COVID-19 – Contro la chiusura dello scalo di Reggio si muove il sindaco Falcomatà

Nei piani dell’Enac (l’Ente nazionale dell’aviazione civile) di chiusura di alcuni aeroporti a causa del rischio contagio del Covid-19, c’è anche lo scalo di Reggio. L’Enac ha sottoposto al ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Paola De Micheli «uno scenario aeroportuale minimo» utile a «garantire la mobilità del trasporto aereo all’interno del territorio nazionale», che prevede il mantenimento del solo scalo di Lamezia in Calabria.

Immediata la reazione del sindaco metropolitano di Reggio Giuseppe Falcomatà che ha scritto al ministro De Micheli «perché possa intervenire a modificare l’assetto che si sta dando, in queste ore, l’Ente Nazionale per l’Aviazione Civile. Al tempo stesso, diventa quanto mai urgente ed ugualmente importante un’azione sostanziale ed incisiva dei rappresentanti parlamentari e della Regione Calabria». La nostra città – ha messo in evidenza il sindaco – potrebbe ritrovarsi disperatamente fuori da ogni rapido collegamento.

Conscio delle difficoltà legate al diffondersi del Coronavirus e consapevole delle esigenze espresse dai gestori aeroportuali per la riduzione dei voli, Falcomatà esprime «forte preoccupazione per una programmazione che penalizza oltremisura l’intero territorio della Città Metropolitana di Reggio Calabria condannato, altrimenti, ad un isolamento, anche e soprattutto commerciale, che mina la serenità e le possibilità di una popolazione già afflitta dai rischi Covid-19 e indebolita da strategie che stanno, evidentemente, portando verso la rapida dismissione di un aeroporto fondamentale per il Mezzogiorno ed il bacino dello Stretto qual è il “Tito Minniti”».

«Fra le prerogative individuate nella selezione delle aerostazioni che continueranno la loro attività – spiega il sindaco – c’è la garanzia dei collegamenti insulari ed il “Tito Minniti” è, indiscutibilmente, indispensabile per mantenere la continuità territoriale agli abitanti delle Città Metropolitane di Reggio Calabria e Messina e delle isole Eolie che, complessivamente, rappresentano una popolazione di oltre un milione di cittadini».

«Quindi – incalza Falcomatà – l’aeroporto reggino non può e non deve chiudere. È il momento di difenderlo con la forza della ragionevolezza. Ognuno di noi, dunque, deve essere consapevole dello sfascio in cui è stato fatto precipitare lo scalo e che, adesso, si trova nella fase più delicata della sua turbolenta storia. Nel rispetto dell’attuale emergenza e delle misure che il Governo sta prendendo per limitare al massimo ogni pericolo di diffusione del virus, dobbiamo comunque fissare dei paletti: l’aeroporto “Tito Minniti”, ripeto, non va chiuso e, anzi, bisogna mettere in campo strategie alternative e condivise che possano servire a mantenere vive percezioni di serenità ed equilibrio».

«Insieme – conclude il sindaco Falcomatà – usciremo fuori da questa situazione ed insieme dobbiamo sostenere ogni azione possibile che possa dare sollievo e certezza per il presente e per il futuro della nostra comunità, fatta di uomini e donne che non si arrendono e combattono, ogni santo giorno, per il riscatto economico e sociale della propria terra». (gsp)

«Ciao, Calabria. Io resto a Bologna», la testimonianza di un’universitaria fuorisede

di PIETRO AMENDOLA – L’Italia intera è ferma. Il Coronavirus, il nemico invisibile che sta terrorizzando il mondo, ha portato l’emergenza sanitaria nel nostro paese a livelli molto alti. Il governo ha preso, finalmente, misure di restrizione molto più forti, rendendo ufficiale il decreto che estende la zona arancione a tutte le regioni. E in un momento come questo, in cui i cittadini devono essere uniti per contrastare il virus, le persone sono costrette a non potersi vedere e a non potersi abbracciare, e a non manifestare tutti quei gesti di affetto che fanno parte della vita quotidiana. Questa lontananza forzata non è certo l’ideale per chi si trova distante dalla propria famiglia e dalla propria terra. È un tema che abbiamo affrontato insieme a Francesca, studentessa calabrese fuorisede all’Università di Bologna, città che rappresenta ormai la sua seconda casa. Con lei abbiamo tirato fuori alcuni argomenti, che riguardano tutti coloro che in questo momento vivono la quarantena distanti dai loro affetti.

– Francesca, per iniziare a conoscerci, vorrei chiederti intanto di dove sei precisamente e da quando ti sei “insediata” nella città di Bologna

«Io sono di Polistena. La zona è quella della Piana di Gioia Tauro. Io a Bologna ci sono dal 2018, quando ho iniziato l’università. E posso dire che ormai mi sono ambientata abbastanza bene in questa nuova realtà».

Siamo in un periodo quasi inedito per la storia del nostro paese. Come vive una studentessa universitaria fuorisede questa emergenza sanitaria, lontana dalla propria terra e dalla propria famiglia?

«Io inizialmente avevo deciso di rimanere a Bologna. Tutti i miei amici sono qui e inoltre faccio parte di un’associazione. Qui ho la mia vita, dunque, essendo anche una persona abbastanza autonoma, non vivo il distacco dalla famiglia come una cosa brutta. Non era un problema né per i miei né per me stessa. Molti miei coetanei si erano fiondati nelle stazioni, per tornarsene dai propri cari. Ero abbastanza incerta, ma avendo vari impegni qui a Bologna, avevo deciso di non scendere. Dopo, la cosa è diventata un po’ più seria, e ci sono stati nuovi decreti. Inoltre siamo passati alle lezioni online, quindi la situazione era chiaramente in totale cambiamento. I miei genitori hanno iniziato a chiedermi di prendere in considerazione la possibilità di andare in Calabria. Molte persone che conosco se n’erano andate da Bologna, e quindi con le amiche, che erano rimaste, ho parlato del fatto che forse era giunto il momento di lasciare la città. Dopodiché è arrivato l’annuncio di Conte, che ha esteso la zona arancione a tutto il paese. Io e le mie amiche abbiamo capito che, andando al Sud, avremmo messo a rischio i nostri familiari. Ho definitivamente deciso perciò di restare».

Parlando di spostamenti da Nord a Sud da parte dei tuoi coetanei, come l’hai vista la “fuga da Milano” di alcuni cittadini, in seguito all’ annuncio della zona arancione lombarda?

«Comportamento illegittimo. Io sono ferma sulla mia posizione, dato che è da sconsiderati catapultarsi tutti insieme su un treno, date le distanze da mantenere per evitare il contagio. Inoltre, andando al Sud , dovevano essere consapevoli del fatto che stessero mettendo a rischio la salute dei propri cari. Specialmente quella degli anziani. Bisogna essere veramente incoscienti e ti dico che la mia considerazione sui miei coetanei si è abbassata. Te ne racconto una. Un mio amico è sceso con l’autobus e il giorno dopo è andato ad una festa, ignorando anche il monito di non frequentare posti affollati».

– La presidente della regione Calabria Santelli ha parlato con toni decisamente preoccupati, dicendo “Non c’è una guerra da Nord e Sud, capiamo i ragazzi. Ma dobbiamo correre ai ripari”. Come le vedi queste dichiarazioni?

«I giornali del Sud da un po’ di tempo invitavano proprio a rimanere al Nord. Io capisco perfettamente queste parole, dato che conosco bene le condizioni del sistema sanitario calabrese. È molto precario a livello di strutture e di risorse, e dunque al momento non è pronto per affrontare un’emergenza simile. So che giù in Calabria ci sono controlli anche tra i comuni, per chi varca le zone di confine territoriale. Qui la situazione è un po’ diversa, non ci sono tutte queste precauzioni. In Calabria le cose vengono esagerate e dato il sistema sanitario debole, bisogna diminuire al massimo gli spostamenti. Penso che ora ci sia un po’ di incoerenza per quanto riguarda le restrizioni, a livello nazionale».

– In questo momento cosa vi state dicendo con amici e familiari?

«Vari messaggi di preoccupazione. Ci stiamo chiedendo soprattutto cosa fare durante questo periodo di quarantena. La paura è quella di cadere in depressione e in preda all’ansia. È una situazione opprimente, dato che siamo chiusi in casa».

– E pensando comunque al disagio attuale, cos’è che ti permette di avere maggiore serenità?

«Sicuramente la consapevolezza di aver preso la decisione giusta. So che non metterò a rischio la salute della mia famiglia. Ma la paura comunque rimane, e perciò sto prendendo tutte le precauzioni utili. Mi tranquillizza anche il fatto che qui a Bologna il sistema sanitario sia molto efficiente, facendomi sentire più protetta».

 – Immagino che in questo periodo, la mancanza della tua terra d’origine si faccia sentire un po’ di più. Quali sono le tue sensazioni legate alla Calabria?

 «È un posto sicuro per me, che mi ha fatto diventare quella che sono oggi. Mi sto abituando a vivere in un contesto diverso, che per certi aspetti preferisco, dato che c’è maggiore libertà e più stimoli. Sicuramente mi mancano, però, i paesaggi della Calabria. E’ una regione ricca e sconfinata, piena di territori magnifici. Il fatto che venga sottovalutata, mi sprona sempre a combattere per difenderla ed esaltarne la bellezza». (p.a.)

COVID-19 – Domenico Arcuri (calabrese di Melito P.S.) è il commissario straordinario

La scelta del presidente del Consiglio Giuseppe Conte del commissario straordinario per gestire l’emergenza coronavirus è caduta su Domenico Arcuri, attuale presidente di Invitalia, manager di lungo corso e di grandi capacità operative. È motivo di grande orgoglio per la Calabria: Arcuri è nato a Melito di Porto Salvo, in provincia di Reggio, un calabrese orgoglioso delle proprie origini. Un grande manager, un altro dei figli di Calabria che hanno conquistato il successo mostrando sempre impegno, competenza e capacità.

È stato a Reggio lo scorso giugno, invitato dall’allora presidente degli industriali reggini, Giuseppe Nucera, al convegno nazionale La Calabria che vogliamo e in un’intervista a calabria.live aveva parlato dello sviluppo della regione e delle sue prospettive di rilancio.

Oggi è chiamato a un compito difficile e sicuramente molto complesso: siamo convinti che la sua esperienza e la sua capacità daranno i frutti sperati. Dobbiamo aiutarlo tutti quanti nel solo modo possibile: rispettando le disposizioni che sono state adottate. #iorestoacasa non è solo un suggestivo hashtag, dovrà diventare un imperativo categorico che – se attuato da tutti – permetterà di fermare il contagio e spezzare la spirale epidemica in cui stiamo inesorabilmente precipitando. Buon lavoro, commissario Arcuri. (s)

 

COVID-19 – Nucera, la Calabria che vogliamo: riattivare gli ospedali dismessi

L’ex presidente degli industriali reggini Giuseppe Nucera, a capo del movimento La Calabria che vogliamo, lancia un doppio appello per fronteggiare l’emergenza da coronavirus. «L’emergenza – ha detto Nucera– rischia di mettere in ginocchio la Calabria. I numeri relativi ai contagiati della nostra regione, per fortuna ancora non sono drammatici, lo è però la situazione delle strutture sanitarie. L’unica soluzione in questi casi è prevenire: curare centinaia di pazienti bisognosi della terapia intensiva infatti non sarebbe possibile. Rivolgo un doppio appello alle istituzioni, al Governo  nazionale e al Commissario della Sanità calabrese. C’è urgente bisogno di mascherine, tute di protezione, ventilatori e tutti gli strumenti idonei atti ad evitare il contagio nelle persone sane e curare quelle affette da Coronavirus.

«La distribuzione deve essere immediata e trasparente. Per questa ragione – sottolinea l’ex Presidente di Confindustria RC – serve l’intervento dell’esercito e della Protezione Civile. Le mascherine devono essere consegnate in modo prioritario ai medici di base attualmente sprovvisti, operatori, infermieri e tutte quelle persone impegnate sul campo in questa difficile battaglia. Non c’è più tempo da perdere: il Governo nazionale deve inviare al più presto mascherine e ventilatori alla Regione Calabria».

«Il secondo appello – prosegue Nucera – riguarda la riapertura delle strutture ospedaliere attualmente chiuse. Non è un mistero che in caso di larga diffusione del Coronavirus, gli ospedali della nostra regione non potrebbero far fronte ai pazienti bisognosi del ricovero in terapia intensiva. Riaprire i nosocomi chiusi e attrezzarli per affrontare l’emergenza è l’unica via per non farci trovare impreparati. I cittadini devono fare la loro parte rimanendo in casa, le istituzioni hanno l’obbligo di alzare al massimo l’asticella dell’attenzione mettendo in campo tutte le misure necessarie. La Calabria non può e non deve trovarsi a gestire l’emergenza che attualmente vive il nord Italia, altrimenti le conseguenze sarebbero disastrose. Bisogna agire con decisioni forti e bisogna farlo da oggi”» (rrm)

Aspettando l’assessore, la Sanità in Calabria ko
Urge la Giunta, la Presidente frenata da Salvini

di SANTO STRATI – Una leggenda metropolitana racconta che un assessore alla Sanità della Regione Calabria, colto da grave malore, prima di perdere conoscenza abbia detto, ben consapevole della situazione: “non portatemi in ospedale”. Oggi, a fronte dell’emergenza Covid-19 un’evenienza del genere non potrebbe ripetersi perché, prima di tutto, non c’è un ancora assessore alla Sanità e, poi gli ospedali calabresi, nonostante siamo allo stremo, mostrano, grazie a medici, infermieri e personale, la faccia opposta dello sfascio della sanità, fatta di impegno, abnegazione, sacrifici pur di assicurare l’assistenza necessaria a chi ne ha bisogno. I posti letto in terapia intensiva sono poco più di un centinaio, occorre fermare il contagio perché la Calabria non sarebbe in grado di fronteggiare una situazione come quella delle regioni settentrionali. Neanche con l’assessore che non c’è, ma di cui non si può proprio per questo fare più a meno.

La Presidente Santelli sta affrontando benissimo la grave emergenza, grazie al cielo davvero limitata, e il suo impegno è stato riconosciuto da tutti. «Lodevole e apprezzabile» – lo ha definito il consigliere regionale Francesco Pitaro di Io resto in Calabria e anche gran parte dell’opposizione mostra apprezzamento per il piglio decisionale mostrato dalla neopresidente, ma da sola Jole Santelli non può continuare a ad affrontare l’emergenza da coronavirus. Il rischio è al momento contenuto e ristretto a pochi casi, ma come ha messo in evidenza la Presidente se si sono registrati in 4000 i calabresi arrivati dal Nord, c’è da immaginare che ce ne siano altri 10mila che sfuggono al controllo e possono costituire seri pericoli di contagio. Serve, allora, un assessore alla Sanità, subito. Da individuare in fretta, scegliendo senza guardare l’appartenenza partitica o lo schieramento di riferimento: onore al merito, dimenticando i compromessi e le logiche della politica.

Certo, è difficile gestire la formazione del nuovo governo secondo le vecchie e trite regole dei partiti: pochi i posti disponibili (appena cinque) e troppi i pretendenti. Senza considerare che sono in tanti a sostenere che la presidente sia frenata da Salvini. Il capo della Lega, fallito il tentativo di “colonizzazione” della Calabria, ridimensionato dal voto sfavorevole dei calabresi che ragionano, continuerebbe a esigere posizioni privilegiate nel governo regionale. Sembrava cosa fatta la scelta “salomonica” di affidare un assessorato a ciascun partito della coalizione e invece il “patto” è durato lo spazio di una sera. La litigiosità fa il paio con i malumori e i mugugni infiniti di alleati e presunti tali, col risultato che dopo 25 giorni ancora non c’è la giunta, fatte salve le prime due nomine (Capitano Ultimo e la Savaglio) che hanno provocato il primo scompiglio nella coalizione. La presidente si è insediata il 15 febbraio e, a quella data, nessuno poteva minimamente immaginare l’emergenza senza precedenti che si è abbattuta sull’Italia. E la nemesi storica ha fatto sì che a essere colpite proprio le tre regioni (Veneto, Lombardia ed Emilia) che insistevano sull’autonomia differenziata, a danno del Sud. Non è più tempo di questionare sulla «secessione mascherata» (come l’aveva definita il presidente del Consiglio regionale Nicola Irto in un’intervista di un anno fa a calabria.live), ma occorre invece fare fronte comune per fermare il contagio e limitare le conseguenze, con il loro carico di morte e di distruzione della nostra già malmessa economia.

E un fronte comune sarebbe davvero utile alla Calabria in questo momento. Ci vorrebbe il coraggio di respingere le logiche da manuale Ccencelli di democristiana memoria e avviare un governo di salute pubblica con la partecipazione di tutti. Ci vorrebbe una decisione che passerebbe alla storia, perché probabilmente non potrebbe – data l’emergenza – non trovare l’appoggio e il consenso dell’opposizione. I governi a larghe intese non sono una eresia e non rischiano di turbare le anime candide di elettori che si potrebbero sentire “traditi”. Già da tempo sosteniamo che per dare il giusto impulso alla Calabria serve un comune sforzo per un obiettivo univoco, indipendente dagli schieramenti politici. Oggi più che mai è il percorso più agevole per affrontare l’emergenza ed esser pronti a ripartire, appena sarà finita questa disgraziata epidemia. Le crisi offrono, non dimentichiamolo, ottime opportunità di ripresa per chi sa coglierle.

Per questa ragione, la Presidente Santelli non può più indugiare sulla nomina dell’assessore: ci sono scienziati, medici, illustri clinici di cui non ci interessa la posizione politica, ci basta che abbiano capacità e competenza e possano coordinare, al meglio, gli interventi necessari per affrontare questo drammatico e triste momento. Se si considera che la Calabria non ha ancora approvato il bilancio (siamo in esercizio provvisorio, con tutti le limitazioni che questo comporta in una situazione d’emergenza sanitaria che rischia di diventare incontrollabile), grazie alla geniale scelta di Mario Oliverio rinviare al nuovo governo tale incombenza, è più che mai opportuno che la Regione sia nella sua efficacia piena. Con una Giunta con pieni poteri, un Presidente del Consiglio e un’assemblea regionale operativa e attenta alla gravità del momento.

Lo chiedono i calabresi, lo chiede l’opposizione, lo chiedono i sindacati. «La complessità dell’emergenza che l’intero Paese sta vivendo – affermano i Segretari generali di Cgil, Cisl e Uil Calabria, Angelo Sposato, Tonino Russo e Santo Biondo – richiede anche nella nostra regione l’operatività, nel pieno delle loro funzioni, di tutti gli organi di governo previsti dalla Costituzione. Il fatto che la diffusione del contagio da Covid-19 sia nel nostro territorio più lenta che altrove, auspicando che rallenti ulteriormente fino a fermarsi del tutto, suggerisce l’opportunità di utilizzare la circostanza per procedere senza indugi, con modalità adeguate alle difficoltà del momento, all’insediamento del nuovo Consiglio Regionale eletto il 26 gennaio e alla nomina dell’intera Giunta. Ciò sarà importante anche al fine della tempestività e dell’efficacia di ogni azione necessaria a rendere operativi in Calabria gli strumenti contenuti negli attesi e imminenti interventi del Governo nazionale per il sostegno all’economia e al lavoro, avviando subito tavoli tematici che vedano insieme gli assessorati competenti, il mondo produttivo, il commercio, il turismo, le forze sociali».

Anche il capogruppo Pd in Consiglio regionale Mimmo Bevacqua auspica «un tavolo istituzionale che gestisca questa fase d’emergenza per la sanità e l’economia. La Calabria – dice Bevacqua – deve avere una giunta al completo ed è necessario che il sistema sanitario e la Protezione civile lavorino in sinergia. Non è pensabile che oggi si continui a utilizzare la Calabria come una scacchiera. Questa regione ha bisogno di una giunta forte, autorevole. Le beghe di partito devono essere lasciate da parte».

Dunque, il coraggio. Il coraggio di una scelta impopolare tra gli alleati e i finti tali, ma decisamente nella linea di quel rinnovamento a cui la Presidente Santelli mostra seriamente di credere. Riunisca un tavolo con tutte le forze politiche, si dimentichi di Salvini (che ha altri cavoli per la testa in questo momento), ascolti le indicazioni dell’opposizione e presenti le sue idee per trovare un impegno comune. È una gran bella sfida. Se vuole passare alla storia, Presidente Santelli non perda quest’occasione. Auguri. (s)

 

 

COVID-19: 10 idee per la Calabria, suggerito un Piano d’Azione alla Santelli

Il Movimento 10 Idee per la Calabria, guidato dal prof. Domenico Gattuso, lancia un contributo di suggerimenti per un Piano d’azione che la Presidente Santelli sta predisponendo. Al di là della inevitabile verve polemica sulla mancata formazione della Giunta, Gattuso indica apprezzabili idee che solo un impegno comune – maggioranza e opposizione in uno sforzo che superi i limiti partitici – può rendere esecutivi.

«La Regione Calabria – si legge nel documento del Movimento 10 idee per la Calabria – non ha una Giunta. A due mesi dalle elezioni regionali,  ovvie, ma non giustificabili, ragioni di ripartizione del Potere, impediscono la formazione della compagine esecutiva. Fortunatamente, almeno, ha una Presidente che ieri ha dichiarato urbi et orbi che la sanità calabrese non è all’altezza di fronteggiare una situazione di impatto virale come quella lombarda. Ha consigliato gli “emigranti di ritorno” a fare quarantena volontaria e ha auspicato il buon senso dei suoi governati con le parole ormai consuete “restate a casa”. Lungi dal  fare sciacallaggio mediatico o politico, si intende, tuttavia, porre l’attenzione sulla necessità che i cittadini riconoscano in persone autorevoli le direttrici per uscire da questa situazione di crisi. Laddove, come nel caso della Regione Calabria, manchi ad oggi il nominato Assessore alla Sanità, occorre, senza indugio ulteriore, predisporre una Task Force formata da persone qualificate appartenenti alla sfera sanitaria, logistica,  politica e a quella delle forze dell’ordine per garantire competenza e fondamento alle prescrizioni che saranno date alla popolazione.

«Non è  più il tempo di tentennamenti o di sterili velleità politiche. La gente di Calabria chiede punti di riferimento autorevoli. Solo la conoscenza, il rispetto e la fiducia divengono punti cardine e nevralgici di ogni comportamento responsabile. Qui di seguito un elenco, senza pretesa  di esaustività, solo un contributo  atto a  costituire un input per fare bene e fare presto prima che il picco dei contagi divenga insostenibile per le riserve ospedaliere disponibili:

  1. Nominare assessori al completo con competenze riconosciute..
  2. Predisporre una Task Force di protezione civile, esperti di sanità e forze dell’ordine.
  3. Allestire un centro informativo unico e chiaro con sito web, social media e call center dedicato. Creare una banca dati da aggiornare con continuità per il monitoraggio costante dei dati epidemiologici.
  4. Invitare al  fermo di tutte le attività di ufficio e di formazione frontale.
  5. Far sì che la gestione degli accessi ai luoghi pubblici sia  regolamentata in modo da evitare affollamento.
  6. Prevedere un’azione severa per il controllo dei traffici interregionali, costringendo gli operatori, a partire da Trenitalia e Ditte di Bus private, a rispettare protocolli rigidi secondo norme già in vigore ma fino ad oggi completamente disattese.
  7. Attivare una cooperazione fattiva con  la sanità privata.
  8. Ripristinare gli ospedali depotenziati per recuperare posti letto.
  9. Organizzare luoghi adatti x quarantena forzata.
  10. Attivare gli ospedali pronti da anni, come quello di Germaneto, 80 posti disponibili da subito… arredare e attrezzarne i locali.
  11. Dare tutela a tutti gli operatori sanitari, medici, infermieri, farmacisti.
  12. Attivarsi per avere una congrua dotazione di mascherine da distribuire in modo ordinato alla popolazione.
  13. Assumere subito medici e personale infermieristico e tecnico qualificato, provvedendo alla loro rapida operatività.
  14. Dare direttive per la formazione di squadre di volontari per azioni di mutuo soccorso a favore dei più deboli e per il monitoraggio diffuso di situazioni critiche sul territorio.
  15. Attivare una raccolta fondi online chiamando a raccolta tutti in rapporto alle proprie possibilità, da utilizzare per  acquisti di strumenti di cura, assistenza ospedaliera, funzioni di quarantena.
  16. Attivare azioni di disinfestazione meticolosa e organica dei luoghi pubblici con operatori specializzati.

«Queste sono solo indicazioni, linee operative che non hanno un colore ideologico. Scevre da populismo e da machiavellici disegni. Sono una chiamata alla Responsabilità per tutti. Come conseguenza, verrà spontaneo per i cittadini viaggiare uniti per superare questa ennesima boa di difficoltà». (rrm)

Covid-19, una task force anche per l’economia
In Calabria interventi per le imprese e il lavoro

L’emergenza sanitaria in Calabria è, per fortuna, confinata ai pochissimi casi di contagio registrati in Regione, l’appello alla responsabilità sui calabresi ritornati in fretta dalle zone rosse è stato in gran parte accolto, l’isolamento volontario, il questionario e gli interventi di rigido controllo stanno dano i loro frutti. Ma non è solo la salute, che viene comunque prima di qualunque cosa, a preoccupare: le ricadute economiche di questa crisi saranno ancora più drammatiche in una regione già provata da una recessione irrefrenabile e dalla cronica mancanza di opportunità lavorative.

A questo proposito, la Presidente Jole Santelli ha annunciato che «sarà attivata una task force per affrontare tempestivamente anche le ricadute negative del virus sulla nostra economia.La task force sarà istituita con decreto presidenziale e coinvolgerà, oltre che tutte le rappresentanze del mondo del lavoro e dell’impresa, anche i direttori generali dei dipartimenti regionali interessati al fine di elaborare, ove possibile, interventi diretti utilizzando le risorse comunitarie e nazionali disponibili.Vogliamo che questo tavolo diventi sede di un confronto permanente per lo studio e la ricerca di soluzioni condivise, a sostegno dei comparti che vi partecipano e che stanno subendo le conseguenze di questo periodo di crisi. Siamo convinti, infatti, che solo un confronto serrato potrà permetterci di individuare in modo chiaro le principali sfide da affrontare. Non solo: la task force ci presenterà forti, coesi e con richieste mirate al tavolo nazionale, rispetto alle misure anti-crisi annunciate nei giorni scorsi».

A fortissimo rischio di crisi gli agricoltori (per il crollo del mercato interno ed estero) e soprattutto gli operatori turistici. Questi ultimi, nei giorni scorsi, avevano inviato un accorato appello alla Presidente Santelli, trasmesso per conoscenza anche al capo dell’opposizione Pippo Callipo e all’unico sottosegretario calabrese, l’on. Anna Laura Orrico.

«Il nostro lavoro – hanno scritto alla Santelli 17 tour operator calabresi* – è quello di vendere vacanze, escursioni e tour in calabria e nel Sud Italia, siamo titolari di piccoli tour operator che fanno però arrivare migliaia di persone nella nostra regione. Dal 20 febbraio, dopo ‘annuncio del corona virus in Lombardia, le prenotazioni della prossima stagione estiva si sono rallentate e, spesso, le poche telefonate che riceviamo sono solo per annullare le prenotazioni».

I tour operator hanno sottoposto alla Presidente Santelli «alcuni interventi con misure immediate che la Regione Calabria dovrebbe mettere in atto per proteggere il comparto turistico e, conseguentemente, l’economia calabrese:

1) l’istituzione di un tavolo di crisi presso la Regione Calabria con gli operatori turistici per valutare le misure da mettere in campo e le richieste da inviare al governo: cancellare tributi e imposte, rinviare adempimenti fiscali, prevedere sgravi e ammortizzatori sociali, etc;

2) una campagna promozionale, a partire dal mese di aprile, quando ci auguriamo che il picco dell’emergenza sanitaria sia superata, volta a promuovere le vacanze nella nostra regione, come meta tra le più sicure e tranquille nel Mediterraneo. La BMT di Napoli, spostata a fine maggio, potrebbe essere un momento importante di questa campagna promozionale;

3) la promozione e il coordinamento di iniziative che garantiscano la possibilità, da parte di chi prenota, di cancellare senza penali e franchigie. La situazione di incertezza spesso frena la domanda! Già molti tour operator garantiscono la possibilità di cancellazione ma un’azione coordinata dall’istituzione regionale darebbe più fiducia e stimolo;

4) il potenziamento della legge regionale n 3 del 7/02/ 2018 sull’incentivazione del turismo in arrivo. Chiediamo che si riaprano i termini e si agevoli il finanziamento per stimolare l’arrivo di gruppi culturali, scolastici, balneari, gastronomici, per questa prossima primavera e per l’autunno;

5) la predisposizione di un numero verde, presso l’assessorato al Turismo, che fornisca le informazioni necessarie agli operatori del settore. Essere ascoltati, sapere di avere un contatto, di essere assistiti può tranquillizzare e dare fiducia;

6) un’azione congiunta con il governo e le autorità sanitarie, in collaborazione con le federazioni alberghiere e i sindacati, per programmare e istituire eventuali misure aggiuntive, se necessarie, al fine di assicurare una permanenza tranquilla e sicura ai turisti in arrivo nelle nostre strutture e nelle nostre località.

7) la predisposizione di un codice di comportamento consigliato al turista sia prima dell’arrivo in Calabria e sia durante il soggiorno».

L’appello dei 17 tour operatori calabresi si conclude con l’invito pressante a fare presto: «Da professionisti e operatori del settore ci permettiamo di suggerirle le suddette azioni che contengono i provvedimenti necessari per tentare di salvare la stagione turistica ormai alle porte. Noi rimaniamo profondamente ottimisti e lavoriamo ogni giorno per dare respiro alla nostra terra. Quello che ci preme sottolineare è l’importanza di un intervento immediato e forte! Crediamo che in questo momento difficile serva la collaborazione e il contributo di tutti, dai consiglieri di opposizione presenti nel consiglio alle delegazioni parlamentari calabresi e ai parlamentari europei eletti in Calabria.

Il sottosegretario Orrico ha dato la sua disponibilità totale: «Ascolto con particolare scrupolo tutte le preoccupazioni sul coronavirus da parte della filiera turismo e cultura, a maggior ragione quando provengono dalla mia regione, la Calabria. Stiamo implementando misure rigorose a tutela della salute pubblica, ma anche per il sostegno dei comparti in sofferenza e c’è la nostra massima disponibilità a partecipare a tavoli regionali, se e non appena la presidente Jole Santelli li avrà convocati, come richiesto dai tour operator. Ho letto con grande attenzione la lettera appello dei tour operator calabresi e ne condivido lo spirito».

Mostra comunque senso pratico la Orrico: «Usciremo da questa crisi ancora più forti, soltanto con senso di responsabilità da parte di tutti e attraverso una proficua sinergia fra governo e Regione. La priorità è la salute pubblica, dobbiamo assolutamente contenere il contagio e assicurare le cure migliori ai malati. Ma allo stesso tempo è fondamentale garantire adeguato sostegno all’economia, soprattutto a settori duramente colpiti come turismo e cultura e ai territori la cui economia locale è largamente dipendente dai proventi di tali comparti, com’è nel caso della Calabria». (rrm)

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Covid-19 – Più letti e personale: il sindaco Falcomatà in videoconferenza col Ministro

Contro il contagio del coronavirus, mobilitata al massimo anche la Città Metropolitana di Reggio. Il sindaco Giuseppe Falcomatà, in videoconferenza col ministro della Salute Roberto Speranza, ha indicato le priorità  su cui intervenire senza ulteriori indugi: più posti letto, maggiori assunzioni a tempo indeterminato di medici, infermieri, oss e, più in generale, in tutto il comparto sanitario metropolitano, oltre al rinnovo dei contratti per il personale in scadenza. Il sindaco ha fatto il punto della situazione al Ministro, insieme con i vertici dell’Azienda Sanitaria Provinciale e del  Grande Ospedale Metropolitano, sulle contromisure da adottare nei confronti dell’epidemia di coronavirus.

«Ritengo assolutamente insufficiente l’aumento proposto dal Ministro della Sanità dei posti esistenti nella percentuale del 50% in terapia intensiva», ha sostenuto Falcomatà aggiungendo: «La città Metropolitana, infatti, necessita di almeno 50 nuovi posti letto in terapia intensiva, di cui 35 per il Grande Ospedale Metropolitano e 15 da distribuire tra gli Ospedali di Locri, Polistena e Melito di Porto Salvo. Vi è la necessità, inoltre, di 50 posti letto tra i reparti di Pneumologia e Malattie infettive per curare i casi che non necessitano della terapia intensiva».

«Contemporaneamente a questo – ha aggiunto – è fondamentale procedere, senza tentennamenti, all’assunzione di medici e infermieri a tempo indeterminato, al rinnovo dei contratti come avvenuto in altre province calabresi, per rimediare alla grave carenza di personale sanitario che la scellerata gestione della sanità calabrese, negli anni, non ha saputo o non ha inteso risolvere».

Il sindaco Giuseppe Falcomatà ha spiegato che «Il coronavirus non conosce i confini geografici. Proprio per questo, accanto ai comportamenti responsabili che ognuno di noi deve tenere, bisogna ridare efficienza alla rete ospedaliera e alla medicina territoriale. I rischi cui sarebbe esposta la nostra popolazione, soprattutto quella più anziana, in caso di diffusione dell’epidemia sono tali che non si può perdere un secondo di tempo in più per agire».
«Ribadisco – ha concluso l’inquilino di Palazzo Alvaro – che è attivo il numero verde ‪800.76.76.76 (operativo dalle ore 8.00 ‪alle ore 20.00) per il censimento online per chiunque arrivi in Calabria, o vi abbia fatto ingresso negli ultimi 15 giorni». (rrc)

Covid-19 – Il piano operativo per l’emergenza della Regione Calabria

Sarà presentato oggi pomeriggio alle aziende sanitarie e ospedaliere il piano operativo per l’emergenza Covid-19. Il piano operativo di emergenza prevede, fra l’altro, l’attivazione di ulteriori 50 posti letto in Terapia Intensiva e 140 posti tra Malattie Infettive e Pneumologia, da attivare in tempi molto stretti.

È prevista, inoltre, l’attivazione, in una seconda fase, di un ospedale COVID per ciascuna area/azienda sanitaria provinciale, per accogliere eventuali pazienti positivi, sintomatici e che hanno necessità di assistenza sanitaria da parte di specialisti e di ausili. Verranno individuate, inoltre, per ciascuna area/azienda sanitaria provinciale gli ospedali, attualmente dismessi, da destinare ad eventuali quarantene generalizzate.

Il documento contiene indicazioni per i Dipartimenti di Prevenzione, i medici di medicina generale, i pediatri di libera scelta, i medici di continuità assistenziale ovvero le ex guardie mediche e poi, ancora, i Distretti Sanitari, gli operatori del 118. Le disposizioni messe a punto dalla task force, istituita presso la Regione Calabria, riguardano anche i Pronto Soccorso Ospedalieri, ai quali viene chiesto di valutare la possibilità di limitare, per quanto possibile, gli ingressi alle strutture e di prendere misure precauzionali per le persone con febbre o sintomatologie respiratorie. Scaglionare gli accessi ed evitare affollamenti sono tra le misure indicate dalla Regione.

I quattro laboratori di microbiologia degli Ospedali hub di Catanzaro, Cosenza, Reggio Calabria e dell’AOU Mater Domini, già individuati a livello regionale per l’esecuzione delle analisi sui tamponi, proseguiranno le attività garantendo la trasmissione delle informazioni sugli esiti dei test nelle modalità stabilite insieme all’ente regionale. A proposito di comunicazione, nel documento regionale, è contenuto anche un invito alla collaborazione rivolta alle strutture che trattano i casi. L’obiettivo è sempre quello di non creare allarmismo e di veicolare esclusivamente notizie ufficiali tramite i canali istituzionale della Regione Calabria, già impegnata in tal senso.

La regione ha chiesto, inoltre, che nel territorio di ogni Azienda Sanitaria Provinciale, l’eventuale istituzione di Unità di Crisi Locali garantisca la partecipazione l’indispensabile raccordo con i sindaci e le Forze dell’Ordine.

Sempre al fine di assicurare il contenimento della diffusione del virus COVID-19 si stanno anche valutando misure volte ad una rimodulazione delle attività ospedaliere, sia nelle aziende pubbliche che private, con particolare riferimento alle attività ambulatoriali (ad eccezione, ovviamente di quelle urgenti ed indifferibili: dialisi, chemioterapia, etc…) ed all’attività di ricovero in elezione. Questo provvedimento si aggiunge alla richiesta inoltrata al Ministro Speranza relativa all’assunzione di medici, paramedici e Oss per rispondere al meglio ad eventuali emergenze che potrebbero presentarsi. «Quello che vogliamo, lo ribadiamo,  – ha affermato la Presidente Jole Santelli – è gestire al meglio la situazione attuale e non arrivare impreparati qualora ci trovassimo ad affrontare circostanze più gravi». (zc)