La toccante omelia pasquale del vescovo di Lamezia mons. Serafino Parisi

Come credenti siamo chiamati a “metabolizzare” l’annuncio della Resurrezione di Gesù come principio di azione nella nostra vita e nella storia.  Noi credenti agiamo nella storia con la forza della speranza. La speranza non è una strategia, ma è un principio vitale che entra nel nostro sistema, nella vita di noi credenti, nei gangli vitali della comunità cristiana e civile. Il principio della speranza ci rende proattivi, operativi. La speranza è lavoro, impegno, organizzazione, è ciò che spinge fin dall’inizio la nostra vita di credenti”. É uno dei passaggi dell’omelia pronunciata dal vescovo di Lamezia Terme monsignor Serafino Parisi che, in Cattedrale, ha presieduto la Santa Messa del giorno di Pasqua.

“Nel brano del Vangelo di Giovanni che racconta la Resurrezione di Gesù – ha sottolineato il presule – ciò che mi colpisce particolarmente è la corsa dei protagonisti: di Maria, di Pietro, di Giovanni. Sono tutti agitati, tutti corrono.  Ma dove vanno? É la corsa dei “disperati”, di coloro che ancora non avevano capito che il Signore doveva risorgere dai morti. Come anche i discepoli di Emmaus che, allo “sconosciuto” che si affianca a loro nel cammino, dicono “speravamo che Egli avrebbe liberato Israele”. Ma il verbo sperare non si può coniugare al passato. Nel momento in cui questo verbo si coniuga al passato, esprime disperazione. Quante volte, anche noi credenti, rischiamo di guardare la storia con gli occhi rivolti al passato, lasciandoci quindi prendere dall’angoscia, chiudendoci nel circolo asfittico della disperazione che non riesce a vivere il presente guardando verso il futuro. Il verbo sperare, coniugato al passato, impedisce a noi credenti di agire concretamente dentro la storia. Guardare al passato ha un senso importante – perché viviamo dentro una tradizione –  ma non dev’essere uno sguardo al passato nel segno dell’angoscia e della disperazione, ma per poter dire: tutta questa storia serviva per orientare noi a costruire il futuro lavorando nel presente”.

Il vescovo di Lamezia ha richiamato, come aveva fatto in occasione del Venerdì Santo, le tante “tombe della nostra umanità. Quelle che scavano gli altri, quelle che contribuiamo a scavare noi. Interroghiamoci: come possiamo non dare a queste tombe la soddisfazione di fagocitare le nostre vite, le nostre relazioni, il nostro futuro? Con il nostro impegno, siamo chiamati a testimoniare ogni giorno che la morte è vinta, che il Crocifisso Risorto è la nostra speranza”.

Parisi ha parlato della “grande tomba”, rappresentata “dalle guerre piccole e grandi, le guerre vicine e lontane, anche le nostre guerre personali. La follia della guerra produce soltanto vittime da tutte le parti, senza distinzioni.  Anche di fronte alla tragedia della guerra, la Resurrezione ci dice che c’è ancora possibilità di vita ma solo se tu, uomo, riesci a vivere “all’altezza dell’uomo”, se riesci a vivere la tua umanità redenta dal Risorto”. E ancora Parisi ha parlato della “tomba purtroppo non solo metaforica del Mediterraneo, “liquido amniotico” della nostra civiltà.  Siamo chiamati ad aprire il nostro cuore a coloro che, per ragioni diverse, fuggono dalla morte in cerca di speranza. Che cos’è la speranza se non c’è un uomo disposto a rendersi responsabile della vita dell’altro? Dobbiamo dirci anche questo, noi credenti, se vogliamo celebrare la Pasqua”. E ancora “le tombe costruite con le picconate delle mancate opportunità di lavoro e di sviluppo. Non ci hanno solo tarpato le ali, ma ci hanno spezzato la voglia di costruire, di lavorare, la voglia di non scappare da questa nostra terra di Calabria. É morto il desiderio di essere protagonisti del nostro futuro.

Anche di fronte alla tomba delle mancate opportunità, la Resurrezione di Cristo ci dice che è possibile far nascere la vita dalla morte e attraverso la morte. Dipende da noi, se restiamo fermi a guardare al passato oppure se vogliamo correre verso futuro. Questa nostra terra di Calabria deve poter rinascere”. E ancora, richiamando il recente documento dei vescovi calabresi, sul tema dell’autonomia differenziata il richiamo di Parisi a “far prevalere la giustizia e la sussidiarietà di fronte a un progetto di parcellizzazione delle aree depresse, di emarginazione sistematica: i ricchi con i ricchi, i poveri con i poveri. La Resurrezione ci dice che dobbiamo essere responsabili e solidali verso gli altri.  Le nostre esistenze non possono essere calcolate e misurate su basi di ragioneria che mirano a tagliare. C’è il rischio di fagocitare le aree deboli del nostro Paese. Non dev’essere una preoccupazione per noi cristiani? Questa è la Pasqua. Da dire con parole concrete, con la concretezza della storia. I due discepoli che correvano non andavano verso la tomba vuota, ma correvano per andare al di là della loro disperazione, della loro angoscia, del loro “non senso” provocato dall’annuncio della morte di Gesù. Vanno oltre, perché nella Resurrezione di Gesù tutto è possibile”.

“L’augurio – ha concluso il vescovo Parisi – è di fare entrare nella nostra vita il principio della Resurrezione di Gesù, l’azione forte della speranza. Cominciamo concretamente, con il nostro impegno, ad organizzare la speranza perché possiamo riacquistare il desiderio di essere protagonisti della storia che verrà e che dipende da noi”.  (rcz)

LAMEZIA TERME (CZ) – Appello del vescovo Parisi: «Non scaviamo altre tombe di egoismo su questa terra»

Il vescovo di Lamezia Terme monsignor Serafino Parisi ha presieduto l’Azione Liturgica della Passione del Signore, in Cattedrale, nel giorno in cui la Chiesa celebra la Passione e la Morte di Gesù.

«Quanti sono i “sepolcri”, le tombe che ancora oggi aspettano di fagocitare l’umanità – ha detto il vescovo – Penso al grande sepolcro rappresentato dalle guerre. Purtroppo ci stiamo abituando a tutto questo: ci scorrono davanti agli occhi ogni giorno immagini che sembrano filmati irreali, quasi come non ci fosse una realtà corrispondente. E invece non è così: le guerre continuano a generare fame, ingiustizia, morte e disperazione. Di quanti morti c’è ancora bisogno per riempire questi sepolcri? Questa sera ci inginocchieremo di fronte alla Croce di Gesù, ma non possiamo chiudere gli occhi di fronte alle croci che ci sono fuori o sono sulle nostre spalle: il dolore, la sofferenza, la morte».

«Sepolcro è il nostro Mare Mediterraneo – ha proseguito il vescovo Parisi – Quel mare che per oltre due millenni ha favorito l’incontro e le relazioni tra i popoli, quel mare che rappresenta il “liquido amniotico” della nostra cultura di pace e unità, oggi è diventato occasione di divisione, “tomba” per quanti vorrebbero arrivare da noi per trovare migliori condizioni di vita e dentro quel mare continuano a morire. C’è una tomba nel mare e c’è una tomba sulla terraferma: quella del nostro egoismo che non riesce a vedere il bisogno dell’altro, che vede nell’altro un nemico e non un fratello. L’uomo si realizza come uomo quando è capace di impegnarsi con l’altro responsabilmente, per non abbandonarlo, per essere costruttore insieme con lui del suo futuro. L’uomo non è “lupo” dell’altro uomo, l’altro non è per me occasione di guadagno, ma l’altro è colui che mi domanda attenzione e io rispondo con una parola impegnativa: la carità. Non scaviamo altre tombe di egoismo su questa terra».

Per il vescovo di Lamezia, tombe sono «le opportunità di lavoro che mancano: quanto lavoro mortificato, quanto sfruttamento nel mondo del lavoro, quanta umanità calpestata e fagocitata dalla fossa dell’egoismo e del facile guadagno. Anche qui, nella nostra terra di Calabria. Tante volte questi “calvari” sono preceduti da vie crucis lunghissime. Pensiamo al dramma della migrazione sanitaria: è possibile, in una società che si definisce civile, che una persona sia costretta a fare una via crucis prima per avere un timbro, poi per una prenotazione, poi per trovare una collocazione più o meno vicina nel giro di due anni, se va bene? Questa è la croce solo di alcuni, perché chi ha la possibilità di pagare risolve diversamente. Sono o non sono croci? Sono o non sono calvari? Sono o non sono vie crucis che percorriamo continuamente?».

E ancora, richiamando il recente documento dei vescovi calabresi, Parisi ha parlato dell’autonomia differenziata come «di una grande ferita che si sta aprendo», ribadendo che «l’Italia non cresce se non insieme. La logica della divisione, del “veditela da solo”, che vorrebbe lasciare sole a se stesse le zone più depresse del Paese, del nostro Sud, deve lasciare il posto a una visione di sussidiarietà, di giustizia, in cui le opportunità di lavoro, assistenza sanitaria, di servizi e iniziativa imprenditoriale siano dappertutto uguali».

«Di fronte alla morte di Gesù, di fronte al dramma di ogni uomo che soffre e muore ingiustamente – ha rimarcato il presule – la parola più eloquente è quella del silenzio. Non un silenzio vuoto, ma un silenzio che è preludio all’ascolto della Parola di Dio, che ci predispone ad accogliere e rendere operativa nella nostra vita la Parola di Dio. Questa sera, quando ci inginocchieremo davanti alla Croce, nel silenzio pensiamo alle tante croci fuori e sulle nostre spalle. E, una volta rialzati da quell’atto di adorazione, cerchiamo di essere responsabili e attivi perché nessuna di queste “tombe” possa essere ancora soddisfatta accogliendo nuovi morti».

Al termine della processione della Beata Vergine Addolorata, alla quale il vescovo Parisi ha partecipato insieme al capitolo della Cattedrale, il pastore della chiesa lametina ha rinnovato l’invito ai credenti ad «attraversare le strade dell’umanità da protagonisti e costruttori di una storia nuova, segnata dalla speranza. Il grido di Gesù sulla Croce e la Vergine Addolorata, che raccoglie le lacrime e i dolori di tutta l’umanità, continuano a dirci che l’amore può ricostruire la storia». (rcz)

LAMEZIA TERME (CZ) – I consiglieri Lorena e Gallo: «Dimessi per dare una scossa»

di ANTONIO LORENA E PIETRO GALLO – La recente ondata di dimissioni che ha colpito il Consiglio Comunale di Lamezia Terme mette in luce una profonda crisi di governabilità, evidenziando la necessità di una risposta immediata e risolutiva. Questa situazione di incertezza, aggravata dalla mancanza di trasparenza e coerenza nelle decisioni amministrative, è particolarmente preoccupante in vista dell’urgente approvazione del bilancio di previsione 2024-2026.

La successione di eventi, a partire dalle dimissioni ormai non recenti del Presidente della V Commissione Enrico Costantino, e seguite dall’improvviso passo indietro del Presidente della Commissione Bilancio Davide Mastroianni, mette in discussione la capacità della maggioranza di proporre soluzioni valide e di delineare una direzione chiara per il bene della città.

Tale contesto ha visto noi, consiglieri comunali di Fratelli d’Italia, impegnati in qualità di Vice – Presidenti nelle commissioni di Bilancio e Urbanistica e Lavori Pubblici, assumere con serietà il nostro dovere istituzionale, purtroppo ostacolato da continui dissidi interni alla maggioranza e dall’incapacità di questa di eleggere, in ultimo, un presidente per la seconda commissione.

Nonostante gli sforzi, la nostra volontà di portare avanti il lavoro delle commissioni si è scontrata con la mancanza di collaborazione e con bagarre tra i membri della maggioranza, circostanze che hanno reso impossibile procedere efficacemente. Di fronte a questa paralisi, abbiamo preso la difficile decisione di dimetterci, non come un passo indietro, ma come un gesto per sollecitare un cambiamento radicale nella gestione delle crisi attuali e per richiamare la maggioranza alla sua responsabilità di superare le divisioni interne e di agire nell’interesse di Lamezia Terme.

La nostra scelta riflette anche l’impegno a non partecipare a negoziati opachi per la copertura di posizioni strategiche, mantenendo fermo il nostro ruolo di opposizione, impegnata a promuovere un dialogo aperto e costruttivo, al servizio dei cittadini lametini.

In queste ore di crisi, Fratelli d’Italia rimane ancor più impegnata a lavorare per il benessere della comunità di Lamezia Terme, dando priorità alle necessità dei cittadini e perseguendo soluzioni amministrative trasparenti e responsabili. È imperativo che la maggioranza affronti con determinazione le sue contraddizioni interne e sblocchi lo stallo che attualmente paralizza la Commissione Bilancio, assumendosi tutte le responsabilità che il governo di una città richiede. (al e pg)

[Antonio Lorena e Pietro Gallo sono consiglieri comunali di Fratelli d’Italia a Lamezia Terme]

LAMEZIA TERME (CZ) – Donati dolci pasquali al reparto di Oncologia dell’ospedale

Donati dolci pasquali al reparto di Oncologia dell’ospedale di Lamezia Terme. Il reparto si tinge a festa in occasione della Santa Pasqua. Grazie alla donazione di un paziente in cura presso il reparto ed all’impegno dell’associazione di volontariato Alice, sono stati donate uova pasquali giganti e cesti zeppi dei dolci e delle prelibatezze tipici delle festività pasquali.

Il personale infermieristico del DH, grazie alla estrosa e fantasiosa Maria Bubba assistita dalle sue colleghe, hanno fatto il resto per cercare di allietare con gioia i momenti di permanenza e di cura dei malati oncologici.

Si è proceduto con una estrazione di nomi di tutti i pazienti in cura chemio-terapica, testimonial dell’evento è stato chiamato lo scrittore lametino Igor Colombo, anche lui paziente del reparto da diversi mesi.

In una sala d’attesa incuriosita e divertita, e davanti gli occhi felici del primario del reparto dottoressa Pina Molinaro affiancata da tutta l’equipe medica, Igor Colombo ha estratto i tre nominativi dei vincitori dei premi messi a disposizione.

Poi tutti con la foto di gruppo e lo scambio di auguri per la Pasqua. Un momento gaudente in un reparto molto particolare, mandato avanti con solerzia, competenza ed amore da tutti i medici e dal personale infermieristico e socio sanitario, nonostante tutte le difficoltà e la crisi sanitaria lametina che non risparmia neppure un reparto come quello oncologico.

Parole di elogio e di ringraziamento sono state rivolte da Colombo a tutto il personale ed all’associazione Alice da sempre sensibile ed accanto ai malati oncologici, cercando di aiutare il reparto con le tante attività ed eventi di natura benefica organizzati dalla stessa associazione. (rcz)

LAMEZIA TERME (CZ) – Il vescovo Parisi ha presieduto la Messa in Coena Domini

Il vescovo di Lamezia Terme monsignor Serafino Parisi che ha presieduto in Cattedrale la Messa in Coena Domini, che apre le celebrazioni del Triduo Pasquale.

«L’Eucaristia che celebriamo – ha detto – è l’incontro con il Signore che dà la vita e immette gioia in tutta la nostra esistenza. In chiesa non si sta con una faccia buia, triste: non è questa la caratteristica dell’incontro con il Signore. Quando si incontra il Signore, deve gioire tutta la vita e la gioia traspare sempre. Il memoriale che celebriamo nell’ Eucaristia non è ricordo di qualcosa di antico e statico, ma è celebrazione della vita: in ogni Eucaristia siamo invitati a celebrare la vita che il Signore ci ha regalato».

«L’Eucaristia istituita da Gesù – ha proseguito il presule – non è memoriale di qualcosa accaduto nel passato che non ha nulla a che vedere con noi oggi, ma ripropone attivamente, in modo presente e vivo, l’esperienza del passaggio dalla schiavitù alla liberazione, del rinnovamento della nostra vita e della nostra storia. L’Eucaristia è il dono di amore di Gesù che consegna la sua vita all’umanità nel servizio. E il Signore questa sera ci dice: come ho fatto io, dovete fare anche voi. Gesù ha voluto realizzare con i suoi discepoli il servizio di amore per il mondo. Anche noi siamo chiamati a mettere il grembiule del servizio, a buttarci per terra, a lavare e baciare i piedi a questa umanità che ha bisogno di riprendere forza, di riacquistare la voglia di camminare con la forza che viene da Dio. Come il Signore ha dato la sua vita per noi per amore, anche noi mettiamo la nostra vita a disposizione per amore perché il mondo possa essere lavato, rigenerato e possa riprendere il cammino della speranza».

Soffermandosi sulle figure di Giuda e Pietro, Parisi ha sottolineato come «nella vicenda di Gesù, Giuda e Pietro rappresentano noi tutti, con le nostre fughe, i nostri abbandoni, i nostri piccoli e grandi tradimenti. Essi ci permettono di affermare che l’amore di Dio non si ferma di fronte al tradimento dell’uomo né si arresta a causa delle nostre infedeltà. L’amore di Dio ci dà la certezza che, nonostante le infedeltà dell’umanità, noi restiamo per sempre amici di Dio in Gesù Cristo».

Quello che era il lavoro proprio degli schiavi «l’atteggiamento servile di chi non aveva altra prospettiva per vivere se non quella di lavare i piedi al padrone”, con Gesù si trasforma – ha proseguito ancora il vescovo Parisi – «in dinamica di aiuto all’umanità. Il gesto di lavare i piedi vuole consegnare questo messaggio ad ogni uomo: io ti rimetto nelle condizioni di rialzarti, di riprendere il cammino nella storia. Un gesto che ci appare ancora più incomprensibile oggi, in un tempo in cui tutti ci sentiamo dei superuomini, onnipotenti, onniscienti. Se nel calcolo umano il più grande è chi sta a tavola e viene servito, Gesù ci dice che il primo deve farsi ultimo e servo di tutti».

«Solo se serviamo nella gioia – ha concluso il vescovo – gli altri capiranno che il senso profondo della vita sta nell’incontro con il Signore e nella capacità di dare Cristo al mondo. Siamo capaci di dare Cristo al mondo mettendoci concretamente a disposizione gli altri, facendo sì che il desiderio di bene dell’altro diventi il senso del mio servizio nella storia».

Al termine della celebrazione, il vescovo ha portato in processione il Santissimo Sacramento all’altare della Reposizione. Le celebrazioni del triduo pasquale proseguiranno oggi, Venerdì Santo, con l’Azione Liturgica della Passione del Signore in Cattedrale alle 18 e, a seguire, la partecipazione alla processione della Beata Vergine Maria Addolorata. (rcz)

LAMEZIA TERME (CZ) – Lectio del vescovo Parisi alla Scuola Biblica e la Scuola per i ministeri

Lunedì 25 marzo più di seicento persone hanno partecipato all’incontro congiunto tra la Scuola Biblica e la Scuola per i ministeri per la Lectio del vescovo, monsignor Serafino Parisi, su “Il dolore innocente”.

Un momento di condivisione per i partecipanti a queste due esperienze che ormai da più di un anno la Diocesi sta vivendo in un cammino di approfondimento della fede: «Oltre ai contenuti proposti – ha detto al riguardo monsignor Parisi – questi percorsi ci danno la possibilità di vivere un’esperienza di comunione tra persone di comunità vicine che, probabilmente, fino ad oggi non avevano avuto molte occasioni di incontri comuni: la comunione, di fatto, si costruisce tra di noi, tra persone in carne e ossa. Per tale motivo questa dinamica è molto importante in quanto genera circolarità e condivisione».

Tra le altre cose, il vescovo ha evidenziato che la Scuola per i Ministeri «è un percorso di formazione che viene incontro alle richieste e alle attese dei fedeli laici, dei religiosi e delle religiose, insomma di tutte le componenti del popolo di Dio che è nella diocesi lametina, allineandosi con quanto era stato scelto dal Sinodo nelle varie fasi diocesane. Chiaramente – ha proseguito il presule – è una iniziativa che ha bisogno di tempo per radicarsi, come accade per qualsiasi processo. Questo ci chiama a un costante accompagnamento ed a una appassionata cura».

Monsignor Parisi ha poi ricordato che tra gli aspetti e i riverberi positivi di questa iniziativa della Scuola per i ministeri «c’è la consegna concreta di tutto il processo formativo ai sacerdoti e ad alcuni laici della nostra Diocesi che si stanno impegnando a portare avanti le lezioni», rimarcando che si tratta di «un grande movimento di professionalità e competenze. Quest’anno – ha aggiunto – abbiamo individuato 16 sacerdoti, il prossimo anno altri 8. Una scelta precisa che va nella direzione di mettere in gioco le energie, le disponibilità e le competenze della nostra chiesa diocesana».

Il Vescovo ha fatto poi un riferimento alla Scuola Biblica, alla sua struttura e alla sua “ratio”: infatti, «affrontando argomenti che hanno ricadute di stretta attualità proposti attraverso l’interpretazione di alcuni testi biblici, si impara a leggere criticamente la Sacra Scrittura e si trovano orientamenti per i grandi interrogativi esistenziali. Per questo motivo la Scuola biblica ha e offre un respiro più ampio con relatori nazionali ed internazionali. Si tratta di due realtà che si integrano, sono due percorsi che vogliono davvero intervenire “a gamba tesa”, ovvero direttamente dentro la storia dei credenti che si trovano all’interno di questa Diocesi e che vogliono arrivare alla consapevolezza delle ragioni della propria fede. E questo è valido anche per coloro che sono alla ricerca, per gli atei e per gli agnostici che vogliono però accostarsi allo studio e alla comprensione di ciò da cui loro hanno deciso di stare a distanza».

Poi, entrando nel merito dell’incontro, il vescovo ha chiesto: «Perché l’innocente soffre? L’urlo di dolore del giusto cade nel vuoto o c’è Qualcuno disposto a raccoglierlo?». Ed è stato proprio partendo da «una delle domande più dure, che attraversa i secoli e le culture», che monsignor Parisi ha avviato la sua riflessione che si inserisce «nel contesto della Settimana Santa, che ha al suo centro l’immagine di un innocente che viene crocifisso. Di fronte alla domanda “perché l’innocente soffre”, i non credenti sono, in un certo senso, avvantaggiati: chi non crede può attribuire il male al fato, a un destino ineluttabile oppure al caso. Per chi crede, invece, l’interrogativo è drammatico: se Dio è buono, unde malum?».

Spaziando dai testi della tragedia greca e della filosofia antica per giungere all’Antico Testamento, il Vescovo si è soffermato sulla vicenda di Giobbe «che non è, come si dice spesso, un mero paziente. Giobbe urla verso Dio, chiede a Dio di ‘venire fuori’ e di spiegargli il perché del male».

Entrando nei particolari della struttura del libro, monsignor Parisi ha fatto notare che «la vicenda di Giobbe smonta quella visione distorta di Dio, sostenuta dagli stessi amici di Giobbe, che rappresentavano un Dio di plastica dal cuore di pietra. La perseveranza nella fede di Giobbe smonta il dubbio che l’accusatore aveva insinuato nella mente di Dio. E il testo conduce a dire che il Signore non ha bisogno di prove. Dio, al contrario, punta su Giobbe contro il Satana, cioè l’accusatore, il destabilizzatore. La sofferenza di Giobbe fa emergere l’uomo nella sua dignità e permette allo stesso uomo di sperimentare, come senso di quel patire, di essere conosciuto da Dio. La sofferenza di Giobbe è come una modalità offerta all’uomo perché possa mostrare la sua fede, perché possa far emergere il dato che Dio conosce profondamente l’uomo al punto di fidarsi di lui e così rispondere, con una visione di reciproco affidamento, a quelli che si pongono l’interrogativo sul dramma della sofferenza e della morte, del male e del dolore».

Nel concludere, citando Viktor Frankl, il vescovo si è soffermato sul concetto di “homo patiens” evidenziando come «è nel limite che l’uomo esprime la sua verità, perché è nella consapevolezza di quel limite costitutivo dell’uomo che Dio innesta e manifesta la sua forza”. Dalla vicenda di Giobbe, dunque, “la fede esce vittoriosa e, con la fede, anche l’uomo». (rcz)

LAMEZIA TERME (CZ) – Successo per l’evento dell’Alliance Française di Catanzaro in collaborazione con il liceo Campanella

Emozione e grande coinvolgimento per la Giornata internazionale della Francofonia. L’evento – organizzato dall’Alliance Française di Catanzaro in collaborazione con il liceo statale “Tommaso Campanella” di Lamezia Terme – si è rivelato un vero successo.

Un ricco programma quello messo in piedi dall’associazione guidata dalla presidente Fernanda Tassoni, insieme agli studenti del liceo lametino, guidati e supportati dai loro docenti.

Tra le suggestive performance eseguite, a cura degli alunni dell’indirizzo Coreutico e Musicale del liceo e dei docenti di lingua francese: intermezzo di danza sulle note di “Voilà” di Barbara Pravi e “L’enfer” di Stromae; lettura della poesia “Femme noire” e “Poème à mon frère blanc” di Léopold Sédar Senghor e “Les homeless” di Kebir Ammi e di alcuni brani tratti dal romanzo “Sur les pas” de Saint Augustin e da “Les amandiers sont morts de leurs blessures” di Tahar Ben Jelloun. Chiusura con “La vie en rose”.

«E’ stata una speciale festa – ha affermato Fernanda Tassoni – per celebrare la lingua francese e la cultura francofona. Ringrazio la dirigente scolastica, Susanna Mustari, che ha accolto con entusiasmo e grande disponibilità l’iniziativa. Lo spettacolo realizzato è particolarmente piaciuto e lo porteremo prossimamente anche a Catanzaro per condividerlo con gli studenti del capoluogo». (rcz)

LAMEZIA TERME (CZ) – “Muori e vivi per Gesù”, una serata in memoria di Maria Marino

La presentazione del libro “Muori e vivi per Gesù” di Paolo Marraffa si terrà il 2 aprile a Lamezia Terme nella sala Sedna di via Tevere 13, alle 18.

I nonni come a tutti è noto sono la memoria storica, custodi del tempo, tessitori di storia e per i nipoti figure di riferimento. L’esigenza di dedicare ai nonni un pensiero pervaso interamente di verità storica, dopo il loro decesso, è un desiderio nobile di chi si è sentito amato, protetto da tali figure. Paolo Marraffa laureato in comunicazione e impegnato nel sociale, nipote di Maria Marino, ha deciso dedicare un libro per la nonna Maria, una donna semplice e umile, colma di fede, che ha messo la sua vita a servizio degli altri e della Madre Chiesa. «Era una buona moglie, madre, una nonna, una donna che ha testimoniato il suo amore per Cristo Crocifisso e la Vergine Maria fino alla morte».

A relazionare in serata la docente lametina di filosofia e storia e scrittrice Miriam Rocca, e la giornalista professionista Rosaria Giovannone, in particolare quest’ultima dialogherà con l’autore. A fine serata l’autore omaggerà i presenti del testo che tiene a precisare in una nota stampa: «Vuol essere un omaggio personale alla figura di mia nonna che ho tanto amato e amerò per sempre, perché ciò che viene scritto nei cuori non si può cancellare».

E scrive ancora: «Non un libro qualunque per chi ha avuto la grazia di conoscerla, di condividere con lei parte del proprio vissuto, del proprio cammino di fede. Una donna che ha lasciato nei cuori solo tanto amore come testimoniano in tanti. Molte le testimonianze raccolte su di lei, ma il giorno della presentazione non si parlerà di queste. Tutti sanno che la nonna era una persona chiamata da Dio che ha riempito la Chiesa di anime, risvegliato la fede di numerose persone e contribuito a generare conversioni e vocazioni. Il giorno della presentazione del libro si parlerà di quanto questa semplice donna immersa nella famiglia avesse il cuore grande. Era divenuta uno strumento perfetto di preghiera e di conversione a servizio della Chiesa per la quale si è sempre mossa e mai avrebbe potuto muoversi per conto proprio, perché amava la Chiesa, lei stessa era Chiesa, ne costituiva parte integrante. Non ci resta che ricordare queste verità che hanno caratterizzato la sua vita. Ecco uno stralcio di quanto ho scritto nel mio libro: “Nelle cose della terra, ma infinitamente di più nelle cose del Cielo, curava i dettagli. Non trascurava mai nulla. Aveva una luce negli occhi capace di scrutare l’invisibile. Erano occhi che riuscivano a penetrare nel cuore con un solo sguardo. L’incontro con questa donna cambiava la vita delle persone. Nel cuore di tanti restavano incisi per sempre Gesù e Maria. Era questa incisione a fuoco invisibile che spingeva molti a tornare al Vangelo e alla Chiesa anche dopo moltissimi anni”. La presentazione del libro a Lamezia Terme altro non servirà che a ribadire queste verità».

Conclude il Marraffa: «Che Lei dal cielo intervenga presto, per confermare nella verità divina i cuori di quanti per mezzo di Lei, dallo Spirito Santo sono stati convertiti a Cristo, al suo Vangelo, alla sua Chiesa. Riposa, nonna, nella luce eterna, ricordandoti sempre di noi che camminiamo per raggiungerti nella luce del Cielo. Paolo, il nipote che hai tanto amato». (rcz)

LAMEZIA TERME (CZ) – Il vescovo Parisi ha presieduto le celebrazioni della Domenica delle Palme

Il vescovo di Lamezia Terme, monsignor Serafino Parisi, ha celebrato la Domenica delle Palme, giorno in cui la Chiesa ricorda l’ingresso di Gesù a Gerusalemme osannato dalle folle.

«Seguiamo il cammino di Gesù – ha detto il vescovo – Però, poi, entrati nella nostra città dove la nostra esistenza, si svolge (la famiglia, la scuola, il lavoro, il tempo libero, le varie occupazioni che ognuno di noi compie), dobbiamo esprimere, con lo sguardo verso il Padre, la nostra certezza che Colui che è tenero, misericordioso, paziente, Colui che ama la nostra vita e ci chiama a conversione, vuole darci il suo amore».

«Nel cammino verso Gerusalemme – ha detto al riguardo monsignor Parisi – Gesù aveva la consapevolezza che quello sarebbe stato il cammino finale: l’ingresso in Gerusalemme accolto come re e poi ucciso come un malfattore. Dentro la determinazione di Gesù, che era certamente la sofferenza che portava con sé e che raccoglieva tutta l’ansia, la difficoltà, la fragilità, il dolore, il peccato, la sofferenza del mondo di tutta l’umanità, c’era anche la certezza che il Padre non lo avrebbe abbandonato nell’ora della prova. Ecco perché entrare a Gerusalemme significa anche per noi fare l’ingresso dentro la realtà concreta, la città all’interno della quale abitiamo la vita che siamo chiamati ogni giorno a vivere e che è fatta, certamente di momenti belli, però anche di momenti duri da vivere, da capire, da accettare».

«Quindi – ha aggiunto il Vescovo – entriamo nella vita di ogni giorno, difficile da interpretare e da vivere, con la certezza che siamo amati da un Dio che è Padre e non ci abbandona. Noi andiamo con i ramoscelli di ulivo che indicano la pace. Immaginate quanto bisogno di pace c’è oggi nel mondo! Si paventa lo spauracchio delle armi nucleari: è la follia. Davvero la guerra è la follia: non vince mai nessuno, tutti sconfitti. Ma anche nelle nostre piccole guerre, quelle che non hanno portata mondiale, quelle nelle famiglie, nei condomini, nei quartieri, c’è sempre da vedersi sconfitti. Per cui, portare il ramoscello d’ulivo vuol dire la consapevolezza che Dio ci ama e che questo amore lo dobbiamo praticare anche tra di noi».

Da qui l’augurio che «sia sotto questo segno che inizi la settimana Santa, la grande settimana della redenzione e della salvezza».

Durante la santa Messa presieduta dal Vescovo in Cattedrale, nel corso dell’omelia, monsignor Parisi, tra le altre cose, sottolineando che «oggi abbiamo ascoltato per intero la passione del Signore secondo l’evangelista Marco», ha chiesto: «Nella passione di Gesù quale parte stiamo svolgendo? Quale parte stiamo interpretando, vivendo? Dove ci mettiamo? Questa è – ha aggiunto – una domanda che consegno alla vostra sensibilità».

Poi, facendo riferimento alla prima lettura, il Vescovo ha ricordato che il profeta Isaia «diceva che il servo sofferente che non ha sottratto la sua faccia agli insulti e agli spunti, è rimasto in estrema confidenza con il Signore. Pur nel dramma della sua condizione, pur nella inspiegabilità della sua situazione concreta esistenziale, pur dentro l’impeto a gridare nei confronti del Signore il suo sconcerto, rimane legato a Dio. E lo dice chiaramente: io non resterò confuso; il Signore è dalla mia parte, mi accompagna, è mio sostegno; io non resterò confuso. Ed è lo stesso recupero che viene fatto nel Nuovo Testamento nella lettera di Paolo ai Filippesi che celebra Gesù nell’ora della crocifissione. Quando, cioè, c’è quel dramma di comprendere come mai il figlio di Dio, Gesù Cristo, sia sceso nel punto più basso dell’umanità, nel baratro -diciamo così – della disperazione, del buio, dove non si vedeva via d’uscita? E Paolo lo dice perché Gesù, pur essendo figlio di Dio, pur essendo Dio, ha voluto mettere da parte questa condizione per toccare realmente la tragedia vera dell’umanità. Non ne ha sentito parlare, non ha visto il dolore dell’umanità da lontano, non lo ha schifato, non lo ha evitato. Se lo è caricato addosso ed il peso di quel dolore lo ha fatto sprofondare dentro la fossa buia dell’umanità». (rcz)

CONFLENTI (CZ) – Nel lametino arrivano i biscotti solidali di “Una voce tante voci”

di FRANCESCA PAGLIARO – Mi chiamo Francesca, ho 32 anni e sono affetta da una malattia rara chiamata Malformazione di Chiari associata a Siringomielia (una lunga cisti piena di liquido presente nel midollo spinale). La mia è una malattia malformativa congenita (dalla nascita) del sistema nervoso, in cui le tonsille cerebellari scendono al di sotto della base cranica, entrando nel canale spinale. La dura scoperta avvenne nel 2021 in seguito ad una Rmn che mi era stata prescritta per tutt’altra ragione, ed il cui referto riportava la seguente dicitura “Sospetta Malformazione di Chiari, si consiglia consulto neurochirurgico”; fu una doccia fredda. Cominció così la mia trafila tra visite mediche, esami strumentali (potenziali evocati, elettromiografie, altre Risonanze) e la delicata e complicata ricerca di uno specialista esperto.

Un barlume di speranza, per mia grande fortuna, arrivò da un’Associazione speciale, che è un po’ come una grande famiglia: Aismac (Associazione Italiana Siringomielia e Arnold Chiari). Il loro sito (aismac.org) è stato una manna dal cielo, mi ha permesso di conoscere bene la malattia di cui soffro, di leggere le storie di altre persone affette dalla Chiari e soprattutto mi ha indirizzata verso la struttura più adatta alle mie esigenze. È anche grazie ad Aismac se fin da subito ho deciso di affrontare un percorso che nel settembre scorso (09/23) mi ha portato a subire un intervento presso l’Istituto Neurologico Besta che spero si riveli risolutivo e possa portarmi alla guarigione.

Quella di cui soffro è una malattia rara, e ogni malato come me vive nella speranza alimentata da un qualcosa di straordinario chiamata Ricerca, ed è grazie a questa che oggi posso raccontarvi la mia esperienza con il cuore più leggero.

Quest’anno anche AISMAC partecipa alla Campagna di primavera di Fondazione Telethon, una raccolta congiunta con le Associazioni in Rete, in cui gli incassi verranno divisi a metà.

Insieme all’associazione di volontariato di cui faccio parte “Una Voce Tante Voci” di Conflenti, che da sempre si occupa delle fasce fragili, abbiamo deciso di supportare questa campagna ed essere presenti con degli stand informativi e di raccolta fondi nel comune di Conflenti il 28 Aprile a partire dalle 10.00, e nel comune di Lamezia Terme (isola pedonale del corso Giovanni Nicotera) il 4 Maggio a partire dalle 17.00. Protagonisti della campagna saranno i famosi “cuori di biscotto”, nei gusti Pasta frolla, Cacao e gocce di cioccolato, Arance di Sicilia e gocce di cioccolato, inseriti in bellissime scatole di latta collezionabili per ognuna delle quali è consigliata una donazione minima di 15 euro.

Noi saremo lì, per sensibilizzare, contribuire, dare speranza: fare la nostra piccola ma indispensabile parte per correre insieme verso un unico grande traguardo.
Grazie a quanti ci aiuteranno.

Per informazioni o per ritirare i biscotti potete rivolgervi ai seguenti contatti: 3313523246 (Francesca), 3293343431 (Associazione “Una Voce Tante Voci”). (rcz)