario, alle sue condizioni ambientali e di personale».

«Una decisione che va, però – ha aggiunto – a penalizzare ulteriormente la nostra regione ed i nostri cittadini, già provati dalla pesante crisi in atto. Siamo passati da regione sostanzialmente risparmiata dall’epidemia, a contagi zero prima della riapertura estiva, a “sorvegliata speciale”, con strade vuote, negozi chiusi e mobilità limitata. Una serie di provvedimenti che ci riporteranno indietro nel tempo, infliggendo un colpo mortale al tessuto sociale ed economico del nostro territori».

«Senza voler minimamente sottovalutare – ha proseguito la Fragomeni – la crisi sanitaria in atto e la gravità di questa seconda ondata (che ha colpito tutta l’Italia), ritengo indispensabile sottolineare quanto la chiusura della nostra regione sia una misura insostenibile per le piccole e medie imprese che operano sul territorio e che, anche in tempi pre-crisi, operavano con tutta una serie di handicap logistici e strutturali. Sono altre le soluzioni da adottare. Lo stiamo predicando da anni ormai. Se il problema è sostanzialmente quello della fragilità del nostro sistema sanitario, è su questo che bisogna agire, per potenziarlo e portarlo ad uno standard in linea con il livello nazionale, senza se e senza ma. Bisogna smetterla di nascondersi dietro l’ipocrisia dei numeri ed abbandonare la visione ragionieristica di questi anni. Una visione, oltretutto, palesemente fallimentare, dal momento che i continui tagli lineari operati in questi anni hanno solo ridotto l’offerta sanitaria globale, senza riuscire a generare alcun risparmio di spesa, anzi, si è verificato l’esatto contrario».

«Il commissariamento della Sanità, in Calabria – ha spiegato – rappresenta uno dei più grossi fallimenti politici degli ultimi cinquant’anni. Il nostro sistema sanitario è inadeguato, oggi, esattamente come prima della pandemia, ed oggi, esattamente come prima del Covid, questa inadeguatezza, genera ancora più costi, sia economici che sociali. I calabresi non possono continuare a pagare il prezzo degli errori degli anni passati e di un totale fallimento del commissariamento della sanità. Quello alla salute è prima di tutto un diritto, che spetta a tutti i cittadini in modo uguale, non può essere graduato in base al luogo di residenza».

«È necessario utilizzare il Mes – ha sottolineato la candidato a sindaco di Siderno – per investimenti pubblici sulla sanità ed al contempo tornare ad un modello di sistema (e di finanziamento) nazionale, non più regionale». (rrm)

Le Associazioni a Spirlì: servono azioni per uscire dalla classificazione di ‘zona rossa’

Adottare immediate azioni finalizzate ad ottenere una diversa valutazione del rischio epidemiologico e, quindi, ad una diversa classificazione della regione al momento qualificata come Zona Rossa. È la richiesta che Maurizio Mottola di Amato, presidente dell’Associazione Catanzaro dentro le mura, Alberto Tiriolo, del Centro Studi Politico-sociali “Don Francesco Caporale” e Carlo Piroso, presidente dell’Associazione Liberamente hanno fatto, tramite lettera, al presidente f.f. della Regione Calabria, Nino Spirlì.

«Ci permettiamo di osservare – si legge nella lettera indirizzata a Spirlì – che più che impugnare il Dpcm al Tar Lazio, dovrebbe, a nostro sommesso parere, valutare le criticità sottese al documento dell’Istituto Superiore della Sanità cui hanno partecipato le regioni. E infatti, la Calabria non è stata individuata Zona Rossa solo per la mancanza di posti letto covid, bensì è stata considerata una regione che presenta “una situazione di trasmissibilità non controllata e che presenta una criticità nella tenuta del sistema sanitario nel breve periodo”».

«Ebbene – si legge ancora nella lettera – l’algoritmo che si applica per determinare il colore da dare alle diverse regioni dell’Italia tiene conto del sistema sanitario nel suo complesso, e quindi, tra l’altro: del numero del personale medico e paramedico in relazione alla popolazione residente; del numero dei posti letto disponibili in relazione alla popolazione residente del tempo impiegato a processare i tamponi e comunicare l’esito agli interessati. Riteniamo, dunque, che la sua azione possa andare, senza indugio, nella direzione di: assumere immediatamente personale medico e paramedico a tempo determinato; sollecitare il prefetto a requisire i posti letto disponibili nelle strutture pubbliche e/o private per come consente la legge ai sensi del decreto c.d. “Cura Italia”; e/o attivarsi nella sua qualità per acquisire la disponibilità di cliniche e case di cura private».

«In tale quadro – continua la lettera – l’art. 3 del decreto legge n. 18 del 17 marzo 2020 (L. n. 27 del 2020) ha normato tali raccomandazioni prevedendo che, nel periodo emergenziale per Covid-19 (quindi entro il termine del 31 luglio, prorogato al 15 ottobre 2020 e in ultimo rinviato al 31 dicembre 2020) le Regioni e le Province autonome potessero stipulare accordi contrattuali con strutture private accreditate ai sensi dell’art. 8-quinquies del D. Lgs.502/1992, e con strutture private non accreditate, purché autorizzate ai sensi dell’articolo 8-ter del medesimo D.Lgs. 502/1992), in deroga al limite di spesa previsto a legislazione vigente. Tale limite è pari al valore della spesa consuntivata nell’anno 2011 (limite di spesa previsto per tali accordi dall’art. 45, comma 1-ter, del decreto legge 124/2019) per l’acquisto di prestazioni e servizi. L’efficacia di tale norma è stata prorogata dall’Allegato 1 n. 4 del decreto legge n. 83 del 2020, come modificato dall’art. 1, comma 3, del decreto legge n. 125 del 2020, al 31 dicembre 2020».

Mottola Di Amato, Tiriolo e Piroso chiedono, inoltre, di «acquisire ogni elemento utile a comprendere per quale motivo in alcune regioni ci sono strutture che per processare un tampone e comunicarne l’esito all’interessato impiegano poco tempo e trasferire tale esperienza immediatamente al personale che opera nella nostra regione».

«Riteniamo – conclude la lettera – che ponendo in essere simultaneamente ed immediatamente tali azioni, si riesca ad ottenere una valutazione del rischio epidemiologico ben diversa da quella odierna e, sicuramente, tale da far classificare la nostra regione al pari delle regioni italiane più virtuose. La salute è il bene più prezioso che abbiamo ed abbiamo il dovere di tutelarlo ad ogni costo». (rrm)

Coldiretti Calabria chiede a Governo e Giunta regionale ‘due misure a presa rapida’ per le imprese agricole

Proroga immediata della moratoria dei debiti bancari che scade 31 gennaio 2021, almeno sino al 31 gennaio 2022 e l’ attivazione di un fondo di garanzia per permettere la ristrutturazione finanziaria delle imprese agricole con un ammortamento trentennale e un preammortamento di cinque anni.

Sono queste le due misure «a presa rapida – ha spiegato il presidente Aceto – e non tardive briciole di aiuti che sono lontanissime dal soddisfare i fabbisogni dell’economia già ampiamente compromessa» richieste da Franco Aceto, presidente di Coldiretti Calabria, la prima al Governo Conte, mentre la seconda alla Giunta regionale, guidata dal presidente f.f. Nino Spirlì.

«A nulla – ha commentato Aceto – sono valsi i sacrifici che le imprese e i cittadini calabresi che con responsabilità e senso del dovere hanno fatto in questi mesi per evitare il diffondersi del contagio da Covid-19. Con una decisione, le cui reali motivazioni non riusciamo a comprendere, la Calabria è stata inserita in “zona rossa”, potremmo dire nel girone dell’inferno».

«Le imprese e i cittadini – ha aggiunto – in modo mirato e intelligente hanno svolto un ruolo essenziale di sorveglianza attiva, dimostrato dall’evidenza che la Calabria è tra le Regioni con minor percentuale di positività sul numero di tamponi effettuati. Evidentemente questo non è stato fatto da altri che avevano il compito di monitorare e intervenire, non mettendo le toppe, bensì con interventi strutturali e duraturi soprattutto in ambito sanitario. La nostra concretezza di imprenditori, però, è concentrata su quello che bisogna fare subito! Adesso vogliamo guardare al presente e al futuro senza pregiudizi e sterili polemiche e proteste, arriverà – annota – anche il tempo di capire cosa non è andato e quindi diremo la nostra attribuendo le responsabilità sia alla gestione commissariale della sanità che alle decisioni o meglio le incertezze decisionali della politica».

« Gli effetti di questa ulteriore chiusura delle attività di ristorazione – ha proseguito il presidente Aceto – si faranno sentire a cascata sull’intera filiera agroalimentare con disdette di ordini per le forniture di molti prodotti agroalimentari, e le aziende come le innumerevoli testimonianze che ogni giorno raccogliamo, sono davvero in grande difficoltà con perdite economiche notevoli, svantaggio competitivo e difficoltà a programmare l’attività».

Da qui, la richiesta di azioni immediate al Governo e alla Regione Calabria da parte di Coldiretti che, tuttavia, lancia una sfida: «un impegno straordinario per fare uscire entro le due settimane previste la nostra regione dalla zona rossa. Questo va fatto al di la delle divisioni politiche, con ragionevolezza e determinazione, per salvaguardare le basi economiche della Calabria. Staremo a vedere! Una cosa è certa: l’agricoltura non si ferma e  le imprese agroalimentari continueranno a fare la loro parte». (rrm)

Decreto Calabria, Spirlì annuncia battaglia legale: la Calabria non merita isolamento potenzialmente fatale

Il presidente f.f. della Regione Calabria, Nino Spirlì, ha annunciato un ricorso contro il provvedimento firmato dal ministro della Salute, Roberto Speranza, in quanto «questa regione non merita un isolamento che rischia di esserle fatale».

«Le costanti interlocuzioni – ha spiegato il presidente Spirlì – che ho avuto in questi giorni con i membri del Governo e con il commissario Domenico Arcuri, al di là della grande disponibilità al dialogo da parte di tutti, non hanno prodott alcuna modifica rispetto alla volontà, evidentemente preconcetta, di “chiudere” una regione i cui dati epidemiologici, di fatto, non giustificano alcun lockdown, soprattutto se confrontati con quelli delle nostre compagne di sventura: Lombardia, Piemonte e Val d’Aosta».

«Altre regioni, con dati peggiori dei nostri – ha aggiunto il presidente f.f. della Regione – sono state inoltre inserite nella zona arancione e hanno evitato – e ne sono felice – la chiusura. Non si comprendono, perciò, i criteri scientifici in base ai quali il Governo ha deciso la “vita” o la “morte” di un territorio. Perché è di questo che si tratta: un nuovo lockdown rischia di annichilire in modo definitivo una regione come la Calabria».

«Nessuno nega – ha proseguito Spirlì – le ataviche difficoltà del nostro sistema sanitario, ma, in queste ultime settimane, la Regione – attraverso misure differenziate e restrizioni mirate – è riuscita a limitare i danni e a tenere la curva epidemiologica sotto controllo. I dati ufficiali confermano la bontà di questa impostazione: attualmente, i posti di area medica occupati sono il 16%, quelli di terapia intensiva raggiungono invece il 6%. La soglia che dovrebbe far scattare la chiusura è del 30%. È dunque piuttosto arduo comprendere le ragioni che sorreggono l’ordinanza ministeriale».

«Il numero complessivo dei contagi e lo stato attuale del nostro servizio sanitario – ha concluso Spirlì – non possono perciò offrire alcun supporto alla scelta di inserire la Calabria nelle zone rosse del Paese. In virtù di queste premesse, nella consapevolezza di dover difendere a ogni costo una regione e una comunità che hanno già fatto enormi sacrifici, annuncio la volontà della Giunta regionale di presentare ricorso un’ordinanza ingiusta. Il Governo ha deciso di punirci, ma noi non ci pieghiamo». (rrm)

 

Giannetta (FI) contro Arcuri, il commissario ad acta e i commissari Asp: andate a casa, poi ci dimettiamo tutti

È duro il giudizio del consigliere regionale di Forza ItaliaDomenico Giannetta, sulla decisione del Governo Conte di di includere la Calabria tra le Regioni in zona rossa: «A casa devono andare Domenico Arcuri, il commissario ad acta, i commissari delle Asp, non i calabresi!».

Se le cose stanno come c’è scritto nel Dpcm – ha dichiarato Giannetta – sempre se, allora dimettetevi voi, che siete autori e registi di un piano di emergenza scritto male e gestito peggio. Perché siete voi che amministrate la nostra sanità con i vostri uomini. Siete voi che avete preteso, con fare quasi dittatoriale, di accentrare la gestione del piano di emergenza. E adesso? Che fate? Ci dite che non ha funzionato?».

«Lo sapevamo già che non avrebbe funzionato – ha aggiunto il consigliere regionale di Forza Italia –. Dare i ventilatori agli ospedali è come dare le sedie con le rotelle nelle scuole o dare soldi per i monopattini in piena crisi. Avete annaspato. Avete fatto le cose all’ultimo momento. E poi le avete condivise con le regioni per dire così è se vi pare. Avete fallito voi se oggi siamo impreparati. Noi abbiamo commesso l’errore storico di avervi assecondato. Credendo nella promessa di lealtà e collaborazione. Invece ci avete abbandonato. A noi, insieme alle altre tre regioni di centrodestra. Le altre, sono messe peggio, ma sono di centrosinistra e i numeri li usate per fare politica».

«Quello che la gente non sa –  ha sottolineato Domenico Giannetta – è che i fondi dati alla Regione per il piano di emergenza non sono 80 milioni, ma poco più di 40. Quello che la gente non sa è che questi fondi devono essere spesi dalle Aziende Ospedaliere e dalle Asp. E le Asp sono gestite dal governo, attraverso i propri uomini». 

«Perché il ministro della salute, Roberto Speranza, il responsabile del piano di emergenza Domenico Arcuri e il premier Giuseppe Conte – si chiede Giannetta – che hanno certificato il fallimento del piano di emergenza non ne chiedono le dimissioni invece di chiudere a casa i calabresi?»

«Quello che la gente anche non sa – ha sottolineato il consigliere regionale – è che gli altri milioni Arcuri non li ha neanche voluti dare alla Regione e li ha dati direttamente ed alle Aziende Ospedaliere alle Asp per la gestione degli appalti di forniture, dopo avere indetto la gara che si è conclusa a ottobre. E ci parla di programmazione. E di essere impreparati alla seconda ondata. I dati del Dpcm sono di dieci giorni fa».

«Anche la politica regionale deve fare un ‘mea culpa’ – ha ammesso il consigliere regionale azzurro – Se oggi siamo qui a leccarci le ferite, abbiamo le nostre responsabilità. Non nascondiamoci dietro il dito. Ma voi, dopo tredici anni di commissariamento, ci dite che il nostro sistema sanitario è allo stremo? Ma che bella scoperta. E lo certificate in un Dpcm quasi incostituzionale? Siete entrati a gamba tesa in un sistema sanitario malato e non lo avete neanche curato, non dico guarito».

«Oggi chiudete a casa i calabresi – ha aggiunto –. Che già vivono da sempre la paura di un sistema sanitario che non funziona, nonostante medici straordinari. Dobbiamo rendere onore ai nostri medici che, nonostante le ataviche difficoltà, anche in questa occasione, stanno dimostrando di essere altissimo livello. I trattamenti eseguiti al Grande Ospedale Metropolitano, per esempio, stanno funzionando sui pazienti Covid, che reagiscono molto bene alle terapie».

«Andate a casa – ha concluso – poi ci dimettiamo tutti». (rrm)