L’ECONOMIA IN CALABRIA VA BENE, MA
ANCORA TANTE CRITICITÀ DA SUPERARE

di ANTONIETTA MARIA STRATI – Le imprese in Calabria producono e arricchiscono il territorio, ma sono tante, ancora, le criticità da superare. Nonostante ciò, i dati forniti dalla Camera di Commercio di Reggio e dalla Camera di Commercio di Catanzaro, Crotone e Vibo Valentia sono molto incoraggianti.

Per quanto riguarda i dati forniti dalla Camera di Commercio reggina – illustrati nel corso della Giornata della TrasparenzaNel 2022 il valore aggiunto prodotto nella Città metropolitana di Reggio Calabria, pari a 9,3 miliardi di euro, è cresciuto del +6,9% rispetto al 2021, variazione quest’ultima superiore alla crescita dell’intera regione e in linea con il dato nazionale. I progressi realizzati nel 2021 e nel 2022 hanno consentito di recuperare completamente le ingenti perdite occorse nel 2020.

Il reddito pro-capite si attesta a 18.020 euro (60,7% della media nazionale; +8,0% rispetto al 2019). Il sistema imprenditoriale, con  54.462 imprese registrate a fine 2022, rimane stabile rispetto al 2021 (stock delle imprese +0,5%), mentre gli ultimi dati congiunturali disponibili (III trim. 2023) evidenziano una flessione del -2,5% (pari al 30 settembre 2023 a 53.124). Diminuiscono nel 2022 le imprese giovanili (pari a 5.302 attive; -6,3% rispetto al 2021), mentre rimangono stabili le imprese femminili e straniere. 

«Nel 2022 è stato registrato ancora un trend generalmente positivo, ma che purtroppo non riesce a ridurre il gap che separa gli indicatori dell’economia reggina dai valori medi del paese Italia», ha dichiarato il Presidente Tramontana. Ancor di più, nel 2023 , si avvertono gli effetti negativi delle dinamiche macroeconomiche, condizionate dagli eventi bellici, della crescita dell’inflazione e dal peggioramento delle condizioni di finanziamento. Tutto questo evidenzia sempre più la necessità di definire per il nostro territorio progettualità atte a  migliorare la competitività delle nostre imprese, accrescendo anche la domanda di lavoro.

Il mercato del lavoro evidenzia una sostanziale stabilità con un numero di occupati nella Città metropolitana di Reggio Calabria sostanzialmente invariato, con solo un lieve incremento del 0,1% rispetto al 2021. Nonostante ciò, se guardiamo i dati in termini assoluti il numero di occupati ha recuperato i livelli pre-pandemici (sono stati circa 140.000 nel 2022, in linea con il dato nel 2019). Nel corso del 2022 il numero delle persone in cerca di un impiego nella Città metropolitana di Reggio Calabria si è sensibilmente ridotto (-20,2% rispetto al 2021), determinando una diminuzione del tasso di disoccupazione del territorio metropolitano nel 2022, con una decisa diminuzione di oltre 3 punti percentuali (pari al 14,0%) rispetto all’anno precedente, inferiore di un punto percentuale rispetto al dato medio regionale (+ 15%) ma ancora superiore al dato medio nazionale (+8,2%).

Il tasso di disoccupazione giovanile è pari al 36,4% nella Città metropolitana, indicatore superiore sia al dato medio regionale (+34,8%), sia al dato medio nazionale (+23,7%). 

Le dinamiche legate all’erogazione di credito nel 2022 hanno registrato valori positivi (+1,5%), ma in deciso rallentamento rispetto alla crescita evidenziata nel 2020 e nel 2021, soprattutto con riferimento al credito alle imprese.

Continua ad essere positivo nel 2022 il trend del commercio estero; i beni esportati dalla Città metropolitana di Reggio Calabria, sono  pari a 325,5 milioni di euro (il 45,0% del valore esportato dalla regione). Anche il dato riferito al II trimestre 2023 (ultimo dato disponibile), conferma tale tendenza: al 30 giugno le esportazioni reggine sono pari al 49,7% del valore esportato dalla Regione; le vendite oltreconfine della Città metropolitana di Reggio Calabria riguardano principalmente tre settori: il settore della chimica (56,1% dell’export locale), il settore alimentare (31,1%) e il settore della meccanica (6,6%). 

Un ultimo dato significativo per l’economia reggina riguarda le dinamiche turistiche. Nel 2022 si registra a Reggio Calabria un aumento del numero di viaggiatori (+37,4% rispetto al 2021) il più elevato nel confronto con le altre realtà calabresi. Tale recupero è trainato dalla componente straniera (+160,0%) rispetto a quella italiana, comunque in aumento (+27,4%). In termini assoluti, i turisti che hanno visitato il territorio reggino sono circa 175 mila: 25 mila stranieri e oltre 149 mila italiani. 

Alla crescita del numero dei viaggiatori registrato nella Città metropolitana di Reggio  Calabria si associa un incremento del numero di pernottamenti nelle strutture ricettive della  provincia, passati dai 316 mila del 2021 ai 454 mila del 2022 (+43,8%), dato in crescita ma  ancora al disotto dei livelli del 2019.  

La permanenza media dei turisti nella Città metropolitana di Reggio Calabria è di 2,6 giorni  (sostanzialmente stabile rispetto al 2021); il dato è inferiore alla media nazionale (3,5 giorni)  e soprattutto alla media regionale (4,8 giorni).  

La graduatoria delle prime 20 province italiane per qualità alberghiera misurata come  incidenza degli alberghi a 4 e 5 stelle evidenzia come nel 2022 la Città metropolitana di  Reggio Calabria si posizioni al 13° posto in classifica con un indice pari a 38,3% seconda solo  a Crotone nel confronto regionale ma ampiamente al di sopra del dato medio nazionale pari  a 21,7%. 

Ottime prestazioni anche per le Province di Catanzaro, Crotone e Vibo Valentia che, nel 2022, ha visto crescere l’indice di produzione di produzione di ricchezza pro capite di oltre 18,5 mila euro con una percentuale pari al 62,5%, in Calabria nello stesso periodo il valore si è attestato al 58,5%. I dati, emersi  dal report realizzato dalla Camera di Commercio di Catanzaro, Crotone e Vibo Valentia in collaborazione con il centro studi delle Camera di Commercio “Guglielmo Tagliacarne”, hanno evidenziato come le tre province hanno visto crescere il proprio valore aggiunto del +6,3%, con Vibo Valentia che ottiene il miglior risultato (+6,8%). Tra i principali settori di crescita si annoverano l’industria (+15,8%), le costruzioni (+10,1%) e il commercio, i trasporti, il turismo, informazione e comunicazione con una crescita del +10%.

Positivo nel 2023 anche il saldo tra nuove iscrizioni e cessazioni, nell’ottobre del 2023 si registra un + 0,3%, in Italia il saldo di imprese attive è risultato negativo (-1,1%). In particolare, i valori positivi riguardano l’imprenditoria femminile (+0,4%) e straniere (+1,6%). Nel terzo trimestre 2023 l’export nelle tre province è aumentato del 22,3%.

Per quel che riguarda il mercato del lavoro, nel 2022 si è registrato un lieve miglioramento degli indici occupazionali (+2,8% rispetto al 2021) con Catanzaro e Vibo Valentia a fare da traino (rispettivamente +1,3% e +13,3%) mentre la provincia di Crotone con un andamento negativo (-3,4%). I principali settori in cui si è assistito ad un maggiore incremento occupazionale sono stati l’industria, le costruzioni e altri servizi. 

In conclusione, resistono ancora fattori strutturali che influenzano negativamente l’economia delle tre province – secondo quanto riferito dal responsabile del centro studi – ma per il 2023 il sentiment delle imprese è rimasto favorevole per il 42,5% di quelle intervistate e stazionario per il 41,2%. Un quadro di incertezza resta, invece, per il 2024, circa un quarto delle imprese mostra preoccupazione.

«La presentazione del primo report economico ad un anno dalla costituzione della nuova Camera di Commercio vuol rappresentare un punto di partenza e uno spunto di riflessione per individuare le aree di intervento e favorire una crescita del tessuto economico e produttivo» ha dichiarato il presidente della Camera di Commercio Pietro Falbo.

«Emergono però già da questo rapporto alcuni dati che confermano la tenuta dei tre territori – ha concluso – da un punto di vista socio-economico seppur in un contesto nazionale e internazionale di forte crisi. La Camera di Commercio ha già programmato e intende perseguire una serie di azioni per sostenere le imprese, nell’internazionalizzazione ma soprattutto nella doppia transizione ecologica e digitale, fattori che insieme determineranno un miglioramento della competitività delle imprese sui mercati». (ams)

 

ECONOMIA CALABRESE SEMPRE PIÙ A PICCO
E LE STIME DEL 2023 SONO SCONFORTANTI

di FRANCESCO CANGEMI – L’economia meridionale e, in particolare, quella calabrese non hanno molto da sorridere in questo 2023. Seppur iniziato da pochi mesi l’anno in corso farà registrare dei trend negativi nel Sud Italia. Lo segnalano il rapporto Svimez presentato alla Camera dei deputati e un rapporto di Confartigianato imprese Calabria.

Nel 2023 il Pil meridionale si contrarrebbe fino a -0,4%, mentre quello del Centro Nord, pur rimanendo positivo a +0,8%, segnerebbe un forte rallentamento rispetto al 2022. Il dato medio italiano dovrebbe attestarsi invece intorno al +0,5%. È quanto emerge dal Rapporto Svimez 2022, giunto alla sua 49esima edizione.

In base alle stime Svimez, l’aumento dei prezzi di energia elettrica e gas si traduce in un aumento in bolletta annuale di 42,9 miliardi di euro per le imprese industriali italiane; il 20% circa (8,2 miliardi) grava sull’industria del Mezzogiorno, il cui contributo al valore aggiunto industriale nazionale è tuttavia inferiore al 10%. Le previsioni Svimez segnalano per il 2023 il rischio di una contrazione del PIL nel Mezzogiorno dello 0,4%, un peggioramento della congiuntura determinata soprattutto dalla contrazione della spesa delle famiglie in consumi, a fronte della continuazione del ciclo espansivo, sia pure in forte rallentamento nel Centro-Nord (+0,8%).

Veniamo ora alle stime che fa Confartigianato Calabria per la nostra regione. Nel 2022 il Pil della Calabria segna un +1,8%. Per il 2023 si prevede un rallentamento del trend (-0,9%), con un valore del Pil che resta al di sotto del livello pre-pandemia (-3,8%).

È questo il principale dato emerso dal report dell’Osservatorio Mpi di Confartigianato imprese Calabria in merito alle prospettive e alle criticità per le imprese calabresi nel 2023.

Secondo il report, il raffreddamento della crescita è conseguenza del perpetuarsi del clima di incertezza che scaturisce da diversi fattori di criticità. Uno tra tutti l’inflazione che a gennaio 2023 in Calabria segna un incremento del +9,7%, dinamica che rallenta rispetto a quella del mese precedente (+11,2%) ma che resta ancora sopra di 4,6 punti rispetto ad un anno fa.
Alla crescita dei prezzi sta contribuendo in modo particolare, seppur in misura minore rispetto ai mesi precedenti, la dinamica sostenuta dei prezzi dell’energia: per il caro bollette si stima, nel 2022 rispetto all’anno precedente, una maggiore spesa per le Mpi calabresi di 505 milioni di euro di cui 188 milioni a Cosenza, 128 milioni a Reggio di Calabria, di 102 milioni a Catanzaro, di 45 mln a Vibo Valentia e di 43 milioni a Crotone.

Altra criticità segnalata nel report riguarda l’inasprimento delle condizioni di politica monetaria per contenere l’inflazione, condizione che determina un rialzo del costo del credito con ricadute negative sulla finanza delle imprese.

Tale scenario allarma in particolare le piccole realtà produttive che
sostengono, da sempre, costi del credito più elevati: a giugno 2022 il tasso applicato alle Mpi si attesta al 9,33% sopra di 360 punti base rispetto al tasso del 5,73% applicato alle medio-grandi.

In merito, Confartigianato Calabria rileva che «le ricadute sulle imprese della stretta monetaria sono pesanti – spiegano, infatti, il presidente e il segretario Roberto Matragrano e Silvano Barbalace –. A fronte delle tensioni appena descritte sulla finanza d’impresa lo Stato è chiamato a fare la sua parte sostenendo le imprese in questa delicata fase anche favorendo pagamenti puntuali. I Comuni della nostra regione impiegano in media 54 giorni per effettuare un pagamento, tale risultato posiziona la Calabria al primo posto tra le regioni per tempi più dilatati».

Dall’analisi della demografia delle imprese, comunque, si osserva come, a distanza di due anni, lo shock impresso dalla pandemia sulla natalità e mortalità delle imprese si sia riassorbito. Dopo il brusco stop del 2020 e il rimbalzo del 2021, con il 2022 il bilancio tra aperture e chiusure torna su valori medi degli ultimi quindici anni, attestandosi a mille attività in più tra gennaio e dicembre. A questo saldo corrisponde una crescita dello 0,69% più contenuta rispetto al +1,62% del 2021. A livello provinciale il tasso più elevato si registra per Vibo Valentia (+1,11%).

Per l’artigianato il tasso di crescita 2022 si attesta al +0,60%, con valori più elevati registrati per le province di Vibo Valentia (+1,16%) e Reggio Calabria (+1,05%). Alle ottime performance di crescita del 2022 ha contribuito in misura maggiore il settore delle Costruzioni, che nel nostro territorio ha visto il valore aggiunto registrare il secondo incremento più elevato di +24,5%, rispetto al pre-pandemia.

Ad oggi, infatti, nella regione a causa della situazione delle imprese del settore con crediti fiscali incagliati risultano a rischio 6mila posti di lavoro delle Mpi calabresi delle costruzioni di cui 2.140 a Cosenza, 1.300 a Catanzaro, 1.220 a Reggio Calabria, 500 a Crotone e 480 a Vibo Valentia. (fc)

Lunedì il webinar sull’Economia della Calabria fra crisi e sviluppo

Lunedì 21 marzo, alle 18.30, è in programma un webinar organizzato da Unindustria CalabriaAnce Calabria su L’Economia della Calabria fra crisi e sviluppo.

Partecipa, all’incontro, il viceministro allo Sviluppo Economico Gilberto Pichetto Fratin. Si parte con i saluti di Silvia Vono, vicepresidente Commissione Lavori Pubblici in Senato, Natale Mazzuca, vicepresidente di Confindustria. Aprono i lavori Aldo Ferrara, presidente Unindustria Calabria e Giovan Battista Perciaccante, presidente Ance Calabria.

Interviene il viceministro Fratin. A seguire, dibattito. (rrm)

ECONOMIA CALABRESE, GRAVI LE RICADUTE
NECESSARIO «VIGOROSO CAMBIO DI PASSO»

Il già delicato quanto danneggiato sistema economico calabrese, con la pandemia, ha subìto forti ripercussioni su tutti i fronti, rendendo necessario un «vigoroso cambio di passo rispetto al passato», come sottolineato dal direttore della filiale catanzarese di Banca d’Italia, Sergio Magarelli, che ha ribadito la necessità di «ripartire dai punti di forza di questa regione puntando sul capitale umano, ricchezza della diversità, patrimoni culturale».

Un quadro, quello che la Banca d’Italia ha fornito nel suo rapporto annuale sull’economia regionale della Calabria, che fa capire quanto ancora ci sia da lavorare e da recuperare in una regione che, con la crisi del covid-19, ha visto annullare, sul mercato del lavoro, «il modesto recupero dei livelli occupazionali che si era registrato a partire dal 2016» e che, come riportato da Prometeia, nel 2020 il Pil calabrese è sceso di circa 9 punti percentuali, (in linea con il resto del Paese).

«La caduta dell’attività economica è stata particolarmente ampia nel primo semestre dell’anno, in connessione anche al blocco più intenso e generalizzato della mobilità; dopo una ripresa nei mesi estivi, le nuove misure di contenimento introdotte per fronteggiare la seconda ondata pandemica avrebbero determinato una ulteriore contrazione, seppure più contenuta rispetto a quanto osservato in primavera» si legge nel rapporto, in cui viene spiegato che, tuttavia, «nel breve termine, la ripresa dell’attività economica sarà favorita dai progressi della campagna vaccinale di contrasto all’epidemia avviata in Italia a fine 202o».

«Il calo delle posizioni lavorative – si legge nel rapporto – si è concentrato soprattutto tra gli autonomi e i dipendenti a termine, mentre il calo del lavoro dipendente a tempo indeterminato è stato contrastato da un eccezionale aumento dell’utilizzo degli ammortizzatori sociali e dal blocco dei licenziamenti. Gli effetti negativi sono risultati più intensi per le categorie caratterizzate già in precedenza da condizioni sfavorevoli sul mercato del lavoro: i giovani, le donne e gli individui meno istruiti»: l’occupazione femminile, infatti, ha registrato una diminuzione del 6,6% contro quella maschile, del 3,3,%. Colpiti duramente, anche la fascia di lavoratori  tra i 15 e i 34 anni.

«Il calo dei redditi da lavoro – si legge ancora – è stato sensibilmente mitigato dall’introduzione di nuove misure di sostegno economico ai lavoratori e alle famiglie, che si sono aggiunte alla Cassa integrazione guadagni e al Reddito di cittadinanza. Ciononostante, la contrazione dei consumi è risultata accentuata, in connessione sia alle difficoltà nella mobilità sia a motivi precauzionali, che si sono riflessi in un netto incremento della liquidità delle famiglie».

Per quanto riguarda le imprese, il rapporto ha rilevato che ci sono state importanti «ripercussioni sull’attività delle imprese. Le nostre indagini segnalano una diminuzione del fatturato molto diffusa per le aziende operanti in regione, riflettendo essenzialmente il forte calo dei consumi, oltre che i provvedimenti di chiusura e le altre restrizioni adottate per arginare la pandemia. Nel contempo, le imprese hanno ulteriormente ridotto i propri livelli di investimento, che già negli anni precedenti erano risultati contenuti, soprattutto con riguardo agli investimenti più avanzati in risorse immateriali e tecnologie digitali».

Per la Banca d’Italia, «il settore più colpito dalla crisi pandemica è stato quello dei servizi privati non finanziari, in particolare i trasporti, il commercio al dettaglio non alimentare e il comparto alberghiero e della ristorazione, su cui ha inciso la caduta delle presenze turistiche. L’attività produttiva si è ridotta in misura più contenuta nelle costruzioni, che hanno in parte beneficiato di una lieve ripartenza del comparto delle opere pubbliche, ancora tuttavia frenata dai tempi lunghi di realizzazione degli interventi».

«Il brusco calo delle vendite – viene spiegato nel rapporto – ha accresciuto il fabbisogno di liquidità del sistema produttivo, colmato essenzialmente dai prestiti garantiti dallo Stato e dalle misure di moratoria, che in Calabria sono stati più diffusi della media nazionale. Il sostegno pubblico ha contenuto fortemente l’uscita di imprese dal mercato, anche tra quelle maggiormente indebitate e fragili, la cui condizione rimane più esposta alla velocità di uscita dalla crisi».

Per quanto riguarda, invece, il mercato del credito, nel 2020 «i prestiti al settore privato non finanziario hanno accelerato, sospinti dalla componente relativa alle imprese, a fronte invece del forte rallentamento osservato nei finanziamenti destinati alle famiglie, che avevano trainato la crescita osservata nel mercato del credito negli anni precedenti. La qualità dei prestiti concessa alla clientela calabrese è rimasta stabile, favorita dalle misure introdotte a sostegno di imprese e famiglie, in particolare dai provvedimenti legislativi sulle moratorie e sulla sospensione delle rate dei mutui per l’acquisto di abitazioni».

«La crisi ha, tuttavia – si legge ancora – determinato un incremento del rischio di insolvenza che in prospettiva potrebbe tradursi in un aumento dei prestiti deteriorati. Con riguardo alla struttura del mercato, sono proseguiti alcuni mutamenti già in essere prima dalla pandemia, relativi al processo di razionalizzazione della rete fisica degli sportelli e al rafforzamento dei canali digitali di accesso al sistema bancario».

Infine, a registrare «perdite di gettito, che sono state però compensate dai trasferimenti ricevuti dallo Stato, contenendo il rischio di un ulteriore peggioramento delle loro condizioni di bilancio, già assai fragili», sono stati gli Enti territoriali.

«Durante l’emergenza Covid-19 – è stato rilevato – sono anche aumentate le risorse a sostegno dei sistemi sanitari regionali, destinate al potenziamento della dotazione di mezzi e organico. La gestione dell’emergenza ha in parte sostituito il carico del sistema sanitario connesso alle prestazioni ordinarie, che si sono ridotte. In prospettiva, parte della domanda sanitaria potrebbe essere soddisfatta attraverso un rafforzamento dell’assistenza territoriale, che in Calabria risulta però attualmente carente sotto vari aspetti».

«In prospettiva – conclude il rapporto – l’economia regionale potrebbe trarre impulso dai programmi pubblici avviati in risposta alla crisi pandemica, tra cui in particolare il Piano nazionale di ripresa e resilienza, soprattutto qualora questi riescano a incidere sui ritardi che condizionano il sistema produttivo calabrese, con riguardo ad esempio alla dotazione di infrastrutture e ai livelli di digitalizzazione». (ed)

 

La ricetta di Antonino De Masi per il “dopo”: fisco, compensazione legalità

Antonino De Masi è un imprenditore della Piana di Gioia Tauro, da anni nel mirino della mafia che lo vuole morto, da anni nemico giurato delle usure “autorizzate” delle banche. Nonostante tutto, De Masi continua a crederci, nel suo sentirsi calabrese che deve pensare alla sua terra e ai suoi conterranei. Una missione impossibile? No, sicuramente difficile e ardua, ma l’imprenditore – quando è tale – ha il rischio nel sangue e sa che deve osare se vuole riuscire in qualsiasi intrapresa.

Fortemente preoccupato per quello che succederà “dopo”, Nino De Masi ha indicato in una sorta di lettera aperta quelle che a suo avviso possono costituire serie proposte per una nuova rinascita del Mezzogiorno e, naturalmente della Calabria. Dalle «criticità e dalle povertà infrastrutturali» De Masi vede condizioni di vantaggio rispetto al Nord. (s)

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«Mi rivolgo ai calabresi e alla classe politica regionale – scrive Antonino De Masi –. Provo rabbia, amarezza e delusione per aver visto in passato tante sperate “rinascite”, proiettate da manovre “miracolose” che dovevano riallineare il Meridione al resto del Paese. Tutte fallite.

Può oggi il nostro Paese, ed anche l’Europa, permettersi le disparità dei propri territori? Possiamo noi tutti permetterci l’ennesimo fallimento? Possono delle manovre ordinarie riuscire a riavviare, in un contesto ancora più drammatico del passato, il motore del Sud?

Speriamo di aver ormai superato un periodo drammatico della recente storia del nostro Paese. Ora abbiamo il dovere di fare la nostra parte per ritornare ad una “normalità” che non sarà come prima.

In questi complessi e drammatici momenti abbiamo forse riscoperto l’orgoglio di essere Italiani, di essere una nazione e, aldilà delle speculazioni politiche, più o meno legittime e morali, ci siamo riappropriati della nostra umanità e della nostra civiltà. Ne usciremo diversi e forse migliori.

Io credo che anche in confronto con l’arroganza di altri Paesi, uniti solo, da come emerso, da “beceri” interessi economici in una comunità chiamata Europa, ne usciamo forti ed orgogliosamente portatori di quella “cultura umanistica” che è stata la base della civiltà e che ha messo prima l’uomo ed i suoi valori e poi le cose e non viceversa. Sembra di essere tornati nei millenni passati, quando le civiltà del sud (latini e greci) hanno civilizzato, scontrandosi con la barbarie e con i disvalori, il resto dell’Europa.

Oggi il coronavirus ha fatto anche emergere quelle primordiali differenze culturali e sociali.

Premetto che:

la Calabria e parte del meridione, già prima dell’epidemia, erano le regioni più povere d’Europa, con un’elevata arretratezza infrastrutturale che ha fatto venire meno diritti primari ai cittadini (salute, libertà, studio, trasporti et cetera);

questi territori sono caratterizzati da altissimi livelli di povertà, che portano a notevoli, costanti flussi migratori dei propri giovani, generando impoverimento anche culturale;

negli stessi territori si riscontra un tasso di disoccupazione, in particolare quello giovanile, tra i più alti dei Paesi sviluppati al mondo;

del disallineamento di questi territori si sono occupati tutti i governi dal dopoguerra in avanti e le politiche comunitarie destinando, o meglio, visti i risultati, sperperando ingentissime risorse pubbliche;

l’oggettiva arretratezza strutturale di questi territori non potrà mai consentire al sistema imprenditoriale di essere competitivo, pur, come avvenuto in passato, con l’utilizzo di forti incentivi pubblici (anche al 80% a fondo perduto);

tali condizioni di arretratezza, di scarso sviluppo e di povertà, sono state purtroppo l’humus in cui è cresciuta e si è radicata quella “cultura filo mafiosa” che ha fatto espandere il potere della più ricca organizzazione criminale al mondo, che oggi controlla e condiziona gran parte di questi territori e che è stata l’unico soggetto a trarre beneficio dagli ingenti interventi pubblici predisposti;

La presenza costante ed opprimente di questa organizzazione criminale ha fatto sì che una cd. “borghesia imprenditoriale e culturale” abbandonasse il Sud, trasferendo altrove le proprie attività e generando ulteriore impoverimento;

quel poco di economia presente in questi territori, aldilà di importanti realtà di nicchia, è legata al turismo ed all’agricoltura, che garantivano occupazione ed un minimo di sostentamento.

Economia in ginocchio

Quanto avvenuto con l’avvento dell’epidemia, ha di fatto bloccato l’economia di tutto il Paese, azzerando tutto. Ma va tenuto conto che:

il Nord Italia, che in questi anni ci ha consentito di essere una delle nazioni più ricche del mondo e che certamente è stato condizionato molto dalla serrata, con gli adeguati ed indispensabili interventi pubblici si riavvierà ritornando in tempi ragionevoli ai soliti livelli di competitività e ad essere la locomotiva del Paese;

in altri territori invece, e la Calabria in particolare, il blocco dell’economia e delle poche attività presenti, ha spento in modo quasi definitivo il motore produttivo del Sud, che già arrancava vistosamente;

la pandemia ha riportato in poco tempo il Mezzogiorno ad uno stato “di quasi irreversibilità”, accentuandone ancora di più le drammatiche povertà e criticità economiche e sociali;

le criticità oggettive qui rappresentate rendono preminente la necessità di mettere in campo gli strumenti necessari per far ripartire il sistema economico del Mezzogiorno, ma per sperare di ottenere dei risultati concreti occorre partire dall’analisi dei fallimenti del passato e intervenire con manovre e misure che diano risposte in tempi rapidi, visto il livello di povertà materiale e di criticità sociale;

per come rappresentato da importanti Istituzioni nel Mezzogiorno vi è una situazione nella quale il disagio economico, la povertà, insieme al forte radicamento della criminalità, possono innescare reazioni sociali molto gravi e radicalizzare ancora di più il ruolo e la funzione del sistema dell’“antistato”;

il Paese tutto, e di certo l’Europa, non si possono permettere che perdurino situazioni nelle quali queste diseguaglianze socio-economiche possano produrre ulteriori fenomeni sociali pericolosi.

La proposta

Da qui la mia proposta che intende contribuire a dare al tessuto imprenditoriale e socio-economico dei territori in palese difficoltà una possibilità di ripartire. A mio avviso è allora indispensabile:

individuare nel Mezzogiorno o in alcune regioni, intanto in Calabria, uno strumento che si potrebbe chiamare “compensatore” e che, partendo dalle criticità e dalle povertà infrastrutturali, possa consentire di avere condizioni di vantaggio rispetto ad altri, al fine di consentirne il riallineamento.

la mia idea di compensatore è quella che in altri luoghi d’Europa si è già realizzata anche per casi simili. Un territorio con una fiscalità ridotta, che compensi gli “handicap” infrastrutturali presenti. In questo modo, così come ad esempio avviene oggi in Irlanda, in Portogallo con l’Isola di Madeira, e nella famigerata Olanda, si avrà un luogo in cui attrarre imprese e generare ricchezza;

questo compensatore, questa area di fiscalità di vantaggio, consentendo al sistema produttivo importanti economie, restituirebbe in modo semplice ed immediato competitività al territorio, aldilà dei deficit infrastrutturali che potrebbero essere anch’essi sensibilmente ridotti in virtù dello sviluppo che si creerebbe. Abbattere la fiscalità significa ridurre i costi, dal costo del lavoro, al costo del fare impresa in generale, in modo che si crei uno sviluppo immediato, rendendo attraente il territorio alle aziende ed agli investitori;

questo strumento può innescare il cambiamento ed in un contesto come la Calabria ed il Porto di Gioia Tauro potrebbe cambiare le sorti del nostro Paese in pochissimo tempo; si pensi a quanto avvenuto ad Amsterdam dove intorno al porto si è creato un sistema economico tra i più efficienti del nord Europa. Tutti gli operatori della logistica delle merci saranno spinti a venire in Calabria, investendo grossi capitali.

A ciò andrebbero aggiunte piccole “leve” rivolte alle microrealtà imprenditoriali. Penso ad un sostegno da parte delle banche, con prestiti a tasso zero per 15 anni e con forme di garanzie semplificate, come pegni sulle quote aziendali, per garantire il capitale necessario alla partenza e, visto che la competitività sarebbe data dalla fiscalità di vantaggio, senza la necessità di finanziamenti a fondo perduto (e ciò eliminerebbe l’annosa problematica della gestione e dei controlli dell’utilizzo dei fondi pubblici). Oltre a ciò andrebbero individuati alcuni strumenti idonei ad incentivare la formazione e riqualificazione, pensando anche alla possibilità di una forma di obbligo di reinvestimento nel territorio di parte degli utili conseguiti dalle banche e società finanziarie che beneficeranno della fiscalità di vantaggio;

questa operazione potrebbe a mio avviso generare plusvalenze per il Paese, in quanto creerebbe ricchezza, farebbe emergere l’economia sommersa e consentirebbe con risultati tangibili l’allineamento dello sviluppo delle diverse aree.

Queste manovre infine devono essere accompagnate da una precondizione essenziale: la legalità, con una strategia da parte di tutto l’apparato statuale nelle sue varie articolazioni finalizzata a combattere la criminalità, adeguando gli strumenti legislativi a tali obbiettivi. Questa è una precondizione che non può venire meno.

Queste sono delle riflessioni, forse importanti, che se condivise potrebbero essere la base di un progetto politico comune per un rilancio immediato del Mezzogiorno e della Calabria in particolare».  (rrm)

Covid-19, una task force anche per l’economia
In Calabria interventi per le imprese e il lavoro

L’emergenza sanitaria in Calabria è, per fortuna, confinata ai pochissimi casi di contagio registrati in Regione, l’appello alla responsabilità sui calabresi ritornati in fretta dalle zone rosse è stato in gran parte accolto, l’isolamento volontario, il questionario e gli interventi di rigido controllo stanno dano i loro frutti. Ma non è solo la salute, che viene comunque prima di qualunque cosa, a preoccupare: le ricadute economiche di questa crisi saranno ancora più drammatiche in una regione già provata da una recessione irrefrenabile e dalla cronica mancanza di opportunità lavorative.

A questo proposito, la Presidente Jole Santelli ha annunciato che «sarà attivata una task force per affrontare tempestivamente anche le ricadute negative del virus sulla nostra economia.La task force sarà istituita con decreto presidenziale e coinvolgerà, oltre che tutte le rappresentanze del mondo del lavoro e dell’impresa, anche i direttori generali dei dipartimenti regionali interessati al fine di elaborare, ove possibile, interventi diretti utilizzando le risorse comunitarie e nazionali disponibili.Vogliamo che questo tavolo diventi sede di un confronto permanente per lo studio e la ricerca di soluzioni condivise, a sostegno dei comparti che vi partecipano e che stanno subendo le conseguenze di questo periodo di crisi. Siamo convinti, infatti, che solo un confronto serrato potrà permetterci di individuare in modo chiaro le principali sfide da affrontare. Non solo: la task force ci presenterà forti, coesi e con richieste mirate al tavolo nazionale, rispetto alle misure anti-crisi annunciate nei giorni scorsi».

A fortissimo rischio di crisi gli agricoltori (per il crollo del mercato interno ed estero) e soprattutto gli operatori turistici. Questi ultimi, nei giorni scorsi, avevano inviato un accorato appello alla Presidente Santelli, trasmesso per conoscenza anche al capo dell’opposizione Pippo Callipo e all’unico sottosegretario calabrese, l’on. Anna Laura Orrico.

«Il nostro lavoro – hanno scritto alla Santelli 17 tour operator calabresi* – è quello di vendere vacanze, escursioni e tour in calabria e nel Sud Italia, siamo titolari di piccoli tour operator che fanno però arrivare migliaia di persone nella nostra regione. Dal 20 febbraio, dopo ‘annuncio del corona virus in Lombardia, le prenotazioni della prossima stagione estiva si sono rallentate e, spesso, le poche telefonate che riceviamo sono solo per annullare le prenotazioni».

I tour operator hanno sottoposto alla Presidente Santelli «alcuni interventi con misure immediate che la Regione Calabria dovrebbe mettere in atto per proteggere il comparto turistico e, conseguentemente, l’economia calabrese:

1) l’istituzione di un tavolo di crisi presso la Regione Calabria con gli operatori turistici per valutare le misure da mettere in campo e le richieste da inviare al governo: cancellare tributi e imposte, rinviare adempimenti fiscali, prevedere sgravi e ammortizzatori sociali, etc;

2) una campagna promozionale, a partire dal mese di aprile, quando ci auguriamo che il picco dell’emergenza sanitaria sia superata, volta a promuovere le vacanze nella nostra regione, come meta tra le più sicure e tranquille nel Mediterraneo. La BMT di Napoli, spostata a fine maggio, potrebbe essere un momento importante di questa campagna promozionale;

3) la promozione e il coordinamento di iniziative che garantiscano la possibilità, da parte di chi prenota, di cancellare senza penali e franchigie. La situazione di incertezza spesso frena la domanda! Già molti tour operator garantiscono la possibilità di cancellazione ma un’azione coordinata dall’istituzione regionale darebbe più fiducia e stimolo;

4) il potenziamento della legge regionale n 3 del 7/02/ 2018 sull’incentivazione del turismo in arrivo. Chiediamo che si riaprano i termini e si agevoli il finanziamento per stimolare l’arrivo di gruppi culturali, scolastici, balneari, gastronomici, per questa prossima primavera e per l’autunno;

5) la predisposizione di un numero verde, presso l’assessorato al Turismo, che fornisca le informazioni necessarie agli operatori del settore. Essere ascoltati, sapere di avere un contatto, di essere assistiti può tranquillizzare e dare fiducia;

6) un’azione congiunta con il governo e le autorità sanitarie, in collaborazione con le federazioni alberghiere e i sindacati, per programmare e istituire eventuali misure aggiuntive, se necessarie, al fine di assicurare una permanenza tranquilla e sicura ai turisti in arrivo nelle nostre strutture e nelle nostre località.

7) la predisposizione di un codice di comportamento consigliato al turista sia prima dell’arrivo in Calabria e sia durante il soggiorno».

L’appello dei 17 tour operatori calabresi si conclude con l’invito pressante a fare presto: «Da professionisti e operatori del settore ci permettiamo di suggerirle le suddette azioni che contengono i provvedimenti necessari per tentare di salvare la stagione turistica ormai alle porte. Noi rimaniamo profondamente ottimisti e lavoriamo ogni giorno per dare respiro alla nostra terra. Quello che ci preme sottolineare è l’importanza di un intervento immediato e forte! Crediamo che in questo momento difficile serva la collaborazione e il contributo di tutti, dai consiglieri di opposizione presenti nel consiglio alle delegazioni parlamentari calabresi e ai parlamentari europei eletti in Calabria.

Il sottosegretario Orrico ha dato la sua disponibilità totale: «Ascolto con particolare scrupolo tutte le preoccupazioni sul coronavirus da parte della filiera turismo e cultura, a maggior ragione quando provengono dalla mia regione, la Calabria. Stiamo implementando misure rigorose a tutela della salute pubblica, ma anche per il sostegno dei comparti in sofferenza e c’è la nostra massima disponibilità a partecipare a tavoli regionali, se e non appena la presidente Jole Santelli li avrà convocati, come richiesto dai tour operator. Ho letto con grande attenzione la lettera appello dei tour operator calabresi e ne condivido lo spirito».

Mostra comunque senso pratico la Orrico: «Usciremo da questa crisi ancora più forti, soltanto con senso di responsabilità da parte di tutti e attraverso una proficua sinergia fra governo e Regione. La priorità è la salute pubblica, dobbiamo assolutamente contenere il contagio e assicurare le cure migliori ai malati. Ma allo stesso tempo è fondamentale garantire adeguato sostegno all’economia, soprattutto a settori duramente colpiti come turismo e cultura e ai territori la cui economia locale è largamente dipendente dai proventi di tali comparti, com’è nel caso della Calabria». (rrm)

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