Foti (Fondazione Magna Grecia): Preoccupati per l’autonomia differenziata

«Ci preoccupa l’approvazione dell’autonomia differenziata perché, da quel momento, viene ‘Costituzionalizzata’ la spesa storica e il Paese viene diviso in due». È la denuncia di Nino Foti, presidente della Fondazione Magna Grecia, nel corso del convegno Zes unica, una grande opportunità per il Mezzogiorno? di Palermo.

«In caso di approvazione della riforma – si è chiesto Foti – a cosa servirà il Pnrr se nel frattempo si sta svolgendo un’attività che di per sé sposterà ingenti somme economiche e finanziarie verso le aree del nord? Non dimenticate che tre intese erano già state fatte per il governo Gentiloni, per cui non è solo un problema di destra o di Lega».

«Anche la Zes unica – ha aggiunto – è fondamentale ma va nella direzione opposta della riforma dell’autonomia differenziata. Sappiamo che c’erano otto Zes che hanno lavorato con commissari straordinari, mentre adesso ci sarà una cabina di regia unica, un commissario chiamato delegato di missione».

A fargli eco, in video collegamento, il direttore della Svimez, Luca Bianchi, ribadendo come «l’autonomia è, per noi, un tema di interesse e preoccupazione e la nostra posizione è di forte contraddizione alla riforma che sta circolando. Fra due giorni avremo una audizione nella quale esprimeremo i nostri dubbi».

Per Bianchi la riforma dell’autonomia differenziata e quella che ha portato a una Zes unica «sono due modelli incompatibili: da un lato – ha spiegato – c’è un accentramento delle istanze territoriali e dall’altro una autonomia che rischia di spaccare e frammentare le politiche pubbliche».

Bianchi, poi, ha ribadito come «la posizione dello Svimez rispetto all’ipotesi di autonomia differenziata che sta circolando è di forte contrarietà. L’autonomia, infatti, rischia di spaccare e frammentare ulteriormente le politiche pubbliche nel nostro Paese».

Per il direttore della Svimez, infatti, la creazione delle otto Zes in Italia è stata ‘«una buona idea ma con grandi difficoltà attuative. Questa riforma delle Zes interviene dopo diversi anni di attuazione e si sottolineano i rischi di un possibile rallentamento che la Zes unica ha comportato in questi primi mesi del 2024».

«Adesso con la Zes unica si parla di un nuovo modello di approccio. Io parlerei di una zona economica Sud, un intervento più generale. Comporta dei rischi ma anche enormi vantaggi», ha detto Bianchi, sottolineando la necessità di «realizzare piani strategici identificando i settori nei quali intervenire, da fare rientrare negli interventi di investimento sostenuti dal credito di imposta».

«Una mossa – ha proseguito – che può funzionare solo se accompagnata dalla semplificazione amministrativa fatta a livello centrale. Le risorse per politiche speciali e investimenti non sono tanto un problema oggi quanto avere un quadro strategico che recupera la dimensione industriale del Sud».

«Funzionerà? – si è chiesto Bianchi – Se pensiamo di fare interventi buoni per tutti non riusciremo ad attivare gli interventi, se il piano strategico ha la capacità di individuare tre o quattro assi strategici, avremo un cambio di passo».

Per Saverio Romano, presidente della Commissione bicamerale sulla Semplificazione, «se l’autonomia differenziata dovesse andare in porto così com’è in parte il Sud rischierebbe di essere penalizzato».

«Cosa ne penso della Zes unica? – ha chiesto –. Proprio perché non c’è non deve essere contrapposizione tra il Nord e il Sud, quando abbiamo approvato la Zes unica, solo per il Mezzogiorno, non ci sono stati da parte parlamentari o esponenti del Nord proteste, proprio perché sono convinti che oggi il Mezzogiorno necessita di una spinta maggiore affinché possa essere, insieme al resto del Paese, motore in Europa anziché zavorra».

«Noi andiamo in questa direzione – ha proseguito – per fare in modo anche attraverso la semplificazione, si possa accorciare la distanza tra gli utenti, le amministrazioni e lo Stato. Con la Zes unica, questo processo, anche attraverso l’accentramento dei poteri per accorciare la filiera, è in corso. Sapete meglio di me che laddove ci sono tanti passaggi si annida anche la corruzione, laddove ci sono pochi passaggi trasparenti è più difficile: la Zes unica semplifica i processi di investimento er le imprese che lo vogliono fare».

«Non tanto in ordine ai livelli essenziali di prestazione – ha aggiunto – che saranno rinviati ad altra data, ma agli accordi tra le Regioni, che dovrebbero essere definiti in maniera più chiara e ampia».

Dario Lo Bosco, presidente di Rfi, ha evidenziato come «la Zes unica valorizza il ruolo della Sicilia, che è piattaforma strategica nel Mediterraneo».

«Si tratta di armonizzare le reti infrastrutturali e, finalmente – ha aggiunto – come diceva già il libro bianco 2001 dell’Unione Europea, realizzare per il trasporto delle merci una intermodalità virtuosa. Bisogna puntare quindi a far crescere le ferrovie e le vie del mare, a una connessione con i porti, ma anche con gli aeroporti, perché ci sono delle merci che viaggiano con sistema a cargo».

«Con la regia del governo Meloni – ha proseguito –, con il ministro Fitto e con il ministro dei trasporti Salvini è quindi importante ottimizzare questa rete infrastrutturale, perché una rete infrastrutturale ha un valore che cresce al quadrato con il grado di interconnessione dei nodi».

Il presidente di Confindustria Palermo, Giuseppe Russello, ha evidenziato come «il tema della Zes unica si innesta sulle Zes precedenti sulle quali possiamo esprimere un giudizio assolutamente positivo perché in questo brevissimo periodo in cui sono entrate in vigore le imprese ne hanno tratto grande giovamento».

«C’è da capire –ha aggiunto – la parte operativa della Zes unica, come si cala e come si trasferisce all’interno dell’operatività delle aziende. Probabilmente una struttura periferica di contatto diretto con le aziende avrebbe agevolato».

«Cercheremo di capire nelle prossime settimane i decreti attuativi ma soprattutto l’organizzazione di questa nuova struttura come possa impattare con le nostre imprese – ha proseguito –. Il tema delle Zes è un elemento di grande qualificazione dei territori, probabilmente bisognava stare più attenti in una perimetrazione che avrebbe dovuto e potuto orientare scelte di politica industriale, tema che attiene al governo nazionale».

«Aspetterei ancora qualche settimana – ha concluso – per capire come adesso si declina la struttura di tipo centralistico sul territorio. Poi c’è il tema delle risorse e lì qualche dubbio sul piano personale lo nutro perché soltanto 1,8 mld di euro per l’intero Sud è qualcosa che alimenta delle perplessità».

il Presidente della Regione siciliana Renato Schifani, ha ricordato come «ho condiviso, col ministro Raffaele Fitto, l’ipotesi di una Zes unica, cioè tutto il Mezzogiorno».

«Parcellizzare gli interventi su micro aree – ha spiegato – avrebbe complicato sempre di più la possibilità di investimenti grazie a una pressione fiscale più ridotta. Adesso abbiamo un quadro più completo. La scommessa è, però, di essere coerenti con la tempistica, quindi la riforma teoricamente va bene, occorre però calarla in una velocizzazione delle procedure, perché altrimenti avremmo fallito. Ma non è nell’intenzione del Governo e neppure del governo regionale, che farà la sua parte».

Per il Governatore della Regione Siciliana «la Zes unica sicuramente può essere un’opportunità e lo sarà, l’importante è che vengano abbreviati, accorciati tutti quei termini che sono strategici per la velocizzazione delle procedure. Lì è la scommessa. Ho condiviso con Raffaele Fitto l’ipotesi di una Zes unica, cioè tutto il mezzogiorno. Parcellizzare gli interventi su micro aree avrebbe complicato sempre di più la possibilità di investimenti».

«Adesso abbiamo un quadro più completo – ha evidenziato –. La scommessa è quella, però, di essere coerenti nella tempistica. Quindi, la riforma teoricamente va bene, occorre però calarla in una velocizzazione delle procedure perché sennò avremmo fallito, ma non è nell’intenzione del governo, né del governo regionale che farà la sua parte».

«Il lavoro che il governo ha fatto con la Commissione europeo è stato molto complesso», ha ricordato il ministro Fitto, sottolineando come «non era scontato che la Commissione autorizzasse le Zes, questa scelta rappresenta una grande opportunità».

«Rappresenta un’area omogenea – ha aggiunto –. C’è da fare una comparazione. Dal primo gennaio abbiamo fatto una proroga». (rrm)

Lunedì a Palermo con la Fondazione Magna Grecia si parla di Zes Unica

Si intitola Zes Unica: Una grande opportunità per il Mezzogiorno, il convegno in programma lunedì 22 aprile, alle 10.30, alla Sirenetta di Mondello (Palermo), organizzato dalla Fondazione Magna Grecia, guidata dal presidente Nino Foti.

Dopo i saluti dell’assessore alle Attività Produttive della Città di Palermo, Giuliano Forzinetti, ci sarà l’intervento del presidente della Fondazione Magna Grecia, Nino Foti.

Successivamente prenderanno la parola Luca Bianchi, Direttore generale Svimez, Pietro Massimo Busetta, professore ordinario di Statistica economica Università degli Studi di Palermo, Francesco Saverio Coppola, segretario Generale Associazione Internazionale Guido DorsoDario Lo Bosco,presidente di Rfi, Roberto Napoletano, direttore Editoriale de Il Quotidiano del Sud – L’Altravoce dell’ItaliaGiuseppe Russello, presidente Confindustria Palermo.

Nella seconda parte dei lavori, che prenderanno il via dalle 15.00, interverranno Silvia Castagna, membro del Comitato AI del Dipartimento per l’Informazione e l’Editoria della Presidenza del Consiglio dei Ministri, Roberto Di Maria  Professore ordinario di Diritto costituzionale, Università degli studi di Enna “Kore”, Fabio Montesano, AD Fidimed, Giosy Romano, già Commissario straordinario del Governo Zes Campania e Zes Calabria, Francesco Saverio Romano, Presidente della Commissione bicamerale per la Semplificazione, Raffaele Fitto, ministro per gli Affari Europei, il Sud, le Politiche di Coesione e il Pnrr.

Concluderà il convegno il Presidente della Regione Siciliana, Renato Schifani. Modera la giornalista Silvia Perdichizzi(rrm)

 

A Reggio con la Fondazione Magna Grecia si è parlato del futuro del Tito Minniti

«È arrivato il momento di mettere le ali all’aeroporto di Reggio Calabria». Sono le parole del presidente della Fondazione Magna Grecia, Nino Foti, a fare la perfetta sintesi dell’evento svoltosi venerdì nella Sala dei Lampadari di Palazzo San Giorgio e organizzato dalla Fondazione Magna Grecia sul futuro del Tito Minniti.

Una manifestazione che ha visto la partecipazione del vicesindaco della Metrocity RC, Carmelo Versace, Pierluigi Di Palma, presidente di Enac, Pietro Caldaroni, responsabile Comunicazione e Relazioni Istituzionali di Ita Airways, Antonello Colosimo, presidente di Sezione della Corte dei Conti, Roberto Occhiuto, presidente della Regione Calabria, Santo Biondo, segretario generale di Uil Calabria, Antonino Tramontana, presidente della Camera di Commercio di Reggio Calabria, e Santo Strati, direttore di Calabria.Live.

Ciascuno di loro ha offerto, grazie alle loro lucide considerazioni, spunti di riflessioni sullo sviluppo di uno scalo fondamentale per il territorio calabrese e siciliano anche alla luce del recente arrivo di Ryanair.

I presidente Foti ha ribadito l’importanza di «non perdere questa occasione unica nella storia della nostra regione, con un ammontare di risorse finanziarie superiore a quelle del famoso Piano Marshall, che fa giungere in Calabria in aggiunta ai Fondi Pnrr, anche i Fondi Europei di Sviluppo e Coesione del prossimo quinquennio. Oltre agli investimenti fondamentali nelle infrastrutture, bisogna investire sul capitale umano (competenza, esperienza e formazione), specialmente sui giovani e sulle donne».

«L’importante investimento di Ryanair su Reggio Calabria – ha evidenziato – in questa fase così interessante per lo sviluppo del territorio, rappresenta un punto di partenza molto significativo. Faccio i miei complimenti al presidente Occhiuto per quanto fatto e, adesso, ritengo necessario intervenire sull’aeroporto di Reggio in modo intelligente. È l’offerta che fa la domanda».

«Proprio per questo – ha concluso – auspico che i vertici di Ita Airways estendano il servizio attuale, introducendo più rotte su Reggio Calabria da Roma e Milano. Il futuro inizia oggi».

I lavori dell’evento sono stati moderati da Fabrizio Frullani, vice direttore del Tg2. Carmelo Versace ha fatto un plauso «alle attività portate avanti in questi anni dalla Fondazione Magna Grecia che ha perseguito un cammino per la crescita del territorio. L’arrivo della compagnia inglese low – cost rappresenta una vittoria per la comunità e il Ponte sarà un acceleratore in tutto questo processo. Non dobbiamo però dimenticare l’importante dell’Alta velocità è e la valorizzazione del Porto di Gioia Tauro».

Di Palma ha evidenziato come «questo dibattito coglie il momento che sta attraversando la Calabria e riconosco a Occhiuto la visione di sviluppo incentrata sull’incremento dei modelli aeroportuali, ispirandosi a quando avvenuto in Puglia, puntando al turismo e attirando investimenti imprenditoriali».

«L’aeroporto Tito Minniti  – ha concluso –sembrava uno scalo abbandonato e può diventare una realtà molto interessante e, adesso, sono necessarie le interconnessioni. Nell’arco di poco più di un anno abbiamo dato risposte importanti a Reggio Calabria e questa rappresenta una bellissima sfida per consegnare alle nuove generazioni un territorio che rinasce».

Caldaroni ha ricordato come «siamo su questo aeroporto da quando siamo nati, dal 15 ottobre 2021, garantendo la copertura su Milano Linate e Roma Fiumicino. Registriamo 300 mila passeggeri su Reggio Calabria e, il nostro interesse, è quello di rimanere su questo territorio che reputiamo molto importante, garantendo al tempo stesso un prodotto diverso da quelli che offrono i nostri competitor. Con le nostre rotte, inoltre, garantiamo le connessioni con i territori nazionali, internazionali e intercontinentali».

«Faccio i miei complimenti a Occhiuto per il lavoro svolto e adesso siamo di fronte a una grande possibilità di sviluppo per il bacino della Calabria che coinvolge anche i messinesi», ha detto Colosimo.

«Tenendo conto – ha concluso – che l’approvazione del progetto esecutivo del ponte sullo Stretto di fatto collega l’Isola alla terra ferma si tratta di un unico flusso di potenziali viaggiatori che deve trovare un sistema aeroportuale a Reggio Calabria degno di questo nome ed è doveroso cogliere questa occasione».

Il presidente Occhiuto, in video collegamento, ha ribadito come «l’aeroporto di Reggio Calabria può essere davvero l’aeroporto dello Stretto, capace di attrare l’utenza della Sicilia orientale e questa compagnia ci crede moltissimo a consolidare questo rapporto. Siamo solo all’inizio e bisogna lavorare affinché anche le altre compagnie possano partire ed atterrare da Reggio. Questa è una vittoria di tutta la Calabria e la provincia di Reggio ha attrattori di sviluppo che possono essere importanti per altre province».

Per Santo Biondo «è un momento significativo per la Calabria sul tema del trasporto aereo e condividiamo l’azione del presidente Occhiuto per che sta rilanciando questo aeroporto che nel 2016 era fallito».

«È un obiettivo importante – ha concluso – che gli va riconosciuto e noi come sindacato siamo presenti all’interno di Sacal e abbiamo sempre chiesto che ci fosse al governo del sistema aeroportuale calabrese un soggetto pubblico e, adesso, finalmente è così. La grande sfida è che la Calabria sappia promuovere la propria immagine sviluppando la capacità turistica, creando un brand attrattivo e garantendo flusso di passeggeri all’interno dei nostri aeroporti».

«Il Tito Minniti è stato un aeroporto cenerentola a causa di una mancanza di visione di chi ha governato il territorio», ha ricordato il direttore di Calabria.Live, Santo Strati.

«Bene l’arrivo di Ryanair con il suo hub – ha chiosato – ma dovremmo diventare hub anche di Ita Airways, perché attualmente c’è una illogicità dell’orario dei voli Ita su Roma e Milano. C’è una offerta troppo bassa a fronte di una domanda altissima. Adesso bisognerà mettere in condizione i passeggeri di arrivare a Reggio in modo agevole, anche dalla Sicilia e da Messina in particolare».

«Siamo interessati a questa infrastruttura – ha detto Tramontana – dalla quale ci aspettiamo un rilancio turistico, che è la chiave di volta per lo sviluppo della nostra città. Proprio per questo stiamo lavorando sul settore turistico perché dobbiamo farci trovare pronti in termini di servizi. Stiamo mettendo insieme tutti i soggetti del settore che hanno cominciato a produrre i primi pacchetti turistici di qualità e, in quest’ottica, abbiamo creato l’associazione ‘Reggio Calabria welcome’».

«Per dare stimolo a questa attività del governo regionale – ha concluso – abbiamo anche attivato un dialogo con le camere di commercio estere coinvolte nelle rotte. Ad esempio a Marsiglia siamo in contatto con le camere di commercio di quell’area e nelle prossime settimane presenteremo la nostra proposta turistica». (rrc)

A Reggio con la Fondazione Magna Graecia si parla del futuro del sistema aeroportuale dello Stretto

Il sistema aeroportuale dello Stretto: Quale futuro? è il titolo del convegno in programma venerdì 16 febbraio, alle 15.30, nella Sala dei Lampadari “Italo Falcomatà” di Reggio Calabria e organizzata dalla Fondazione Magna Grecia presieduta da Nino Foti.

Ad aprire i lavori dell’evento, che sarà moderato da Fabrizio Frullani, vice direttore del Tg2, il Presidente della FMG, Nino Foti. Interverranno inoltre il sindaco della Città Metropolitana di Reggio Calabria, Giuseppe Falcomatà e Presidente della Regione Calabria, Roberto Occhiuto, Santo Biondo (Segretario generale Uil Calabria), Carlo Borgomeo (Presidente Assaeroporti), Pietro Caldaroni (Responsabile comunicazione e relazioni istituzionali Ita Airways), Antonello Colosimo (Presidente di Sezione della Corte dei Conti), Pierluigi Di Palma (Presidente Enac), Santo Strati (Direttore di Calabria.Live) e Antonino Tramontana (Presidente della Camera di Commercio di Reggio Calabria).

«Un argomento più che mai attuale – ha commentato il Presidente della Fondazione Magna Grecia, Nino Foti – che diventa imprescindibile se vogliamo realmente parlare di prospettive di crescita di quest’area e non solo. È chiaro infatti che l’Aeroporto dello Stretto, anche in considerazione della realizzazione del Ponte, rappresenta un’infrastruttura strategica per lo sviluppo di tutto il territorio».

«Anche per questo motivo abbiamo fortemente voluto questo momento di confronto che – ha concluso – grazie al contributo degli autorevoli esponenti coinvolti, consentirà sicuramente di mettere a fuoco tutti gli elementi utili a definire le prospettive future di questo asset che può e deve diventare un elemento nevralgico per il sistema dei trasporti e delle comunicazioni del mediterraneo». (rrc)

La Fondazione Magna Grecia rende omaggio a uno dei suoi fondatori: Gino Gullace

La Fondazione Magna Grecia ha celebrato uno dei suoi fondatori, il giornalista calabrese Gino Gullace.

Nel corso di un partecipato evento ospitato alla Galleria del Cardinale e moderato dalla giornalista Paola Bottero, il Presidente della FGM, Nino Foti, ha donato all’amministrazione comunale di Ferruzzano (Reggio Calabria) un mezzobusto commemorativo in bronzo raffigurante Gullace, che fu definito «il giornalista calabrese che raccontava l’America», visto che negli anni ’50 è stato il primo inviato della Rizzoli e corrispondente per la rivista Oggi.

L’opera è stata realizzata dall’artista Mimmo Carteri e, nelle prossime settimane, sarà posizionata sul lungomare di Ferruzzano, che è intitolato proprio a Gino Gullace.

All’evento erano presenti i vertici della FMG, tra cui il vicepresidente l’on. Francesco Saverio Romano e Antonello Colosimo, Presidente della Corte dei Conte in Umbria e Presidente dell’Organismo di Vigilanza. Hanno partecipato, fra i tanti ospiti e autorità, il Cardinale Silvano Maria Tomasi, il Generale Pasquale Angelosanto, già Comandante del ROS dei Carabinieri, Riccardo Paternò di Montecupo, Gran Cancelliere del Sovrano Ordine di Malta.

Nino Foti, nel suo intervento, ha tracciato un ricordo personale e umano di Gino Gullace, ed ha evidenziato l’importanza di ricordare “un grande uomo di cultura, che è stato anche un uomo semplice. Uno scrittore e giornalista che ci ha lasciato tantissimi insegnamenti e oggi merita di avere il giusto riconoscimento. Con il suo lavoro ha aiutato tantissimi nostri connazionali che vivevano in America e necessitavano di inserirsi nella società dell’epoca.  Uno dei testimoni della Calabria vera, sana e ricca di cultura. Un uomo con lo sguardo rivolto al futuro, che già negli anni ’50 parlava dei rischi della tecnologia che può inaridire i rapporti umani, affermando che le persone devono essere il fine e non il mezzo”.

Presente il vice sindaco del Comune di Ferruzzano, Nino Crea, che ha dichiarato: «Gino Gullace ha rappresentato migliaia di connazionali che sono partiti da piccoli centri per cercare fortuna in America. Ha raccontato l’America in Italia e, se amiamo il ‘sogno americano’, lo dobbiamo a questo nostro grande concittadino. Inoltre, ha parlato della grandezza della Magna Grecia e di quello che siamo stati. Studiando e recuperando le nostre radici possiamo tornare ad essere grandi per dare un contributo non solo al nostro territorio, ma all’Italia tutta».

Alla cerimonia hanno partecipato anche alcuni familiari dell’indimenticato giornalista. La nipote Sabrina Maria Teresa Gullace commenta così questo significativo momento: «Siamo molto felici e orgogliosi per questo riconoscimento dato a mio zio, la cui memoria merita di essere mantenuta sempre viva. Ringraziamo la Fondazione Magna Grecia che ci ha regalato una sorpresa meravigliosa». (rrc)

A Palermo il convegno sulle mafie della Fondazione Magna Grecia

Domani, a Palermo, a I Giardini del Massimo, si terrà il convegno sulle mafie nell’era digitale, organizzato dalla Fondazione Magna Grecia, guidata da Nino Foti.

L’evento prevede due momenti: la prima sessione, dal titolo Organized crime in the internet age, avrà inizio alle 10.30. Prendendo spunto dalle attività di ricerca della Fondazione Magna Grecia, si approfondirà il
tema della presenza della criminalità organizzata sul web. Introduce il Presidente della Fondazione Magna Grecia Nino Foti.

Successivamente interverranno Pasquale Angelosanto, Generale di Corpo d’Armata, già Comandante dei ROS, Antonio Nicaso, giornalista, scrittore e studioso dei fenomeni criminali di tipo mafioso, Docente Queen’s University Canada, Walter Rauti, Research Fellow PNRR Lab SDA Bocconi, e Curatore del “Primo rapporto Cyberec” della Fondazione Magna Grecia, Marcello Ravveduto, docente di Digital Public History Università di Salerno e Curatore del rapporto “Le mafie nell’era digitale” e Ranieri Razzante,
Componente Comitato per la strategia sull’IA della Presidenza del Consiglio. Questo primo panel sarà moderato dal giornalista Fabrizio Frullani, vicedirettore del Tg2.

La seconda sessione, che prenderà il via a partire dalle 15, si occuperà degli aspetti relativi ai rischi che la presenza delle mafie nell’era digitale comporta considerato l’attuale vuoto legislativo sulla materia. Il titolo di questo secondo appuntamento è Il mondo del web, “legibus solutus”?

Dopo l’introduzione dell’on. Saverio Romano, Vicepresidente della Fondazione Magna Grecia,  prenderanno la parola: Antonio Baldassarre, Presidente emerito Corte Costituzionale, Antonio Balsamo, Sostituto procuratore generale della Corte di Cassazione, già Presidente del Tribunale di Palermo, Raffaele Bonsignore, Presidente Fondazione Sicilia, Arthur Gajarsa, Giudice Corte D’Appello Federale USA, Francesco Greco, Presidente Consiglio Nazionale Forense, Giuseppe Rossodivita, Avvocato penalista, Marzia Sabella, Procuratore aggiunto della Repubblica presso il Tribunale di Palermo e Francesco Paolo Sisto, Senatore della Repubblica, Viceministro dellaGiustizia.

Questo incontro sarà moderato dalla giornalista Elvira Terranova, caposervizio dell’agenzia AdnKronos.

«Questo evento – ha spiegato il presidente della Fondazione, Nino Foti – nasce dalle nostre attività di ricerca, in particolare dal primo rapporto sulle mafie nell’era digitale presentato lo scorso mese di maggio alla Camera dei Deputati, alla presenza anche del procuratore Nicola Gratteri, e dal secondo studio, al quale stiamo lavorando in questi mesi, sul Cybercrime, dedicato all’utilizzo diffuso e capillare che fanno oggi le mafie degli strumenti digitali per favorire le proprie attività criminose».

«Lavorare per lo sviluppo sociale ed economico del Mezzogiorno – ha aggiunto –  significa anche affrontare questi temi per comprenderli meglio».

«Sono contento che la Fondazione Magna Grecia abbia accolto la mia sollecitazione ad organizzare questa iniziativa – ha commentato il vice Presidente di FMG Saverio Romano – perché l’attività di ricerca della Fondazione, insieme agli illustri ospiti che ne discuteranno, saranno una buona base per consentire al legislatore di operare con puntualità in un segmento nuovo ed inesplorato». (rrm)

Fondazione Magna Grecia alla Borsa Mediterranea del Turismo archeologico

La Fondazione Magna Grecia ha preso parte alla XXV Borsa Mediterranea del Turismo Archeologico di Paestum (Salerno) che è stata ospitata nella sede del Tabacchificio Cafasso, l’attuale Next (sito di archeologia industriale “simbolo della Piana del Sele”, così definito da Gillo Dorfles).

Per la Fmg l’adesione all’edizione 2023 ha assunto una particolare importanza, in quanto la Bmta, che è stata fondata ed è diretta da Ugo Picarelli, celebra il venticinquesimo anniversario, condividendolo con il Parco Archeologico di Paestum e Velia e la Certosa di Padula, che proprio nel 1998 furono inseriti nella Lista del Patrimonio Mondiale dell’Unesco nell’ambito del riconoscimento attribuito al Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano, oggi anche Alburni.

L’incontro che ha visto protagonista la Fmg e che è stato organizzato all’interno della sezione “Archeoincontri”, si è incentrato sul tema “Vivere la storia. Un progetto di esperienza immersiva per i Cammini della Magna Grecia”.

Sono intervenuti Nino Foti, Presidente Fondazione Magna Grecia, Alessandro Di Legge, Segretario Generale della Fondazione Magna Grecia, Diego di Paolo, Destination manager, ideatore del Cammino di Francesco, Fiammetta Pilozzi, Responsabile Centro di ricerca Fondazione Magna Grecia e Matteo Sirizzotti Responsabile Hub Virtual Reality Università di Siena.

Dopo i saluti iniziali di Alessandro Di Legge, che ha moderato l’incontro, il Presidente Foti ha affermato come «i Cammini rappresentino una nuova modalità di fruizione del ricco patrimonio Magnogreco. Al fine di dare nuovo impulso a quest’area e alle sue capacità generative di cultura e sviluppo, vanno promossi ulteriori processi di conoscenza e di riconoscimento. E in tal senso intendiamo intraprendere percorsi che conducano a un aumento della consapevolezza del valore materiale e immateriale della Magna Grecia e su cui vanno costruiti veri e propri interventi di promozione pedagogici, soprattutto nelle nuove generazioni».

«L’iniziativa che mira a individuare dei cammini tematici multipli, ma sempre legati dal filo conduttore del patrimonio storico culturale della Magna Grecia, ci è apparsa subito un terreno ideale su cui costruire nuove narrazioni, nuove modalità di comunicazione delle nostre ricchezze, per consentire a tutti di viverle in un modo diverso, seguendo modelli di scoperta tematizzati e declinati, per ciascuno, sui propri interessi. Il progetto dei cammini è un’azione fondata sui principi che sono alla base di un turismo diffuso, sostenibile, profondamente legato ai territori e a chi li vive, senza dimenticare il ruolo essenziale svolto dalle nuove tecnologie che rappresentato un supporto irrinunciabile per costruire conoscenza e attrattività».

«Ci piacerebbe che un quindicenne in visita ad un tempio, possa trovare all’interno del sito anche tecnologie aumentative della sua esperienza, che siano in gradi di emozionarlo e coinvolgerlo tanto quanto un gioco con la Play Station, tenendo sempre in mente che nessuno strumento di realtà virtuale potrà e dovrà mai sostituire l’esperienza reale, ma potrà sicuramente aumentarne l’attrattività, soprattutto determinati target», ha concluso Foti.

Su questa linea, Fiammetta Pilozzi ha sottolineato come il progetto si articolerà in tre livelli di intervento paralleli. Una prima fase si focalizzerà su azioni di ricerca e ricognizione del patrimonio da far emergere e da ricontestualizzare all’interno dei cammini tematici. Parallelamente verrà affrontato uno studio multidisciplinare, che vedrà il coinvolgimento di una serie ricercatori proveniente da diversi atenei, per l’individuazione di modelli di progettazione, di implementazione ma anche di valutazione dei Cammini, al fine di poter raggiungere un livello di qualità dell’esperienza del fruitore finale, ma anche della progettazione, con l’obiettivo di generare un percorso che sia condiviso e partecipato dal territorio e dai vari stakeholder. La terza fase di intervento riguarderà la progettazione di esperienze di realtà immersiva (realtà aumentata, realtà virtuale, ma anche forme di gestione dell’esperienza attraverso strumenti di intelligenza artificiale) collegate al patrimonio, finalizzate soprattutto ad attrarre un target molto giovane e particolarmente sensibile a questo tipo di tecnologie.

Diego Di Paolo è entrato nel dettaglio di questo progetto, evidenziando l’esigenza di un percorso preliminare di benchmark e di ricerca di strumenti progettuali e implementativi di qualità, puntando l’attenzione alla necessità primaria di aumentare il livello della formazione nell’abito turistico italiano. «Un altro punto fondamentale è la ricerca, perché ci sono una varietà di cammini in Europa, ma nessuno di questi è realmente riuscito a incidere nella realtà in cui si vive. È necessario un approccio sistemico che dia al territorio un’opportunità di crescita. Stiamo ragionando in modo concreto e intenso sulle ipotesi di un futuro dei cammini della Magna Grecia, puntando, innanzitutto, sulla destagionalizzazione. Bisogna – ha concluso Di Paolo – porsi il problema di come immaginare la prospettiva dello sviluppo turistico del Mezzogiorno nei prossimi 30 anni».

Matteo Sirizzotti si è soffermato sulle opportunità legate alle nuove tecnologie, ma ha anche specificato come, in Italia, in molti offrano strumenti di realtà virtuale o aumentata applicata al turismo ma che, tali strumenti, siano purtroppo di qualità bassissima rispetto a quanto siamo abituati a vedere, ad esempio, nel mondo del gaming. La sfida che la Fondazione Magna Grecia sta raccogliendo, è quella di cominciare a lavorare sulle esperienze di realtà immersiva applicate alla fruizione del patrimonio storico e artistico con l’obiettivo di raggiungere qualità delle esperienze di altissimo livello. «La tecnologia – continua Sirizzotti– può migliorare la fruizione dei cammini e la valorizzazione dei beni culturali. Si può offrire un nuovo livello di accesso al bene o a un sito archeologico, ricostruendolo per come era, aggiungendo nuovi livelli informativi e di interazione. Ci sono, quindi, diverse modalità di esperienza e di accessibilità del bene, basti pensare alle necessità delle persone con disabilità, ad esempio, alle quali determinate tecnologie possono garantire un pari livello di accesso e coinvolgimento emotivo al patrimonio», ha concluso Sirizzotti.

ENERGIE DEL SUD PER SCRIVERE IL FUTURO
IL CAPITALE UMANO È MOTORE DI SVILUPPO

di SANTO STRATI – Tra storia e innovazione, emergono opportunità, risorse e ostacoli dal V incontro di Sud e Futuri (rigorosamente al plurale) la tradizionale convention della Fondazione Magna Grecia guidata dall’on. Nino Foti. Un “pensatoio” (negli Usa direbbero ThinkThank) che si rivela sempre più prezioso per la grande mole di interventi e contributi a carattere trasversale destinati a chi governa, a chi spettano le decisioni funzionali allo sviluppo o, ahimè, all’inevitabile decrescita ove poco accorte. Vale per tutto il Mezzogiorno, ma vale in modo ancor più specifico per la Calabria ed è triste, alla fine di una tre giorni intensa e proficua, constatare che le idee ci sono, mancano gli esecutori, ovvero la classe politica decisoria che, evidentemente, non non solo non produce iniziative importanti per crescita e sviluppo, ma, disgraziatamente, non sta ad ascoltare idee e proposte che rivelano intelligenza e vivacità di giudizio in quanti credono allo sviluppo possibile.

L’incontro di Castellabate e Paestum è il segnale che esiste una parte d’Italia capace di coinvolgere (grazie alla Fondazione Magna Grecia) teste pensanti a respiro internazionale, in grado di provocare, proporre e suggerire modalità esecutive che non richiedono scostamenti di bilancio o nuove voci di spesa, ma, al contrario, indicano il percorso ideale, la strada maestra, per superare gli ostacoli e risvegliare il Mezzogiorno dal torpore a cui l’hanno costretto da troppo tempo politici inetti e una classe dirigente poco incline a occuparsi di Sud. Eppure tutti continuano a ripetere il mantra «se cresce il Sud cresce il Paese», però poi, nei fatti, la concretezza latita e rimangono solo una serie di buone intenzioni, con le incompiute cui ci hanno abituato negli ultimi 50 anni.

Per questa ragione, il thinkthank della Fondazione Magna Grecia merita un’attenzione particolare da parte della classe politica oggi al governo (ma l’opposizione non faccia ostruzionismo solo per avere la visibilità sempre più scadente) e può offrire solidi argomenti di discussione per avviare una seria riflessione su ciò che non è stato fatto e quello che invece è necessario portare a compimento. In fretta, senza indugi e traccheggiamenti di comodo, perché il Paese non può più aspettare. L’ansia deriva dal PNRR, una montagna di soldi (ahimè, in parte a debito, andranno restituiti), che mette a disposizione i denari necessari per la ripresa, ma esige progettualità e concretezze, non fumosi programmi che non arriveranno mai a compimento (né tantomeno saranno finanziati.

La corsa più rilevante della tre giorni è l’esigenza di puntare sul capitale umano del Mezzogiorno, sulle sue straordinarie risorse umane, svalorizzate e mal utilizzate, quando, in realtà queste energie sono la parte propulsiva di un motore di sviluppo che nessuno è capace di mettere in moto.

Le ragioni di questa inadeguatezza sono state sviscerate, analizzate e sezionate, in modo scientifico, da un parterre di relatori di altissimo livello che ha avuto la possibilità di confronto con ben tre ministri dell’attuale Governo: Eugenia Roccella (famiglia), Raffaele Fitto (Coesione e sviluppo e Gennaro Sangiuliano (Cultura).

I temi sono stati quelli relativi al mancato sviluppo. Si è iniziato parlando di denatalità e spopolamento: ma quale incentivazione c’è per i giovani a creare una famiglia, a mettere su casa e riempirla di figli, quando fare un figlio  significa, nella stragrande maggioranza dei casi, per la donna rinunciare al lavoro e a importanti sbocchi professionali, e per l’uomo assumersi un impegno di spesa che potrebbe rivelarsi insostenibile, con le intuibili conseguenze per una serena crescita del bambino. Si sono chiesti i nostri governanti perché i giovani si sposano sempre di meno (difatti, si è alzata l’età media delle nozze)? La risposta è sconfortante: la grande maggioranza non ha i soldi per affrontare un matrimonio (e parliamo di nozze semplici, senza sfarzo). Se non c’è la copertura dei genitori, sposarsi diventa una nuova, insostenibile, situazione di debito. Quindi, sì alla convivenza (non ci sono spese accessorie), ma dalla precarietà di coppia è difficile anche solo ipotizzare di far crescere la famiglia. Mancano in primo luogo l’assistenza dello Stato (che non investe sulle nuove generazioni) e si avverte l’assenza di un welfare destinato proprio a motivare e incentivare la natalità. Basti guardare nei vicini Paesi europei come viene affrontato il problema: fino a poco tempo fa c’era pure l’iva sui pannolini e sul latte della prima infanzia. Ma dove vivono i nostri governanti? La ministra Roccella assicura che sta facendo salti mortali per cambiare le cose, ma non basta l’impegno solitario (e meritorio) della titolare del dicastero: serve la decisa e precisa convinzione del Governo che occorre davvero un nuovo modo di affrontare il problema denatalità.

E lo stesso vale per lo spopolamento: con lo smart working i nostri giovani potrebbero tornare a vivere nei luogi di nascita, tra il mare e la mointagna, circondati dagli affetti familiari e adagli amici, se solo non ci fosse il gap della Rete che non c’è. Lasciamo pe run momenti da parter i problemi di mobilità – anche se importanti – ma se il collegamento a internet si ferma  pochi mega, come si fa a lavorare in remoto?  Le relazioni della tre giorni offrono idee, spunti e proposte operative.

E che dire del panel dedicato agli investimenti al Sud? Basterebbe la dichiarazione di qualche giorno fa del Presidente della Confindustria Carlo Bonomi a Cosenza: «La Calabria è nel mio cuore», rivelando un snetimento che è comune a molti industriali del Nord che vorrebbero delocalizzare e aprire nuove imprese nel Mezzogiorno. Ma c’è qualcosa che interrompe il  circuito virtuoso che motiva la voglia di fare impresa: il problema (per mutuare un termine usato nelle connessioni di rete) è l’ultimo miglio. Come ha osservato Antonello Colosimo parte attiva di FMG, «l’investimento nel Mezzogiorno nasce come problema dall’unità di Italia e nel 2023 ha le stesse connotazioni. Manca l’ultimo miglio perché non riusciamo a fare progetti, manca la fase di ricerca e sviluppo. Abbiamo un problema di raccordo statuale delle iniziative. Bisogna, quindi, attrarre intelligenze. C’è bisogno di più Stato e più semplificazione».

In altre parole, non si possono attendere mesi per ottenere un parere (non l’autorizzazione, attenzione!) da un ufficio comunale per poter avviare un progetto esecutivo. E non bastano le buone intenzione della Zes di ridurre al minimo la burocrazia, quando poi si inciampa in lungaggini inutili e deprimenti per poter mettere appena la prima pietra del futuro stabilimento. La legge 482 ha prodotto solo investimenti farlocchi (lo testimoniano i tantissimi capannoni abbandonati), al contrario della prima Cassa per il Mezzogiorno dove l’intelligenza di chi la guidava ha favorito crescita e sviluppo in territori dimenticati da Dio e dagli uomini. Poi sappiamo com’è andata a finire, con  un’eredità mal continuata per poco dalla Agenzia per il Mezzogiorno.

Come si fa ad attrarre investimenti? Secondo il ministro Fitto la Zes unica per il Sud farà da volano. Peccato che nessuno gli abbia spiegato che la Zes unica (che non riguarda più solo le aree destinate alle infrastrututre industriali e al terziario, ma l’intero territorio del Mezzogiorno, senza distinguo alcuno) non offre decontribuzione, ma solo crediti di imposta, utili in modo straordinario, per le multinazionali e le grandi imprese del pubblico che fatturano centinaia di milioni e, quindi, hanno un bel po’ di tasse da farsi restituire, ma non offre alcun incentivo all’attività d’impresa, soprattutto alle piccole e medie aziende che sono il tessuto connettivo dello sviluppo e creano occupazione vera. Non c’è un centesimo per sostenere l’avvio d’impresa, ma – si dirà – non è questo l’obiettivo alla base delle Zes, ma non si può ragionare solo in termini di investimenti multimilionari, bisogna guardare al territorio e alla possibilità di creare occupazione e con esse ulteriore indotto. Il decreto si può ancora modificare, speriamo in meglio.

Il meglio di questa tre giorni però riguarda la cultura: con lo sfondo del tempio di Nettuno a Paestum, Sud e Futuri ha dato la parola a sovrintendenti, direttori di musei, specialisti del marketing culturale per offrire idee e contributi esecutivi a quello che è il comparto più importante per lo sviluppo del Mezzogiorno, naturalmente vocato a “mercificare” (nel senso più nobile del termine) l’unicità e la straordinarietà di un patrimonio culturale che il mondo ci invidia.

Non è vero che con la cultra non si mangia: bisogna saperla “vendere” perché la domanda è forte e l’offerta del Paese (escludendo Colosseo, Firenze e Venezia) è modesta, disaggregata e poco attrattiva.

Eppure, il comparto può generare occupazione in modo esponenziale, valorizzando risorse, formandone di nuove, progettando, anche attraverso l’uso delle nuove tecnologie digitali, un’offerta che diventa irrinunciabile per milioni di visitatori. E il patrimonio archeologico, paesaggistico,   culturale del Mezzogiorno è sottoutilizzato, poco valorizzato. Perché oltre alla famosa mancanza di visione ci sono problemi di mobilità (provate ad andare a visitare la Venere Morgantina a Enna: è una disavventura arrivarci), di mancanza di personale, mancanza di professionalità e assoluta assenza della capacità di fare rete. Il male del Mezzogiorno è il localismo e la (stupida) gelosia del territorio che non è campanilismo ma caparbia ostinazione di primeggiare a danno degli altri: provate a immaginare in Sicilia, in Calabria, in Campania una rete (efficace) dell’offerta museale, con guide preparate, progetti di mobilità e trasporto dedicato, solo per fare un piccolo esempio. Quanta nuova occupazione, soprattutto giovanile, verrebbe fuori?

Le energie del Sud ci sono e aspettano solo di essere liberate: il meritorio lavoro di Nino Foti, affiancato dall’on. Saverio Romano e da una schiera di eccellenti collaboratori, mette in campo non parole al vento di chi ama soltanto citarsi addosso, bensì idee, prospettive, progettualità da realizzare. C’è solo da fare tesoro del grande patrimonio di idee che è venuto fuori a Castellabate e Paestum e mettere in pratica le idee che faranno il futuro: non si può pensare solo al presente (cosa che fa regolarmente la politica attuale), ma guardare al futuro. Anzi ai “futuri” (rigorosamente al plurale) che Nino Foti, Romano e Colosimo sono convinti si possano disegnare e rendere realtà, per le nuove generazioni. (s)

A Castellabate Sud e Futuri tra denatalità, Mezzogiorno, intelligenza artificiale e mafie

Ha preso il via, a Castellabate, a Villa Matarazzo, la quinta edizione di Sud&Futuri, il meeting internazionale organizzato dalla Fondazione Magna Grecia, guidata dal Presidente Nino Foti.

L’evento che si è svolto a Villa Matarazzo e che oggi si conclude a Paestum, rappresenta un’importante momento di confronto sui possibili futuri del Mezzogiorno, vede la partecipazione come media partnership del gruppo Pubbliemme–Diemmecom–LaC Network–ViaCondotti21, la collaborazione di AdnKronos e della Fondazione Pio Alferano, il patrocinio dei Comuni di CastellabateCapaccio Paestum e del Parco nazionale del Cilento.

Gli ospiti della prima giornata sono stati introdotti da Paola Bottero, direttore strategico di ViaCondotti21 – Pubbliemme – Diemmecom e Alessandro Russo, direttore editoriale di LaC Network.

Dopo i saluti istituzionali del sindaco di Castellabate Marco Rizzo si è soffermato sull’importanza dei temi di attualità che sono trattati nelle tre giornate dell’evento.

I lavori sono stati aperti dall’intervento in collegamento della ministra Eugenia Maria Roccella, prima dell’inizio del panel “Denatalità e spopolamento” del territorio per capire come dare ai giovani una ragione per restare, o meglio ancora per tornare.

La ministra Roccella ha dichiarato: «Non possiamo sostituire la denatalità con l’emigrazione, perché questo fenomeno è un problema di vitalità, ed è la spia di un problema più profondo, di un Paese incartato su sé stesso ed è una condizione che riguarda l’Italia e anche l’Europa. La famiglia italiana era un mito, ma è stata trascurata dalle politiche pubbliche e per questo dobbiamo puntare a una ripresa di vitalità e di speranza per il nostro futuro».

«Il Governo ha messo al centro la natalità, la famiglia e le pari opportunità, tutti elementi strettamente collegati. L’unico modo per mettere al centro la natalità è mettere al centro la famiglia, attraverso un sostegno concreto economico e fiscale – ha proseguito –. Abbiamo, ad esempio, previsto l’aumento dell’assegno unico o l’assegno di inclusione. È anche necessario un cambiamento culturale per la disattenzione che è stata data alla famiglia e riportare l’idea che fare un figlio non è una penalità, ma una premialità».

Sulla prossima legge di bilancio, la ministra anticipa che «proseguiremo nell’implementazione dell’assegno unico, fino a 6 anni e vogliamo attivare anche altri strumenti per dare degli aiuti per il secondo e terzo figlio. I figli non devono essere un ostacolo per la continuità di carriera delle donne che, troppo spesso, rinunciano a lavorare».

Fabrizio Frullani, vicedirettore del Tg2, ha moderato il panel sul quale si sono confrontati sul tema Pietro Massimo Busetta, professore di statistica economica alla UniPa, ha sottolineato che «ogni anno 100 mila persone vanno via dal Mezzogiorno e lo spopolamento riguarda anche le grandi città. Questo fenomeno si combatte con una attività economica adeguata, offrendo una prospettiva di futuro ai ragazzi che nascono in queste aree. Non basta il turismo che da un 7 per mille di occupazione, bisogna cambiare paradigma».

Fabio Insenga, vicedirettore AdnKronos, ha aggiunto: «Con la mia testata abbiamo fatto una serie di approfondimenti su questo tema che riguarda tutti, dalla famiglia tradizionale e chi aderisce a modelli diversi. Abbiamo riscontrato una profonda consapevolezza di questo fenomeno che viene ricondotto prevalentemente a problematiche di natura economica».

La pedagogista Maria Rita Parsi ha sottolineato come «bisogna mettere in condizione le coppie di comprendere che responsabilità è avere una famiglia, perché il problema della denatalità è strettamente legato alla sfiducia sulla resistenza della coppia. E’ anche un meccanismo legato alla incapacità di sentirsi genitori in pieno, mentre si è occupati anche a realizzarsi. Diventare genitori è governare una nazionale. La soluzione è la formazione».

Emiliana Mangone, professoressa di sociologia dei processi culturali e comunicativi alla UniSa, nelle sue conclusioni ha evidenziato come «i problemi di denatalità e spopolamento vanno affrontati in maniera strutturale con interventi e medio e lungo termine. Oltre agli aiuti di carattere economico e di supporto alle famiglie, bisogna far comprendere sin dall’infanzia come la comunità sia fondamentale per un territorio».

Per Nino Foti «la denatalità ha finito per indebolire la produttività dei territori del Mezzogiorno ampliando notevolmente i divari esistenti fra le aree geografiche del Paese. L’ intero meridione si sta impoverendo, all’anagrafe fra culle sempre più vuote, servizi pubblici poco competitivi ed emigrazione giovanile crescente. Una fuga di massa verso luoghi che assicurano condizioni di vita migliori, con servizi più efficienti e la possibilità di ottenere un posto di lavoro in tempi ragionevoli».

«Così il Sud sarà ancora più sofferente con un PIL che nei prossimi 20 anni potrebbe scendere di 22% che uniti a quelli del precedente ventennio significa – 40%. Anche l’Istat, istituto statistico di Stato – ha concluso – ha chiesto interventi strutturali nel Sud a cominciare dai servizi sanitari, trasporti, assistenza per l’infanzia, qualità dell’istruzione».

Federico Faggin, fisico di fama mondiale e Presidente della Federico and Elvia Faggin Foundation, noto per essere il “padre” del microchip, è stato il protagonista del secondo panel, dedicato ai Rischi dell’Intelligenza Artificiale. Oltre a Faggin sono intervenuti Antonio Baldassarre, Presidente Emerito della Corte Costituzionale, Arthur Gajarsa, Giudice Corte D’Appello Federale Usa e Antonio Nicaso, moderati dal giornalista Fabrizio Frullani.

Un ritorno per Faggin, che, nella prima edizione di Sud e Futuri, ha avuto assegnato il Premio Magna Grecia e nel suo intervento ha spiegato come «già 35 anni fa studiavo l’Ia e posso affermare che un pc non può avere una coscienza. Noi siamo esseri che esistono in una realtà più vasta, più profonda e la nostra coscienza non è il segnale elettrico del pc, è una marcia in più, è un fenomeno quantistico. Noi siamo entità coscienti con libero arbitrio».

«Il fatto che le macchine oggi riescono a imitare le azioni degli uomini è pericoloso – ha sottolineato –. La nuova tecnologia è uno strumento fantastico, ma ci sono persone che la possono utilizzare in modo cattivo e bisogna essere seri su questo tema. La fisica quantistica rappresenta la nostra natura più profonda. Noi esseri umani non siamo solo testa e razionalità, ma siamo anche cuore, empatia e cooperazione elementi che non fanno parte dell’IA e sono proprio questi elementi che ci devono spingere per utilizzarla bene. Dobbiamo crescere in fretta e capire di più dell’IA e non possiamo farci dominare da chi la controlla».

Per Baldassarre «l’IA non può far tutto, solo un uomo con l’intelligenza umana può arrivare a elaborare poesie, libri e composizioni musicali. È una grande potenzialità, ma anche una fonte di rischi e per evitare che le conseguenze negative siano superiori alle cose utili, la società si deve preparare. Deve preparare la scuola, le leggi, tutte le infrastrutture sociali ad essere produttive, ad essere un alleato e non un nemico».

Gajarsa nel suo intervento ha sottolineato come «l’IA non ha l’anima dell’umanità e anche in America ci si sta interrogando sui pericoli di questo strumento, che è comunque un’opportunità per andare avanti, se si usa in modo corretto».

Antonio Nicaso, infine, ha evidenziato come «L’Intelligenza Artificiale può rappresentare un’arma a doppio taglio, perché dà opportunità di progresso, ma viene utilizzata anche dalle organizzazioni criminali. È, quindi, necessario trovare il giusto compromesso».

A chiudere la prima giornata è stato il procuratore di Napoli (attuale di Catanzaro), Nicola Gratteri.

Il magistrato antimafia, alla sua sua prima uscita pubblica in Campania dopo l’importante nomina, è stato protagonista del panel dedicato alla Globalizzazione delle mafie nello spazio digitale insieme al giornalista e saggista Antonio Nicaso: l’incontro è stato introdotto da Nino Foti, presidente della FMG e moderato dalla giornalista Paola Bottero.

Questa tematica è stata oggetto di importanti approfondimenti da parte del Procuratore Gratteri visto che, in questi anni, ha sperimentato per primo in Italia le intercettazioni digitali ed è il principale conoscitore dell’intelligence applicata alla lotta alla mafia.

Antonio Nicaso, che ha scritto insieme a Gratteri numerosi libri sulla criminalità organizzata, nel suo intervento ha spiegato come «le mafie sono riuscite ad adattarsi alle evoluzioni tecnologiche, muovendosi on line e offline, utilizzando sistemi di credito sommerso, dimostrando capacità di coniugare tradizione e innovazione».

«Ad esempio, il coltan, un minerale nero metallico necessario per la produzione di apparecchi tecnologici, il tantalio utilizzato nell’industria aerospaziale e nel nucleare, detenuti in una alta percentuale in Congo – ha proseguito – sono alcune tra le materie prime di cui la ‘ndrangheta va a caccia e che baratta con armi. Un mondo in evoluzione, che comprende il mercato digitale, il metaverso e l’intelligenza artificiale. Ci sono indubbiamente aspetti sul piano del diritto che devono essere necessariamente aggiornati, perché c’è una politica che non riesce a cogliere i cambiamenti e le evoluzioni. C’è un problema di velocità, che bisogna affrontare. Ci muoviamo a due diverse velocità».

Gratteri, invece, si è soffermato sul mercato degli stupefacenti: «L’unica droga che si può sconfiggere al mondo è la cocaina. È un’utopia che si può realizzare se l’Onu fosse un organismo sovranazionale, ma è debole rispetto alle forze e ai poteri nel mondo. Dov’è stato il segretario dell’Onu quando la Russia ha invaso l’Ucraina, ad esempio».

«Per fermare il mercato della droga – ha sottolineato – occorrerebbe l’intervento delle Nazioni Unite, che dovrebbero uscire dai palazzi di vetro e andare nei campi dove si produce la coca, intervenendo in Colombia, in Bolivia, in Perù, imponendo a questi Paesi la conversione delle colture di coca, obbligandoli a seminare grano. I problemi si devono affrontare alla radice, altrimenti non si risolve».

Sul nuovo incarico a Procuratore di Napoli, Gratteri ha spiegato che «incontrerò tutti i sostituti e i 9 Procuratori aggiunti. Li ascolterò per trovare spunti di confronto e capire cosa fare per arrivare ad arginare il fenomeno mafioso, di abusivismo edilizio. Voglio sentire le loro idee ed i progetti per avere una visione, una strategia. È fondamentale creare una sinergia con la polizia giudiziaria, che deve essere rispettata al massimo dalla magistratura. Voglio trasmettere coraggio».

Infine, sulla mafia nello spazio digitale, il magistrato dichiara: «Abbiamo bisogno di assumere ingegneri informatici e hacker. Dobbiamo investire in tecnologie e questo ancora non è avvenuto in Italia che è ancora troppo indietro perché nessuno ha avuto una visione. Questo, invece, è accaduto in altri Paesi europei che hanno modificato notevolmente il loro approccio per il contrasto alle mafie».

Nino Foti ha evidenziato come «lavorare per lo sviluppo sociale e culturale del Mezzogiorno significa, inevitabilmente, trovarsi ad affrontare un discorso sulle Mafie. Siamo in un momento storico in cui l’ideologia criminale viene anche comunicata e idolatrata da stereotipi, simboli e narrazioni dagli stessi protagonisti in un intreccio inedito tra reale e virtuale. Va promossa una riflessione su come è possibile sensibilizzare, soprattutto i giovani, a non riconoscersi in determinate narrazioni, a disvelare i meccanismi artificiali e di disvalori che ne riproducono il successo». 

«Solo con una conoscenza approfondita e strutturata di questi contesti – ha ribadito – è possibile costruire risposte improntate ad una attraente narrazione della legalità anche attraverso progetti che si radicano nella cultura e di chi come noi si occupa di proteggere e promuovere il patrimonio culturale, e con esso la crescita, di cittadini innamorati della propria terra e della legalità, in particolare nel Mezzogiorno d’Italia».

La giornata di ieri, venerdì 29 settembre, si è aperta con un incontro sul tema Mobilità e connessioni. Creare nuove connessioni, migliorare le infrastrutture e adeguarne la rete dei collegamenti, può essere un ottimo volano per attrarre investimenti.

A Villa Matarazzo si sono confrontati Nuccio Altieri, presidente Invimit, Salvio Capasso, responsabile servizio imprese e territorio di SRM, Pierluigi Di Palma, presidente Enac, Nicola Lanzetta, country manager Italia Enel, Dario Lo Bosco, presidente Rfi e Nino Foti.

Su come Investire nel Sud Italia, panel moderato dal giornalista Alessandro Russo, ha registrato, invece, gli interventi di Saverio Romano, deputato e vicepresidente Fmg, Carlo Amenta, commissario straordinario del Governo Zes Sicilia Occidentale, Francesco Cicione, fondatore e presidente Entopan, Antonello Colosimo, presidente di sezione della Corte dei Conti e presidente OdV della Fondazione, Francesco Saverio Coppola, segretario generale associazione internazionale Guido Dorso, Lino Morgante, Presidente e Direttore editoriale Società Editrice Sud Gazzetta del Sud Giornale di Sicilia, Giuseppe Romano, commissario straordinario del Governo Zes Campania e Calabria, Federico Tozzi, executive director Italy – America chamber of commerce e Raffaele Fitto, Ministro per gli Affari Europei, il Sud, le Politiche di Coesione e il Pnrr.

Alle 17.30 è intervenuto il Ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano, sul tema “Magna Grecia, patrimonio mondiale dell’umanità”. con la partecipazione di Tiziana D’Angelo, Direttore del Parco archeologico di Paestum & Velia, il Presidente della FMG Nino Foti e il vice presidente Saverio Romano. (rrm)

Sud e Futuri: a Scilla con la Fondazione Magna Grecia

Domani, lunedì 10 e martedì 11 luglio, a Scilla si terrà Sud e Futuri, la manifestazione organizzata dalla Fondazione Magna Grecia, guidata da Nino Foti, per immaginare i possibili futuri del Mezzogiorno.

Un evento, dunque, che è l’occasione per discutere e riflettere sul Mezzogiorno e le sue potenzialità di sviluppo e, come sempre, parterre di ospiti davvero d’eccezione. In attesa dell’International annual meeting che a settembre approderà a Paestum e Castellabate, nasce il primo Focus che negli anni diventerà un appuntamento stabile a Scilla: Un Sud “Green & Blue”, Risorse, Ostacoli e Opportunità. Quali sono i futuri possibili? Il Sud può diventare green? Come si racconta un territorio per rendere il turismo una vera leva di sviluppo?

Queste e altre suggestioni strategiche per il rilancio del Mezzogiorno emergeranno sotto la regia dei conduttori: Fabrizio Frullani, vicedirettore del Tg2, Alessandro Russo, direttore editoriale di LaC Network e Paola Bottero, direttore strategico di Pubbliemme-ViaCondotti21.

Primo appuntamento lunedì 10 luglio alle 10.30, con i saluti della Commissione straordinaria di Scilla e l’introduzione di Nino Foti, presidente della Fondazione Magna Grecia. Si parlerà del “Valore aggiunto della ricerca” con Fiammetta Pilozzi, responsabile del settore ricerca della Fondazione Magna Grecia e Simona Totaforti, prof. ordinario di Sociologia dell’Ambiente e del Territorio dell’Università per Stranieri Dante Alighieri di Reggio Calabria.

Alle 12 si aprirà il panel “La grande sete del Sud e i dissesti idrogeologici”, con Salvatore Barbagallo, professore di Idraulica agraria dell’Università di Catania, Cataldo Calabretta, amministratore di Sorical, Antonello Colosimo, magistrato della Corte dei Conti e socio fondatore della Fondazione Magna Grecia, Erasmo D’Angelis, presidente Fondazione Earth and Water Agenda EWA e Massimo Sessa, presidente del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici.

Sulle “Infrastrutture necessarie per cambiare il Sud Italia” si confronteranno – a partire dalle 15.30 – Pietro Busetta, professore di Statistica Economica dell’Università degli Studi di Palermo, Giusy Caminiti, sindaco di Villa S. Giovanni, Francesco Saverio Coppola, segretario generale dell’Associazione Internazionale Guido Dorso, Paolo Di Giannantonio, giornalista Rai, Dario Lo Bosco, presidente RFI, Saverio Romano, deputato e vicepresidente Fondazione Magna Grecia, Roberto Occhiuto, presidente della Regione Calabria, Silvio Greco, vice presidente della Stazione Zoologica Anton Dohrn, Francesco Russo, professore di Ingegneria dei Sistemi di Mobilità Sostenibile dell’Università degli Studi di Reggio Calabria, Luciano Pollichieni, analista per la Fondazione Med-Or e collaboratore di Limes, Carmelo Versace, presidente della Città Metropolitana di  Reggio Calabria e con Antonio Viscomi, giuslavorista, direttore Digit Lab Law dell’Università degli Studi Magna Grecia di Catanzaro.

Nella seconda giornata di incontri, martedì 11 luglio, si discuterà soprattutto di turismo. Come far diventare le ricchezze del Sud un vero volano per lo sviluppo? Come si narra un territorio in modo strategico perché i bellissimi borghi del Mezzogiorno si sviluppino, anche grazie alla grande occasione del Pnrr?

Alle 10.30 scopriremo come Narrare un territorio in chiave turistica: il valore della cultura e della comunicazione con Pierpaolo Bombardieri, segretario nazionale Uil, Pietro Busetta, professore di Statistica Economica dell’Università degli Studi di Palermo, Giancarlo Dell’Orco, destination manager ed esperto di reti locali, Roberta Garibaldi, presidente dell’Associazione Italiana Turismo Enogastronomico, Raffaele Greco, commissario straordinario dell’Ente Parchi Marini della Calabria, Giuseppe Zimbalatti, rettore dell’Università Mediterranea, Giorgia Bettaccini, manager di Comunità, Francesco Cicione, presidente di Entopan, Nino Foti, presidente della Fondazione Magna Grecia, Raffaele Rio, presidente di Demoskopika e Ninni Tramontana, presidente della Camera di Commercio di Reggio Calabria.

Delle Opportunità del Pnrr: presentazione Bando Borghi e Bando Borghi Imprese discuteranno alle 15.30 Nicole Conte, consulente di finanza agevolata Sercam Advisory, Giancarlo Dell’Orco, presidente Coopera, Maria Cristina Leardini, Cofounder di Sharryland. (rrm)