DISSESTO IDROGEOLOGICO, IN CALABRIA
SONO A RISCHIO LE AREE ARCHEOLOGICHE

Difendere e tutelare i siti archeologici dal dissesto idrogeologico. È questo l’obiettivo della convenzione firmata tra Archeoclub d’Italia e l’Autorità di Bacino Distrettuale dell’Appennino Meridionale, che svilupperà «progetti ed iniziative di comune interesse, predisporremo un programma informativo e formativo, attraverso l’organizzazione congiunta di workshop e seminari sui temi della tutela del patrimonio ambientale e culturale, in connessione con la tutela e salvaguardia delle risorse acqua e suolo, il sistema costiero e la difesa dai rischi indotti da fenomeni naturali e antropici».

«L’obiettivo – ha spiegato Rosario Santanastasio, presidente nazionale dell’Archeoclub – è la difesa e tutela dei siti archeologici e quindi le attività che si andranno a sviluppare riguardano la valutazione di tale patrimonio e la loro esposizione ai pericoli, per cui le attività oggetto dell’accordo con Archeoclub, vanno a rafforzare l’azione di tutela del patrimonio archeologico, a valutare tutti quei siti che hanno problematiche connesse al dissesto idrogeologico. L’azione concorrerà ad avere un quadro chiaro, completo del patrimonio culturale da mettere in sicurezza».

Per l’espletamento delle attività, il coordinamento tecnico per l’Autorità di Bacino Distrettuale dell’Appennino Meridionale sarà curato dal segretario generale dott.ssa Vera Corbelli, supportata dal dirigente dott. Gennaro Capasso, dirigente ing. Raffaele Velardo, arch. Maria Pagliaro, il coordinamento tecnico per Archeoclub d’Italia aps sarà curato dal Presidente nazionale dott. Rosario Santanastasio, supportato dal prof. Filippo Avilia archeologo, Ing. Federico Boccalaro esperto di ingegneria naturalistica. Un programma di difesa, valorizzazione e tutela che vedrà il coinvolgimento anche del mondo accademico.

«A seguito di confronti tecnici – ha spiegato Vera Corbelli – abbiamo manifestato la volontà di promuovere un’attività di collaborazione tecnico-operativa comune sia per la creazione di un sistema condiviso di conoscenze sia per la predisposizione e realizzazione di percorsi tecnico-scientifici-gestionali in ambito del Distretto Idrografico dell’Appennino Meridionale, nelle tematiche di comune interesse».

Una iniziativa che, oggi, è quasi prioritaria, sopratutto a seguito degli eventi recenti che hanno visto la Calabria e i suoi beni “minacciati” dal dissesto idrogeologico, una piaga che, da anni, colpisce la nostra terra e a cui, servono tanti fondi per poter rendere sicuro non solo il territorio, ma anche tutti i tesori che custodisce.

In Calabria, infatti, c’è una vera e propria emergenza di rischio idrogeologico che, ad oggi, è diffuso in maniera capillare a causa della sua conformazione geologica e geomorfologica «caratterizzata da un’orografia (distribuzione dei rilievi montuosi) complessa e bacini idrografici generalmente di piccole dimensioni, che sono quindi caratterizzati da tempi di risposta alle precipitazioni estremamente rapidi».

Nel rapporto nazionale dell’Ispra – Istituto per la Protezione e la Ricerca Ambientale del 2018 – l’ultimo pubblicato – sulla situazione del dissesto idrogeologico nel Paese, è stato rilevato che in Italia «è a rischio il 91% dei Comuni italiani (88% nel 2015) ed oltre 3 milioni di nuclei familiari risiedono in queste aree ad alta vulnerabilità».

In Calabria, in particolare, a rischio molto elevato si trova l’1,9% del territorio, mentre i beni culturali sono 408, circa l’8,3%. Sommato al rischio elevato (p4+p3), in Calabria in pericolo si trova il 3,6% del territorio (545,59 km²), 603 beni culturali (12,3%), 87.623 (4,5%) della popolazione, 35.936 (4,6%) famiglie e 3.863 (3,3%) imprese.

Un quadro preoccupante, che fa emergere un’emergenza che non si può più ignorare, sopratutto a seguito dell’alluvione che il 21 novembre ha provocato danni ingenti a Crotone e alla sua Provincia e che, per fortuna, ha trovato il suo epilogo in positivo grazie all’impegno della consigliera regionale Flora Sculco, che è riuscita a far stanziare dalla Regione Calabria 6 milioni di euro per risanare il territorio di Crotone e Provincia.

Consapevolezza di questa piaga, è stata mostrata anche dall’assessore regionale all’Istruzione, Sandra Savaglio, che ha promosso una serie di webinar sul dissesto idrogeologico – a cura del docente Vincenza Calabrò – perché «bisogna sollevare le coscienze, ed educare i ragazzi alla tutela del territorio» e dai parlamentari calabresi, in particolare dal Movimento 5 Stelle, che di recente ha annunciato che alla Calabria spettano 11 milioni e 178 mila euro per finanziare cinque interventi a tutela del territorio, che si vanno ad aggiungere ai 300 milioni che arrivano direttamente dal Governo tramite il Decreto Agosto e annunciato dalla deputata grillina Elisa Scutellà nel mese di ottobre.

Si può dire, quindi, che la Calabria, sul tema del dissesto idrogeologico è molto attenta e sensibile. Basti pensare che il bilancio dell’Ufficio del Commissario straordinario delegato per la mitigazione del rischio idrogeologico della Regione Calabria si è chiuso positivamente in termini di andamento delle attività di avvio e di nuovi finanziamenti.

«Sono stati attivati, nel primo semestre – comunica la nuova struttura commissariale – 13 interventi per la mitigazione del rischio idrogeologico, localizzati a Diamante, Gizzeria, Soveria Simeri, Belvedere (2 interventi), Rogliano, Rende, Cicala, Gioiosa Ionica, Corigliano-Rossano (3 interventi) e Tarsia. L’importo complessivo è pari a 24.226.701,97 di euro, di cui quasi 18 milioni relativi soltanto ai lavori. È stato anche profuso un notevole impegno sia per l’acquisizione di nuovi finanziamenti che per l’accelerazione della realizzazione delle attività finanziate ma in fase di stallo».

«È di questi giorni, infatti – prosegue – la sottoscrizione tra la Regione Calabria e il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del territorio e del mare, del secondo atto integrativo all’Accordo di programma finalizzato alla programmazione e al finanziamento di interventi urgenti e prioritari per la mitigazione del rischio idrogeologico. Nell’accordo è prevista la realizzazione di cinque interventi per un importo complessivo di 11.178 628,27 di euro. Si tratta di interventi che vanno ad aggiungersi a quelli, già finanziati, dal primo atto integrativo del 9 gennaio 2018».

«Tra i nuovi finanziamenti – spiega ancora la struttura – ci sono anche quelli sulla redazione delle progettazioni esecutive per la realizzazione di ulteriori interventi di mitigazione. Nello specifico, il finanziamento relativo a un terzo stralcio di interventi a valere sul fondo di progettazione, per un importo complessivo di 4.066.639, 30 di euro, che vanno ad aggiungersi a quelli già finanziati in precedenza, ovvero 34 interventi per un importo complessivo di 5.046.852,05 di euro, oggi pienamente in fase di attuazione».

Un impegno che, sicuramente, deve essere replicato e amplificato nel 2021, in modo da permettere ai cittadini di vivere «in un territorio più sicuro e ottenere il giusto ristoro per il sacrificio che gli è stato richiesto e al quale, molte volte, hanno risposto con buon senso e spirito di collaborazione per la realizzazione di interventi finalizzati alla pubblica utilità e incolumità». (rrm)

Il Movimento 5 Stelle: Alla Calabria 11 milioni per interventi contro il dissesto idrogeologico

Sono 11 milioni e 178 mila euro la somma destinata alla Calabria dal Piano nazionale per la mitigazione del rischio idrogeologico per finanziare cinque interventi a tutela del territorio.

Lo hanno reso noto i deputati del Movimento 5 StellePaolo ParentelaGiuseppe d’Ippolito, spiegando che, tra gli interventi, sono previsti il cantiere di Catanzaro Santa Maria, riguardo al torrente Fiumarella, e di quello di Gizzeria, per la salvaguardia del centro abitato.

«Si tratta di progetti – hanno spiegato ancora – immediatamente esecutivi per la messa in sicurezza del territorio dai rischi sempre maggiori, correlati a eventi climatici estremi su aree del Paese alquanto vulnerabili. Parliamo di interventi che fanno parte di un piano pluriennale, fortemente voluto dal Movimento 5 Stelle e dal ministro dell’Ambiente, Sergio Costa, e varato nel 2019».

«In questa tranche – hanno aggiunto – lo stanziamento generale ammonta di 262 milioni di euro. Come ha detto il ministro Costa, i lavori non si fermano e non possono fermarsi. Quelli contro il dissesto idrogeologico sono cantieri amici dell’ambiente e dell’uomo. Sono i più importanti, per proteggere il nostro Paese da eventi tragici. Quelli finanziati dal Ministero dell’Ambiente sono progetti esecutivi e cantierabili».

«A riguardo, con il dl Agosto – hanno proseguito i deputati M5S – Sogesid, società in house del ministero dell’Ambiente, era stata messa a disposizione degli enti locali e delle Regioni. Un modo, questo, per aiutare le amministrazioni nella progettazione».

«Con la medesima legge, come ha spiegato il ministro Costa – hanno concluso Parentela e D’Ippolito – ai presidenti di Regione, commissari straordinari per il contrasto del dissesto idrogeologico, sono stati dati poteri straordinari che permettono di ridurre del 40% i tempi di realizzazione dei lavori. Inoltre ai Comuni interessati viene anticipato il 30% della spesa, in modo da permettere in tempi rapidi l’attivazione di tutta la procedura per la messa in opera del cantiere». (rrm)

Legambiente: dopo Crotone, azioni immediate contro il dissesto idrogeologico

Interventi immediati contro il dissesto idrogeologico: secondo Legambiente Calabria non c’è più tempo da perdere, dopo il disastro di Crotone e gli altri danni sulla costa jonica. Sul suo web Legambiente Calabria mette in evidenza l’allarme lanciato a settembre sull’emergenza climatica. «Nel mese di settembre 2020 – si legge sul sito –, dopo che la città di Crotone aveva subito i gravi danni derivati dal “Medicane” (MEDIterranean hurriCANE) chiamato “Ianos”, Legambiente Calabria chiedeva che la Politica non attendesse la prossima tempesta. Purtroppo, nella drammatica inerzia di chi avrebbe dovuto prevenire ed intervenire, nei giorni scorsi Crotone è stata nuovamente invasa dalle acque per effetto delle piogge intensissime (circa 200 mm in 4 ore) che si sono verificate nella fascia jonica calabrese, causando frane, allagamenti e danni molto ingenti.

Un fenomeno correlato ai cambiamenti climatici in corso che, per come Legambiente Calabria ha rilevato molte volte, è, purtroppo, destinato a ripetersi ancora ed a diventare sempre più distruttivo. Proprio oggi la presentazione del Rapporto “Il Clima è già cambiato” dell’Osservatorio CittàClima di Legambiente, redatto con il contributo di Unipol, la collaborazione scientifica di Enel Foundation e arricchito dalle collaborazioni con ISPRA. Nel documento viene redatta una mappa dei territori colpiti da fenomeni metereologici tra il 2010 e il 2020. Dieci anni di eventi estremi che hanno visto i Comuni italiani colpiti da lunghi periodi di siccità e temperature estreme, danni dovuti a trombe d’aria, che nel Meridione sferzano le città costiere, numerosi allagamenti da piogge intense che hanno determinato esondazioni fluviali e frane, con conseguenti danni alla popolazione, alle infrastrutture e al patrimonio storico-archeologico».

L’associazione chiede al governo l’approvazione immediata del piano di adattamento climatico, il rafforzamento del ruolo delle Autorità di distretto e dei Comuni negli interventi contro il dissesto idrogeologico con risorse per la progettazione e realizzazione degli interventi, l’assunzione di tecnici, la priorità delle aree urbane negli interventi di adattamento al clima, norme più efficaci per adattare i territori agli impatti climatici e la messa in sicurezza delle persone.

«Siamo vicini a tutti i cittadini di Crotone» ha detto Anna Parretta, presidente di Legambiente Calabria «e ribadiamo che per contenere e limitare questo tipo di fenomeni meteorologici estremi, è indispensabile ed urgente che gli Enti territoriali ed in primo luogo la Regione Calabria affrontino l’emergenza climatica a partire dai nodi irrisolti del dissesto idrogeologico, dell’abusivismo edilizio e delle scelte urbanistico-edilizie totalmente errate. Se la Calabria vuole avere un futuro diverso è necessario scegliere ora, con una visione strategica che sinora è mancata, la direzione che passa dalla tutela e dalla cura del territorio e dell’ambiente e che è l’unica possibile per salvaguardare anche la vita e la salute umana. Non c’è più tempo».

Crotone devastata dal nubifragio paga i ritardi di una Calabria costretta ad attendere

di FRANCESCO RAO – Le fotografie rese pubbliche dalle redazioni giornalistiche, rappresentano l’immagine di un territorio messo in ginocchio per l’ennesima volta da un terribile nubifragio. Strade divenute simili a fiumi. Case allagate. Questa volta, contrariamente a quanto accadde nel 1996 a Crotone, oltre all’acqua si sovrappone l’emergenza al Covid 19. Tutto ciò rischia di far sprofondare la già delicatissima condizione di  questo angolo della Calabria e soprattutto le sorti socio-economiche dei residenti.

In quella città, presso il prestigioso Istituto Tecnico Industriale “Guido Donegani”, ho lavorato per circa tre annualità scolastiche. In tali circostanze ho avuto modo di conoscere moltissimi studenti, tanti docenti e soprattutto tanti genitori. Più volte, il mio sguardo ha cercato di comprendere le vicessitudini delle varie dinamiche sociali ed economiche per poter meglio decodificare le cause che presentavano nelle mille sfumature una Città apparentemente priva di carburante per poter nuovamente ripartire.  Proprio nei corridoi del “Donegani” vedevo le fotografie di una Scuola che preparava i giovani all’inserimento lavorativo nel segmento industriale presente a Crotone. Basti pensare che proprio nella fase che intercorre tra le due Guerre Mondiali, da quel luogo partì una vera e propria Rivoluzione Industriale Calabrese: dalla centrale idroelettrica di Cotronei alla nascita della Pertusola Sud e della Montedison per giungere poi  all’Enichem,  Crotone conobbe in tali opportunità la strada per vivere una grande crescita socio-economica e soprattutto demografica. Seppur la Città Pitagorica avesse un ruolo di secondo piano su quanto avveniva nella vicina Cosenza, fu proprio grazie alla presenza degli stabilimenti chimici, grande novità per l’economia Italiana di quella fase, che Crotone divenne il polo industriale della Calabria.

Come già anticipato, oggi i crotonesi, oltre a vivere una terribile realtà, ricorderanno, i tragici eventi alluvionali avvenuti quasi 25 anni addietro. Il disastro fu sempre determinato da una bomba d’acqua  e dalla piena del torrente Esaro. Allora ci fu una inondazione che interessò un’ampia area della città, soprattutto quella parte a ridosso dell’area industriale e la circostanza provocò la morte di 6 persone,   migliaia di sfollati ed i danni complessivi arrecati alle 358 imprese ammontarono a 126 miliardi di lire.

All’epoca il governo era di centro-sinistra ed il Presidente del consiglio dei Ministri era il Prof. Romano Prodi. La risposta che giunse dal tavolo dal governo, unitamente alla partecipazione del mondo imprenditoriale, portò alla nascita della Datel, destinata a diventare uno dei più importanti call center della Calabria. Il problema idrogeologico però rimase una parentesi aperta ed oggi assistiamo all’ennesimo disastro. Uno dei punti vulnerabili della Calabria consiste nel dover assistere a progetti destinati a nascere  e morire nel corso di una legislatura nazionale o regionale, per poi dover assistere al reiterarsi dei problemi destinati ad essere una sovrapposizione di incompiute e madre di inaccettabili conseguenze.

Per rispetto nei confronti di quanti oggi vivono le enormi difficoltà e tutte le problematiche di questi difficilissimi giorni, non mi soffermerò sulla questione dei rifiuti chimici che quel territorio vive. Quanti mi leggeranno, comprenderanno la gravità e l’urgenza che proprio in questo momento dovrebbe dar vita ad una cabina di regia per il monitoraggio ambientale.

Vorrei brevemente soffermarmi sull’importanza e sull’urgenza di voler dare vita ad una nuova stagione amministrativa tesa ad applicare un metodo per tutte le emergenze che, da ora in avanti, dovranno essere affrontate in Calabria. Sino a quando non verranno posti in essere cronoprogrammi ben precisi, responsabilità e ruoli, tutti i fondi impiegati per risolvere le problematiche nelle quali si andrà ad intervenire, si continueranno a reiterare gli errori del passato: soldi bruciati, problemi irrisolti, opportunità di sviluppo mancate e crescenti fenomeni emergenziali, con annesse fonti di opportunità per il filone della criminalità.

In queste ore, le Forze dell’Ordine, i Vigili del Fuoco e la Protezione Civile sono impegnate a mettere in salvo la popolazione, ponendo anche la loro vita a forti rischi.  Se non ci fosse stato il delicatissimo intervento della Guardia di Finanza, praticato con un elicottero per salvare una persona rimasta in panne sulla 106, avremmo pianto l’ennesima vita umana, strappata da questo mondo a causa di una strategia strutturale di controllo del territorio.

La questione Crotone sarà sicuramente sui tavoli della politica nazionale e regionale. Vorrei anche sperare che su quei tavoli, oltre agli aiuti immediati ed alla dichiarazione dello stato di calamità, unitamente ai solenni encomi per le nostre Forze dell’Ordine, possano esserci anche progetti sottesi ad una straordinaria azione di natura preventiva mediante l’attuazione di un grande piano nazionale di controllo idrogeologico. Seppur l’inverno sia alle porte, forse ancora è possibile prevedere altri disastri. Ai Calabresi occorre restituire tutta la fiducia sottratta in almeno 70 anni di storia. Dopotutto, non credo sia stata una scelta felice, far nascere il governo regionale nel 1970 mentre i padri costituenti, all’art. 131, avevano previsto l’istituzione della Regione nella Carta Costituzionale del 1947. Paghiamo ancora il peso di una maledetto ritardo istituzionale. Proprio in quel ritardo si è annidata la peggiore piaga sociale che oggi dovremo sconfiggere. (fr)