Fenaluil Calabria: Serve formazione continua per evitare paradosso edilizia senza operai specializzati

Maria Elena Senese, segretario generale della FenealUil Calabria, in merito al mondo dell’edilizia, ha ribadito che «occorre un massiccio ricorso alla formazione, con un piano che preveda come punto di partenza di una nuova cultura del lavoro già dalla scuola dellobbligo, offrendo alle ragazze ed ai ragazzi informazioni utili allinserimento maturo e cosciente nel mondo del lavoro»

Questo perché in Calabria, «nonostante gli investimenti crescano, e con essi la domanda di lavoro, le imprese calabresi non riescono a reperire manodopera specializzata». Un paradosso inaccettabile per la segretaria, per «uno dei settori trainanti, se non il settore trainante dell’economia calabrese che, nonostante i vividi segnali di ripresa rischia di essere frenato e di  perdere cosi le occasioni di prospettiva offerte dal Piano nazionale di ripresa e resilienza e dalle provvidenze messe in campo dallo Stato come quelle previste nella normativa del Superbonus».

«Questa carenza, poi – ha spiegato – sottende il rischio che i cantieri possano essere invasi da lavoratori non qualificati e pronti ad accettare qualsiasi tipo di contratto, tranne quello edile, pur di lavorare. Cosa bisogna fare quindi. Bisogna, necessariamente, puntare sulla formazione professionale attraverso il sistema bilaterale, attraverso gli Enti Scuola Edili».

«Non bisogna mai dimenticare, infatti – ha proseguito – che, accanto allaggiornamento professionale per gli operai e i tecnici, in una concezione di formazione continua, ogni Scuola edile svolge corsi di ingresso in cantiere, corsi per lavviamento al lavoro, corsi per la sicurezza e formazione professionalizzante a carattere integrativo. Gli Enti scuola, poi, sono accreditati presso la Regione per i servizi di istruzione e formazione professionale e per i servizi al lavoro».

«Gli strumenti per una corretta formazione professionale ci sono – ha concluso – basterebbe che chi gestisce la cosa pubblica in Calabria decidesse di sostenere finanziariamente queste esperienze professionali e, così facendo, compartecipare ai costi della formazione, creare un nuovo bacino di operai altamente professionalizzati e riscrivere il presente ed il futuro di un settore, quello edile, che da sempre è stato motore trainante delleconomia regionale». (rcz)

EDILIZIA E ABUSIVISMO: È MAGLIA NERA
CALABRIA, ESEGUITE POCHE DEMOLIZIONI

È un’altra maglia nera, quella ‘assegnata’ alla Calabria, per quanto riguarda la demolizione edilizia abusiva e sulla trasparenza delle pubbliche amministrazioni. Nel primo caso, infatti, la nostra regione ha registrato l’11,2% di ordinanze di demolizioni eseguite dal 2004 al 2020, ovvero 133, mentre per quanto riguarda la trasparenza delle pubbliche amministrazioni, invece, solo 15 sono stati i Comuni che hanno risposto al questionario di Legambiente su 404.

È quanto è emerso dalla seconda edizione del dossier Abbatti l’Abuso di Legambiente sulle mancate demolizioni edilizie nei Comuni italiani, che fotografa una Italia «spaccata in due»: sulla base delle risposte complete date dai 1.819 comuni (su 7.909) al questionario di Legambiente, nella Penisola dal 2004, anno dell’ultimo condono, al 2020, è stato abbattuto solo il 32,9% degli immobili colpiti da un provvedimento amministrativo, un dato “trainato” dall’attività degli enti locali delle regioni del Centro Nord.

In Calabria, infatti, dal 2004 al 2020, su 1.192 ordinanze di demolizione emesse, solo 133 sono state eseguite, ovvero l’11,2%. Gli immobili abusivi trascritti al patrimonio immobiliare del Comune sono stati appena 5, lo 0,4%. Delle restanti ordinanze non ottemperate, 1.059, solo 33 sono state trasmesse al Prefetto.

Maglia nera anche per la “trasparenza” delle pubbliche amministrazioni: solo 15 sono stati i Comuni che hanno risposto al questionario di Legambiente su 404. La provincia peggiore è stata quella di Crotone con un risultato pari a zero, preceduta da Vibo Valentia (2%), Reggio Calabria (2,1%), Catanzaro (3,8%).

«Sono numeri preoccupanti – ha dichiarato Anna Parretta, presidente di Legambiente Calabria – che dimostrano ancora una volta come l’abusivismo edilizio in Calabria sia una tra le tante piaghe di questa regione colpita da una cementificazione selvaggia che deturpa il nostro territorio ed in particolare le splendide coste, luoghi tra i più colpiti dal fenomeno. Si tratta purtroppo di numeri che non stupiscono alla luce del Rapporto Ecomafia che Legambiente ha presentato lo scorso mese di dicembre e che vedeva la Calabria al terzo posto nel ciclo illegale del cemento con 1.173 reati, 1.352 persone denunciate, 9 persone arrestate e 459 sequestri avvenuti nel 2019».

«Non siamo sorpresi dai dati del Dossier Abbatti l’abuso – ha concluso – ma siamo sempre più amareggiati, ed allo stesso tempo motivati, a continuare le nostre battaglie per contribuire al ripristino della legalità in Calabria e al rispetto dell’ambiente».

Il “pasticcio” della circolare del Ministero

«Un allarme sui dati – si legge nel dossier – a cui si aggiunge anche il “pasticcio” generato nelle scorse settimane dalla circolare interpretativa inviata dal Ministero dell’Interno a tutte le prefetture che va ad azzerare l’efficacia della norma, inserita nella L.120/2020, c.d. Dl Semplificazioni, che attribuisce ai prefetti il potere sostitutivo nelle demolizioni degli abusi edilizi, di fronte all’inerzia dei Comuni che emettono le ordinanze ma non le eseguono».

«Applicando le disposizioni della circolare ministeriale – ha denunciato Legambiente – si va a restringere l’ambito d’azione dei prefetti ai soli abusi edilizi accertati dopo l’entrata in vigore della legge e, escludendo tutte le ordinanze su cui sia pendente un ricorso per via amministrativa, decine di migliaia di manufatti illegali sono destinati a rimanere esattamente dove sono, com’è successo finora. A confermare l’inequivocabile senso della norma sono le 935 ordinanze inevase trasmesse, da settembre 2020 a marzo 2021, dai Comuni alle prefetture».

«Procedere con gli abbattimenti – ha spiegato Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente – è il migliore deterrente perché si scongiuri il sorgere di nuovi abusi edilizi. Il quadro che emerge dal nostro dossier conferma la necessità, non più procrastinabile, di avocare allo Stato il compito di riportare la legalità dove le amministrazioni locali non sono riuscite a farlo per decenni. Per questo, su proposta di Legambiente, lo scorso, anno è stata approvata una norma inserita nel Dl Semplificazioni che assegna alle prefetture la responsabilità di demolire stante l’inerzia prolungata dei Comuni; ma con la sconcertante circolare interpretativa della legge del Ministero dell’Interno ora ciò verrà meno andando a tradire il senso e l’obiettivo di quanto approvato in Parlamento».

«Per questo – ha aggiunto – abbiamo elaborato un emendamento all’ultimo decreto “Semplificazioni” del governo Draghi con l’obiettivo di ricondurre a un’interpretazione autentica della disposizione, nel pieno rispetto della ratio legis, fugando ogni margine di dubbio circa la sua applicazione. Alla ministra Lamorgese e al Parlamento chiediamo di rivedere e correggere la nota interpretativa del ministero riaffermando il potere d’intervento dei Prefetti su tutte le ordinanze emesse dai Comuni. Per liberare il Paese dallo sfregio del cemento selvaggio e dall’abusivismo impunito serve un netto cambio di direzione che solo la classe politica può intraprendere, non sono ammessi più ritardi o passi falsi».

Per Legambiente, siamo di fronte a un dato che conferma la corretta interpretazione della legge da parte degli uffici comunali e la bontà della ratio della norma fortemente voluta da Legambiente, che deve sancire un definitivo cambio di passo sul fronte delle demolizioni, avocando allo Stato il compito di ripristinare la legalità quando i Comuni, per tutte le ragioni che sono state alla base dell’intervento legislativo (a cominciare da quelle legate ai contraccolpi sul consenso elettorale), non hanno provveduto. (rrm)

La Calabria prima regione in Italia con una piattaforma digitale per l’edilizia

È la Calabria a essere la prima regione, in Italia, ad avere una piattaforma digitale per l’edilizia: dal 28 settembre, infatti, cittadini, imprese edilizie, tecnici di settore, Comuni e numerosi Enti potranno beneficiare della piattaforma, che semplifica e unifica attraverso il digitale atti e procedure burocratiche favorendo anche l’attivazione nei municipi calabresi la Sportello unico per l’edilizia.

La Regione Calabria ha offerto gratuitamente il servizio anche ai Comuni che per problemi di bilancio non erano stati in grado di recepire quanto disposto dalle norme nazionali.

L’avvio della Rete regionale degli sportelli unici per l’edilizia connessa al sistema regionale Sismi.ca e alla nuova versione della Piattaforma CalabriaSuap è stata resa possibile grazie a numerosi incontri tecnici che si sono avuti tra la Regione Calabria e gli Ordini e i collegi professionali interessati alla necessaria riforma, seguita poi da un’intensa attività di formazione che troverà tutti pronti da lunedì prossimo ad utilizzare nel migliore dei modi la nuova piattaforma informatica.

«Ringrazio tutti coloro – ha dichiarato la presidente della Regione Calabria, Jole Santelli – che hanno collaborato per raggiungere questo importante risultato che ci dota di una piattaforma telematica per la gestione delle pratiche edilizie. Una burocrazia efficiente e condivisa con nuovi sistemi tecnologici ci permette di avere una Calabria più efficiente e veramente trasparente».

«Le nuove case digitali – ha aggiunto – ci aiuteranno a migliorare quelle di mattoni che si costruiranno con passaggi condivisi che saranno utili a fermare abusi e illeciti. L’imprenditoria in un settore vitale della nostra economia avrà tempi più spediti per realizzare gli investimenti senza essere strangolata dai lacci e lacciuoli che hanno bloccato il mercato e l’iniziativa dei cittadini». (rrm)