REGGIO – Confindustria a convegno sulle aziende familiari

Il passaggio generazionale all’interno di un’azienda, è un tema più che mai di grande attualità. Per questo motivo, Confindustria Reggio Calabria ha deciso di intervenire sull’argomento con un convegno, in collaborazione con l’Università “Mediterranea” di Reggio Calabria, il Consiglio Notarile e gli ordini degli Avvocati e dei Commercialisti ed Esperti Contabili, di Reggio Calabria.

«È di fondamentale importanza, – ha rimarcato il Presidente di Confindustria Reggio Calabria, Domenico Vecchio – capire che il passaggio generazionale nelle nostre aziende, deve avvenire secondo i canoni di Legge. Il mondo è cambiato, la legge è cambiata, tant’è vero che le statistiche ci dicono che soltanto l’11% delle aziende, riescono ad arrivare alla terza generazione, e questo è un dato veramente preoccupante, su cui intervenire al più presto, per invertire il trend».

Dopo il presidente Vecchio, anche il Rettore dell’Università Mediterranea, Giuseppe Zimbalatti, ha ribadito che un terzo di aziende familiari vanno male a seguito delle successioni ereditarie, e che, quindi il problema, è tutt’altro che irrilevante e va affrontato subito con i giusti professionisti.

Il notaio Daniele Muritano, ha specificato che «bisogna verificare quali siano le esigenze concrete dell’imprenditore, e analizzarle sulla base di tutti gli strumenti che offre l’ordinamento. La mancata programmazione iniziale, spesso, comporta lo scioglimento delle imprese, quindi la dispersione di valori, che, invece, i professionisti dovrebbero far sì che si eviti, attraverso l’uso di questi strumenti giuridici adeguati».

Per l’avv. Francesca Mesiti, esperta di Diritto Ereditario, «è importante ed urgente informare, formare e consapevolizzare l’imprenditore, ad iniziare a studiare il passaggio generazionale in azienda per tempo. Il processo è lungo e complesso, in quanto implica la conoscenza di tanti elementi, ed è, nella maggior parte dei casi, ostacolato da sentimenti particolari, come l’invecchiamento, ed ancor di più, la paura di destabilizzare l’affectio familiaris, con l’intercettazione di un successore, in luogo di un altro. È un lavoro molto delicato e che occorre fare in team con dei professionisti».

Domenico Nicolò, Ordinario di Economia Aziendale all’Università di Reggio Calabria, ha ribadito l’esigenza di salvare il patrimonio delle imprese familiari esistenti, che solo nel nostro paese si aggira intorno all’85% delle imprese, programmando per tempo tutti i passaggi. «Oggi ci sono degli strumenti giuridici utilissimi, ma anche molto importante intervenire sul sistema operativo per il controllo di gestione, per preparare l’impresa ad accogliere il successore nel migliore dei modi».

Demetrio Serra, Dottore Commercialista, «gli imprenditori che hanno veramente la vision imprenditoriale, sono in grado di capire per tempo alcune cose che riguardano il passaggio generazionale. Intanto, a chi affidare la loro creatura, come farla transitare alle nuove generazioni, ma cosa ancora più importante, valutarne il carico fiscale. Infatti, a seconda di come noi pensiamo di poter fare questo passaggio generazionale, riusciamo a contemperare la possibilità di creare una struttura, che permetta all’azienda di vivere, ma anche di ottimizzare in maniera perfettamente lecita quello che è il carico fiscale dell’operazione».

Il convegno è stato presieduto dal professor Giovanni D’Amico, Ordinario di Diritto Privato dell’Università “Mediterranea” di Reggio Calabria, che ha anche concluso il consesso. «Il problema, che Confindustria ha avuto l’intuizione di mettere a fuoco, è un problema centrale, soprattutto in una realtà come quella nostra, che presenta numerose debolezze e fragilità. Si tratta di vincere un ritardo culturale, che non è soltanto proprio delle realtà meridionali, e che riguarda la difficoltà di programmare per tempo alcune vicende. In genere, ci si accorge dell’importanza del problema della successione al vertice dell’azienda, quando è troppo tardi, quando si è verificato qualche evento improvviso ed inaspettato, che non lascia i margini per una pianificazione seria del passaggio generazionale». (rrc)

Con i Giovani Industriali a Reggio si è parlato di Etica e Legalità di impresa

È di Etica e Legalità di impresa che si è discusso al convegno organizzato, a Reggio Calabria, dai Giovani Industriali di Confindustria.

Nato da una spinta emotiva, per arrivare non solo ai giovani ed ai senior di Confindustria, ma anche al mondo delle professioni, si è posto un obiettivo preciso, «dimostrare, come alle nostre latitudini sia possibile creare valore e quindi portare avanti un qualcosa che sia di positivo, per le generazioni future e per noi stessi», così come sottolineato da Francesco Cuzzola, delegato alle Risorse Europee Gruppo Giovani Confindustria RC, che ha affiancato, insieme a Michela Polimeni, Bruno Crucitti, coordinatore dell’evento.

«Questo argomento dell’etica della legalità, – ha aggiunto il Presidente Salvo Presentinoci vede protagonisti in un momento di confronto, sia con le istituzioni, sia con gli imprenditori, perché è importante che entrambe le parti siano sulla stessa linea. Oggi una classifica del Ministero, vede Reggio Calabria capolista, per quanto riguarda le interdittive antimafia. Un triste primato per il mondo imprenditoriale, ma anche per la parte sociale, perché spesso queste interdittive, non hanno fondamenti forti di indagine, e possono, quindi, creare alcuni problemi sul tessuto economico cittadino. Discuterne con esperti, dimostra che Confindustria e le imprese sane di questa città, sono accanto alle istituzioni per la lotta contro la criminalità organizzata».

Un convegno che sta particolarmente a cuore agli imprenditori, un’occasione per porre l’accento «sulle belle realtà di questo territorio, che sono tante, anzi sono la maggior parte», così come specificato da Bruno Crucitti, Delegato alla Legalità, e da Michela Polimeni, Componente Giovani Confindustria, «tanti argomenti ma si parlerà, soprattutto, di aziende sane, perché grazie alle aziende sane oggi noi possiamo parlare, testimoniare, che qui ce ne sono tantissime, e raccontare alle aziende che magari non sono perfettamente sane o vorrebbero ancora di più migliorare, che ci sono tanti strumenti per poter appunto diventare aziende migliori».

L’avvocato Titti Siciliano ha evidenziato come «la legalità di impresa è strettamente legata, connessa alla capacità dell’imprenditore, attraverso i suoi consulenti, così come per la pubblica amministrazione, attraverso i propri funzionari e dipendenti, alla capacità di prevenire un rischio, cioè quel rischio connesso ad un cattivo funzionamento».

«La legalità – ha spiegato – sappiamo che ci consegna una prospettiva di lungo periodo, ma questa prospettiva va coniugata con una serie di adempimenti che spesso sono indigesti, perché apparentemente complicano la gestione. Ecco da parte dell’imprenditore, dei consulenti ci deve essere la capacità di progettare le situazioni di vantaggio, che sono invece legate alla strumentazione che l’azienda mette in campo non ultimo quello di una prevenzione del rischio di infiltrazioni».

Il presidente dell’Ordine dei Dottori Commercialisti ed Esperti Contabili, Stefano Poeta, ha ribadito come «i commercialisti sono presenti sia in una fase ordinaria, sia in una fase di straordinaria gestione, e con in questa occasione si è parlato anche delle misure non ablative, cui nostro malgrado le aziende possono anche trovarsi».

«Il nostro obiettivo – ha sottolineato – è quello di dare la possibilità a tutti gli Iscritti di poter contare, sulla qualità della formazione, e sul rispetto del ruolo che il commercialista deve quotidianamente avere nei confronti dell’intero sistema, questo lo stiamo ottenendo grazie anche ai corretti rapporti, che stiamo tenendo con le istituzioni tutte e come le associazioni, come in questo caso Confindustria».

Per il sostituto Procuratore di Palmi, Davide Lucisano, «c’è l’esigenza di recuperare le imprese al mercato pulito, e quindi ad un contesto di legalità. In tante occasioni nelle quali si verifica un’agevolazione della criminalità organizzata, che sia soltanto occasionale, c’è la possibilità di disporre il controllo giudiziario, che chiaramente ha la finalità di bonificare l’impresa da tutta una serie di condizionamenti e da renderla competitiva sul mercato in un contesto di legalità».

«È importante capire, e porre l’accento – ha evidenziato – sul fatto che evidentemente un’impresa pulita è un’impresa competitiva, è un’impresa che può agire in contesti legali sul mercato, e penso questo incontro sia una buona occasione di confronto».

«Il legislatore – ha detto Giuseppe Quattrone – ha chiesto chiaramente un supporto da parte delle aziende sane a quelle, che, invece, sono colpite da misura ablativa, e quindi vengono sottoposte a sequestro e poi a confisca, una sorta di tutoraggio, nei confronti di queste aziende che arrivano alla confisca dopo uno shock da sequestro, che le ha minate fortemente, nella parte finanziaria, economica e patrimoniale, quindi nella difficoltà di continuare la propria attività, nell’ottica della salvaguardia dei livelli occupazionali e della continuità dell’impresa».

Il salone di Confindustria gremito, ha fato da cornice ad un convegno particolarmente interessante, che ha offerto parecchi spunti ed ha, ancora una volta, rilevato l’ottimo lavoro che del Gruppo Giovani di Confindustria, evidenziato anche dal Vicepresidente di Confindustria Rc, Giuseppe Febert, «i nostri giovani si stanno dando molto da fare, ed hanno portato avanti questa iniziativa, frutto del protocollo di legalità con la Prefettura, necessario per far sbocciare le imprese sane del nostro territorio».

Presenti all’evento, anche i presidenti, dell’ordine degli avvocati di Reggio Calabria, Rosario Maria Infantino, e Mauro Iemma, presidente dell’UGDCEC di Reggio Calabria. 

Le conclusioni sono state affidate al presidente di Unindustria Calabria, Umberto Barreca, che ha sottolineato l’importanza del controllo giudiziario che accompagna le imprese sulla retta via, «è vero che ci sono stati casi di contaminazione di imprese sane, ma dobbiamo guardare ad un nuovo futuro in cui, come detto dal magistrato Lucisano, c’è un salto culturale da compiere, all’insegna di una maggiore apertura». (rrc)

AGENDA CALABRIA: PIANO DELL’INDUSTRIA
PER L’EFFETTIVO SVILUPPO TERRITORIALE

di SANTO STRATI – È possibile realizzare crescita e sviluppo in Calabria? Secondo gli industriali italiani sì, purché cambi l’atteggiamento della politica locale, per anni incapace di concretizzare idee e opportunità. Questo racconta il corposo rapporto Agenda Calabria, presentato in Cittadella, frutto di oltre otto mesi di lavoro tra analisi e studi del territorio, che serve per mettere insieme un piano di interventi efficaci e realizzabili.  «Un dono per la Calabria da parte dell’industria italiana – ha detto il presidente di Confindustria Carlo Bonomi, in particolare di quella calabrese che sappiamo può dare tanto e da cui ci aspettiamo tanto». Un programma operativo che si sviluppa in quattro aree di intervento e definisce un articolato piano di investimenti e interventi che mirano al rilancio dell’economia regionale.

È importante l’attenzione mostrata dagli industriali italiani, fianco a fianco di Unindustria Calabria, che dicono di credere nella crescita del Sud e, in particolare, di questa terra, e indicano la strategia – a dir loro – vincente: lavorare insieme pubblico e privato, cogliendo le opportunità offerte dal Fondi di Coesione e Sviluppo, il PNNR e il Por. I soldi, le risorse, ci sono ma fino ad oggi non sono stati adeguatamente utilizzati: Agenda Calabria è anche un duro atto di accusa contro la politica locale incapace di mettere a frutto le occasioni dell’intervento pubblico. «Gli elementi che hanno contribuito ad aggravare l’arretratezza – si legge nel rapporto – sono anche imputabili alla classe politica regionale, quasi sempre vincolata da orizzonti temporali non sufficientemente lunghi e resi incerti dalla troppo breve durata dei governi, elementi incompatibili con l’elaborazione di visioni di sviluppo di ampio respiro. La debolezza istituzionale-amministrativa ha portato ad una minore coesione, a sua volta causa di localismi, assistenzialismo e clientelismo nella gestione della cosa pubblica». In altri termini, gli industriali sottolineano la debolezza e l’arretratezza del territorio, causate dalla mancanza di infrastrutture: un ritardo di decenni, dove hanno prevalso indecisione e incapacità di affrontare le varie criticità del tessuto produttivo. «La cultura imprenditoriale è stata limitata in modo determinante dal ripetersi di politiche assistenzialistiche, che hanno contribuito a soffocare l’iniziativa individuale piuttosto che a stimolarla a intraprendere progetti d’impresa sostenibili autonomamente nel tempo». E soprattutto il rapporto non fa sconti su come si è agito in tutti questi anni: «L’immobilismo decisionale non ha consentito alla regione di dotarsi di infrastrutture al passo con le sfide globali. Il ritardo nel creare una visione di sviluppo è tangibile prima di tutto nella mancanza di un sistema di infrastrutture adeguate, sia per quanto riguarda i trasporti, sia le telecomunicazioni. La posizione geografica ed orografica della regione di per sé presenta delle grandi sfide e poco è stato fatto per dotare il territorio delle infrastrutture necessarie a farvi fronte. Ciò ha reso quindi difficile per le imprese calabresi ampliare il proprio mercato su assi geografici più ampi, tenendole lontane dalle traiettorie di sviluppo più prospere legate alla possibilità di esportare verso i paesi più ricchi dell’Europa settentrionale. Inoltre, la regione non riesce ancora a capitalizzare la sua posizione strategica nel mare Mediterraneo, con le potenzialità del porto di Gioia Tauro non pienamente espresse in termini di ricadute sul territorio».

Una premessa dura, ma necessaria, per rafforzare il pacchetto di idee di Confindustria e degli industriali della regione che il rapporto mette a disposizione della Calabria. Agenda, in latino, significa “le cose che si devono fare” e questo documento fornisce le indicazioni necessarie per superare gli ostacoli, individuando il punto di partenza e i punti di forza su cui far leva per mettere l’economia regionale in condizione di crescere. Certo ci sono le evidenze dei fallimenti che hanno «peggiorato lo stato di arretratezza del territorio» con il fallimento dei poli industriali ed emerge «un senso di disillusione nelle capacità di intervento pubblico nel risollevare la prosperità del territorio. Il binomio occupazione-sviluppo, da realizzarsi soprattutto nell’ambito del settore secondario, aveva spinto, a partire dal dopoguerra, a promuovere la delocalizzazione nelle aree del Mezzogiorno di impianti industriali attraverso incentivi e defiscalizzazione. Il meccanismo è stato caratterizzato da una tipologia di controllo accentrato, che programmava e concedeva ai territori opportunità di sviluppo in una logica assistenzialista che nel tempo ha dato luogo anche a fenomeni di corruzione e malaffare, ma che soprattutto ha fallito nel trasmettere a regioni come la Calabria gli strumenti per costruire e coltivare una visione di sviluppo più calata sulle esigenze del territorio. I fallimenti collezionati nei decenni sono ancora visibili sotto forma di capannoni abbandonati, impianti dismessi, intere aree in stato di abbandono e degrado ambientale, e realtà sociali disgregate dalla disoccupazione indotta dal processo di deindustrializzazione».

La soluzione indicata da Agenda Calabria poggia sull’analisi di quattro macro aree: contesto difficile, economia fragile, amministrazione inadeguata, assenza di mercato. Per quanto riguarda il contesto difficile, gli industriali hanno inserito la posizione geografica penalizzante, la rete di trasporti non adeguata, la sanità al di sotto degli standard europei, università non in linea con le aspettative; l’economia fragile è provocata dalla consistente presenza di imprese di piccola dimensione, filiere corte ed economia scarsamente diversificata. L’assenza di mercato  è provocata dal fattore demografico. Sull’inadeguatezza dell’amministrazione pubblica locale ci sono fin troppi segni di incapacità di visione, di prospettiva, di attenzione sulle reali esigenze del territorio.

Si pensi per esempio alla ZES, costituita nel 2017, che ancora stenta a decollare per mancanza di visione, dopo un’altalena di commissari (l’ultimo, Giuseppe Romano, in tandem con la Regione Campania, come se non fosse possibile individuare un proprio manager esecutivo) e rinvii continui dell’operatività. Oltre, naturalmente, ad alcune insensatezze (come quella denunciata da Calabria.live lo scorso 26 febbraio sulle aree di Reggio collocate dentro l’aeroporto accanto alle piste). La Zes può offrire un elemento determinante per la crescita e lo sviluppo del territorio, ma così com’è stata concepita, è a solo vantaggio delle grandi realtà industriali (che possono sfruttare in maniera adeguata le opportunità del credito d’imposta) ma è poco attrattiva per la piccola impresa. Occorre immaginare nuovi incentivi che possono favorire insediamenti anche di modesta dimensione che, comunque, in prospettiva possono crescere in termini di occupazione e capitalizzazione. Non si dimentichi, inoltre, la difficoltà di accesso al credito che è endemica in Calabria, causa principale della fragilità che si registra nelle nuove iniziative e nelle start up, provocando una fuga di cervelli e di “aspiranti” imprenditori scoraggiati a operare in Calabria. I primi – laureati, ricercatori, tecnici di altissimo livello, non hanno opportunità di occupazione in grado di offrire adeguatezza di reddito e formazione integrativa, i secondi si vedono bocciare qualunque progetto con la richiesta di ulteriori garanzie “immobiliari” anche di terzi, pur in presenza di ampie garanzie statali.

Quali sono i punti di forza indicate da Agenda Calabria? «La Calabria ha delle colonne portanti su cui poter costruire un piano di sviluppo e crescita duraturo e sostenibile. Oltre all’elevata disponibilità di risorse la regione può infatti contare su un fiorente settore agroalimentare, base produttiva su cui poter costruire filiere più solide e orientate all’innovazione e ai mercati esteri. Il paesaggio pieno di attrattive costituisce un patrimonio per il comparto turistico, settore in forte cambiamento per reagire alle nuove sfide poste dalla pandemia, ma che in Calabria continua a rappresentare una risorsa inestimabile per generare reddito e occupazione. Il costo del lavoro contenuto rende l’economia competitiva e anche attrattiva per gli investitori internazionali, che possono trovare terreno fertile sia nelle già istituite zone economiche speciali, sia nel porto di Gioia Tauro, il cui valore come infrastruttura è reso inestimabile dalla posizione strategica occupata dalla Calabria nel Mediterraneo».

Ci sono quattro assi su cui si propone l’intervento: crescita sostenibile e duratura; cultura d’impresa; commercio mondiale, cabina di regia. Il primo asse è finalizzato a superare l’ostacolo del “nanismo” delle aziende calabresi, stimolando la creazione, la crescita e il rafforzamento delle imprese e prevede la promozione e l’internazionalizzazione di un’industria 5.0, con attrattività di investimenti diretti e reshoring , economia circolare, reti di impresa, industrial development intelligence group, senza dimenticare la sicurezza nei luoghi di lavoro. Per la cultura d’impresa – tenuto conto dell’ “inverno demografico” della regione si punta sui giovani con formazione in programmazione europea, conoscenza dell’Information & Communication Technology (ITC) , lo smart working e l’imprenditoria giovanile. Per il commercio mondiale c’è da superare la carenza delle infrastrutture che richiedono pertanto un rafforzamento con la massima attenzione alla mobilità: il programma punta sulle grandi opere, il monitoraggio e la manutenzione, la Zes, la sanità e la transizione energetica. La cabina di regia risulta indispensabile per oltrepassare la debolezza degli apparati amministrativi e l’ostacolo della burocrazia, per avere amministrazioni in grado di affrontare e sostenere le sfide dell’industria: occorre valorizzare le competenze con uno screening delle opportunità offerte dalla Ue: puntare sulla digitalizzazione della Pubblica Amministrazione e la semplificazione amministrativa e individuare strategie locali per l’economia circolare.

Il Piano ha individuato anche tre aree strategiche: edilizia, agrifood e turismo: «Il patrimonio paesaggistico della Calabria, unito all’offerta agrifood della regione, si presentano come punti di forza che rendono la regione unica per attrattività di visitatori. Il piano si prefigge quindi di valorizzare questi comparti e, a tal fine, porre l’attenzione sugli assi collegati, come quello relativo all’economia circolare. Allo stesso modo, il settore delle costruzioni è fondamentale sia per garantire una dotazione infrastrutturale adeguata, sia nel raggiungimento degli obiettivi di ecosostenibilità. La diffusione della cultura d’impresa resta al centro come ingrediente comune al successo del piano di sviluppo nel suo complesso».

Gli elementi per dare una scossa al sistema e attuare una vera politica del “fare” ci sono dunque tutti. Il Presidente Occhiuto si è detto “riconoscente”: «La Calabria – ha detto – ha una grande responsabilità, deve dimostrare di saper cambiare passo, di saper diventare una terra dove lo sviluppo può essere prodotto. Il Paese ha una grande responsabilità nei confronti della Calabria perché la nostra regione può essere davvero l’hub dell’Italia e dell’Europa sul Mediterraneo». E gli ha fatto eco Raffaele Fitto, ministro per il Sud (oltre che degli affari Europei e delle Politiche di Coesione): «C’è un sistema che non funziona. Lo abbiamo fatto emergere con una relazione che il Consiglio dei Ministri ha approvato e che la prossima settimana sarà anche oggetto di dibattito nelle commissioni parlamentari. A fronte di una cifra complessiva di 126 miliardi di euro in Italia abbiamo speso poco più del 30%. Non credo che ci sia da fare polemica nei confronti di nessuno. C’è solo da prendere atto che il sistema così com’è non funziona e che c’è bisogno di intervenire per fornire una soluzione di carattere generale. Occorre intervenire su due fattori – ha detto in videocollegamento Fitto: «Il primo è la capacità di avere un parco progetti adeguato evitando la polverizzazione della spesa in mille rivoli di interventi e in secondo luogo mettendo in campo una capacità amministrativa che sia in grado di sopperire a quelle difficoltà per le quali non si è stati in grado di utilizzare al meglio queste risorse».

Un impegno che dovrà essere rispettato: i calabresi sono all’anno zero e sono stufi di sottosviluppo e mancato sviluppo: la crescita non è più rinviabile e l’opportunità offerta dal PNRR non può essere trascurata né disattesa. Significa perdere – inesorabilmente – l’ultimo treno per lo sviluppo. Mancano però gli executive per i progetti e il rischio maggiore è che non vengano utilizzate le risorse a disposizione per assenza di progettualità valida. Un suggerimento: Invitalia, che è preposta all’analisi dei progetti per il PNRR, fornisca i tecnici in grado di elaborare i progetti che tantissimi comuni vorrebbero presentare ma sono privi di competenze. Non hanno i soldi i sindaci per pagare un segretario comunale (spesso se lo dividono in tre o quattro amministrazioni diverse) figuriamoci se possono permettersi di assumere esperti in progetti europei. Sarebbe un investimento – quello di mandare tecnici e specialisti al Sud per scrivere i progetti che non potrebbero più essere respinti per carenza di documentazione e piani di progetto adeguati – che moltiplicherebbe le possibilità di crescita del Mezzogiorno. Il ministro Fitto ci pensi e costituisca una task force da mettere a disposizione degli enti locali che rischiano di non poter presentare progetti o di vederseli bocciati tout court. (s)

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I NUMERI DELLA REGIONE SECONDO L’AGENDA CALABRIA

Il tessuto produttivo calabrese è per lo più costituito da imprese di taglia piccola, operanti su filiere corte e scarsamente diversificate, concentrate soprattutto sui comparti tradizionali del legname e del settore agroalimentare e, geograficamente, nelle province di Cosenza e Catanzaro. In questa sezione vengono snocciolati dei numeri per fornire un quadro di insieme sullo stato della manifattura regionale.

La Calabria pesa poco sull’economia nazionale ed è costituita per lo più da piccole imprese. Gli addetti nella regione contano solo per l’1,5% del totale italiano (2019, ultimo dato disponibile), se poi ci si riferisce alla manifattura, il peso si dimezza scendendo allo 0,7%. Peraltro, a partire dal 2012 l’incidenza dell’economia calabrese su quella nazionale è andata alleggerendosi (-8% per l’economia nel suo complesso e -11,8% per la manifattura). Tuttavia, in alcuni comparti della manifattura la Calabria assume un peso di assoluto rilievo, come per esempio nel comparto alimentare (2,1%), delle bevande (1,1%) e della lavorazione del legno (1,8%). Se si considera il numero di imprese, il peso sale considerevolmente (rispettivamente 2,5% e 2,1%), indicativo del fatto che la dimensione delle imprese in Calabria è molto ridotta.

La dimensione delle imprese manifatturiere è meno di un terzo di quella nazionale. La taglia media di un’impresa operante nella regione Calabria è pari a 2,4 addetti contro i 3,9 per l’Italia e i 3,0 del Mezzogiorno nel suo complesso. Il gap è molto più marcato nella manifattura: 3,3 per la Calabria, 10,9 per l’Italia e 6,3 per il Mezzogiorno (Grafico 1.1). Ciò è in parte legato alla specializzazione nei comparti tradizionali dove la taglia è in generale più piccola rispetto ad altri settori, ma anche in questi settori la taglia media delle imprese calabresi resta sottodimensionata: 3,6 nel comparto alimentare per la Calabria e 8 per l’Italia, in quello delle bevande 4,8 e 12,4 o della lavorazione del legno 2,6 e 4,1. Le imprese più piccole sono per loro natura più fragili ed esposte ai rischi del mercato, e questo è ancor più vero per le start-up, che in Calabria hanno molte più difficoltà a capitalizzarsi (Grafico 1.2) e vedono quindi le prospettive di sopravvivenza ridotte sin dai primi mesi di attività.

La crisi da pandemia è stata particolarmente grave per le imprese della manifattura calabrese. Nel 2020 in Calabria è stato più elevato il numero di imprese che hanno chiuso i battenti rispetto al resto di Italia. Se infatti in Italia si è assistito a una contrazione del numero di imprese pari al -1,5%, nel Mezzogiorno il tasso di sopravvivenza è stato ancora più ridotto (-2,1%) e comunque ancora più elevato che in Calabria (-2,6%). Che la manifattura calabrese sia relativamente fragile rispetto al resto d’Italia lo si evince anche dal dato del 2014, anno difficile per l’Italia, in cui il numero di imprese era calato del -2,7%, mentre nel sud del -3,7% e in Calabria, di nuovo fanalino di coda, del -5,6% (Grafico 1.3). Il dato del 2020 per l’economia nel suo complesso è più confortante, intanto perché il numero delle imprese è cresciuto, ma anche perché vede la Calabria in una posizione migliore rispetto al resto del Mezzogiorno (Grafico 1.4); tale fenomeno va però considerato con cautela per l’eccezionalità del 2020 anche in termini di supporto finanziario offerto alle imprese.

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AGENDA CALABRIA

 

 

Incontro tra Confindustria e il commissario Zes: Pronti a collaborare con il ministro Fitto

«L’auspicio di Confindustria è di intensificare il confronto con il ministro Fitto  e proseguire nel ruolo di affiancamento e consolidamento del ruolo delle Zes, supportarle nel fare  rete tra loro e con gli stakeholder e, in ultima analisi, contribuire in maniera attiva e produttiva alla  crescita del Mezzogiorno e alla riduzione dei divari territoriali». È quanto ha detto il vicepresidente di Confindustria, Vito Grassi, nel corso dell’incontro con il commissario straordinario delle Zes Campania e Calabria, Giuseppe Romano.

Presenti anche Pasquale Lorusso, Vice Presidente di Confindustria per  l’Economia del Mare. Nel corso dell’incontro c’è stata totale convergenza nel confermare che le Zes rappresentano  uno strumento imprescindibile per coniugare sviluppo produttivo e logistico del Sud e imprimere  impulso agli investimenti pubblici e privati, trasformando il Mezzogiorno in una piattaforma logistica  europea al centro del Mediterraneo. Proprio per questi motivi e visti i risultati positivi, Confindustria  auspica che si renda permanente la collaborazione con le Istituzioni volta a condividere esperienze  e valutazioni sulle opportunità e le criticità legate al funzionamento delle Zes. Chiediamo quindi al  Ministro per gli Affari Europei, il Sud, le Politiche di Coesione e il Pnrr, Raffaele Fitto, la massima attenzione ad uno strumento così importante per lo sviluppo del Meridione, dando seguito al dialogo  già avviato.  

«Le Zes rappresentano un volano potenziale di sviluppo per il Mezzogiorno  ha detto Grassi – ma anche uno  strumento che incentiva la collaborazione pubblico-privata. È stato proprio il lavoro congiunto tra  Istituzioni, Sistema Confindustria e Commissari Straordinari Zes a favorire il consolidamento del  quadro normativo, che rende ormai le ZES finalmente operative e in grado di sostenere l’insediamento e lo sviluppo delle imprese al Sud».

«Le Zes rappresentano uno strumento privilegiato per sviluppare e potenziare l’Economia del  Mare, in particolare nel Mezzogiorno che, con oltre il 45% del totale delle imprese e un terzo del  totale degli addetti, ha un ruolo strategico per la crescita dell’intero Paese. Per ogni euro investito  nell’Economia del Mare, infatti, si arriva mediamente ad attivarne quasi il doppio, quindi è  fondamentale proseguire sulla strada già intrapresa per valorizzare al massimo questo strumento», ha affermato il vice presidente Lorusso.  

Per il Commissario Straordinario di Governo delle Zes Campania e Calabria, Giuseppe Romano, «la sinergia con Confindustria è fondamentale nel percorso di attrazione di investimenti che passa  anche attraverso l’attenta opera di informazione che congiuntamente poniamo in essere. Le  autorizzazioni uniche già rilasciate nelle diverse Zes sono il segno evidente dell’attrattività  determinata dalla semplificazione burocratica oltreché dalle agevolazioni fiscali». (rrm) 

Successo in Calabria per il Pmi Day

Ha riscosso successo, in Calabria, la 13esima edizione del Pmi Day, il tradizionale appuntamento promosso da Piccola Industria Confindustria, per raccontare agli studenti il mondo delle imprese e far conoscere l’impegno quotidiano degli imprenditori a favore della crescita dei nostri territori.

L’iniziativa si è articolata in incontri nelle scuole, visite guidate nelle aziende locali e in occasioni di approfondimento sul ruolo produttivo e sociale delle piccole e medie imprese.

Interessante anche il momento di confronto, promosso nella sede di Confindustria Reggio Calabria, con la partecipazione di studenti delle classi 3E, 4D, 4E, 4G del Liceo Scientifico “Volta” di Reggio, accompagnati dalla professoressa Giuditta Casile e da altri docenti.

Quest’anno, il PMI DAY si è incentrato sul tema della “bellezza”. La bellezza del saper fare italiano che nasce dalle capacità, dai valori, dalla cultura e dal legame con i territori di riferimento. Ma anche la bellezza come libertà, giustizia, tolleranza, solidarietà e legalità.

A presentare l’evento è stato il Presidente di Piccola Industria di Unindustria Calabria, Daniele Diano, che ha sottolineato come il PMI DAY costituisca la giornata più importante dell’anno per i rapporti tra la piccola industria, i ragazzi e il territorio.

«In questa occasione, infatti, le industrie calabresi si aprono ai ragazzi e a quanti si dovranno confrontare con il mondo del lavoro e che spesso non sono a conoscenza delle grandi opportunità che possono trovare a pochi passi da casa – ha spiegato Diano –. Sono tutte imprese che operano sul e per il territorio. Gli imprenditori che s’impegnano quotidianamente a migliorare la propria impresa, lo fanno sicuramente per sé stessi e per i loro collaboratori, ma anche per tutti coloro i quali gravitano intorno all’impresa e per il territorio su cui l’impresa insiste. Perché, un’impresa sana, investe per sé ma anche per il territorio».

«Vogliamo far conoscere ai ragazzi – ha concluso – perché tanta gente si spenda in questo modo per portare avanti le proprie idee e le proprie imprese».

Per il vicepresidente della Giunta regionale, Giusi Princi, intervenuta all’iniziativa: «l ruolo delle imprese è determinante. Per promuovere sviluppo economico, sociale e culturale – ha detto – occorre coinvolgere le imprese e il mondo scolastico. Attraverso queste iniziative, si va a promuovere nei ragazzi una mentalità auto imprenditoriale, e quindi si costruisce quella sinergia, tra mondo scolastico e mondo delle imprese, che va anche a delineare quello che è un percorso di PCTO».

«Rivolgo, pertanto – ha aggiunto – i miei complimenti al presidente Diano per questa importante iniziativa, insieme a tutta Confindustria e Piccola Industria, perché soltanto camminando insieme, si riescono a ottenere risultati. La Regione – ha spiegato Giusi Princi – promuove le imprese; ci sono dei finanziamenti mirati, perché dobbiamo incentivare un’azione collaterale nel nostro territorio per richiamare anche gli investimenti esteri. L’obiettivo è quello di rendere sempre più competitive le nostre imprese con delle competenze tecniche specialistiche. Pertanto, il ruolo delle scuole, degli ITS e delle aziende, diventa determinante e in questa direzione, noi sosterremo economicamente gli incentivi e la formazione in impresa».

«È un’azione coordinata con Piccola industria e Confindustria ma anche con la Camera di Commercio. Fare squadra e quindi sinergia – ha concluso il vicepresidente della Giunta regionale – significa sviluppo; significa qualificare il territorio”.

Fra i diversi contributi registrati nel corso dell’evento anche quelli degli imprenditori locali che hanno illustrato la loro esperienza. Tra questi, Antonino Tramontana, titolare dell’omonima azienda vinicola; i referenti dell’azienda Medcenter di Gioia Tauro: Pasquale Papalia e Francesca Fiordaliso; infine, le testimonianze dei consiglieri – rispettivamente regionale e territoriale – dei Giovani Imprenditori, Nicola Cuzzocrea (dell’azienda “O2hp Snc”) e Valentina Mallamaci (dell’azienda “Mallamaci Grandi Impianti”).

Ne è seguito un vivace dibattito con gli studenti che hanno posto domande e chiesto informazioni sul mondo delle imprese e su come avviare un’attività imprenditoriale.

Ma vediamo nel dettaglio i dati: nella provincia di Reggio Calabria, 18 le aziende che hanno partecipato (Diano Cementi Spa, Attinà & Forti Srl, Poli.Com Srl, Buonafede Srl, Mangiatorella Spa, Redel Srl, Db Elektra, Caffe’ Mauro Spa, Siel Srl, Meridiano Lines Srl, Coop Pastori Calabresi Soc. Agricola, Certa Credita Srl, Medcenter Container Terminal, Azienda Vinicola Tramontana, O2hp Snc, Mallamaci Grandi Impianti, Con. Ser. Srl, Ideliverysrl); 7 le scuole che hanno aderito (IIS “Ten Col. Giovanni Familiari di Melito Porto Salvo, I.T.T. “Panella Vallauri” di Reggio Calabria, Istituto tecnico industriale “Majorana” di Roccella Jonica, Istituto superiore “Umberto Boccioni/Fermi” di Reggio Calabria, Liceo artistico “Preti Frangipane” di Reggio Calabria, I.T.E. “Raffaele Piria-Ferraris/Da Empoli di Reggio Calabria); 530 gli alunni.

Per la provincia di Catanzaro: un’azienda: Ecosistem srl; la scuola IIS Polo Tecnologico Ind. Ed Artig. Avanz Di Lamezia Terme; 30 gli alunni che hanno preso parte.  

Per Vibo Valentia: 5 le aziende dove si sono svolte le visite guidate:  Baker Hughes Nuovo Pignone Srl Costruzioni metalliche, G. Callipo Conserve Alimentari Srl trasformazione prodotti ittici, Mediterranean Hospitality M&C Srl turismo, MetalSud Lo Gatto Srl costruzioni metalliche, Sud Edilferro Srl costruzioni metalliche; 5 le scuole coinvolte: IIS De Filippis Istituto professionale di Vibo Valentia; Ipseoa A. Gagliardi Istituto professionale; ITE G. Galilei Istituto tecnico; ITI ITG Istituto tecnico; (tutte scuole di Vibo Valentia); infine, ITI “A. Russo”  istituto tecnico di Nicotera in provincia di Vibo; hanno partecipato circa 250 ragazzi.

In provincia di Cosenza: ha aderito una scuola: il Liceo Scientifico Linguistico “Pitagora” di Rende; 30 i partecipanti che hanno fatto visita all’azienda ed al Museo della Liquirizia Amarelli in Rossano.

In provincia di Crotone, 30 gli allievi della scuola I.I.S. “S. Pertini – Santoni” che hanno fatto visita all’azienda di Gerardo Sacco & C. Srl”. (rrm)

A Reggio le Muse a confronto con Confcommercio e Confindustria: Tornare al dialogo tra politica e istituzioni

Si torni al dialogo tra politica e istituzioni. È stato questo il focus dei Dialoghi Metropolitani, evento organizzato dall’Associazione Le Muse di Reggio Calabria, che si è confrontata con il presidente di Confcommercio, Lorenzo Labate e il vicepresidente di Confindustria, Giuseppe Febert.

Il presidente dell’Associazione, Giuseppe Livoti, nella sua premessa ha chiarito come nella programmazione annuale di volta in volta, verranno chiamati presidenti o referenti di istituzioni importanti all’interno dell’area metropolitana proprio per capire lo stato dell’arte, ciò che è stato fatto o ciò che è un diritto sapere.  

La Città metropolitana di Reggio Calabria e la sua conseguente area è stata individuata e riconosciuta per legge solo a partire dal 5 maggio 2009 grazie alla legge delega n 42 in materia di federalismo fiscale in attuazione dell’articolo 119 della Costituzione. In base a quella legge il Governo era delegato ad adottare entro 36 mesi dalla data in entrata in vigore della legge (entro il 21 maggio 2012) un decreto legislativo per l’istituzione delle 10 città metropolitane individuate dalla legislazione italiana, tra le quali la città di Reggio Calabria.

La Città metropolitana di Reggio Calabria è stata istituita dall’ordinamento giuridico nazionale con il decreto legge 5 novembre 2012, n. 188 “Disposizioni urgenti in materia di Province e Città metropolitane”. Si è ricordato, inoltre, come dell’area metropolitana di Reggio Calabria, si discute sin dagli anni Settanta, principalmente in funzione della conurbazione con la corrispondente area metropolitana di Messina e per la istituzione dell’area metropolitana dello Stretto.

Ed ancora il territorio definito dall’Aspromonte ai due fronti costieri del basso ionio reggino e del tirreno fino alla sua conformazione lineare dal comune di Rosarno a nord al comune di Melito di Porto Salvo a sud. In evidenza i comuni di Villa San Giovanni, Campo Calabro, Montebello Ionico e Motta San Giovanni mentre  l’ area di gravitazione principale è formata da otto comuni: Calanna, Cardeto, Fiumara, Laganadi, San Roberto, Scilla, Bagnara Calabra e Melito Porto Salvo mentre i rimanenti comuni formano i “sistemi secondari aggregati” che fanno riferimento per i servizi di livello inferiore principalmente su Palmi e Gioia Tauro. 

Due confronti dunque e due ospiti importanti alle Muse ovvero il presidente di Confcommercio Lorenzo Labate ed il vicepresidente di Confindustria Giuseppe Febert. La Confcommercio di Reggio Calabria è oggi una moderna Associazione che ha come propria mission rappresentare gli interessi gli operatori del commercio, del turismo, dei servizi e delle professioni.

I principali obiettivi dell’Associazione – ha chiarito subito il presidente Labate – sono promuovere e tutelare gli interessi morali, sociali ed economici degli associati nei confronti di qualunque organismo pubblico o privato, in armonia con gli indirizzi della Confcommercio nazionale e delle organizzazioni nazionali di categoria, dare identità e voce ai settori rappresentati come soggetti collettivi, organizzare le relazioni tra gli associati per la risoluzione di problemi comuni, promuovere la formazione professionale, tecnica e sindacale degli imprenditori e degli aspiranti imprenditori, fornire assistenza e consulenza alle imprese, servizi e opportunità esclusive di risparmio nella gestione aziendale.

Labate chiamato ad intervenire sulle ultime posizioni della città sull’indagine realizzata da Italia Oggi con l’Università La Sapienza vede Reggio Calabria al 95 ° posto e al 101° nel più recente rapporto del Sole 24 ore sulla qualità della vita, ha ribadito come i sondaggi non sono mai delle verità assolute perché dipendono da vari parametri richiesti agli intervistati ed occorre sempre considerare altri riferimenti quali (sanità, pericolosità, servizi sociali ecc…).

Dunque, esaminare un territorio vuol dire avere molteplici parametri di riferimento ed attribuibili a più fasce d’età cosa che effettivamente non viene mai fatta e da questo ne scaturisce che la polemica anche nel caso di Reggio ha sempre un successo mediatico.  «Occorre tornare e parlare alla politica – ha detto – occorre che la politica faccia parte della vita di impresa non dimenticando che dal 2021 hanno chiuso 320 mila tra aziende e società. Nella nostra città e Provincia, poi, manca proprio l’educazione all’impresa ed occorre una strategia comune, una scelta comune che regioni magari come la Sicilia gestiscono meglio e con più facilità per forma mentis».

Tra le iniziative che farà per la città per Natale Confcommercio offrirà Via per Via, ovvero 10 mila euro per una pubblica illuminazione ad una zona della città (lo scorso anno fu il Viale Aldo Moro), e poi una novità ovvero la nascita di una applicazione da scaricare sul cellulare denominata Movibel utile ai turisti  per fare scaturire informazioni del territorio ed orientarli alla conoscenza dei siti storico-artistici e non solo ed infine si sta pensando ad istituire un Festival Internazionale dedicato al Bergamotto con chef da tutto il mondo.

Per Confindustria ha conversato il vice presidente Giuseppe Febert: «rappresento la principale associazione di rappresentanza delle imprese manifatturiere e di servizi in Italia a cui aderiscono volontariamente oltre 150 mila imprese di dimensioni piccole, medie e grandi, per un totale di 5.382.382 addetti», ha subito chiarito Febert.

«La mission dell’associazione – ha spiegato – è favorire l’affermazione dell’impresa quale motore della crescita economica, sociale e civile del Paese. In questo senso, definisce percorsi comuni e condivide – nel rispetto degli ambiti di autonomia e influenza – obiettivi e iniziative con il mondo dell’economia e della finanza, delle Istituzioni nazionali, europee e internazionali, della PA, delle Parti Sociali, della cultura e della ricerca, della scienza e della tecnologia, della politica, dell’informazione e della società civile. Noi puntiamo alla politica del -rimani al Sud- magari divenendo una regione attrattiva per i ragazzi del Nord, poiché la nostra città con le sue ottime condizioni meteo climatiche e la sua predisposizione al turismo potrebbe essere la California  dell’Italia».

«Strategico il Porto di Gioia Tauro – ha proseguito – unico per la sua conformazione geografica e strutturale, ecco perché Msc opera in questa importante realtà che è l’area portuale che non dovrebbe essere solo un importante riferimento per il tracking. Per Confindustria sarà decisiva la costruzione del ponte sullo Stretto che va vista non in una ottica di scelta politica ma di aspetto economico, di sviluppo del territorio, basti pensare che sarebbero impegnate alla sua realizzazione circa 120 mila persone e si creerebbe una sinergia continua con la vicina Sicilia al centro del Mediterraneo».

Tra gli interventi si segnala quello del vice sindaco di Bova Gianfranco Marino, il quale ha sostenuto che le scelte politiche devono essere sempre fatte ad ampio raggio, non limitandosi al tempo attuale, ma verificando i benefici negli anni, e questo lo si evince anche da precise volontà che storicamente hanno visto rinascere centri come Roccella o ancora lo storico borgo di Bova, esempio rappresentativo delle buone pratiche della politica.  Dunque un riscatto emotivo, sociale, economico ed umano per un’area metropolitana che ancora non ha una sua identità precisa ed unitaria. (rrc)

 

Il Pmi day di Confindustria ha aperto le porte dell’azienda e del Museo Amarelli agli studenti

Grande successo per il Pmi Day – Industriamoci, svoltosi nell’Amarelli Fabbrica di Liquirizia di Corigliano Rossano e organizzata dalla Piccola Industria di Confindustria.

L’evento, che si inserisce nell’ambito della XXI Settimana della Cultura d’Impresa e nella Settimana Europea delle PMI, patrocinata dai Ministeri degli Affari Esteri e dell’Istruzione, ha coinvolto una delegazione di studenti che ha visitato lo storico sito produttivo ed il Museo della Liquirizia, unico nel suo genere nel mondo.

«In questa edizione del Pmi Day – ha commentato il presidente di Confindustria Cosenza, Fortunato Amarelli – il focus è sulla bellezza del saper fare italiano, frutto delle competenze, dei valori e della cultura che ritroviamo nelle produzioni di beni e servizi delle nostre imprese».

«La bellezza nasce dall’attitudine alla cura e dalla volontà di fare bene – ha aggiunto – esprime la capacità di innovazione e la creatività, il patrimonio di saperi e tradizioni che derivano dalla storia e dalla cultura delle comunità e dei territori di cui le Pmi sono parte integrante».

«Aprire le proprie imprese, – ha continuato Amarelli – far conoscere il valore del lavoro delle persone che ne fanno parte, il legame con il territorio e la comunità in cui operano è di fondamentale importanza per i giovani che così possono toccare con mano la bellezza di intraprendere, di trasformare un’idea in progetto e un progetto in un risultato concreto, di raccogliere sfide, del mettersi in gioco, di migliorarsi anche sbagliando, di assumersi rischi e responsabilità anche oltre i cancelli dell’azienda, del saper fare insieme coinvolgendo le persone e valorizzandone abilità e competenze».

Oltre al presidente Amarelli, gli studenti sono stati accompagnati nella visita dal direttore Rosario Branda, dalla Responsabile dell’Area Education Monica Perri, dalla professoressa Alessandra Rovito e dalla Dirigente Alisia Rosa Arturi del Liceo “Pitagora” di Rende che ha parlato di «una esperienza arricchente per gli studenti, che hanno potuto toccare con mano come una idea d’impresa si possa trasformare in un futuro lavorativo per le giovani generazioni».

L’occasione di confronto è stata utile per approfondire il lavoro svolto dai ragazzi al concorso “latuaideadimpresa”, risultato particolarmente apprezzato dalla giuria, tanto da vincere la competizione regionale nel 2021.

«Incontrare l’impresa e i suoi protagonisti, gli imprenditori e i loro collaboratori che ogni giorno mettono in campo energie, passione e capacità per creare prodotti, servizi e nuove opportunità di sviluppo, occupazione e benessere per tutti – ha aggiunto il direttore Branda – è il senso di questa giornata che si è svolta oggi in tutta Italia».

L’APPELLO DI BONOMI E OCCHIUTO DA RC:
«CHIEDIAMO IL RIGASSIFICATORE A GIOIA»

Dall’Assemblea di Unindustria Calabria, a Reggio, che ha visto la partecipazione di presenza del presidente di Confindustria Carlo Bonomi, emerge chiaro il problema energetico nella regione, con tutte le sue contraddizioni. Il presidente della Regione Roberto Occhiuto non le manda a dire, a proposito del progetto (scellerato) di attuare l’autonomia differenziata che, nel fare felici le regioni settentrionali, penalizzerà tutto il Mezzogiorno. «Sulla questione energia – come ho detto anche a Capri, facendo una battuta sull’autonomia differenziata che vogliono molti presidenti del Nord – dobbiamo fare riferimento a quello che è scritto nella Costituzione, e cioè che i livelli essenziali delle prestazioni, i diritti, devono essere assicurati con uniformità in tutto il territorio nazionale. E quando la capacità fiscale delle Regioni non è sufficiente a farlo, allora interviene la perequazione. Se dopo la perequazione c’è qualche Regione che ha capacità fiscale ulteriore, ben venga per queste Regioni la possibilità di dare ulteriori servizi ai cittadini».

«Perché – ha detto Occhiuto – il tema dell’autonomia differenziata e delle risorse prodotte nelle Regioni non deve valere pure per l’energia? In Calabria produciamo il 42% di energia da fonti rinnovabili. Se aggiungiamo anche l’idroelettrico e altre fonti non fossili, abbiamo una produzione di energia pulita superiore al consumo dei calabresi. La Lombardia produce il 13% di energia da fonti rinnovabili. Allora, vogliamo farlo il federalismo differenziato? Facciamolo anche sull’energia, stabiliamo che se una Regione ha investito sulle rinnovabili è giusto che i cittadini e le imprese ne abbiano vantaggio. Perché se non rendiamo conveniente questo investimento è difficile che si inducano i decisori politici a sviluppare le rinnovabili. Quindi dobbiamo creare un rapporto tra ciò che si produce in termini di rinnovabili e ciò che è beneficio per la cittadinanza».

Se il rigassificatore di Gioia Tauro – ha aggiunto il Presidente Occhiuto trovando concorde Bonomi – l’avessero fatto 7 o 8 anni fa, oggi il tema dell’energia ci sarebbe, ma non sarebbe così grave, perché quel rigassificatore avrebbe prodotto un terzo del gas che noi prima importavamo dalla Russia. Su questa cosa, noi, il governo regionale, ma anche Unindustria e il presidente Bonomi, siamo intervenuti mesi fa, prima che il problema dell’energia fosse così gigantesco». Quindi Occhiuto e Bonomi insistono sulla necessità di realizzare al più presto il rigassificatore a Gioia Tauro.

«Ho parlato – ha detto Occhiuto – con Cingolani il quale dice, giustamente, che un rigassificatore galleggiante si fa in sei mesi per cui ora, siccome il tema è l’autonomia in tempi brevi, il rigassificatore galleggiante è un intervento da preferire rispetto al rigassificatore terreste che potrà essere realizzato in 4 anni. Quello che sta succedendo oggi ci dovrebbe insegnare che il tema dell’autonomia e dell’indipendenza energetica noi l’avremo anche fra 3 o 4 anni. Allora il rigassificatore io lo chiedo con forza al governo e sono contento che insieme a me lo chieda anche Confindustria, anche perché connesso all’intervento sul rigassificatore c’è la piastra del freddo che ci potrebbe consentire di sviluppare davvero l’area retroportuale di Gioia Tauro attraverso un grande distretto dell’agroindustria. La nostra Regione potrebbe diventare l’hub di un grande distretto dell’agroindustria di tutto il Mezzogiorno, di un distretto che comprenderebbe dalla Campania fino alla Sicilia. Si tratta di un investimento strategico per l’Italia».

Il presidente di Confindustria Bonomi ha espresso con convinzione la posizione degli industriali a proposito del Mezzogiorno: «C’è stata una interpretazione al voto del 25 settembre che ha dato una correlazione univoca che è quella che nel Sud basta incrociare i dati del reddito di cittadinanza con l’elettorato per capire qual è il modello di sviluppo che vuole il Sud. Tutti dicono quindi che il Sud è assistenzialista. Anzi, che su questo punto serve ancora più spesa pubblica. Per me è un errore capitale. Basta con questa narrazione». Il Sud – secondo Bonomi – non chiede come ricetta unica assistenzialismo, ma semplicemente ci si aggrappa se è l’unica ricetta che si propone. Se non diamo un altro modello, un altro progetto di sviluppo, non cambierà nulla. Lo chiederemo al prossimo Governo rispetto al Mezzogiorno. Serve una strategia che vada oltre i progetti finanziati dal Piano nazionale di ripresa e resilienza. Serve una strategia di medio-lungo periodo che addirittura vada oltre questa legislatura. Un piano, almeno decennale, per lo sviluppo del Sud, fatto per risorse per scuola, Università, di affiancamento delle reti territoriali di ricerca, che esistono già.
«Chiederò al nuovo Governo – ha rimarcato il capo degli industriali italiani – che si costituisca una squadra non di politici, ma di persone con speciali competenze per un progetto che definirei ItaliaSud 2032. Basta con l’idea che il Mezzogiorno si possa sviluppare solo con l’assistenzialismo. Ci sono delle grandi eccellenze. In Calabria non manca nulla, cultura, storia, Università. Le grandi imprese si sviluppano accanto alle grandi università. C’è tutto per far bene e noi non accetteremo che non ci sia l’idea di un piano di sviluppo ItaliaSud 2032. E qui, come nel resto d’Italia c’è un grande ceto imprenditoriale, tanto che nel prossimo Cda del Cnel indicheremo come rappresentante di Confindustria il presidente di Unindustria Calabria Aldo Ferrara».

All’Assemblea di Unindustria Calabria (che si è svolta al Museo archeologico nazionale di Reggio, dove sono custoditi dei Bronzi, ha introdotto il tema “Destinazione Calabria” il presidente degli industriali reggini ing. Domenico Vecchio. Il dibattito è stato moderato dal giornalista Piero Gaeta della Gazzetta del Sud. (rrc)

 

Ferrara (Unindustria): Presenza di Bonomi in Calabria segno di attenzione di Confindustria per la regione

La presenza di Carlo Bonomi, presidente di Confindustria, all’Assemblea di Unindustria Calabria in programma il 18 ottobre al Museo Archeologico di Reggio, «è l’ennesima testimonianza dell’attenzione e della grande vicinanza che il sistema confindustriale ha verso la nostra regione», ha dichiarato Aldo Ferrara, presidente di Unindustria Calabria.

Una presenza che contribuisce «a mettere in campo una qualificata e continua sinergia per un’azione di governo regionale che presto si concretizzerà con il completamento del piano industriale portato avanti con il Centro Studi di Confindustria», ha spiegato ancora Ferrara, sottolineando che «non possiamo limitarci a fronteggiare le tante criticità esistenti, ma è necessario prefigurare condizioni e prospettive di sviluppo di lungo periodo».

«È in questa direzione che si svolgerà l’Assemblea di Unindustria Calabria – ha proseguito – con l’obiettivo di concentrare l’attenzione tanto nell’azione di rimozione dei vincoli strutturali allo sviluppo quanto in un  piano idoneo ed efficace ad incentivare gli investimenti».

Ad annunciare la presenza del numero uno degli industriali, insieme al presidente Ferrara, Natale Mazzuca, componente Consiglio Generale di Confindustria, Fortunato Amarelli Presidente Confindustria Cosenza, Mario Spanò Presidente Confindustria Crotone, Domenico Vecchio Presidente Confindustria Reggio Calabria, Rocco Colacchio Presidente Confindustria Vibo Valentia, Giovan Battista Perciaccante Presidente Ance Calabria, Daniele Diano Presidente Comitato Piccola Industria Unindustria Calabria, Umberto Barreca Presidente Gruppo Giovani Imprenditori Unindustria Calabria.

«Una destinazione che non è soltanto l’approdo finale di un viaggio – ha commentato Domenico Vecchio, Presidente di Confindustria Reggio Calabria –. La Calabria è, al tempo stesso, un crocevia nel quale si intersecano le strade dell’arte, delle bellezze paesaggistiche, di una storia e di una civiltà millenaria, delle eccellenze e della tipicità dei sapori che riecheggiano di antichi saperi, dell’innovazione e della ricerca. Oggi più che mai la Calabria è davvero tutto questo e ritrovarci a confrontarci e a dialogare in un luogo di grande suggestione qual è il Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria getta nuova luce su tutto».

«Trovarci a Palazzo Piacentini​ è sembrato un doveroso omaggio al MArRC nel Cinquantesimo anniversario del ritrovamento dei Bronzi di Riace – ha concluso – ma anche un riconoscimento a quel che oggi il Museo rappresenta in un momento nel quale la frenesia del turismo mordi e fuggi sembra cedere decisamente il passo a viaggiatori attenti a impiegare al meglio la risorsa più preziosa che abbiamo: il tempo». (rcz)

 

Il 18 ottobre a Reggio l’assemblea Pubblica di Unindustria Calabria

Il 18 ottobre, alle 11, al Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria, è in programma Destinazione Calabria, l’assemblea pubblica di Unindustria Calabria a cui parteciperà anche Carlo Bononi, presidente di Confindustria.

Dopo i saluti di Domenico Vecchio, presidente di Confindustria Reggio Calabria, e di Aldo Ferrara, presidente di Unindustria Calabria, interviene il presidente della Regione, Roberto Occhiuto.

Le conclusioni sono affidate al presidente Bonomi. Modera il giornalista Piero Gaeta(rrc)