Addio a Francesco Bruno, tra i padri della criminologia italiana

di PINO NANOAveva 74 anni, e se ne è andato in silenzio per come aveva scelto di vivere, dopo essersi ritirato nella sua Celico, dove era nato il 10 maggio del 1948, alla ricerca probabilmente delle sue origini e del suo passato. Con lui scompare uno dei padri della criminologia italiana- lo chiama così Giancarlo Costabile, suo collega e compagno di lavoro all’Università della Calabria- dove il prof. Francesco Bruno era approdato dopo aver lasciato la Sapienza di Roma e la nevrosi di Roma Capitale.

Aveva una dote rara Francesco Bruno, non sapeva mai dirti di no, e ogni qualvolta dalla Rai lo cercavamo per una sua analisi o la lettura complessa di un vicenda di cronaca, lui c’era sempre, puntuale, preciso, preparato fino alla nausea, come se il caso trattato fosse già passato dalle sue mani e lui lo avesse già vivisezionato fino in fondo. Incredibilmente chiuso, malinconico, severo, prima di tutto con sé stesso, non concedeva nulla della sua vita privata agli altri, e per chi non conosceva a fondo la sua storia professionale pareva di avere a che fare con un intellettuale schivo e riservatissimo, che aveva scelto di vivere sommerso dai libri e con la testa immersa nei testi che più amava rileggere.

Uno scienziato – in questo ha ragione Arcangelo Badolati nel salutarlo ieri dalle pagine della Gazzetta del Sud – Uno scienziato capace di leggere tra le più nascoste pieghe della psiche umana. Uno studioso che ha analizzato le condotte e i comportamenti dei personaggi più pericolosi della storia del nostro Paese.

I funerali si sono svolti ieri nella chiesa di San Michele a Celico e che lui considerava la sua vera casa. Lo studioso lascia la moglie, Simonetta Costanzo, docente universitaria all’Unical e il figlio Alfredo. A dare notizia della sua scomparsa è stato il sindaco di Celico, Matteo Lettieri. Criminologo di fama internazionale, docente di Psicopatologia forense alla “Sapienza” di Roma e di Pedagogia degli Adulti all’Università della Calabria, lo studioso – ricordano i suoi amici più cari – era malato da tempo.

A suo modo, un mito. Francesco Bruno – ricorda Arcangelo Badolati – ha legato il suo nome alle grandi vicende di cronaca del Paese, dal “mostro di Firenze” al terrorismo, passando per decine di casi di “nera” registrati negli ultimi 40 anni, offrendo il suo illuminato contributo scientifico alle più importanti organizzazioni europee specializzate nella lotta al crimine. Nella veste di consulente ha collaborato anche a lungo con la Presidenza del Consiglio dei Ministri e i servizi di sicurezza.

Nei primi anni ’80, su impulso di Vincenzo Parisi, che allora era al vertice del Sisde, l’illustre studioso calabrese pubblica il primo studio universitario che collega gli omicidi commissionati al “Mostro di Firenze” con l’esoterismo e il fine sacrificale.

Allievo del grande criminologo Franco Ferracuti, Francesco Bruno ci lascia come sua eredità spirituale decine di pubblicazioni scientifiche e di saggi importanti. Durante tutta la sua carriera accademica ha compiuto ricerche fondamentali nel campo delle droghe di abuso, dei crimini mostruosi, dell’adolescenza e dei rapporti tra i sessi firmando originali monografie che hanno poi attirato su di lui l’attenzione del mondo accademico di tutto il mondo. Ricordo che quando veniva da noi in RAI per una delle sue tante interviste e io provavo a ricordargli dei suoi successi lui si schermiva e si nascondeva dietro un semplice sorriso, mai una parola di troppo, mai una battuta superficiale, mai un gesto di insofferenza o di superficialità. 

Eccellenza cosentina prima ancora che italiana. «Il prof. Francesco Bruno – sottolinea il sindaco di Cosenza, Franz Caruso – è stato vanto ed orgoglio per Cosenza, la sua provincia e la Calabria intera e tutto questo ancor prima che la sua notorietà fosse notevolmente accresciuta dalle numerose trasmissioni televisive cui abitualmente veniva invitato e partecipava. Il fatto che oggi non sia più tra noi ci rattrista e ci priva di una grande figura nell’ambito degli studi di criminologia, settore nel quale ha rappresentato una vera eccellenza e  di profilo non solo nazionale».

Va ricordato anche – aggiunge Arcangelo Badolati – che in Calabria, tra le tante cose di cui il famoso criminologo s’è occupato, vi fu a metà degli anni 90 del secolo scorso, «la vicenda riguardante l’unico serial killer individuato nel territorio regionale: Francesco Passalacqua, poi condannato all’ergastolo, responsabile di tre delitti compiuti nell’area dell’Alto Tirreno cosentino. Il professore esaminò la personalità dell’uomo come consulente della pubblica accusa».

Commosso anche il ricordo di Alfredo Antoniozzzi, ex europarlamentare di Forza Italia e oggi deputato di Fratelli d’Italia: «L’Italia perde un grande uomo Piango la morte di un grande concittadino che lascia un grande vuoto in ognuno di noi». (pn)