La Fondazione Magna Grecia rende omaggio a uno dei suoi fondatori: Gino Gullace

La Fondazione Magna Grecia ha celebrato uno dei suoi fondatori, il giornalista calabrese Gino Gullace.

Nel corso di un partecipato evento ospitato alla Galleria del Cardinale e moderato dalla giornalista Paola Bottero, il Presidente della FGM, Nino Foti, ha donato all’amministrazione comunale di Ferruzzano (Reggio Calabria) un mezzobusto commemorativo in bronzo raffigurante Gullace, che fu definito «il giornalista calabrese che raccontava l’America», visto che negli anni ’50 è stato il primo inviato della Rizzoli e corrispondente per la rivista Oggi.

L’opera è stata realizzata dall’artista Mimmo Carteri e, nelle prossime settimane, sarà posizionata sul lungomare di Ferruzzano, che è intitolato proprio a Gino Gullace.

All’evento erano presenti i vertici della FMG, tra cui il vicepresidente l’on. Francesco Saverio Romano e Antonello Colosimo, Presidente della Corte dei Conte in Umbria e Presidente dell’Organismo di Vigilanza. Hanno partecipato, fra i tanti ospiti e autorità, il Cardinale Silvano Maria Tomasi, il Generale Pasquale Angelosanto, già Comandante del ROS dei Carabinieri, Riccardo Paternò di Montecupo, Gran Cancelliere del Sovrano Ordine di Malta.

Nino Foti, nel suo intervento, ha tracciato un ricordo personale e umano di Gino Gullace, ed ha evidenziato l’importanza di ricordare “un grande uomo di cultura, che è stato anche un uomo semplice. Uno scrittore e giornalista che ci ha lasciato tantissimi insegnamenti e oggi merita di avere il giusto riconoscimento. Con il suo lavoro ha aiutato tantissimi nostri connazionali che vivevano in America e necessitavano di inserirsi nella società dell’epoca.  Uno dei testimoni della Calabria vera, sana e ricca di cultura. Un uomo con lo sguardo rivolto al futuro, che già negli anni ’50 parlava dei rischi della tecnologia che può inaridire i rapporti umani, affermando che le persone devono essere il fine e non il mezzo”.

Presente il vice sindaco del Comune di Ferruzzano, Nino Crea, che ha dichiarato: «Gino Gullace ha rappresentato migliaia di connazionali che sono partiti da piccoli centri per cercare fortuna in America. Ha raccontato l’America in Italia e, se amiamo il ‘sogno americano’, lo dobbiamo a questo nostro grande concittadino. Inoltre, ha parlato della grandezza della Magna Grecia e di quello che siamo stati. Studiando e recuperando le nostre radici possiamo tornare ad essere grandi per dare un contributo non solo al nostro territorio, ma all’Italia tutta».

Alla cerimonia hanno partecipato anche alcuni familiari dell’indimenticato giornalista. La nipote Sabrina Maria Teresa Gullace commenta così questo significativo momento: «Siamo molto felici e orgogliosi per questo riconoscimento dato a mio zio, la cui memoria merita di essere mantenuta sempre viva. Ringraziamo la Fondazione Magna Grecia che ci ha regalato una sorpresa meravigliosa». (rrc)

A Palermo il convegno sulle mafie della Fondazione Magna Grecia

Domani, a Palermo, a I Giardini del Massimo, si terrà il convegno sulle mafie nell’era digitale, organizzato dalla Fondazione Magna Grecia, guidata da Nino Foti.

L’evento prevede due momenti: la prima sessione, dal titolo Organized crime in the internet age, avrà inizio alle 10.30. Prendendo spunto dalle attività di ricerca della Fondazione Magna Grecia, si approfondirà il
tema della presenza della criminalità organizzata sul web. Introduce il Presidente della Fondazione Magna Grecia Nino Foti.

Successivamente interverranno Pasquale Angelosanto, Generale di Corpo d’Armata, già Comandante dei ROS, Antonio Nicaso, giornalista, scrittore e studioso dei fenomeni criminali di tipo mafioso, Docente Queen’s University Canada, Walter Rauti, Research Fellow PNRR Lab SDA Bocconi, e Curatore del “Primo rapporto Cyberec” della Fondazione Magna Grecia, Marcello Ravveduto, docente di Digital Public History Università di Salerno e Curatore del rapporto “Le mafie nell’era digitale” e Ranieri Razzante,
Componente Comitato per la strategia sull’IA della Presidenza del Consiglio. Questo primo panel sarà moderato dal giornalista Fabrizio Frullani, vicedirettore del Tg2.

La seconda sessione, che prenderà il via a partire dalle 15, si occuperà degli aspetti relativi ai rischi che la presenza delle mafie nell’era digitale comporta considerato l’attuale vuoto legislativo sulla materia. Il titolo di questo secondo appuntamento è Il mondo del web, “legibus solutus”?

Dopo l’introduzione dell’on. Saverio Romano, Vicepresidente della Fondazione Magna Grecia,  prenderanno la parola: Antonio Baldassarre, Presidente emerito Corte Costituzionale, Antonio Balsamo, Sostituto procuratore generale della Corte di Cassazione, già Presidente del Tribunale di Palermo, Raffaele Bonsignore, Presidente Fondazione Sicilia, Arthur Gajarsa, Giudice Corte D’Appello Federale USA, Francesco Greco, Presidente Consiglio Nazionale Forense, Giuseppe Rossodivita, Avvocato penalista, Marzia Sabella, Procuratore aggiunto della Repubblica presso il Tribunale di Palermo e Francesco Paolo Sisto, Senatore della Repubblica, Viceministro dellaGiustizia.

Questo incontro sarà moderato dalla giornalista Elvira Terranova, caposervizio dell’agenzia AdnKronos.

«Questo evento – ha spiegato il presidente della Fondazione, Nino Foti – nasce dalle nostre attività di ricerca, in particolare dal primo rapporto sulle mafie nell’era digitale presentato lo scorso mese di maggio alla Camera dei Deputati, alla presenza anche del procuratore Nicola Gratteri, e dal secondo studio, al quale stiamo lavorando in questi mesi, sul Cybercrime, dedicato all’utilizzo diffuso e capillare che fanno oggi le mafie degli strumenti digitali per favorire le proprie attività criminose».

«Lavorare per lo sviluppo sociale ed economico del Mezzogiorno – ha aggiunto –  significa anche affrontare questi temi per comprenderli meglio».

«Sono contento che la Fondazione Magna Grecia abbia accolto la mia sollecitazione ad organizzare questa iniziativa – ha commentato il vice Presidente di FMG Saverio Romano – perché l’attività di ricerca della Fondazione, insieme agli illustri ospiti che ne discuteranno, saranno una buona base per consentire al legislatore di operare con puntualità in un segmento nuovo ed inesplorato». (rrm)

Fondazione Magna Grecia alla Borsa Mediterranea del Turismo archeologico

La Fondazione Magna Grecia ha preso parte alla XXV Borsa Mediterranea del Turismo Archeologico di Paestum (Salerno) che è stata ospitata nella sede del Tabacchificio Cafasso, l’attuale Next (sito di archeologia industriale “simbolo della Piana del Sele”, così definito da Gillo Dorfles).

Per la Fmg l’adesione all’edizione 2023 ha assunto una particolare importanza, in quanto la Bmta, che è stata fondata ed è diretta da Ugo Picarelli, celebra il venticinquesimo anniversario, condividendolo con il Parco Archeologico di Paestum e Velia e la Certosa di Padula, che proprio nel 1998 furono inseriti nella Lista del Patrimonio Mondiale dell’Unesco nell’ambito del riconoscimento attribuito al Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano, oggi anche Alburni.

L’incontro che ha visto protagonista la Fmg e che è stato organizzato all’interno della sezione “Archeoincontri”, si è incentrato sul tema “Vivere la storia. Un progetto di esperienza immersiva per i Cammini della Magna Grecia”.

Sono intervenuti Nino Foti, Presidente Fondazione Magna Grecia, Alessandro Di Legge, Segretario Generale della Fondazione Magna Grecia, Diego di Paolo, Destination manager, ideatore del Cammino di Francesco, Fiammetta Pilozzi, Responsabile Centro di ricerca Fondazione Magna Grecia e Matteo Sirizzotti Responsabile Hub Virtual Reality Università di Siena.

Dopo i saluti iniziali di Alessandro Di Legge, che ha moderato l’incontro, il Presidente Foti ha affermato come «i Cammini rappresentino una nuova modalità di fruizione del ricco patrimonio Magnogreco. Al fine di dare nuovo impulso a quest’area e alle sue capacità generative di cultura e sviluppo, vanno promossi ulteriori processi di conoscenza e di riconoscimento. E in tal senso intendiamo intraprendere percorsi che conducano a un aumento della consapevolezza del valore materiale e immateriale della Magna Grecia e su cui vanno costruiti veri e propri interventi di promozione pedagogici, soprattutto nelle nuove generazioni».

«L’iniziativa che mira a individuare dei cammini tematici multipli, ma sempre legati dal filo conduttore del patrimonio storico culturale della Magna Grecia, ci è apparsa subito un terreno ideale su cui costruire nuove narrazioni, nuove modalità di comunicazione delle nostre ricchezze, per consentire a tutti di viverle in un modo diverso, seguendo modelli di scoperta tematizzati e declinati, per ciascuno, sui propri interessi. Il progetto dei cammini è un’azione fondata sui principi che sono alla base di un turismo diffuso, sostenibile, profondamente legato ai territori e a chi li vive, senza dimenticare il ruolo essenziale svolto dalle nuove tecnologie che rappresentato un supporto irrinunciabile per costruire conoscenza e attrattività».

«Ci piacerebbe che un quindicenne in visita ad un tempio, possa trovare all’interno del sito anche tecnologie aumentative della sua esperienza, che siano in gradi di emozionarlo e coinvolgerlo tanto quanto un gioco con la Play Station, tenendo sempre in mente che nessuno strumento di realtà virtuale potrà e dovrà mai sostituire l’esperienza reale, ma potrà sicuramente aumentarne l’attrattività, soprattutto determinati target», ha concluso Foti.

Su questa linea, Fiammetta Pilozzi ha sottolineato come il progetto si articolerà in tre livelli di intervento paralleli. Una prima fase si focalizzerà su azioni di ricerca e ricognizione del patrimonio da far emergere e da ricontestualizzare all’interno dei cammini tematici. Parallelamente verrà affrontato uno studio multidisciplinare, che vedrà il coinvolgimento di una serie ricercatori proveniente da diversi atenei, per l’individuazione di modelli di progettazione, di implementazione ma anche di valutazione dei Cammini, al fine di poter raggiungere un livello di qualità dell’esperienza del fruitore finale, ma anche della progettazione, con l’obiettivo di generare un percorso che sia condiviso e partecipato dal territorio e dai vari stakeholder. La terza fase di intervento riguarderà la progettazione di esperienze di realtà immersiva (realtà aumentata, realtà virtuale, ma anche forme di gestione dell’esperienza attraverso strumenti di intelligenza artificiale) collegate al patrimonio, finalizzate soprattutto ad attrarre un target molto giovane e particolarmente sensibile a questo tipo di tecnologie.

Diego Di Paolo è entrato nel dettaglio di questo progetto, evidenziando l’esigenza di un percorso preliminare di benchmark e di ricerca di strumenti progettuali e implementativi di qualità, puntando l’attenzione alla necessità primaria di aumentare il livello della formazione nell’abito turistico italiano. «Un altro punto fondamentale è la ricerca, perché ci sono una varietà di cammini in Europa, ma nessuno di questi è realmente riuscito a incidere nella realtà in cui si vive. È necessario un approccio sistemico che dia al territorio un’opportunità di crescita. Stiamo ragionando in modo concreto e intenso sulle ipotesi di un futuro dei cammini della Magna Grecia, puntando, innanzitutto, sulla destagionalizzazione. Bisogna – ha concluso Di Paolo – porsi il problema di come immaginare la prospettiva dello sviluppo turistico del Mezzogiorno nei prossimi 30 anni».

Matteo Sirizzotti si è soffermato sulle opportunità legate alle nuove tecnologie, ma ha anche specificato come, in Italia, in molti offrano strumenti di realtà virtuale o aumentata applicata al turismo ma che, tali strumenti, siano purtroppo di qualità bassissima rispetto a quanto siamo abituati a vedere, ad esempio, nel mondo del gaming. La sfida che la Fondazione Magna Grecia sta raccogliendo, è quella di cominciare a lavorare sulle esperienze di realtà immersiva applicate alla fruizione del patrimonio storico e artistico con l’obiettivo di raggiungere qualità delle esperienze di altissimo livello. «La tecnologia – continua Sirizzotti– può migliorare la fruizione dei cammini e la valorizzazione dei beni culturali. Si può offrire un nuovo livello di accesso al bene o a un sito archeologico, ricostruendolo per come era, aggiungendo nuovi livelli informativi e di interazione. Ci sono, quindi, diverse modalità di esperienza e di accessibilità del bene, basti pensare alle necessità delle persone con disabilità, ad esempio, alle quali determinate tecnologie possono garantire un pari livello di accesso e coinvolgimento emotivo al patrimonio», ha concluso Sirizzotti.

ENERGIE DEL SUD PER SCRIVERE IL FUTURO
IL CAPITALE UMANO È MOTORE DI SVILUPPO

di SANTO STRATI – Tra storia e innovazione, emergono opportunità, risorse e ostacoli dal V incontro di Sud e Futuri (rigorosamente al plurale) la tradizionale convention della Fondazione Magna Grecia guidata dall’on. Nino Foti. Un “pensatoio” (negli Usa direbbero ThinkThank) che si rivela sempre più prezioso per la grande mole di interventi e contributi a carattere trasversale destinati a chi governa, a chi spettano le decisioni funzionali allo sviluppo o, ahimè, all’inevitabile decrescita ove poco accorte. Vale per tutto il Mezzogiorno, ma vale in modo ancor più specifico per la Calabria ed è triste, alla fine di una tre giorni intensa e proficua, constatare che le idee ci sono, mancano gli esecutori, ovvero la classe politica decisoria che, evidentemente, non non solo non produce iniziative importanti per crescita e sviluppo, ma, disgraziatamente, non sta ad ascoltare idee e proposte che rivelano intelligenza e vivacità di giudizio in quanti credono allo sviluppo possibile.

L’incontro di Castellabate e Paestum è il segnale che esiste una parte d’Italia capace di coinvolgere (grazie alla Fondazione Magna Grecia) teste pensanti a respiro internazionale, in grado di provocare, proporre e suggerire modalità esecutive che non richiedono scostamenti di bilancio o nuove voci di spesa, ma, al contrario, indicano il percorso ideale, la strada maestra, per superare gli ostacoli e risvegliare il Mezzogiorno dal torpore a cui l’hanno costretto da troppo tempo politici inetti e una classe dirigente poco incline a occuparsi di Sud. Eppure tutti continuano a ripetere il mantra «se cresce il Sud cresce il Paese», però poi, nei fatti, la concretezza latita e rimangono solo una serie di buone intenzioni, con le incompiute cui ci hanno abituato negli ultimi 50 anni.

Per questa ragione, il thinkthank della Fondazione Magna Grecia merita un’attenzione particolare da parte della classe politica oggi al governo (ma l’opposizione non faccia ostruzionismo solo per avere la visibilità sempre più scadente) e può offrire solidi argomenti di discussione per avviare una seria riflessione su ciò che non è stato fatto e quello che invece è necessario portare a compimento. In fretta, senza indugi e traccheggiamenti di comodo, perché il Paese non può più aspettare. L’ansia deriva dal PNRR, una montagna di soldi (ahimè, in parte a debito, andranno restituiti), che mette a disposizione i denari necessari per la ripresa, ma esige progettualità e concretezze, non fumosi programmi che non arriveranno mai a compimento (né tantomeno saranno finanziati.

La corsa più rilevante della tre giorni è l’esigenza di puntare sul capitale umano del Mezzogiorno, sulle sue straordinarie risorse umane, svalorizzate e mal utilizzate, quando, in realtà queste energie sono la parte propulsiva di un motore di sviluppo che nessuno è capace di mettere in moto.

Le ragioni di questa inadeguatezza sono state sviscerate, analizzate e sezionate, in modo scientifico, da un parterre di relatori di altissimo livello che ha avuto la possibilità di confronto con ben tre ministri dell’attuale Governo: Eugenia Roccella (famiglia), Raffaele Fitto (Coesione e sviluppo e Gennaro Sangiuliano (Cultura).

I temi sono stati quelli relativi al mancato sviluppo. Si è iniziato parlando di denatalità e spopolamento: ma quale incentivazione c’è per i giovani a creare una famiglia, a mettere su casa e riempirla di figli, quando fare un figlio  significa, nella stragrande maggioranza dei casi, per la donna rinunciare al lavoro e a importanti sbocchi professionali, e per l’uomo assumersi un impegno di spesa che potrebbe rivelarsi insostenibile, con le intuibili conseguenze per una serena crescita del bambino. Si sono chiesti i nostri governanti perché i giovani si sposano sempre di meno (difatti, si è alzata l’età media delle nozze)? La risposta è sconfortante: la grande maggioranza non ha i soldi per affrontare un matrimonio (e parliamo di nozze semplici, senza sfarzo). Se non c’è la copertura dei genitori, sposarsi diventa una nuova, insostenibile, situazione di debito. Quindi, sì alla convivenza (non ci sono spese accessorie), ma dalla precarietà di coppia è difficile anche solo ipotizzare di far crescere la famiglia. Mancano in primo luogo l’assistenza dello Stato (che non investe sulle nuove generazioni) e si avverte l’assenza di un welfare destinato proprio a motivare e incentivare la natalità. Basti guardare nei vicini Paesi europei come viene affrontato il problema: fino a poco tempo fa c’era pure l’iva sui pannolini e sul latte della prima infanzia. Ma dove vivono i nostri governanti? La ministra Roccella assicura che sta facendo salti mortali per cambiare le cose, ma non basta l’impegno solitario (e meritorio) della titolare del dicastero: serve la decisa e precisa convinzione del Governo che occorre davvero un nuovo modo di affrontare il problema denatalità.

E lo stesso vale per lo spopolamento: con lo smart working i nostri giovani potrebbero tornare a vivere nei luogi di nascita, tra il mare e la mointagna, circondati dagli affetti familiari e adagli amici, se solo non ci fosse il gap della Rete che non c’è. Lasciamo pe run momenti da parter i problemi di mobilità – anche se importanti – ma se il collegamento a internet si ferma  pochi mega, come si fa a lavorare in remoto?  Le relazioni della tre giorni offrono idee, spunti e proposte operative.

E che dire del panel dedicato agli investimenti al Sud? Basterebbe la dichiarazione di qualche giorno fa del Presidente della Confindustria Carlo Bonomi a Cosenza: «La Calabria è nel mio cuore», rivelando un snetimento che è comune a molti industriali del Nord che vorrebbero delocalizzare e aprire nuove imprese nel Mezzogiorno. Ma c’è qualcosa che interrompe il  circuito virtuoso che motiva la voglia di fare impresa: il problema (per mutuare un termine usato nelle connessioni di rete) è l’ultimo miglio. Come ha osservato Antonello Colosimo parte attiva di FMG, «l’investimento nel Mezzogiorno nasce come problema dall’unità di Italia e nel 2023 ha le stesse connotazioni. Manca l’ultimo miglio perché non riusciamo a fare progetti, manca la fase di ricerca e sviluppo. Abbiamo un problema di raccordo statuale delle iniziative. Bisogna, quindi, attrarre intelligenze. C’è bisogno di più Stato e più semplificazione».

In altre parole, non si possono attendere mesi per ottenere un parere (non l’autorizzazione, attenzione!) da un ufficio comunale per poter avviare un progetto esecutivo. E non bastano le buone intenzione della Zes di ridurre al minimo la burocrazia, quando poi si inciampa in lungaggini inutili e deprimenti per poter mettere appena la prima pietra del futuro stabilimento. La legge 482 ha prodotto solo investimenti farlocchi (lo testimoniano i tantissimi capannoni abbandonati), al contrario della prima Cassa per il Mezzogiorno dove l’intelligenza di chi la guidava ha favorito crescita e sviluppo in territori dimenticati da Dio e dagli uomini. Poi sappiamo com’è andata a finire, con  un’eredità mal continuata per poco dalla Agenzia per il Mezzogiorno.

Come si fa ad attrarre investimenti? Secondo il ministro Fitto la Zes unica per il Sud farà da volano. Peccato che nessuno gli abbia spiegato che la Zes unica (che non riguarda più solo le aree destinate alle infrastrututre industriali e al terziario, ma l’intero territorio del Mezzogiorno, senza distinguo alcuno) non offre decontribuzione, ma solo crediti di imposta, utili in modo straordinario, per le multinazionali e le grandi imprese del pubblico che fatturano centinaia di milioni e, quindi, hanno un bel po’ di tasse da farsi restituire, ma non offre alcun incentivo all’attività d’impresa, soprattutto alle piccole e medie aziende che sono il tessuto connettivo dello sviluppo e creano occupazione vera. Non c’è un centesimo per sostenere l’avvio d’impresa, ma – si dirà – non è questo l’obiettivo alla base delle Zes, ma non si può ragionare solo in termini di investimenti multimilionari, bisogna guardare al territorio e alla possibilità di creare occupazione e con esse ulteriore indotto. Il decreto si può ancora modificare, speriamo in meglio.

Il meglio di questa tre giorni però riguarda la cultura: con lo sfondo del tempio di Nettuno a Paestum, Sud e Futuri ha dato la parola a sovrintendenti, direttori di musei, specialisti del marketing culturale per offrire idee e contributi esecutivi a quello che è il comparto più importante per lo sviluppo del Mezzogiorno, naturalmente vocato a “mercificare” (nel senso più nobile del termine) l’unicità e la straordinarietà di un patrimonio culturale che il mondo ci invidia.

Non è vero che con la cultra non si mangia: bisogna saperla “vendere” perché la domanda è forte e l’offerta del Paese (escludendo Colosseo, Firenze e Venezia) è modesta, disaggregata e poco attrattiva.

Eppure, il comparto può generare occupazione in modo esponenziale, valorizzando risorse, formandone di nuove, progettando, anche attraverso l’uso delle nuove tecnologie digitali, un’offerta che diventa irrinunciabile per milioni di visitatori. E il patrimonio archeologico, paesaggistico,   culturale del Mezzogiorno è sottoutilizzato, poco valorizzato. Perché oltre alla famosa mancanza di visione ci sono problemi di mobilità (provate ad andare a visitare la Venere Morgantina a Enna: è una disavventura arrivarci), di mancanza di personale, mancanza di professionalità e assoluta assenza della capacità di fare rete. Il male del Mezzogiorno è il localismo e la (stupida) gelosia del territorio che non è campanilismo ma caparbia ostinazione di primeggiare a danno degli altri: provate a immaginare in Sicilia, in Calabria, in Campania una rete (efficace) dell’offerta museale, con guide preparate, progetti di mobilità e trasporto dedicato, solo per fare un piccolo esempio. Quanta nuova occupazione, soprattutto giovanile, verrebbe fuori?

Le energie del Sud ci sono e aspettano solo di essere liberate: il meritorio lavoro di Nino Foti, affiancato dall’on. Saverio Romano e da una schiera di eccellenti collaboratori, mette in campo non parole al vento di chi ama soltanto citarsi addosso, bensì idee, prospettive, progettualità da realizzare. C’è solo da fare tesoro del grande patrimonio di idee che è venuto fuori a Castellabate e Paestum e mettere in pratica le idee che faranno il futuro: non si può pensare solo al presente (cosa che fa regolarmente la politica attuale), ma guardare al futuro. Anzi ai “futuri” (rigorosamente al plurale) che Nino Foti, Romano e Colosimo sono convinti si possano disegnare e rendere realtà, per le nuove generazioni. (s)

A Castellabate Sud e Futuri tra denatalità, Mezzogiorno, intelligenza artificiale e mafie

Ha preso il via, a Castellabate, a Villa Matarazzo, la quinta edizione di Sud&Futuri, il meeting internazionale organizzato dalla Fondazione Magna Grecia, guidata dal Presidente Nino Foti.

L’evento che si è svolto a Villa Matarazzo e che oggi si conclude a Paestum, rappresenta un’importante momento di confronto sui possibili futuri del Mezzogiorno, vede la partecipazione come media partnership del gruppo Pubbliemme–Diemmecom–LaC Network–ViaCondotti21, la collaborazione di AdnKronos e della Fondazione Pio Alferano, il patrocinio dei Comuni di CastellabateCapaccio Paestum e del Parco nazionale del Cilento.

Gli ospiti della prima giornata sono stati introdotti da Paola Bottero, direttore strategico di ViaCondotti21 – Pubbliemme – Diemmecom e Alessandro Russo, direttore editoriale di LaC Network.

Dopo i saluti istituzionali del sindaco di Castellabate Marco Rizzo si è soffermato sull’importanza dei temi di attualità che sono trattati nelle tre giornate dell’evento.

I lavori sono stati aperti dall’intervento in collegamento della ministra Eugenia Maria Roccella, prima dell’inizio del panel “Denatalità e spopolamento” del territorio per capire come dare ai giovani una ragione per restare, o meglio ancora per tornare.

La ministra Roccella ha dichiarato: «Non possiamo sostituire la denatalità con l’emigrazione, perché questo fenomeno è un problema di vitalità, ed è la spia di un problema più profondo, di un Paese incartato su sé stesso ed è una condizione che riguarda l’Italia e anche l’Europa. La famiglia italiana era un mito, ma è stata trascurata dalle politiche pubbliche e per questo dobbiamo puntare a una ripresa di vitalità e di speranza per il nostro futuro».

«Il Governo ha messo al centro la natalità, la famiglia e le pari opportunità, tutti elementi strettamente collegati. L’unico modo per mettere al centro la natalità è mettere al centro la famiglia, attraverso un sostegno concreto economico e fiscale – ha proseguito –. Abbiamo, ad esempio, previsto l’aumento dell’assegno unico o l’assegno di inclusione. È anche necessario un cambiamento culturale per la disattenzione che è stata data alla famiglia e riportare l’idea che fare un figlio non è una penalità, ma una premialità».

Sulla prossima legge di bilancio, la ministra anticipa che «proseguiremo nell’implementazione dell’assegno unico, fino a 6 anni e vogliamo attivare anche altri strumenti per dare degli aiuti per il secondo e terzo figlio. I figli non devono essere un ostacolo per la continuità di carriera delle donne che, troppo spesso, rinunciano a lavorare».

Fabrizio Frullani, vicedirettore del Tg2, ha moderato il panel sul quale si sono confrontati sul tema Pietro Massimo Busetta, professore di statistica economica alla UniPa, ha sottolineato che «ogni anno 100 mila persone vanno via dal Mezzogiorno e lo spopolamento riguarda anche le grandi città. Questo fenomeno si combatte con una attività economica adeguata, offrendo una prospettiva di futuro ai ragazzi che nascono in queste aree. Non basta il turismo che da un 7 per mille di occupazione, bisogna cambiare paradigma».

Fabio Insenga, vicedirettore AdnKronos, ha aggiunto: «Con la mia testata abbiamo fatto una serie di approfondimenti su questo tema che riguarda tutti, dalla famiglia tradizionale e chi aderisce a modelli diversi. Abbiamo riscontrato una profonda consapevolezza di questo fenomeno che viene ricondotto prevalentemente a problematiche di natura economica».

La pedagogista Maria Rita Parsi ha sottolineato come «bisogna mettere in condizione le coppie di comprendere che responsabilità è avere una famiglia, perché il problema della denatalità è strettamente legato alla sfiducia sulla resistenza della coppia. E’ anche un meccanismo legato alla incapacità di sentirsi genitori in pieno, mentre si è occupati anche a realizzarsi. Diventare genitori è governare una nazionale. La soluzione è la formazione».

Emiliana Mangone, professoressa di sociologia dei processi culturali e comunicativi alla UniSa, nelle sue conclusioni ha evidenziato come «i problemi di denatalità e spopolamento vanno affrontati in maniera strutturale con interventi e medio e lungo termine. Oltre agli aiuti di carattere economico e di supporto alle famiglie, bisogna far comprendere sin dall’infanzia come la comunità sia fondamentale per un territorio».

Per Nino Foti «la denatalità ha finito per indebolire la produttività dei territori del Mezzogiorno ampliando notevolmente i divari esistenti fra le aree geografiche del Paese. L’ intero meridione si sta impoverendo, all’anagrafe fra culle sempre più vuote, servizi pubblici poco competitivi ed emigrazione giovanile crescente. Una fuga di massa verso luoghi che assicurano condizioni di vita migliori, con servizi più efficienti e la possibilità di ottenere un posto di lavoro in tempi ragionevoli».

«Così il Sud sarà ancora più sofferente con un PIL che nei prossimi 20 anni potrebbe scendere di 22% che uniti a quelli del precedente ventennio significa – 40%. Anche l’Istat, istituto statistico di Stato – ha concluso – ha chiesto interventi strutturali nel Sud a cominciare dai servizi sanitari, trasporti, assistenza per l’infanzia, qualità dell’istruzione».

Federico Faggin, fisico di fama mondiale e Presidente della Federico and Elvia Faggin Foundation, noto per essere il “padre” del microchip, è stato il protagonista del secondo panel, dedicato ai Rischi dell’Intelligenza Artificiale. Oltre a Faggin sono intervenuti Antonio Baldassarre, Presidente Emerito della Corte Costituzionale, Arthur Gajarsa, Giudice Corte D’Appello Federale Usa e Antonio Nicaso, moderati dal giornalista Fabrizio Frullani.

Un ritorno per Faggin, che, nella prima edizione di Sud e Futuri, ha avuto assegnato il Premio Magna Grecia e nel suo intervento ha spiegato come «già 35 anni fa studiavo l’Ia e posso affermare che un pc non può avere una coscienza. Noi siamo esseri che esistono in una realtà più vasta, più profonda e la nostra coscienza non è il segnale elettrico del pc, è una marcia in più, è un fenomeno quantistico. Noi siamo entità coscienti con libero arbitrio».

«Il fatto che le macchine oggi riescono a imitare le azioni degli uomini è pericoloso – ha sottolineato –. La nuova tecnologia è uno strumento fantastico, ma ci sono persone che la possono utilizzare in modo cattivo e bisogna essere seri su questo tema. La fisica quantistica rappresenta la nostra natura più profonda. Noi esseri umani non siamo solo testa e razionalità, ma siamo anche cuore, empatia e cooperazione elementi che non fanno parte dell’IA e sono proprio questi elementi che ci devono spingere per utilizzarla bene. Dobbiamo crescere in fretta e capire di più dell’IA e non possiamo farci dominare da chi la controlla».

Per Baldassarre «l’IA non può far tutto, solo un uomo con l’intelligenza umana può arrivare a elaborare poesie, libri e composizioni musicali. È una grande potenzialità, ma anche una fonte di rischi e per evitare che le conseguenze negative siano superiori alle cose utili, la società si deve preparare. Deve preparare la scuola, le leggi, tutte le infrastrutture sociali ad essere produttive, ad essere un alleato e non un nemico».

Gajarsa nel suo intervento ha sottolineato come «l’IA non ha l’anima dell’umanità e anche in America ci si sta interrogando sui pericoli di questo strumento, che è comunque un’opportunità per andare avanti, se si usa in modo corretto».

Antonio Nicaso, infine, ha evidenziato come «L’Intelligenza Artificiale può rappresentare un’arma a doppio taglio, perché dà opportunità di progresso, ma viene utilizzata anche dalle organizzazioni criminali. È, quindi, necessario trovare il giusto compromesso».

A chiudere la prima giornata è stato il procuratore di Napoli (attuale di Catanzaro), Nicola Gratteri.

Il magistrato antimafia, alla sua sua prima uscita pubblica in Campania dopo l’importante nomina, è stato protagonista del panel dedicato alla Globalizzazione delle mafie nello spazio digitale insieme al giornalista e saggista Antonio Nicaso: l’incontro è stato introdotto da Nino Foti, presidente della FMG e moderato dalla giornalista Paola Bottero.

Questa tematica è stata oggetto di importanti approfondimenti da parte del Procuratore Gratteri visto che, in questi anni, ha sperimentato per primo in Italia le intercettazioni digitali ed è il principale conoscitore dell’intelligence applicata alla lotta alla mafia.

Antonio Nicaso, che ha scritto insieme a Gratteri numerosi libri sulla criminalità organizzata, nel suo intervento ha spiegato come «le mafie sono riuscite ad adattarsi alle evoluzioni tecnologiche, muovendosi on line e offline, utilizzando sistemi di credito sommerso, dimostrando capacità di coniugare tradizione e innovazione».

«Ad esempio, il coltan, un minerale nero metallico necessario per la produzione di apparecchi tecnologici, il tantalio utilizzato nell’industria aerospaziale e nel nucleare, detenuti in una alta percentuale in Congo – ha proseguito – sono alcune tra le materie prime di cui la ‘ndrangheta va a caccia e che baratta con armi. Un mondo in evoluzione, che comprende il mercato digitale, il metaverso e l’intelligenza artificiale. Ci sono indubbiamente aspetti sul piano del diritto che devono essere necessariamente aggiornati, perché c’è una politica che non riesce a cogliere i cambiamenti e le evoluzioni. C’è un problema di velocità, che bisogna affrontare. Ci muoviamo a due diverse velocità».

Gratteri, invece, si è soffermato sul mercato degli stupefacenti: «L’unica droga che si può sconfiggere al mondo è la cocaina. È un’utopia che si può realizzare se l’Onu fosse un organismo sovranazionale, ma è debole rispetto alle forze e ai poteri nel mondo. Dov’è stato il segretario dell’Onu quando la Russia ha invaso l’Ucraina, ad esempio».

«Per fermare il mercato della droga – ha sottolineato – occorrerebbe l’intervento delle Nazioni Unite, che dovrebbero uscire dai palazzi di vetro e andare nei campi dove si produce la coca, intervenendo in Colombia, in Bolivia, in Perù, imponendo a questi Paesi la conversione delle colture di coca, obbligandoli a seminare grano. I problemi si devono affrontare alla radice, altrimenti non si risolve».

Sul nuovo incarico a Procuratore di Napoli, Gratteri ha spiegato che «incontrerò tutti i sostituti e i 9 Procuratori aggiunti. Li ascolterò per trovare spunti di confronto e capire cosa fare per arrivare ad arginare il fenomeno mafioso, di abusivismo edilizio. Voglio sentire le loro idee ed i progetti per avere una visione, una strategia. È fondamentale creare una sinergia con la polizia giudiziaria, che deve essere rispettata al massimo dalla magistratura. Voglio trasmettere coraggio».

Infine, sulla mafia nello spazio digitale, il magistrato dichiara: «Abbiamo bisogno di assumere ingegneri informatici e hacker. Dobbiamo investire in tecnologie e questo ancora non è avvenuto in Italia che è ancora troppo indietro perché nessuno ha avuto una visione. Questo, invece, è accaduto in altri Paesi europei che hanno modificato notevolmente il loro approccio per il contrasto alle mafie».

Nino Foti ha evidenziato come «lavorare per lo sviluppo sociale e culturale del Mezzogiorno significa, inevitabilmente, trovarsi ad affrontare un discorso sulle Mafie. Siamo in un momento storico in cui l’ideologia criminale viene anche comunicata e idolatrata da stereotipi, simboli e narrazioni dagli stessi protagonisti in un intreccio inedito tra reale e virtuale. Va promossa una riflessione su come è possibile sensibilizzare, soprattutto i giovani, a non riconoscersi in determinate narrazioni, a disvelare i meccanismi artificiali e di disvalori che ne riproducono il successo». 

«Solo con una conoscenza approfondita e strutturata di questi contesti – ha ribadito – è possibile costruire risposte improntate ad una attraente narrazione della legalità anche attraverso progetti che si radicano nella cultura e di chi come noi si occupa di proteggere e promuovere il patrimonio culturale, e con esso la crescita, di cittadini innamorati della propria terra e della legalità, in particolare nel Mezzogiorno d’Italia».

La giornata di ieri, venerdì 29 settembre, si è aperta con un incontro sul tema Mobilità e connessioni. Creare nuove connessioni, migliorare le infrastrutture e adeguarne la rete dei collegamenti, può essere un ottimo volano per attrarre investimenti.

A Villa Matarazzo si sono confrontati Nuccio Altieri, presidente Invimit, Salvio Capasso, responsabile servizio imprese e territorio di SRM, Pierluigi Di Palma, presidente Enac, Nicola Lanzetta, country manager Italia Enel, Dario Lo Bosco, presidente Rfi e Nino Foti.

Su come Investire nel Sud Italia, panel moderato dal giornalista Alessandro Russo, ha registrato, invece, gli interventi di Saverio Romano, deputato e vicepresidente Fmg, Carlo Amenta, commissario straordinario del Governo Zes Sicilia Occidentale, Francesco Cicione, fondatore e presidente Entopan, Antonello Colosimo, presidente di sezione della Corte dei Conti e presidente OdV della Fondazione, Francesco Saverio Coppola, segretario generale associazione internazionale Guido Dorso, Lino Morgante, Presidente e Direttore editoriale Società Editrice Sud Gazzetta del Sud Giornale di Sicilia, Giuseppe Romano, commissario straordinario del Governo Zes Campania e Calabria, Federico Tozzi, executive director Italy – America chamber of commerce e Raffaele Fitto, Ministro per gli Affari Europei, il Sud, le Politiche di Coesione e il Pnrr.

Alle 17.30 è intervenuto il Ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano, sul tema “Magna Grecia, patrimonio mondiale dell’umanità”. con la partecipazione di Tiziana D’Angelo, Direttore del Parco archeologico di Paestum & Velia, il Presidente della FMG Nino Foti e il vice presidente Saverio Romano. (rrm)

Sud e Futuri: a Scilla con la Fondazione Magna Grecia

Domani, lunedì 10 e martedì 11 luglio, a Scilla si terrà Sud e Futuri, la manifestazione organizzata dalla Fondazione Magna Grecia, guidata da Nino Foti, per immaginare i possibili futuri del Mezzogiorno.

Un evento, dunque, che è l’occasione per discutere e riflettere sul Mezzogiorno e le sue potenzialità di sviluppo e, come sempre, parterre di ospiti davvero d’eccezione. In attesa dell’International annual meeting che a settembre approderà a Paestum e Castellabate, nasce il primo Focus che negli anni diventerà un appuntamento stabile a Scilla: Un Sud “Green & Blue”, Risorse, Ostacoli e Opportunità. Quali sono i futuri possibili? Il Sud può diventare green? Come si racconta un territorio per rendere il turismo una vera leva di sviluppo?

Queste e altre suggestioni strategiche per il rilancio del Mezzogiorno emergeranno sotto la regia dei conduttori: Fabrizio Frullani, vicedirettore del Tg2, Alessandro Russo, direttore editoriale di LaC Network e Paola Bottero, direttore strategico di Pubbliemme-ViaCondotti21.

Primo appuntamento lunedì 10 luglio alle 10.30, con i saluti della Commissione straordinaria di Scilla e l’introduzione di Nino Foti, presidente della Fondazione Magna Grecia. Si parlerà del “Valore aggiunto della ricerca” con Fiammetta Pilozzi, responsabile del settore ricerca della Fondazione Magna Grecia e Simona Totaforti, prof. ordinario di Sociologia dell’Ambiente e del Territorio dell’Università per Stranieri Dante Alighieri di Reggio Calabria.

Alle 12 si aprirà il panel “La grande sete del Sud e i dissesti idrogeologici”, con Salvatore Barbagallo, professore di Idraulica agraria dell’Università di Catania, Cataldo Calabretta, amministratore di Sorical, Antonello Colosimo, magistrato della Corte dei Conti e socio fondatore della Fondazione Magna Grecia, Erasmo D’Angelis, presidente Fondazione Earth and Water Agenda EWA e Massimo Sessa, presidente del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici.

Sulle “Infrastrutture necessarie per cambiare il Sud Italia” si confronteranno – a partire dalle 15.30 – Pietro Busetta, professore di Statistica Economica dell’Università degli Studi di Palermo, Giusy Caminiti, sindaco di Villa S. Giovanni, Francesco Saverio Coppola, segretario generale dell’Associazione Internazionale Guido Dorso, Paolo Di Giannantonio, giornalista Rai, Dario Lo Bosco, presidente RFI, Saverio Romano, deputato e vicepresidente Fondazione Magna Grecia, Roberto Occhiuto, presidente della Regione Calabria, Silvio Greco, vice presidente della Stazione Zoologica Anton Dohrn, Francesco Russo, professore di Ingegneria dei Sistemi di Mobilità Sostenibile dell’Università degli Studi di Reggio Calabria, Luciano Pollichieni, analista per la Fondazione Med-Or e collaboratore di Limes, Carmelo Versace, presidente della Città Metropolitana di  Reggio Calabria e con Antonio Viscomi, giuslavorista, direttore Digit Lab Law dell’Università degli Studi Magna Grecia di Catanzaro.

Nella seconda giornata di incontri, martedì 11 luglio, si discuterà soprattutto di turismo. Come far diventare le ricchezze del Sud un vero volano per lo sviluppo? Come si narra un territorio in modo strategico perché i bellissimi borghi del Mezzogiorno si sviluppino, anche grazie alla grande occasione del Pnrr?

Alle 10.30 scopriremo come Narrare un territorio in chiave turistica: il valore della cultura e della comunicazione con Pierpaolo Bombardieri, segretario nazionale Uil, Pietro Busetta, professore di Statistica Economica dell’Università degli Studi di Palermo, Giancarlo Dell’Orco, destination manager ed esperto di reti locali, Roberta Garibaldi, presidente dell’Associazione Italiana Turismo Enogastronomico, Raffaele Greco, commissario straordinario dell’Ente Parchi Marini della Calabria, Giuseppe Zimbalatti, rettore dell’Università Mediterranea, Giorgia Bettaccini, manager di Comunità, Francesco Cicione, presidente di Entopan, Nino Foti, presidente della Fondazione Magna Grecia, Raffaele Rio, presidente di Demoskopika e Ninni Tramontana, presidente della Camera di Commercio di Reggio Calabria.

Delle Opportunità del Pnrr: presentazione Bando Borghi e Bando Borghi Imprese discuteranno alle 15.30 Nicole Conte, consulente di finanza agevolata Sercam Advisory, Giancarlo Dell’Orco, presidente Coopera, Maria Cristina Leardini, Cofounder di Sharryland. (rrm)

Il 10 luglio a Scilla torna “Sud e Futuri” della Fondazione Magna Grecia

Lunedì 10 e martedì 11 luglio, a Scilla si terrà Sud e Futuri, la manifestazione organizzata dalla Fondazione Magna Grecia, guidata da Nino Foti, per immaginare i possibili futuri del Mezzogiorno.

Un evento, dunque, che è l’occasione per discutere e riflettere sul Mezzogiorno e le sue potenzialità di sviluppo e, come sempre, parterre di ospiti davvero d’eccezione. In attesa dell’International annual meeting che a settembre approderà a Paestum e Castellabate, nasce il primo Focus che negli anni diventerà un appuntamento stabile a Scilla: Un Sud “Green & Blue”, Risorse, Ostacoli e Opportunità. Quali sono i futuri possibili? Il Sud può diventare green? Come si racconta un territorio per rendere il turismo una vera leva di sviluppo?

Queste e altre suggestioni strategiche per il rilancio del Mezzogiorno emergeranno sotto la regia dei conduttori: Fabrizio Frullani, vicedirettore del Tg2, Alessandro Russo, direttore editoriale di LaC Network e Paola Bottero, direttore strategico di Pubbliemme-ViaCondotti21.

Primo appuntamento lunedì 10 luglio alle 10.30, con i saluti della Commissione straordinaria di Scilla e l’introduzione di Nino Foti, presidente della Fondazione Magna Grecia. Si parlerà del “Valore aggiunto della ricerca” con Fiammetta Pilozzi, responsabile del settore ricerca della Fondazione Magna Grecia e Simona Totaforti, prof. ordinario di Sociologia dell’Ambiente e del Territorio dell’Università per Stranieri Dante Alighieri di Reggio Calabria.

Alle 12 si aprirà il panel “La grande sete del Sud e i dissesti idrogeologici”, con Salvatore Barbagallo, professore di Idraulica agraria dell’Università di Catania, Cataldo Calabretta, amministratore di Sorical, Antonello Colosimo, magistrato della Corte dei Conti e socio fondatore della Fondazione Magna Grecia, Erasmo D’Angelis, presidente Fondazione Earth and Water Agenda EWA e Massimo Sessa, presidente del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici.

Sulle “Infrastrutture necessarie per cambiare il Sud Italia” si confronteranno – a partire dalle 15.30 – Pietro Busetta, professore di Statistica Economica dell’Università degli Studi di Palermo, Giusy Caminiti, sindaco di Villa S. Giovanni, Francesco Saverio Coppola, segretario generale dell’Associazione Internazionale Guido Dorso, Paolo Di Giannantonio, giornalista Rai, Dario Lo Bosco, presidente RFI, Saverio Romano, deputato e vicepresidente Fondazione Magna Grecia, Roberto Occhiuto, presidente della Regione Calabria, Silvio Greco, vice presidente della Stazione Zoologica Anton Dohrn, Francesco Russo, professore di Ingegneria dei Sistemi di Mobilità Sostenibile dell’Università degli Studi di Reggio Calabria, Luciano Pollichieni, analista per la Fondazione Med-Or e collaboratore di Limes, Carmelo Versace, presidente della Città Metropolitana di  Reggio Calabria e con Antonio Viscomi, giuslavorista, direttore Digit Lab Law dell’Università degli Studi Magna Grecia di Catanzaro.

Nella seconda giornata di incontri, martedì 11 luglio, si discuterà soprattutto di turismo. Come far diventare le ricchezze del Sud un vero volano per lo sviluppo? Come si narra un territorio in modo strategico perché i bellissimi borghi del Mezzogiorno si sviluppino, anche grazie alla grande occasione del Pnrr?

Alle 10.30 scopriremo come Narrare un territorio in chiave turistica: il valore della cultura e della comunicazione con Pierpaolo Bombardieri, segretario nazionale Uil, Pietro Busetta, professore di Statistica Economica dell’Università degli Studi di Palermo, Giancarlo Dell’Orco, destination manager ed esperto di reti locali, Roberta Garibaldi, presidente dell’Associazione Italiana Turismo Enogastronomico, Raffaele Greco, commissario straordinario dell’Ente Parchi Marini della Calabria, Giuseppe Zimbalatti, rettore dell’Università Mediterranea, Giorgia Bettaccini, manager di Comunità, Francesco Cicione, presidente di Entopan, Nino Foti, presidente della Fondazione Magna Grecia, Raffaele Rio, presidente di Demoskopika e Ninni Tramontana, presidente della Camera di Commercio di Reggio Calabria.

Delle Opportunità del Pnrr: presentazione Bando Borghi e Bando Borghi Imprese discuteranno alle 15.30 Nicole Conte, consulente di finanza agevolata Sercam Advisory, Giancarlo Dell’Orco, presidente Coopera, Maria Cristina Leardini, Cofounder di Sharryland. (rrc)

Lunedì 27 marzo a Palermo la giornata dedicata al Ponte sullo Stretto della Fondazione Magna Grecia

Lunedì 27 marzo, a Palermo, al Teatro Massimo, si terrà una giornata sul tema Il Ponte sullo Stretto: una sfida necessaria, organizzata dalla Fondazione Magna GreciaFondazione Sicilia.

«Mai come ora il Ponte sullo Stretto sembra essere una realtà a portata di mano», ha dichiarato il presidente della Fondazione Magna Grecia, Nino Foti. «Questo significa che le istituzioni locali, e gli attori sociali e politici, i protagonisti del mondo dell’impresa e dell’università devono unire le forze per far sì che questa essenziale infrastruttura europea non subisca intoppi e rallentamenti. Il Ponte può rappresentare una svolta nell’economia italiana e del Mezzogiorno, ma anche un risarcimento per due regioni, Sicilia e Calabria, che hanno un colpevole deficit infrastrutturale».

«Il Ponte non è alternativo all’Alta velocità o alla Statale 106 – ha concluso – alle reti viarie e agli investimenti portuali, ma ne rappresenta la naturale e necessaria cerniera strategica».

«Da troppi anni si dibatte sull’importanza di realizzare il Ponte sullo Stretto», ha affermato il presidente della Fondazione Sicilia, Raffaele Bonsignore.

«È ormai giunto il momento di passare dalle parole ai fatti, prendendo consapevolezza che questa grande opera può e deve essere realizzata, non soltanto a beneficio della Sicilia, ma di tutta l’Italia. Per queste ragioni, la Fondazione Sicilia, in collaborazione con la Fondazione Magna Grecia, ha organizzato, promosso e sostenuto il convegno Il Ponte sullo Stretto: una sfida necessaria».

«Un’occasione imperdibile – ha continuato – per mettere a confronto le migliori energie del nostro Paese, per fornire un contributo concreto e costruttivo che dia impulso alla realizzazione di un’opera straordinaria. Lo sforzo comune richiesto è altrettanto straordinario, e sono certo che il convegno, per la qualità dei relatori e di tutti coloro che, a vario titolo, interverranno e parteciperanno, saprà catalizzare l’attenzione nazionale e offrire quegli spunti di riflessione che mi auguro permettano al nostro Paese di raccogliere questa sfida eccezionale, ma possibile con il concorso di tutti».

Una giornata di discussione organizzata in partnership con il Gruppo Pubbliemme-Diemmecom, ViaCondotti21-LaCapitale, LaC Network e coordinata da Alessandro Russo, direttore editoriale del Network e Paola Bottero, direttore strategico del Gruppo, che introdurranno i quattro panel. Altri media partner dell’iniziativa sono AdnKronos e Italpress.

Un evento nel quale eccellenze di diversi settori strategici per l’Italia del sud analizzeranno le molteplici sfide che una grande infrastruttura come il Ponte che collegherà Calabria e Sicilia comporterà: una sfida infrastrutturale, politica, sociale ed economica.

Un’analisi eterogenea che offrirà diversi punti di vista, importanti spunti di riflessione sulla centralità dei grandi investimenti in infrastrutture e mobilità nel Mezzogiorno, anche in considerazione delle prospettive connesse all’attuazione del Pnrr.

Dopo i saluti del presidente della Fondazione Magna Grecia, Nino Foti, del presidente della Fondazione Sicilia Raffaele Bonsignore e del sindaco di Palermo Roberto Lagalla, la prima sessione, La sfida sociale, sarà moderata dalla giornalista Barbara Romano, e vedrà dialogare Vincenzo Fortunato, amministratore della Società Ponte sullo Stretto, Massimo Midiri, rettore dell’Università di Palermo e Lino Morgante, presidente e direttore editoriale di S.E.S. Società Editrice Sud.

Alle 12 appuntamento con La sfida economica e i relatori Michele Battaglia, dottore commercialista e partner Studio BCC, Pietro Massimo Busetta, professore di Statistica economica all’Università degli Studi di Palermo, Dario Lo Bosco, ordinario di Strade, Ferrovie ed Aeroporti e Head della FS Academy di FSI, Maurizio Lupi, deputato già ministro dei Trasporti e Francesco Profumo, presidente Acri, già ministro dell’Istruzione.

La terza sessione, moderata dal giornalista Fabrizio Frullani alle 15, sarà incentrata su La sfida infrastrutturale e vedrà la partecipazione di Alessandro Aricò, assessore alle Infrastrutture e mobilità della Regione Siciliana, Marco Marchese, direttore investimenti Sud di RFI, Tullio Giuffrè, professore di Strade, Ferrovie ed Aeroporti dell’Università degli Studi di Enna Kore e di Francesco Russo, docente di Ingegneria dei Sistemi di Mobilità Sostenibile dell’Università degli Studi di Reggio Calabria.

Ultimo appuntamento alle 17 con il panel La sfida politica,che ospiterà le riflessioni di Riccardo Di Stefano, presidente Giovani Imprenditori di Confindustria, del ministro per gli affari europei, le politiche di coesione e il Pnrr Raffaele Fitto, del presidente della Regione Calabria Roberto Occhiuto, del deputato Saverio Romano, vicepresidente della Fondazione Magna Grecia e di Renato Schifani, presidente della Regione Siciliana. (rrm)

Giovedì a Roma il convegno “Mezzogiorno strategico” della Fondazione Magna Grecia

Si intitola “Mezzogiorno strategico – L’Italia del Sud: Una sfida politica, economica, culturale ed etica”, il convegno in programma domani a Roma, a La Lanterna di Via Tomacelli e organizzato dalla Fondazione Magna Graecia, presieduta da Nino Foti.

Il convegno è diviso in tre sessioni: la prima parte alle 10.15 ed è dedicata a Il valore della cultura. Coordina il giornalista Francesco Verderami.

Intervengono: Biagio Mazzotta, Ragioniere Generale dello Stato, Adriano Giannola, Presidente Svimez, Francesco Cicione, Presidente Entopan – Smart Networks & Strategies, Antonello Colosimo, Magistrato della Corte dei Conti e Socio Fondatore Fondazione Magna Grecia, Cristina Costarelli, Presidente Associazione Nazionale Dirigenti Pubblici e Alte Professionalità dello Stato, Regione Lazio, Giorgio Sotira, Ceo Civita Mostre e Musei.

La seconda sessione partirà alle 15, e tratterà il tema “I giovani e lo sport al Sud. Una sfida per il futuro del Mezzogiorno”. Introduce il presidente Foti. Coordina Ivan Zazzaroni, direttore del Corriere dello Sport.

Intervengono Andrea Abodi, Ministro per lo Sport e i Giovani, Gabriele Gravina, Presidente Figc, Mauro Balata, Presidente della Lega Serie B, Giuseppe Capua, Presidente Commissione Antidoping Figc.

L’ultima sessione, in programma alle 17, sarà su Infrastrutture e mobilità: da e verso l’EuropaAlta velocità, Aeroporti, Porti, Innovazione tecnologica e Ponte sullo Stretto.

Coordina Fabrizio Frullani, giornalista del Tg2. Introduce il presidente Foti.

Intervengono Saverio Romano, deputato e vice presidente Fondazione Magna Grecia, Carlo Borgomeo, presidente Assaeroporti, Fabrizia Favara, chief strategist officer Ferrovie dello Stato Italiane; Dario Lo Bosco, presidente Gruppo Publiemme – Diemmecom, Giuseppe Romano, commissario straordinario Zes Campania e Calabria, Francesco Russo, prof. ingegneria dei Sistemi di Mobilità Sostenibile Università Mediterranea, Vera Fiorani, amministratrice delegata e direttrice generale Rfi, Roberto Occhiuto, presidente Regione Calabria, Raffaele Fitto, ministro per le pOlitiche Europee, Coesione e Pnrr. (rrm)

SUD, DA SCILLA LE IDEE DI RINNOVAMENTO
LA SFIDA È GIA AVER SCELTO LA CALABRIA

di SANTO STRATI – La prima sfida già sta nella scelta della location: la Calabria, Scilla. Convocare un super “pensatoio” par parlare di Sud in Calabria spiega chiaramente l’idea di Mezzogiorno che porta avanti la Fondazione Magna Grecia guidata dall’ex deputato Nino Foti: «la Calabria è il luogo migliore – ha detto la giornalista Paola Bottero in apertura dei lavori – per immaginare un futuro diverso che sappia valorizzare le ricchezze del territorio».

C’è un potenziale incredibile in questa terra e, soprattutto, occorre fare una profonda opera reputazione per restituire la vera immagine di una regione come, purtroppo, in tantissimi non la vedono. La Calabria come terra di crescita e sviluppo, di formazione, di intelligenze e di risorse umane che, ovunque nel mondo, hanno mostrato capacità e competenze. Il merito del convegno Sud-e-Futuri è proprio questo: aver messo la Calabria al centro dell’attenzione pubblica, sotto riflettori di luce positiva, che diano al territorio le giuste chances di ripresa. È questo il punto di inizio: la ripartenza, soprattutto alla luce dei miliardi messi a disposizione dall’Europa e disponibili con il “Piano di ripresa e resilienza” perché si possano finalmente offrire vere opportunità ai nostri giovani.

Discutere di sviluppo non è mai un esercizio inutile: serve focalizzare idee e proposte, finalizzare iniziative, sviluppare e portare avanti progetti che siano concreta dimostrazione che stavolta si fa sul serio. Anche perché – sia ben chiaro – questa è l’ultima occasione. Come il Piano Marshall ha fatto risorgere l’Italia (ed erano risorse minime rispetto a quelle di oggi), così il PNRR se intelligentemente utilizzato offre un’opportunità straordinaria per tutta la regione, per i calabresi che ci vivono e per quelli (tantissimi) disponibili a tornarci (con l’ansia dell’assai gradito ritorno a casa).

Occorre guardare con molta attenzione ai risultati questi tre giorni (il convegno si chiude oggi) per valutarne i suggerimenti e analizzare le idee, cosa che la nostra classe politica e dirigente ha sempre mancato di fare. Serve una visione di futuro, una strategia che metta insieme le tante problematiche del Mezzogiorno e indichi le soluzioni per sanità, mobilità, lavoro: è quest’ultimo l’obiettivo principale che dovrebbe occupare i pensieri del futuro governatore della Calabria. Creare occasioni e opportunità di lavoro per i tantissimi laureati e diplomati che hanno il trolley pronto per partire, con la morte del cuore, perché non ci sono le condizioni di welfare che permettano di progettare un qualunque futuro, mettere su famiglia, comprarsi una casa, offrire ai figli che verranno condizioni di vita adeguate. I nostri governanti – non lo dimentichino i calabresi che il 3 e 4 ottobre andranno al voto (e speriamo rinunceranno ad astenersi) – hanno rubato il futuro ai nostri ragazzi: interrompiamo questo “furto” e guardiamo con ottimismo al domani.

Non è un caso che il tema della tre giorni di Scilla sia stato (R)innoviamo il Mezzogiorno, dove il rinnovamento fa il paio con l’innovazione, vera chiave di sviluppo per una terra che utilizza appena il 5% delle sue risorse. Uno degli obiettivi del meeting era quello di agevolare i contatti tra le varie realtà, italiane e non solo, per creare una rete che sappia garantire sviluppo e progresso: vedremo nei prossimi mesi se sarà adeguatamente capitalizzato questo contributo di idee. Di iniziativa importante ha parlato la viceprefetto vicario Maria Stefania Caracciolo: «in linea con gli obiettivi di chi vuole che la nostra terra non sia più terra di ‘ndrangheta. Dobbiamo cominciare a guardare la parte piena del bicchiere, il positivo smettendo di piangerci addosso. Bisogna chiedersi perché l’imprenditoria non decolla in questa nostra regione. La criminalità non può essere sconfitta con interdittive e certificazioni, ma serve uno sforzo corale e collettivo, un cambio di natura culturale».

Idee chiare, a proposito, di un Sud che non trova la sua dimensione imprenditoriale in una terra che – secondo il giornalista Antonio Padellaro presidente de Il Fatto Quotidiano – che vede imperare una triangolazione di potere. Un vertice di questo triangolo è rappresentato dall’Unione Europea con i fondi stanziati per l’emergenza e le garanzie richieste per potere realizzare i progetti. I finanziamenti potrebbero essere interrotti se non si rispettano gli impegni presi. Il secondo vertice del triangolo è il governo di Mario Draghi garante per l’Italia nel mondo e garante del Pnrr. La classe politica che verrà eletta alle prossime elezioni regionali in Calabria – ha ammonito Padellaro – sarà sotto osservazione per evitare che i finanziamenti possano finire nelle tasche della malavita. Il vertice alto del triangolo è il presidente Sergio Mattarella che sta intervenendo più che con moniti, con precise richieste. Così come è avvenuto con la richiesta di mettere un freno alle manifestazioni violente dei no vax. Questo il quadro di riferimento in cui dobbiamo muoverci».

Accanto a Padellaro un altro grande giornalista italiano, Paolo Mieli,  ha offerto un contributo di non poco conto concordando sulla necessità di investire  sulla cultura della cura del territorio  (introdotta dal vicecapo della Protezione Civile Immacolata Postiglione): «È corretta – ha detto Mieli – la declinazione dell’emergenza al plurale. Devo dire, però, che il colpo d’occhio che ho avuto arrivando in Calabria è stato molto positivo. Questa regione, che sembrava dovesse essere la prima a soccombere per la pandemia dopo il cambio dei commissari alla sanità di un anno fa, ha invece resistito. Ha dato una prova di civiltà e responsabilità maggiore rispetto ad altre regioni. Adesso si andrà al voto e, compatibilmente alle norme covid, più si vota meglio è». Mieli ha poi sottolineato la necessità di una riforma costituzionale rifacendosi a quanto fatto da De Gaulle che, secondo il giornalista, presenta molti profili comuni a Mario Draghi. «La nostra Costituzione sarà anche la più bella del mondo – ha detto ancora Mieli – ma siamo stati commissariati due volte con Monti e Draghi, per non parlare delle anomalie sulla prosecuzione dei mandati dei presidenti della Repubblica.Siamo davanti a una grave crisi costituzionale e si deve stare attenti alle ripartenze calate dall’alto. L’unico meccanismo virtuoso è quello di coinvolgere il popolo, non solo quando deve vaccinarsi, ma anche per scegliere la classe dirigente».

C’è – è evidente – ha sottolineato il presidente della Fondazione Magna Grecia Nino Foti – il rischio che i finanziamenti destinati al Sud vadano dispersi o acquisiti dalla criminalità. «La mancanza di civismo e, invece, la presenza di una struttura sociale che non osserva le regole hanno dato spazio libero alla criminalità organizzata di crescere indisturbata. Serve poi uno svecchiamento e il rinnovamento della burocrazia nazionale e regionale che sono state, spesso, di ostacolo alla spesa pubblica per la loro arretratezza».

Gli interventi sono stati tanti e altri sono in programma oggi. Il vicepresidente della Regione Sicilia Gaetano Armao ha parlato della «grande opportunità per recuperare gravi gap strutturali, perché la ripresa è tangibile, con prospettive importanti per i prossimi quattro anni», mentre l’amministratore delegato della Consap (la Concessionaria dei Servizi Assicurativi Pubblici) Vincenzo Sanasi D’Arpe ha sottolineato che «serve un duplice ruolo di controllo sia sulla liceità che sulle modalità operative di gestione dei fondi. Oltre il 50% di questi sarà destinato a infrastrutture, alta velocità e porti. Si tratta di un intervento dello Stato nel mercato che il governo dovrà gestire usando strumenti di programmazione economica.  Accanto a questi occorrono misure straordinarie per la crisi e il risanamento d’impresa». E di innovazione tecnologica, tra gli altri, hanno parlato il Rettore della Mediterranea Santo Marcello Zimbone, il giornalista Giuseppe Smorto, Francesco Caporaso di Anas Calabria, Luigi De Vecchis di Huawei Italia, Giovanni Ferigo ad di Inwit.

Ma la pandemia continuerà a costringerci nell’emergenza? Secondo Franco Romeo, direttore di Cardiologia al Policlinico Tor Vergata di Roma, va rifiutata «la narrazione, spesso eccessivamente critica del sistema sanitario calabrese, e difeso la tenuta complessiva della Calabria. Abbiamo resistito meglio di quanto si poteva immaginare alla pandemia. In Calabria ci sono stati 1302 morti dall’inizio dell’emergenza Covid. Avevamo 140 posti di terapia intensiva contro i 500 della Lombardia, in linea quindi con la consistenza della popolazione e mai si sono riempite. Anche l’indice di letalità, il rapporto cioè tra numero morti e pazienti che hanno avuto la malattia, si è attestato all’1.3, rispetto alla media nazionale sopra il 3. È vero che c’è stato disordine, ritardi nella vaccinazione, ma non c’è mai stato paziente che non abbia trovato posto in ospedale. Sicuramente, però, nell’anno appena passato ci saremmo aspettati investimenti maggiori nella sanità calabrese».

Naturalmente si è parlato anche di mobilità (carente al massimo in Calabria) e del Ponte sullo Stretto. L’Università Mediterranea per voce di Marina Tornatora, docente del dipartimento Arte, ha espresso un punto di vista ababstanza coerente con la visione offerta a suo tempo dal fondatore di Architettura a Reggio Ludovico Quaroni: «Il corridoio scandinavo deve avere una strategia di territorio che dà un’attenzione precisa a tutte le realtà interconnesse non solo al ponte». Bisogna «ristabilire degli equilibri di infrastrutture» perché il Sud non parta svantaggiato: «Se Roma-Milano si fa in tre ore e mezza dobbiamo pretendere Roma-Catania in tre ore e mezza. Il ponte deve farci riflettere su una strategia ampia: guardare al Sud come uno spazio di baricentro nel Mediterraneo». «Il ponte – secondo Dario Lo Bosco, presidente di Trainose del Gruppo FS – è una cerniera strategica di un grande corridoio plurinazionale. Interconnettere le reti significa dare valore aggiunto anche all’economia e al pil. Oggi il ponte è una scommessa anche per incrementare l’economia dopo il Covid».

Economia e scippo al Sud: il direttore del Quotidiano del Sud Roberto Napoletano ha ribadito le sue convinzioni, ormai note e condivise a tutti i livelli: «Noi abbiamo avuto tutti questi soldi perché siamo quelli messi peggio: siamo il grande malato d’Europa. Questa è l’ultima occasione» per cui più che mai necessario sarebbe per le regioni «affidarsi a strutture di progettazione. Sul ponte: non ho le competenze tecniche per potermi esprimere sulle tre campate – ha concluso –  ma, per quanto riguarda l’aspetto economico, il ponte ad una campata era stato approvato in tutte le discussioni».

Il Ponte, grande sogno, probabile nuova incompiuta anche di questo Governo che guarda all’innovazione e al futuro. Provocatoriamente l’ex ministro Saverio Romano ha chiesto «Ma siamo sicuri che i siciliani e i calabresi vogliono questo ponte? Abbiamo vissuto tutti quanti una stagione in cui ad ogni campagna elettorale si parlava di ponte sullo Stretto. C’è stata una gara, un aggiudicatario (che è stato anche risarcito) e non c’è stato nessun moto rivoluzionario tra Sicilia e Calabria. I siciliani e i calabresi ritengono che questo ponte sia indispensabile? Le ragioni del no dovrebbero riguardare siciliani e calabresi» mentre quelle del «sì potrebbero avere altri interessi che potrebbero avere un panorama largo». «Prima ancora del ponte abbiamo bisogno di costruire un ponte tra fabbisogno e consapevolezza. Questo ponte che ha mille ragioni per essere realizzato non viene realizzato perché la minoranza si è rivelata più forte della maggioranza. Penso che nessuno di noi in futuro vedrà realizzato il ponte sullo Stretto nonostante sia necessario come erano necessarie molte cose prima di noi nessuno ha visto».

Ponte, mobilità (in primo luogo la statale 106) digitalizzazione, innovazione tecnologica: un carnet “rovente” per una regione che non soffre solo di sanità insufficiente e “malata”. Dove manca – non ci stancheremo mai di ripeterlo – una visione di futuro. Fosse la volta buona che da Scilla parta la scintilla per attivare il sacro fuoco della dovuta attenzione alla Calabria e ai calabresi? (s)