;
A Castellabate al via Sud e Futuri tra denatalità, Mezzogiorno, intelligenza artificiale e mafie

A Castellabate Sud e Futuri tra denatalità, Mezzogiorno, intelligenza artificiale e mafie

Ha preso il via, a Castellabate, a Villa Matarazzo, la quinta edizione di Sud&Futuri, il meeting internazionale organizzato dalla Fondazione Magna Grecia, guidata dal Presidente Nino Foti.

L’evento che si è svolto a Villa Matarazzo e che oggi si conclude a Paestum, rappresenta un’importante momento di confronto sui possibili futuri del Mezzogiorno, vede la partecipazione come media partnership del gruppo Pubbliemme–Diemmecom–LaC Network–ViaCondotti21, la collaborazione di AdnKronos e della Fondazione Pio Alferano, il patrocinio dei Comuni di CastellabateCapaccio Paestum e del Parco nazionale del Cilento.

Gli ospiti della prima giornata sono stati introdotti da Paola Bottero, direttore strategico di ViaCondotti21 – Pubbliemme – Diemmecom e Alessandro Russo, direttore editoriale di LaC Network.

Dopo i saluti istituzionali del sindaco di Castellabate Marco Rizzo si è soffermato sull’importanza dei temi di attualità che sono trattati nelle tre giornate dell’evento.

I lavori sono stati aperti dall’intervento in collegamento della ministra Eugenia Maria Roccella, prima dell’inizio del panel “Denatalità e spopolamento” del territorio per capire come dare ai giovani una ragione per restare, o meglio ancora per tornare.

La ministra Roccella ha dichiarato: «Non possiamo sostituire la denatalità con l’emigrazione, perché questo fenomeno è un problema di vitalità, ed è la spia di un problema più profondo, di un Paese incartato su sé stesso ed è una condizione che riguarda l’Italia e anche l’Europa. La famiglia italiana era un mito, ma è stata trascurata dalle politiche pubbliche e per questo dobbiamo puntare a una ripresa di vitalità e di speranza per il nostro futuro».

«Il Governo ha messo al centro la natalità, la famiglia e le pari opportunità, tutti elementi strettamente collegati. L’unico modo per mettere al centro la natalità è mettere al centro la famiglia, attraverso un sostegno concreto economico e fiscale – ha proseguito –. Abbiamo, ad esempio, previsto l’aumento dell’assegno unico o l’assegno di inclusione. È anche necessario un cambiamento culturale per la disattenzione che è stata data alla famiglia e riportare l’idea che fare un figlio non è una penalità, ma una premialità».

Sulla prossima legge di bilancio, la ministra anticipa che «proseguiremo nell’implementazione dell’assegno unico, fino a 6 anni e vogliamo attivare anche altri strumenti per dare degli aiuti per il secondo e terzo figlio. I figli non devono essere un ostacolo per la continuità di carriera delle donne che, troppo spesso, rinunciano a lavorare».

Fabrizio Frullani, vicedirettore del Tg2, ha moderato il panel sul quale si sono confrontati sul tema Pietro Massimo Busetta, professore di statistica economica alla UniPa, ha sottolineato che «ogni anno 100 mila persone vanno via dal Mezzogiorno e lo spopolamento riguarda anche le grandi città. Questo fenomeno si combatte con una attività economica adeguata, offrendo una prospettiva di futuro ai ragazzi che nascono in queste aree. Non basta il turismo che da un 7 per mille di occupazione, bisogna cambiare paradigma».

Fabio Insenga, vicedirettore AdnKronos, ha aggiunto: «Con la mia testata abbiamo fatto una serie di approfondimenti su questo tema che riguarda tutti, dalla famiglia tradizionale e chi aderisce a modelli diversi. Abbiamo riscontrato una profonda consapevolezza di questo fenomeno che viene ricondotto prevalentemente a problematiche di natura economica».

La pedagogista Maria Rita Parsi ha sottolineato come «bisogna mettere in condizione le coppie di comprendere che responsabilità è avere una famiglia, perché il problema della denatalità è strettamente legato alla sfiducia sulla resistenza della coppia. E’ anche un meccanismo legato alla incapacità di sentirsi genitori in pieno, mentre si è occupati anche a realizzarsi. Diventare genitori è governare una nazionale. La soluzione è la formazione».

Emiliana Mangone, professoressa di sociologia dei processi culturali e comunicativi alla UniSa, nelle sue conclusioni ha evidenziato come «i problemi di denatalità e spopolamento vanno affrontati in maniera strutturale con interventi e medio e lungo termine. Oltre agli aiuti di carattere economico e di supporto alle famiglie, bisogna far comprendere sin dall’infanzia come la comunità sia fondamentale per un territorio».

Per Nino Foti «la denatalità ha finito per indebolire la produttività dei territori del Mezzogiorno ampliando notevolmente i divari esistenti fra le aree geografiche del Paese. L’ intero meridione si sta impoverendo, all’anagrafe fra culle sempre più vuote, servizi pubblici poco competitivi ed emigrazione giovanile crescente. Una fuga di massa verso luoghi che assicurano condizioni di vita migliori, con servizi più efficienti e la possibilità di ottenere un posto di lavoro in tempi ragionevoli».

«Così il Sud sarà ancora più sofferente con un PIL che nei prossimi 20 anni potrebbe scendere di 22% che uniti a quelli del precedente ventennio significa – 40%. Anche l’Istat, istituto statistico di Stato – ha concluso – ha chiesto interventi strutturali nel Sud a cominciare dai servizi sanitari, trasporti, assistenza per l’infanzia, qualità dell’istruzione».

Federico Faggin, fisico di fama mondiale e Presidente della Federico and Elvia Faggin Foundation, noto per essere il “padre” del microchip, è stato il protagonista del secondo panel, dedicato ai Rischi dell’Intelligenza Artificiale. Oltre a Faggin sono intervenuti Antonio Baldassarre, Presidente Emerito della Corte Costituzionale, Arthur Gajarsa, Giudice Corte D’Appello Federale Usa e Antonio Nicaso, moderati dal giornalista Fabrizio Frullani.

Un ritorno per Faggin, che, nella prima edizione di Sud e Futuri, ha avuto assegnato il Premio Magna Grecia e nel suo intervento ha spiegato come «già 35 anni fa studiavo l’Ia e posso affermare che un pc non può avere una coscienza. Noi siamo esseri che esistono in una realtà più vasta, più profonda e la nostra coscienza non è il segnale elettrico del pc, è una marcia in più, è un fenomeno quantistico. Noi siamo entità coscienti con libero arbitrio».

«Il fatto che le macchine oggi riescono a imitare le azioni degli uomini è pericoloso – ha sottolineato –. La nuova tecnologia è uno strumento fantastico, ma ci sono persone che la possono utilizzare in modo cattivo e bisogna essere seri su questo tema. La fisica quantistica rappresenta la nostra natura più profonda. Noi esseri umani non siamo solo testa e razionalità, ma siamo anche cuore, empatia e cooperazione elementi che non fanno parte dell’IA e sono proprio questi elementi che ci devono spingere per utilizzarla bene. Dobbiamo crescere in fretta e capire di più dell’IA e non possiamo farci dominare da chi la controlla».

Per Baldassarre «l’IA non può far tutto, solo un uomo con l’intelligenza umana può arrivare a elaborare poesie, libri e composizioni musicali. È una grande potenzialità, ma anche una fonte di rischi e per evitare che le conseguenze negative siano superiori alle cose utili, la società si deve preparare. Deve preparare la scuola, le leggi, tutte le infrastrutture sociali ad essere produttive, ad essere un alleato e non un nemico».

Gajarsa nel suo intervento ha sottolineato come «l’IA non ha l’anima dell’umanità e anche in America ci si sta interrogando sui pericoli di questo strumento, che è comunque un’opportunità per andare avanti, se si usa in modo corretto».

Antonio Nicaso, infine, ha evidenziato come «L’Intelligenza Artificiale può rappresentare un’arma a doppio taglio, perché dà opportunità di progresso, ma viene utilizzata anche dalle organizzazioni criminali. È, quindi, necessario trovare il giusto compromesso».

A chiudere la prima giornata è stato il procuratore di Napoli (attuale di Catanzaro), Nicola Gratteri.

Il magistrato antimafia, alla sua sua prima uscita pubblica in Campania dopo l’importante nomina, è stato protagonista del panel dedicato alla Globalizzazione delle mafie nello spazio digitale insieme al giornalista e saggista Antonio Nicaso: l’incontro è stato introdotto da Nino Foti, presidente della FMG e moderato dalla giornalista Paola Bottero.

Questa tematica è stata oggetto di importanti approfondimenti da parte del Procuratore Gratteri visto che, in questi anni, ha sperimentato per primo in Italia le intercettazioni digitali ed è il principale conoscitore dell’intelligence applicata alla lotta alla mafia.

Antonio Nicaso, che ha scritto insieme a Gratteri numerosi libri sulla criminalità organizzata, nel suo intervento ha spiegato come «le mafie sono riuscite ad adattarsi alle evoluzioni tecnologiche, muovendosi on line e offline, utilizzando sistemi di credito sommerso, dimostrando capacità di coniugare tradizione e innovazione».

«Ad esempio, il coltan, un minerale nero metallico necessario per la produzione di apparecchi tecnologici, il tantalio utilizzato nell’industria aerospaziale e nel nucleare, detenuti in una alta percentuale in Congo – ha proseguito – sono alcune tra le materie prime di cui la ‘ndrangheta va a caccia e che baratta con armi. Un mondo in evoluzione, che comprende il mercato digitale, il metaverso e l’intelligenza artificiale. Ci sono indubbiamente aspetti sul piano del diritto che devono essere necessariamente aggiornati, perché c’è una politica che non riesce a cogliere i cambiamenti e le evoluzioni. C’è un problema di velocità, che bisogna affrontare. Ci muoviamo a due diverse velocità».

Gratteri, invece, si è soffermato sul mercato degli stupefacenti: «L’unica droga che si può sconfiggere al mondo è la cocaina. È un’utopia che si può realizzare se l’Onu fosse un organismo sovranazionale, ma è debole rispetto alle forze e ai poteri nel mondo. Dov’è stato il segretario dell’Onu quando la Russia ha invaso l’Ucraina, ad esempio».

«Per fermare il mercato della droga – ha sottolineato – occorrerebbe l’intervento delle Nazioni Unite, che dovrebbero uscire dai palazzi di vetro e andare nei campi dove si produce la coca, intervenendo in Colombia, in Bolivia, in Perù, imponendo a questi Paesi la conversione delle colture di coca, obbligandoli a seminare grano. I problemi si devono affrontare alla radice, altrimenti non si risolve».

Sul nuovo incarico a Procuratore di Napoli, Gratteri ha spiegato che «incontrerò tutti i sostituti e i 9 Procuratori aggiunti. Li ascolterò per trovare spunti di confronto e capire cosa fare per arrivare ad arginare il fenomeno mafioso, di abusivismo edilizio. Voglio sentire le loro idee ed i progetti per avere una visione, una strategia. È fondamentale creare una sinergia con la polizia giudiziaria, che deve essere rispettata al massimo dalla magistratura. Voglio trasmettere coraggio».

Infine, sulla mafia nello spazio digitale, il magistrato dichiara: «Abbiamo bisogno di assumere ingegneri informatici e hacker. Dobbiamo investire in tecnologie e questo ancora non è avvenuto in Italia che è ancora troppo indietro perché nessuno ha avuto una visione. Questo, invece, è accaduto in altri Paesi europei che hanno modificato notevolmente il loro approccio per il contrasto alle mafie».

Nino Foti ha evidenziato come «lavorare per lo sviluppo sociale e culturale del Mezzogiorno significa, inevitabilmente, trovarsi ad affrontare un discorso sulle Mafie. Siamo in un momento storico in cui l’ideologia criminale viene anche comunicata e idolatrata da stereotipi, simboli e narrazioni dagli stessi protagonisti in un intreccio inedito tra reale e virtuale. Va promossa una riflessione su come è possibile sensibilizzare, soprattutto i giovani, a non riconoscersi in determinate narrazioni, a disvelare i meccanismi artificiali e di disvalori che ne riproducono il successo». 

«Solo con una conoscenza approfondita e strutturata di questi contesti – ha ribadito – è possibile costruire risposte improntate ad una attraente narrazione della legalità anche attraverso progetti che si radicano nella cultura e di chi come noi si occupa di proteggere e promuovere il patrimonio culturale, e con esso la crescita, di cittadini innamorati della propria terra e della legalità, in particolare nel Mezzogiorno d’Italia».

La giornata di ieri, venerdì 29 settembre, si è aperta con un incontro sul tema Mobilità e connessioni. Creare nuove connessioni, migliorare le infrastrutture e adeguarne la rete dei collegamenti, può essere un ottimo volano per attrarre investimenti.

A Villa Matarazzo si sono confrontati Nuccio Altieri, presidente Invimit, Salvio Capasso, responsabile servizio imprese e territorio di SRM, Pierluigi Di Palma, presidente Enac, Nicola Lanzetta, country manager Italia Enel, Dario Lo Bosco, presidente Rfi e Nino Foti.

Su come Investire nel Sud Italia, panel moderato dal giornalista Alessandro Russo, ha registrato, invece, gli interventi di Saverio Romano, deputato e vicepresidente Fmg, Carlo Amenta, commissario straordinario del Governo Zes Sicilia Occidentale, Francesco Cicione, fondatore e presidente Entopan, Antonello Colosimo, presidente di sezione della Corte dei Conti e presidente OdV della Fondazione, Francesco Saverio Coppola, segretario generale associazione internazionale Guido Dorso, Lino Morgante, Presidente e Direttore editoriale Società Editrice Sud Gazzetta del Sud Giornale di Sicilia, Giuseppe Romano, commissario straordinario del Governo Zes Campania e Calabria, Federico Tozzi, executive director Italy – America chamber of commerce e Raffaele Fitto, Ministro per gli Affari Europei, il Sud, le Politiche di Coesione e il Pnrr.

Alle 17.30 è intervenuto il Ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano, sul tema “Magna Grecia, patrimonio mondiale dell’umanità”. con la partecipazione di Tiziana D’Angelo, Direttore del Parco archeologico di Paestum & Velia, il Presidente della FMG Nino Foti e il vice presidente Saverio Romano. (rrm)