L’OPINIONE / Guido Greco: Castrolibero non pagherà i debiti di Cosenza

di GUIDO GRECO – C’è nell’aria, all’interno del territorio di Castrolibero, una sensazione forte di unione e spirito di aggregazione che porta, moltissimi cittadini, a combattere per un obiettivo comune: il no alla città unica fra Cosenza, Rende e Castrolibero.

Un’idea scellerata, messa su in modo approssimativo e senza una logica razionale che è tutto tranne che una visione politica che possa migliorare il quotidiano dei cittadini. La città unica non dovrà mai essere un’imposizione calata dall’alto da alcuni consiglieri regionali e in tal senso, c’è da dire anche, che non può esserci fusione senza un vero studio di fattibilità adeguato. Quello attuale è semplicemente un riferimento geografico che unisce sommariamente tre territori. Manca la verifica della compatibilità finanziaria; manca la verifica della compatibilità urbanistica; mancano le certezze per garantire a tutti i cittadini che che miglioreranno le loro condizioni.
Infatti, si possono fare tutti i ragionamenti possibili ma la volontà del popolo è sovrana, solo ad essi spetta la decisione di fondersi  con altri Comuni. Ecco perché, faccio appello a tutti i castroliberesi per firmare la legge che stabilisce che il sì definitivo alla fusione, avviene solo se il parere a favore alla città unica prevale singolarmente nei Comuni, altrimenti si blocca: così come stanno le cose, infatti, i voti provenienti da Castrolibero sarebbero inutili, in quanto, un Comune di 9000 abitanti rispetto ad un Comune di 66.000, come quello di Cosenza, non ha voce in capitolo nel computo totale dei voti.
La fusione completerà il suo iter solo se  prevarrà il sì, singolarmente in ogni Comune. In caso contrario, ci troveremmo davanti ad un atto dittatoriale e in un’ottica anticostituzionale che potrebbe essere un precedente pericoloso e distruttivo per un paese democratico come il nostro.
Il referendum, per questo, è l’unico modo per districare questo dedalo di riflessioni e decisioni: ogni Comune, in modo distinto, l’uno dall’altro, deve decidere in autonomia il proprio futuro. Castrolibero non si estingue sia chiaro. (gg)
[Guido Greco è capogruppo di Rinascita Civica]

GRANDE COSENZA: CITTÀ UNICA TRA DUBBI
E CRITICITÀ, SERVIRÀ LA PARTECIPAZIONE

di ORLANDINO GRECO – Il tema della città unica fra Cosenza, Rende e Castrolibero, è scottante e di grande importanza per tutti i cittadini che vengono catapultati, senza un percorso razionale, ad un cambiamento repentino del loro quotidiano.

Ritengo, per questo, che sia urgente informare tutti sul tema delle fusioni, in genere e sul caso di specie: cittadini, esercenti, imprese e associazioni di categoria. Il rischio, infatti, è la scontatezza ed il pressappochismo, con conseguente salto nel buio. L’argomento credo dovrebbe essere affrontato sotto due distinti profili, ossia quello politico e quello tecnico.

Dal punto di vista politico, la Regione sta procedendo con una serie di modifiche dell’iter legislativo per l’istituzione del nuovo comune che rischiano di innescare una guerra istituzionale e di creare un nuovo centralismo del Consiglio Regionale. Infatti, attraverso un’imboscata in Consiglio, in un solo colpo, la Regione ha modificato la legge istitutiva sulle fusioni, togliendo l’atto di impulso ai comuni e sottolineando che il referendum che deve essere propedeutico e obbligatorio per l’atto di istituzione, diventa di fatto inutile.

Dal punto di vista tecnico, non è ancora chiaro quali siano le fusioni “utili” per la Calabria, atteso che manca un piano regionale per l’aggregazione istituzionale, e poi perché non è stato offerto ai cittadini uno studio di fattibilità organico sulla questione tale da poter mettere gli stessi nella condizione di individuarne benefici e criticità.

E in questa direzione, il Consiglio Regionale della Calabria sta scegliendo di fondere alcuni comuni in base a interessi di parte, tralasciando quelli di Vibo e Crotone, nonostante a Vibo siano già nati comitati spontanei a favore della fusione.

Ecco perché sarebbe più opportuno procedere con uno studio organico per verificare quali fusioni siano utili per la regione, come il Friuli Venezia Giulia con il suo programma annuale delle fusioni di comuni.

Non è certo lo studio presentato dal dr. Sergio, che apprezzo, a poter consentire concretamente una oggettiva valutazione di compatibilità sociale, finanziaria, urbanistica, organizzativa.

Uno studio di fattibilità dovrebbe illustrare il futuro e non solo fotografare lo status quo: una nuova città si progetta seriamente.

Il mio impegno politico, per questo, è noto a favore dell’associazionismo attraverso le unioni dei comuni che possono avere come obiettivo la fusione ma costruita bene, con rigore e serietà. La fusione non è osteggiata per il rischio di perdere poltrone da sindaco o assessore questo deve essere chiaro. E anche sui risparmi la situazione rischia di essere solo propaganda.

Difatti, il risparmio previsto da Sergio è misero e disdicevole, sarebbe meglio togliere due inutili commissioni in consiglio regionale e ridurre i consiglieri di due unità.
Il consiglio di Castrolibero, per tali motivi, ha approvato un documento di diffida a procedere senza il coinvolgimento dei consigli comunali nella fusione dei comuni.

Un corretto iter di fusione dovrebbe includere un “giudizio preliminare di meritevolezza” e uno studio di fattibilità che fornisca elementi sufficienti per esprimere un giudizio sulla fusione. E anche il referendum consultivo in Calabria sembra avere un esito già scritto, con la Regione che non sembra intenzionata a confrontarsi apertamente su un tema così delicato.

Io credo veramente che sia essenziale e sacrosanto il coinvolgimento della società civile e del confronto istituzionale, altrimenti il referendum sarà inutile e i cittadini non avranno nessuna voce in capitolo. Siamo all’antitesi della democrazia.

L’esito della votazione, è chiaro evidenziarlo, dovrebbe essere favorevole se la maggioranza dei voti validi è a favore, ma se a Castrolibero prevarrà il no, si combatterà una battaglia giuridica e politica per riaffermare il rispetto della sovranità popolare e contro la mortificazione del diritto di voto. (og)

[Orlandino Greco è sindaco di Castrolibero]

L’OPINIONE / Franz Caruso: Città unica una forzatura legislativa antidemocratica

di FRANZ CARUSO – Sgomberiamo subito il campo da ogni possibile equivoco. Non sono contro la Città Unica. Contesto e contrasto una evidente forzatura legislativa di chiaro stampo autoritaristico ed antidemocratico.

Si tratta di un’azione scellerata portata avanti da un consigliere regionale, primo firmatario della legge di fusione, che fino a ieri era maggioranza  al Comune di Cosenza dove  non ha mai parlato di questi temi, neanche da presidente del  Consiglio comunale. La Città Unica diventa un problema dirimente solo dopo l’ottobre 2021 quando vince il centrosinistra a Cosenza. Anzi, diventa la panacea di tutti i mali della Calabria, tanto che si segue una procedura speciale, con un iter accelerato che ha bruciato le tappe nella discussione in commissione. È  lecito pensare, dunque, che dietro tutta questa fretta e dietro la mostruosità legislativa partorita non ci siano gli interessi dei territori e delle comunità, ma  fini elettoralistici e politicisti? Penso di si. Ergo, noi stiamo portando avanti  una battaglia identitaria, a tutela della democrazia e della libertà, a difesa dei nostri territori e delle nostre comunità. Da sindaco di Cosenza, pretendo rispetto per la mia città e per i cosentini.
Per quanto riguarda, invece, il progetto di Città Unica, ricordo agli immemori, che  sono stato l’unico candidato a Sindaco di Cosenza alle scorse elezioni ad avere inserito nel mio programma elettorale il progetto di Città Unica. Ho  sempre affermato, però, che ciò doveva avvenire attraverso un processo graduale e partecipato per dar vita ad una esperienza positiva e non ad una esperienza negativa, come accaduto a Corigliano-Rossano dove si raccolgono le firme per la scissione dei due territori.  Non ho mai cambiato idea e, anzi, nei fatti ho perseguito obiettivi di sinergia e collaborazione per addivenire alla fusione, senza forzature.
Tant’è che, insieme agli altri colleghi sindaci di Rende e Castrolibero, abbiamo dato vita ad atti propedeutici per l’integrazione di sevizi importanti. Contestualmente, la Regione Calabria, avrebbe dovuto e potuto aiutare questi processi con uno studio di fattibilità capace di indicare le necessarie soluzioni, per esempio, alle gravi criticità che emergono nelle relazioni finanziarie tra i Comuni. Cosenza ha una situazione di disastro economico e finanziario, creata da chi oggi vuole a tutti i costi la Città Unica,  che non può gravare anche sulle comunità di Castrolibero e Rende.
Per cui avevamo bisogno di uno studio di fattibilità serio e non di uno, il cui autore è affidatario diretto dell’incarico da parte della Regione,  in cui si insiste nella semplicistica elencazione di dati e modalità che difettano in maniera assoluta ed evidente di un profilo tecnico -scientifico. In questa situazione ed a queste condizioni, la non auspicabile fusione sarebbe la risultante di un percorso avventuroso, in cui neanche si verifica la programmazione e l’attuazione degli investimenti regionali finalizzati alla realizzazione di tutte quelle opere pubbliche che, di fatto, sono materialmente mirate alla modernizzazione dei processi di conurbazione. In questo caso è aberrante il definanziamento del progetto di Metropolitana leggera dell’area urbana cosentina.
La città unica non può essere intesa solo come uno strumento utile ad estinguere gli attuali Comuni e a mettere in pista la municipalità di una nuova città che, così fatta, arrecherebbe solo danni ai cittadini ed ai territori interessati. Su tutto ciò, lo dico senza alcun infingimento ritenendolo gravissimo, si registra il silenzio assordante della classe politica regionale tutta.
Aggiungo che oggi bisognerebbe addirittura cominciare a guardare oltre proiettandoci nel futuro con visione e lungimiranza. Ed, infatti, dopo la discussione e l’approvazione del nostro strumento urbanistico ho già detto che occorre pensare ad un piano di area, per una pianificazione generale di un territorio vasto, sempre in sinergia e collaborazione tra le diverse municipalità.
Non c’è dubbio, infatti, che per uno sviluppo reale di questa parte della Calabria è necessario tenere presente anche altri territori legati al capoluogo per un’area metropolitana, capace di valorizzare i suoi punti di forza per contrastarne i limiti, così da creare benefici diffusi. L’area metropolitana, peraltro, consentirebbe il mantenimento delle singole identità e la gestione comune di tantissime risorse come dimostra l’esempio di Reggio. (fc)
[Franz Caruso è sindaco di Cosenza]

De Bartolo (Idm): Su fusione De Francesco faccia rispettare realmente volontà popolare

Emilio De Bartolo, segretario regionale di Italia del Meridione, ha stigmatizzato «con forza la strumentalità della nota stampa della consigliera regionale Luciana De Francesco che, richiamando a suo uso e consumo una dichiarazione del Presidente nazionale dell’Anci, Antonio De Caro, sul tema» della Città Unica, «sostiene che il Presidente dell’Anci avrebbe così certificato, a suo dire, “la legittimità dell’operazione in chiave politica e istituzionale”, aggiungendo che “De Caro coglie lo spirito partecipativo della proposta di legge e il vincolo della scelta democratica referendaria».

«Pur volendoci sforzare – ha detto De Bartolo – non riusciamo proprio a comprendere quale dichiarazione di De Caro abbia letto la Presidente della Prima commissione. Il Presidente dell’Anci ha semplicemente ribadito il valore imprescindibile del referendum popolare e quindi della scelta dei cittadini, che noi peraltro invochiamo da tempo con grande forza, aggiungendo poi una generica condivisione, su cui non possiamo peraltro non essere d’accordo, rispetto ai processi di fusione fra Comuni e di gestione associata dei servizi, citando per esempio il settore dei rifiuti e dei servizi sociali».

«La verità, leggendo la legge Omnibus recentemente approvata dal Consiglio regionale – ha spiegato – è purtroppo un’altra e cioè che in Calabria non comandano affatto i cittadini, se e’ vero come è vero che nella suddetta legge, che De Francesco, evidentemente distratta, ha votato, non solo vengono estromessi dalle scelte i Sindaci e i consigli comunali, dal momento che è stato eliminato il riferimento alle delibere consiliari, ma non si è nemmeno reso il referendum vincolante in ogni Comune, sottolineandone anzi, nella legge in questione, la natura consultiva e quindi teoricamente inutile».

«E dunque, ci chiediamo – ha aggiunto – dove sarebbe il rispetto della volontà popolare che De Caro invece invoca?».

«Ci auguriamo, come Italia del Meridione – ha concluso – che si prenda veramente spunto dalle parole del Presidente nazionale dell’Anci e, laddove ci dovrà essere il referendum, si renda questo strumento effettivamente vincolante in ogni singolo Comune interessato, rispettando nei fatti e non a parole il principio della volontà popolare, perché il parere dei cittadini non può essere un orpello superfluo e accessorio, invocato a sproposito e a convenienza, ma deve invece costituire il cuore e il centro del processo decisionale democratico». (rcz)

L’OPINIONE / Franz Caruso: Su Città unica non prevalgano fretta e superficialità

di FRANZ CARUSO – Sullo studio di fattibilità per la città unica, il suo autore, affidatario diretto dell’incarico da parte della Regione, insiste nella elencazione di dati e modalità che difettano in maniera assoluta ed evidente di un profilo tecnico-scientifico.

Assai improbabile appare prima di tutto la previsione sulla riorganizzazione finanziaria del nuovo ente. Da quanto si apprende dalla stampa, si salta, inoltre, a piè pari, la richiesta di indicare la fonte legislativa e contabile del presunto finanziamento di 150 milioni di euro in dieci anni che, secondo lo studio di fattibilità, dovrebbe essere assicurato al nuovo ente.

Mi auguro, comunque, che si eserciti davvero una azione interruttiva del percorso impostato dalla maggioranza di governo regionale. È auspicabile, infatti, che in sede di esame del Consiglio Regionale non prevalgano fretta e superficialità. Se così dovesse essere, quello della fusione sarebbe la risultante di un percorso avventuroso. Un modo utile soltanto ad estinguere gli attuali Comuni e a mettere in pista la municipalità di una nuova città che, così fatta, arrecherebbe solo danni ai cittadini ed ai territori interessati.

Continuo ad essere convinto che  non si può assolutamente sacrificare la validità della idea di Città Unica sull’altare degli interessi politicisti ed elettoralistici di chi pensa di strumentalizzare una forma di ingegneria istituzionale nella speranza di insediarsi alla guida del nuovo Ente. (fc)

[Franz Caruso è sindaco di Cosenza]

Città Unica, Innova Rende incontra i cittadini: preoccupa il debito pubblico di Cosenza

Innova Rende ha incontrato i cittadini per discutere sulle tante e forse troppe criticità che presenta la proposta di Città Unica Castrolibero-Cosenza-Rende portata avanti dalla maggioranza alla guida della Regione Calabria.

«Sono tante le rimostranze dei cittadini rendesi – viene spiegato in una nota – verso siffatto progetto di fusione, sia per quanto riguarda il metodo utilizzato, vista la totale assenza di partecipazione dal basso per un processo così importante di coesione territoriale, culturale, sociale; sia per quanto riguarda il merito della proposta, la quale nel concreto appare finanziariamente insostenibile e politicamente debole, dato il quasi mezzo miliardo di euro di debito del capoluogo bruzio e la vacatio democratica che ha colpito la Città di Rende a seguito del doloroso e recente commissariamento per Mafia del Comune».

Durante l’incontro, dove sono stati presenti cittadini, studenti ed ex amministratori comunali, sono intervenuti anche gli altri rappresentati delle associazioni del Comitato Cittadino, il quale con grande senso di responsabilità politica sta strenuamente operando nel tentativo di riportare la discussione su binari illuminati ed utili per le comunità interessate, attraverso la promozione di una fase lungimirante di progresso e sviluppo per l’intera Area Urbana di Cosenza.

La questione finanziaria appare quella che maggiormente tocca le corde dei cittadini rendesi, seriamente preoccupati per la fusione con un Comune, come quello Capoluogo, gravato da un enorme e spropositato debito pubblico.

Il piano di fattibilità redatto dal Prof. Sergio, su incarico della Regione Calabria, non convince, ed i 15 milioni di euro all’anno per dieci anni, sbandierati dai consiglieri regionali promotori dell’iniziativa, appaiono briciole, rispetto alle enormi difficoltà che quotidianamente devono affrontare gli enti locali di grandi dimensioni e la disastrosa situazione di dissesto finanziario del Comune di Cosenza.

Da Innova ribadiscono che insieme alle associazioni ed ai movimenti che hanno a cuore la Città, si continuerà a portare avanti quelli che sono gli aspetti che non possono essere sottaciuti: l’assenza di una rappresentanza politica democraticamente eletta a Rende, in aggiunta al dissesto economico-finanziario del Comune di Cosenza ed il bypass dei Consigli Comunali interessati, ai quali non è stato permesso di esprimersi sulla proposta di fusione, rischiano di creare un pericoloso precedente nel merito dei processi di razionalizzazione degli Enti Locali, dilatando ancor di più la distanza tra cittadini e classe politica-istituzionale. (rcs)

La città unica nell’area della Valle del Crati è funzionale all’Unical

di FRANCO BARTUCCISembra che si sia concluso il giro delle audizioni istituzionali presso la Regione Calabria con la commissione Affari Istituzionali, presieduta dalla consigliera Luciana De Francesco, e che a breve, dopo un esame di tutte le audizioni registrate nell’arco degli ultimi tre mesi e la predisposizione del piano di fattibilità (da più voci richiesto), al quale sta lavorando un gruppo di esperti, è nell’intenzione della commissione procedere a un nuovo giro di consultazioni.

Il primo giro intanto si è concluso con l’audizione del Sindaco di Cosenza, Franz Caruso, del Presidente dell’Anci e della Provincia di Cosenza, Rosaria Succurro, nonché dei commissari del Comune di Rende. Ancora una volta abbiamo letto dichiarazioni tipicamente burocratiche che non fanno altro a porre problemi e ripensamenti che allungano i tempi nell’ordine normale delle cose, mentre è fondamentale essere decisi ed operativi su ciò che può nascere dal disegno della nuova città unica nella Valle del Crati. 

Apprezziamo la dichiarazione del Presidente dell’Anci e della Provincia di Cosenza, Rosaria Succurro, che ha subito affermato con precisione e sicurezza di essere favorevole da sempre per la creazione della città unica, oggetto di discussione da cinquant’anni per effetto della presenza dell’Università a Nord di Cosenza vincolata alla creazione ed al miglioramento di un sistema infrastrutturale viario di collegamento con i vari centri urbani del territorio calabrese unendo la fascia tirrenica con quella jonica. 

Non si possono accettare, perché ne ritardano l’esecuzione, le dichiarazioni tipo: «Siamo per la città unica, ma vediamo…». Quel vediamo non è altro che la tipica dichiarazione burocratica di immobilismo. Oppure «Siamo per una nuova città metropolitana», non pensando che una volta realizzata la città unica partono automaticamente con le infrastrutture stradali e ferroviarie ed in primis l’alta velocità e la metro Settimo di Montalto Uffugo/Università/ Rende/Cosenza centro storico/ con diramazione Sila e Valle d’Esaro, le condizioni di allargamento per la città metropolitana. Ed ancora il rimarcare sulle storie di predissesto e dissesto di Cosenza e Rende che ne condizionano l’impegno realizzativo, oppure farne oggetto di conflitto tra forze politiche di centro destra e centro sinistra. 

Mentre di fatto è stato detto che ormai urbanisticamente esiste tra Cosenza, Rende e Castrolibero, in quanto unite strutturalmente negli edifici e divisi dal Campagnano, una forma urbana di città unica con tre municipi. Altrettanto è importante pensare ed assicurare alla società servizi e strutture legate al suo benessere e sviluppo.

Ciò che ancora una volta si continua ad ignorare è che la nuova grande città unica, che chiamerei “CoReCaMo”, chiama in causa l’Università della Calabria, in quanto la città unica è funzionale a questo centro prestigioso regionale di cultura, formazione e ricerca, nato nel 1971 (anno insediamento organi amministrativi-politici, didattici-scientifici), la cui dimensione, con il passare del tempo, va assumendo un carattere internazionale a tutto vantaggio della società che vi gravata attorno, a condizione che ne sia ultimato il progetto, il cui asse va dalla Statale 107 al tracciato ferroviario Cosenza/Paola/Sibari con punto di passaggio e transito in località Settimo di Montalto Uffugo. 

Questa è una storia che ha un inizio e una data precisa con la nascita dell’Università della Calabria, il cui Comitato Tecnico Amministrativo con presidente il Rettore prof. Beniamino Andreatta nella seduta del 31 luglio 1971, svoltasi nella sala consiliare del Comune di città dei Bruzi, scelse di insediare il progetto della nascente Università a Nord di Cosenza sui territori dei comuni di Rende e Montalto Uffugo.

Una scelta che fu contestata per un paio di mesi, attraverso gli organi d’informazione, da vari politici ed associazioni del territorio, che ambivano vederla in altri luoghi, tranne che dai sindaci di Rende Francesco Principe e Montalto Uffugo, come dal Sindaco di Cosenza Fausto Lio e del Presidente della Provincia, Francesco De Munno. Una scelta che fu fatta sulla base di alcune certezze importanti che avrebbero consentito di creare delle condizioni migliori per uno sviluppo urbano più armonioso in un’area urbana più ampia per la creazione di una nuova grande città, tanto che si parlò del “sogno della grande Cosenza”.

Ciò che metterei in nota ed in negativo al Presidente della Commissione Affari istituzionali del Consiglio regionale Luciana De Francesco è la totale assenza consultiva del Rettore dell’Università della Calabria o suo delegato, come del Sindaco di Montalto Uffugo per effetto del progetto dell’Università della Calabria, i cui elaborati progettuali (Gregotti) prevedono una estensione di sviluppo urbanistico di superamento del confine di Rende (fiume Settimo) per estendersi su quello di Montalto Uffugo  fino ad incrociate il tratto ferroviario in precedenza indicato.

Anche il silenzio dell’Università non è da giustificare in questa vicenda in quanto facilmente può essere letta in modo negativo sul rapporto mancato tra l’Ateneo, il territorio e le loro istituzioni, le cui condizioni migliori si sarebbero potute creare con una sostanziosa celebrazione del 50° anniversario del primo anno accademico 1972/1973, conclusosi come tempo temporale il 31 ottobre appena trascorso nel silenzio più totale con il rimpianto di molti.

Eppure la stessa Università avrebbe da guadagnarci, se collegata alle istituzioni ed alla società, per portare a compimento le proprie strutture dei progetti Gregotti e Martensson con l’utilizzo dei fondi europei del Pnrr, del quale si parla ancora oggi che né l’Italia e neanche la Calabria saranno in grado di utilizzarli al suo scadere. Sarebbe una grande “iattura” per dirla volgarmente ed inganno nei confronti dei cittadini calabresi.    (fb)

Guardare lontano attraverso il ponte dell’UniCal per realizzare la “Nuova Città Unica”

di FRANCO BARTUCCI Ci aiuta in questo la relazione illustrativa del progetto Gregotti, scelto dalla Commissione internazionale del concorso, per la realizzazione della sede strutturale dell’Università della Calabria, nella quale troviamo un passaggio molto significativo nella scelta del tipo del progetto utile a favorire la nascita della nuova città.

Un passaggio che ci porta a fare una riflessione attenta su ciò che doveva accadere e non è avvenuto. «L’insieme universitario, una volta a regime – è scritto nella relazione – costituirà con i primi 20.000 addetti (fra studenti, docenti e personale non docente e relative famiglie) un nucleo stabile che si costituirà come una delle più grosse comunità della Calabria, esclusi i capoluoghi di provincia. Esso inoltre sarà dotato delle attrezzature pubbliche più notevoli di tutta la regione. La strategia di collocazione del progetto muove dall’ambizione di considerare l’insediamento universitario come una struttura di riequilibrio e di servizi di tutta l’alta valle del Crati. Perciò i rapporti con la città di Cosenza (città appoggio nella fase di decollo) non si costituiranno come unici privilegiati, ma le connessioni con tutto il territorio pubblico, punteggiato da una serie di insediamenti, dovranno prendere il primo posto».

«La struttura lineare dell’università trova una necessità nella sua collocazione anche dai due punti estremi, precisamente individuati come punti privilegiati del territorio. Da un lato l’incrocio delle due autostrade est-ovest e nord-sud, dall’altro il punto di plesso ferroviario, all’uscita della galleria Paolana, che si costituirà come il tronco principale di connessione a sud tra le sue dorsali tirrenica e ionica. Un sistema quindi che rende particolarmente evidenti le vocazioni regionali dell’università e l’apertura al territorio dei nuovi servizi rari».

Alla luce di questo ultimo documento e di quelli riportati nei due precedenti servizi è auspicabile che tutte le polemiche e le controversie  creatisi ancora una volta in questi giorni sulla “città unica”  si plachino per creare, come detto in altre circostanze e servizi giornalistici, un tavolo di lavoro serio e concreto tra le parti interessate per disegnare insieme nei fatti la buona organizzazione nei servizi della nuova grande città mettendo al centro il completamento del progetto dell’Università della Calabria che costituisce il cuore pulsante e trainante per la nascita stessa e  lo sviluppo della nuova “Urbe” nella media valle del Crati.

 Il tempo è tiranno anche in funzione di una possibile utilizzazione dei fondi del Pnrr per il completamento dell’UniCal e servizi vari, a cominciare dal progetto della metropolitana leggera UniCal, prevista sul tratto nuova stazione ferroviaria di Settimo di Montalto Uffugo, con attraversamento dei nuovi quartieri di Rende, per arrivare, attraverso Viale Mancini al Centro Storico di Cosenza, che una dissennata azione politica nel 2020 ha portato al suo annullamento con fondi europei già disponibili ed assegnati. 

Un’opera, che ha pure prodotto inchieste giudiziarie che ne hanno rallentato l’esecuzione,  la quale  avrebbe dovuto essere completata e consegnata funzionante già nel corso di quest’ anno, se non ci fossero state le inchieste giudiziarie e le pressioni politiche di annullamento del progetto, dirottando i fondi verso altri fini, causa il sorgere della pandemia del Covid-19.

L’UniCal che cresce

Nel frattempo l’Università della Calabria è tornata a crescere nel numero degli studenti iscritti, come nell’offerta didattica con nuovi corsi di laurea, tipo Medicina e Chirugia TD e di Scienze Infermieristiche, come nella sua credibilità ed apprezzamento internazionale, le cui attività didattiche e scientifiche prenderanno il via con questo nuovo prossimo anno accademico 2023/2024. 

L’attivazione di questi nuovi corsi di area medica ha innescato nuove polemiche sulla realizzazione del nuovo ospedale di Cosenza. C’è il progetto d’insediamento nell’area della stazione ferroviaria Vaglio Lise di Cosenza, sostenuto dall’amministrazione comunale di città dei Bruzi, con sindaco Franz Caruso; mentre i sindaci di Montalto Uffugo, Castiglione Cosentino, San Vincenzo La Costa e San Fili, con una mozione congiunta si sono espressi favorevolmente nel realizzare l’opera sui territori disponibili ed espropriati dell’Università della Calabria alla luce dell’attivazione dei corsi di laurea sopra indicati di Medicina ed Infermieristica.

Manca all’appello l’Amministrazione comunale di Rende, attualmente gestita da tre commissari, mentre la precedente giunta,  il consiglio comunale e varie associazioni, attive nello stesso territorio, non hanno fatto mancare in passato il loro parere favorevole a realizzare la nuova struttura ospedaliera nell’area dell’Università. Ma di fronte a tutto ciò il sindaco di Cosenza, Franz Caruso, ha impugnato presso il Tar Calabria un atto regionale emanato dal Presidente della Giunta Regionale, Roberto Occhiuto, che farebbe pensare ad un possibile spostamento della struttura ospedaliera in altra zona diversa da Vaglio Lise.

Atteggiamenti e posizioni che contrastano con la buona volontà di sedersi a un tavolo e rivedere come ridisegnare questa nuova città attesa da oltre cinquant’anni con tutti i suoi nuovi servizi e ce ne sono tanti, come ad esempio le case della salute, le strutture di accoglienza e socializzazione degli anziani, le strutture fieristiche, per non parlare delle case della cultura e del villaggio dello sport, come previsto dal progetto Gregotti dell’UniCal, con uno stadio di calcio capiente di quindicimila posti. Vedo il Campus dell’UniCal con il suo stadio, come le Università Americane di Princeton o Rutgers, nel New Jersey, al servizio degli eventi sportivi dell’Ateneo e di accoglienza delle popolazioni del territorio per una sua maturazione e forte legame. Occorre saper guardare lontano come ci raccomandava il Rettore Beniamino Andreatta. 

Intanto il sindaco di Montalto Uffugo, Pietro Caracciolo, ha manifestato la sua adesione immediata al progetto invitando la Regione a modificare il provvedimento inserendovi il suo comune partendo dall’inserimento nel piano trasporti valido pure per la nuova area urbana che dovrà costituirsi. (fb)

Corte dei Conti sulla Città Unica, le motivazioni che hanno portato alla nascita dell’idea

di FRANCO BARTUCCILa nascita dell’UniCal non ha portato ad una reale sinergia di collaborazione tra le istituzioni comunali e la stessa. In questi cinquantadue anni le Amministrazioni comunali interessate come la stessa Università, salvo il periodo iniziale del primo ventennio in cui esisteva un insistente continuo scambio di vedute e riunioni in ambito comunale, come pure da parte dell’Amministrazione Provinciale, non hanno dialogato e costruito quanto la legge istitutiva dell’Università ed il suo primo Statuto prevedevano in materia di rapporti collaborativi per lo sviluppo dell’Università e per la creazione della nuova grande e unica città.

Basta ricordare la Commissione di collegamento con gli Enti esterni prevista dallo Statuto, istituita nel 1987 dal Rettore prof. Rosario Aiello, ma mai entrata in funzione.

Eppure chiare erano le idee e i programmi che avevano i padri fondatori nell’impostare il tipo d’insediamento strutturale del Campus universitario nell’area a Nord di Cosenza ed in particolare tra contrada Arcavacata (Rende) e Settimo di Montalto Uffugo, scaturito da un concorso internazionale, con commissione di valutazione internazionale, indetto nel 1973 ch’ebbe il placet risolutivo, dopo un periodo di ricorsi giudiziari presso il Tar Calabria ad opera di studi tecnici esclusi dal gruppo dei vincitori, nel mese di luglio del 1974.

Le raccomandazioni della commissione giudicatrice internazionale per lo sviluppo dell’UniCal 

La commissione internazionale dopo aver fatto un attento esame sugli elaborati dei 67 progetti presentati nel mese di dicembre 1973 ne individuava cinque degni di una ulteriore valutazione  tramite una nuova fase concorsuale per la scelta definitiva, suscitando non poche polemiche e ricorsi giudiziari per come sopra specificato.

Nel prendere questa decisione la Commissione giudicatrice del concorso, nel proprio verbale, approvato dal Consiglio di amministrazione nella seduta del 17 gennaio 1974, presieduto dal Rettore, prof. Beniamino Andreatta, focalizzava delle raccomandazioni  per l’insediamento urbanistico dell’Università nel contesto di un territorio già urbanizzato ed in una fase di ulteriore sviluppo.

Se ne riportano a seguire le più importanti: 1) In considerazione del fatto che l’Università attirerà nella zona una numerosa popolazione di studenti, docenti, ricercatori, personale tecnico e amministrativo e relative famiglie, e che questi a loro volta attireranno un ulteriore numero di addetti ai servizi, per cui l’Università potrà diventare uno dei principali datori di lavoro della zona, le attuali proposte di piano regolatore di Cosenza, Rende e della Regione vengano modificate in modo da tener presente tali fatti e che tali piani regolatori vengano concordati con l’Università; 2) che si elaborino piani particolareggiati dei trasporti in vista del numero di persone interessate e i mezzi di trasporto di cui potrà disporre e che tali piani siano concordati fra le varie collettività e l’Università; 3) che in considerazione delle necessità di alloggio dei vari membri dell’Università e delle generali necessità dell’Università di spazi di vario tipo, si esamini la possibilità di utilizzare a tal fine edifici esistenti, soprattutto a Cosenza e che questa venga considerata un’occasione per ridar vita ad alcune zone della città e di restaurare alcuni dei suoi vecchi edifici.

L’UniCal e il Centro Storico di Cosenza

Il Consiglio di amministrazione nella seduta del 9 febbraio 1974 nomina una commissione di studio per l’insediamento di residenze nel centro storico di Cosenza; lo stesso Consiglio nella seduta del 5 giugno 1974 approva il verdetto della commissione giudicatrice del concorso internazionale che premia il progetto Gregotti per la parte delle strutture didattiche-scientifiche ed il progetto Martensson per quanto riguarda il complesso residenziale.

Ma il giorno che segna la svolta per dare inizio ai lavori di realizzazione del progetto strutturale dell’UniCal, dopo la bufera dei ricorsi giudiziari presso il Tar Calabria, è il 16 luglio 1974 quando il Rettore Beniamino Andreatta comunica al Consiglio di amministrazione che il Tar ha rigettato i ricorsi invalidanti e le istanze di sospensione del Concorso internazionale presentati da vari soggetti concorrenti e interessati al programma. La definizione delle controversie in maniera favorevole all’Università permette l’avvio della stesura della convenzione con il gruppo Gregotti e con il gruppo Martensson. 

La rivista La Nuova Città nel numero del mese di luglio 1974 pubblica un articolo con il titolo È piaciuto ad Andreatta il ponte sulle colline, nel quale lo stesso Rettore dice: «La futura Università della Calabria avrà la forma di un lungo ponte sospeso sulle colline di Arcavacata, da Nord verso la città. La grande Università è sul punto di partire. Messi da parte i dissensi, che sono stati spesso abbastanza aspri, il disegno di questo centro culturale legato al processo di sviluppo della Calabria e del Mezzogiorno deve essere ora coerentemente e fermamente realizzato».

«L’Università della Calabria è chiamata a dare prova della sua presenza dinamica, per poter superare le insidie che sono già dietro la sua porta. L’asse di Vittorio Gregotti sembra scongiurare il pericolo dell’isola culturale. Se esso parte verso la città, da Cosenza e da Rende parte un grande asse attrezzato che sembra proteso ad un incontro costruttivo con l’Università. Ancora meglio ora si delinea il disegno della nuova città, per la quale continuiamo a batterci carichi di fiducia. Il ponte del progetto vincente ci consente, pur avendone ancora una conoscenza piuttosto approssimativa, di guardare, anche in questa direzione, abbastanza lontano». (fb)

L’OPINIONE/ Antonello Barbieri: Approccio di Occhiuto per Città unica è sbagliato

di ANTONELLO BARBIERIFusione tra Comuni Coordinamento Nazionale è,  sin dal 2016,  l’ unico  soggetto non pubblico che promuove le fusioni in tutto il Paese. Tiene assieme oltre 30 specifici comitati locali e  più di 100 associazioni.
È al fianco delle amministrazioni nate da fusione,  ha rapporti costanti con quasi tutte le giunte regionali e ha interlocuzioni con i governi e con il Parlamento.

Ha ottenuto,  grazie a un partecipato convegno tenutosi al Senato della Repubblica a febbraio, due significativi risultati: sui contributi statali incentivanti,  passati da 10 a 15 anni,  e il superamento del tetto dei contributi per le grandi fusioni, passato da 2 a 10 milioni di euro. 
Abbiamo, dunque, le carte in regola per poter esprimere la nostra opinione sul progetto calabrese.
Lo abbiamo già fatto e lo ribadiamo in questa sede. Le fusioni funzionano e migliorano la vita dei cittadini. Il responsabile tecnico di FCCN, professor Luigino Sergio, fiore all’occhiello della nostra associazione e massimo esperto italiano in materia, si è chiaramente espresso in tal senso, con  argomentazioni proprie  al  suo  ruolo, che sono  appunto, “tecniche”.

Noi pensiamo però che,  anche in questo caso,  vadano approfonditi ulteriori aspetti che potremmo arrivare a definire “etici”  ma ci limitiamo a chiamarli di  “opportunità!”
E questo approccio ci porta a definire il progetto portato avanti con inusuale determinazione dal presidente Occhiuto, semplicemente “sbagliato”. Perché Cosenza è in dissesto economico. Perché Rende è commissariata per infiltrazioni mafiose.
Perché Occhiuto ha modificato la norma sul referendum consultivo rendendo privo di significato  un istituto che, essendo consultivo, lasciava comunque le mani libere alla Regione.
Perché Cosenza è una città di dimensioni tali da, se affidata dai suoi cittadini a una classe politica all’altezza,  eccellere in qualità della vita e in crescita economica.
Perché,  infine, una fusione così forzata, senza un adeguato coinvolgimento dei cittadini e degli amministratori, priva di quei presupposti  di razionalità che avrebbero dovuto indirizzare il “decisionismo occhiutano” verso aree  della sua Regione  – ben più bisognose di modifiche del governo di quei territori – rischia di diventare un vero e boomerang per i percorsi di fusione in Italia, vanificando il lavoro di illuminati legislatori, di lungimiranti sindaci e, per quello che può valere, anche della nostra Associazione. (ab)

[Antonello Barbieri è presidente del Coordinamento nazionale Fusione tra Comuni]