Il Cdm scioglie l’Asp di Vibo Valentia

Per 18 mesi l’Azienda Sanitaria Provinciale di Vibo Valentia sarà affidata a una commissione straordinaria. È quanto ha deliberato il Consiglio dei ministri, «in considerazione della necessità di proseguire nell’opera di risanamento dell’azione amministrativa rispetto agli accertati condizionamenti da parte della criminalità organizzata».

Una decisione che, per il presidente della Regione e commissario ad acta, Roberto Occhiuto, «non ci sorprende».

«L’accesso agli atti chiesto mesi fa era stato un primo chiaro campanello d’allarme – ha sottolineato –. L’Asp vibonese paga decenni di abbandono e di malagestione: per troppo tempo sono state prodotte scorie radioattive che solo grazie all’intervento fermo e deciso dello Stato potremo smaltire più velocemente e in modo efficace».

«Il provvedimento del Cdm si riferisce a fatti avvenuti tanti anni fa – ha proseguito – noi negli ultimi tre anni abbiamo tentato di fare andare avanti un’azienda in enorme difficoltà. Ringrazio il commissario straordinario, il generale Antonio Battistini, per l’ottimo lavoro fatto nell’ultimo anno e mezzo. Sotto la sua gestione l’Asp ha avviato un positivo percorso di risanamento aziendale, con azioni concrete e per nulla scontate: dall’approvazione del bilancio alla stabilizzazione del personale, dalle iniziative per abbattere le liste di attesa alla riorganizzazione della farmacia territoriale, fino al potenziamento della neuropsichiatria infantile».

«L’Azienda – voglio sottolinearlo – si è costituita parte civile proprio nel processo penale ‘Maestrale Carthago’ contro tutti i dipendenti dell’Asp coinvolti, nonché contro gli aggressori del personale sanitario», ha detto Occhiuto, assicurando come «la Regione Calabria e la struttura commissariale che guido sono a disposizione dello Stato: con una proficua collaborazione tra istituzioni riusciremo, ne sono certo, a traghettare l’Azienda sanitaria provinciale di Vibo Valentia verso la normalità».

Loiero replica a Scopelliti: «Dopo le mie dimissioni bloccate per anni opere indispensabili per sanità»

di AGAZIO LOIEROCerco di chiudere questa polemica fuori dal tempo per non annoiare i calabresi già afflitti da una sanità diventa per molti di loro ormai inaccessibile. Qualcuno mi ha pure telefonato rimproverandomi di non tenere conto di questa realtà drammatica. Chiedo quindi scusa a tutti i corregionali, specie a quelli che non si possono più curare. Qualche parola quindi sul colonnino de Il Quotidiano dedicatomi stamattina da Scopelliti, dopo un paio di giorni di affannose ricerche e di consultazioni, immagino, di gruppo.

L’ex presidente, come usava fare in passato, non ha risposto al mio rilievo, che  ruotava intorno alla nomina del commissario alla sanità. Ruolo che io ho respinto in una difficile riunione del Consiglio dei ministri e lui già nel luglio del 2010, a pochi mesi dalla sua elezione, ha di buon grado accettato. Di fatto ha accettato il potere che emanava quella nomina, infischiandosene del fardello fiscale e del decadimento della cura che dal provvedimento derivavano e che, ancora, pesantemente gravano sulla pelle dei calabresi. Un ruolo di commissario che lui ha tenuto stretto per ben quattro anni nelle sue mani, fino a quando non fu costretto a dimettersi, interrompendo la legislatura.

Questo è il punto a cui dovrebbe rispondere perché questo è storicamente accaduto.

Scopelliti, invece, svia il discorso fatto a Montepaone e afferma che io avrei chiuso 18 ospedali. Non capisco di cosa parli. All’epoca si avviò una politica non di chiusura ma di conversione e di adeguamento di alcuni piccoli ospedali, che erano diventati spesso luoghi di morte. Gli ospedali con 20 posti letto, come testualmente disse all’epoca il ministro Sacconi «sono un pericolo pubblico» perché privi delle competenze tecniche adeguate per affrontare la malattia. Ma c’è sul tema un secondo elemento che Scopelliti, sbadatamente, dimentica.

In quella fase di costante trattativa con il Governo siamo riusciti, insieme all’assessore alla sanità e all’intera giunta che presiedevo, ad ottenere dal presidente Prodi, molto attento ai bisogni della Calabria, un massiccio finanziamento per la costruzione di quattro nuovi ospedali che abbiamo distribuito strategicamente sulla regione.

Un compenso prezioso ottenuto “solo” dalla nostra regione, a dimostrazione di quanto fosse operativa quella Giunta. Ma c’è di più. A seguito di un lavoro forsennato, ero riuscito a consegnare al mio successore, che era appunto Scopelliti, i progetti dei quattro ospedali pronti per andare in gara. Dopo circa 16 anni non è stata posta per nessuno dei quattro la prima pietra. Non voglio apparire irriguardoso nei confronti di nessuno, ma se c’è un elemento che mi rattrista della mia uscita di scena è il blocco per così tanti anni di opere indispensabili per la vita dei calabresi

L’OPINIONE / Giuseppe Scopelliti: Su commissariamento sanità la verità inconfutabile è un’altra

di GIUSEPPE SCOPELLITI – In risposta a quanto affermato, qualche giorno fa, dall’ex governatore Agazio Loiero che, affidandosi a incaute (a suo dire) “versioni confuse e contrastanti”, è intervenuto sul tema del commissariamento della Sanità calabrese, prendendo le distanze dagli eventi che lo hanno determinato, mi preme precisare alcune cose.

In particolare, ricordo all’on. Loiero e a chi, distrattamente, ha ascoltato il mio intervento pubblico rimestandolo e snaturandolo oltremodo come sia inconfutabile che la Giunta Loiero e i Ministeri dell’Economia e della Sanità, nel lontano 2009, concordarono un Piano di Rientro dai disavanzi sanitari finalizzato ad abbattere l’abnorme debito prodottosi fino a quel momento attraverso la realizzazione di una serie di azioni correttive tra cui la chiusura e la riconversione di un certo numero di ospedali.

È altrettanto inconfutabile che, con una delibera di Giunta del 2009, l’ex governatore Loiero decise di chiudere gli ospedali con un numero di posti letto inferiore a 120 (che erano almeno 18!!). È, infine, ulteriormente inconfutabile che il mancato rispetto delle condizioni contenute nel Piano di Rientro e l’immobilismo della Regione (che quelle condizioni aveva accettato e sottoscritto), determinarono l’avvio della procedura di Commissariamento della Sanità calabrese, su proposta di ben tre ministri quali quello dell’Economia, della Salute e dei rapporti con le Regioni.

Il tema da me pubblicamente sollevato, dunque, non è se l’on. Loiero si sia opposto al commissariamento (mi sarei sorpreso del contrario, vista la delicatezza dell’incarico e la prospettiva di un’imminente campagna elettorale) ma il suo ruolo attivo nella redazione, contrattazione e sottoscrizione del Piano di rientro, approvato con delibera di Giunta regionale n. 845/2009 a integrazione e modifica del documento adottato in precedenza dalla stessa Regione (con delibere n. 585/2009 e n. 752/2009).

Per completezza di informazione aggiungo che l’iter si definì con un’ulteriore delibera della Giunta regionale n. 908/2009 avente ad oggetto: “Accordo per il piano di rientro del servizio sanitario regionale della Calabria ex art. 1, co. 180, L. 311/2004, sottoscritto tra il Ministro dell’Economia e delle Finanze, il Ministro della Salute ed il Presidente della Regione Calabria il 17 dicembre 2009. Approvazione”. Ciò che ho espressamente sostenuto durante il dibattito che mi ha visto protagonista qualche settimana fa, dunque, è, semplicemente, che la chiusura dei 18 ospedali attribuita alla mia volontà altro non è stata che la conseguenza degli impegni ineludibili presi da Loiero e cristallizzati nel piano di rientro. Tutto qui…

L’on. Loiero ha, dunque, infranto inutilmente il silenzio cui si era saggiamente affidato negli ultimi tempi, tratto in inganno da un improbabile suggeritore e dalla sua ormai depotenziata memoria. (gs)

[Giuseppe Scopelliti è ex presidente della Regione Calabria]

L’OPINIONE / Agazio Loiero: «La mia battaglia per impedire il commissariamento della sanità»

di AGAZIO LOIEROHo appreso con un po’ di ritardo che l’ex presidente della Regione, Giuseppe Scopelliti, in giro in Calabria per presentare il suo libro autobiografico, ha fatto tappa verso la fine d’agosto anche dalle mie parti. Qui, nel narrare alcuni episodi della sua vita, avrebbe fatto due considerazioni sulla sanità calabrese che suonerebbero, più o meno così.

Se è vero che porto la responsabilità del commissariamento della sanità decisa dal governo Berlusconi, un certo coinvolgimento ricadrebbe anche su Loiero. Le versioni riportatemi sull’evento, che non ha registrato un pienone, sono contrastanti e confuse. Se diamo per buona la versione di uno spettatore, non si capirebbe, alla luce dei fatti, da quali abissi della memoria possa emergere anche una mia responsabilità in questa spinosa questione. Ricordo infatti che all’epoca del conferimento ufficiale del commissariamento nella figura di Scopelliti, avvenuto nel 2010 con il suo pieno assenso, io non ero più presidente della regione.

E visto anche che nessuno, neanche Scopelliti, contestò all’epoca la versione ufficiale dei fatti. Ormai viviamo un tempo in cui le frasi che si lanciano nei dibattiti politici non rispondono più alla verità ma, grazie all’ausilio di una memoria trasandata, all’utilità che se ne trae. Da molti anni, per mia scelta, non faccio alcuna polemica con l’ex sindaco di Reggio Calabria. Dal momento però che io considero quella battaglia da me sostenuta in Consiglio dei ministri per evitare il commissariamento della sanità regionale, una delle più importanti della mia vita politica, forse è utile riportarla nel segno della verità in superficie.

Esattamente come all’epoca i calabresi l’hanno letta sulla stampa nazionale e regionale. Quindi anche su “Il Quotidiano”. Procediamo con ordine. Verso la fine del 2009, a pochi mesi dalla fine della legislatura, fui invitato dal premier del tempo, Berlusconi, a partecipare al Consiglio dei ministri, dove si sarebbe discusso del piano di rientro dal debito sanitario calabrese e quindi sarebbe stato nominato un commissario esterno. Un provvedimento inedito in cui la regione fungeva, come spesso le capita, da cavia. Naturalmente in Consiglio dei ministri mi ribellai con tutte le mie forze a questa ipotesi del commissario.

Non intendo soffermarmi a lungo sui dettagli di quell’aspro confronto. Ricordo solo che i ministri della Lega e anche il ministro della sanità mi attaccarono senza alcun riguardo non solo nei confronti della regione che rappresentavo ma anche nei riguardi del luogo istituzionale dell’incontro. Il Consiglio dei ministri non è il Parlamento dove le forze politiche si accapigliano senza andare per il sottile. Avevo notato, nella mia passata esperienza di ministro, che l’ospite convocato in quella sala austera veniva sempre, anche in presenza di dissenso, circondato da un grande rispetto formale. Devo dire che Berlusconi mi tutelò. Mi concesse il tempo di ribattere, richiamando alcuni ministri che m’interrompevano con frequenza.

Aggiungo per onestà che non mi difesi male. Me lo confermò lo stesso Berlusconi quando, alla fine del confronto, mi accompagnò all’uscita. Avevo approfondito un piano di rientro dal debito come uno studente all’esame cruciale della sua vita. L’avevamo approntato in ogni dettaglio insieme con alcuni bravi dirigenti dell’assessorato alla sanità e con i tecnici dell’Agenas. Non la faccio lunga. Alla fine di un’accesa discussione la figura del commissario esterno, che avrebbe rappresentato un’onta per me e soprattutto per la Calabria, fu scongiurata. A questo punto Berlusconi m’invitò a farmi direttamente carico del ruolo di commissario. Una proposta inaspettata che non nascondo mi mise in difficoltà. Non potendomi consultare con nessuno, dopo qualche secondo di smarrimento, presi una decisione rischiosa.

Risposi che non me la sentivo di accettare la proposta perché, se è vero che il commissariamento, attraverso un articolo della Finanziaria, mi avrebbe offerto la possibilità di nominare tutti i manager della sanità senza l’obbligo di passare dalla Giunta, è anche vero che lo stesso articolo mi avrebbe imposto il blocco del turnover, delle assunzioni e l’innalzamento delle aliquote fiscali dei calabresi al massimo consentito. Troppo pesante per la mia regione. A questo punto i ministri della Lega mi assalirono di nuovo. Quando mi fu data la possibilità di ribattere, affermai che se il governo avesse insistito su quella posizione io mi sarei dimesso seduta stante. Berlusconi probabilmente non se la sentì di registrare in Consiglio dei ministri un atto politicamente così grave. Storicamente mai avvenuto prima. Il Commissario non fu nominato.

Dopo poco tempo mi presentai alle elezioni regionali per un secondo mandato. Fui sconfitto da Scopelliti. Il quale accettò quasi immediatamente la proposta del governo e diventò commissario. Aggiunse il fardello della sanità a tutte le altre deleghe trattenute saldamente nelle sue mani all’atto della formazione della Giunta. Una breve digressione di costume politico. Bisogna riconoscere che l’abitudine, così ricorrente, di trattenere presso la presidenza tante deleghe che non possono essere seguite con profitto, rappresenta un’esibizione di forza congeniale, più che agli uomini politici del nostro tempo, agli stregoni inclini ad esibire un potere primitivo nei confronti della tribù. Da quel lontano 2010 i calabresi pagano aliquote fiscali altissime.

Lo fanno in silenzio da 14 anni perché ormai il loro sentimento prevalente è la rassegnazione. Con un’aggravante: non riescono più curarsi. Una tragedia a cui l’autonomia differenziata infliggerà il colpo finale. (al)

[Agazio Loiero è ex presidente della Regione Calabria]

SANITÀ, PROPOSTA ANCORA UNA PROROGA
PER IL COMMISSARIAMENTO DI OCCHIUTO

L’ipotesi di una ulteriore proroga del commissariamento della sanità in Calabria, affidato al Presidente Roberto Occhiuto proposta con un emendamento dal sen. Claudio Lotito potrebbe diventare un autogol, per restare in ambito di calcio (visto che Lotito è il patron della Lazio). Per una serie di ragioni: da un lato – apparentemente – si potrebbe interpretare come un consenso al lavoro fin qui svolto (e quindi è necessaria una proroga), dall’altro può significare che la politica si arrende all’ineluttabilità di una sanità “commissariata” sine die in Calabria. E se così fosse, non sarebbe una buona notizia per i calabresi che hanno diritto – dopo anni di illusioni e imperdonabili trascuranze – a una sanità degna di quasto nome. Pur avendo fior di professionisti nel campo medico-ospedaliero e di specialisti sparsi tra università e centri privati, la salute dei calabresi non gode di “buona salute” perché una volta mancano gli strumenti (o sono obsoleti e non sono mai entrati in funzione), un’altra volta mancano i farmaci, le attrezzature, i dispositivi, etc. Così non può continuare, anche se – per la verità – l’impegno del Presidente è lodevole quanto gravoso.

Nei giorni scorsi, la consigliera regionale Amalia Bruni (ricercatrice ed ex direttrice dell’Istituto di Neurogenetica di Lamezia Terme) ha ricordato le sue tante sollecitazioni (già durante la campagna elettorale di due anni fa) perché del debito sanitario calabrese se ne facesse carico l’Esecutivo («serve un patto forte con il Governo. Il commissariamento ha prodotto danni. Sul debito prodotto dai commissari non possono rispondere i calabresi, se ne deve occupare il Governo», e lo ha ribadito:  «Bisognava quantizzare il debito e d’accordo col governo nazionale stabilire la parte da pagare che spettava ai calabresi, mentre il resto accumulato in quetsi anni di gestione commissariale sarabbe stato a carico dello Stato».

Adesso, i consiglieri dem di Palazzo Campanella stigmatizzano ancor di più la situazione in una nota abbastanza “feroce”: « Mentre il ministro Schillaci osannava in Cittadella il nuovo corso della sanità calabrese capace di poter conquistare a breve l’uscita dal commissariamento, il presidente della Lazio e senatore di Forza Italia Claudio Lotito depositava un emendamento con l’approvazione del quale si arriverebbe alla proroga di un altro anno del decreto Calabria. E seppure anche Lotito ha sottolineato presunti progressi fatti nella gestione della sanità calabrese, di fatto si prosegue con una legge emergenziale ad hoc che significa esattamente il contrario dell’uscita dal commissariamento e la necessità per la Calabria di essere ancora sotto la supervisione del governo centrale. In buona sostanza Roberto Occhiuto, che pure ha ottenuto i poteri di Commissario ad acta per il piano di rientro dal debito sanitario, che erano mancati ai suoi predecessori, ha fin qui fallito. Per la maggioranza di centrodestra, evidentemente, permane ancora l’incapacità della Regione Calabria e del commissario Occhiuto di legiferare in materia».

Secondo i consiglieri del gruppo regionale dem, «Le notizie apprese a mezzo stampa evidenziano come il senatore Lotito, incaricato dalla Calabria e dal collega di partito Occhiuto, arriva in soccorso con un emendamento che per l’intero 2024 prevede la proroga delle leggi speciali ed emergenziali per la Calabria. E seppure potrebbe esserci anche qualche risvolto positivo da questa proroga, è chiaro che nessun progresso è stato fatto fin qui e che ci troviamo davanti alla situazione di sempre: bocciatura per la sanità calabrese, perché la proroga del decreto riconsegna ad Occhiuto poteri speciali allungando i tempi del commissariamento perché fin qui, è evidente, il governatore non è stato in grado di rispettare il cronoprogramma per fare uscire la Calabria dalla gestione commissariale«.

Detto in altri termini – spiegano ancora i consiglieri dem – «è Occhiuto che non ha fatto “i compiti a casa” e per tramite di Lotito fa chiedere al governo un altro anno di decreto Calabria.  Nell’emendamento si legge che la situazione dei Lea non è gestibile dalla Calabria, che l’erogazione dei servizi minimi è in alto mare e che, soprattutto, le Aziende sanitarie ed Aziende ospedaliere possono continuare ad essere governate da commissari senza dover attingere dalle graduatorie per direttori generali. Se non è una bocciatura politica e generale della gestione della sanità calabrese questa, davvero non sapremmo come altro interpretare l’emendamento Lotito. E vi è pure di più: l’ammissione di un gravissimo errore per quanto riguarda l’impignorabilità per Asp e Aziende ospedaliere sommerse dai debiti. Pesantemente ripresi anche dall’Unione europea – conclude la nota del gruppo del Pd – governo centrale e regionale altro non hanno potuto fare che correggere ed eliminare l’impignorabilità “fraudolenta” fin qui mantenuta in vita per le  Asp. A conti fatti l’emendamento Lotito, utilizzando termini calcistici a lui cari, è un “gol a porta vuota” per l’allungamento sine die del commissariamento della sanità calabrese».

Dal canto suo, il Presidente Occhiuto sbandiera come un grande successo il maxi bando di concorso per la selezione di 263 medici da destinare all’area dell’emergenza di urgenza intra ed extra ospedaliera in tutte le aziende sanitarie e ospedaliere della Calabria: per la prima volta in Calabria – a quanto pare – ci sono più domande che posti a disposizione (i concorsi prima andavano quasi deserti). In effetti, sono pervenute 443 domande, a dimostrazione della forte attrattività del bando e della capacità del territorio – dice Occhiuto – e della sanità calabrese di richiamare l’attenzione di tanti giovani medici, abituati oggi a percorsi lavorativi troppo incerti, e pertanto alla ricerca di contratti stabili.

Secondo il Presidnete Occhiuto, il successo del concorso – uno die più grandi del Paese – è anche merito della chiarezza del percorso del bando», le cui prove indizieranno tra una ventina di giorni.  Sono disponibili 53 posti per anestesisti (90 le domande pervenute), 1 posto in neuro radiologia (12 domande pervenute), 9 in cardiologia (77 domande pervenute), 39 in ortopedia (24 domande), 16 in neurologia pe ril trattamento degli ictus (41), 145 per medicina d’urgenza (189). (rrm)

L’OPINIONE / Annamaria Artese: Dai vertiti del PD silenzio su commissariamento di Rende

di ANNAMARIA ARTESE – Mai come in questo momento storico nella politica calabra la parola donna è sinonimo di coraggio delle proprie idee.

Basti pensare che rispetto all’accanimento giudiziario che ha travolto la città di Rende, solo due donne hanno espresso un pensiero che si discosta dal coro: l’onorevole Simona Loizzo ed Enza Bruno Bossio. Una nota politica che ai ben pensanti sembrerà trasversalmente stonata, ma che, di fatto, restituisce l’idea di quanto coraggio serva oggi per difendere valori e principi che non possono essere arbitrariamente disattesi.

L’onorevole Loizzo, in occasione di un evento a Villa Rendano, senza mezzi termini ha dichiarato quanto aver commissariato Rende, proprio nel momento di massima crescita e sviluppo, sia stata azione incomprensibile e assurda. Sull’opposto fronte politico Enza Bruno Bossio in questi mesi, ha ribadito il suo garantismo di sostanza distinguendosi da chi all’interno del suo gruppo politico per l’ennesima volta non ha preso posizione dinanzi a tali storture.

Mi sarei aspettata un interrogazione parlamentare da parte del nostro segretario regionale, nonché deputato, ma il suo silenzio mi ha confermato quanto il coraggio sia qualità assai rara. Solo un silenzio assordante, una inerzia che poco si confà alla storia di un partito che mai come in questo particolare momento storico avrebbe tanto da dire e soprattutto in una terra come la nostra che sempre più velocemente retrocede pericolosamente.

Una rinnovata classe dirigente, aderente ai comuni principi di correttezza e coerenza è ciò che continuo ad auspicare si realizzi ed è ciò che mi ha spinto ad accettare di divenire segretario del circolo rendese del PD: una richiesta giuntami da più parti in un momento molto difficile e che, nelle intenzioni, avrebbe dovuto rappresentare una soluzione unitaria ai frastagliamenti in seno al partito.

Oggi, mi ritrovo, mio malgrado, a svolgere il mio lavoro di segretario in completa solitudine, se non addirittura ostracizzata dai soliti personalismi e dalle divisioni che avremmo già da tempo dovuto superare.

La solidarietà in questo contesto non è mai scontata, così come non è scontato prendere posizioni chiare, anche a costo di rischiare, quando si è sicuri non solo delle proprie posizioni, ma, soprattutto, del ruolo che si investe e di chi si rappresenta.
Lavorare al bene comune della nostra città e non solo: su questo siamo chiamati a misurarci. Tutti, nessuno escluso. È una questione morale prima che politica.

Oggi, più che mai, so di rappresentare chi mi ha votato, chi ha visto in me quel cambiamento necessario e non più rimandabile.
Continuerò a dar voce a quella parte di PD dialogante e capace di costruire un futuro che sia espressione di più voci nel segno del rinnovamento e della unità capace di far voltare finalmente pagina al nostro partito, cancellando per sempre i vecchi schemi e meccanismi logoranti.

Magari è proprio dalla prospettiva di genere che bisognerà ripartire per rivendicare una democrazia effettiva non di facciata e soprattutto coraggiosa. (aa)

[Anna Maria Artese è segretario del Circolo Pd di Rende]

Profiti (Azienda Zero): Dieci anni di Commissariamento sono innaturali

«Dieci anni di commissariamento sono qualcosa di innaturale, avrebbero annichilito qualunque sistema sanitario, a maggior ragione un sistema tra i non più robusti d’Italia». È quanto ha dichiarato Giuseppe Profiti, commissario di Azienda Zero nel corso di un’iniziativa organizzata dall’Aned di Catanzaro.

«Il commissariamento – ha spiegato il commissario di Azienda Zero – nasce per il rientro dal disavanzo, un disavanzo che ormai da due anni non c’è più. La Calabria ha fatto i conti con il passato, ha ripianato i suoi disavanzi, adesso ha un avanzo nel 2021: si tratta ora di decidere come impiegarlo per restituire servizi sanitari ai calabresi che ne sono stati privati in questi anni».

«Gli addetti ai lavori hanno il sospetto che in realtà questo gigantesco debito non sia come è stato narrato ma possa essere ben diverso. Non so fino a che punto sia un sospetto e valutazioni tecniche o un desiderio, certo questo significherebbe liberare tante risorse per il sistema. Anche in questo caso aspettiamo ancora qualche mese», ha detto Profiti in merito al debito.

Sul tema della carenza di personale, il commissario ha riferito che ci sarà un «pacchetto che costituirà la manovra di autunno».

«Diciamo che per la prima decade di ottobre – ha spiegato ancora – si possa dare al presidente la possibilità di presentare un pacchetto organico di misure che inserisca i cubani all’interno di una manovra un po’ più complessiva, fatta di interventi strutturali, quindi destinati a risolvere i problemi anche nel medio lungo periodo – come i concorsi, concorsi a tempo indeterminato e stabilizzazioni – e una serie di misure estemporanee che ci devono consentire di far fronte a situazioni contingenti in Calabria come nel resto d’Italia legate all’improvvisa carenza di medici di cui ci siano accorti nel post covid, in Calabria come in tutte le altre regioni». (rcz)

 

 

Cannizzaro (FI) al sottosegretario Costa: Velocizzare stop al commissariamento

Il deputato reggino Francesco Cannizzaro, ha ribadito al sottosegretario della Salute, Andrea Costa, la necessità dello stop al commissariamento della sanità calabrese e il riconoscimento dell’Irccs al Grande Ospedale Metropolitano di Reggio Calabria.

Qui per due giorni di incontri istituzionali, affiancato da Cannizzaro, promotore della visita, Costa ha voluto conoscere nel dettaglio la situazione dell’Asp e del Grande Ospedale Metropolitano, incontrando medici, personale sanitario e dirigenti. A questo fine si è tenuta una riunione generale insieme ai vertici aziendali, durante cui ciascuno per le proprie competenze settoriali ha illustrato lo stato dell’arte. Spazio soprattutto alle parole di chi amministra, quindi Jole Fantozzi, Commissario dell’Azienda Ospedaliera, ed a Gianluigi Scaffidi, Commissario dell’Asp. 

Tutti d’accordo sulle enormi limitazioni e contraddizioni dettate dal Commissariamento, in netto contrasto con i piani di sviluppo aziendale e con le emergenze imposte dalla pandemia. In primis la carenza di personale, in deficit di almeno 700 unità. 

 

Il Sottosegretario ha voluto, principalmente, ascoltare e quindi prendersi carico delle istanze pervenute dagli esperti del Gom e dal deputato reggino Cannizzaro, il quale più volte ha portato all’attenzione del Parlamento la questione sanità calabrese. Non soltanto per difetti, ma anche per pregi. Esempi virtuosi si trovano in diversi reparti dell’Ospedale reggino, per alcuni dei quali appunto è stato da tempo avviato l’iter per l’ottenimento dello status di Irccs., che segnerebbe un cambiamento fondamentale sia dal punto di vista economico sia logistico per i “Riuniti” di Reggio e più in generale per la Calabria. Una regione ogni anno chiamata a sborsare circa 350 milioni di euro per la migrazione sanitaria dei suoi pazienti, stanchi a loro volta di vedere spesso negati basilari diritti alla salute.

Andrea Costa nel prendere appunti su tutte le richieste inoltrate dai vertici sanitari reggini, ha assicurato che lo Stato è vicino a tutti territori, soprattutto quelli non al passo coi tempi.

Ripartire dalle eccellenze e dai punti di forza che anche qui trovo è stato il leitmotiv del Sottosegretario, nel corso del sopralluogo.

Obiettivo: ridare dignità alle strutture, ai pazienti ed agli operatori calabresi, restituendo la gestione del settore a chi ne è territorialmente competente, quindi la Regione. Basta uomini imposti dall’alto che nulla hanno a che fare con la Calabria o con la Salute.

Dopo la lunga riunione presso l’ufficio del Commissario straordinario Jole Fantozzi, un pit-stop al Centro vaccinale ospitato dal vicino Consiglio regionale, dove ad accoglierlo c’era il presidente Giovanni Arruzzolo. Il Sottosegretario si è detto «felice di vedere molti giovani ad operare per il prossimo con il sorriso sulle labbra», soffermandosi a chiacchierare con alcuni di loro prima di andar via proseguendo con gli incontri istituzionali in agenda. (rrc)

L’OPINIONE/ Rubens Curia: L’importanza per la Calabria della Sentenza 168 / 2021 della Corte Costituzionale

Di RUBENS CURIA – Leggendo la puntuale sentenza del giudice Antonini, si avverte la preoccupazione di voler impedire il cronicizzarsi di una condizione di crisi che porta a stabilizzare: la sospensione degli ordinari meccanismi di responsabilità politica e del relativo potere di controllo degli elettori locali;  l’incremento della pressione fiscale( che noi calabresi ormai da molti anni conosciamo); il venir meno delle garanzie dei Lea; il principio di eguaglianza dei cittadini.

Inoltre, “il giudice delle leggi” ci ricorda che, dal 2014, un “funzionario dello Stato” gestisce il “Piano di rientro dal debito”, e che è un unicum nel panorama nazionale che in una Regione vi sia “un più che decennale commissariamento della sanità”.

Qualora ciò non fosse sufficiente, l’Avvocatura dello Stato ha delineato nella fase dibattimentale, richiamata nella sentenza, l’allarmante quadro della sanità calabrese con particolare riguardo a; Rete Ospedaliera; Rete Perinatale; Rete Oncologica; Assistenza Territoriale; Stato dei pagamenti delle Aziende Sanitarie; Gestione del personale; Contabilità Analitica; Programma Operativo per la gestione della emergenza Covid 19.

Il magistrato chiosa l’analisi impietosa dell’Avvocatura commentando: «Nonostante il lungo Commissariamento».

Ancora, nella sentenza si afferma che: «Non appare ragionevole, ed insieme è lesivo delle evocate competenze regionali costringere l’autonomia regionale fino a tutto il 2023 al solo proseguimento della soggezione al potere sostitutivo statale, escludendo quindi l’ipotesi che questa( la Regione) possa recuperare il ruolo che le è proprio».

Insomma, anche la Corte Costituzionale decreta il fallimento dello strumento del Commissariamento statale e l’abnorme procrastinarsi dello stesso.

Interpretando, inoltre, la sentenza appare evidente che, con il potere assoluto del Commissario ad Acta viene conculcato il principio normativo della “leale collaborazione” che deve esserci tra Commissario e Regione, infatti la sentenza invita la Regione ad elaborare un “Nuovo Piano di rientro”che dovrà essere approvato dallo Stato.

Pertanto, non più una Regione che esegue, ma che disegna, da protagonista, una nuova organizzazione della sanità; questa è, a mio parere, un’importante occasione per noi calabresi( Istituzioni, Attori Sociali, Sindacati e Operatori del settore) per scrivere, finalmente, una riforma organizzativa ed etica della sanità, perdere questa opportunità sarebbe un grave errore. (rc)

Il presidente f.f. Spirlì: Stop a commissariamento della Sanità in Calabria

Il presidente f.f. della Regione Calabria, Nino Spirlì, ha ribadito che «la Calabria non ha alcuna intenzione di restare sotto la botta di un inutile commissariamento che ha devastato la sanità in questi undici anni e che ha gonfiato in maniera mostruosa il debito sanitario».

«Sulla base di quanto stabilito dalla Corte Costituzionale, credo che oggi non ci siano più giustificazione per farlo sussistere». ha aggiunto Spirlì, nel corso della visita, in Calabria, del sottosegretario alla Salute, Andrea Costa, accolto in Cittadella regionale alla presenza del commissario ad acta, Guido Longo, e del direttore generale del Dipartimento Tutela della Salute, Giacomo Brancati.

Di seguito, il presidente Spirlì ha accompagnato il sottosegretario Costa durante i sopralluoghi nell’hub vaccinale di Catanzaro Lido e nell’ospedale universitario Mater Domini di Germaneto.

«Ringrazio il sottosegretario Costa che oggi – ha aggiunto Spirlì – ha potuto verificare di persona quanto la debole sanità regionale abbia saputo rispondere alle urgenze e alla necessità dei calabresi. I cittadini innocenti non devono pagare le colpe dei corsari della sanità, che hanno devastato questa regione, e degli scafisti sanitari che continuano a rapire pazienti calabresi per portarli in altre regioni, a danno della nostra sanità. Sono soddisfatto di quello che oggi abbiamo potuto presentare al Governo, che si sta rendendo conto di quanta fatica possano fare i nostri sanitari e chi amministra questo settore nella nostra regione».

«Lo stop al commissariamento – ha dichiarato ancora il presidente – deve essere definitivo e avvenire rapidamente. Ritengo che, in tempi brevi, il Mef, prima di tutti gli altri ministeri, debba alzare bandiera bianca. Ha sbagliato in tutto, soprattutto nella mancanza di controlli. Se la Calabria ha commesso errori, sicuramente il Mef è il loro padre, perché non ha controllato o non ha saputo controllare. Oggi insistere con il commissariamento significherebbe essere consapevolmente colpevoli. Quelle stanze e quegli inutili tavoli che si sono succeduti in questi anni devono riconsegnare ai calabresi la gestione della sanità. Sarebbe molto grave un comportamento contrario».

La mia presenza oggi – ha affermato Costa – vuole testimoniare la vicinanza dello Stato ai territori e alle Regioni che, in questi mesi difficili, hanno affrontato una situazione drammatica, talvolta senza mezzi adeguati. La mia presenza è anche per ringraziare tutto il nostro personale del servizio sanitario nazionale, che ha gestito in prima linea la pandemia e continua col piano di vaccinazione a darci un sostegno indispensabile».

«Credo che la pandemia – ha aggiunto – ci abbia insegnato come, di fronte alle grandi sfide, ci sia bisogno di un lavoro di squadra in cui ognuno può e deve dare un contributo straordinario. Sono rimasto colpito positivamente dal centro vaccinale che abbiamo visitato, dove ho riscontrato una grande organizzazione. Questo è l’elemento che mi porto a Roma, nella consapevolezza che, fortunatamente, i cittadini stanno comprendendo quanto sia importante la vaccinazione».

«I numeri della Calabria sulla vaccinazione – ha concluso il sottosegretario – sono positivi, in linea con i dati nazionali. Ringraziamo per questo in primis la Regione e tutti coloro che hanno collaborato in questo percorso condiviso: personale sanitario, volontari, associazioni. Ognuno è stato messo nelle condizioni di essere protagonista». (rcz)