Il Console onorario del Regno del Marocco per la Regione Calabria, Domenico Naccari, ha incontrato il sindaco di Cutro, Tonino Ceraso, per proseguire nelle attività di incontro e dialogo già avviate con il Marocco.
Venerdì allo scrittore Pierfranco Bruni la cittadinanza onoraria di Cutro
Venerdì 5 luglio sarà conferita allo scrittore Pierfranco Bruni la cittadinanza onoraria di Cutro. Un riconoscimento che arriva in concomitanza con i 25 anni dalla scomparsa di Francesco Grisi, originario proprio di Cutro e punto di riferimento per la cultura calabrese e italiana e di cui Bruni ha dedicato il Centro Studi.
La letteratura calabrese come punto di rilettura di una nuova epoca di fare scrittura. Infatti l’abbinata Pierfranco Bruni e Francesco Grisi è la linea portante di una letteratura che va oltre gli steccati ideologici e incide un solco notevole nei linguaggi universali. Entrambi hanno raccontato la Calabria delle radici e della memoria senza mai creare modelli di rappresentazione di tardo realismo. Un incidere in un immaginario simbolico e sacro. I libri di Pierfranco Bruni dalla poesia alla narrativa passando attraverso la filosofia sono modelli di una scrittura innovativa che pongono in essere il senso della metafora e della metafisica. Cutro e la Calabria questa volta in festa per un ricordo di Grisi e una cittadinanza al suo allievo di un tempo.
Personalità di primo piano delle istituzioni e della cultura. Più volte insignito dei Premi alla Cultura della Presidenza del Consiglio dei Ministri per i suoi libri.
Ha rivestito ruoli importati nell’Unesco come rappresentante della cultura italiana nei Paesi esteri, ambasciatore della letteratura italiana e attualmente è Presidente della Commissione Capitale Italiana Città del Libro 2024. Presiede inoltre il Comitato Nazionale Celebrazioni del filosofo Manlio Sgalambro del Ministero della Cultura. (rkr)
Di vita, non solo di morti, è Cutro
di FRANCO CIMINO – È arrivato, puntuale sul nostro calendario civile, il primo anniversario di quella tragica notte ormai passata alla storia come la “strage di Cutro”. Da subito, istituzioni e mass media se ne sono appropriati per renderla occasione di commemorazione. Ovvero, di iscriverla in una delle tante giornate dedicate.
Tra Onu, istituzioni europee, Parlamento e governo italiano, non sai più dove metterle in quei 365 giorni già strapieni di celebrazioni, tanto che non sai dove collocare le altre che saranno considerate utili. Ma utili a chi? Non certo alla memoria “ da ricordare”. Non certo ai fatti e alle persone, da quella interessati. Non certo alla scrittura della storia, che si serve di ben altri strumenti, pur nel costante condizionamento della cultura operante nel tempo.
Serve, di certo, al potere. E ai poteri, piccoli e grandi. E alle persone, più piccole che grandi, che lo gestiscono o se ne servono. Il potere ha bisogno da sempre di simboli e di riti che lo celebrino per rafforzarsi. E conservarsi. Ovvero, per autocelebrarsi attraverso l’unica forza che ad esso serve. Il consenso del popolo. Si badi del popolo, e non genericamente della gente. La differenza non è di poco conto. Il consenso della gente è di natura elettorale. Occasionale, mobile, transeunte. Sottolinea sempre l’espressione di una parte. E non è sempre o tutta politica. Quello del popolo è solenne. Contiene un qualcosa di storico. Un senso di appartenenza identitario. Una speciale comunanza tra il popolo e i suoi governanti. Insomma, fa patria. Ed eleva il senso di nazione.
Pertanto, anche questa Cutro è chiamata a concorrere a questa ritualità nazionale. Artificiosa e retorica. Da grosso paese di periferia di una regione periferica e lontana, a città della bella Italia. Da imponente centro urbano dominato dalle diverse ‘Ndranghete, con la lunga scia di violenza criminale e di sangue versato, a suo esatto contrario. È questo, straordinario fatto (realizzato, involontariamente), se si vuole, mai, però, finora sottolineato), il dato che, tuttavia, emerge oltre il dramma incommensurabile della notte di un anno fa. Nel mare di Cutro.
A pochi metri dalla sua spiaggia. Da quel caicco che si è fatto in mille pezzi alla prima onda più forte, sono caduti in acqua tutti i centottanta poveri cristi che avevano attraversato quel breve-interminabile tratto di mare che separa le coste africane da quelle calabresi. Di quella piccola folla di disperati carichi di speranza ne sono morti 105. I sopravvissuti settantacinque. Cento i corpi recuperati. Degli altri nulla. Neppure un brandello di corpo, che ne testimoni non la fine, ma la loro presenza in vita. La loro presenza su questa terra. Anche se fatta di dolore acuto, di stanchezza infinita. Di umiliazioni e ferite indicibili. Come quelle della povertà estrema, che li porta a fuggire dalla propria terra. La terra senza pane e senza casa. Senza frutti e senz’acqua. Senza libri e senza penna.
La terra dove il sole non sorge mai e la luna si addolora troppo a uscire. E, perciò, non si fa vedere. E le ferite con le più pesanti umiliazioni, che questi poveri cristi subiscono quotidianamente nei lager in cui vengono imprigionati con la promessa, pagata a suon di dollari fumanti, di essere imbarcati, dopo mesi di traversata nel deserto, su una qualsiasi carretta che li porti chissà dove, purché fuori da quell’inferno. Violenze indicibili, in particolare su donne e bambini, delle quali non dico perché, sommerso da pianto e lacrime, smetterei di scrivere, immaginandole. Tutti morti, quei centocinque. E di una delle più morti più brutte. E beffarde. Morti annegati. A due passi dalla salvezza, la beffa. Con quel grido di gioia spezzato in gola. In mille pezzi, come la barcaccia che come scarti umani li trasportava. Quelle morti da strage quasi programmata da questa cattiva modernità, in cui egoismi e ipocrisia, fanno sì che siano considerate ineluttabili.
Al pari delle guerre, quasi necessarie per la pianificazione demografica. Otto miliardi siamo tanti in questo pianeta così piccolo. E siccome sono in eccesso, insopportabile, per le zone già di maggiore densità, il rischio che una parte, insopportabile, si riversi sulle zone progredite ma progressivamente spopolate, del mondo cosiddetto “ civile”, consente non solo che siano “ legalmente “respinti. Consente anche il rafforzamento di quella bassa cultura del giusto equilibrio tra ricchezza già posseduta da pochi e i bisogni delle popolazioni. Cioè di oltre sette miliardi di esseri umani sparsi in tutto il pianeta. E dalla povertà sempre crescente umiliati. Se ne muoiono in mare a migliaia è quindi fatto ineluttabile. Legge della natura. Quasi una necessità antropologica. La guerra, la sua filosofia becera, lo dice. E di tutte le guerre. La guerra per il pane e per la dignità, è una di queste guerre.
La più crudele. La più vasta e invasiva. Guerra, come quella guerreggiata, dei forti contro i deboli. Dei ricchi, questa, contro i poveri. Che poi è la stessa cosa. L’assuefazione facile e rapida del cosiddetto mondo “civile”, più che dall’abitudine progressiva all’orrore, è data dalla cultura dominante che ci ha preso tutto. Cuore, anima, mente. E memoria. E storia delle nostre origini. Delle nostre vite. A Cutro è accaduta una cosa straordinaria. Che le solennità di queste celebrazioni non dice. È accaduta una cosa imprevedibile. Da cattolico la chiamo miracolosa. Da laico, meravigliosa. La memoria del “Sè”, la persona ricca di dignità umana, si è incontrata con la memoria del “Noi”, la gente del Sud, che ha camminato lungo la storia di violenze e dominazioni, rapine delle proprie ricchezze e devastazioni delle ricchezze dei territori. Storie di partenze senza ritorni e di emigrazioni luttuose e amare. Storie di abbandoni e di promesse, di inganni e di tradimenti. Ma, di contro, storie di lotte e di coraggio, di orgoglio e dignità. Di volontà ferrea e di idealità alte. Del sentire profondo e del guardare lontano. Storie di sogni mai cancellati e di speranze inaffondabili. Di fiducia nella propria terra e nel cuore degli uomini. Storie di riscatto e di vittorie.
Quelle conquistate già. E quelle che uomini e donne del Sud si sono promesse. I pescatori e gli uomini di Cutro e di Botricello, che si sono gettati in mare salvando ottanta persone e pianto disperatamente quando tra le braccia si sono ritrovati i corpi di donne e bambini senza vita, sono quella Calabria di quel Sud. La Calabria che va oltre i suoi confini e quel Sud che si estende a tutti i Sud del mondo. In questi riconoscendosi non come uomini vinti o condannati dalle loro origini, territoriali e culturali, ma come umanità vera, portatrice dei valori umani inalienabili. Dinanzi a queste persone del Sud, come al cospetto dell’isola di Lampedusa e dell’intero popolo siciliano e come le stesse di Locri, Bovalino, Caulonia, Riace, Monasterace, Guardavalle, Catanzaro, e giù a scendere e a salire lungo la costa ionica, la costa degli antichi greci, la costa della Civiltà generatrice, tutto il Paese e l’Europa intera, devono inchinarsi.
Per ringraziarli tutti di un grazie enorme e sostanzioso. Un grazie fatto di gesti, questi sì solenni, come il conferimento da parte del Presidente Mattarella di una preziosa onorificenza all’anziana donna di Cutro che ha aperto la cappella di famiglia ai morti che non trovavano posto neppure nei cimiteri. Penso a gesti analoghi. Per esempio, mantenere gli impegni che il nostro governo ha preso con i sopravvissuti alla strage e con le famiglie dei morti “ uccisi” dall’emigrazione e dalle politiche che la malgovernano. Penso a una legislazione del Parlamento europeo che si muova severamente sulla sua Costituzione e attui con coerenza la legge del Mare. E lo spirito di libertà e fratellanza, che ha nell’accoglienza di tutti i diseredati il suo aspetto peculiare.
Esattamente tutto ciò che con forza chiedo faccia lo Stato Italiano e i suoi governi, ricordando al mondo intero di che pasta noi siamo fatti. Ripetiamolo, in questi tempi bui di divisioni e di strane tendenze alla manifestazione di una forza muscolare, dietro la quale si nasconde un debole senso della democrazia e un equivoca concezione dell’autorità dello Stato e dell’uso della sua forza legittima. Siamo fatti del sangue e del cuore della Resistenza, che ha abbattuto la tirannia e il totalitarismo fascista e impedito il sorgere di altri autoritarismi. Siamo fatti degli ideali della fratellanza e della giustizia, intesi come elementi essenziali della Pace.
E, questa, della Libertà, quale elemento costitutivo della Persona. Libertà che va riconosciuta in chi già la possiede e non concessa. Che va protetta e garantita negli spazi certi della Democrazia, che è il luogo in cui si realizza l’eguaglianza autentica. Tra le persone, le classi, le popolazioni. I territori. Le nazioni. Siamo fatti della Costituzione in cui alberga, nella sua forza laica, la cultura cristiana. Quella che, come dice Moro, che ci parla ancora, rinnova la società e libera l’uomo. (fc)
La maratona Rai tra Cutro e Crotone
di PINO NANO – Tre giorni di vera mobilitazione anche per la Rai, che a Cutro c’è già da venerdì 23 febbraio e rimarrà fino alla conclusione delle manifestazioni in programma per ricordare questa terribile tragedia del mare.
In prima linea ci sarà il Caporedattore della Sede Rai della Calabria Riccardo Giacoia, che da vecchio cronista e da vecchio inviato sui grandi fatti di cronaca italiana, ha organizzato una vera e propria maratona di collegamenti con i TG regionali e con le reti Rai che chiederanno un collegamento in diretta per assicurare la presenza della TV di Stato sui luoghi della tragedia.
Un impegno professionale fortemente voluto e condiviso con la direzione di Testata, Alessandro Casarin il direttore, e Roberto Pacchetti il condirettore responsabile per la Sede Calabrese, e che vedrà a Crotone e a Cutro l’intera squadra esterna della sede calabrese, parliamo di tecnici di alto profilo e di grande esperienza sul campo.
I giornalisti inviati sui luoghi della tragedia saranno Gabriella D’Atri, Lorenzo Gottardo, Ilaria Raffaele e Mariateresa Santaguida.
I colleghi tecnici sono invece Emanuele Franzese, che è il Capo della produzione, poi Alessio Crupi, Flavio de Leo, Pasqualino Pedace e Franco de Cario. Nel corso delle dirette Riccardo Giacoia ha previsto anche la presenza di una serie di ospiti ed esperti che commenteranno quello che sta per accadere a Cutro e a Crotone in queste ore, e ricorderanno i dettagli della tragedia che si verificò esattamente un anno fa.
Rigorosamente in diretta anche l’edizione di lunedì di Buongiorno Regione, nel corso della quale la conduttrice Gabriella D’Atri darà conto di quanto sarà accaduto tra la notte di sabato e la notte di domenica sulla spiaggia di Steccato di Cutro.
Come sempre, una grande Rai, al servizio dell’informazione pubblica, e come sempre è stato anche in passato in occasione di tragedie simili a queste. (pn)
CROTONE – Un anno dopo Cutro, l’iniziativa “Noi non dimentichiamo”
Si intitola Noi non dimentichiamo l’iniziativa in programma per mercoledì 21 febbraio, alla Lega Navale di Crotone e organizzata da Cgil Calabria e Cgil Area Vasta, insieme a l’Arci, La Cooperativa Agorà Kroton, l’Anpi, la Cooperativa Sociale Baobab, la Cooperativa Sociale Kroton Community, la Prociv Arci Isola di Capo Rizzuto, e la Cooperativa Sociale Orizzonti Nuovi.
All’iniziativa, che inizierà alle 15, saranno presenti oltre alla Segretaria Logiacco, la Segretaria Nazionale Cgil, Maria Grazia Gabrielli, Sara Palazzoli, Inca nazionale, Filippo Sestito, Arci Crotone aps; Alidad Shiri, rappresentante dei familiari delle vittime, monsignor Francesco Savino, vice presidente Cei per l’Italia meridionale, Mimmo Lucano, già sindaco di Riace, Filippo Miraglia, Arci nazionale, Vincenzo Voce, sindaco di Crotone. A moderare l’incontro il giornalista Salvatore Audia, direttore di Esperia Tv.
Nella seconda parte saranno presenti ed interverranno Gaetano Rossi, Prociv Arci Isola Capo Rizzuto, Giusy Acri, Anpi, Richard Braude, Arci porco rosso Palermo, don Rosario Morrone, direttore ufficio diocesano per la catechesi, Vincenzo Montalcini, giornalista. Modererà Fabio Raganello, cooperativa Agorà Kroton.
«Lo scopo – viene spiegato in una nota – è non solo quello di ricordare ed esprimere nuovamente cordoglio per le quasi cento vite perse in mare, tra i quali numerosi bambini, ma anche quello, in attesa che la giustizia faccia il suo corso, di riflettere e denunciare».
«Il decreto Cutro non ha risolto il problema degli sbarchi e non ha migliorato le condizioni e le prospettive dei migranti – ha dichiarato Celeste Logiacco, segretaria Cgil Calabria con delega all’Immigrazione – anzi, le ha ulteriormente peggiorate. Ecco perché riteniamo non sia più rinviabile promuovere soluzioni e politiche di immigrazione e accoglienza diverse da quelle attuali. Accoglienza che la nostra Calabria continua a praticare ma che crediamo possa essere fatta in maniera diversa».
«Indispensabile, in tal senso – ha aggiunto – partire dalle opportunità dell’immigrazione per la nostra terra, dal ripopolamento delle zone interne destinate allo spopolamento, alla mancata chiusura delle scuole, fino alla riscoperta degli antichi mestieri». (rkr)
L’opera dell’artista cosentino Luca Granato per ricordare la tragedia di Cutro
L’opera dell’artista cosentino Luca Granato per ricordare la tragedia di Cutro. «A partire dell’episodio della strage di Cutro – è scritto in un comunicato – di cui il prossimo 26 febbraio ricorrerà il primo triste anniversario, con il progetto Lenti nel sogno Luca Granato affronta una riflessione di carattere sociale sul presente e le problematiche sociali che lo caratterizzano, con il più alto numero di crisi umanitarie di sempre e 114 milioni di persone in fuga da guerre, persecuzioni e violazioni dei diritti umani».
Il video-performativo, Hoeing the sea (Zappava lu mari), estratto da una performance svoltasi sulle rive della costa tirrenica nell’agosto 2022 della durata di circa un’ora, riprende un modo di dire popolare e intende simbolizzare l’inadempienza politica sui fatti del presente ed evidenziare quanto governi e istituzioni non stiano facendo azioni realmente concrete per intervenire sul momento presente. Dalle crisi umanitarie a quella ecologica, sono state attuate solo poche e vacue azioni, utili quanto zappare l’acqua del mare. Intanto quello stesso mare trattiene e restituisce corpi inermi, simbolicamente rappresentati nell’installazione da blocchi di cemento cubici come feretri, da cui emergono solo batuffoli di tessuto, brandelli di indumenti rinvenuti sulla costa di Cutro nei giorni immediatamente successivi al naufragio del febbraio 2023, spesso unici elementi tramite cui è stato possibile identificare i corpi rinvenuti. Le fotografie realizzate dall’artista sul luogo della tragedia in quei giorni di ritrovamenti, sono ulteriore testimonianza di quegli oggetti e tessuti, impiegati come elementi di preghiera per le vittime dai passanti che hanno realizzato effimeri monumenti alla loro memoria.
Inoltre, con il progetto Lenti nel sogno, Granato si scosta leggermente dal suo filone di ricerca e interpretazione più tradizionale, legato alla sfera emotiva personale e all’elaborazione del ricordo, per abbracciare una riflessione di carattere sociale sul presente e le problematiche sociali che lo caratterizzano. Mantenendo il fil rouge del medium impiegato, il tessuto, in questo lavoro infatti l’artista non impiega materiali legati alla propria storia familiare e personale ma tessuti di indumenti da lui rinvenuti sulla costa nei giorni successivi alla tragedia di Cutro, dove ha trascorso diverse settimane per portare avanti la sua ricerca, documentare, fotografare e raccogliere oggetti e brandelli di tessuti ed effetti personali che il mare restituiva.
Mantenendo dunque una forte coerenza alla propria tematica e stile, l’autore con questa opera compie un passo in avanti nel proprio percorso di ricerca, unendo video art, installazioni scultoree e fotografia in un progetto che prende avvio dall’episodio di Cutro ma rappresenta una riflessione più vasta. Granato pone così l’attenzione su una problematica di inadempienza più ampia, di cui il tragico risvolto di Cutro rappresenta solo uno dei tanti episodi che non devono più capitare.
Il progetto è stato selezionato dalla giuria della manifestazione grazie alla open call aperta ad artist*, collettivi, curatori/trici della Generation Z per questa edizione 2024, la cui tematica era Adesso; un’edizione focalizzata dunque sulle questioni e le generazioni del qui ed ora che sono alla base di ogni futuro possibile. (rcs)
L’OPINIONE / Elisabetta Barbuto: «Imprenditori di Cutro, quando gli esempi valgono più delle parole»
di ELISABETTA BARBUTO – Voglio oggi dire grazie agli imprenditori di Cutro, della nostra terra crotonese che hanno denunciato il tentativo di estorsione subito. Un atto delinquenziale commesso non solo in loro danno, ma in danno di tutta la gente calabrese onesta che soffre da sempre lo stigma di vivere in una regione bellissima piagata dalla presenza di una delinquenza organizzata che ne succhia la linfa vitale ed ha contribuito drammaticamente, negli anni, a rallentare la nostra crescita economica e culturale.
Voglio dire grazie al loro coraggio che ha vinto la paura, la prepotenza, la protervia di loschi figuri convinti di poter spadroneggiare e continuare a vivere impunemente, parassiti della società, sulle spalle di chi lavora onestamente affrontando tanti sacrifici per sostenere la propria famiglia.
Voglio dire grazie a chi non si è piegato, ma con la schiena dritta, ha percorso senza esitare la strada della legalità perché per indicare ai giovani quale sia la strada giusta da seguire mi sono stancata di fare l’elenco dei martiri della mafia, del silenzio, dell’omertà, dell’indifferenza. Non voglio più parlare e parlare di una guerra che si conclude con il sacrificio del solitario paladino di turno della legalità continuando a regalare implicitamente l’impressione che sia inutile combattere per ciò in cui si crede perché la fine della storia è già scontata.
Voglio parlare ai miei ragazzi di una guerra in cui l’esercito delle persone oneste vive, vegete, attive nella difesa dei loro diritti e dei diritti altrui aumenta ogni giorno. Un esercito che combatta e sconfigga il puzzo canceroso del malaffare e della delinquenza organizzata permettendo ai nostri figli di seguire le orme dei loro padri e delle loro madri tenendo la barra dritta sulla strada della legalità. Come? Semplicemente facendo il proprio dovere, rifiutando i compromessi e difendendo i propri diritti senza che qualcuno li gabelli per favori e concessioni dall’alto.
Diventiamo esercito ogni giorno, ogni ora, ogni minuto, con questo obiettivo e non solo in una manifestazione di solidarietà che pure ha la sua importanza perché il rumore delle parole sconfigge il muro del silenzio di cui la delinquenza si nutre e nel quale prospera e purchè sia l’avvio di un nuovo inizio per la nostra terra e per un futuro diverso per i nostri figli.
Non voglio che faccia più scalpore, una tantum, la denunzia di prevaricazione, soprusi, prepotenze, atti delinquenziali. Voglio che sia la regola. Voglio che faccia scalpore il contrario, voglio che facciano scalpore, una tantum, il malaffare e la delinquenza fino a sparire del tutto dalla nostra vita.
E’ un momento importante. Non buttiamolo via. Non consentiamo che resti isolato. Stiamo vicini gli uni agli altri in questo cammino. Perché gli esempi valgono più di mille parole ed i tempi sono maturi per il riscatto della nostra terra. Oggi più che mai grazie ad un gesto coraggioso che ci ridà la speranza. (eb)
(Elisabetta Barbuto è docente e Coordinatore M5S della provincia di Crotone)
A Crotone il Giardino della memoria per non dimenticare Steccato di Cutro
di MARIACHIARA MONACO – È passato quasi un anno dalla terribile tragedia di Steccato di Cutro, dove persero la vita 94 migranti, tra i quali 35 minori.
Un episodio che puntò sulla piccola cittadina jonica l’attenzione di tutti i media nazionali e delle istituzioni, e che soprattutto toccò una comunità intera, che si unì al dolore di intere famiglie senza neppure conoscerle. Sono stati giorni di rabbia, di dolore, mentre il Pala Milone ospitava la camera ardente di vittime senza nome, simbolo di un’Europa che spesso dimentica le rotte, gli sbarchi, e l’orrore di una storia tragica che ogni volta, puntualmente si ripete.
Ma Crotone non dimentica quanto successo, e per questo motivo sarà inaugurato nella città pitagorica il “Giardino di Alì”, un luogo nel quale verranno piantate 94 alberature, una per ogni vittima di una strage del mare che ha visto annegare uomini, donne, bambini, in cerca di un futuro migliore ma puniti da un crudele destino.
Il giardino della memoria, vedrà la luce il prossimo 26 febbraio, lo ha annunciato l’amministrazione comunale, sottolineando come nei giorni della tragedia la comunità ha saputo dimostrare in quel frangente la sua grande umanità partecipando, in ogni modo, al cordoglio per le vittime, alla assistenza ai superstiti, alla vicinanza ai familiari.
Gli alberi saranno piantati in via Miscello da Ripe, all’ingresso della città a voler simbolicamente testimoniare la volontà di accoglienza della città di Pitagora. Un nome, quello di Alì scelto in ricordo del neonato recuperato tra le prime vittime, che riposa nel cimitero cittadino: «Il bambino da subito diventato il figlio di tutti noi» dice il sindaco Vincenzo Voce.
Sarà un giardino che non vuole celebrare la morte, ma il diritto alla vita.
«Per questo, a ricordo di tutti i bambini coinvolti nella tragedia, sono stati scelti i tamerici, alberi non solo dalla bellissima e colorata fioritura, sempreverdi, ma soprattutto forti, in grado di resistere a qualsiasi temperatura. Una contrapposizione alla fragilità dell’imbarcazione con la quale le vittime hanno affrontato il viaggio, alla fragilità delle loro speranze». (mm)
CARA GIORGIA, LA STAMPA SI È SCORDATA
DI CHIEDERLE DI MEZZOGIORNO E DI PONTE
di SANTO STRATI – Non abbiamo potuto partecipare per ragioni di salute alla conferenza stampa di fine anno (posticipata a ieri) della Presidente del Consiglio Giorgia Meloni e nel caso, probabilmente non avremmo avuto la fortuna di essere selezionati (per sorteggio) tra i 45 giornalisti ammessi a porre una domanda (senza diritto di replica). Ma una domanda fuori tempo massimo la formuliamo lo stesso: sul Ponte – che è l’evento clou dell’attività del Governo di quest’anno – non ha nulla da dire? Ha affidato al vicepremier Salvini l’intero onere di organizzare, pianificare, programmare e portare a termine la cerimonia di inizio lavori (luglio 2024) ma, fino ad oggi, non abbiamo mai trovato esposta a chiare lettere la sua posizione sull’Opera più colossale del Millennio. Lei è favorevole o perplessa (certo non contraria…) al Ponte? Perché non ha mai apertamente dichiarato che cosa pensa a tal proposito? Il sospetto – ce lo conceda cara Presidente – è che ci sia, sotto sotto, una furbata colossale: lasciando la patata bollente in mano a Salvini avrà la possibilità – in caso di successo – di ascriverne i meriti al Governo, in caso di flop potrà indicare nel vicepremier il responsabile del fallimento. È perfida, come considerazione, lo sappiamo, ma glielo avremmo chiesto senza alcuna indulgenza, pretendendo una posizione chiara, una risposta che dia il segnale di una precisa presa di responsabilità sulla questione Ponte dello Stretto.
Ancora, a malincuore, abbiamo dovuto osservare, nelle tre e passa ore di incontro, che nessuno dei 45 giornalisti che hanno posto altrettante domande ha trovato di qualche interesse chiederle cosa intende fare il Governo per il Mezzogiorno, soprattutto alla luce dell’entrata in vigore della Zes unica, ma in particolar modo dopo l’assurda gabella ETS che condanna i porti italiani (e in particolar modo quello di Gioia Tauro che sta mostrando segnali di grande crescita). Ma il Sud non è materia d’interesse dei giornali e i media italiani, più che altro sono impegnati a riempire di gossip le proprie colonne o gli schermi, dimenticando che «se non riparte il Mezzogiorno non riparte l’Italia».
Tant’è, ma l’unico accenno al Sud ha riguardato il grande dolore della tragedia di Steccato di Cutro. Ma in una conferenza stampa di fine anno i lettori (per mezzo dei giornali e dei giornalisti) non vogliono sapere di (pur apprezzabili) sentimenti di sofferta condivisione del dolore, bensì amerebbero capire quali sono le intenzioni di un Governo che aumenta le tasse sui pannolini e pensa che chi guadagna 20mila euro al mese sia un riccone da spennare in tasse.
No, si è parlato di futilità e tutto ciò a suo vantaggio. Con questa opposizione e gran parte della stampa italiana che chiede, con timidezza, quali sono gli obiettivi primari non ha da temere nulla: altro che spettro della crisi, a Palazzo Chigi ci starà per decenni. (s)
L’OPINIONE / Filippo Veltri: Da Cutro a Crotone
di FILIPPO VELTRI – Il 2023 si è chiuso in Calabria nel raggio di una decina di chilometri nel segno più. Finalmente. Era iniziato in quel giorno di febbraio con la tragedia dei migranti morti proprio sulla spiaggia di Steccato di Cutro. Ma poi era venuta fuori l’anima forte della solidarietà vera concreta fattiva dei crotonesi dei cutresi dei calabresi tutti, che aveva bucato il muro mondiale dell’indifferenza e dato una immagine bella della Calabria. La sera del 31 dicembre il presidente della repubblica Sergio Mattarella nel suo tradizionale messaggio agli italiani a reti unificate non si è dimenticato di Cutro e ne ha fatto cenno, come uno degli esempi positivi dell’Italia nell’anno che ci ha lasciato da poco.
Bene, anzi benissimo perché un conto è la sensazione nostrana e un conto è il riconoscimento a un così alto livello e con quel trasporto non solo emotivo. Poi è iniziato, finito Mattarella, subito dopo lo spettacolo su Rai 1 di Amadeus, con l’Anno che verrà, proprio da piazza Pitagora di Crotone e da lì è venuto un altro momento che possiamo definire positivo non solo di Crotone. Ne ha scritto ieri il direttore Santo Strati, ma è giusto tornarci sulla bella immagine che Crotone e i crotonesi hanno dato, la sera del 31 ma anche nei giorni precedenti. Sarebbe giunta l’ora, dunque, di smetterla con le critiche pretestuose dei soliti saloni radical chic ad esempio sui tanti selfie dei crotonesi con il noto conduttore televisivo! Non hanno patria fenomeni del genere! Se ne facciano una ragione gli intellettuali da poltrona con la puzza sotto il naso o gli odiatori social da tastiera sempre pronti a fare le pulci non avendo nulla da fare evidentemente!
E riflettano bene anche quelli che si lamentano del marketing sulla Calabria andato in onda sulla rete ammiraglia della Rai, che non risolverebbe i nostri problemi etc. etc. ! Per non parlare dei soliti, inutili, patetici lamenti municipalistici di luoghi e città che sarebbero stati trascurati dagli spot televisivi la notte di Capodanno!
Certo che quel programma non risolve i nostri tanti problemi ! Nessuno può sognare che basta una festa di Capodanno da Crotone per risolvere problemi vecchi, drammatici e gravi che hanno nomi e cognomi, storie e geografie che tutti conosciamo. Ma è il problema dell’immagine della Calabria che deve essere portato alla luce e non è affatto secondario, anche rispetto a quelle emergenze, che si accenda una luce diversa, anzi pure una piccola fiammella!
Cutro e Crotone sono un inizio? Forse. Possibile. Auspicabile. No