di FRANCO BARTUCCI – La Corte dei Conti calabrese ha mostrato scetticismo sulla proposta di legge regionale della fusione di Cosenza, Rende e Castrolibero in “città unica” e nell’urbe bruzia i politici contrari come quelli favorevoli si scatenano nell’esprimere giudizi di apprezzamento quanto di prudenza su quanto i giudici contabili hanno espresso nella loro relazione. Un atto che non appare vincolante per le amministrazioni comunali nell’accettare o meno la valutazione della Corte dei Conti.
Resta comunque il fatto che i giudici nella loro relazione scrivono quanto segue: “Tuttavia, è da considerare al riguardo che oltre una certa soglia dimensionale la complessità dei processi può rendere meno agevole la gestione, soprattutto se la dimensione non corrisponde a un processo identitario consolidato, ma è dettata da logiche contingenti”.
Qui casca l’asino in quanto i giudici contabili dimostrano di non avere contezza e conoscenza (lo stesso vale per molti amministratori e politici locali) del come è nata la necessità di costituire tra i tre Comuni con l’aggiunta di Montalto Uffugo un’unica area urbana, o meglio la grande e unica nuova città della media valle del Crati. Probabilmente per mancate giuste e motivate informazioni che vale sia per i primi che per i secondi.
Si potrebbe definire un intervento astruso e fuori dal tempo dal momento che sono finora 52 anni, con l’istituzione dell’Università della Calabria, da quando tale materia è venuta alla luce, in considerazione del fatto che il Comitato Tecnico Amministrativo dell’Ateneo, presieduto dal Rettore, prof. Beniamino Andreatta, per dare seguito ad una legge dello Stato (12 marzo 1968, n. 442) deliberò di insediare la prima Università statale calabrese sui territori dei Comuni di Rende e Montalto Uffugo.
A proposito della legge istitutiva appare a questo punto importante fare un inciso sui “diritti negati” alle componenti docenti e non docenti per quanto riguarda il diritto alla residenzialità e che avrebbe consentito, se rispettata, di avere oggi un grande e non parziale campus universitario. Il riferimento è ai vari ricorsi che diversi dipendenti dell’Università hanno presentato nei primi anni agli organi giudiziari della città e della regione per avere il riconoscimento di tale diritto e che al contrario ci sono state delle sentenze definite da alcuni alla “Ponzio Pilato”, nel senso che anziché guardare al valore della “Giustizia” ci si è espressi in modo accomodante trovando soluzioni piuttosto “burocratici”, non consentendo al personale di poter godere del diritto alla residenzialità come la legge stabiliva, creando così un danno enorme alla stessa università che ad oggi vediamo non completata nelle sue strutture.
Per ritornare alla questione della città unica è il caso di sottolineare che la decisione presa dal Comitato Tecnico Amministrativo dell’UniCal imponeva, quindi, la creazione di un’unica area urbana tra i due Comuni di Rende e Montalto Uffugo per favorire, una volta realizzate le strutture, i vari servizi logistici e gestionali. Questo comportava, comunque, un collegamento e legame con la città capoluogo per varie ragioni storiche quanto amministrative e di supporto iniziale.
Sono esattamente 52 anni che mediaticamente e politicamente con cadenza periodica questo progetto, nei rispettivi territori e relativa società, è frutto di discussioni portandolo quindi ad essere considerato come un “processo identitario consolidato” in corso, che aspetta finalmente di trovare lo sbocco giusto con la immediata realizzazione.
Peraltro bene ha scritto e detto il prof. Walter Greco, docente di sociologia politica all’UniCal nel suo intervento pubblicato dal Quotidiano di Calabria mercoledì 9 agosto, affermando che i movimenti della popolazione hanno da tempo dato vita negli anni a un hinterland omogeneo, precisando che la città unica esiste ormai nei fatti a seguito di uno sviluppo edilizio esteso sui territori di Rende, Castrolibero, Settimo di Montalto Uffugo, creatosi in virtù proprio dell’insediamento universitario che ad oggi ha una popolazione di circa 25.000 studenti e oltre 1.600 tra docenti e non docenti tecnici-amministrativi con rispettive famiglie. È l’Università, quindi, che costituisce l’asse portante nella nascita della nuova città e nell’identificazione di un’area urbana più ampia adeguata ai suoi bisogni. (fb)