«L'ITALIA SI CURA COL LAVORO» È LO SLOGAN SCELTO PER CELEBRARE LA FESTA DEI LAVORATORI;
Cgil Cisl Uil

LA FESTA DEL LAVORO CHE ANCORA NON C’È
CGIL CISL UIL: UTILIZZARE COSÌ LE RISORSE

«L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro». Recita così l’articolo 1 della Costituzione italiana, ed è proprio sul lavoro che Cgil Area Vasta, Cisl e Uil hanno ribadito la sua importanza «per ricostruire su basi nuove il nostro Paese, ed affrontare con equità e solidarietà le gravi conseguenze economiche e sociali della pandemia».

L’Italia si cura con il lavoro, infatti, è lo slogan scelto dai sindacati per il flash mob andato in scena a Piazza Matteotti a Catanzaro, per celebrare il Primo Maggio e per testimoniare «l’impegno quotidiano per il lavoro di qualità e sicuro in un regione dove servono sinergie e confronto sociale per uscire dalla crisi».

«Una crisi economica e occupazionale che la pandemia non ha fatto altro che aggravare – ha dichiarato il segretario generale della Cgil Area Vasta, Enzo Scalese – e che possiamo affrontare solo creando occupazione di qualità, sfruttando le opportunità offerte dai fondi del Recovery Fund e da una programmazione in grado di affrontare con proposte concrete problematiche ataviche legate all’arretratezza economica e sociale da affrontare in maniera responsabile e propositiva».

Secondo Scalese, «si può e si deve creare occupazione, sviluppo e lavoro di qualità. Anche per questo rilanciamo da questa piazza la piattaforma programmatica che abbiamo presentato nei giorni scorsi in maniera unitaria per l’Area Vasta della Calabria. Una piattaforma per la ripartenza che affronta i temi della sanità, delle aree interne e della mobilità, delle infrastrutture, sei servizi idrico e dei rifiuti, dell’ambiente e del territorio e del mercato del lavoro,  in maniera concreta e incisiva».

«Il Primo maggio non è una ricorrenza celebrativa, un semplice rito – ha concluso Scalese – ma è punto fermo della nostra azione sindacale che diventa un monito alla classe dirigente e politica calabrese a riattivare il motore della ripartenza: voltare pagina per garantire in maniera efficace la pienezza dei diritti di cittadinanza».

L’importanza del Primo Maggio, poi, è stata anche ribadita dai segretari generali di CgilCislUil Calabria, sottolineando come questa giornata «ci deve essere utile per costruire il rilancio economico e produttivo della nostra regione, partendo dalla realizzazione di condizioni di lavoro stabile e di qualità, in sicurezza e nella legalità».

«La sicurezza, soprattutto – hanno aggiunto – dovrà essere la stella polare da seguire in ogni luogo di lavoro, convinti come siamo che l’Italia, la Calabria, possa essere curata solo con il lavoro ma che il lavoro debba essere rispettoso delle leggi e dei contratti che agiscono nella logica di prevenzione dei rischi. Quelli che ci troveremo ad affrontare saranno mesi difficili, mesi che richiederanno un grande impegno umano, sociale e civile al fine di agganciare la ripresa e ridare slancio all’economia del nostro territorio».

«Non tutto, però, è perduto – hanno proseguito –. I problemi aperti dalla pandemia potranno essere superati, traguardando la ripartenza auspicata, insistendo sulla strada del dialogo sociale per evitare il rischio che la Calabria rimanga condannata a vita dentro i percorsi accidentati proposti da chi, sino ad oggi, ha gestito la cosa pubblica regionale, in maniera a dir poco discutibile. La Calabria ha bisogno di una scossa, ha bisogno di una nuova stagione concorsuale che sia in grado di immettere nella pubblica amministrazione calabrese  i tanti nostri giovani di talento, il cui ingresso nella macchina pubblica calabrese, è di fondamentale importanza per programma e spendere le risorse pubbliche nazionali e comunitarie, in quantità e qualità».

«Questa regione nel lavoro privato, poi – hanno detto ancora – ha bisogno di scrivere una nuova pagina sulle politiche attive del lavoro, della formazione e riqualificazione professionale, per favorire strumenti, come i patti territoriali, che siano in grado di far diventare la Calabria un attrattore di investimenti nella ricostruzione. Questo Primo Maggio, infine, dovrà essere vissuto con gli stessi sentimenti che hanno consentito all’Italia di ripartire, di ritrovarsi più forte di prima, dopo gli anni drammatici del conflitto mondiale. Ma questa volta il Paese dovrà rimettersi in moto curandosi di non lasciare nessun territorio indietro, compresa la Calabria».

Per i sindacalisti, «sono tanti i punti dai quali la Calabria deve ripartire, per non perdere l’occasione offerta dai fondi messi a disposizione dall’Europa al fine di sostenere il Piano di Ripresa e Resilienza approntato dal Governo».

«Intanto – si legge in una nota – è importante stabilire il principio che la partita economica – in Calabria sono a rischio 80mila posti di lavoro – è importante tanto quella sanitaria. La nostra preoccupazione è che i ritardi e le inefficienze ataviche di questo territorio, mescolandosi perversamente con le ricadute della pandemia, possano portare la regione a perdere il treno della ripartenza, finendo per allargare ancora di più l’enorme divario esistente fra il Nord e il Sud del Paese».

«Perciò – continua la nota – la spesa comunitaria, che in Calabria – come certificato dal Comitato di Sorveglianza – si muove con lentezza e non supera il 38% dei fondi messi a disposizione dall’Europa, deve essere correttamente programmata e, soprattutto, deve essere complementare a quella nazionale in conto capitale che, invece, in questi ultimi anni è stata sensibilmente ridotta. Il Ministro per il Sud, Mara Carfagna, quindi, deve prevedere, anche sostenendo una seria riforma del federalismo fiscale, una revisione della spesa verso il Sud e la Calabria, territori che, in questi anni, sono stati fortemente penalizzati. Questi territori, infatti, non possono più accettare che il riparto dei fondi venga fatto basandosi sul criterio della spesa storica che, in questi anni, ha prodotto un netto taglio di risorse ed allargato la forbice fra il Nord ed il Sud del Paese. Per il Mezzogiorno è necessario sostituire il criterio della spesa storica, che ha avvantaggiato solo il Nord della Nazione e cristallizzato il divario fra le due parti del Paese, con quello dei Lep accompagnando questa azione con la previsione di una fiscalità di vantaggio per le aree più depresse della penisola».

«Per affermare la legalità – continua ancora la nota – e contrastare l’infiltrazione criminale sulla finalizzazione delle risorse comunitarie è fondamentale che la spesa sia tracciabile e trasparente, attraverso l’uso di strumenti importanti quali possono essere la creazione di una Banca dati di coloro che hanno ricevuto questi fondi,  necessaria per capire quali percorsi abbiano seguito queste provvidenze economiche e finanziarie ed un lavoro di analisi di questi flussi attraverso l’incrocio delle banche dati esistenti. In aggiunta a questo vanno sottoscritti i Protocolli sulla Sicurezza e sulla Legalità nei luoghi di lavoro. Da questo passa il rilancio infrastrutturale, materiale e sociale, del Sud Italia e della Calabria che per ripartire hanno bisogno di vedere assecondate, fra le altre cose, le richieste di miglioramento della sanità, di realizzazione di una cura attenta verso la non autosufficienza, di un’attenta azione di ammodernamento delle infrastrutture viarie, ferroviarie, portuali e aeroportuali, di un adeguamento strutturale e funzionale dei presidi scolastici, di un concreto avvio della Zona economica speciale e di una concreta riforma del Corap».

«La Calabria, poi – dice ancora la nota – non può permettersi di mancare l’occasione irripetibile messa in campo con il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza che pensiamo sia, insieme al Recovery plan, una delle ultime possibilità costruttiva di rilancio del territorio. È importante, quindi, riaprire e sostanziare il dialogo sociale per far sì che la Calabria sia protagonista del dibattito europeo sul finanziamento della ripartenza dopo la pandemia da Covid-19, dimostrando la capacità – sino ad oggi accantonata – di saper individuare gli asset prioritari di rilancio economico e sociale del territorio, mettendo da parte la pratica dell’eccessiva parcellizzazione delle risorse che, ad oggi, non ha dispiegato alcun effetto concreto nella regione. Per questo il nostro ragionamento non può non muovere dalla partita sulla programmazione europea».

1) Por Calabria 2014/2020 – «Il Comitato di Sorveglianza che si è riunito il 15 marzo scorso ha messo in evidenza i ritardi nella spesa dei fondi comunitari da parte della Calabria. La spesa calabrese del Programma Operativo Regionale, infatti, non va oltre il 38%. Un indice molto basso, con investimenti parcellizzati: sono a disposizione 800milioni di euro, al netto dei 500milioni riprogrammati su concessione della Commissione europea per fronteggiare l’emergenza Covid-19, destinati a circa 5.000 progetti che, ad oggi, sono tutti da finalizzare».

2) Por Calabria 2014/2020 “Grandi Opere” – «Un altro capitolo importante della programmazione europea è quello destinato alla realizzazione di importati asset infrastrutturali, soprattutto nel settore dei trasporti. In particolare, i fondi europei della ormai vecchia programmazione erano destinati all’aerostazione di Lamezia Terme ed al collegamento fra la stessa e la vicina stazione ferroviaria, alla metropolitana Cosenza-Rende e alla metropolitana Germaneto-Catanzaro. Allo stato attuale, dell’aerostazione di Lamezia Terme non si hanno notizie, la metropolitana Cosenza-Rende non verrà realizzata perché, nonostante l’avvio del cantiere e l’esecuzione di alcune opere, la Commissione europea ha stornato i finanziamenti a causa dei troppi ritardi accumulati, mentre i cantieri della metropolitana Germaneto-Catanzaro procedono a rilento».

3) Por Calabria 2021/2027 – «Per quanto riguarda la nuova programmazione europea è bene dire che, ad oggi, le Linee Strategiche di questo piano presentate alle Commissioni in Consiglio Regionale non sono state discusse all’interno del Partenariato Economico e Sociale e appaiono generiche e non in discontinuità rispetto agli errori commessi nel recente passato, soprattutto per quanto attiene l’esasperata parcellizzazione degli interventi».

 4) Recovery fund -« A quanto detto sino adesso sui fondi europei, si deve aggiungere il fatto che anche le richieste avanzate dalla Regione Calabria per lo stanziamento di fondi del Recovery plan non solo non sono state discusse con le forze sociali e produttive, ma, per di più, altro non sono se non la sommatoria di una serie di opere già finanziate con altri programmi nazionale ed europei di cui la Calabria dovrebbe già beneficiare e che, invece, non sono state ancora realizzate. Un’inutile duplicazione quando, invece, la Calabria avrebbe bisogno di vedere completate, solo per fare alcuni esempi, la Strada statale 106 o la tratta ferrata jonica».

 5) Patto per la Calabria – Nel mare magnum dei programmi di sviluppo trova spazio il cosiddetto “Patto per la Calabria”, presentato dal premier Matteo Renzi nel 2016 come la soluzione dei problemi infrastrutturali del territorio, le cui potenzialità, ad oggi, rimangono ancora inespresse. Il “Patto per la Calabria”, che venne sottoscritto anche dalle Città metropolitane, prevedeva per questa regione risorse per 2miliardi e 500milioni di euro e 748 progetti di cui, però, non si hanno notizie. In quest’ambito ricadono anche i mancati completamenti degli invasi calabresi.

Nel Patto per la Calabria, sono indicate le tematiche che riguardano crescita, sviluppo e legalità; infrastrutture e mobilità; digitale; ambiente e territorio; reti idriche; pubblica amministrazione; scuola, università e ricerca; sanità e welfare; politiche del lavoro; donne e giovani. Temi, oggi più che mai attuali. (rrm)