Il presidente Mancuso sottopone al Sottosegretario Ostellari la “Questione Carceri” in Calabria

«Problemi come il sovraffollamento, le carenze di organico della Polizia penitenziaria e il moltiplicarsi di eventi critici in tutti i 12 istituti penitenziari, richiedono un tempestivo intervento». È quanto ha dichiarato il presidente del Consiglio regionale, Filippo Mancuso, sottoponendo la Questione carceri al Sottosegretario alla Giustizia, Andrea Ostellari.

Un appello rivolto in quanto si è «consapevoli che la tutela dei diritti delle persone detenute e il benessere dell’intera comunità penitenziaria necessitano in Calabria di energie e risorse al fine di poter essere garantiti ed attuati», ha spiegato Mancuso che ha consegnato al Sottosegretario la lettera sulle condizioni delle carceri calabresi di recente inviata – congiuntamente al Garante regionale dei detenuti Luca Muglia – al ministro Carlo Nordio e al capo del “Dap” Russo.

Il sottosegretario Ostellari ha assicurato «l’attenzione del Ministero» e ha ricordato come «le carceri italiane accolgono e custodiscono donne e uomini privati della libertà, ma non della loro dignità. Il compito del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria è collaborare al loro pieno recupero e al successivo reinserimento».

«Auspico che – ha aggiunto – oltre alla soluzione di problemi annosi su cui stiamo intervenendo, per concretizzare le previsioni dell’articolo 27 della Costituzione, si possano coinvolgere altri attori: imprese e aziende italiane, che scelgano di formare e avviare al lavoro detenuti e persone sottoposte a misure restrittive».

«Di recente è stato siglato un protocollo d’intesa (“Mi riscatto per il futuro”) tra gruppo Fs e Ministero della Giustizia – ha concluso – per il reinserimento sociale dei detenuti. Alle iniziative che anche in Calabria sono state avviate in questa direzione, come il Laboratorio di pasticceria nel carcere Ugo Caridi di Catanzaro, occorre dare il sostegno di cui abbisognano». (rrc)

Carceri, Tavernise (M5S): «Basta passerelle e proclami. Situazione fuori controllo a Corigliano-Rossano»

«Si aggrava la situazione nel carcere di Corigliano-Rossano ma i tempi della politica non coincidono con l’emergenza che caratterizza quotidianamente la vita della struttura». A dirlo è il capogruppo del Movimento 5 Stelle in consiglio regionale, Davide Tavernise.

«Si registrano ancora aggressioni ai danni della polizia penitenziaria, cui va tutta la mia solidarietà per l’impegno che mettono nel proprio delicatissimo lavoro. Com’è noto la pianta organica della polizia penitenziaria in questa struttura è sottodimensionata (66 impiegati su una previsione di 160) mentre risulta in numero maggiore la comunità di detenuti: 310 persone su una capienza massima di 260 – analizza Tavernise – Ricordo perfettamente che a marzo di quest’anno il sottosegretario Delmastro ha promesso l’arrivo di un direttore per questo carcere, attualmente c’è un facente funzioni presente in struttura solo una volta a settimana, ma nessun accenno ad un potenziamento dell’organico. Ed infatti, al momento, a parte nuove leve che in nessun caso possono essere però collocate nel reparto di massima sicurezza, dove la situazione è molto delicata, o possono gestire detenuti con problemi psichici, non un solo agente esperto è stato impiegato in questa struttura che presenta tali problematiche. Penso che al di là della burocrazia e delle promesse di una certa politica, si debba investire in sicurezza nelle nostre carceri per garantire condizioni di lavoro dignitose e sicure ai dipendenti delle strutture e condizioni di vita dignitose ai detenuti».

Conclude Tavernise: «La situazione attuale non permette infatti una convivenza pacifica e il governo non può esimersi dall’affrontare il problema nei tempi giusti. Considero miope l’atteggiamento di chi non vuole riconoscere l’emergenza carceri nella nostra regione e soprattutto in una struttura importante come quella di Corigliano Rossano. Al di là dei proclami, il governo Meloni agisca immediatamente per sbloccare le assunzioni di polizia penitenziaria e al contempo riduca la pressione della comunità carceraria con la realizzazione di nuove strutture nell’ottica di un superamento progressivo dei problemi che attualmente gravano su questo modello detentivo». (rcs)