La Corte dei Conti della Calabria contraria alla fusione di Cosenza, Rende e Castrolibero?

di FRANCO BARTUCCILa Corte dei Conti calabrese ha mostrato scetticismo sulla proposta di legge regionale della fusione di Cosenza, Rende e Castrolibero in “città unica” e nell’urbe bruzia i politici contrari come quelli favorevoli si scatenano nell’esprimere giudizi di apprezzamento quanto di prudenza su quanto i giudici contabili hanno espresso nella loro relazione. Un atto che non appare vincolante per le amministrazioni comunali nell’accettare o meno la valutazione della Corte dei Conti.

Resta comunque il fatto che i giudici nella loro relazione scrivono quanto segue: “Tuttavia, è da considerare  al riguardo che oltre una certa soglia dimensionale la complessità dei processi può rendere meno agevole la gestione, soprattutto se la dimensione non corrisponde a un processo identitario consolidato, ma è dettata da logiche contingenti”.

Qui casca l’asino in quanto i giudici contabili dimostrano di non avere contezza e conoscenza (lo stesso vale per molti amministratori e politici locali) del come è nata la necessità di costituire tra i tre Comuni con l’aggiunta di Montalto Uffugo un’unica area urbana, o meglio la grande e unica nuova città della media valle del Crati. Probabilmente per mancate giuste e motivate informazioni che vale sia per i primi che per i secondi.

Si potrebbe definire un intervento astruso e fuori dal tempo dal momento che sono finora 52 anni, con l’istituzione dell’Università della Calabria, da quando tale materia è venuta alla luce, in considerazione del fatto che il Comitato Tecnico Amministrativo dell’Ateneo, presieduto dal Rettore, prof. Beniamino Andreatta, per dare seguito ad una legge dello Stato (12 marzo 1968, n. 442) deliberò di insediare la prima Università statale calabrese sui territori dei Comuni di Rende e Montalto Uffugo.

A proposito della legge istitutiva appare a questo punto importante fare un inciso sui “diritti negati” alle componenti docenti e non docenti per quanto riguarda il diritto alla residenzialità e che avrebbe consentito, se rispettata, di avere oggi un grande e non parziale campus universitario. Il riferimento è ai vari ricorsi che diversi dipendenti dell’Università hanno presentato nei primi anni agli organi giudiziari della città e della regione per avere il riconoscimento di tale diritto e che al contrario ci sono state delle sentenze definite da alcuni alla “Ponzio Pilato”, nel senso che anziché guardare al valore della “Giustizia” ci si è espressi in modo accomodante trovando soluzioni piuttosto “burocratici”,  non consentendo al personale di poter godere del diritto alla residenzialità come la legge stabiliva, creando così un danno enorme alla stessa università che ad oggi vediamo non completata nelle sue strutture.

Per ritornare alla questione della città unica è il caso di sottolineare che la decisione presa dal Comitato Tecnico Amministrativo dell’UniCal imponeva, quindi, la creazione di un’unica area urbana tra i due Comuni di Rende e Montalto Uffugo  per favorire, una volta realizzate le strutture, i vari servizi logistici e gestionali. Questo comportava, comunque, un collegamento e legame con la città capoluogo per varie ragioni storiche quanto amministrative e di supporto iniziale.

Sono esattamente 52 anni che mediaticamente e politicamente con cadenza periodica questo progetto, nei rispettivi territori e relativa società, è frutto di discussioni portandolo quindi ad essere considerato come un “processo identitario consolidato” in corso, che aspetta finalmente di trovare lo sbocco giusto con la immediata realizzazione.

Peraltro bene ha scritto e detto il prof. Walter Greco, docente di sociologia politica all’UniCal nel suo intervento pubblicato dal Quotidiano di Calabria mercoledì 9 agosto, affermando che i movimenti della popolazione hanno da tempo dato vita negli anni a un hinterland omogeneo, precisando che la città unica esiste ormai nei fatti a seguito di uno sviluppo edilizio esteso sui territori di Rende, Castrolibero, Settimo di Montalto Uffugo, creatosi in virtù proprio dell’insediamento universitario che ad oggi ha una popolazione di circa 25.000 studenti e oltre 1.600 tra docenti e non docenti tecnici-amministrativi con rispettive famiglie. È l’Università, quindi, che costituisce l’asse portante nella nascita della nuova città e nell’identificazione di un’area urbana più ampia adeguata ai suoi bisogni. (fb)

LA “GRANDE COSENZA” SI PUÒ E DEVE FARE
MA SERVE RIVEDERE LA LEGGE REGIONALE

di FRANCESCO CANGEMI – La Grande Cosenza. Un vecchio sogno che potrebbe realizzarsi con la fusione dei comuni limitrofi dell’area metropolitana (Castrolibero e Rende) per costituire un unicum che formalmente esiste già, ma strutturalmente non produce frutti, soprattutto a vantaggio dei cittadini. Calabria.Live è andata a chiedere cosa ne pensa il sindaco di Cosenza.

Non si nasconde certo dietro un dito il sindaco di Cosenza Franz Caruso quando si tratta di parlare della fusione dell’area metropolitana di Cosenza che riguarderebbe i Comuni di Rende, Castrolibero e lo stesso capoluogo di provincia. Non esita a dire che si tratta, la proposta di legge regionale, di un qualcosa di confusionale e di una «operazione policistica per mettere le mani sulla città».

Il presidente della giunta regionale della Calabria Roberto Occhiuto, nel corso dell’intervista, viene anche definito dal sindaco Caruso come l’autore di «una vera azione di sabotaggio della realizzazione del nuovo ospedale della Annunziata nel sito di Vagliolise».

Sindaco Caruso, perché la fusione che vuole il consiglio regionale non va bene?

Non va bene perché il testo di legge presentato, più che una proposta istitutiva della nuova città unica, sembra essere finalizzata esclusivamente alla sola estinzione dei Comuni oggi esistenti. La Città unica nella realtà urbana esiste già. L’area metropolitana cosentina è già vissuta dai cittadini come una città unica e dalla continuità territoriale. Una legge istitutiva regionale dovrebbe essere utile e funzionale, dunque, ad una organizzazione e riordino di tipo amministrativo, da ottenere attraverso la nascita del nuovo ed unitario ente comunale. Il disegno di legge regionale, invece, crea solo una grande confusione. Quella depositata dal centrodestra è una proposta improvvisata e lacunosa. Ho la sensazione che invece di pensare agli interessi dei cittadini, si tenta di fare una operazione politicista per mettere le mani sulla città. E ciò, ritengo, è soprattutto dovuto al fatto che Occhiuto non ha mai accettato la sconfitta elettorale che nell’ottobre del 2021 ha portato alla mia elezione a sindaco della città.

E quindi?

Si presenta una proposta di legge che contiene solo la data di entrata in vigore della nuova forma amministrativa ed istituzionale della città unica.  Per il resto solo omissioni.  Non è stato previsto alcun efficace percorso, sia dal punto di vista amministrativo che sotto l’aspetto giuridico-legislativo, per una effettiva e sapiente opera di costruzione del nuovo ente. Anzi, cosa gravissima, è che è tanta la fregola di puntare evidentemente ad un vero e proprio colpo di mano, che è stato depotenziato persino il referendum popolare a  cui deve essere sottoposta la scelta.  Dalla decisione vengono esclusi completamente i Comuni, ma soprattutto non decidono più le popolazioni interessate, perché hanno deciso che il referendum debba essere solo consultivo. Insomma la Regione ha avocato a sé pieni poteri.  Un mostro giuridico, anticostituzionale che il Governo nazionale ha avallato. Sulla modifica della forma di referendum e la esclusione dei comuni dal percorso decisorio, si è consumato un vero e proprio scambio tra Occhiuto e il ministro Calderoli. Occhiuto vota a favore della sciagurata ipotesi dell’autonomia differenziata e Calderoli non impugna la legge con la quale la Regione  può decidere la fusione tra Comuni anche a prescindere da un eventuale pronunciamento contrario delle popolazioni.

In che modo?

Attraverso la modifica del comma 3 dell’art. 5 della legge regionale 55/2006, deliberata dal Consiglio Regionale a colpi di maggioranza, che elimina le delibere dei Consigli Comunali e ribadisce che il referendum è consultivo e non vincolante.  Di fatto si mortifica l’autonomia dei Comuni, calpestando il diritto di autodeterminarsi dei territori. Un atto, insomma, antidemocratico ed illiberale. Una modifica che contrasta con ciò che prevede una altra legge in vigore: “La Regione valorizza ed incentiva, sulla base dell’iniziativa dei Comuni, la costituzione di gestioni associative tra le stesse Istituzioni”.

Con altre “regole”, la Grande Cosenza si può fare?

La Grande Cosenza si deve fare. È stato l’orizzonte che ho indicato nel mio programma elettorale. Ma va fatta con responsabilità e serietà.  Per la fusione tra la città di Pescara e i comuni di Montesilvano e Spoltore è stato previsto un percorso della durata di ben nove anni.  Un percorso costituente e partecipato, con i comuni e le popolazioni come protagonisti primari. Serve innanzitutto uno studio di fattibilità e poi bisogna finanziare il  processo di fusione. Un adeguato finanziamento di premialità capace di supportare la nascita di un nuovo ente che dovrà amministrare oltre centomila abitanti e curare e manutenere un esteso territorio. Di tutto questo non c’è traccia nella proposta della Regione.  I firmatari della legge non si pongono minimamente il problema di come la fusione possa avvenire, in questo caso, alla presenza di fattori non certamente ordinari.

Infatti, oltre che la sopraggiunta presenza della gestione commissariale di Rende, soprattutto la condizione di dissesto finanziario del comune di Cosenza, con il registrarsi di una vera e propria voragine debitoria, ereditata dalla gestione dei dieci anni precedenti al mio insediamento alla guida della città costituiscono elementi non banali e che il legislatore regionale possa ignorare.  Serietà e responsabilità vorrebbero che Roberto Occhiuto, intanto, finanziasse ed azzerasse il debito pregresso di Cosenza ed evitare, così, che siano i cosentini e tutti i cittadini della area urbana con le loro tasche a farne le spese.

Ma non mi pare che ci sia questa volontà. Anzi, finora abbiamo registrato da parte di Occhiuto una vera azione di sabotaggio della realizzazione del nuovo ospedale della Annunziata nel sito di Vagliolise, cioè nel cuore della potenziale città unica ed il blocco della metropolitana leggera. Una opera questa che declina la materializzazione fisica della nuova città e che, oltre ad essere proposta in maniera lungimirante da Beniamino Andreatta al momento del suo insediamento a Rettore per la integrazione della università con l’area urbana, oggi sarebbe un innovativo fattore di modernizzazione di una città green, più vivibile e meno inquinata.

Tra riprese e silenzi la proposta della città unica non è nuova. Ritiene che sia ancora rivoluzionaria o bisogna guardare altrove?

È sicuramente rivoluzionaria l’ipotesi di area vasta Metropolitana, per includere anche altri territori legati al capoluogo come la Valle del Crati, il Savuto, le Serre cosentine. Una “Città Territorio” che potrebbe essere  una area strategica, nodo centrale di un asse di sviluppo che si estende da Gioia Tauro a Sibari.

Lei confida in un fecondo confronto istituzionale tra Regione e Comuni intorno alla procedura per la istituenda città unica?

 Finora non abbiamo registrato segnali incoraggianti. Da parte della maggioranza di governo regionale abbiamo registrato chiusure e, in qualche caso, qualche polemica di bassa lega.  Non mi pare di cogliere ad oggi un approccio metodologico consapevole di trattare un tema di forte valore storico. Ritengo che la nascita della città unica della area metropolitana cosentina non possa essere derubricata ad una questione di tipo semplicemente ordinaria e burocratica. L’ambizione dovrebbe essere quella di sollecitare un protagonismo sociale, istituzionale e culturale degno di un grande evento. E poi su questo terreno si dovrebbe facilitare la espressione di una forte volontà unitaria e non insistere in un atteggiamento assolutamente divisivo. I comuni finora hanno dimostrato volontà propositiva e di predisposizione alla cooperazione istituzionale.

Certo, se il quadro non muta, non possiamo subire passivamente.  Attiveremo tutte le azioni che la legge consente per fermare ciò che oggi si configura come un obbrobrio legislativo ed amministrativo. (fc)

Minutolo (Io Partecipiamo) chiede di essere audito in Commissione per disegno di legge su Città Unica

Piero Monutolo, presidente dell’Associazione Politico-Culturale “Io Partecipiamo”, ha inviato una lettera alla presidente della Commissione Affari Istituzionali in Consiglio regionale, Luciana De Francesco, per essere audito con una delegazione dell’Associazione in merito al disegno di legge relativo alla costituzione della città unica Cosenza, Rende e Castrolibero.

Questo perché Minutolo avanzò «la proposta di fusione dei tre comuni dell’area urbana di Cosenza sin dal lontano 1994 e organizzò tra il 2015 e 2019 insieme agli amici dell’associazione quattro convegni sull’argomento che registrarono qualificati interventi di sindaci, consiglieri regionali e comunali, professori universitari, esponenti degli ordini professionali degli Architetti e degli Ingegneri, dell’Istituto Nazionale di Urbanistica, del sindacato, dei consumatori, del Terzo Settore e la partecipazione di numerosi cittadini».

«Nel mese di giugno 2020 – ha ricordato nella lettera – presentammo al Consiglio comunale di Cosenza persino una proposta       di delibera di inizio del procedimento di fusione con il comune di Rende sottoscritta 531 cittadini (il Sindaco pro tempore di Castrolibero si era dichiarato favorevole alla città delle Serre cosentine). La nostra iniziativa però incontrò sul suo cammino un alto e invalicabile muro di gomma costruito dai consiglieri di maggioranza e di opposizione, nel silenzio di chi in campagna elettorale e in numerosi convegni si era pronunciato in favore della città unica». 

«Da allora, fino a qualche mese fa – continua la lettera – ne abbiamo descritto i vantaggi in numerosi articoli sulla stampa. Riteniamo pertanto che di fronte alla persistente idiosingrasia di alcuni settori della politica e delle istituzioni verso l’attuazione della città delle tre città, reiterata ormai da un trentennio con la tecnica del rinvio ad un giorno futuro e incerto, il referendum, al pari dell’elezione diretta dei sindaci, rappresenta un insostituibile veicolo di confronto e di autentica partecipazione in grado di misurare con esattezza e certificare, senza ombra di dubbio, la reale volontà dei cittadini. Volontà che, ovviamente, dovrà avere concreti e consequenziali sbocchi operativi nei successivi provvedimenti dei decisori istituzionali».

«D’altra parte, il legislatore ha adottato questo formidabile strumento di democrazia diretta – si legge – per dare alle comunità la possibilità di arrivare là dove il potere costituito non vuole arrivare. Salutiamo pertanto con favore l’iniziativa legislativa degli otto consiglieri regionali. Riteniamo tuttavia che prima dell’indizione del referendum, il Consiglio regionale dovrebbe introdurre nuove norme nella legislazione regionale che disciplina la fusione tra comuni onde semplificarne il procedimento e incentivarne una più ampia e diffusa applicazione».           

«Su questo aspetto – viene evidenziato – ci riserviamo di avanzare alcune proposte. Non è plausibile in una regione con meno di due milioni di abitanti continuare a tenere in vita un sistema istituzionale locale costituito da una Città metropolitana, 4 province e 404 comuni dei quali l’80 per cento con meno di cinquemila abitanti e con un’alta percentuale che versa in una condizione di deficit, predissesto o dissesto finanziario. Ridurre l’eccessivo numero dei comuni calabresi è pertanto conditio sine qua non per poterne aumentare peso politico, consistenza finanziaria, economicità di gestione, dotazione organica, capacità di pianificazione e di risposta».                                                           

«La città unica del nucleo centrale dell’area urbana – conclude la nota – dovrà essere il primo passo di un disegno politico più ampio e di lungo respiro destinato ad abbracciare in seguito anche un territorio più vasto compreso tra Montalto Uffugo, Piano Lago, Presila e Serre cosentine fino alle pendici dell’appennino paolano». (rrc) 

Fusione dei Comuni, Lo Schiavo e Tavernise presentano proposta di legge per modifica del referendum

I consiglieri regionali Antonio Lo SchiavoDavide Tavernise hanno presentato una proposta di legge che punta a «definire in modo più chiaro l’esito referendario e tutelare l’espressione democratica del voto popolare nei singoli comuni, relativamente alle consultazioni per la Fusione dei Comuni quando l’iniziativa sia intrapresa dal Consiglio regionale».

Secondo le modifiche proposte, l’esito referendario «si intende accolto solo qualora la maggioranza dei voti validamente espressi in ciascun comune interessato alla proposta referendaria sia favorevole alla stessa».

Come viene spiegato nella relazione illustrativa della proposta, l’attuale normativa regionale consente di concludere il procedimento legislativo di fusione anche con un esito referendario sfavorevole alla fusione in uno o più di essi. Con la normativa vigente, quindi, il risultato referendario è condizionato dal «bacino elettorale di tutti i comuni interessati i cui voti calcolati complessivamente determinano o meno l’approvazione della proposta referendaria. La norma in vigore dispone, di conseguenza, che l’esito referendario sia connesso alla maggioranza dei voti validamente espressi complessivamente nei comuni interessati, mentre con la presente proposta di legge si specifica che l’esito deve essere favorevole in ciascun comune della fusione».

L’altro elemento di novità della proposta di legge consiste nel rendere obbligatoria, in caso di proposta di fusione di iniziativa del Consiglio regionale, la «richiesta di parere sulla stessa agli organi comunali competenti, che la esprimono entro sessanta giorni dalla richiesta». La finalità della proposta di legge è anche quella di assicurare il riconoscimento normativo indicato all’articolo 3 del Tuel che vede il Comune come “ente locale che rappresenta la propria comunità, ne cura gli interessi e ne promuove lo sviluppo”, principio messo in discussione in occasione delle fusioni dei Comuni su iniziativa del Consiglio regionale.

«Non vi è dubbio che le fusioni – si legge ancora –, a fronte di alcuni vantaggi, contengono elementi di criticità che di fatto ne rendono difficoltosa l’attuazione. Tra i tanti quello principale è il timore, da parte dei cittadini, di perdere l’identità territoriale e le occasioni di partecipazione democratica che vengono sicuramente ridotte dalla natura intrinseca della fusione. Per queste ragioni la ratio della proposta di legge è anche quella di evitare che procedure di fusione si trasformino in annessione di comuni più piccoli demograficamente o deboli politicamente, in favore di comuni più grandi».

La Proposta di legge prevede infine che la commissione consiliare competente incarichi «gli uffici del Consiglio regionale della realizzazione di uno studio di fattibilità tecnico-economica” nonché l’acquisizione del “parere dei Consigli comunali interessati al fine di valutare in maniera compiuta l’esistenza dei requisiti formali, le ragioni civiche e/o di opportunità storica, culturale, sociale, di funzionalità istituzionale, nonché  di razionalizzazione dei servizi che sono a fondamento della fusione proposta». (rrc)

 

L’OPINIONE / Giacomo Saccomanno: Cosenza Città Unica una grande opportunità di crescita

di GIACOMO SACCOMANNO – Non sono, veramente, comprensibili le ragioni dei sindaci del centrosinistra di Cosenza, Castrolibero e Rende, che si oppongono immotivatamente alla proposta della “città unica”, avanzata democraticamente dal centrodestra.

Probabilmente, motivi campanilistici non riuscendo a comprendersi un solo argomento che possa, in qualche modo, rendere plausibile la loro posizione. Con tale proposta si verrebbe a creare una delle più grandi ed importanti città della Calabria settentrionale e si doterebbe questa di una valenza territoriale e non, di maggiori servizi, viabilità e possibile crescita culturale e sociale.

Un comprensorio che potrebbe riorganizzarsi per rendere l’area urbana armoniosa con il potenziamento e la creazione del nuovo ospedale, con l’ulteriore valorizzazione della già prestigiosa Università, con la rivisitazione del sistema di comunicazione viaria e ferroviaria. Senza aggiungere che per tale aggregazione si potrebbe anche accedere a risorse specifiche che singolarmente non sono fruibili. La Lega, con i rappresentanti locali Simona Loizzo, che ha sempre avuto delle geniali intuizioni, Pietro Molinaro, sempre attento alle necessità territoriali, e con l’intero partito, sosterrà questa iniziativa ritenendola di primaria importanza per le ragioni sopra brevemente indicate e, comunque, per aprire un dialogo democratico che possa partire dalla gente e, poi, consolidarsi nei successivi passaggi che la politica deve sorreggere per consentire innovazioni e nuove visioni che porterebbero i territori interessati ad un’ulteriore crescita e sviluppo. (gs)

Città Unica, il sindaco di Cosenza Caruso a confronto con le deputate Orrico e Ferrara

Il sindaco di Cosenza, Franz Caruso, ha discusso dei temi della città unica con la deputata Anna Laura Orrico e l’eurodeputata del M5S, Laura Ferrara e l’assessore al welfare, Veronica Buffone.

Nel corso dell’interlocuzione è stata premessa la constatazione che, per molti aspetti, la conurbazione dei tre territori protagonisti del progetto di Città Unica, almeno a livello territoriale, rappresentano già un’unica realtà. Un dato di fatto che, però, per essere istituzionalizzato merita un percorso di valutazione graduale e, soprattutto, chiaro, per non lasciare nulla al caso ed alla improvvisazione.

«La fretta è sempre cattiva consigliera, tant’è che la PL presentata dal centrodestra calabrese è lacunosa sotto diversi punti di vista, soprattutto a livello normativo – ha chiosato il sindaco Franz Caruso – Una fretta ingiustificata, peraltro, non rappresentando in nessun modo la fusione delle tre realtà una emergenza calabrese che pure non mancano: dall’inadeguato sistema sanitario regionale  all’inquinamento dei nostri mari, dai precari sistemi di approvvigionamento idrico al dissesto idrogeologico, solo per fare pochi esempi».

«Rispetto a quanto appena detto è legittimo, dunque – ha detto – pensare che l’unica spinta motivazionale a bruciare i tempi, escludendo le Istituzioni locali e, quindi, i territori e le comunità da questo processo, è rappresentata da obiettivi elettoralistici e di parte, non certo, dunque, per il bene comune».

Un’analisi quella del primo cittadino di Cosenza su cui hanno convenuto l’eurodeputata Ferrara e l’on. Orrico, evidenziando, tra l’altro, che la proposta di legge non tiene conto che la cosiddetta Riforma Delrio è soprattutto volta ad agevolare la fusione tra i piccoli comuni, e non certo di una città capoluogo di provincia, peraltro in dissesto, come quella di Cosenza su cui grava, inoltre, un piano di rientro che sfiora i 300 milioni di euro per debiti accumulati dalla passata amministrazione di cento destra, tra gli anni 2020/2021. Ed, infatti, la legge Delrio manca di una normativa che accompagni le fusioni per comuni di densità abitativa alta, superiore ai 10mila abitanti e con situazioni di grave criticità economica.

A ciò l’assessore Veronica Buffone ha aggiunto considerazioni di merito sulle norme regionali incentivanti unioni e fusioni di Comuni, ritenute datate e che necessitano di essere svecchiate e attualizzate, soprattutto in vista di una fusione che vede coinvolta e per la prima volta in Italia, una città capoluogo di provincia per come detto. Per Pescara, infatti, più che di fusione si tratta di annessione di altre piccole realtà  a bassa densità di popolazione tanto che si chiamerà Nuova Pescara.

Le rappresentanti del Movimento 5 Stelle, in ultimo, hanno espresso dubbi e perplessità sul percorso legislativo intrapreso dal centrodestra regionale perché oltre a rappresentare un’imposizione dall’alto ed a mortificare il ruolo dei Comuni, non ha inteso, a beneficio delle collettività interessate, verificare opportunità e rischi attraverso, per esempio, uno studio di fattibilità economico e l’ascolto dei diretti interessati, ovvero dei cittadini. Proposta, quest’ultima, formulata da tempo dal sindaco Franz Caruso.

Quest’ultimo, nel ringraziare Anna Laura Orrico, l’eurodeputata Laura Ferrara e l’assessore Buffone, per la disponibilità manifestata a sostegno dell’Amministrazione Comunale e, soprattutto, a favore dei cittadini ha sottolineato, infine: «La realizzazione della città unica tra Cosenza, Rende e Castrolibero era un’idea rivoluzionaria trent’anni fa. Oggi è addirittura anacronistica per la società moderna e tecnologicamente avanzata che viviamo. Ecco perché penso che per programmare uno sviluppo diverso e migliore non possiamo più fermarci all’area urbana, ma occorre andare ben oltre contemplando anche il Savuto, le Serre, la Media Valle del Crati e la Presila». (rcs)

Città Unica, Perciaccante (Ance) propone istituzione di un “Comitato economico e sociale”

Istituire un Comitato economico e sociale per organizzare la Conferenza dell’Area Urbana. È la proposta avanzata dal presidente di Ance CalabriaGiovan Battista Perciaccante, spiegando come il Comitato avrà il compito di organizzare entro un tempo ben determinato la ‘Conferenza dell’Area Urbana’ come momento di confronto tra le Amministrazioni locali ed i rappresenti del mondo economico, sindacale e sociale.

«Le città sono sempre più complesse da governare e le politiche urbane, sociali ed economiche che le Amministrazioni locali devono mettere in atto, necessitano ogni giorno di più di azioni articolate e specializzate che siano condivise e misurabili negli effetti rispetto agli obiettivi prefissati», ha detto Perciaccante, evidenziato come «accanto alle tradizionali domande di  regolazione dell’uso del suolo, di manutenzione edilizia e di produzione e gestione dei servizi le Amministrazioni locali sono chiamate ad intervenire per rispondere a esigenze stringenti che riguardano lo sviluppo imprenditoriale e occupazionale locale, la riconversione e riutilizzazione dei quartieri che nel tempo hanno perso la loro funzione originaria, la qualità urbana intesa come qualità ambientale, dei servizi e dei tempi di organizzazione e fruizione degli spazi».

Per il rappresentante dei costruttori edili occorre rispondere in maniera adeguata alle crescenti domande di qualità del governo locale aumentando il livello delle conoscenze sulle questioni urbane, favorendo una maggiore diffusione e condivisione delle stesse anche ai fini di definire un efficace dimensione della governance rispetto all’ambito ed al respiro delle opzioni strategiche delle politiche urbane che necessita mettere in atto.  

«Allo stato dei fatti – ha continuato il presidente di Ance Cosenza Perciaccante –  il livello di coordinamento e di cooperazione degli attori istituzionali, nell’area urbana di riferimento, risulta insufficiente. Mancano momenti di confronto sistematico tesi a rafforzare la cooperazione istituzionale al fine di promuovere, ad esempio, una maggiore integrazione degli investimenti pubblici in infrastrutture, per evitare duplicazioni e polverizzazione degli interventi, mirando a sostenere la creazione di economie di scala e di scopo attraverso la comune realizzazione e gestione delle opere».  

«Parafrasando Galileo Galilei – ha aggiunto il presidente dei costruttori cosentini – si può affermare con tranquillità che l’area urbana esiste. Pur in assenza di meccanismi di governo unitario e coordinato rispetto alle politiche, alla programmazione ed alla gestione degli interventi; esiste dal punto di vista delle integrazioni funzionali, degli spostamenti casa-lavoro, della produzione e dei consumi». 

«La portata delle scelte da compiere – ha detto ancora Perciaccante – ha valenza tale da non poter rimanere confinata nel solo ambito del pur legittimo confronto tra i livelli delle istituzioni regionali e comunali. Il momento è tale che nessuno può permettersi il lusso di commettere errori, seppur in buona fede, a causa della fin troppo diffusa pratica dell’autoreferenzialità. Quello che serve è un confronto a più voci tra esperienze e competenze diverse utile a far emergere convergenze e consapevolezza rispetto all’utilità della scala sovra-comunale nella misura in cui questa è in grado di rappresentare un nuovo spazio di impegno ed elaborazione politica e culturale, attorno a cui aggregare interessi e costruire nuove visioni e progettualità di futuri sostenibili ed attrattivi». (rcz)

Città Unica, Lo Schiavo: Necessario sentire i sindaci e rivedere il quorum

Il consigliere regionale Antonio Lo Schiavo ha reso noto di aver chiesto, nel corso della Prima Commissione Affari Istituzionali del Consiglio regionale, «il rinvio della trattazione della Proposta di legge sull’istituzione del Comune unico derivante dalla fusione di Cosenza, Rende e Castrolibero».

Una richiesta motivata dal fatto che «un tema di tale rilevanza, per un’azione che di fatto darà luogo alla fusione tra Comuni più importante della regione, meriti un maggiore approfondimento che tenga nella giusta considerazione le istanze dei territori coinvolti», ha spiegato Lo Schiavo.

«Pur giudicando positivamente la finalità di associare funzioni e servizi in una delle aree indubbiamente più progredite della regione – ha proseguito – ritengo sia necessario un supplemento di analisi e approfondimento che coinvolga, anzitutto, i sindaci interessati ma che vagli opportunamente anche tutti gli aspetti concorrenti nella fase di partecipazione democratica che accompagnerà il processo. Mi riferisco, in particolare, al referendum che, allo stato, prevede un quorum unico sulla popolazione complessiva dei comuni coinvolti ma non contempla la volontà dei residenti nei singoli comuni».

«Determinando, paradossalmente – ha aggiunto – la possibilità che un comune che si esprime a maggioranza contro la fusione venga poi, in ogni caso, incluso nella stessa allorquando il verdetto complessivo risulti a favore. È già successo nella nostra regione e credo che la proposta che oggi riguarda l’area urbana cosentina possa offrire un’utile occasione per affinare il meccanismo referendario e dunque renderlo più coerente al principio di rappresentatività della volontà popolare, che deve essere sempre salvaguardato».

«Per tale motivo – ha concluso – mi farò promotore di una proposta di modifica della Legge regionale n. 13 del 1983 che regola la materia. Si tratta di un passaggio estremamente importante, ribadisco, che merita di essere adeguatamente valutato perché costituirà una prova di democrazia e partecipazione che potrà fare scuola anche per future simili iniziative. Sono pertanto soddisfatto che la trattazione sia stata rinviata dalla Commissione e che sia stata prevista l’audizione dei sindaci dei tre comuni interessati». (rrc)

Mazzuca (Consiglio comunale CS): Tema città unica deve essere trattato con serietà

Il presidente del Consiglio comunale di Cosenza, Giuseppe Mazzuca, ha ribadito come «il tema della città unicaon può essere agitato strumentalmente per interessi politici ed elettoralistici di parte».

«La realizzazione della città unica è, infatti, una questione di enorme valenza per il futuro delle comunità interessate che, quindi, deve essere trattato con serietà e responsabilità al fine di perseguire unicamente ed esclusivamente l’interesse dei cittadini, garantendo lo sviluppo armonico del territorio ed una crescita sociale, economica e culturale equa,  serena e determinata», ha detto ancora, a margine del confronto telefonico avuto con il presidente del Consiglio comunale di Rende, Gaetano Morrone, sul tema della città unica a seguito della presentazione della PL a firma dei consiglieri regionali di centrodestra.

«La proposta di legge presentata dai consiglieri regionali di centrodestra – ha proseguito Mazzuca – genera dubbi e non poche perplessità per diverse ragioni e sotto molti punti di vista.  Certamente è intempestiva e lacunosa! Intempestiva perché, per intanto, non si è posta come la risultanza di un serio ed approfondito confronto istituzionale. Ritengo, infatti, veramente grave e lesivo della ruolo istituzionale che ricoprono i Comuni ed i loro organismi democraticamente eletti, voler procedere sul percorso legislativo  senza riconoscere, appunto, la sovranità dei Consigli Comunali delle città interessate. Rispetto a ciò non può che essere prioritario  il pronunciamento dei Consigli Comunali, subordinando  tempi e contenuti della costituzione di Città Unica ad una leale ed ampia intesa istituzionale».

«Non si può immaginare, in ultimo – ha aggiunto – ed ecco perché ritengo la Pl anche lacunosa, una fusione tra Comuni che genera una Città Unica con un aggregato superiore a 100mila abitanti, da realizzare sulla base di una normativa vigente che è dimensionata esclusivamente a misura dei piccoli Comuni».

«Stiamo decidendo il futuro dei nostri territori – ha concluso il presidente Giuseppe Mazzuca – che non può essere lasciato, quindi, all’improvvisazione, per interessi elettoralistici e di partito». (rcs)

COSENZA – I Popolari in rete della Calabria vogliono la città unica

«Unire Cosenza, Rende e Castrolibero in una sola città darebbe vantaggi e opportunità importanti ai cittadini di questi tre Comuni, consentirebbe una migliore e più agevole gestione dei servizi, garantirebbe ingenti risparmi e maggiori finanziamenti pubblici e determinerebbe una crescita culturale, economica e sociale di grande rilievo per tutta l’area cosentina».

Lo afferma, in una nota, Vincenzo Arnone, presidente dei Popolari in rete della Calabria, a nome dell’intero movimento d’impronta moderata che si sta radicando nel territorio regionale ed è parte di un progetto nazionale di riforma della politica su base civica.

«La crisi in atto, internazionale, morale, occupazionale, politica ed economica, deve spingerci – sottolinea Arnone – al coraggio delle scelte, dell’impegno e della progettualità, a combattere sistemi di potere che hanno tolto risorse e speranze alle comunità locali; specie in Calabria, in cui il familismo e il clientelismo diffusi hanno generato disagi, disservizi, povertà e spopolamento. I tempi sono maturi per riprendere in mano il nostro destino e per creare occasioni di sviluppo collettivo e di riscatto popolare dal basso». «Non c’è alcuna ragione – spiega Arnone – per cui Cosenza, Rende e Castrolibero, che di fatto sono un’unica realtà urbana, debbano rimanere Comuni separati. L’unione fa realmente la forza. È giunta l’ora di pretendere dalle rappresentanze politiche il superamento di campanilismi, recinti e orticelli che hanno danneggiato i territori calabresi e costretto tanti giovani ad emigrare per l’attendismo, l’incapacità e lo spirito di conservazione della vecchia classe dirigente. Ci auguriamo – conclude il presidente dei Popolari in rete della Calabria – che i sindaci, i consiglieri comunali, i partiti, i movimenti e la società civile di questi tre Comuni lavorino insieme per non perdere il treno della Città unica. Sarebbe un errore imperdonabile restare a guardare o difendere eventuali posizioni oscurantiste, contrarie alla realtà e al futuro». (rcs)