È «necessario e urgente, a livello nazionale, un Patto per la salute e la sicurezza da sottoscrivere insieme al Governo, alle istituzioni locali, alle Associazioni datoriali, coinvolgendo tutti i soggetti preposti alla ricerca, alle verifiche e ai controlli: un Patto che riconosca la salute e la sicurezza sul lavoro come una emergenza nazionale». È quanto hanno dichiarato i segretari generali di Cisl Calabria, Cgil Calabria e Uil Calabria, Tonino Russo, Angelo Sposato e Santo Biondo, che parteciperanno alla conferenza stampa della Slc Calabria in programma per lunedì 17 maggio, alle 9.30, al Grand Hotel di Lamezia Terme con l’obiettivo di favorire la sicurezza e la salute dei lavoratori del settore edile, con le Federazioni regionali Fillea Cgil, Filca Cisl e Feneal Uil.
«Ci sono troppi incidenti e troppi morti nei luoghi di lavoro – hanno aggiunto –. Il lavoro – proseguono – deve servire a riconoscere la dignità delle persone, non a togliere loro la vita. È assurdo che, in una regione come la Calabria, alla precarietà di gran parte dell’occupazione debba aggiungersi anche il rischio per la propria pelle e per il futuro di tante famiglie. Bisogna finalmente dire basta alla sequela di vite spezzate o compromesse cui continuiamo ad assistere».
«È necessaria una strategia unitaria che agisca anche sul piano della formazione di lavoratori e datori di lavoro e interessi le scuole, per operare un vero e profondo cambiamento culturale perché, nelle priorità di ciascuno, ci sia al primo posto la vita delle persone che lavorano» hanno concluso i segretari regionali, annunciando che «presenteremo una serie di iniziative di mobilitazione che proporremo anche qui in Calabria all’insegna di un impegno comune: Fermiamo la strage nei luoghi di lavoro».
Alla conferenza stampa, interverranno i Segretari regionali di Fillea Cgil, Simone Celebre, Filca Cisl, Mauro Venulejo, Feneal Uil, Maria Elena Senese e anche i rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza territoriale (RLST) Maria Antonietta Moricca, Cataldo Vitale e Spasimina Papasidero, recentemente eletti dalle Segreterie regionali Fillea Cgil, Filca Cisl e Feneal Uil, cui spetta il compito di rappresentare i lavoratori nei confronti delle imprese in materia di salute e sicurezza sui luoghi di lavoro in tutta la regione (art. 48 D. l.vo n. 81del 2008 sulla tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro). (rcz)
Il segretario generale di Cgil Calabria, Angelo Sposato, ha ribadito che in Calabria «servono infrastrutture ed investimenti pubblici certi, politiche industriali, politiche del lavoro serie».
«Bisogna – ha evidenziato – far partire i concorsi ed assumere subito nella pubblica amministrazione, negli enti locali, nell’istruzione, nella cultura, nella sanità. Serve un grande piano per il lavoro nel settore pubblico e privato, stabilizzare il precariato, combattere le disuguaglianze, il lavoro povero. Serve sostenere l’economia reale, il turismo, l’agricoltura, il commercio, la ristorazione».
«Questa del Ponte sullo Stretto, ogni volta da 50 anni – ha concluso – è l’alibi reiterato per deviare l’attenzione e gli interventi su tali questioni. Per non giocare la partita vera si butta come sempre la palla in tribuna ed intanto passano altri cinque anni a prendere in giro le persone. Siamo seri, perfavore». (rrm)
I segretari generali di Cgil Calabria, Cisl Calabria e Uil Calabria, Angelo Sposato, Tonino Russo e Santo Biondo, hanno dichiarato che «questo Primo Maggio, ci deve essere utile per costruire il rilancio economico e produttivo della nostra regione, partendo dalla realizzazione di condizioni di lavoro stabile e di qualità, in sicurezza e nella legalità».
«La sicurezza, soprattutto – hanno aggiunto – dovrà essere la stella polare da seguire in ogni luogo di lavoro, convinti come siamo che l’Italia, la Calabria, possa essere curata solo con il lavoro ma che il lavoro debba essere rispettoso delle leggi e dei contratti che agiscono nella logica di prevenzione dei rischi. Quelli che ci troveremo ad affrontare saranno mesi difficili, mesi che richiederanno un grande impegno umano, sociale e civile al fine di agganciare la ripresa e ridare slancio all’economia del nostro territorio».
«Non tutto, però, è perduto – hanno proseguito –. I problemi aperti dalla pandemia potranno essere superati, traguardando la ripartenza auspicata, insistendo sulla strada del dialogo sociale per evitare il rischio che la Calabria rimanga condannata a vita dentro i percorsi accidentati proposti da chi, sino ad oggi, ha gestito la cosa pubblica regionale, in maniera a dir poco discutibile. La Calabria ha bisogno di una scossa, ha bisogno di una nuova stagione concorsuale che sia in grado di immettere nella pubblica amministrazione calabrese i tanti nostri giovani di talento, il cui ingresso nella macchina pubblica calabrese, è di fondamentale importanza per programma e spendere le risorse pubbliche nazionali e comunitarie, in quantità e qualità».
«Questa regione nel lavoro privato, poi – hanno detto ancora – ha bisogno di scrivere una nuova pagina sulle politiche attive del lavoro, della formazione e riqualificazione professionale, per favorire strumenti, come i patti territoriali, che siano in grado di far diventare la Calabria un attrattore di investimenti nella ricostruzione. Questo Primo Maggio, infine, dovrà essere vissuto con gli stessi sentimenti che hanno consentito all’Italia di ripartire, di ritrovarsi più forte di prima, dopo gli anni drammatici del conflitto mondiale. Ma questa volta il Paese dovrà rimettersi in moto curandosi di non lasciare nessun territorio indietro, compresa la Calabria».
«Noi lavoreremo affinché dal Primo Maggio – hanno concluso – si possa aprire una fase di confronto informato e di merito tra tutte le forze sociali, produttive, partitiche, dell’associazionismo e del volontariato, per costruire dal basso un progetto di Calabria nuova e diversa. Noi lavoreremo affinché il prossimo sia veramente un Primo Maggio migliore, una Festa vera del Lavoro, dello Sviluppo e della Cooperazione». (rrm)
«L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro». Recita così l’articolo 1 della Costituzione italiana, ed è proprio sul lavoro che Cgil Area Vasta, Cisl e Uil hanno ribadito la sua importanza «per ricostruire su basi nuove il nostro Paese, ed affrontare con equità e solidarietà le gravi conseguenze economiche e sociali della pandemia».
L’Italia si cura con il lavoro, infatti, è lo slogan scelto dai sindacati per il flash mob andato in scena a Piazza Matteotti a Catanzaro, per celebrare il Primo Maggio e per testimoniare «l’impegno quotidiano per il lavoro di qualità e sicuro in un regione dove servono sinergie e confronto sociale per uscire dalla crisi».
«Una crisi economica e occupazionale che la pandemia non ha fatto altro che aggravare – ha dichiarato il segretario generale della Cgil Area Vasta, Enzo Scalese – e che possiamo affrontare solo creando occupazione di qualità, sfruttando le opportunità offerte dai fondi del Recovery Fund e da una programmazione in grado di affrontare con proposte concrete problematiche ataviche legate all’arretratezza economica e sociale da affrontare in maniera responsabile e propositiva».
Secondo Scalese, «si può e si deve creare occupazione, sviluppo e lavoro di qualità. Anche per questo rilanciamo da questa piazza la piattaforma programmatica che abbiamo presentato nei giorni scorsi in maniera unitaria per l’Area Vasta della Calabria. Una piattaforma per la ripartenza che affronta i temi della sanità, delle aree interne e della mobilità, delle infrastrutture, sei servizi idrico e dei rifiuti, dell’ambiente e del territorio e del mercato del lavoro, in maniera concreta e incisiva».
«Il Primo maggio non è una ricorrenza celebrativa, un semplice rito – ha concluso Scalese – ma è punto fermo della nostra azione sindacale che diventa un monito alla classe dirigente e politica calabrese a riattivare il motore della ripartenza: voltare pagina per garantire in maniera efficace la pienezza dei diritti di cittadinanza».
L’importanza del Primo Maggio, poi, è stata anche ribadita dai segretari generali di Cgil, Cisl e Uil Calabria, sottolineando come questa giornata «ci deve essere utile per costruire il rilancio economico e produttivo della nostra regione, partendo dalla realizzazione di condizioni di lavoro stabile e di qualità, in sicurezza e nella legalità».
«La sicurezza, soprattutto – hanno aggiunto – dovrà essere la stella polare da seguire in ogni luogo di lavoro, convinti come siamo che l’Italia, la Calabria, possa essere curata solo con il lavoro ma che il lavoro debba essere rispettoso delle leggi e dei contratti che agiscono nella logica di prevenzione dei rischi. Quelli che ci troveremo ad affrontare saranno mesi difficili, mesi che richiederanno un grande impegno umano, sociale e civile al fine di agganciare la ripresa e ridare slancio all’economia del nostro territorio».
«Non tutto, però, è perduto – hanno proseguito –. I problemi aperti dalla pandemia potranno essere superati, traguardando la ripartenza auspicata, insistendo sulla strada del dialogo sociale per evitare il rischio che la Calabria rimanga condannata a vita dentro i percorsi accidentati proposti da chi, sino ad oggi, ha gestito la cosa pubblica regionale, in maniera a dir poco discutibile. La Calabria ha bisogno di una scossa, ha bisogno di una nuova stagione concorsuale che sia in grado di immettere nella pubblica amministrazione calabrese i tanti nostri giovani di talento, il cui ingresso nella macchina pubblica calabrese, è di fondamentale importanza per programma e spendere le risorse pubbliche nazionali e comunitarie, in quantità e qualità».
«Questa regione nel lavoro privato, poi – hanno detto ancora – ha bisogno di scrivere una nuova pagina sulle politiche attive del lavoro, della formazione e riqualificazione professionale, per favorire strumenti, come i patti territoriali, che siano in grado di far diventare la Calabria un attrattore di investimenti nella ricostruzione. Questo Primo Maggio, infine, dovrà essere vissuto con gli stessi sentimenti che hanno consentito all’Italia di ripartire, di ritrovarsi più forte di prima, dopo gli anni drammatici del conflitto mondiale. Ma questa volta il Paese dovrà rimettersi in moto curandosi di non lasciare nessun territorio indietro, compresa la Calabria».
Per i sindacalisti, «sono tanti i punti dai quali la Calabria deve ripartire, per non perdere l’occasione offerta dai fondi messi a disposizione dall’Europa al fine di sostenere il Piano di Ripresa e Resilienza approntato dal Governo».
«Intanto – si legge in una nota – è importante stabilire il principio che la partita economica – in Calabria sono a rischio 80mila posti di lavoro – è importante tanto quella sanitaria. La nostra preoccupazione è che i ritardi e le inefficienze ataviche di questo territorio, mescolandosi perversamente con le ricadute della pandemia, possano portare la regione a perdere il treno della ripartenza, finendo per allargare ancora di più l’enorme divario esistente fra il Nord e il Sud del Paese».
«Perciò – continua la nota – la spesa comunitaria, che in Calabria – come certificato dal Comitato di Sorveglianza – si muove con lentezza e non supera il 38% dei fondi messi a disposizione dall’Europa, deve essere correttamente programmata e, soprattutto, deve essere complementare a quella nazionale in conto capitale che, invece, in questi ultimi anni è stata sensibilmente ridotta. Il Ministro per il Sud, Mara Carfagna, quindi, deve prevedere, anche sostenendo una seria riforma del federalismo fiscale, una revisione della spesa verso il Sud e la Calabria, territori che, in questi anni, sono stati fortemente penalizzati. Questi territori, infatti, non possono più accettare che il riparto dei fondi venga fatto basandosi sul criterio della spesa storica che, in questi anni, ha prodotto un netto taglio di risorse ed allargato la forbice fra il Nord ed il Sud del Paese. Per il Mezzogiorno è necessario sostituire il criterio della spesa storica, che ha avvantaggiato solo il Nord della Nazione e cristallizzato il divario fra le due parti del Paese, con quello dei Lep accompagnando questa azione con la previsione di una fiscalità di vantaggio per le aree più depresse della penisola».
«Per affermare la legalità – continua ancora la nota – e contrastare l’infiltrazione criminale sulla finalizzazione delle risorse comunitarie è fondamentale che la spesa sia tracciabile e trasparente, attraverso l’uso di strumenti importanti quali possono essere la creazione di una Banca dati di coloro che hanno ricevuto questi fondi, necessaria per capire quali percorsi abbiano seguito queste provvidenze economiche e finanziarie ed un lavoro di analisi di questi flussi attraverso l’incrocio delle banche dati esistenti. In aggiunta a questo vanno sottoscritti i Protocolli sulla Sicurezza e sulla Legalità nei luoghi di lavoro. Da questo passa il rilancio infrastrutturale, materiale e sociale, del Sud Italia e della Calabria che per ripartire hanno bisogno di vedere assecondate, fra le altre cose, le richieste di miglioramento della sanità, di realizzazione di una cura attenta verso la non autosufficienza, di un’attenta azione di ammodernamento delle infrastrutture viarie, ferroviarie, portuali e aeroportuali, di un adeguamento strutturale e funzionale dei presidi scolastici, di un concreto avvio della Zona economica speciale e di una concreta riforma del Corap».
«La Calabria, poi – dice ancora la nota – non può permettersi di mancare l’occasione irripetibile messa in campo con il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza che pensiamo sia, insieme al Recovery plan, una delle ultime possibilità costruttiva di rilancio del territorio. È importante, quindi, riaprire e sostanziare il dialogo sociale per far sì che la Calabria sia protagonista del dibattito europeo sul finanziamento della ripartenza dopo la pandemia da Covid-19, dimostrando la capacità – sino ad oggi accantonata – di saper individuare gli asset prioritari di rilancio economico e sociale del territorio, mettendo da parte la pratica dell’eccessiva parcellizzazione delle risorse che, ad oggi, non ha dispiegato alcun effetto concreto nella regione. Per questo il nostro ragionamento non può non muovere dalla partita sulla programmazione europea».
1) Por Calabria 2014/2020 – «Il Comitato di Sorveglianza che si è riunito il 15 marzo scorso ha messo in evidenza i ritardi nella spesa dei fondi comunitari da parte della Calabria. La spesa calabrese del Programma Operativo Regionale, infatti, non va oltre il 38%. Un indice molto basso, con investimenti parcellizzati: sono a disposizione 800milioni di euro, al netto dei 500milioni riprogrammati su concessione della Commissione europea per fronteggiare l’emergenza Covid-19, destinati a circa 5.000 progetti che, ad oggi, sono tutti da finalizzare».
2) Por Calabria 2014/2020 – “Grandi Opere” – «Un altro capitolo importante della programmazione europea è quello destinato alla realizzazione di importati asset infrastrutturali, soprattutto nel settore dei trasporti. In particolare, i fondi europei della ormai vecchia programmazione erano destinati all’aerostazione di Lamezia Terme ed al collegamento fra la stessa e la vicina stazione ferroviaria, alla metropolitana Cosenza-Rende e alla metropolitana Germaneto-Catanzaro. Allo stato attuale, dell’aerostazione di Lamezia Terme non si hanno notizie, la metropolitana Cosenza-Rende non verrà realizzata perché, nonostante l’avvio del cantiere e l’esecuzione di alcune opere, la Commissione europea ha stornato i finanziamenti a causa dei troppi ritardi accumulati, mentre i cantieri della metropolitana Germaneto-Catanzaro procedono a rilento».
3) Por Calabria 2021/2027 – «Per quanto riguarda la nuova programmazione europea è bene dire che, ad oggi, le Linee Strategiche di questo piano presentate alle Commissioni in Consiglio Regionale non sono state discusse all’interno del Partenariato Economico e Sociale e appaiono generiche e non in discontinuità rispetto agli errori commessi nel recente passato, soprattutto per quanto attiene l’esasperata parcellizzazione degli interventi».
4) Recovery fund -« A quanto detto sino adesso sui fondi europei, si deve aggiungere il fatto che anche le richieste avanzate dalla Regione Calabria per lo stanziamento di fondi del Recovery plan non solo non sono state discusse con le forze sociali e produttive, ma, per di più, altro non sono se non la sommatoria di una serie di opere già finanziate con altri programmi nazionale ed europei di cui la Calabria dovrebbe già beneficiare e che, invece, non sono state ancora realizzate. Un’inutile duplicazione quando, invece, la Calabria avrebbe bisogno di vedere completate, solo per fare alcuni esempi, la Strada statale 106 o la tratta ferrata jonica».
5) Patto per la Calabria – Nel mare magnum dei programmi di sviluppo trova spazio il cosiddetto “Patto per la Calabria”, presentato dal premier Matteo Renzi nel 2016 come la soluzione dei problemi infrastrutturali del territorio, le cui potenzialità, ad oggi, rimangono ancora inespresse. Il “Patto per la Calabria”, che venne sottoscritto anche dalle Città metropolitane, prevedeva per questa regione risorse per 2miliardi e 500milioni di euro e 748 progetti di cui, però, non si hanno notizie. In quest’ambito ricadono anche i mancati completamenti degli invasi calabresi.
Nel Patto per la Calabria, sono indicate le tematiche che riguardano crescita, sviluppo e legalità; infrastrutture e mobilità; digitale; ambiente e territorio; reti idriche; pubblica amministrazione; scuola, università e ricerca; sanità e welfare; politiche del lavoro; donne e giovani. Temi, oggi più che mai attuali. (rrm)
I segretari generali di Cgil Calabria, Cisl Calabria e Uil Calabria, Angelo Sposato, Tonino Russo e Santo Biondo, hanno ribadito che «il “Protocollo nazionale per la realizzazione dei piani aziendali finalizzati all’attivazione di punti straordinari di vaccinazione anti Sars-CoV-2/Covid-19 nei luoghi di lavoro”, sottoscritto da Governo, organizzazioni dei lavoratori e delle imprese rappresenta, per la Calabria, un’opportunità troppo importante perché possa essere convocata dalla sera alla mattina, per la sua concreta applicazione, una riunione senza un congruo preavviso».
I sindacalisti, quindi, hanno chiesto alla Regione «un incontro in tempi brevi perché, sulla base di quanto definito a livello nazionale, si possano concordare le procedure per la somministrazione dei vaccini nelle aziende del nostro territorio».
«L’applicazione del Protocollo nella nostra regione è di fondamentale importanza, infatti – hanno proseguito Sposato, Russo e Biondo – perché somministrare il vaccino sui luoghi di lavoro significa creare un ulteriore percorso che affianchi il sistema sanitario, contribuendo in maniera significativa, nel rispetto delle priorità stabilite per anziani e soggetti fragili, ad accelerare la campagna di vaccinazione anti Covid. Ciò significherebbe mettere in sicurezza dipendenti e aziende, creare le condizioni per favorire una più rapida ripresa, mentre siamo tra l’altro alle porte della stagione turistica che ha una rilevanza decisiva per l’economia della Calabria».
«È, dunque – hanno aggiunto – necessario un confronto vero in sede regionale per non rischiare di vanificare l’occasione offerta dall’importante accordo nazionale che ha visto allo stesso tavolo Governo, sindacati, imprese, Commissario straordinario per l’emergenza Covid-19, accomunati dalla volontà di far sì che il mondo del lavoro nel suo insieme garantisca la sicurezza delle persone e degli ambienti e favorisca la ripartenza».
In base al Protocollo, «i piani aziendali sono proposti dai datori di lavoro, anche per il tramite delle rispettive Organizzazioni di rappresentanza, all’Azienda Sanitaria di riferimento, nel pieno rispetto delle Indicazioni ad interim e delle eventuali indicazioni specifiche emanate dalle Regioni e dalle Province Autonome per i territori di rispettiva competenza». E nelle indicazioni ad interim adottate d’intesa con la Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome, si legge in premessa che «nell’implementazione delle presenti indicazioni e nello spirito di supporto all’iniziativa, le singole Regioni e Province Autonome terranno in considerazione le specificità del tessuto produttivo».
Le stesse “Indicazioni ad interim” al punto relativo ad Organizzazione attività e adesione, prevedono che «l’azienda o associazione di categoria di riferimento che intende aderire all’iniziativa ne dà comunicazione all’Azienda Sanitaria di riferimento, secondo modalità da disciplinare a livello della Regione o Provincia autonoma».
«Sottolineando, perciò, che è necessario accelerare e garantire la somministrazione dei vaccini privilegiando lavoratrici e lavoratori dei servizi essenziali – hanno concluso i segretari generali di Cgil, Cisl e Uil Calabria – ribadiamo la richiesta alla Regione di convocare al più presto un incontro al quale tutte le parti interessate all’applicazione del Protocollo possano effettivamente partecipare, al fine della definizione di tutti gli aspetti di competenza dei territori». (rrm)
È stato siglato, da Cgil Calabria, Cisl Calabria e Uil Calabria, un documento unitario per il rilancio produttivo, economico e sociale dell’area vasta calabrese che sarà la base del confronto in vista della mobilitazione che si terrà il 27 aprile davanti alla Prefettura di Catanzaro.
La sigla del documento è avvenuto nel corso dell’incontro, da remoto, degli attivi unitari territoriali dell’area vasta Catanzaro, Crotone, Vibo. I lavori sono stati introdotti dal Segretario generale della Cisl Calabria, Tonino Russo, presieduti da Enzo Scalese, Segretario generale della Cgil area vasta e, dopo l’intervento di Fabio Tomaino, Segretario generale della Uil Crotone, conclusi da Santo Biondo, Segretario generale della Uil Calabria.
Sanità, vertenza Sant’Anna, vertenza Abramo, precariato, scuola, divide digitale, mobilità, infrastrutture, reti energetiche e servizio idrico, ambiente e territorio, ciclo dei rifiuti sono queste le “missioni” del documento unitario che i sindacati porteranno all’attenzione delle istituzioni competenti.
Per Cgil, Cisl e Uil dell’area vasta Catanzaro, Crotone, Vibo, infatti, vi è la convinzione che occorra agire con una visione d’insieme che possa generare e mettere in campo proposte concrete ed efficaci, in un contesto di riferimento generale che parta dall’attuazione realistica e fattibile di una progettualità socioeconomica basata su risorse certe, velocità e qualità nell’azione della spesa pubblica, facilità e semplificazione amministrativa, che salvaguardi fermamente i principi della regolarità e della legalità.
Tutto questo, avendo ben presente che con il mondo accademico, del volontariato e del terzo settore vanno costruite le condizioni affinché possa emergere un contributo che è assolutamente importante, in un rapporto tra causa ed effetti generati dalla profonda crisi che stiamo vivendo nella nostra regione. Mancano, infatti, politiche e strategie concrete nel campo della ricerca, della formazione e della specializzazione dei processi produttivi, che rendono asfittica e debole la nostra economia fino a determinarne pesanti ricadute sociali in un diffuso disagio di tutele, assistenza e servizi. Mancano politiche nazionali per il mezzogiorno, ed investimenti pubblici che mirino a favorire occasioni di sviluppo industriale e del manifatturiero sostenibile.
Il protrarsi dell’emergenza sanitaria per Covid-19, per Cgil, Cisl e Uil dell’area vasta Catanzaro, Crotone, Vibo, sta determinando conseguenze economiche e sociali che necessitano, nell’immediato, di azioni e proposte che vadano nella direzione della ripartenza, ma soprattutto per favorire le condizioni per un nuovo sviluppo dell’area centrale della Calabria, in un confronto con il Governo regionale che sia certamente incardinato sulle linee politiche e programmatiche di indirizzo regionale ma che deve altresì assolvere tempestivamente alle articolate responsabilità istituzionali, in funzione dei ritardi e della gravità delle condizioni della Calabria, preesistenti rispetto alla pandemia.
Per Cgil, Cisl e Uil Cgil, Cisl e Uil dell’area vasta Catanzaro, Crotone, Vibo, quindi, serve una nuova fase che guardi alle possibili condivisioni per un’azione sinergica, protagonista di una propositiva stagione di confronto sociale, con il contributo di tutti i soggetti dei diversi comparti produttivi e sociali, congiuntamente ad una responsabile offerta ed erogazione di servizi innovativi da parte della pubblica amministrazione calabrese, opportunamente riformata, migliorata ed in grado di rispondere in maniera nella pienezza dei diritti di cittadinanza.
Per Cgil, Cisl e Uil dell’area vasta Catanzaro, Crotone, Vibo, infine, davanti ai ritardi, alle disattenzioni e ai problemi della Calabria pare non sia forzato dire che è diventato un problema essere calabresi. (rrm)
In una lettera indirizzata al commissario Guido Longo, al direttore del Dipartimento “Tutela della Salute”, Giacomino Brancati, al presidente f.f. Nino Spirlì, e ai dirigenti Salvatore Lopresti e Sergio Tassone, FpCgil, Cisl Fp e Uil Fpl Calabria denunciano il mancato rispetto delle linee guida nazionali sulle vaccinazioni.
«Quanto accaduto nelle ultime ore in Regione Calabria – si legge – in tema di vaccinazioni è allarmante. Il Commissario ad acta alla Sanità, Guido Longo, con un atto unilaterale e contraddittorio ha autorizzato la vaccinazione solo per i dipendenti del Dipartimento Salute dello stesso Ente. Le scriventi OO.SS., pur ritenendo insufficienti le linee guida del Ministero della Salute relative al piano di vaccinazione Covid, in quanto sottovalutano i rischi di contagio dei dipendenti pubblici che svolgono servizi essenziali, sono fortemente convinte che la priorità da cui partire per l’immunizzazione di massa debba riguardare certamente le cosiddette categorie fragili, a partire dai più anziani, i malati oncologici, gli immunodepressi, chi ha gravi compromissioni polmonari e cardiocircolatorie e, più in generale, le persone con gravi disabilità; insomma, i più fragili in quanto maggiormente esposti al possibile aggravamento delle loro condizioni e al conseguente bisogno di ricovero, spesso presso i reparti ospedalieri già ormai saturi».
«Ma vi è di più – continua la lettera – quanto accaduto in Cittadella regionale crea una disparità di trattamento dei dipendenti dello stesso ente che rappresenta un sinonimo di mancanza di rispetto delle norme che governano la Pubblica Amministrazione, una ingiustizia che pretende un’adeguata assunzione di responsabilità da parte di chi ha disposto un’azione amministrativa di questo genere.Non è credibile che i dipendenti del Dipartimento Salute siano più esposti al Covid rispetto ai loro colleghi di qualunque altro dipartimento della Regione Calabria, che svolgono precisamente le stesse attività. Del resto, anche la Regione Sardegna aveva provato a fare la stessa cosa con i dipendenti dell’assessorato alla sanità e ha dovuto prontamente recedere a seguito delle forti polemiche».
«Tra l’altro – continua la lettera – è preoccupante che il tutto sia stato predisposto e attuato senza far trapelare alcuna informazione e senza nessuna condivisione. Ricordiamo, inoltre, che il Dirigente Lopresti, Datore di Lavoro della Regione Calabria, ha più volte scritto al Commissario Longo, chiedendo che venisse autorizzata una campagna vaccinale indirizzata a tutti i dipendenti regionali senza ricevere mai risposta e, anche per questo, l’iniziativa circoscritta solo ai dipendenti del Dipartimento salute e non partecipata al dirigente preposto alla salute e sicurezza dei dipendenti, crea più confusione e genera tanti interrogativi».
«In un momento tanto delicato come quello che stiamo vivendo – si legge ancora nella lettera – nel pieno di una pandemia in cui è fondamentale ridare speranza e certezze all’intera collettività, nella nostra Regione continua a regnare un disordine acuito da un proliferare di comportamenti che nulla hanno a che vedere con il principio di buona amministrazione».
«Si conclude – dice la lettera – con un appello alla responsabilità a tutti vertici istituzionali della Regione Calabria, politici e amministrativi, affinché s’imponga una linea di governo e di amministrazione trasparente e partecipata, nel rispetto delle norme e delle linee di indirizzo del Governo che possa ripristinare la fiducia dei lavoratori e dei cittadini». (rrm)
I segretari generali di Cgil, Cisl e Uil Calabria, Angelo Sposato, Tonino Russo e Santo Biondo, hanno chiesto alla Regione Calabria e alle parti datoriali di avviare un tavolo di confronto per capire quali aziende sono disponibili ad avviare la campagna vaccinale nei propri siti produttivi.
Sposato, Russo e Biondo, inoltre, hanno ribadito l’importanza di procedere, in tempi brevissimi, alla sottoscrizione dei protocolli – firmati tra il Governo e le parti sociali – di aggiornamento delle misure per il contrasto e il contenimento della diffusione del Covid nei luoghi di lavoro e, soprattutto, del Protocollo nazionale per la realizzazione dei piani aziendali finalizzati all’attivazione di punti straordinari di vaccinazione anti Covid nei luoghi di lavoro.
«Sono due atti – hanno detto i segretari generali – che marciano nella stessa direzione: garantire la massima sicurezza dei lavoratori sui luoghi di lavoro e imprimere una forte accelerazione nella campagna vaccinale di massa necessaria per frenare l’espansione del Covid-19 e raggiungere, nel più breve tempo possibile, l’immunità di gregge. Ma, soprattutto, sono due protocolli che si fondano su una determinante opera di cooperazione fra tutti i soggetti interessati».
«In questa prospettiva – hanno spiegato – le organizzazioni di rappresentanza delle imprese hanno avvertito la responsabilità sociale di collaborare attivamente all’iniziativa, sia attraverso l’offerta di spazi aziendali di grandi dimensioni presenti nei diversi territori per l’utilizzo diretto da parte del sistema pubblico dell’emergenza come punti di vaccinazione aggiuntivi, sia attraverso l’impegno delle aziende e dei datori di lavoro alla vaccinazione diretta del proprio personale, nella convinzione che solamente un’azione generale e coordinata può abbattere i tempi della vaccinazione, ampliare la tutela e consentire di proteggere la salute collettiva».
In particolare – hanno proseguito Sposato, Biondo e Russo – la vaccinazione delle lavoratrici e dei lavoratori realizza il duplice obiettivo di concorrere ad accelerare e implementare a livello territoriale la capacità vaccinale anti Covid-19 e a rendere, nel contempo, più sicura la prosecuzione delle attività commerciali e produttive sull’intero territorio nazionale, accrescendo il livello di sicurezza degli ambienti di lavoro. Come è facile percepire, adesso diventa di fondamentale importanza porre la massima attenzione a quanto stabilito dal Governo e dalle Parti sociali, attenzionando i protocolli sottoscritti e procedendo ad una loro rapida applicazione sul territorio della regione Calabria».
«Una regione in cui, a causa dell’assenza prolungata di un piano vaccinale certo – hanno concluso – che stabilisse le priorità della campagna vaccinale, si è favorita una forte deregulation nella gestione della stessa che, purtroppo, ha finito per far emergere attenzioni di favore verso determinate corporazioni che niente avevano a che vedere con le urgenze da affrontare nella campagna di vaccinazione». (rcz)
È un appello rivolto a tutte le forze politiche, quello del segretario generale della Cgil Calabria, Angelo Sposato, che ha chiesto «alle forze di governo ed opposizione in consiglio regionale, lo chiediamo alla politica ed ai partiti, lo chiediamo ai candidati alla Presidenza del consiglio regionale» di affrontare, insieme, l’emergenza sanitaria in Calabria.
«Negli ultimi giorni – ha spiegato Sposato – l’acutizzarsi della crisi pandemica, un piano vaccinale che non decolla con migliaia di fiale non somministrate nei frigoriferi, la piattaforma prenotazioni a rilento, le chiusure delle attività per l’ennesimo lockdown rischiano di essere letali per la Calabria. La politica ed i partiti calabresi, nei prossimi quattro mesi, devono tentare di mettere in campo politiche e scelte condivise per l’emergenza sanitaria ed economica».
«Abbiamo proposto, unitariamente come sindacato – ha detto ancora Sposato – di fare un lavoro comune per la campagna vaccinale e le misure economiche; ieri è stato siglato un importante accordo nazionale su sicurezza e vaccini nei luoghi di lavoro, ci sono da fare delle scelte vitali per la nostra regione su Recovery Fund e programmazione europea, si rischia di perdere milioni di euro di risorse, mentre la Calabria soffre e si sta spopolando. In Calabria, si è perso il controllo del tracciamento dei contagi, non sono state fatte le assunzioni necessarie nel piano anti-covid, le strutture sanitarie sono al collasso e la struttura commissariale alla sanità, in trasferta permanente, si è chiusa alla cittadella e dialoga solo al 10 piano con il f.f. Nino Spirlì, mentre nelle Aziende provinciali e nelle aziende ospedaliere regna il caos totale e negli ospedali vediamo le file delle ambulanze ed i pronto soccorso adibiti a reparti».
«In Calabria – ha proseguito – anche gli ospedali da campo sono stati assorbiti dal sistema della palude e delle sabbie mobili. Onestamente, dobbiamo rilevare come il nuovo commissario Guido Longo stia ripercorrendo la stessa strategia di chiusura del predecessore Saverio Cotticelli e questo è un problema. Purtroppo, in questa tragedia, si avverte uno scollamento tra i problemi della Calabria reale e quello che in questi giorni stiamo assistendo nella politica. A cosa serve, in piena pandemia, con le chiusure, fare una campagna elettorale sei mesi prima, con comunicati, sopralluoghi, camminando sulle macerie e sotto i bombardamenti del virus pandemico ed economico senza proporre soluzioni adeguate all’emergenza? In tempi di guerra, ci si mette insieme, ci si allea, ci si mette gli stivali e si affrontano le emergenze».
«Il Consiglio regionale – ha sottolineato il segretario generale – dovrebbe essere convocato in seduta permanente, le commissioni dovrebbero lavorare, ed ogni consigliere dovrebbe sentire addosso a sé il peso della responsabilità di rappresentare il disagio, la fatica, le incertezze e le paure dei cittadini calabresi. In ogni partito o movimento, trasversalmente, sembra che regni l’anarchia assoluta, la sensazione che si avverte é che ogni singolo consigliere sia già in campagna elettorale, ogni singolo rappresentante di partito, commissario ed affine che sia, sembrano non avere contezza dei veri problemi che affliggono la Calabria, distaccati dalla realtà, senza un’idea collettiva da proporre ed una unità di intenti ed azioni».
«In questo momento – ha detto ancora – la Calabria non si sente abbandonata solo dal Governo nazionale, ma anche da quello regionale. Invitiamo, la deputazione nazionale ed i consiglieri regionali calabresi, nel momento del governo di unità nazionale, nella fase più critica di sempre della nostra regione, per almeno quattro mesi di raccordarsi con le parti sociali sull’emergenza sanitaria ed economica».
«Il sindacato – ha concluso – è pronto a fare la sua parte, non facciamo sentire i cittadini calabresi abbandonati al loro destino». (rcz)
Nel corso dell’incontro tra i segretari generali della Cisl, Cgil e Uil Calabria con il presidente dell’Associazione Comuni Area dello Stretto e sindaco di Campo Calabro, Sandro Repaci, è stata lanciata la sfida degli Stati Generali Metropolitani.
Si consolida, dunque, il percorso voluto e promosso dalle organizzazioni sindacali, per costruire un’agenda unitaria e condivisa con i territori e gli enti locali, per far fronte alle criticità e alle difficoltà dell’area metropolitana, soprattutto in un contesto di crisi pandemica. Crisi che non tende a diradarsi, considerando un piano vaccinale che va a rilento, e soprattutto per via di un’attività di approvvigionamento delle dosi che ancora non sembra trovare uniformità e efficienza, da parte del Governo centrale.
Far emergere le specificità e i bisogni del territorio per cercare delle soluzioni concrete: è stato questo lo spirito sul quale si è ragionato, considerando come ultima chiamata quella degli investimenti del Recovery Plan. E, in questa fase storica, proprio l’area dello Stretto avrebbe un ruolo fondamentale per i punti di ricaduta che avrebbero i progetti previsti, soprattutto relativi all’attività messa in campo dall’Autorità di sistema dello Stretto. Occorre una visione d’insieme per toccare con mano i problemi che interessano la comunità metropolitana. I temi delle infrastrutture e trasporti sarebbero in capo alla scheda delle risoluzioni di quello che è il nuovo ‘Piano nazionale di Ripresa e Resilienza’.
E poi le questioni lavoro, welfare, aree interne, beni culturali, viabilità, servizi, rifiuti e soprattutto quella della sanità, sul ‘tavolo’ del dibattito con il sindaco Repaci, il quale ha manifestato apprezzamento per la dimostrazione inclusiva creata dalle sigle sindacali:
«Un’occasione – ha detto – data alle associazioni dei comuni, quasi sempre anatre zoppe, per ragioni politiche o di ambientamento in una nuova conglomerazione istituzionale. Ma proprio per questo, colgo il grande sforzo dei corpi intermedi di voler allacciare un dialogo proficuo, nell’esclusivo interesse delle comunità di riferimento. È vero anche che il sistema elettivo della Città Metropolitana e della relativa governance, genera un sistema non adeguato alle esigenze dei territori, aggiungendo delle difficoltà a delle difficoltà persistenti».
«Lavoriamo assieme – ha proseguito Repaci – valorizzando le peculiarità dell’area dello Stretto, partendo da quello che abbiamo piuttosto che immaginando quello che vorremmo. Sarebbe una grande base di partenza. Aggredendo una criticità su tutte: l’anomalia secondo la quale la Zes non comprenda l’area industriale di Campo Calabro – Villa S.Giovanni. Così come quella di Pellaro. Incomprensibile. Queste rappresentano delle potenzialità, ma se non vengono valorizzate rischiano di diventare un peso. Nella fattispecie a Campo Calabro, si è cercato di ristabilire la centralità dell’autorità comunale proprio per far valere l’importanza strategica dell’arteria nella quale insiste la zona industriale, che è sotto giurisdizione del Corap, ex Asi».
Infine, si è sintetizzato un approccio ed una road map, attraverso i quali sviluppare una visione comune che produca politiche forti che valorizzino i territori, dalla lotta al degrado, alla costruzione di rete tra comuni dell’area metropolitana, al potenziamento dei collegamenti degli itinerari dei beni culturali dell’intero territorio, tenendo presente anche l’importanza del Parco nazionale dell’Aspromonte, a finire allo sviluppo della Zes e dei collegamenti sullo Stretto. Temi e prospettive che saranno discusse e affrontate in un più ampio ragionamento che coinvolga tutti i soggetti sociali ed istituzionali. (rrc)
Questo sito usa cookie di analytics per raccogliere dati in forma aggregata e cookie di terze parti per migliorare l'esperienza dell'utente. AccettaImpostazioni leggi di più
Privacy & Cookies Policy
Privacy Overview
This website uses cookies to improve your experience while you navigate through the website. Out of these, the cookies that are categorized as necessary are stored on your browser as they are essential for the working of basic functionalities of the website. We also use third-party cookies that help us analyze and understand how you use this website. These cookies will be stored in your browser only with your consent. You also have the option to opt-out of these cookies. But opting out of some of these cookies may affect your browsing experience.
Necessary cookies are absolutely essential for the website to function properly. This category only includes cookies that ensures basic functionalities and security features of the website. These cookies do not store any personal information.
Functional cookies help to perform certain functionalities like sharing the content of the website on social media platforms, collect feedbacks, and other third-party features.
Performance cookies are used to understand and analyze the key performance indexes of the website which helps in delivering a better user experience for the visitors.
Analytical cookies are used to understand how visitors interact with the website. These cookies help provide information on metrics the number of visitors, bounce rate, traffic source, etc.
Advertisement cookies are used to provide visitors with relevant ads and marketing campaigns. These cookies track visitors across websites and collect information to provide customized ads.