L’OPINIONE / Giovanna Cusumano: Calabria figlia di un Dio minore

Di GIOVANNA CUSUMANO

Il segmento nel quale emerge gravemente la disparità, tra le Regioni del Sud e quelle del Nord del Paese, è la qualità dei diversi sistemi sanitari.

Le storiche differenze negli indicatori di qualità dell’assistenza sanitaria offerta ai cittadini dalle Regioni, hanno, inevitabilmente, accresciuto le diseguaglianze nell’accesso alle cure sanitarie, come ben noto ormai alla stampa nazionale e soprattutto a circa due milioni di calabresi, moltissimi dei quali, ogni anno, sono costretti all’ emigrazione ospedaliera, pur in presenza di eccellenti professionisti della sanità.

Sta proprio nella suddetta diseguaglianza di accesso alle cure sanitarie, la conseguenza più immorale della fallimentare politica sanitaria governativa, che ha reso la speranza di vita dei suoi cittadini più bassa rispetto alla media degli italiani. 

Ma, se è certamente vero che il ruolo delle Regione Calabria nella gestione del sistema sanitario è sempre stato rilevante, è, altresì vero, che non è più procrastinabile una seria assunzione di responsabilità da parte del Governo e dell’intero Sistema Sanitario Nazionale, atteso il divario della spesa sanitaria pro-capite tra le diverse regioni del Paese, quale diretta conseguenza di una iniqua distribuzione delle risorse a favore delle regioni del Nord.

Infatti, come emerge dal rapporto Svimez 2019, al Sud la spesa sanitaria è inferiore del 25% rispetto al Centro-Nord e questo risultato non è imputabile soltanto al minor gradimento dei servizi sanitari del Sud, ma anche alla meno consistente dotazione di posti letto nelle strutture ospedaliere.

Quanto emerge dal rapporto Svimez 2019 per la Regione Calabria, si può, tanto puerilmente quanto efficacemente, cosi tradurre nella necessità, ormai indifferibile, di aumentare i posti letto e assumere personale sanitario, onde evitare che la Calabria sia una perenne “zona rossa”.

In una situazione di straordinaria difficoltà, infatti, come quella creata dalla più grave pandemia che ha colpito l’umanità in questo secolo, i cittadini calabresi sono coloro che, tra gli italiani, corrono il pericolo maggiore per la difficoltà di accesso alle cure necessarie, a causa della fragilità e delle debolezze del sistema sanitario calabrese riconducibili in parte a evidenti sprechi del passato.

Serve, dunque, con altrettanta urgenza che il Governo/Parlamento cancelli o, quantomeno, congeli, il debito sanitario calabrese, consentendo alla Regione l’assunzione di personale medico e paramedico, l’acquisto degli strumenti necessari per fronteggiare gli effetti del Covid 19 e, appunto, la creazione dei necessari posti letto, attraverso la riapertura dei presidi ospedalieri. 

Diversamente, sarebbe profondamente iniquo per il popolo calabrese continuare a subire questa disparità di trattamento nell’accesso alle cure necessarie per contrastare la pandemia che è in atto.

È doveroso ribadire che, il deficitario sistema sanitario calabrese, è gestito da commissari nominati direttamente dal ministro della salute oramai da ben 13 lunghi anni, senza tangibili benefici.

Pertanto, la cancellazione del debito sanitario calabrese, o, in subordine, il suo congelamento, sarebbe, un passo importante e necessario, per sanare l’atavica frattura esistente tra la sanità del nord e quella del sud, da sempre svantaggiata, che si riverbera ingiustamente sulle classi sociali più deboli, oltre che impattare negativamente sull’economia regionale, e che è stata in larga misura determinata da una diseguale politica sanitaria nazionale.

E, poiché è proprio nei momenti storici più difficili, come quelli determinati dalla presenza di guerre o epidemie, che uno Stato è chiamato a garantire in egual misura tutti i suoi cittadini, è evidente che la permanenza di gravi diseguaglianze nei sistemi sanitari regionali, viola il diritto alla salute dei cittadini calabresi.

Sostenere con forza la richiesta di cancellare, o in subordine congelare, il debito sanitario della Regione Calabria, rappresenta un doveroso atto di giustizia sociale e di eguaglianza tra i cittadini italiani. (rrm)

Diritti e doveri dei calabresi: ecco perché è quasi impossibile raggiungere la normalità

di FRANCESCO RAO –L’era del commissariamento sanitario in Calabria, targato Zuccatelli si è concluso nella giornata del 16 novembre. Ma a quanto pare sarà il Prof. Eugenio Gaudio, già Rettore della Sapienza, ad avere il primato di una nomina fulminea e ugualmente fulminea rinuncia. Difatti, a meno di 24 ore dalla nomina in pectore, messa in atto dal Governo per far fronte all’emergenza sanitaria Calabrese  più che una questione di Stato il tutto somiglia sempre di più ad un romanzo: all’ora di pranzo, giunge una news che rimette in gioco tutto. Il Prof. Eugenio Gaudio rinuncia all’incarico (ufficialmente per motivi familiari). A breve, per trovare la soluzione dei problemi sanitari calabresi, dovremmo sperare di poter incontrare Teseo per chiedergli di lottare contro il Minotauro che da sempre affligge la nostra Calabria.

Con molta probabilità, noi Calabresi dobbiamo ancora saldare un conto salatissimo e perciò non meritiamo ancora la normalità. Da qualche anno rifletto su tale affermazione. Quando inizia ad esserci un barlume di luce, in pochissimo tempo si creano tutte le occasioni per ritrovarci  nuovamente nel baratro.  Sarà forse la responsabilità di quei legionari, di origine bruzia, che crocifissero Gesù a pesare sulla nostra sorte? Viene narrato che in Palestina era di stanza la decima legione Fretensis, voluta da Ottaviano, ed soldati provenivano proprio dalla zona dello Stretto.

Mitologia a parte, oggi, il peso della “Questione Calabria” è sempre maggiore ed è riposto sulle nostre deboli spalle. Veniamo  ciclicamente esposti agli onori dell’attenzione planetaria per fatti di criminalità, inefficienza, malaffare, corruzione, disoccupazione giovanile, povertà,  standard sanitari al di sotto degli indicatori minimi; viabilità e trasporti fatiscenti e tutto ciò continua ad essere per alcuni un fatto di esclusiva “convenienza” e per altri una circostanza poco “convincente” per continuare a restare in Calabria immaginando un futuro migliore. Inoltre, dall’Unità d’Italia in avanti, i peggiori funzionari dello Stato venivano mandati a Sud per essere puniti. Dite un po, alla fine mi sa che sia proprio vero doversi convincere che dobbiamo pagare colpe non commesse? Proprio nella forza della nostra estraneità ai fatti pregressi dobbiamo reagire con intelligenza, senza essere manipolati o strumentalizzati. Bisogna avere il coraggio di guarda avanti, seppur ogni male sociale viene puntualmente ricondotto all’incessante peso della corruzione, della malavita e dell’inefficienza ma non ci si vuole rendere conto che la madre dei problemi Calabresi è un fatto meramente culturale. Ma voglio aggiungere: non siamo i soli appestati. L’Italia ha conosciuto le brigate rosse, la mafia del brenta, la camorra, la sacra corona unita, la mafia. Dove la cultura ha reagito tali fenomeni sono stati in gran parte debellati ed in altri contenuti.  La Calabria, sin dal 2009 vive lo spettro della crisi sanitaria e tali circostanze, sono state tritate e ritritate dalla “convenienza” politica, spesso sottesa a guadagnarsi in modo subdolo l’attenzione, la simpatia ed i voti dei Calabresi per poi impegnarsi a mantenere inalterata la panoramica dei fatti che aveva consegnato loro lo scettro del potere. Cito un solo esempio: attendiamo l’Ospedale della Piana dal 2007 ed oggi, dopo 13 anni il caso sanità è un ferro rovente che nessuno vuole sfiorare.

Adesso, rivolgendomi a Massimo Giletti, giornalista di La7 e conduttore del programma “Non è l’arena”, apprezzando il suo impegno sociale e professionale, vorrei sottoporre la “Questione Calabria” con una visione dei fatti che non parte dagli effetti, ma si  concentra sulle cause. Mi sta bene vedere l’occhio dei media puntato sulla Calabria per rendere evidente ciò che la politica finge di non vedere. Mi da fastidio pensare che quel riflettore venga acceso per mera convenienza di ascolti, investimenti pubblicitari e per far passare un messaggio distorto: “adesso che ne abbiamo parlato,  il Governo ed il Parlamento sono coscienti dei problemi, state tutti calmi, presto si risolverà tutto” per assistere all’ennesimo capitolo del Gattopardo.

Questo copione, caro Massimo, lo abbiamo già visto, patito e sopportato. Abbiamo anche assistito ai vari scenari fallimentari, collezionati dai precedenti esecutivi, nazionali e regionali.  Abbiamo anche cercato di seguire ad occhi nudi i voli pindarici proposti dai vari politici, in occasioni di mirabolanti campagne elettorali,  dove gli unici provvedimenti sono stati: nomine di manager; soldi bruciati; Ospedali chiusi; riduzione  di servizi e incremento dell’indebitamento per sostenere i costi dei servizi sanitari erogati e non autorizzati da chi aveva il compito di rendere efficiente un sistema. A ciò si aggiungono due mali che hanno letteralmente straziato la Calabria ed i Calabresi: lo svilimento sociale e la diffusa rassegnazione. Per essere provocatorio farò due esempi:

  • in caso di necessità, se dovessi avere bisogno di un ricovero e il Servizio Sanitario non mi da risposte immediate, non sono io il responsabile per essermi rivolto al “colletto bianco” per ottenere un mio diritto. I responsabili della contiguità criminale per queste circostanze  saranno le Istituzioni che hanno negato i miei diritti;
  • Nel comprensorio della Piana di Gioia Tauro, per poter curare una carie bisogna mettere le mani in tasca e pagare il dentista – giustamente lavora in solvenza privata, non ha colpe –. Nella provincia più povera d’Europa, soprattutto gli anziani hanno il viso deformato perché non potendosi curare i denti, con il trascorrere del tempo li hanno persi tutti. Tutto ciò è normale?

Per restituire fiducia a questa terra occorrono programmazione, costanza e monitoraggio dei risultati. Chi sbaglia non potrà essere rimosso. Dovrà pagare. Non è possibile che un programma di risanamento elaborato da Tizio, venga poi messo da parte perché subentra Caio. Non è nemmeno possibile che il Procuratore Gratteri, per avere uomini e mezzi per la Procura di Catanzaro, debba ricorrere alla questua nei vari Ministeri. Non è nemmeno più accettabile che i nostri ragazzi, costretti a studiare con il sistema della didattica a Distanza, ancora oggi, abbiano strumenti e mezzi tecnologicamente obsoleti. Per sdradicare la criminalità, sarà sufficiente garantire i diritti ai Cittadini, conferendo dignità ad ogni Calabrese e sostenendo le famiglie per affrancarle dalla povertà educativa e dalla marginalità sociale.

In queste settimane e soprattutto a seguito dell’emergenza Covid-19, il nervo ed il dolore della nostra Calabria è diventato lancinante. Per correre ai ripari si ripete il copione utilizzato in passato “tentando” di correre ai ripari. Non va più bene questo modello. È superato e nel medio e lungo periodo crea più danni della bomba atomica. Oltretutto, proprio nei casi d’emergenza “tutto” è consentito, soprattutto alla criminalità organizzata che non perde tempo per trarre profitti ed affondare i suoi tentacoli.

Personalmente non mi piace urlare. Preferisco ragionare. Magari condividendo  le mie riflessioni con altre Persone. Investendo chi ha più voce, capacità e possibilità di me ripongo la mia fiducia affinché possano essere elaborati i metodi per affrontare i problemi.

Personalmente non sono più disposto ad accettare le varie sopraffazioni, propinate in uno scenario dove i Calabresi continuano ad essere paragonabili ad tela bucata di un vecchio ed inutile quadro destinato al macero dell’indifferenza. Mi sta anche bene che le reti televisive, sulla scorta delle nostre sventure, aumentino gli indici del loro ascolto vendendo pubblicità e incrementando i loro profitti.  Se il servizio d’informazione è uno strumento utile per risolvere il problema ben venga. Non accetto più l’idea che la mia terra e la sua gente venga usata per incassare soldi, esasperare gli animi  e facendo sprofondare negli abissi la reputazione e soprattutto le speranze.

Sino a quando si continuerà a parlare alla pancia delle Persone, utilizzando gli effetti e sottacendo le cause, il giro della giostra continuerà a non aver senso ed i problemi diverranno sempre più gravi. In tale situazione, i vari controllori, anziché svolgere il loro mandato per ottenere i risultati attesi, ripeteranno quanto avvenne ai tempi della Terza Guerra Punica, eseguendo ancora per una volta identico comando impartito dal senato romano ai suoi legionari e cioè arare la terra di Cartagine per poi cospargerla di  sale ed infine dichiarare maledetta quella terra perché divenuta infruttuosa. Questa volta, contrariamente al passato, bisognerà tenere in considerazione alcuni dati, forse mai considerati rilevanti per affrontare le criticità con lo sguardo al lungo periodo:

  • I problemi odierni sono la conseguenza di azioni pregresse, riconducibili a scelte praticate 15-20 anni addietro;
  • La Calabria ha uno dei più alti tassi di disoccupazione giovanile d’Italia;
  • La dispersione scolastica si attesta al 20,3% degli iscritti a scuola;
  • Alcuni territori della Calabria sono tra i più poveri d’Europa;
  • La piramide dell’età ormai è capovolta e la domanda di welfare per la Terza Età non è più un fatto rimandabile;
  • È in crescita la disoccupazione nella fascia d’età tra 50 e 65 anni (la maggior parte dei soggetti che perdono il lavoro in questa fase, rimarranno al margine per sempre);
  • L’indebitamento dei Comuni rischierà il default;
  • Nel 2030 ci sarà un cambio generazionale dove verrà perso l’attuale gettito economico-finanziario (le pensioni degli Anziani), divenuto in moltissimi segmenti familiari, l’unico mezzo di sussistenza.

È impensabile costruire il futuro della Calabria mettendo l’ennesima pezza sul buco. Bisognerà avviare una discontinuità con il passato, programmando ed attuando azioni concrete, con la consapevolezza che il lavoro reso potrà essere visibile nel medio periodo. Chiunque volesse condividere questa riflessione, farà un favore a se stesso. Il futuro dovrà avere gambe forti e non indifferenza. (fr)

COVID E CALABRIA SECONDO BANKITALIA
IL VERO RISCHIO DELL’ALTRA EMERGENZA

Un’emergenza nell’emergenza. Mentre la Calabria affronta, al meglio che può e con le risorse a disposizione la grave crisi sanitaria in corso – e non si parla solo della pandemia da covid-19, ma anche delle gravi mancanze a livello di medicina territoriale e del continuo tira e molla intorno alla figura del nuovo commissario alla Sanità che hanno messo la Calabria stessa in un pericoloso limbo -, ecco che il nuovo rapporto sull’andamento congiunturale dell’economia calabrese  redatto dalla filiale di Catanzaro della Banca d’Italia e presentato dal direttore Sergio Magarelli e dagli estensori Giuseppe Albanese, coordinatore, Tonino Covelli, Iconio Garri, Enza Maltese e Graziella Mendicino, dà il colpo di grazia.

L’economia calabrese, nella prima parte del 2020, è stata fortemente colpita dalla pandemia di coronavirus.

«In particolare – ha spiegato la Banca d’Italia – le misure di distanziamento e la chiusura parziale delle attività tra marzo e maggio, necessarie per contenere la diffusione del contagio, hanno avuto pesanti ricadute sull’attività economica. La domanda di beni e servizi è nettamente calata, anche a causa delle conseguenze della crisi su fiducia e redditi dei consumatori, a cui si e associato un aumento del risparmio precauzionale».

Bankitalia, infatti, sebbene abbia rilevato che con la fine del lockdown si è avviata una ripresa dell’attività economica, insufficiente, tuttavia, a compensare la forte caduta registrata nei mesi precedenti. L’operato di imprese e famiglie è rimasto ancora condizionato dall’incertezza legata al riacutizzarsi della pandemia e al collegato rischio di nuove ricadute economiche», ha segnalato «una diminuzione significativa del fatturato delle imprese nei primi nove mesi dell’anno, risultata più intensa per il settore dei servizi privati. Vi si è accompagnata una diffusa revisione al ribasso dei piani di investimento programmati per l’anno in corso».

«Il brusco calo delle vendite registrato durante il lockdown – riporta ancora Bakitalia – ha sottoposto le aziende ad uno shock economico e finanziario rilevante. In concomitanza con il forte incremento del fabbisogno di liquidità, il credito alle imprese ha accelerato, sostenuto dalle misure adottate dalla Bce e dal Governo. La crescita dei prestiti registrata a giugno ha riguardato, con maggiore intensità, le imprese di piccole dimensioni e quelle dei servizi».

Inoltre, viene rimarcato come anche «il mercato del lavoro calabrese ha risentito rapidamente delle ripercussioni dell’emergenza Covid-19»: «Nel primo semestre del 2020 – viene riportato – l’occupazione si è ridotta significativamente rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, soprattutto tra gli autonomi e i lavoratori dipendenti a termine, mentre il calo del lavoro dipendente a tempo indeterminato è stato contenuto dal blocco dei licenziamenti e dall’ampio ricorso agli strumenti di integrazione salariale. A partire da luglio, le posizioni perse nel lavoro dipendente sono state gradualmente recuperate».

«A fronte del peggioramento delle prospettive occupazionali – riporta ancora Bankitalia – il rafforzamento degli ammortizzatori sociali e degli altri interventi di sostegno al reddito ha contribuito a sostenere i consumi delle famiglie, comunque risultati pesantemente condizionati dai vincoli alla mobilità e dal netto peggioramento del clima di fiducia. In particolare, le famiglie hanno operato una ricomposizione della spesa, riducendo i consumi di beni non essenziali. Ciò si è riflesso anche in un deciso rallentamento dei prestiti alle famiglie, che ha riguardato sia il credito al consumo sia i mutui per l’acquisto di abitazioni».

Quanto al credito bancario, secondo la Banca d’Italia «ha gradualmente accelerato, sospinto dalla componente delle imprese. L’emergenza Covid-19 non si è riflessa in un peggioramento della qualità del credito, beneficiando degli interventi governativi e delle politiche monetarie e regolamentari accomodanti. In un contesto di elevata incertezza sulle prospettive, la crescita dei depositi bancari si è ulteriormente rafforzata, sia per le famiglie sia per le imprese».

Per quanto riguarda, invece, l’andamento del settore industriale, «nella prima parte del 2020 è stato pesantemente condizionato dagli effetti dell’emergenza Covid-19».

«Le conseguenze negative – ha aggiunto Bankitalia – si sono manifestate soprattutto nel secondo trimestre dell’anno, in concomitanza con l’entrata in vigore delle disposizioni restrittive volte al contenimento dei contagi. Solo nei mesi estivi, con il graduale allentamento delle misure di sospensione, l’attività produttiva ha mostrato segnali di recupero, pur se ancora parziale e disomogeneo».

Nel report si evidenzia che «secondo i risultati di un sondaggio su un campione di imprese industriali con almeno 20 addetti, il fatturato delle imprese calabresi nei primi nove mesi dell’anno ha subito un brusco peggioramento. Oltre i due terzi delle aziende intervistate hanno segnalato una riduzione delle vendite rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Tra queste ultime, più della metà ha dichiarato una riduzione superiore al 15%. La flessione è stata più marcata nel settore manifatturiero non alimentare».

Inoltre, spiega la Banca d’Italia, «i timori circa l’evoluzione della pandemia, nonché l’elevata incertezza su tempi e  intensità della ripresa, hanno indotto molte imprese a rivedere i piani di investimento: oltre il 40% delle aziende partecipanti al sondaggio ha dichiarato una spesa per investimenti nell’anno più bassa rispetto a quanto programmato a fine 2019».

Numeri negativi per quanto riguarda l’occupazione: Bankitalia, «secondo la rilevazione sulle forze di lavoro dell’Istat, nella media del primo semestre del 2020,  l’occupazione in Calabria si è ridotta del 4,8% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Tale variazione è stata notevolmente peggiore di quella media nazionale e del Mezzogiorno (rispettivamente, -1,7 e -2,6%), come già accaduto durante la precedente crisi del debito sovrano».

«Il calo – ha spiegato Bankitalia – è stato particolarmente marcato per la componente dei lavoratori autonomi. Seppur in misura inferiore per effetto degli strumenti di integrazione salariale e del blocco dei licenziamenti, è diminuita anche l’occupazione dipendente. Il calo si è concentrato principalmente sulla componente dei lavoratori con contratti a tempo determinato». (rrm)

In arrivo altre 64 unità sanitarie per potenziare il contact tracing dei casi di Covid-19 in Calabria

Sono 64 le unità sanitarie e amministrative che potenzieranno il contact tracing dei casi di Covid-19 in Calabria.

Nello specifico, sono state assegnate le seguenti unità sanitarie: Asp Cosenza: 17; Asp Vibo Valentia: 4; Asp Crotone: 4; Asp Catanzaro: 9; Asp Reggio Calabria: 14. Queste le unità amministrative assegnate: Asp Cosenza: 6; Asp Vibo Valentia: 1; Asp Crotone: 1; Asp Catanzaro: 3; Asp Reggio Calabria: 5.

In esecuzione dell’ordinanza 709 (24 ottobre 2020) del capo della Protezione civile, il dipartimento della Prociv calabrese aveva pubblicato un apposito avviso finalizzato al reperimento, su base regionale, di operatori sanitari e addetti alle attività amministrative per garantire l’operatività del sistema di ricerca e gestione dei contatti dei casi di Covid-19.

Il 2 novembre scorso, le aziende sono state autorizzate a conferire ai soggetti ricompresi nell’elenco relativo alla Regione Calabria – secondo l’ordine delle graduatorie redatte dalla Protezione civile – appositi incarichi di lavoro autonomo, anche di collaborazione coordinata e continuativa, di durata massima non superiore al 31 gennaio 2021, prorogabili in ragione del perdurare dell’esigenza e dello stato di emergenza.

Le unità a supporto delle strutture sanitarie territoriali sono state assegnate alle singole aziende, sulla base della popolazione residente per provincia, in linea con il criterio utilizzato dalla Protezione civile nazionale per l’attribuzione delle unità alle singole regioni.

Il 7 novembre scorso, in considerazione delle difficoltà oggettive riscontrate dalle singole realtà sanitarie – al fine di velocizzare il processo di reclutamento e di evitare chiamate della stessa persona da parte di più aziende –, il delegato del soggetto attuatore per l’emergenza Covid-19, Antonio Belcastro, ha provveduto a effettuare un’unica convocazione – secondo l’ordine della graduatoria trasmessa dalla Protezione civile – e acquisito l’opzione degli operatori per una delle cinque aziende sanitarie.
Ciascuna azienda sanitaria ha infatti comunicato, nella giornata di lunedì 9 novembre, il numero delle figure sanitarie (medici, infermieri, assistenti sanitari e tecnici della prevenzione, studenti in discipline sanitarie) da reclutare, nell’ambito della ripartizione stabilita.
Sono dunque stati trasmessi i primi elenchi dei medici che hanno optato per una specifica azienda sanitaria provinciale.
I successivi saranno comunicati in modo tempestivo, considerato che le operazioni relative alle opzioni e alla successiva attribuzione all’azienda sanitaria – non potendosi svolgere in presenza – saranno completate entro oggi. (rrm)

SFASCIO SANITÀ, LA DENUNCIA DELLE ‘IENE’
UNA VERGOGNA TOTALE PER LA CALABRIA

di SANTO STRATI –  Ancora una volta è una trasmissione televisiva a squarciare il velo della vergogna infinita della sanità calabrese, vergogna che però non è solo degli inetti amministratori che si sono succeduti in oltre dieci anni di commissariamento, ma investe tutto il Paese. Non è tollerabile ascoltare le dichiarazioni dei medici in prima linea, con un’abnegazione davvero eroica nei confronti di chi ha bisogno di cure e assistenza nella pandemia, né tanto meno vedere che a fronte dello sfascio di ospedali che cadono a pezzi (Locri), tra sporcizia e abbandono totale, ci siano reparti nuovi (Gioia), teoricamente immediatamente pronti a entrare in funzione, che, invece, rimangono chiusi.

È di questo che dovranno parlare gli oltre 400 sindaci, in rappresentanza di tutti i comuni della regione che giovedì 19 hanno organizzato un sit-in davanti a Palazzo Chigi. Dovranno chiedere l’azzeramento del debito della sanità, per poter ripartire in modo adeguato, dovranno opporsi al commissariamento, contestando il decreto apparso oggi sulla Gazzetta Ufficiale, ma soprattutto dovranno spiegare l’impossibilità di essere normali in una terra che dovrebbe produrre ricchezza dalle sue risorse naturali, artistiche, dall’eccellenza dei suoi scienziati e di tanta sua gente. L’impossibilità di garantire salute e benessere a poco meno di due milioni di italiani che hanno la sola colpa di essere nati in Calabria. È amarissima questa affermazione, in contrasto con il grande orgoglio che contraddistingue il senso di appartenenza dei calabresi, quella “calabresità” che mette in moto una marcia in più, perché ogni calabrese sa che per lui ogni cosa sarà più difficile. Per questo i calabresi che lasciano la Calabria raggiungono rapidamente posti di grande rilievo in tutti i campi: si fanno valere, perché hanno conquistato con capacità, impegno e competenza il ruolo che si addice loro. Quelli che rimangono non sono da meno, ma per loro è ancora più difficile, perché in questa terra non viene riconosciuto il merito, non vengono valorizzate le risorse umane, non vengono offerte opportunità di crescita e di utilizzo delle competenze maturate in atenei che sfiorano l’eccellenza.

Invece viene garantito un servizio sanitario da terzo mondo, con il disprezzo totale delle vite umane e nessuna vergogna per l’inezia con cui si affrontano i problemi. Ieri pomeriggio, in tv il presidente facente funzioni Nino Spirlì, ospite di Tiziana Panella a Tagadà su La7, ha tuonato contro la candidatura di Gino Strada suggerita dai Cinque stelle come futuro commissario della sanità calabrese, rivendicando la qualità e le professionalità presenti in Calabria. Ma non basta chiedere di attivare oltre 200 nuovi posti di terapia intensiva, quando poi manca il personale: medici, infermieri, tecnici specializzati. E non si fa nulla per sbloccare assunzioni, creare occupazione, formare tecnici, infermieri, specializzati. E i soldi – che ci sono – non vengono nemmeno utilizzati: 86 milioni per l’emergenza Covid non si sa che fine abbiano fatto, se non che non sono stati utilizzati. E le Iene di Italia 1 lo hanno documentato in modo efficace.

Ancora una volta gli italiani si sono trovati inorriditi di fronte allo schifo documentato dalla trasmissione tv: sono anni che Le Iene battono il territorio calabrese, denunciando il degrado e l’abbandono. Possibile che nessuno, il giorno dopo chieda mai scusa e si faccia da parte, lasciando spazio a chi ha veramente a cuore questa terra? Come si fa a tollerare la mancanza delle Usca (Unità speciali destinate alle cure a domicilio per i malati di covid che non avrebbero bisogno del ricovero ospedaliero)? Come si fa ancora a parlare di Hotel Covid (dove alloggiare i malati di covid che non possono tornare a casa per non infettare i familiari) che nessuno da maggio a oggi è riuscito a individuare? Eppure ci sono decine di strutture ricettive praticamente deserte. Sarebbe anche un modo di far superare la crisi ai disperati gestori e creare occupazione: servono infermieri specializzati per assistere i pazienti in via di guarigione, ma ci sono nuove opportunità di lavoro giacché la filiera degli Hotel Covid ha bisogno di cucina (cuochi, addetti alla preparazione dei cibi, etc) lavanderia, servizi di pulizia, etc. Neanche questo smuove la burocrazia regionale che impedisce, nonostante l’emergenza, di velocizzare procedure stupide e semplici: no, accanto all’incapacità di politici e funzionari, abbiamo anche l’ottusa burocrazia che blocca, ostacola, annienta qualsiasi briciolo di iniziativa.

Come si può affrontare la seconda ondata dell’emergenza Covid quando manca il minimo coordinamento, una guida autorevole che decida, nel bene o nel male, quanto è necessario fare? Inutile protestare contro la zona rossa, anzi ringraziamo il cielo che, forse, con questo sacrificio eviteremo di vedere intasate le terapie intensive fino a far scoppiare gli ospedali, ma bisogna cambiare, con assoluta urgenza, rotta. Da oggi, con la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale del nuovo decreto Sanità,  sono sospesi tutti gli incarichi di commissari e dirigenti medici in Calabria: li dovrà riaffidare il nuovo commissario che ancora non c’è. L’impavido quanto inossidabile compagno Roberto Speranza, ministro della Salute, aveva scelto un uomo d’apparato, indifferente alle proteste e alle documentate obiezioni su questa nomina. Il premier Conte, in un risveglio di coscienza civile, sta pensando a Gino Strada. Ottima scelta se affiancata dalle tante professionalità presenti nella regione e rafforzata dalla disponibilità dichiarata da scienziati calabresi che, anche nel caso vivano fuori, sono pronti a offrire gratuitamente il proprio aiuto, a cominciare dai Rettori Giovambattista De Sarro dell’UMG di Catanzaro ed Eugenio Gaudio della Sapienza, per finire all’emerito cardiologo prof. Franco Romeo (già chiamato a dare consulenza alla Giunta) e all’illustre farmacologo Pino Nisticò (già presidente della Regione Calabria). Forse l’arrivo di un nome di grande prestigio renderà più facile trasformare in modo radicale lo sfascio in efficienza e produttività. Ce la possiamo fare, ma servono serietà e impegno e la collaborazione trasversale di tutte le forze politiche. Ed è quest’ultima la vera grande difficoltà, quella che impedisce di diventare un Paese normale. (s)

Il prof. Franco Romeo consulente della Giunta per l’emergenza Covid

Un’eccellenza calabrese della cardiochirurgia a livello mondiale. il prof. Franco Romeo, direttore della Cardiologia al Policlinico Tor Vergata di Roma, è stata nominato consulente esperto per l’emergenza Covid. Il prof. Romeo – che lavorerà a titolo gratuito – avrà il compito di verificare la corretta adozione delle misure sanitarie contro la pandemia. In particolare, il prof. Romeo dovrà dare supporto specialistico alla Giunta regionale per fronteggiare il contagio e la diffusione del coronavirus nel territorio calabrese.

Originario di Fiumara di Muro, nel Reggino, il prof. Romeo, 70 anni compiuti lo scorso agosto, si è laureato in Medicina nel 1974 a La Sapienza e si è specializzato in cardiologia. Una grande carriera 8è stata presidente della Federazione italiana di Cardiologia dal 2011 al 2013) e ha un cursus honorum di grandissimo valore. Dal 2001 dirige Cardiologia a Tor Vergata.

Era stato chiamato dalla compianta presidente Santelli a far parte della task force sanitari all’inizio della pandemia, insieme con il prof. Raffaele Bruno, originario di Cosenza, direttore delle malattie Infettive del San Matteo di Pavia e il prof. Paolo Navalesi, direttore dell’Istituto di Anestesia e Rianimazione dell’Università di Padova. Il gruppo di valenti specialisti, in realtà, non è mai stato convocato dalla Santelli. Il presidente ff Nino Spirlì, che ha firmato la nomina ieri sera, ha ritenuto fondamentale avvalersi della competenza clinica e scientifica del prof. Romeo: «una consulenza di alto profilo professionale» – ha detto Spirlì.

L’OPINIONE / Patrizia Nardi: l’ignoranza della propria ignoranza, una sindrome

di PATRIZIA NARDI – L’ignoranza della propria ignoranza é una sindrome, si chiama effetto Dunning-Kruger. Una sorta di distorsione “che induce le persone con poca o nessuna conoscenza sull’argomento di cui si sta parlando a non essere in grado di accorgersi che il loro ragionamento, le loro scelte e le loro conclusioni sono semplicemente sbagliate”.

Mi sembra che la sindrome incomba su di noi. E siamo talmente convinti di avere ragione che davvero abbiamo perso la capacità di discernimento. Urliamo, protestiamo, scendiamo sulle piazze a ragione; ma anche a torto, a fomentare disordini sociali, in chiave politica. Vergogna.

La curva dei contagi, lentamente, era ripartita già nella seconda metà di agosto. Eravamo riusciti a fermarla grazie all’isolamento fisico. Tant’è che i contagi successivi a quel periodo sono soprattutto contagi che si verificano a causa dei rientri dall’estero, di ritorno dalle vacanze . Apriamo, avevamo detto. Diamo i bonus vacanza. L’economia delle vacanze é in ginocchio. O no? Abbiamo circolato, ovunque.

Risultato: progressivamente, passando per tutti i luoghi d’incontro non o poco controllati (spiagge, piazze, mezzi pubblici) la curva ha ripreso costantemente a risalire, fino ai 21 mila contagiati di ieri. Era inevitabile. E oggi non c’é più la possibilità del tracciamento, cosa che certamente i medici da tastiera sapranno cosa voglia significare. Nessun luogo aperto alla frequentazione si può considerare un luogo sicuro (compresi i luoghi di lavoro, i bar, i ristoranti, le palestre, i teatri, i treni, gli aerei, i pullman, le piscine, i musei, i negozi, la scuola e così via) se non si seguono meticolosamente le regole, regole chiare ed efficaci. E se non si attuano i controlli.
Io ne ho viste di regole infrante, cortei politici di protesta senza mascherine, spiagge e tavolini pieni di persone vicine vicine, movide varie. Come se il problema fosse di qualcun altro. Indisponibili a rinunciare anche per un solo minuto alla “libertà” di vivere. Non cci nn’è coviddi.

Il problema è che questo virus la toglie la libertà di vivere, davvero e in assoluto: lo sta facendo da febbraio, implacabile. Quante stupidaggini, il virus depotenziato, il virus sparito, tutto e il contrario di tutto, i negazionisti, che andrebbero perseguiti per istigazione al reato di procurata strage. Una situazione molto pericolosa, soprattutto dove i sistemi sanitari sono e continuano ad essere inadeguati e insufficienti nonostante i fondi destinati negli ultimi mesi e la strumentazione inviata e non utilizzata. In Calabria, per esempio. Ma tant’è, siamo tutti costantemente in campagna elettorale, per cui produciamo solo pensieri ed azioni interessate. Vergogna, davvero. Mentre gli estremismi sono tornati sulle strade, a mettere in atto strategie delle tensioni del secolo scorso e a terrorizzare la gente, che forse non sa neanche cosa sia una strategia della tensione e perché si faccia. Troppe case da mulino bianco, troppe paillettes, troppi messaggi falsi e patinati di tv improbabili. Pochi libri, poca cultura. Dunning e Kruger avevano ragione. Vergogna nostra. (pn)

Accorato appello per la sanità in Calabria di Pino Nisticò al Presidente Mattarella

L’ex presidente della Regione Calabria Pino Nisticò ha lanciato un accorato appello al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella sulla situazione della Sanità in Calabria.

«Carissimo Presidente Mattarella – si legge nell’appello di Nisticò –, nei momenti più difficili, io mi rivolgo sempre a lei, come a un padre, perché come tutti i calabresi ho la testa dura, ma anche credo fermamente nei valori della libertà, della dignità dell’uomo e della donna, dell’amicizia, della condivisione dei beni, valori ereditati dalla civiltà italica e poi da Pitagora di Crotone, genio della matematica dell’Etica.

Mi sono rivolto a lei, di recente, quando a Roma da direttore generale dell’EBRI, Fondazione Rita Levi Montalcini, questa era in grave crisi economica e rischiava la chiusura. E lei, con il suo autorevole e amorevole intervento sul ministro del MIUR ha consentito la continuità dei finanziamenti all’EBRI sulla legge di stabilità!

Finita questa mia missione a Roma sono rientrato nella mia Calabria, perché qui ci sono i miei allievi, oggi diventati “Maestri” prestigiosi della Facoltà di Medicina, fra cui il Magnifico Rettore Giovambattista De Sarro dell’Università Magna Graecia, qui ci sono i miei fratelli e i miei affetti.

La Scuola di Medicina di Catanzaro è considerata dalle valutazioni ANVUR del MIUR una delle più qualificate del nostro Meridione per la sua elevata produzione scientifica, per il patrimonio umano e per le relazioni internazionali.

Qui sono venuti a insegnare, in passato, diversi premi Nobel come Renato Dulbecco, Rita Levi Montalcini, sir John Vane, sir John Eccles e sir Salvador Moncada, e alcuni dei nostri allievi occupano oggi posizioni apicali presso l’Università di Londra, come il prof. Vincenzo Libri, direttore della Farmacologia clinica dell’Imperial College, il prof. Giuseppe Rosano, direttore della Cardiologia del St. George University College, il prof. Luigi Camporota, primario di Pneumologia presso il St. Thomas Hospital che ha salvato la vita al premier britannico Boris Johnson.

Ecco perché Le scrivo, perché la dignità dei calabresi viene continuamente calpestata come è evidente da queste ultime scandalose vicende, che riguardano la Sanità in Calabria, governata da oltre dieci anni da commissari di Governo incapaci per cui noi calabresi ci sentiamo profondamente umiliati. Abbiamo in Calabria, signor Presidente, uomini e donne di grande capacità intellettive, manageriali ed etiche, e non abbiamo bisogno di persone inviate dall’alto che si sono rivelate fallimentari!

Ora, purtroppo, abbiamo toccato il fondo: da Cotticelli a Zuccatelli! Si tratta di persone che ignorano le basi più elementari della medicina o, nel caso di Zuccatelli, restano sordi ai bisogni della gente. Quest’ultimo inoltre, si è rivelato arrogante e incapace di ascoltare il parere dei docenti universitari, rendendosi così responsabile della gravità di non aver realizzato uno “Spallanzani” del Sud a Catanzaro presso Villa Bianca, ex sede della facoltà di Medicina, nonostante le pressanti indicazioni del Rettore De Sarro, che si era impegnato, con poche risorse e in pochi mesi, di attivare una infrastruttura di eccellenza per i pazienti gravi affetti da Covid! Eppure, Zuccatelli è stato addirittura promosso da commissario dell’Asl di Catanzaro a super commissario governativo di tutta la Calabria!

Poveri noi calabresi, trattati come uomini con l’anello al naso! E di questo, mi creda signor Presidente, sono profondamente addolorato! Mi rivolgo a Lei, ben conoscendo la sua grande sensibilità per i problemi della giustizia sociale e della gente più fragile e più bisognosa, ma anche per l’antica amicizia che l’ha legata al nostro Riccardo Misasi, affinché Lei intervenga sul ministro Speranza per farlo recedere da questa nomina ignobile e fargli scegliere un commissario governativo soltanto sulla base del merito e delle sue capacità scientifiche e manageriali.

A nome di tutti i calabresi Le mando il nostro più vivo ringraziamento.

Mi propongo di venire a Roma per salutarla di persona, sia pure per pochi minuti, anche per illustrarLe un grande progetto internazionale, cioè la realizzazione a Lamezia Terme del Renato Dulbecco Institute, una infrastruttura di eccellenza per la produzione di anticorpi monoclonali e di pronectine per il trattamento delle gravi malattie da coronavirus, alcune forme di cancro e di leucemia e la malattia di Alzheimer.

La nostra amata Presidente Santelli, da poco purtroppo scomparsa, lo aveva sposato con entusiasmo, tanto che la stampa lo ha definito “il progetto della presidente Santelli”. A maggior ragione, oggi ci sentiamo ancora più impegnati con l’amico calabrese Roberto Crea, considerato il padre delle biotecnologie nel mondo, che da San Francisco tornerebbe dopo circa quarant’anni in Calabria per dirigere il Renato Dulbecco Institute.

Con profonda stima e amicizia,

Pino Nisticò

(ex Presidente della Regione Calabria)».

(rm)

Covid-19: la cura a domicilio del calabrese prof. Salvatore Spagnolo

Il prof. Salvatore Spagnolo, il chirurgo calabrese che ha scoperto per primo la validitp della terapia antiembolia con l’eparina nei pazienti covid (vedi l’intervista di Calabria.Live del 26 aprile) continua la sua battaglia per salvare vite umane.

«I pazienti possono essere trattati a domicilio con Aspirina, Cortisone ed Eparina che vanno somministrati subito. L’efficacia delle cure spesso è limitata perché sono praticate tardivamente, quando il virus ha causato danni ai polmoni e ai vasi sanguigni”.

Il prof. Spagnolo sostiene che il trattamento a domicilio con Aspririna, Eparina e Cortisone potrebbe ridurre l’aggressività del Covid 19 bloccandone alcuni degli effetti più letali, come le patologie polmonari, ma a patto che i pazienti siano trattati immediatamente, prima che i sintomi si manifestino.

«Affrontare il virus nella fase iniziale –  ha dichiarato all’Agenzia Giornalistica Italia (Agi) il prof. Spagnolo – costerebbe meno e migliorerebbe i risultati. Purtroppo, invece, i medici prescrivono i farmaci solo quando i pazienti si presentano da loro con la malattia in fase avanzata.

«Nello scorso marzo – dice Spagnolo, attualmente impegnato nella cardiochirurgia dell’Iclas di Rapallo – avevo ipotizzato che la causa di morte nella patologia da Covid 19 non fosse solo una polmonite interstiziale ma anche un’embolia polmonare diffusa e proposi la somministrazione dell’eparina. Per validare questa mia ipotesi, pubblicai un articolo sul Journal of Cardiology Research dal titolo: Covid-19 as a Cause of Pneumonia and Diffuse Peripheral Pulmonary Embolism. Early Anticoagulant Treatment to Prevent Thrombi Formation. Questa ipotesi non venne presa in considerazione e, solo a fine aprile, studi autoptici confermarono la presenza di trombi nei polmoni dei pazienti deceduti per Covid 19 e fu introdotta la terapia con eparina nei pazienti in terapia intensiva, ottenendo miglioramenti clinici.

Recentemente il prof. Nicola Magrini, Direttore generale dell’Aifa, l’Agenzia Italiana del Farmaco, ha dichiarato che l’eparina è un pilastro nel trattamento del Covid-19. Tuttavia, abitualmente, questo farmaco è utilizzato solo nei pazienti ricoverati con segni di polmonite».

La somministrazione, però, dev’essere tempestiva: «Oggi sappiamo che, a differenza dei comuni virus antinfluenzali, i coronavirus non danneggiano solo i polmoni ma entrano nei capillari polmonari e si riproducono nella loro parete interna chiamata endotelio. È dimostrato da studi anatomopatologici e clinici che, quando il virus passa dalle narici alla trachea e raggiunge gli alveoli polmonari, entra direttamente nei capillari che circondano gli alveoli e naviga nella corrente sanguigna. Spinto dalla pressione di perfusione, raggiunge il cuore ed i vari organi del corpo umano. Esso ha la proprietà di riprodursi nell’endotelio sia degli alveoli polmonari che dei capillari e determinare una progressiva infiammazione dei polmoni ed una trombosi del microcircolo. In alcuni pazienti, la distruzione dell’endotelio vascolare causa trombosi anche nel tessuto cardiaco, cerebrale o renale e determina infarti miocardici, ictus cerebrali o infarti renali».

La somministrazione a domicilio dell’Eparina e del Cortisone, secondo Spagnolo, potrebbe contrastare, fin dall’inizio, l’insorgenza dei processi infiammatori e trombotici. Una conferma che i farmaci antiaggreganti, somministrati all’inizio della malattia, possono ridurre la mortalità nei pazienti con Covid 19, arriva dall’Università Americana del Maryland.       (rrm)