Aggressioni ai medici, Scalese (Cgil Area Vasta): «La carenza di risorse è un attacco alla sanità pubblica»

Le aggressioni alla Guardia medica avvenute, nei giorni scorsi, nel vibonese hanno lasciato il segno anche nel dibattito sociale. «La recente aggressione ai danni di una dottoressa e di un infermiere della Guardia Medica di Soriano Calabro è solo uno degli ultimi episodi che stanno rendendo sempre più insostenibile il clima in cui i nostri operatori sanitari sono costretti a svolgere il proprio lavoro. Questi atti di violenza sono ingiustificati e ingiustificabili. Il personale sanitario, che svolge un ruolo cruciale nella salvaguardia della nostra salute, merita il massimo rispetto e protezione». E’ quanto afferma il segretario generale della Cgil Area Vasta Catanzaro-Crotone-Vibo, Enzo Scalese.

«I dati dell’Inail sono eloquenti: nel solo 2022 sono stati registrati oltre 1.600 casi di aggressione al personale sanitario, un incremento rispetto agli anni precedenti. Questo è un segnale allarmante e ci impone di riflettere sulle cause profonde di questo fenomeno – afferma ancora Scalese -. La carenza di risorse professionali e finanziarie nel nostro Sistema Sanitario Nazionale (Ssn) contribuisce in modo significativo a questa emergenza. Nel corso degli ultimi dieci anni, abbiamo assistito a un progressivo definanziamento del Ssn di circa 37 miliardi di euro. Queste scelte politiche hanno minato la solidità del nostro sistema sanitario, creando lacune che si ripercuotono direttamente sulla qualità dell’assistenza e sulla sicurezza del personale«.

«Carenza di personale, carichi di lavoro ingestibili e fuga di operatori sanitari, definanziamento del Fondo sanitario, inflazione e caro energia. Il tutto mentre peggiora la qualità del servizio, tra liste di attesa che si allungano e pronto soccorso che vanno in tilt con tempi di risposta infiniti. Sotto questo peso la Sanità pubblica in Italia sta letteralmente crollando, mentre si allarga il peso del privato e si fanno largo le esternalizzazioni. Una menzione a parte merita la grave situazione del sistema sanitario in Calabria, le cui condizioni sono state ulteriormente peggiorate dai disastrosi gli effetti di oltre un decennio di commissariamento: un disavanzo di 113 milioni, livelli essenziali di assistenza sotto la soglia e una migrazione sanitaria verso il Nord che svuota le casse della regione. Situazione che nelle mani del commissario ad acta Roberto Occhiuto, dal 2021 ad oggi, non si può certo definire migliorata: e i “fatti” di Vibo lo dimostrano».

«Esprimiamo la nostra massima solidarietà alle vittime di queste aggressioni, e sosteniamo la decisione della Prefettura di Vibo Valentia di convocare una riunione del Comitato provinciale per l’Ordine e la Sicurezza pubblica: è fondamentale collaborare con le istituzioni competenti per trovare soluzioni concrete e immediate a questa emergenza – sottolinea il segretario generale della Cgil Area Vasta -. Così come è urgente agire per invertire la tendenza attuale e ripristinare la fiducia nella sanità pubblica: è essenziale investire nelle risorse umane e nelle infrastrutture delle aziende ospedaliere. La formazione e l’assunzione di professionisti sono passi fondamentali per garantire un servizio sanitario efficiente e sicuro. La medicina territoriale va rafforzata, non smantellata, come pretende il commissario dell’Asp di Vibo che pensa di migliorare la situazione chiudendo le Guardie mediche. Pensiamo alle prestazioni sanitarie di primo livello e pronto intervento che hanno come scopo quello di prevenire l’aggravarsi delle condizioni della persona e, allo stesso tempo, si pongono come alternativa all’ospedalizzazione. La medicina dei servizi territoriali è un filtro tra l’assistenza sanitaria gestibile a livello ambulatoriale e una più specialistica che necessita di una struttura adeguata, e consente di evitare il sovraccarico delle strutture ospedaliere, provvedendo ad un servizio di prima assistenza ai pazienti dimessi da strutture sanitarie o con patologie croniche».

«Il Governo non può continuare a nascondere la testa nella sabbia: serve personale, gli operatori sanitari non possono aspettare che il settore crolli a causa della carenza di personale e di mancate risorse. Solo attraverso investimenti adeguati, una migliore gestione delle risorse e l’adozione di politiche mirate possiamo garantire un ambiente di lavoro sicuro per il personale sanitario e una assistenza di qualità per tutti i cittadini», conclude Scalese. (rvv)

Cgil Area Vasta Catanzaro-Crotone-Vibo partecipa alla costituzione di un “Presidio permanente per la pace”

La Cgil Area Vasta Catanzaro-Crotone-Vibo tra i promotori della costituzione di un “Presidio permanente per la pace”, in prima fila nell’adesione alla prima manifestazione che si è svolta nella città di Vibo Valentia, sfilando nel corteo silenzioso partito da piazza San Leoluca – presenti sindacati, cittadini associazioni, fondazioni e partiti politici – per chiedere: il cessate il fuoco a gaza, in ucraina ed in ogni altro conflitto; immediati interventi umanitari; la liberazione immediata di prigionieri, ostaggi, deportati; giustizia e pace in Israele-Palestina: due popoli e due stati; l’attivazione di un processo di disarmo globale; il riconoscimento all’Onu della sua insostituibile funzione diplomatica e di pace.

La Cgil Area vasta è tra le associazioni vibonesi che hanno promosso questa mobilitazione nel nome di un impegno quotidiano “a custodire e coltivare principi, valori e pratiche di solidarietà, inclusione, difesa dei beni comuni, sono a denunciare l’orrore e a proclamare pubblicamente lo sdegno per le carneficine che si consumano quotidianamente in ogni angolo del mondo ed a mobilitarsi, in modo permanente, per chiedere con forza”

“Una voce per la pace”, quella che ha voluto portare la Cgil Area vasta «anche da questo piccolo territorio che sia un presidio permanente anche per le future generazioni. Speriamo – ha detto Nadia Fortuna, della segreteria confederale – di essere sempre più numerosi perché la pace ha i colori dell’arcobaleno e tutti dobbiamo farne parte». (rcz)

Scalese (Cgil Area Vasta): Occhiuto e i sindaci di Catanzaro e Lamezia dicano cosa vogliono fare per impedire privatizzazione Sacal

Enzo Scalese, segretario generale di Cgil Area Vasta Catanzaro-Crotone-Vibo, ha chiesto al presidente della Regione Calabria, Roberto Occhiuto e ai sindaci di Catanzaro e Lamezia, Sergio AbramoPaolo Mascaro, «cosa pensano e cosa intendono fare per evitare che il sistema aeroportuale calabrese sia privatizzato, con tutte le ripercussioni che ne deriverebbero per i lavoratori».

«Le potenzialità dell’Aeroporto internazionale di Lamezia Terme – ha spiegato Scalese – continuano ad essere depotenziate da una società di gestione con cui è sempre più difficile dialogare. Continuiamo a restare all’oscuro del contenuto del Piano industriale e soprattutto delle logiche relative alle scelte occupazionali dei dipendenti, soprattutto di quelli stagionali. Chiedevamo investimenti e attenzione, attraverso un rilancio progettuale che rafforzasse il coinvolgimento della parte pubblica in Sacal, ma anche degli altri scali calabresi, invece a distanza di sei mesi ci troviamo quasi senza ritorno verso la scelta di svendere la società che gestisce l’aeroporto ai privati».

«Speriamo di non vedere versate, nei prossimi giorni – ha proseguito – lacrime di coccodrillo sull’ormai concreto rischio di privatizzazione della società di gestione del sistema aeroportuale calabrese. È da 6 mesi che abbiamo denunciato il rischio della deriva della Sacal, nel silenzio più assoluto di tutti coloro che invece avrebbero dovuto parlare per tempo».

«Oggi è già tardi. Ma non si deve fare confusione – ha concluso – non si tratta di dare un giudizio sui soci privati come fa il sindaco di Lamezia. Al contrario si tratta, invece, di non giustificare decisioni dei soci pubblici sulla loro volontà di non ricapitalizzare e della Sacal di aver negato la possibilità ad altre amministrazioni pubbliche di rilevare quote inoptate». (rcz)

Lavoratori Progetto Essesrl e Leonida Srl a rischio, i sindacati chiedono incontro al Prefetto di Catanzaro

Filcams Cgil  e Cgil Area Vasta Catanzaro-Crotone-Vibo hanno chiesto un incontro urgente al Prefetto di Catanzaro, Maria Teresa Cucinotta, per discutere della situazione in cui versano i lavoratori di Progetto Esse srl e Leonida srl, dislocati in diversi punti vendita sparsi sul territorio della provincia di Catanzaro, Vibo Valentia e Cosenza.

«Si segnala – si legge nella lettera inviata al prefetto di Catanzaro – a tal proposito che la società facente capo al gruppo Perri ha ceduto, poco più di un anno fa, il ramo d’azienda comprendente la grande distribuzione alimentare alla società Progetto Esse srl ed alla società Leonida srl. Ad oggi risulta che, per effetto di alcuni rilievi mossi dagli organi competenti in merito alla messa in sicurezza di alcuni punti vendita, è stata comunicata all’azienda Perri la restituzione di un punto vendita di Lamezia Terme».

«Dal 20 gennaio – prosegue la lettera – i lavoratori sono tornati nella disponibilità dell’azienda Nuova Nave srl, senza il rientro effettivo sul posto di lavoro e senza conoscere il proprio futuro lavorativo. Inoltre, in data 16 gennaio 2021, l’azienda Perri ha chiesto l’immediata restituzione di tutti i punti vendita originariamente ceduti. La forte preoccupazione delle maestranze è determinata dal fatto che una serie di aziende del gruppo Perri come la Nuova Nave srl versano in condizioni finanziarie precarie».

Pertanto, Filcams Cgil e Cgil Area Vasta Catanzaro-Crotone-Vibo chiedono al prefetto di Catanzaro di convocare un incontro urgente, con tutte le parti coinvolte «per discutere la problematica esposta al fine di poter addivenire ad ogni soluzione utile a salvaguardare la continuità occupazionale dei lavoratori». (rcz)