LAMEZIA TERME (CZ) – Gli istituti superiori incontrano la polizia stradale

Nel corso dell’incontro con gli studenti degli istituti superiori della città di Lamezia Terme “Per strada…rispetta e rispettati”, organizzato dalla locale sezione della Fidapa, il comandante della sottosezione della polizia stradale di Lamezia Terme, Vincenzo Angotti, ha fornito dati allarmanti. Relatore della giornata è stato anche Marco Scarponi, segretario generale della Fondazione “Michele Scarponi”.

«Sono da 24 anni in servizio alla polizia stradale di Lamezia Terme ed in tutti questi anni abbiamo trattato in totale 5561 incidenti di cui 36 con esito mortale, 1227 con lesioni e 4298 con danni a cose», ha detto Angotti.

Dati, questi, come ha precisato lo stesso Angotti, «molto significativi considerando che si tratta di incidenti avvenuti su tratti di strada do sola nostra competenza». Quindi, ha sottolineato che «dopo il calo della mobilità durante la pandemia di Covid 19, l’anno 2022 è stato caratterizzato da una netta ripresa della mobilità e, come conseguenza, anche dell’incidenza stradale: 3159 morti in Italia in incidenti stradali, pari al +9,9% rispetto all’anno precedente, praticamente 9 al giorno, con 223.475 feriti pari al +9,2%» da qui un rafforzamento del controllo di strade ed autostrade con un 2% in più rispetto al 2022 che avrebbe fatto registrare “un calo generale del numero dei sinistri, così come sono diminuite le vittime ed i feriti rispetto alle rilevazioni del 2022.

«Nell’anno appena trascorso – ha aggiunto Angotti – sono stati 44.778 gli incidenti rilevati dagli agenti, contro i 45.387 del 2022. Gli incidenti mortali nel 2023 sono stati 449 (erano 521 nel 2022) con un calo del numero delle vittime pari al – 17,1% su base annua. Inversione di tendenza anche per gli incidenti con feriti che nel periodo in esame sono stati 15.760 (erano 16.402) con 24.701 feriti (- 2,7% su base annua)».

L’incontro, ospitato dall’Iis Rambaldi e moderato dalla giornalista Saveria Maria Gigliotti, dopo i saluti della dirigente Anna Primavera, che ha parlato di «iniziativa importante per la crescita di tutti, studenti ed adulti, e c’è bisogno di lavorare insieme per crescere insieme», è stato introdotto dalla presidente della Fidapa, Paola Stilo, che ha sottolineato che «il tema che ci avviamo a trattare è quello della educazione stradale e vuole essere un contributo per la costruzione di un futuro che riesca a salvaguardare ed a tutelare vite umane. Per questo – ha aggiunto – abbiamo coinvolto le scuole perché diffondendo l’educazione stradale si può raggiungere una nuova mentalità fra di voi ragazzi incentivando il messaggio educativo sensibilità e tecnologia. Affrontare la questione della sicurezza stradale richiede un impegno collettivo ed il coinvolgimento di Istituzioni, comunità, scuole, singoli soggetti perchè tutti insieme possiamo creare un ambiente strade e che protegga la vita e consenta a tutti di muoversi in modo sicuro ed efficace».

Particolarmente toccante, poi, l’intervento di Scarponi che, nel raccontare il tragico incidente in cui perse la vita il fratello Michele, promessa del ciclismo agonistico di cui ha tracciato un profilo umano e sportivo ed al quale è intitolata la Fondazione, ha spiegato le finalità della stessa «nata l’otto maggio 2018 per ricordare ogni giorno Michele nel modo più bello e utile possibile, ossia impegnandoci contro la violenza stradale quotidiana affinchè nessuno muoia più sulla strada come è morto Michele. Per avere una strada accogliente, di tutti e per tutti, bisogna migliorare l’educazione stradale e alla mobilità sostenibile, ridistribuire lo spazio stradale partendo dai più deboli, pretendere maggiori controlli».

A portare i saluti dell’amministrazione comunale il sindaco Paolo Mascaro che, tra le altre cose, ha annunciato la realizzazione di cinque percorsi ciclabili grazie ad «una parte consistente del Pnrr» ed il presidente del Consigli Comunale, Giancarlo Nicotera, che ha sollecitato i ragazzi presenti a considerare le forze dell’ordine come «figure di riferimento» rendendo noto che «anche per questa estate con la Lamezia Multiservizi sono state previste le corse notturne verso la costa».

La sovrintendente della sottosezione della polizia stradale di Lamezia Terme, Angela Celli, infine, ha commentato e proiettato alcuni video della Polstrada inerenti alla sicurezza stradale ed alla sua prevenzione. (rcz)

LAMEZIA TERME (CZ) – Una iniziativa per ricordare Lucia Della Torre e suor Marina Mandrino

L’8 marzo, alle 17 nella Chiesetta delle suore del Beato Tommaso Maria Fusco, AiparC Lamezia Terme, ente no profit presieduto da Dora Anna Rocca docente, giornalista e scrittrice, ha inteso ricordare con una celebrazione eucaristica in occasione delle Giornata internazionale della donna due donne che hanno operato con dedizione nella città: Lucia Della Torre (1922-2021) e suor Marina Mandrino (1916-2008).

Trattasi di un momento di riflessione sulle conquiste politiche, sociali, economiche del genere femminile in generale. La Della Torre e suor Mandrino rappresenteranno tutte le donne che con amorevole dedizione e caparbia hanno raggiunto degli obiettivi importanti in città.

Il perché AIParC Lamezia abbia scelto queste due figure femminili è legata all’attività associativa che nel 2021 indisse la prima edizione del concorso Giovanil…Mente che invitava gli studenti delle scuole superiori di primo grado a far emergere storie anche poco note di personaggi del territorio che a loro avviso meritavano di essere menzionate.

Data l’alta adesione dei partecipanti e le storie raccontate, venne realizzata una pubblicazione curata da AIParC Lamezia edita da Grafichè editrice con l’intento di divulgare le storie degli studenti classificatesi in posizione utile in graduatoria.

A classificarsi al primo posto fu Matteo Caruso alunno della Pietro Ardito, pronipote della Della Torre che ha raccontato la storia della bisnonna prima segretaria donna del Comune di Lamezia Terme, insignita con il titolo di cavaliere del lavoro dall’allora Presidente della Repubblica Francesco Cossiga.

Inoltre venne dato risalto nella pubblicazione anche se fuori concorso a Suor Marina Mandrino grazie alla cui opera vennero realizzate a Lamezia Terme l’Istituto del Beato Tommaso Maria Fusco nella sede attuale, la Casa di ricovero per orfanelle a Gizzeria oggi sede di una casa di riposo, la Casa Nazareth di Villa Rosa ad Acquavona, utilizzata come casa di preghiera da gruppi ed associazioni.

In occasione della ricorrenza dell’8 marzo verranno ricordate dunque due donne lametine e in tale occasione saranno distribuite gratuitamente ai presenti alcune copie del volume in cui si racconta la storia di Lucia Della Torre e suor Marina Mandrino. Saranno presenti anche i familiari di Della Torre oltre che le suore della Tommaso Maria Fusco.

Ha detto la presidente Dora Anna Rocca: «Se per la Della Torre bisognerà attendere altri sette anni per l’intitolazione di una strada o di una via, nel caso di suor Marina Mandrino essendo trascorsi più di dieci anni dal suo decesso l’Associazione si è preoccupata lo scorso anno di inoltrare mozione negli uffici comunali di competenza al fine di dedicare il nome di una via a tale figura che ha operato tanto bene in città. Speriamo che la macchina organizzativa e burocratica non faccia trascorrere più tempo del previsto perché questo desiderio sia realizzato». (rcz)

A Lamezia Terme due giornate dedicate alla sanità e alle malattie cardiovascolari

Sono stati due giorni interamente dedicati alla sanità e alle malattie cardiovascolari, quelle svoltosi al T Hotel di Lamezia Terme, dove i cardiologi calabresi si sono riuniti per le Giornate Cardiologiche “Nella terra dei due mari”, organizzata dal provider Xenia di Francesca Mazza.

Il direttore scientifico, il dottor Eliezer Joseph Tassone, supportato dalla segreteria scientifica curata dal dottore Giuseppe Carullo, è stato fin troppo diretto nel corso dell’introduzione ai lavori.
«Le malattie cardiovascolari costituiscono la prima causa di mortalità morbilità nei paesi industrializzati – ha spiegato –. Questo dato epidemiologico è stato enfatizzato dalla pandemia da Covid appena trascorsa, che ha messo in ginocchio la Sanità tutta».
«Il riscontro obiettivo di una Sanità in sofferenza, ancor più pronunciato in una terra martoriata e di difficile gestione come la Calabria, che non riesce a garantire i servizi essenziali alla popolazione del luogo – ha proseguito – costretta sempre più spesso all’emigrazione sanitaria, alle lunghe attese per esami considerati di routine o che richiedano effettuazione urgente o peggio ancora alla rinuncia delle cure che vengono scoraggiate dalla lunghezza dei tempi e dalle difficoltà logistiche, contribuisce, inevitabilmente, a generare maggiore morbilità e mortalità tra le persone spesso più fragili e anziane, maggiore incremento delle ospedalizzazioni che influenzano negativamente la prognosi, incremento concomitante dei costi sanitari e quindi della spesa sociale e, in ultima analisi, maggiore sfiducia nella Sanità e nelle istituzioni».
Alla luce di queste considerazioni, «vi è l’obbligo di riconsiderare la Cardiologia tutta (ospedaliera ed extraospedaliera) quale branca clinica incentrata alla prevenzione cardiovascolare (primaria e secondaria) e di intensificare i percorsi di diagnosi e cura finalizzati alla riduzione dell’ospedalizzazione e delle complicanze», è emerso nella giornata inaugurale del convegno.
«L’obiettivo formativo di questo evento – ha spiegato ancora Tassone – è quello di creare una sinergia tra territorio, Mmg, specialista territoriale e ospedaliero, al fine di condividere nuove significative evidenze cliniche e scientifiche inerenti alla gestione delle più importanti e frequenti malattie cardiologiche (cardiopatia ischemica scompenso cardiaco, valvulopatie, fibrillazione atriale, tromboembolia polmonare, islipidemie, ipertensione arteriosa, malattia diabetica, malattia vascolare periferica) per poterle poi trasferire nella pratica clinica creando dei percorsi assistenziali che possano recuperare una gestione ottimale della sanità in ambito cardiologico, dal punto di primo intervento periferico fino al centro di III livello ospedaliero».
Molto seguite ed apprezzate anche le altre sessioni di lavoro prima delle lectio di Indolfi, Maselli, Perticone e Mancuso. (rcz)

Giovedì a Lamezia incontro pubblico su “Sud, salute e Sanità: condannati per sempre dall’Autonomia”

Giovedì 7 marzo, al Chiostro San Domenico di Lamezia Terme, alle 17.30, si terrà l’incontro pubblico Sud, salute e Sanità: condannati per sempre dall’Autonomia Differenziata, a cui parteciperà la responsabile nazionale Sanità del Partito Democratico, Marina Sereni.

Dopo i saluti del capogruppo del Pd in Consiglio regionale Mimmo Bevacqua, della vice presidente della Commissione Sanità in Consiglio regionale Amalia Bruni e del senatore e segretario regionale del Pd Nicola Irto, sono previsti gli interventi di Damiano Silipo, docente Unical e componente della segreteria regionale del Pd, Stefano Capriglia, studente di Medicina e Chirurgia Umg e Don Giacomo Panizza, fondatore della Comunità “Progetto Sud”.

Le conclusioni dell’iniziativa, moderata dal giornalista Ugo Floro, sono affidate a Marina Sereni. Saranno presenti consiglieri regionali, amministratori, dirigenti e militanti.

«L’Autonomia differenziata voluta dal governo – ha ribadito la consigliera Bruni – aumenterà le diseguaglianze territoriali e sociali. Siamo di fronte ad una vera e propria modifica costituzionale destinata a mettere in discussione l’essenza stessa dell’unità nazionale e dei valori dell’Italia Repubblicana custoditi nella Carta Costituzionale. Dobbiamo continuare a parlare, approfondire, spiegare alla nostra comunità la drammatica verità che si nasconde dietro questo antistorico tentativo di spaccare il Paese in venti distinti staterelli».

«Non vogliamo vivere in un Paese diviso – ha sottolineato – dove i cittadini non avranno le stesse opportunità e gli stessi diritti. Con l’attuazione di questa riforma, la nostra regione, che registra ancora il Pil più basso d’Europa, continuerà a rimanere sempre più ai margini nell’offerta dei servizi essenziali che non è mai stata garantita in modo uniforme a livello nazionale. La premessa deve essere quindi quella di costruire e finanziare i Livelli Essenziali di Prestazioni (Lep) su sanità, istruzione, trasporti, apparati amministrativi, ambiente. Parliamo di bisogni minimi della collettività che non potrebbero essere garantiti in maniera uniforme: anche quando si riuscissero a trovare i soldi, le regioni ricche – che il Sud ha reso ricche – farebbero ulteriori passi in avanti, potendo pagare stipendi migliori ai professionisti come insegnanti e medici».

«Questo significa, ad esempio – ha spiegato – una istruzione e una sanità migliore nelle regioni che possono investire in qualità, a discapito delle regioni povere, e quindi cittadini di serie A, B e anche C. Siamo di fronte ad un progetto politico che vuole imporre uno stravolgimento del funzionamento dell’Italia, a discapito delle regioni svantaggiate, e quindi del Mezzogiorno».

«Iniziative pubbliche come quella di giovedì 7 marzo con Marina Sereni a Lamezia Terme – ha concluso Amalia Bruni – sono fondamentali per diffondere la consapevolezza necessaria a promuovere il cambiamento nelle mani dei cittadini informati e coinvolti». (rcz)

“Terra viva ascolta” incontra le aziende agricole di Lamezia Terme e Rocca di Neto

Ha fatto tappa a Lamezia Terme e a Rocca di Neto “Terra viva ascolta”, campagna promossa per confrontarsi con le aziende associate sulle problematiche e opportunità nel settore agricolo.

Gli incontri si sono svolti alla presenza del presidente nazionale Claudio Risso e del presidente regionale Francesco Fortunato.

Ampia la partecipazione, con aziende, dirigenti ed operatori della Fai Cisl e Terra viva regionali e dei territori, ma anche rappresentanti delle istituzioni, tra cui il sindaco di Rocca di Neto, Alfonso Dattolo, e il presidente del consiglio comunale Franco Pugliano.

Ad apertura delle iniziative, il presidente di Terra viva Calabria Francesco Fortunato ha dichiarato: «Le numerose e corpose manifestazioni degli agricoltori che in questo ultimo periodo hanno interessato anche il settore agricolo calabrese, meritano risposte immediate ed interventi urgenti. La difficoltà, soprattutto per le medie e piccole imprese agricole di accedere a credito e finanziamenti, il caro gasolio, il difficile inserimento dei giovani nel mercato del lavoro agricolo, la siccità, gli incedi e i fenomeni atmosferici dovuti al cambiamento climatico, i cinghiali che devastano le coltivazioni, la concorrenza sleale cui sono sottoposte le aziende agricole della nostra regione, hanno bisogno di misure e correttivi da predisporre in fase di programmazione».

«La costante crescita dell’export delle produzioni agroalimentari calabresi – ha continuato – dimostra però che abbiamo davanti tante opportunità, ma occorre esercitare un ruolo più incisivo, dare una vera progettualità e protagonismo ad enti regionali come Arcea e al Consorzio Unico della Calabria, valorizzando eccellenze, vocazioni territoriali, patrimonio agroalimentare e buona imprenditoria agricola, anche giovanile, tradizione e innovazione, di una normativa più adatta a carpire risorse europee, nazionali e regionali».

Il presidente nazionale Claudio Risso ha invece sottolineato come sia necessario valorizzare le produzioni accorciando le filiere. «Occorre coniugare un’agricoltura sostenibile – ha dichiarato Risso – che abbia la capacità di produrre reddito e contrastare invece quelle pratiche speculative che stanno danneggiando gli agricoltori. Come Terra Viva stiamo promuovendo in questo senso la campagna “Buono, Giusto, Equo”, principi etici ma anche economici per ribadire che occorre una giusta remunerazione degli attori della filiera».

«Con “Terra viva Ascolta” vogliamo confrontarci con chi protesta e rilanciare le nostre proposte – continua Risso – Non possiamo però affossare i principi della Pac, specie sulla sostenibilità ambientale, bisogna invece puntare ad una revisione di medio periodo con correttivi, anche a livello regionale per specificità e diversità, più attenta a realtà e tessuto produttivo dei territori. Servono, a nostro avviso, accordi di filiera integrata, capaci di coniugare qualità delle produzioni, giusto reddito per i produttori, rispetto delle leggi e dei contratti, incentivare l’occupazione».

Tanti gli interventi anche degli agricoltori, che hanno evidenziato le criticità e difficoltà di condurre un’impresa agricola in Calabria, sull’urgenza di ridurre una burocrazia che blocca lo sviluppo dell’imprenditoria, ma anche aspetti legati alla diffusione di malattie infettive che colpiscono allevamenti e colture e la presenza sempre più forte di cinghiali. (rcz)

LAMEZIA TERME (CZ) – “La radice latina della lingua italiana” all’istituto comprensivo Gatti

L’istituto comprensivo “S. Gatti” è stato organizzato un corso pomeridiano dal titolo “La radice latina della lingua italiana” destinato agli alunni della classe III della scuola secondaria di I grado di Pianopoli, per ampliare l’offerta formativa, favorire la continuità verticale e potenziare le attività di orientamento.

Il corso ha permesso agli studenti di comprendere l’origine della lingua italiana; analizzare la struttura morfosintattica della lingua latina a partire dalle conoscenze di analisi logica; riflettere sulle analogie e sulle differenze tra le due lingue; arricchire il lessico.

Le attività proposte, svolte anche con la metodologia del cooperative learning e con l’utilizzo di risorse digitali, hanno puntato a creare un’atmosfera di collaborazione e di scambio, per suscitare quella “libera curiositas” utile a far nascere un interesse autentico per laradice della nostra lingua.

Il potenziamento delle conoscenze e l’accrescimento della consapevolezza del percorso di studi da intraprendere contribuiscono a prevenire il rischio di dispersione scolastica, che è una delle finalità perseguite dall’istituto, grazie al lavoro dei docenti e con la guida del dirigente scolastico, prof.ssa Daniela Quattrone.

Così al termine del corso, tenuto dalla prof.ssa Gabriella Catroppa, insegnante di italiano, storia e geografia nella scuola secondaria di Pianopoli, concluso a fine gennaio, è stato augurato agli studenti di proseguire con successo il percorso di studi negli anni futuri, con un auspicio… ad maiora! (rcz)

LAMEZIA TERME (CZ) – Trame sostiene l’associazione Porcinai per salvare il villaggio di Nicotera

La Fondazione Trame Ets a sostegno dell’associazione Porcinai per salvare il Villaggio Gioia del Tirreno di Nicotera Marina.

«In queste ore – è scritto in una nota – l’associazione Pietro Porcinai sta facendo appello al ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano e alle Soprintendenze con una lettera in cui si esprime preoccupazione per le sorti di un bene, quello del Villaggio Gioia del Tirreno, sottoposto a tutela negli anni passati rischiando di essere svenduto e di finire in mani per niente affidabili, ricordando che già un anno fa veniva segnalata al Ministero l’urgenza di adempiere agli obblighi di tutela previsti».

L’appello ha raccolto l’adesione della Fondazione Trame e quella di altre organizzazioni e associazioni sul territorio, come “Libera Calabria”, “DaSud”, “Legambiente Calabria”, “Arci”, “Avviso pubblico”, “Rete delle culture”, “Libera”, “Slow food aps”.

«Le scriviamo per esprimere la nostra preoccupazione e il nostro allarme per le sorti di un bene sottoposto a tutela dal suo Ministero negli anni passati e che rischia al contempo di essere svenduto e finire in mani per niente affidabili – recita l’appello – Abbiamo appreso infatti nei giorni scorsi, tramite gli annunci economici, che il Fondo Hospitality & Leisure segnala l’intenzione di avviare la procedura di vendita del complesso immobiliare turistico in Nicotera (Vv) alla frazione Marina, noto come ex “Villaggio Gioia del Tirreno” ed ex villaggio Valtur, assegnando il prezzo base di appena 1.282.500 euro e scadenza per le offerte il prossimo 4 marzo. Parliamo di un villaggio turistico con 1200 posti letto e che contava negli anni di attività più di 500 dipendenti, inaugurato nel 1971, situato in uno dei tratti più belli della costa tirrenica calabrese, e chiuso da oltre dieci anni».

E ancora: «Purtroppo, ad oggi, mentre non abbiamo avuto ancora alcun riscontro dagli Uffici del suo dicastero su quanto segnalato e richiesto a suo tempo, la situazione rischia di precipitare e compromettersi definitivamente nelle prossime settimane a seguito dell’alienazione del bene. Nell’avviso della messa in vendita si ricorda la possibilità del diritto di prelazione da parte della Pubblica amministrazione proprio in virtù della dichiarazione di interesse culturale che dovrebbe tutelarlo e che con la presente la invitiamo ad esercitare. Non è quindi il momento di indugiare e assistere inerti al degrado e alle possibili manovre dettate da interessi di natura criminale. È il momento di prendere piena consapevolezza dei pericoli che la vicenda ex Valtur segnala per la tutela di diritti costituzionali fondamentali: la difesa del patrimonio naturale e culturale e la piena libertà di goderne grazie a un sistema economico sano e sostenibile».

«A supporto di questa sollecitazione – conclude l’appello – intendiamo fornire un contributo costruttivo che potrebbe costituire un riferimento per eventuali interventi nel rispetto del bene, facendo presente che il gruppo di lavoro dell’associazione Pietro Porcinai ha collaborato con la Sovrintendenza e il segretariato regionale del MiC per la Calabria e l’allora direttore Salvatore Patamia alla redazione di un “Documento preliminare di indirizzo per sostenere un percorso di riqualificazione e valorizzazione del complesso architettonico e paesaggistico ex villaggio turistico di Marina di Nicotera (Vv)”».

Già in occasione di Trame.10 la Fondazione aveva sostenuto la causa promuovendo la raccolta firme “Salviamo una perla della costa tirrenica calabrese” lanciata dall’Associazione Porcinai nell’incontro di venerdì 3 settembre 2020 “Il villaggio della speranza: la bellezza contro la ‘ndrangheta” con Mara Filippi Morrione, Ilaria Rossi Doria (Associazione Pietro Porcinai aps onlus) e il presidente della Fondazione Nuccio Iovene (già Commissione parlamentare Antimafia).

Oggi come allora «la battaglia per salvare il villaggio e il suo habitat – scrive Trame – è aperta e occorre che le istituzioni, i partiti, i movimenti politici, le forze economiche e sociali, le associazioni e le energie interessate al riscatto e alla crescita della Calabria si pronuncino e si impegnino con determinazione per sottrarre all’abbandono il bene; si battano per proteggere le bellezze di questa terra e per valorizzarne le potenzialità rispettando con scelte lungimiranti e coerenti il suo patrimonio storico, culturale e ambientale». (rcz)

LAMEZIA TERME (CZ) – Il messaggio del vescovo Parisi per la mostra su Livatino

Monsignor Serafino Parisi è intervenuto all’inaugurazione della mostra “Sub tutela Dei”, in memoria del giudice Rosario Livatino, ucciso nel 1990 e proclamato beato nel 2021, svoltasi ieri nell’atrio del Palazzo di Giustizia di Lamezia Terme. «L’amore, che è compimento della legge, aiuta la norma ad andare oltre se stessa e trovare il suo vero scopo per il bene dell’uomo», è stato uno dei passaggi chiave del vescovo Parisi.

Monsignor Parisi, partendo proprio dalla frase che Livatino disse ai suoi assassini «picciotti che cosa vi ho fatto?» e riprendendo il passo del Vangelo secondo Matteo di non opporsi a chi è malvagio e di porgere l’altra guancia, ha sottolineato che «mettendosi di fronte al volto dell’altro che percuote, senza reagire con il suo stile aggressivo, anzi porgendo l’altra guancia, si da una grande lezione. È come se dicesse: c’è un modo diverso di vivere rispetto al tuo, c’è uno stile alternativo, non violento, e tacitamente te ne sto dando testimonianza. È un modo per rendere giustizia e risolvere uno squilibrio. Col dono della vita, che è l’amore più grande indicato da Gesù, si ristabilisce la giustizia, la norma va al-di-là di se stessa e realizza in pieno il suo senso trovando il suo compimento. Così, con gli occhi negli occhi del proprio assassino, quella tacita testimonianza non è solo il più grosso e il più tragico dei giudizi, ma diventa anche parola che stimola alla conversione».

«La prospettiva all’interno della quale bisogna collocare la visione della vita e anche del lavoro di questo magistrato – ha detto il vescovo – non può che essere quella della martyrìa (testimonianza), idea che si trova all’interno della tradizione biblica che coincide a volte col martirio. Cioè è quella testimonianza, usque ad effusionem sanguinis, che ti porta oltre, fino a donare la vita». Idea di giustizia che non può riguardare solo il credente.

Per monsignor Parisi, infatti, che ha incentrato la sua riflessione sulla «ratio intrinseca che ha condotto il giudice Livatino nel suo percorso credente e da credente per interpretare il suo ruolo/servizio di magistrato» ci sarebbe, appunto, «una ratio di fondo, un nucleo incandescente costitutivo, fondativo, primordiale che richiama ad un certo ordine sia chi crede sia chi non crede”. Anche se “chi crede, addirittura, è più vincolato e si sente più legato a questa ratio fondamentale non tanto e non solo da una dichiarazione di imparzialità, ma anche da un fatto di professione di fede». E sarebbe, appunto, l’amore. (rcz)

Al Tribunale di Lamezia inaugurata la mostra sul giudice Rosario Livatino

È stata inaugurata, al Tribunale di Lamezia Terme, la mostra Sub Tutela Dei dedicata a Rosario Livatino, primo magistrato beato nella storia della Chiesa Cattolica e visitabile fino al 1° marzo.

L’esposizione, allestita su impulso della Diocesi di Lamezia Terme, dell’Azione Cattolica e dell’Ordine degli Avvocati di Lamezia Terme, in collaborazione con l’Associazione Do Well, è stata realizzata nel 2022  per il Meeting di Rimini da Libera Associazione Forense, Centro Studi Rosario Livatino e Centro Culturale Il Sentiero, scandaglia attentamente ogni aspetto della formazione, dell’operato professionale e del costante accostamento alla fede.

L’esposizione si compone di pannelli dedicati alla formazione ed al contesto in cui il giudice Livatino è vissuto (un contesto connotato dall’imperversare di una diffusa e feroce criminalità a cavallo tra gli anni ‘80 e ‘90), al suo lavoro come magistrato presso la Procura di Agrigento prima e presso il Tribunale penale della medesima città poi, al suo martirio – ampio spazio è dedicato anche alla figura di Piero Nava, il testimone che con il suo insostituibile contributo consentì alla magistratura inquirente la rapida individuazione degli autori materiali dell’omicidio ed in seguito dei mandanti. Ed infine alla beatificazione e al lascito che Livatino consegna a tutti noi con la sua testimonianza di vita.

«La disfatta dello Stato italiano l’abbiamo vista ieri mattina in fondo ad una valle senza alberi. (…) Era un giudice, uno di quei giudici siciliani che aveva onore e non conosceva paura. E adesso eccolo qui, disteso tra gli arbusti, gli occhi sbarrati, i capelli neri sporchi di terra, la faccia insanguinata. Ha scelto lui di morire quaggiù, rotolando nella scarpata, cercando la fuga con la disperazione dell’uomo braccato e ferito», ha dichiarato la presidente vicaria della Corte di Appello di Catanzaro, Gabriella Reillo, prendendo in prestito le parole del primo paragrafo dell’articolo scritto dal cronista Attilio Bolzoni, all’indomani dell’uccisione del giudice Rosario Livatino, per i suoi saluti istituzionali nel convegno Fede e Giustizia, che ha inaugurato l’esposizione.

«Quei macellai che l’hanno ammazzato gli sono corsi dietro, hanno giocato al tiro al bersaglio. Il giudice è morto al rallentatore, inseguito per almeno tre o quattro minuti, finito sul letto del torrente in secca con una scarica di pallettoni. Gli hanno sparato in bocca. La mafia siciliana anche questa volta non ha colpito a caso. Rosario Livatino non solo era un magistrato che conosceva i segreti dei clan, era soprattutto un magistrato che da dieci anni faceva il suo dovere. La morte di un giudice incorruttibile è stata segnata al km 10 della statale Caltanissetta-Agrigento, una veloce che somiglia ad un otto volante, incroci ad alto rischio, un mazzo di fiori sempre freschi dietro ogni curva», ha concluso.

Della figura di Livatino in quanto magistrato “giusto”, e non “giustiziere”, ha parlato il Procuratore Generale presso la Corte di Appello di Catanzaro, dott. Giuseppe Lucantonio, ricordando quella convinzione sempre perseguita secondo cui «la redistribuzione della materia illecita a chi è stata ingiustamente sottratta deve essere un dovere dello Stato, della magistratura e delle Istituzioni».

Il convegno ha dato il via a quattro giorni di eventi dedicati a conoscere ed esplorare l’esperienza umana, professionale e spirituale del magistrato ucciso dalla mafia.

Dopo i saluti istituzionali della Presidente Reillo e del Procuratore Lucantonio, sono intervenuti il Presidente del Tribunale dott. Giovanni Garofalo, il Procuratore della Repubblica dott. Salvatore Curcio, il Presidente del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati dott. Giuseppe Pandolfo e il Vescovo della Diocesi di Lamezia Terme Mons. Serafino Parisi. L’incontro, alla presenza delle autorità civili e militari e ad una nutrita rappresentanza di studenti, è stato moderato dal dott. Luca Torcasio, presidente diocesano dell’Azione Cattolica.

«Una testimonianza di fede e giustizia quella del giovane Livatino che ha molto da dire ancora oggi a tutti noi, e in particolare a chi lavora nel mondo del diritto. Il suo è stato un magistero polare – ha dichiarato il presidente Pandolfo –. I sentimenti di carità e compassione che guidavano le sue azioni e persino i suoi rapporti con indagati e pregiudicati dovrebbero essere alla base dei comportamenti umani e professionali adottati da ciascuno di noi».

Il Presidente del Tribunale Garofalo ha ripercorso la vita professionale del giudice fino alla sua uccisione violenta, «da solo e senza scorta sulla sua utilitaria», la medesima riservata ad altri servitori dello Stato (“anche Lamezia ebbe la sua vittima”), lui che apparteneva alla stessa generazione di giudici definiti “ragazzini”. Un uomo, Livatino, che ha trasformato l’ordinarietà della sua vita in un’esperienza di fede e testimonianza. Abbiamo fortemente voluto ospitare questa iniziativa, per affermare ancora di più che anche il tribunale rappresenta la città ed è al suo servizio.

La riflessione è ruotata intorno al tema dell’attualità della sua figura, offrendo un quadro esaustivo delle qualità umane e professionali. La sua esistenza immolata per il bene comune è l’esempio suggerito ai tanti giovani studenti presenti come colui che ha indicato la via per operare in totale onestà ed osservanza delle leggi e delle regole.

«Livatino è un modello di riferimento non soltanto per i magistrati, ma per tutti coloro che operano nel campo del diritto, per la coerenza tra la sua fede e il suo impegno di lavoro, e per l’attualità delle sue riflessioni – ha detto nel suo intervento il Procuratore Curcio –. Non appartiene alla città di Canicattì o Agrigento, ma è un patrimonio di tutti. Rappresenta quei valori e quei principi a cui tutti dobbiamo affidare le nostre scelte per dare un contributo concreto in termini di miglioramento alla nostra società».

«La sua storia, al di là della sua professione di magistrato – ha aggiunto – ci insegna l’importanza di perseguire determinati valori. Fu ucciso non solo perché magistrato integerrimo, irreprensibile e inavvicinabile ma in quanto testimone di una scelta di vita che sottraeva terreno e consensi alle organizzazioni malavitose di tipo mafioso. Ricordando le parole di Paolo Borsellino in occasione del trigesimo dei caduti nella strage di Capaci, con tutti loro abbiamo un debito d’onore che dobbiamo pagare gioiosamente continuando la loro opera, restituendo agli stessi il loro sacrificio e dimostrando a noi stessi che vivono ancora con il loro esempio».

Al Vescovo della Diocesi di Lamezia Terme Mons. Serafino Parisi sono state affidate le conclusioni del convegno, dopo una lunga e approfondita analisi del rapporto tra Fede e Giustizia, un chiaro riferimento alla conferenza “Fede e diritto” tenuta dal Beato Livatino a Canicattì presso le suore vocazioniste il 30 aprile 1986 in cui spiegava l’importanza del Diritto canonico per la vita della Chiesa. Mons. Parisi ha parlato di «giustizia capace di andare oltre, per mezzo della Carità, che dà alla norma la possibilità di superare sé stessa per potersi esprimere pienamente».

Il messaggio forte è sicuramente un invito alla coerenza, a essere testimoni credibili del Vangelo e del messaggio della vita buona che scaturisce dall’esempio della vita di un uomo martire della giustizia e indirettamente della fede.

Tra gli eventi collaterali, venerdì 1° marzo il Tribunale ospiterà la tavola rotonda Il bene comune e il prendersi cura, perché anche sull’ambiente e sull’educazione si parte sempre dal mettersi in gioco per primi», ha illustrato il Presidente diocesano dell’Azione Cattolica Luca Torcasio.

A Lamezia arriva la mostra sul giudice e beato Rosario Livatino

S’inaugura domani, a Lamezia Terme, al Tribunale, s’inaugura la mostra Sub tutela dei – Il giudice Rosario Livatino, dedicata a Rosario Livatino, assassinato dalla mafia nel 1990 e proclamato beato nel 2021.

A lui, al suo esempio di rigore morale e professionale, al suo sacrificio e al suo impegno nella lotta a Cosa nostra e alla corruzione sono dedicate quattro giornate di eventi accolte dal Tribunale di Lamezia Terme e promosse insieme alla Diocesi di Lamezia Terme, all’Azione Cattolica e all’Ordine degli Avvocati di Lamezia Terme, in collaborazione con l’Associazione Do Well.

Insieme all’inaugurazione,, si terrà il convegno Fede e giustizia, alla presenza delle autorità civili e religiose e delle istituzioni scolastiche locali. Interverranno il Presidente del Tribunale dott. Giovanni Garofalo, il Procuratore della Repubblica dott. Salvatore Curcio, il Presidente del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati dott. Giuseppe Pandolfo e il Vescovo della Diocesi di Lamezia Terme Mons. Serafino Parisi.

Saluti istituzionali della Presidente Vicaria della Corte di Appello di Catanzaro dott.ssa Gabriella Reillo e del Procuratore Generale presso la Corte di Appello di Catanzaro dott. Giuseppe Lucantonio. A seguire, mercoledì 28 febbraio, un appuntamento riservato agli studenti delle scuole superiori lametine, con il Presidente Garofalo e il Procuratore Curcio, per far conoscere ai più giovani i valori che hanno mosso la vita del giudice assassinato a soli 37 anni in “odium fidei”, come riconosciuto dalla causa di beatificazione.  Gli incontri saranno moderati dal dott. Luca Torcasio, Presidente diocesano dell’Azione Cattolica.

Giovedì 29 febbraio, a partire dalle 17, è prevista la visita della Vita Consacrata alla mostra del beato Livatino. Infine, venerdì 1° marzo il Tribunale ospiterà la tavola rotonda Il bene comune e il prendersi cura sui temi del cambiamento climatico, della povertà educativa e delle disuguaglianze, temi al centro dall’enciclica “Laudato sì” di Papa Francesco.

«Abbiamo aderito entusiasticamente all’iniziativa promossa dall’Azione Cattolica, che segue analoghe attività già promosse in altre realtà giudiziarie – ha dichiarato il presidente Garofalo – la figura dell’ex collega Livatino mi è molto cara, c’è un’affinità personale: alla nostra generazione fu affidata la giustizia da giovanissimi. Come lui appartengo alla generazione dei “giudici ragazzini”, avendo partecipato al concorso del 1990. Ci piace poi molto l’idea di dare valore al suo martirio religioso che ha indubbiamente una valenza anche civile, oggi attuale più che mai».

La mostra, realizzata dal Meeting di Rimini e riproposta in diverse città italiane, non ricostruisce soltanto la sua vicenda umana e professionale, ma mette in luce come il giovane giudice, animato da una fede profonda, abbia saputo fare della sua vita “ordinaria” qualcosa di “straordinario”.

«Quando moriremo, nessuno ci verrà a chiedere quanto siamo stati credenti, ma credibili scriveva Livatino nei suoi appunti – ha ricordato il Procuratore Curcio sposando il progetto – al di là dell’attività giudiziaria forse la caratura di Livatino era tutta qui: il rovesciamento dei pregiudizi da cui non riusciamo a liberarci è il primo passo di ogni rivoluzione culturale. Anche di giustizia. La repressione giudiziaria non basta, ha una deterrenza di carattere generale ma non è risolutiva del problema. Bisogna presidiare gli spazi educativi perché solo da lì è possibile azionare processi autentici di cambiamento».

Sub tutela Dei era il motto adottato fin da giovane da Livatino. La mostra, che richiama nel titolo la locuzione latina, prevede un percorso diviso in cinque parti con testi, video, immagini ed un audio rievocativo. La prima parte evocherà l’agguato e l’uccisione, oltre a ricordare una o più frasi particolarmente significative di Rosario Livatino. La seconda parte sarà dedicata alla formazione personale di Livatino ed al contesto sociale ed umano in cui è cresciuto e vissuto. Vi sarà poi un video in cui varie persone, soprattutto parenti e amici, condividono i loro personali ricordi di Rosario Livatino.

La terza parte sarà invece dedicata alla figura di Livatino in qualità di giudice, dando anzitutto enfasi alla sua concezione del magistrato quale operatore di giustizia. Verranno, inoltre, spiegati il particolare contesto storico-criminale entro il quale Livatino era chiamato ad operare ed il contesto normativo allora esistente, quando le armi a disposizione degli inquirenti per combattere la malavita in genere, e la mafia in particolare, erano ancora piuttosto spuntate, mancando strumenti fondamentali. Verrà infine esplicitato come al difficile contesto sociale ed alla scarsità di mezzi egli abbia risposto mettendo tutta la sua intelligenza, la sua passione, il suo impegno ed il suo estremo rigore professionale nella ricerca della verità e della giustizia, al servizio del bene comune, tanto da attirare l’attenzione dei mafiosi, che decisero di eliminarlo.

Nella quarta parte si tratterà del martirio e della beatificazione di Livatino e, con l’occasione, si riferirà anche di Piero Ivano Nava, una persona che è stata testimone chiave nei processi per l’assassinio del giudice e che, avendo scelto di testimoniare contro la mafia, ne ha avuto la vita sconvolta ed è tutt’ora costretto a vivere sotto copertura.

Nella quinta parte, infine, si darà atto dell’eredità lasciataci da Livatino. Sarà presente un video di testimonianze di donne e uomini che in vari modi hanno conosciuto ed incontrato (chi fisicamente, chi attraverso i suoi scritti) Rosario Livatino. Inoltre, le foto di due lettere, l’una scritta da uno dei mandanti dell’omicidio, Salvatore Calafato, l’altra scritta da uno degli esecutori, Domenico Pace. (rcz)