Mazzuca (PD): Fusione Città Unica porterà a nascita della seconda città della Calabria

Il presidente del Consiglio comunale di Cosenza, Giusepe Mazzuca, ha espresso soddisfazione per il via libera, da parte del Consiglio regionale, al processo di fusione dei comuni di Cosenza, Rende e Castrolibero.

«Si tratta di un percorso virtuoso che porterà, in tempi adeguati, alla costituzione della seconda città della Calabria, capoluogo dell’area nord della nostra regione», ha detto Mazzuca, sottolineando come «la costituzione della Città unica formalizzerà una situazione di fatto già esistente da decenni e sentita dai cittadini come una necessità ormai non procrastinabile. E la soddisfazione è ancora maggiore per la posizione del Partito Democratico, che pur censurando la genesi della proposta, ha deciso di sostenere questo processo epocale e di collocarsi dalla parte giusta della storia».

«Abbiamo deciso di governare il processo e non di subirl – ha sottolineato – proponendo di posticipare la data finale per consentire di arrivare all’appuntamento dopo aver compiuto tutti i passi necessari per armonizzare processi, strutture, statuti, servizi e piante organiche dei tre comuni interessati dal progetto. E soprattutto abbiamo ribadito il principio democratico per cui toccherà ai cittadini esprimersi e decidere se arrivare al traguardo finale oppure no».

«Il referendum, vincolante nei fatti – ha spiegato ancora – supera il vulnus originario della proposta del centrodestra, che aveva escluso i consigli comunali dal processo decisionale, perché sarà una base ancora più ampia e rappresentativa a decretare il successo o meno della fusione. E questa decisione del PD, che ho contribuito a determinare, ha visto un partito mai così unito a iniziare dalla segreteria di federazione con in testa il segretario Pecoraro, passando dalla segreteria regionale con il senatore Irto e dal gruppo in consiglio regionale guidato da Mimmo Bevacqua con il contributo di Franco Iacucci, per arrivare alla segreteria nazionale con il responsabile del mezzogiorno Marco Sarraccino che ha fortemente sostenuto l’iniziativa».

«Non resta adesso – ha concluso – che mettersi al lavoro per arrivare preparati all’appuntamento che, sono certo, i cittadini di Cosenza, Rende e Castrolibero non vorranno mancare sostenendo il sì alla fusione a grande maggioranza. (rcs)

Tavernise (M5S): Sono sbagliati tempi e modi della Fusione dei Comuni

Per il consigliere regionale del M5S, Davide Tavernise, «sono sbagliati i tempi e i modi di questa fusione che coinvolge le città di Cosenza, Rende e Castrolibero. Si tratta dell’ennesima forzatura istituzionale del centrodestra regionale che continua a portare avanti un modus operandi inaccettabile».

«Basti pensare che su questa legge – ha spiegato – approvata di notte e dai soli consiglieri di maggioranza nel calderone di una legge omnibus, insieme al collega Lo Schiavo abbiamo presentato una proposta di legge che non è stata neanche presa in considerazione. A dimostrazione del senso che questo esecutivo ha del concetto di democrazia. Ed è proprio sul concetto più profondo di democrazia partecipata, quale espressione del voto popolare, che si basava la nostra proposta di legge, partendo proprio dalla richiesta di modifica del referendum che tenesse in considerazione i voti dei cittadini dei singoli comuni e non consultivo sul totale degli abitanti coinvolti».
«Abbiamo anche chiesto il coinvolgimento dei Consigli dei tre Comuni – ha proseguito – nell’esprimere un parere sulla legge regionale attraverso una delibera ad hoc e la realizzazione di uno Studio di fattibilità degno di questo nome, considerando quello commissionato dalla sola maggioranza come un documento che non dà risposte. Detto questo è bene chiarire perché domani in Consiglio non voterò contro questa legge, ma esprimerò un voto di astensione. Primariamente e politicamente come Movimento 5 Stelle non siamo contrari alle fusioni dei comuni. Anzi, con alcuni presupposti che riguardano la prossimità, siamo assolutamente favorevoli a questo tipo di matrimonio».
«Nel caso specifico – ha aggiunto – gli abitanti delle città di Cosenza, Rende e Castrolibero formano già oggi una grande comunità, il cui territorio offre opportunità e servizi non solo alla provincia ma anche alla regione tutta. Ma per portare a termine le fusioni devono essere rispettati alcuni requisiti, devono essere programmati alcuni passaggi pratici e burocratici e, soprattutto, deve essere coinvolta la popolazione perché la trasformazione urbana non può essere vissuta come un’annessione di una realtà sull’altra, ma come una opportunità di crescita non solo economica ma anche storica, culturale, identitaria. Passaggi preliminari che in questo caso non sono stati attuati e che mi porteranno al voto di astensione per bocciare un metodo che reputo sbagliato e pericoloso per la democrazia».
«In ultimo, ma non per importanza – ha concluso – mi asterrò per mettere in evidenza anche l’incoerenza del centrodestra sul tema dei referendum: da una parte ha fretta di indire questo referendum sulla fusione, dall’altra si oppone e fa ostruzionismo sulla richiesta di referendum sull’autonomia differenziata». (rrc)

L’OPINIONE / Franz Caruso: Regione usa Città Unica per affermare potere di sciogliere i Comuni non graditi

di FRANZ CARUSO – Nella prossima seduta del consiglio regionale il centrodestra ha deciso di approvare la norma per l’indizione del referendum per la istituzione della città unica tra Cosenza, Rende e Castrolibero. Siamo in presenza di una evidente forzatura. Non intendono dire il ” come” si vuole fare per generare un processo virtuoso e vanno, invece, avanti con una impostazione burocratica che produce solo danni alle città interessat.

Ma la ragione vera per cui vogliono forzare i tempi è quella di legiferare e produrre atti amministrativi funzionali a legittimare l’attuazione della legge obbrobrio che ha modificato il referendum da vincolante a consultivo e, soprattutto, ha disposto che il quesito referendario non sia quello approvato dai consigli comunali ma quello che decide il Consiglio regionale.

Il tentativo è, di fatto, quello di creare il precedente nell’ attuazione di una legge che espropria i Comuni del principio di autodeterminazione. Una legge di imposizione perché consente alla Regione di poter sciogliere uno o più Consigli comunali a proprio piacimento, inficiando persino il principio della sovranità popolare che assegna al consiglio comunale il mandato di una intera consiliatura.

L’obiettivo, pertanto, è prima di tutto quello di voler mano libera per poter esercitare, come consiglio regionale, il potere di scioglimento dei consigli comunali. Un potere che la Carta costituzionale e le leggi ordinarie dello Stato riconoscono a ben altri organismi e non certo ad un Consiglio regionale. Un fatto di inaudita gravità che attribuisce oggettivamente alla Regione un potere di ricatto verso tutti quei sindaci e maggioranze consiliari non gradite al presidente della Giunta. (fc)

[Franz Caruso è sindaco di Cosenza]

L’OPINIONE / Orlandino Greco: Perché diciamo no alla proposta della Città Unica

di ORLANDINO GRECO – È arrivata in Consiglio la proposta di referendum consultivo sulla fusione dei Comuni di Cosenza, Rende e Castrolibero. La proposta, difatti, arriva in Consiglio Regionale per dare il via libera al Presidente della Regione di indire il referendum consultivo.

Il nostro no sarà categorico e senza infingimenti ad una fusione (annessione) calata e imposta dall’alto. Pariamo dal primo punto: la proposta di referendum consultivo rischia di essere inutile, in quanto non considera il voto dei singoli comuni, ma solo il risultato complessivo. Questo potrebbe compromettere la rappresentanza democratica delle singole comunità.

La fusione è percepita come un tentativo di centralismo regionale che ignora le specificità locali e le identità storiche delle comunità coinvolte. In più vi è una distorta lettura della Costituzione e l’auto assegnazione da parte dei Consiglieri regionali di un potere che non hanno. Lo diciamo da tempo e con ancora più forza: la sovranità appartiene al popolo. (og)

[Orlandino Greco è sindaco di Castrolibero]

Il grande tradimento sul disegno della Città Unica

di FRANCO BARTUCCILo dico fermamente e con chiarezza: “Non ci può essere una città unica senza l’inserimento di Montalto Uffugo”. Il disegno di legge regionale va ritirato e rifatto “ex novo”. Non accetto il silenzio totale del Presidente della Giunta Regionale, Roberto Occhiuto, sulla definizione di questo disegno, che ha radici impiantate nella nascita dell’Università della Calabria.

Posso comprendere i consiglieri regionali che hanno lavorato su questo “aborto” di disegno, in quanto troppo giovani e poveri di memoria storica e conoscenza; ma non il Presidente Occhiuto che ha studiato laureandosi all’Università della Calabria, impegnandosi attivamente in quel periodo anche in funzione di una politica universitaria studentesca, in ambito dell’associazione di ispirazione cattolica- democristiana. Faccio questo intervento con tanta amarezza e delusione dopo aver saputo di quanto si è detto in occasione del recente incontro svoltosi a Cosenza nel salone della chiesa di Sant’Aniello su iniziativa dell’associazione “Io partecipiamo”. 

Il progetto della “Città Unica” nasce di fatto nell’estate del 1971 con la delibera assunta dal Comitato Tecnico Amministrativo, presieduto dal Rettore Beniamino Andreatta, la cui seduta si svolse nel salone di Palazzo dei Bruzi, che decideva di insediare le strutture della nascente cittadella universitaria sui territori dei Comuni di Rende e Montalto Uffugo e precisamente su un asse che partiva dalla Statale 107 fino ad incrociare il tracciato ferroviario della linea Cosenza/Paola/Sibari.

Fu una scelta ponderata rispetto a tre soluzioni prospettate e studiate a Nord di Cosenza (Piano Lago), la stessa Cosenza con il suo centro urbano, oppure a Sud di Cosenza. Fu scelta quest’ultima in quanto naturale proseguimento dello sviluppo urbano già in atto con i quartieri di Roges, Commenda, Quattromiglia, Settimo e Taverna di Montalto, che facevano intravedere già una ulteriore crescita e sviluppo di quell’area verso Nord facilmente collegabile alle potenzialità storiche dell’antica Sibari, “patrimonio” mi viene da pronunciare “dell’umanità”.

 Nasceva così l’idea della nuova “Grande Cosenza”, la nuova grande e unica città della “Media Valle del Crati”, arricchita di un sistema viario, autostradale e ferroviario che ne facilitavano il collegamento nella direzione dei quattro punti cardinali con l’arricchimento pure di una metropolitana di collegamento. Era un “Grande sogno” e molti lo definivano tale; tanto che Andreatta con Gregotti fissarono con il progetto ben noto, che rimane per i posteri a dimostrazione del “sogno possibile”, le linee di intervento, integrato al progetto residenziale Martenson, punto chiave di un disegno di una cittadella universitaria inserita nel contesto della grande nuova città, diremmo della “Media Valle del Crati”.

Situazioni avversi e accadimenti verificatisi nel corso di questi anni, causati da azioni politiche strumentali, come anche dal disinteresse della stessa collettività calabrese, ne hanno bloccato il cammino creando ferite insanabili diventate piaghe per il malessere della stessa collettività. Di ferite piaghe ne ho contato ben sette e questa che riguarda il disegno della città unica ne rappresenta l’ultima. Il disegno dell’uniCal non rimaneva ferma dove si trova oggi sulla collina denominata “Vermicelli”, ma scendeva a valle fino a raggiungere il fiume divisorio del confine tra Rende e Montalto per terminare con il tracciato ferroviario Cosenza/Paola/Sibari, dove nel progetto veniva prevista una stazione ferroviaria e vari altri servizi su una estensione di 50 ettari di terreno appartenenti al Comune di  Montalto Uffugo.

Per me questo disegno predisposto dalla Regione Calabria è la prova visibile del grande tradimento che viene perpetrato a danno dell’Università della Calabria ed è la piaga che emana l’odore più “male odorante” che impedisce il raggiungimento di quel progetto e mi auguro che ogni cittadino di questo territorio acquisisca il “valore” della propria coscienza, di saper pensare in “grande”, ed insorga nel bocciarlo prima di un referendum fantoccio, simbolo di una presa in giro che ci viene  proposto/imposto da una classe politica che non ha memoria e visione di sviluppo reale per come il disegno dell’Università era stato pensato dai padri fondatori.

Le sette piaghe che l’Università della Calabria ha accumulato negli anni l’hanno portata strutturalmente ad essere rachitica nella forma e negli spazi non essendo in grado di accogliere nel suo aspetto residenziale, come indicava la sua legge istitutiva ed il suo primo statuto, una comunità residente di almeno 8000 studenti e duemila tra docenti e non docenti.

Oggi nell’Università ci sono meno di 2.500 residenze destinate agli studenti; mentre sono scomparse le disponibilità di alloggi per docenti e non docenti. La sua offerta didattica per i corsi in lingua inglese e per la chiara fama che sta acquisendo a livello internazionale dal punto di vista formativo e scientifico ne fanno una Università di forte attrazione come è emerso dall’ultimo bando di ammissione per il nuovo anno accademico 2024/2025.

Il territorio di contrada Settimo di Rende con una estensione di circa 50 ettari inseriti nella definizione del progetto Gregotti la metterebbero nelle condizioni di accogliere più studenti con maggiori strutture residenziali; come strutture da impiegare ad accogliere domande di insediamenti imprenditoriali magari di alte tecnologie (creando più lavoro) e poi il complesso sportivo universitario in grado di partecipare ai grandi eventi sportivi nazionali ed internazionali, per non parlare della stazione ferroviaria, punto nevralgico di collegamento verso le quattro direzioni cardinali. Di fronte a tutto questo cosa fa questa classe politica su cui pesano al momento le responsabilità di governo della nostra Regione? Partoriscono un piccolo topolino che sguazza di qua e di là mettendo in subbuglio la società e spaccandola senza avere la capacità di dare il giusto senso al progetto che peraltro viene da “lontano” per come ho spiegato nella prima parte del servizio.

[Franco Bartucci è già responsabile Ufficio Stampa e pr UniCal]

Il Comitato Popolare Provinciale CS: No alla Città Unica

«No alla Città Unica». È quanto emerso nella riunione del Comitato Popolare Provinciale di Cosenza in cui si è discusso di «un argomento attenzionato e dibattuto da quasi un anno dall’opinione pubblica, cioè sull’attuazione della città unica».

«In qualità di cittadini calabresi e come membri del Comitato Provinciale cittadino – si legge in una nota – vogliamo esprimere anche il nostro parere visto che una eventuale messa in pratica di tale iniziativa, avrebbe moltissime ricadute sui cittadini. Dal momento che la progettualità della città unica non è ancora chiara, che i promotori non hanno ritenuto evidenziare in modo chiaro il progetto di fattibilità , il nostro Comitato si ritiene contrario alla nascita della città unica».

«Chiediamo il diritto di esprimere la nostra opinione al riguardo – prosegue la nota – attraverso un referendum vogliamo far sentire il nostro pensiero ed ascoltare quello degli altri. Ci domandiamo come saranno organizzati i quartieri, le periferie? Come penseranno di erogare i servizi, i tributi in Comuni con problematiche differenti?».

«Queste sono solo alcune delle domande che ci poniamo e che fino ad oggi – conclude la nota del Comitato – non hanno trovato risposte, e per le quali ne attendiamo da parte dei soggetti preposti». (rcs)

Il punto di Bianca Rende e del suo gruppo sulla Città Unica

di FRANCO BARTUCCIIl gruppo politico “Cosenza Cresce Insieme”, che fa capo alla consigliera e capogruppo comunale, Bianca Rende, che l’ha sostenuta alle ultime elezioni amministrative di Cosenza, si è riunito per trarre un bilancio sul loro operato all’interno di Palazzo dei Bruzi a tutela dello sviluppo della città e del suo territorio di appartenenza.  

Sentita la reazione introduttiva, curata dalla stessa Consigliera Bianca Rende, si è svolto un accurato dibattito, in cui i partecipanti hanno affrontato anzitutto il tema legato al disegno del consiglio regionale della città unica, concordando alla fine la stesura di un documento di sintesi sui temi affrontati, mettendo in rilievo che lo stesso Gruppo si è espresso per primi nel così detto “campo largo” a difendere le ragioni della Città unica, con la soddisfazione di vedere oggi convergere sulla stessa posizione critica costruttiva gli organismi e gli eletti del PD locale e regionale.

«Un risultato politico – si precisa nella nota – che si aggiunge ai risultati concreti raggiunti dalla nostra Lista civica come quello di essere stati determinanti nella elezione del Sindaco, al secondo turno; di avere difeso l’autonomia istituzionale del Consiglio comunale nella elezione del Collegio-revisori dei conti e di avere difeso le sue osservazioni e quelle della Corte dei conti per cui si è giunti, ora e finalmente, a un equilibrio di bilancio che consente di fare di più; di avere denunciato il prevedibile fallimento dell’Amaco; di esserci battuti per la sopravvivenza della Biblioteca civica; difeso i contribuenti nel rapporto con il concessionario per la riscossione dei tributi e proposto per primi modifiche in senso equitativo al regolamento, valorizzato i contatti e l’apporto del volontariato per l’assistenza agli ultimi;  introdotto il sorteggio casuale e democratico per gli scrutatori, mantenuto un rapporto preferenziale col Sindacato e le sue manifestazioni, per non parlare anche del lavoro diuturno di contatti personali e presenza sulla stampa e i media locali».

Un documento in cui non mancano i saluti e i ringraziamenti a coloro che, malgrado questi ragguardevoli risultati, «hanno fatto altre scelte distanti da una coerenza – si precisa nella nota – che abbiamo inteso e intendiamo rispettare. Per quanto ci riguarda, non possiamo permetterci il lusso del pessimismo e dobbiamo continuare a batterci, con serietà e autonomia, per tutta la durata di questa Consiliatura, per fronteggiare il declino della democrazia locale rispettando e onorando la fiducia degli elettori e sperando nel tempo più maturo che giungerà di combattere l’astensionismo di tanti elettori delusi da questa gestione della Repubblica e delle autonomie locali, per la scarsa qualità della classe dirigente».

Già in precedenza nei giorni scorsi la consigliera Bianca Rende era intervenuta favorevolmente sulla nuova posizione espressa dal Pd cosentino in merito la questione della Città unica aperta al confronto serio e responsabile, su quello che potrà essere il futuro dell’area urbana e dei suoi molti driver di sviluppo.

«A leggere le parole del direttivo di circolo, come quelle del suo segretario provinciale, sembra – è il pensiero di Bianca Rende – finalmente tramontata la stagione degli anatemi, sostituita da uno sforzo per centrare l’obiettivo e consentire una procedura più partecipata, senza la solita presunzione di fare camminare la società civile sotto gli ordini di un potere autocratico utilizzando le carte bollate a discapito della Politica. Il documento è un passo avanti verso la comunità altrimenti “invisibile” rendendola determinante con un referendum non solo consultivo, salva poi la competenza autonoma della Regione di prendere atto dei risultati e di modificare o meno la procedura finora seguita senza perdere di vista l’obiettivo prioritario di una crescita urbana e istituzionale nell’area».

«Finalmente acquisita la consapevolezza, almeno così sembra, che il ruolo dei grandi partiti democratici, liberali e socialisti – ha dichiarato ancora Bianca Rende – sia adesso quello di dialogare prima di decidere cogliendo “l’attimo fuggente”». 

«Penso sia il tempo che le parti non solo istituzionali, ma anche politiche si incontrino, per passare all’operatività di quel primo tavolo bypartisan, già costruito con l’iniziativa del gruppo che guido, agli albori del processo legislativo regionale. Senza enfasi o retorica, ma con la piena consapevolezza della responsabilità che ci investe, davanti ad una forte crisi della rappresentanza elettiva, penso che sia questo – ha concluso Bianca Rende – il tempo di spogliarsi degli interessi e logiche partitiche e dalla loro comprensibile ansia elettorale, per individuare insieme un percorso costituivo a tappe forzate, che rispetti i canoni della partecipazione e porti all’unanimità politica sul risultato da raggiungere, che rimane la costruzione di una più autorevole rappresentanza della città, per cui ciascuno possa trovare nuove condizioni indotte di benessere e nuove migliori opportunità di crescita e di lavoro».

Al di là delle analisi e delle discussioni in corso di svolgimento sul disegno di legge della “Città unica” che da più parti si interviene, resta da chiarire con urgenza, prima di compiere un aborto che costituirebbe una “piaga” insanabile per l’intero territorio e la società che vive in quell’area, di guardare con attenzione all’alta considerazione di inserire nel progetto il comune di Montalto Uffugo, in quanto ha nel suo territorio di Settimo tre punti chiave fondamentali per la nascita della “Grande Cosenza”, che sono: la stazione ferroviaria sul tracciato Cosenza/Paola/Sibari, parte integrande del nuovo corso disegnato per l’alta velocità Salerno/Reggio Calabria; il secondo svincolo autostradale a Nord di Cosenza; gli insediamenti strutturali su circa 80 ettari di terreno dell’Università della Calabria, previsti dal progetto Gregotti, per la quale sono stati previsti i due punti indicati in precedenza. A meno che non si ha interesse al suo completamento, che in tal caso la storia ne condannerebbe il comportamento di questa attuale classe politica che non ha riferimenti storici da tutelare.  (fb)                                                                                                        

LA FUSIONE PUÒ ESSERE L’OCCASIONE PER
CONTARE DI PIÙ E NON ESSERE “INVISIBILI”

di GREGORIO CORIGLIANOVolete voi che sia approvata la proposta di legge che prevede la istituzione di un nuovo comune derivante la fusione tra Cosenza, Rende e Castrolibero? Questo è il quesito referendario che verrà posto ai cittadini calabresi, a conclusione dell’iter previsto dalla legge per istituire nuovi comuni.

La prima commissione del Consiglio regionale ha approvato la risoluzione della proposta firmata da Pierluigi Caputo, Katya Gentile, Luciana de Francesco, Sabrina Mannarino, Pietro Molinaro, Pasqualina Straface, Giuseppe Graziano e Gianluca Gallo, tutti di centrodestra.

L’iter previsto per far nascere un nuovo comune dalla fusione dei tre centri che hanno per capofila la città di Cosenza fa passi avanti. Prevista anche la scelta del nome, alla quale devono concorrere i cittadini tra Cosenza, Nuova Cosenza e Cosenza-Rende-Castrolibero. Il referendum potrebbe avvenire entro l’anno, certo dopo le elezioni europee. Nonostante l’opposizione dei sindaci della città capoluogo e degli altri due destinati a sciogliersi, l’iter va avanti. È positivo o negativo lo scioglimento e la conseguente nascita di un nuovo Comune? I politici di centro sinistra lo giudicano negativo, quelli di centro destra, positivo. Almeno i rappresentanti istituzionali.

C’è chi parla di nuovo centralismo democratico della Regione, c’è chi sostiene che la fusione viene fatta per salvare Cosenza dai debiti e dalla insolvenza. Non c’è accordo, ma guerra. Si tenta, da un lato, di prendere tempo e di rinviare, dall’altro di accelerare. Non c’è molta esperienza, in Calabria, anche se di fusioni nel corso degli anni ce ne sono state, di rilevanti, almeno tre. La prima, quella storica, la fusione tra Sant’Eufemia, Sambiase e Nicastro patrocinata dal senatore lametino Arturo Perugini, che diede vita alla quarta città della Calabria, Lamezia Terme. Della quale, non subito, ma col passare del tempo, si è detto un gran bene.

Poi nacque, nel 2017, Casali del Manco, tra la fusione di Casole Bruzio, Pedace, Sera Pedace, Spezzano Piccolo e Trenta. Tutti insieme, quasi diecimila abitanti. L’anno successivo nacque Coro, dalla fusione tra Corigliano e Rossano. Non ci fu accordo nella scelta di un nuovo nome e la nuova città si chiamò Corigliano-Rossano. In totale 74 mila abitanti, il terzo della Regione. Sulla carta, le precedenti città, sono rimaste come frazione. Ovviamente, sia a Casali del Manco che a Rossano-Corigliano c’è, rispettivamente, un solo consiglio comunale ed un solo sindaco. Lamezia Terme, è nata nel 1968 e conta 8 mila abitanti. Anche qui, i tre precedenti comuni, sono rimasti come frazione di Lamezia.

Dalla quarta città della Calabria, se non ai primi tempi, non ci sono più lamentele degli amministratori e dei cittadini. La fusione è stata assorbita ed anche bene. Non c’è più contrarietà a Casali del Manco, se non iniziali individualismi. Non digerita proprio bene la fusione tra Rossano e Corigliano, divenuta, per numero di abitanti, la terza città della Calabria, dopo Reggio e Cosenza. E prima di Crotone, Catanzaro e Vibo Valentia. La fusione, al di là del metodo –per questo c’è contestazione per la nascita della “nuova” Cosenza – è sempre un fatto positivo perché nasce una entità amministrativa più forte. L’unione fa la forza, da sempre. Più si è più si conta, maggiori sono ( o dovrebbero essere) i finanziamenti. Anche in questo tempo di magra e pur in presenza dell’approvazione (in dirittura d’arrivo?) del progetto del leghista Calderoli che sta dividendo il Paese e che la maggioranza di oggi pare voglia portare avanti. Non tutti concordano sulle fusioni. Nessuno sostiene che c’è la diminuzione di Sindaci e di consiglieri comunali, quindi, di cadreghe o di (presunti) ruoli di comando.

La verità è che la nostra è, fondamentalmente, una regione individualista, dove, come diceva l’avvocato Agnelli, “la migliore società è quella costituita in numero dispari e tre son troppi”. In Calabria, però, c’è l’esperienza di un nuovo solo Comune, nato, per l’esultanza dei cittadini, con legge della Regione, dalla divisione tra Rosarno e la sua ex frazione, quella di San Ferdinando, divenuto comune autonomo nel 1977, dopo venti lunghi anni di battaglie, proposte di legge, scioperi, ammutinamenti, divisioni.

A distanza di cinquant’anni dall’autonomia, nella Piana di Gioia Tauro, si comincia ora a parlare di fusione, per contare di più e per non vivere la vita grama delle singole realtà comunali che, a stento, riescono a provvedere agli aumentati bisogni dei cittadini. E per fronteggiare le nuove incombenze del Porto, ecco che si parla di unire Rosarno, Gioia Tauro, San Ferdinando e, forse, Rizziconi, se non Laureana e Candidoni. Chi vivrà, vedrà. (gc)

L’OPINIONE / Orlandino Greco: La Grande Cosenza una manovra di palazzo sulla pelle dei cittadini

di ORLANDINO GRECO –  La Prima Commissione – Affari Istituzionali del Consiglio Regionale della Calabria ha approvato la proposta di legge sulla fusione dei comuni di Cosenza, Rende e Castrolibero, unitamente alla bozza dei quesiti referendari. Una forzatura istituzionale, questa, che sta suscitando indignazione in tutta la Calabria e non solo.

Quella di ieri, infatti, atteso che la Regione non ha decretato uno studio di fattibilità terzo, imparziale e quindi condiviso con tutte le parti sociali ed istituzionali, è stata l’ennesima manovra di palazzo che dovrebbe sfociare, una volta approvato il deliberato in Consiglio Regionale, ad un decreto del presidente della Giunta in cui si fissi una data sul referendum per la città unica, sulla pelle dei cittadini dell’area urbana e di tutte le sue classi dirigenti.

Ricordo a me stesso, pertanto, che l’iter di un progetto di fusione dovrebbe provenire dai consigli comunali, i quali possono essere chiamati a decidere anche sulla spinta popolare, ma restano i consigli stessi a deliberare singolarmente sulla fusione.

Tutto ciò non solo non è avvenuto ma si cerca demagogicamente di scaricare la patata bollente ai cittadini con un referendum antidemocratico che, con il meccanismo proposto del quorum unico, non terrà conto della volontà popolare dei singoli comuni e resterà comunque consultivo.

La domanda, allora, sorge spontanea: dato che alcuni consiglieri regionali hanno così a cuore il parere dei cittadini dell’area urbana cosentina, perché non iniziare un dialogo costruttivo con i rappresentanti comunali votati da quegli stessi cittadini? Perché non consultare le tante professionalità dei territori, le associazioni di categoria o l’associazione nazionale sulle fusioni dei comuni? È ciò che d’altronde è già successo nel recente passato, basti pensare ai casi di Corigliano-Rossano o di Casali del Manco, dove quantomeno i consigli comunali di erano pronunciati a favore della fusione ed era stata rispettata una programmazione dal basso anche se molto scadente.

Purtroppo tocca registrare che ancora una volta, a fronte di tali legittimi interrogativi, l’unica argomentazione utilizzata contro chi, come me, vorrebbe discutere nel merito della vicenda, è quella inerente un’improbabile difesa di rendite di posizione personali. Questione risibile, almeno se si parla del sottoscritto, non solo perché la mia città mi ha dato l’onore di amministrarla già per oltre 25 anni ma perché la verità è che le rendite le vuole difendere proprio chi propina questa avventata legge di fusione, in previsione di nuove ricollocazioni istituzionali e partitiche e visto l’incerto futuro del quadro politico nazionale e locale. Non ho mai avuto paura del confronto nelle urne, lo dice la mia storia, quanto piuttosto dei provvedimenti che non mirano alla tutela del bene comune.

Sono tanti, purtroppo, i quesiti tecnici nei quali bisognerebbe entrare fino in fondo, affinché non saranno sempre i più indifesi a pagarne le conseguenze. Inoltre, ciò che resta intollerabile, è l’attentato alla democrazia perché si sta sovvertendo il principio ispiratore e legislativo delle fusioni.

Se a breve il Consiglio Regionale approvasse l’indizione del referendum, a queste condizioni, affronteremmo a settembre una consultazione elettorale paragonabile a quella avvenuta pochi giorni fa in Russia. Solo che qui non ci sarà Putin a tentare di decidere gli esiti, bensì qualche consigliere regionale, dalla modesta statura politica, insieme alla sua cerchia magica.

Altro che concretezza, alla faccia della democrazia! Io, come tanti, ero e sono pronto a dare battaglia politica in difesa della libertà dei cittadini e del rispetto delle istituzioni. Comune per comune, contrada per contrada, spiegheremo ai cittadini il pericolo che correremmo qualora avallassimo quello che sta diventando, di fatto, un centralismo regionale che rievoca il corporativismo medievale. (og)

[Orlandino Greco è sindaco di Castrolibero]

Il Consigliere Lo Schiavo: Con Città unica si crea un precedente pericoloso

Il consigliere regionale Antonio Lo Schiavo ha evidenziato come con il metodo seguito per la fusione di Cosenza, Rende e Castrolibero, «si introduce infatti un precedente a mio avviso pericoloso che, in futuro, porterà i Comuni più grandi e politicamente meglio attrezzati a pensare di poter “annettere” altri territori con un semplice tratto di penna».

Lo Schiavo, infatti, non è contrario alla fusione «non nel merito della questione, in quanto sono tendenzialmente favorevole alla riorganizzazione degli enti locali (soprattutto di quelli interessati allo spopolamento), quanto nel metodo», ha spiegato a margine della seduta in Commissione Consiliare, che ha deliberato l’approvazione della Proposta di legge recante “Istituzione del nuovo Comune derivante dalla fusione dei Comuni di Cosenza, Rende e Castrolibero”.

«A mio avviso – ha proseguito Lo Schiavo –, il procedimento propedeutico all’istituzione di nuovi Comuni attraverso referendum, andava disciplinato in maniera più organica, tenendo in debito conto l’opinione dei cittadini e dei rispettivi Consigli comunali».

«E non nascondo una certa preoccupazione – ha aggiunto – proprio per la tenuta delle regole sulle fusioni che oggi fanno capo ad una legge del 1983 estremamente scarna e non in grado di contemperare i diversi interessi in campo. Per questo motivo, nel maggio del 2023, ho presentato una Proposta di legge che mira a disciplinare meglio l’istituto del referendum consultivo».

«Un testo che prevede che le fusioni tra Comuni – ha spiegato – possano essere deliberate solo avendo ottenuto la maggioranza dei voti favorevoli in ciascuno dei comuni interessati. Ma l’obiettivo era soprattutto quello di coinvolgere il Consiglio regionale in un dibattito sulle regole democratiche che devono accompagnare i processi di fusione. Inutile dire che quella Proposta di legge è rimasta nel cassetto, non è mai arrivata nelle commissioni competenti e dunque su tali questioni il Consiglio non si è mai potuto esprimere compiutamente».

«Confermo, quindi – ha detto ancora – le mie perplessità sulla disciplina prevista per la fusione in esame, soprattutto per le conseguenze che questa potrebbe innescare a cascata in altri comuni calabresi. Si rischia un vulnus di democrazia che non sappiamo a cosa potrebbe portare».

«Ho espresso, pertanto – ha detto ancora – il voto contrario al provvedimento ribadendo la necessità di un adeguato ragionamento sulle regole del gioco, con il coinvolgimento di tutti gli interessi in campo e invitando tutti gli attori a dare uno sguardo alle esperienze di fusione e di unione che sono state realizzate in Italia e nel resto d’Europa».

«Contrariamente di quanto sta avvenendo in Calabria – ha concluso – i processi di fusione sono nati dal basso in maniera consapevole e responsabile». (rrc)