La Commissione UE accoglie le richieste della Regione: nuove risorse per l’agricoltura

La Commissione Europea ha autorizzato la modifica finanziaria del PSR Calabria 2014-2022 richiesta dalla Regione rendendo, così, disponibili nuove risorse per l’agricoltura calabrese.

La conferma arriva dal Dipartimento Agricoltura, che il 24 ottobre scorso aveva avanzato precisa istanza in tal senso, in coda ad un attento lavoro di concertazione con gli uffici competenti.

«In meno di un mese – ha sottolineato l’assessore regionale all’Agricoltura, Gianluca Gallo – si è riusciti a chiudere positivamente una partita alquanto rilevante per l’agricoltura calabrese, anche grazie agli ottimi rapporti instaurati con la Commissione UE ed in particolare con l’ufficio sviluppo rurale, guidato da Filip Busz, con il coordinamento di Andrea Incarnati per la programmazione 2014-2022, e con il referente per le principali regioni del Sud Italia, Leonardo Nicolia, che in stretto raccordo con il dipartimento Agricoltura si sono prodigati per l’ottenimento di questo risultato in tempi brevissimi. Saremo pertanto in grado di rimodulare e investire risorse che rischiavano di andare perdute».

Nello specifico, attraverso la modifica autorizzata da Bruxelles, sarà possibile ricalibrare la dotazione finanziaria di diverse misure strutturali negli ultimi anni pesantemente condizionate da fattori esterni quali la pandemia, il conflitto russo-ucraino, le numerose epidemie diffusesi in ambito zootecnico, le avversità climatiche.

Dal generale al particolare: per quanto concerne la Misura 4, destinata agli investimenti di ammodernamento, ristrutturazione ed innovazione all’interno delle aziende agricole finalizzati al miglioramento della competitività e della sostenibilità ambientale, preso atto della difficolta di spesa delle aziende, che avrebbe comportato un rischio di disimpegno di circa 40 milioni di euro, sono stati attivati nuovi bandi di rapida attuazione (protezione culture e fornitura arredi ed attrezzature per agriturismi), per complessivi 25 milioni di euro, mentre gli ulteriori 15 milioni saranno ora utilizzati per incrementare la Misura 13, relativa alla indennità compensativa per zone montane e svantaggiate.

Altre importanti economie di spesa, destinate sempre ad incrementare la Misura 13, provengono dalla Misura 6 (recante sostegni per le nuove imprese), da cui sono stati attinti circa 7,7 milioni di economie, e dalla Misura 8 (interventi per aumentare le superfici boscate) da cui sono stati recuperati altri 17 milioni. (rcz)

Nesci (Fdi): Scelta su Von Der Layen in piena coerenza con risultati 9 giugno

L’eurodeputato di Fdi, Denis Nesci, ha evidenziato come «la linea di Fratelli d’Italia in Europa è espressione di una scelta, di cui siamo orgogliosi, coerente con i nostri principi. La ricerca di un consenso a sinistra allargato fino ai Verdi che sono arrivati addirittura ad annunciare un loro voto a favore della presidente Ursula Von Der Leyen hanno reso impossibile un nostro sostegno a una sua riconferma perché’ riteniamo che non venga dato seguito a quel forte messaggio di cambiamento che è uscito dalle urne del 9 giugno».

Ciò nonostante «il nostro Paese è un interlocutore imprescindibile e necessario in ambito europeo, il non sostenere la riconferma della Von Der Leyen non ci impedirà sicuramente di sostenere con forza il nostro punto di vista, rimanendo a difesa delle nostre imprese e dei nostri agricoltori, martoriati da politiche green sconnesse dalla realtà». (rrm)

La Commissione Europea boccia l’autonomia

«Il ritorno di ulteriori competenze alle regioni italiane comporta rischi per la coesione e le finanze pubbliche del Paese». È l’allarme lanciato dalla Commissione Europea nel Country Report in merito all’autonomia differenziata, approvata nei giorni scorsi e riportato da Il Sole24Ore.

«Mentre il disegno di legge attribuisce specifiche prerogative al governo nei negoziati con le regioni, esso non fornisce alcun quadro comune di riferimento per valutare le richieste di competenze aggiuntive da parte delle regioni», si legge nel documento, in cui viene evidenziato come «i Lep garantiscono solo livelli minimi di servizi e non riguardano tutti i settori, vi sono rischi di ulteriore aumento delle disuguaglianze regionali. L’attribuzione di poteri aggiuntivi alle regioni in modo differenziato aumenterebbe anche la complessità istituzionale, con il rischio di maggiori costi sia per le finanze pubbliche che per il settore privato».

Il documento, infine, ricorda«le regioni potranno richiedere fino a 23 competenze aggiuntive e ottenere le risorse corrispondenti tramite negoziati bilaterali con il governo centrale». Ma, nonostante il testo preveda «alcune garanzie per le finanze pubbliche — si legge —, come valutazioni periodiche dellecapacità fiscali regionali e requisiti per i contributi regionali al raggiungimento degli obiettivi fiscali nazionali».

Sull’allarme della Commissione Ue è intervenuta la consigliera regionale del Pd, Amalia Bruni, invitando il presidente della Regione, Roberto occhiuto, a ripartire «da qui e decida di impugnare la legge davanti alla Corte costituzionale», come hanno già pensato di fare la Campania e la Sardegna

-xAttenzione, non parliamo di un collettivo comunista – ha ricordato – l’organo esecutivo dell’Unione europea, contesta la riforma nel Report annuale sulle economie nazionali, in cui dedica un paragrafo proprio al ddl Calderoli facendo riferimento al testo che era stato approvato in Senato, chiaramente, ma che in soldoni è stato confermato alla Camera».

«Il centrodestra calabrese continua ad azzuffarsi, fuori tempo massimo, sulle ricadute devastanti che la legge sull’Autonomia Differenziata avrà sul destino economico e sociale del Mezzogiorno. Senza un minimo di autocritica sulla responsabilità per omesso controllo, e di conseguenza, per l’immobilismo che ha segnato il dibattito antecedente all’approvazione del testo arrivato alla Camera. Chi ha veramente a cuore il futuro della Calabria deve agire, oltre i proclami e i “mea culpa” di circostanza», ha detto Bruni, ricordando come «lo sapevamo tutti che ddl Calderoli avrebbe spaccato il Paese, ancora prima di diventare legge, ma nessuno ha fatto niente: troppo impegnati ad incantare i calabresi con la comunicazione deviata e deviante di un presidente di Regione “superuomo” e distratto dall’ego prorompente che lo rende sordo ad ogni sollecitazione dell’opposizione».

«Le forze politiche, le associazioni, gli amministratori e i cittadini – ha concluso – che hanno a cuore il futuro della nostra regione devono concentrarsi su altro: ogni azione possibile da mettere in atto per bloccare questo disastro». (rrm)

Coldiretti alla commissione Ue: Stop a import illegale

«Stop all’import illegale». È quanto ha chiesto Coldiretti alla presidente della Commissione Ue, Ursula Von Der Leyen, ribadendo, tramite il suo presidente, Ettore Prandini, la «necessità dire basta alla concorrenza sleale dei Paesi terzi ed introdurre con decisione il principio di reciprocità per fare in modo che tutti i prodotti che entrano nell’Unione rispettino gli stessi standard dal punto di vista ambientale, sanitario e del rispetto delle norme sul lavoro previsti nel mercato interno anche alla luce degli accordi di libero scambio in discussione come il Mercosur che penalizzano agricoltori e cittadini europei».

«In Italia nel 2023 ad esempio sono più che raddoppiate, per un totale di ben oltre il miliardo di chili, le importazioni di grano dal Canada trattato in preraccolta con glifosate secondo modalità da noi vietate – ha denunciato Prandini – nel sottolineare la necessità che in Europa venga fatto valere il principio di reciprocità affinché tutte le importazioni rispettino tutti i criteri in termini ambientali sanitari e nel rispetto delle norme sul lavoro vigenti nella Ue».

«Una delle prime decisioni da prendere – ha sottolineato Prandini – deve vertere sulla necessità di adattare la futura Politica Agricola Comune (PAC) alle esigenze di redditività e competitività delle imprese agricole con un forte impegno alla semplificazione contro la burocrazia. La pandemia e le guerre dimostrano che l’Unione Europea deve aumentare la propria capacità produttiva nell’agroalimentare con l’innovazione nelle campagne anche attraverso la nuova genetica green (Tea) e l’agricoltura 5.0 per affrontare i cambiamenti climatici.  Le sfide attuali e quelle future, anche in vista di futuri allargamenti dell’Ue impongono scelte ambiziose in termini di bilancio UE – che dovrà riconoscere il ruolo centrale del settore agroalimentare se vogliamo mirare ad una sempre maggiore sovranità alimentare a livello europeo per garantire cibo sicuro per i nostri cittadini».

« Occorre – ha concluso Prandini – sostenere la ricerca per agrofarmaci più sostenibili, senza forzature bloccando la proposta della Commissione che mette a rischio la capacità produttiva dell’Unione ed interi settori.  Fermare le follie ideologiche significa anche l’immediata revisione delle procedure per autorizzazione dei cibi sintetici, come richiesto dalla maggioranza qualificata di Paesi al recente Consiglio Agricolo Ue per evitare di trasformare i cittadini europei in cavie». (rrm)

Il commissario Ue Valean: L’aeroporto di Reggio strategico, va ammodernato

L’Aeroporto di Reggio Calabria «dovrebbe essere ammodernato, al fine di di conseguire la conformità ai requisiti” previsti nel regolamento della rete Ten-T». È quanto ha dichiarato il commissario europeo ai Trasporti, Adina Valean rispondendo a una interrogazione presentata dall’eurodeputato di Fdi Vincenzo Sofo.

Sofo, infatti, a inizio luglio aveva portato all’attenzione della Commissione europea la situazione dello scalo reggino sottolineando la situazione paradossale di un’infrastruttura al contempo crocevia dello sviluppo della rete di trasporti nell’area mediterranea voluta e promossa dall’Ue ma oggetto in questi anni di un progressivo depotenziamento.

Un paradosso che oggi è stato confermato dallo stesso commissario Valean, il quale ha riconosciuto la visione di Sofo circa la strategicità dell’aeroporto di Reggio Calabria affermando che “svolge un ruolo centrale nel garantire la coesione del territorio dell’UE” e che “soddisfa tutti i requisiti per far parte della rete globale Ten-T”. Un ruolo che però lo stesso commissario europeo sottolinea non essere stato supportato da adeguati investimenti.

Le recenti dichiarazioni del commissario sono per Sofo «un riconoscimento importante da parte della Commissione europea che indica inequivocabilmente la strada da seguire per il futuro dell’aeroporto Tito Minniti, cioè quella dell’ammodernamento e del potenziamento».

«D’altronde il recente inserimento dell’intera Statale 106 nel Ten-T e l’apertura della UE – ha proseguito – alla realizzazione del Ponte sullo Stretto rendono chiaro che il destino naturale dello scalo aeroportuale reggino è quello di hub per tutta l’area dello Stretto».

«La politica di depotenziamento portata avanti negli anni scorsi – ha detto ancora – è stata dunque miope e in controtendenza rispetto ai progetti europei». Perseguendo la logica della sostenibilità economica nel breve periodo si è perso di vista non solo il ruolo sociale di questa infrastruttura in termini di coesione territoriale ma ci si è dimenticati anche di analizzarne il ruolo in prospettiva sulla base dei progetti europei in cantiere».

«Grazie a questa interrogazione – ha concluso – ora possiamo mettere un punto fermo dal quale partire e consentire alle nostre istituzioni regionali e nazionali di programmare gli investimenti necessari con la consapevolezza di poter trovare nella Commissione europea un partner per il rilancio di questa infrastruttura». (rrm)

La Commissione Ue “boccia” l’autonomia: A rischio spesa pubblica

La Commissione Europea si è espressa in merito all’autonomia differenziata, sottolineando come «le proposte per aumentare l’autonomia regionale rischiano di aumentare la complessità del quadro fiscale».

Lo ha riferito l’Ansa, riportando il testo del report sull’Italia: «la legge richiede che questa riforma sia neutrale dal punto di vista del bilancio pubblico. Tuttavia, senza risorse aggiuntive, potrebbe risultare difficile fornire gli stessi livelli essenziali di servizi in regioni storicamente a bassa spesa, anche per la mancanza di un meccanismo perequativo».

Nel complesso, ricorda l’Europa, la riforma prevista dalla nuova legge quadro rischia di mettere a repentaglio «la capacità del governo di indirizzare la spesa pubblica».

Immediata la risposta del ministro per gli Affari Regionali e le Autonomie, Roberto Calderoli: «Per una volta tanto apprezzo le parole del commissario europeo Gentiloni, che ha dichiarato di non voler “dare pagelle né entrare nel dibattito politico italiano”, tagliando corto nel rispondere ad una domanda sull’autonomia, citata in poche righe nel lunghissimo report stilato dai funzionari della Commissione europea sull’Italia».

«Si tratta di un mero documento di lavoro dello staff della Commissione – ha spiegato – di ben 86 pagine su tutto il possibile della nostra finanza pubblica, che contiene pochi accenni a presunti ipotetici rischi che l’autonomia differenziata potrebbe provocare in termini di aumento delle disparità e tenuta dei conti pubblici. Tale “Country report”, quello dedicato all’Italia, che peraltro risulta non solo sprovvisto di approfondimenti e analisi ma completamente basato su mere ipotesi relative agli effetti dell’autonomia differenziata».

«Piuttosto che ascoltare qualche anonimo burocrate – ha continuato – preferisco rifarmi alle dichiarazioni dello stesso commissario Gentiloni. Non a caso, le raccomandazioni ufficiali riferite all’Italia, poi adottate dalla Commissione, non recepiscono le presunte preoccupazioni contenute nel documento di lavoro e non contengono alcun riferimento all’autonomia differenziata.
Al contrario, richiedono un rafforzamento dei livelli subnazionali, anche al fine dell’utilizzazione delle risorse del Pnrr, del tutto in linea con gli obiettivi del disegno di legge sull’autonomia differenziata».
«Per quanto mi riguarda – ha detto ancora – resto sereno e convinto della bontà di questa riforma nell’interesse del Paese e dei cittadini.
Del resto sarebbe sufficiente leggere il testo del disegno di legge per capire che non c’è alcuna intenzione di acuire le disparità tra i territori ma anzi colmare quel divario che il centralismo ha accentuato in questi anni».
«Da parte mia c’è la ferma volontà di portare a compimento questo percorso una sfida di trasparenza e responsabilità per rispetto dei cittadini che ne hanno pieno diritto», ha detto Calderoli, motivato anche dal recente sondaggio di YouTrend, da cui è emerso che l’autonomia differenziata è la riforma istituzionale più apprezzata dai cittadini.
Dal sondaggio, infatti, è emerso come un italiano su due, il 50%, è convinto che l’autonomia differenziata sia una riforma utile, uno su sei, il 17%, non ha ancora una opinione a riguardo, solo uno su tre, il 33%, si ritiene contrario.
«Un dato interessante – ha commentato Calderoli – che mi spingerà a girare per l’Italia, in ogni Regione, per spiegare ai cittadini l’importanza di questa riforma che porterà vantaggi per tutti, con più servizi erogati, più qualità e meno costi e sprechi. Voglio provare a convincere quel 17% di indecisi e poi anche quel 33% di contrari: perché l’autonomia è una riforma che serve a tutti». (rrm)

PER IL PNRR SI PUÒ ANCORA RIMEDIARE,
OCCHIO, PERÒ, AI “FURBETTI” DEL NORD

di PIETRO MASSIMO BUSETTA – Con il sì anche della Camera quello che è stato sempre un invito alla politica italiana di passare dal disimpegno automatico alla sostituzione dei poteri diventa un fatto acquisito. Ci si chiede perché avviene solo adesso e non si è mai avuto lo stesso approccio per i fondi strutturali. La risposta risiede nel fatto che l’approccio alla spesa dei fondi strutturali, contrariamente a quello della Spagna  per esempio, è stato ritenuto un fatto che riguardava le Regioni meridionali più che tutto il Paese. E quindi si è trascurato di intervenire.

Adesso che invece il Pnrr viene ritenuto un progetto che riguarda tutto il Paese si corre ai ripari per evitare di perdere le risorse. Si tratta del terzo decreto legge sul Piano nazionale di ripresa e resilienza. Tante volte ho auspicato l’accentramento dei poteri presso la Presidenza del Consiglio. E con la ratifica del decreto legge la governance del Pnrr passa ufficialmente a Palazzo Chigi. Anche se siamo ancora a oltre tre anni dalla scadenza del 31/12/2026, data prevista per il completamento delle opere finanziate con il Piano di Ripresa e Resilienza, è sembrato opportuno cambiare le regole e rivedere la cabina di regia, oltre che semplificare per accelerare gli investimenti e raccordare in modo virtuoso il Pnrr con le politiche di coesione.

È un correre ai ripari per evitare quella che sembrava essere la “cronaca di una morte annunciata”. Perché è evidente che le amministrazioni locali, sopratutto nel Mezzogiorno, a corto di risorse umane oltre che di qualifiche adeguate, rischiavano di fallire gli obiettivi. Problema che continua a rimanere e che in questo modo si cerca di superare ma che è facile prevedere non potrà essere totalmente risolto.

In tale logica va anche la norma sulla stabilizzazione del personale. Fatto importantissimo perché spesso le istituzioni meridionali, Regioni e Comuni, hanno avuto professionalità impiegate a tempo determinato per progetti europei. Anche se prevedere un periodo di 24 mesi per accedere a tale beneficio forse è eccessivo, perché in genere gli incarichi sono stati dati da meno tempo. In tale direzione va  la normativa che prevede che i vertici apicali aprano le porte ai pensionati della stessa Pubblica amministrazione, i quali potranno ricoprire incarichi retribuiti di vertice presso Enti e Istituti. 

Vedremo cosa accadrà e cosa ci dirà periodicamente il Met, al quale è rimasto il monitoraggio. Ovviamente si tratta di una rivoluzione che avrà bisogno di tempo per essere attuata, con tutte le incognite della ripartenza. Ci vorrà molta determinazione per non perdere tempo prezioso.

L’altro aspetto che non bisogna perdere di vista e che in questa confusione dovuta al cambiamento, sicuramente  necessario, non si sposti la destinazione dei fondi per cui qualche “furbetto” sottragga risorse al Mezzogiorno per destinarle ad altre aree, che probabilmente avranno anche più capacità di spesa, ma tradendo i principi base per cui tali risorse sono state destinate all’Italia, cioè di ridurre le disuguaglianze.

Alla struttura centralizzata sarà più facile interloquire con la Commissione Europea, che certo, però, dovrà rendersi conto delle maggiori difficoltà che le realtà a sviluppo ritardato possano avere. Se avessero infatti buona capacità di spesa non sarebbero a sviluppo ritardato. Forse bisogna prevedere trattamenti differenti.

Non va certamente utilizzata la scorciatoia, più volte adombrata da Giuseppe Sala piuttosto che da Luca Zaia, di fare spendere a chi é magari più bravo e che é pronto a monopolizzare le risorse.

Nella possibile revisione del Pnrr due suggerimenti: il primo di concentrare le risorse piuttosto che sulla equiparazione dei diritti di cittadinanza, asili nido, scuole, sanità, sulle condizioni per favorire gli investimenti produttivi, cioè nell’attuare le condizioni di stato minimo nella infrastrutturazione e nella lotta alla criminalità e nei vantaggi competitivi rispetto alle aree sviluppate, riguardanti cuneo fiscale e tassazione degli utili di impresa, in particolare nelle Zone Economiche Speciali.

Ovviamente l’equiparazione é un obiettivo da raggiungere ma con le risorse ordinarie. Il secondo di concentrare le risorse su pochi grandi progetti,  come l’alta velocità ferroviaria, il completamento delle autostrade mancanti, anche se é chiaro che i tempi potrebbero essere insufficienti per tali grandi opere.

Certo l’ultima opzione, di rinunciare alle risorse a debito, concesse a tassi particolarmente favorevoli che, in una condizione di inflazione non più  zero virgola, sono a tassi negativi, mi pare quella proprio da scartare.

L’occasione del Pnrr può essere utile per il Paese per una riflessione di come gestire le risorse messe a disposizione dall’Unione. Che forse andava fatta prima e che porterà a semplificazioni ed all’ammodernamento di tante procedure. Il processo che stiamo vivendo forse sarà utile a tutto il Paese. Dai momenti di crisi possono venire le spinte giuste per una ripartenza complessiva. (pmb)

[Courtesy Il Quotidiano del Sud – L’Altravoce dell’Italia]

 

Sofo, Nesci (FDI): Commissione Ue inserisca Ponte sullo Stretto nella Rete Ten-T

«Esortiamo la Commissione europea a colmare una mancanza paradossale all’interno della rete Ten-T, attualmente in fase di revisione». È quanto hanno chiesto gli europarlamentari di Fratelli d’Italia Vincenzo SofoDenis Nesci.

«Già più di un anno fa – hanno ricordato – presentammo un’ interrogazione al commissario europeo ai trasporti Adina Valean per rivendicarne l’importanza strategica in quanto opera imprescindibile per il completamento del corridoio scandinavo-mediterraneo che interessa Calabria e Sicilia, portando alta velocità e alta capacità nelle due regioni».

«Lo stesso commissario Valean – hanno continuato – sostenne nella risposta all’interrogazione che si tratta proprio per i motivi descritti di un’infrastruttura dalla rilevanza europea, peccato che a oggi ancora non sia stata inclusa all’interno dell’elenco delle opere da realizzare per il completamento della rete transeuropea dei trasporti».

«Ecco perché, dopo aver chiesto con forza e ottenuto il riconoscimento della dorsale jonica tramite l’inserimento in toto della Statale 106 – hanno concluso – oggi abbiamo voluto scrivere al Presidente Von der Leyen e al suo delegato ai trasporti per segnalare la necessità che essa sia inserita di diritto nell’elenco così che il Governo italiano possa finalmente procedere con il definitivo sviluppo infrastrutturale di un’area strategica come il Mezzogiorno». (rrm)

L’OPINIONE / Denis Nesci: Presenza della Commissione Regi in Calabria segno di attenzione da Ue

di DENIS NESCI – Non una visita formale, ma un’attenzione concreta per la nostra regione voluta da Bruxelles, che grazie alla delegazione della Commissione per lo sviluppo regionale, getta le basi per un rinnovato impegno sul tema della Programmazione UE 2021-2027.

Un percorso che affonda le sue radici nel lavoro del Ministro Fitto, la cui precedente attività in Commissione Regi ha permesso di rendere centrale il Sud e soprattutto la Calabria nell’agenda europea. La sua delega al dicastero per gli Affari europei, la politica di coesione e il Pnrr, voluta da Giorgia Meloni, è una notizia positiva per la Calabria, perché – sono certo – avrà un interlocutore privilegiato per affrontare le sfide future e per le quali le risorse del Pnrr sono strumento imprescindibile.

D’altro canto la Regione Calabria, grazie al suo Presidente Roberto Occhiuto, finalmente potrà godere dell’esperienza e dell’autorevolezza politica per non mancare all’appuntamento della qualità e dell’efficienza della spesa europea, che per troppi anni hanno fatto della Calabria le cenerentola d’Italia.

La missione in Calabria della Commissione Regi, oltre a fare il punto sui vari progetti infrastrutturali e finanziati anche con i fondi di coesione servirà per fare una ricognizione concreta sulla pianificazione di interventi utili alla Regione per la nuova programmazione 2021-2027, principale dispositivo finanziario e programmatico per attuare politiche concrete di riequilibrio dei divari territoriali.

La visita di oggi al Porto di Gioia Tauro sarà l’occasione per la Commissione, di costatare direttamente e da vicino, quanto sia centrale la funzionalità di un’infrastruttura strategica per la crescita della Calabria e del Mezzogiorno, all’interno della grande piattaforma del Mediterraneo.

Ringrazio per questo il presidente della Commissione Regi Younous Omarjee, e la delegazione formata dagli europarlamentari Dan-Stefan Montreanu, Susana Solìs Pérez, Daniel Buda, Rosa D’Amato e Sabrina Pignedol(dn)

 

La Decontribuzione al Sud prorogata fino a dicembre 2022

La decontribuzione al Sud è stata prorogata fino a dicembre 2022. È quanto ha reso noto la ministra per il Sud, Mara Carfagna, spiegando che «la Commissione Ue ha autorizzato la proroga».

La richiesta di proroga avanzata dal governo italiano è stata giudicata dai tecnici di Bruxelles “necessaria, appropriata e proporzionale” rispetto alle difficoltà create dall’invasione russa in Ucraina al sistema produttivo del Mezzogiorno. Qui, infatti, gli effetti negativi rischiano di essere aggravati dal maggior impatto del costo dell’energia sul sistema produttivo, rispetto al Centro-Nord, accentuando la fragilità dell’economia meridionale con effetti duraturi sui divari territoriali. Il tutto mentre ancora si stanno ponendo le basi per creare nuove condizioni di sviluppo, grazie agli investimenti e alle riforme del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza.

«Si tratta – ha spiegato la ministra – di una deroga temporanea alla disciplina europea sugli aiuti di Stato, giustificata dalle ripercussioni economiche del conflitto in Ucraina. È una decisione che riconosce gli sforzi del governo per migliorare le condizioni economiche del Sud Italia, ridurre i divari tra le varie aree del Paese e promuovere investimenti e occupazione nelle regioni meridionali».

La proroga consentirà alle imprese che operano nel Mezzogiorno di risparmiare una quota pari al 30% dei contributi da versare, che sarà a carico dello Stato. La scadenza della misura, prevista precedentemente per il 30 giugno, si sposta adesso al 31 dicembre 2022.

«Ringrazio – ha aggiunto – il sottosegretario Vincenzo Amendola, che ha portato a termine con abilità e determinazione il negoziato, e la rappresentanza italiana a Bruxelles. La ‘squadra Italia’ ha conseguito un risultato fondamentale per sostenere le imprese e lo sviluppo del Sud in questo momento complicato».

«Sono certa che il sistema produttivo – ha concluso la ministra – saprà cogliere questa occasione e voglio, ancora una volta, dare atto alla Commissione di avere saputo utilizzare in modo intelligente, come ha dimostrato di sapere fare fin dall’inizio della crisi pandemica, i margini di flessibilità previsti dalle regole europee. Resta la nostra intenzione di esplorare ogni strada perrendere la decontribuzione una misura strutturale, che sostenga lo sviluppo del Sud in un arco pluriennale». (rrm)