RIFIUTI, ANCORA POCHI I COMUNI RICICLONI
IN CALABRIA MANCANO I DATI EFFETTIVI

di ANTONIETTA MARIA STRATI – Su 404 Comuni calabresi, 91 sono “ricicloni” e 25 di questi sono Rifiuti free. È quanto è emerso dal dossier Comuni ricicloni della Calabria, giunto alla quarta edizione, presentato da Legambiente Calabria in Cittadella regionale. Dati che rivelano che la nostra regione ha intrapreso la strada giusta nella lotta ai rifiuti ma che, allo stesso tempo, indicano una forte disomogeneità territoriale del processo di diffusione della raccolta differenziata. A fronte dell’esempio virtuoso di alcuni territori, esistono criticità molto importanti, in particolare nella provincia di Crotone che continua ad avere dati bassissimi (la raccolta differenziata è al 27% che diventa addirittura 12% a Crotone città), seguita dalla provincia di Reggio Calabria (in cui la RD al 32,3 % ed è di poco superiore nella città capoluogo 37,4%).

Ad aprire i lavori dell’Ecoforum, la presidente di Legambiente Calabria Anna Parretta. Le sessioni sono state coordinate da Laura Brambilla, responsabile nazionale di “Comuni ricicloni” di Legambiente; Caterina Cristofaro, direttrice Legambiente Calabria ed Emilio Bianco, curatore Dossier Comuni Ricicloni. Le conclusioni, invece, sono state affidate al presidente nazionale di Legambiente Stefano Ciafani. Premiati, infine, le amministrazioni virtuose.

Hanno preso parte all’incontro anche il presidente della Regione Calabria, Roberto Occhiuto; Gianfranco Comito, dirigente generale dipartimento ambiente e territorio della Regione; Gabriele Alitto, dirigente Unità operativa dell’economia circolare della Regione; Francesco Sicilia, direttore generale Unirima; Domenico Pappaterra, direttore generale Arpacal; Fabio Costarella, responsabile area progetti territoriali speciali Conai; Carmine Pagnozzi, direttore tecnico Biorepack.

Tante le storie e le esperienze raccontate nel corso del forum insieme a Maria Teresa Celebre di Calabra Maceri; Salvatore Procopio, fisico sanitario; Monica Nardi, Università Magna Graecia di Catanzaro; Enrico Ambrogio, presidente Ecotyre. Per le buone pratiche dal territorio: Pasqualina Tripodi (Pasly artdesign), Flavia Amato (Malìa Lab), Roberta Caruso (Project manager Home 4 Creativity).

È stata la presidente Parretta, a presentare gli obiettivi di questa quarta edizione, evidenziando i dati più salienti contenuti nel Dossier. Su 404 comuni calabresi, sono 91 i comuni ricicloni tra i quali soltanto 25 i comuni rifiuti free, ovvero i comuni che oltre a svolgere correttamente la raccolta differenziata hanno ridotto anche la produzione del secco residuo, con in testa il comune di Gimigliano, in provincia di Catanzaro. La Calabria, secondo i dati Arpacal, registra anche un aumento della raccolta differenziata raggiungendo nel 2020 il 48% (rispetto al 41,3% del 2019).

«In Calabria – ha dichiarato Parretta – si registra un lento miglioramento della raccolta differenziata,  ma insufficiente rispetto agli obiettivi che la nostra regione avrebbe dovuto raggiungere da anni nel rispetto delle direttive europee. Infatti a livello nazionale siamo penultimi nella classifica relativa alla raccolta differenziata. Non è più sostenibile,  in base alla legislazione vigente, anche solo pensare di gestire la questione rifiuti con l’apertura di nuove discariche o con l’ampliamento di quelle esistenti come nel caso di Scala Coeli: soluzioni inadeguate, anacronistiche ed illogiche».

«È necessario – ha concluso Parretta – utilizzare le risorse economiche incluse quelle del PNRR con grande realismo e consapevolezza per mettere in campo le necessarie iniziative e realizzare i progetti per costruire, in tutte le province calabresi,  impianti  tecnologicamente avanzati per il trattamento dei rifiuti ed il loro riciclo  come ad esempio biodigestori anaerobici per produrre compost e biometano superando le attuali gravissime carenze del parco impiantistico calabrese».

Nella sessione dedicata alla gestione virtuosa dei comuni, la responsabile nazionale dei comuni ricicloni, Laura Brambilla, ha dichiarato che «esistono tante eccellenze in Calabria – ha detto – e con questa iniziativa le abbiamo voluto premiare, però ci sono comuni con percentuali di RD molto bassi e quindi la Calabria rimane sempre ferma rispetto agli obiettivi da raggiungere. Inoltre, dobbiamo evidenziare che dai dati Arpacal in nostro possesso, mancano all’appello molti comuni, magari esistono più comuni ricicloni, ma non sono stati comunicati».

A margine dell’iniziativa, si è tenuto un incontro privato tra il presidente nazionale di Legambiente Stefano Ciafani, la presidente regionale Anna Parretta ed il presidente della Regione Calabria, Roberto Occhiuto che nella prossima settimana si incontreranno nuovamente per discutere dei tanti temi ambientali della regione.

«L’incontro con il presidente Occhiuto – ha dichiarato Ciafani – è servito a focalizzare le questioni concrete da mettere in campo nei prossimi mesi per superare la stagione delle discariche e degli inceneritori. Serve realizzare impianti e bisogna costruire il consenso sul territorio e su questo la Regione può avere strumenti utili, come è successo con la Regione Toscana che ha approvato una legge sulla partecipazione, per fare il dibattito pubblico per i progetti che riguardano le infrastrutture della transizione ecologica».

«Abbiamo parlato – ha proseguito – di come potenziare la raccolta differenziata, che è fondamentale farlo sia nei comuni più grandi, a partire da Reggio e da Lamezia, che da quelli piccoli e costieri che poi diventano grandi città durante l’estate, e penso alle tante iniziative sulla falsa riga delle campagne che abbiamo fatto con Ricicla Estate. È necessario anche garantire equità nel ciclo dei rifiuti: i comuni più bravi devono pagare meno in discarica, rispetto a quelli meno bravi. Ed anche per quanto riguarda i rifiuti domestici chi produce meno rifiuti da avviare a smaltimento deve pagare di meno, modificando, rispettivamente, l’ecotassa regionale e l’obbligatorietà della tariffa puntuale in tutti i comuni, come hanno fatto Emilia Romagna e Lazio».

«Abbiamo parlato – ha concluso – anche di rinnovabili. Stiamo vivendo settimane terribili a causa del conflitto in Ucraina, ci dobbiamo liberare presto del gas, che viene utilizzato per metà per l’elettricità. Per liberarci del gas bisogna presto sviluppare le rinnovabili, bisogna realizzare sia impianti piccoli che grandi. Abbiamo chiesto alla Regione di promuovere gli impianti eolici a terra e a mare, che si possono fare anche a distanza dalle coste, per produrre tanta elettricità e cancellare anche dal panorama calabrese, ciminiere di centrali sia attive che spente che rischiano di essere riattivate come nel caso della centrale di Rossano».

Il direttore generale dell’Arpacal, Pappaterra, ha invece posto l’accento sul fatto che «pur presentandosi un trend in moderata crescita che lascia ben sperare per il futuro, ci sono ancora Comuni in Calabria , circa un terzo sul totale, che ancora non comunica i dati sulla produzione dei rifiuti. Da quest’anno, con il sistema di tracciabilità dei rifiuti mySIR, voluto dalla Regione Calabria, noi saremo nelle condizioni di acquisire meglio i dati ambientali provenienti dai Comuni».

«Mi rivolgo ad Anna Parretta, presidente regionale di Legambiente Calabria – ha aggiunto – che sta facendo un lavoro egregio, e voglio dire che dobbiamo ammettere che ancora ci stanno certe logiche legate ad un ambientalismo troppo ideologico, che non tiene conto delle esigenze che la transizione ecologica richiede. Molti in Calabria, forse, sono stati catturati ancora dalla sindrome NIMBY (Not in my backyard, ndr), e tra non molto lo scenario ritornerà ad essere emergenziale in materia di rifiuti. Possiamo continuare a stressare le stesse discariche sinora operative, senza dare una soluzione di prospettiva ed in una condizione di continua emergenza? Fino a qualche anno pensavamo ai termovalorizzatori, ora la tecnologia propone altre tecnologie più sostenibili. Un regione come la Calabria non può rimanere priva di un impianto pubblico».

«Si è parlato molto della tematica dell’economia circolare – ha proseguito Pappaterra – e dobbiamo fare un passo in avanti. Non possiamo solo declamarla, ma va praticata. Su 70 miliardi previsti nel PNRR ci sono appena 2 dedicati all’economia circolare. Sui dati prodotti dal Catasto rifiuti dell’Arpacal, il dato che viene fuori, incrociando i dati dei comuni con quelli degli impianti che lavorano i rifiuti al fine della verifica puntuale, qui in Calabria non siamo all’anno zero. Registriamo una forte impennata di Vibo Valentia dei dati della differenziata, e la provincia di Catanzaro che  si conferma virtuosa».

«Abbiamo ancora serie criticità nel Crotonese e Reggino – ha proseguito – in quest’ultima provincia abbiamo dati disarmanti con circa il 50% dei Comuni che non comunica i dati. Si tratta della provincia con maggiore popolazione e produzione di rifiuti che incide decisamente sul valore complessivo regionale. Dati che non possono rimanere tali. Sui comuni, alcuni di essi saranno premiati oggi, anche dai nostri dati confermiamo le ottime performance di comuni del cosentino e del catanzarese».

«Un’ultima anticipazione – ha concluso Pappaterra – riguarda MySIR, sistema di tracciabilità voluto dalla Regione Calabria: ad oggi 179 comuni hanno trasmesso i dati sui 404 calabresi, se fossero confermati questi dati sarebbero risultati eccellenti, anche se è prematuro giudicare su queste proiezioni che ci darebbero ora al 59%». (ams)

Piano antincendi boschivi, la Regione avvia dialogo con Legambiente, WWF e Lipu

La Regione Calabria ha avviato, nei giorni scorsi, il dialogo sulla programmazione del Piano antincendi boschivi anche con Legambiente, WWF e Lipu.

Le Associazioni, infatti, non avevano partecipato alla prima riunione, svoltasi il 1° febbraio, a causa della mancata comunicazione, dovuta ad un disguido tecnico.

Alla riunione hanno preso parte, oltre all’assessore regionale all’Agricoltura e alla Forestazione Gianluca Gallo, anche il dirigente del settore forestazione Salvatore Siviglia; il commissario di Calabria Verde, Giuseppe Oliva ed alcuni  funzionari regionali. Per le Associazioni ambientaliste erano presenti Antonio Nicoletti, responsabile nazionale Aree protette e biodiversità di Legambiente, Angelo Calzone delegato regionale WWF Italia e Giorgio Berardi coordinatore regionale della Lipu. Ha partecipato  all’incontro anche il presidente regionale dell’ordine degli agronomi e forestali Antonino Sgrò.

Si è trattato di un momento di ascolto e confronto sulle reciproche posizioni, in cui sono state acquisite da parte della Regione Calabria le informazioni ed i contributi sulla tematica inerente gli incendi e recepite critiche e proposte. Una fase di interlocuzione cui seguirà una prima bozza di piano da discutere nelle successive riunioni  per arrivare alla definizione della proposta definitiva del Piano antincendi Boschivi 2022 nell’interesse dell’ambiente e della collettività calabrese. (rcz)

IN CALABRIA IL TRENO SI USA SEMPRE MENO
GLI SPOSTAMENTI SONO DIMINUITI DEL 25 %

C’è una Calabria che non usa più il treno. Il rapporto Pendolaria di Legambiente evidenzia che, nella nostra regione, gli spostamenti sugli intercity e regionali sono diminuiti del 25%, a causa della riduzione dell’offerta.

Ma non è solo la nostra regione ad aver subito un calo dei viaggiatori sui convogli a lunga percorrenza finanziati con il contributo pubblico, principalmente gli intercity: come rileva il report, «l’offerta in termini di treni*km è scesa dal 2010 al 2019 del 16,7% e parallelamente sono calati i viaggiatori del 47%. Solo negli ultimi anni c’è stato un recupero dell’offerta di servizio Intercity – treni fondamentali nelle direttrici fuori dall’alta velocità, in particolare al Sud e nei collegamenti con i centri capoluogo di Provincia – ma dal 2010 al 2017 la riduzione delle risorse, con proroghe del contratto tra il Ministero delle Infrastrutture e Trenitalia, ha portato ad una riduzione drastica dei collegamenti».

«C’è una ragione precisa – illustra il rapporto – che spiega come mai i passeggeri sui treni non siano cresciuti a ritmi maggiori e che, anzi, in alcune Regioni siano calati: le risorse per il servizio di trasporto regionale sono diminuite. I finanziamenti statali per il servizio ferroviario regionale hanno visto una diminuzione tra il 2009 ed il 2019 del 21,5%, mentre i passeggeri crescevano di oltre l’8%. Per i trasporti su gomma e su ferro si è passati da una disponibilità di risorse di circa 6,2 miliardi di euro nel 2009 a meno di 4,9 miliardi nel 2020 (0,9 erano legati al disavanzo creato dal Covid-19). Tra il 2009 ed il 2022 si registra ancora una differenza del -19,8% nei finanziamenti complessivi, circa un quinto in meno».

Tuttavia, per Legambiente, «la responsabilità di questa situazione è anche delle Regioni, a cui da oltre 15 anni sono stati trasferiti poteri e risorse sul servizio ferroviario locale. In particolare, le Regioni hanno la responsabilità di definire il Contratto di Servizio con i gestori dei treni».

«Le differenze tra le diverse parti del Paese – si legge – nell’offerta di servizio sono legate proprio alla diversa spesa prevista dalle Regioni per il servizio ferroviario ed il materiale rotabile. Mediamente, per il 2020, gli stanziamenti sono stati pari allo 0,34% del bilancio regionale, in diminuzione rispetto allo 0,65% dell’anno precedente e sugli stessi livelli del 2018 (0,33%)».

In Calabria, ad esempio, non è stato stanziato un solo euro per il servizio, mentre ne sono stati stanziati 20,4 milioni di euro per il materiale rotabile. In poche parole, si tratta dello 0,27% sul bilancio regionale.

Una vera vergogna, se si considera che tra Cosenza e Crotone non ci sia un collegamento diretto, ma serve almeno un cambio di 2 ore e 39 minuti per soli 115 km di distanza.

Legambiente, poi, ha evidenziato come «nessuno si preoccupa di spiegare come si recupera il taglio dei treni in circolazione avvenuto in questi anni sia per gli Intercity che in molte regioni per i regionali», e che «gli stessi nuovi importanti cantieri in fase di realizzazione su direttrici fondamentali rischiano di non portare cambiamenti sostanziali negli spostamenti tra le città e le regioni del Mezzogiorno».

Quindi, mentre si dovranno aspettare almeno cinque o sei anni prima che i più grandi progetti infrastrutturali siano portati a termine, nessuno si preoccupa – denuncia l’Associazione – di come fare in modo che intanto migliori l’offerta tra le città capoluogo, malgrado muoversi tra Bari e Napoli, tra Reggio Calabria e Taranto, tra Potenza e Lecce in treno oggi sia praticamente impossibile. Il Sud, quindi, rischia di rimanere a lungo con una qualità del servizio non paragonabile con il resto del Paese».

«I dati sono chiari: qui circolano meno treni – si legge nel rapporto – sono più vecchi e su linee in larga parte a binario unico e non elettrificate. È un problema di offerta di treni nazionali – gli Intercity si sono ridotti, sono pochissime le Frecce che viaggiano oltre Salerno per arrivare a Reggio Calabria, Taranto, Bari – e di offerta del servizio regionale, senza alcun coordinamento che permetta di mettere a sistema l’offerta».

«Nel dossier Pendolaria 2022, oltre alle gravi e ormai note criticità del sistema ferroviario calabrese, dovuti alla presenza di treni troppo vecchi e vetusti, alle poche corse e al deficit dell’alta velocità, per citarne alcune – ha dichiarato Anna Parretta, presidente di Legambiente Calabria,emergono anche aspetti positivi, quali gli interventi previsti sulle reti dei gestori regionali ( non RFI) : 280 milioni per il potenziamento ed ammodernamento della Cosenza -Catanzaro gestita da Ferrovie della Calabria o l’ammodernamento della linea Jonica nella tratta Sibari-Catanzaro, in via di elettrificazione, i cui lavori già avviati, seppure a rilento, dovrebbero concludersi entro il 2023 ( per un costo di 500 milioni di euro incluse soppressioni di passaggi a livello ed il rinnovo delle stazioni)».

«Tra le positività – ha concluso – previa verifica dei tracciati dei progetti e dei relativi impatti ambientali, spicca anche il finanziamento previsto dal Fondo complementare del PNRR con il quale sono stati stanziati 9,4 miliardi di euro per la realizzazione di alcune prime tratte della nuova linea AV Salerno-Reggio Calabria. Si tratta di segnali importanti verso la realizzazione di un sistema di trasporti sostenibile che , oltre a tutelare l’ambiente, potrà migliorare la qualità della vita dei calabresi».

Legambiente, dunque, suggerisce le quattro priorità da realizzare al 2030, che diano un cambiamento «della mobilità e consentire il raggiungimento dei target europei di riduzione delle emissioni di CO2 nei trasporti al 2030 e di decarbonizzazione al 2050, e per il recupero di ritardi e disuguaglianze territoriali: un piano per recuperare il gap di metropolitane e tram nelle città italiane, con una legge che permetta ai comuni di programmare e accedere ai finanziamenti necessari; aumentare i treni, i tram e gli autobus in circolazione nelle città, rispondendo al problema dell’affollamento dei convogli e della frequenza inadeguata rispetto alla domanda esistente e futura, aumentando la dotazione del Fondo nazionale trasporti; un nuovo contratto Intercity per ridurre le disuguaglianze territoriali; continuare il processo di rinnovo e di potenziamento del parco di treni circolante».

«La transizione ecologica – conclude la nota – è una grande opportunità per creare lavoro in Italia nelle fabbriche di mezzi a emissioni zero, nei cantieri della mobilità sostenibile, nel trasporto pubblico e nella sharing mobility». (rrm)

È MAL’ ARIA NELLE CITTÀ DELLA CALABRIA
PREOCCUPANO I NUMERI DI LEGAMBIENTE

C’è Mal’aria di città in Calabria, a causa delle polveri sottili e di biossido di azoto, che sforano i limiti dell’inquinamento atmosferico in base ai parametri di concentrazione media annuale. È quanto è emerso dal report di Legambiente Mal’aria di città. Quanto manca alle città italiane per diventare clean cities, realizzato nell’ambito della campagna Clean Cities, in cui si fa il bilancio sulla qualità dell’aria in città confrontando il valore medio annuale di PM10, PM2.5 e NO2 con i parametri suggeriti dall’OMS (ossia una media annuale inferiore a 15 microgrammi per metro cubo (μg/mc) per il PM10, 5 (μg/mc) per il PM2.5 e 10 μg/mc per l’N02).

«Si tratta di dati – ha dichiarato Anna Parretta, presidente di Legambiente Calabria – che destano preoccupazione sulla qualità della vita nelle nostre città e ci impongono la necessità di ridisegnare i contesti urbani a misura d’uomo. Auspichiamo un deciso cambio di rotta delle Pubbliche Amministrazioni verso una transizione ecologica ormai indispensabile. Pensare a nuovi parchi ed aree verdi, a strade e quartieri liberi dalle auto, all’incentivazione della ciclopedonalità e del trasporto pubblico elettrico, al miglioramento ed adeguamento della rete ferroviaria regionale».

«Tanti e diversi esempi – ha aggiunto – che non costituiscono un’utopia, ma un modo concreto di tutelare l’ambiente e la salute umana e di recuperare quegli spazi aperti di socialità così essenziali per il benessere, soprattutto nella difficile fase pandemica che stiamo vivendo».

Nelle schede fornite da Legambiente, infatti, per quanto riguarda la concentrazione media annuale nel 2021 di Polveri Sottili e di Biossido di azoto nelle città capoluogo di Provincia, Catanzaro presenta una concentrazione media di Pm10 pari a 19, Pm2.5 di 10 e No2 di 17. Per l’Ente, questi tre valori dovrebbero essere ridotte rispettivamente del -19%,-50% e -39%. A Reggio, per gli stessi valori, Pm10 pari a 22, Pm2.5 11 e No2 17. La riduzione da attuare sarebbe del -32%, -55% e -39%. Vibo Valentia, presenta valori di concentrazioni di Pm10 pari a 21, Pm2.5 11 e No2 11. Le riduzioni necessarie sono rispettivamente del -27%, -55% e 5%. Crotonr presenta concentrazioni del 24 per le Pm10, 6 Pm2.5 e 20 per No2. Le riduzioni da effettuare dovrebbero essere del -38%, -17% e -49%. A Cosenza, le concentrazioni sono 20 (Pm10), 13 (Pm2.5) e 19 (no2). Le riduzioni sarebbero del -25&, -62% e -47%.

Come evidenziato da Legambiente, dunque, emerge che Catanzaro è meno inquinata di Cosenza per quanto riguarda la concentrazione di Pm10, mentre è Reggio, tra le cinque Province, a essere quella più inquinata, mentre Cosenza è quella che rappresenta più concentrazione, nella media annuale, di Pm 2.5. Crotone è, invece, la Provincia che ha i livelli più bassi, mentre per la concentrazione annuale di No2 è la Provincia con i valori più alti.

Insomma, come già suggerito dalla presidente Parretta, nonostante le cinque Province calabresi non occupino i primi posti – e per fortuna, dato i tristi primati che ha collezionato la nostra regione nel corso del 2021 – nella classifica nazionale, è importante comunque prestare attenzione al fattore ambiente, e cercare di incentivare tutte quelle soluzioni green che potrebbero portare a un netto miglioramento della qualità della vita.

Come già suggerito dalla presidente Parretta, alla presentazione dello stesso rapporto nel 2020, le amministrazioni competenti dovrebbero riflettere «sulla necessità di una riconversione ecologica dell’economia calabrese» e di «ripensare le città sotto il profilo urbanistico –edilizio, creare ed incentivare parchi ed aree verdi e mettere in campo investimenti pubblici in favore delle varie forme di mobilità sostenibile».

Suggerimenti, che sono stati proposti dall’Associazione stessa in ambito urbano, dove viene evidenziato che «oltre all’importanza di ridisegnare lo spazio pubblico urbano a misura d’uomo(con quartieri car free, “città dei 15 minuti” in cui tutto ciò che serve sta a pochi minuti a piedi da dove si abita, strade a 30 km all’ora, strade scolastiche, smart city), occorre anche aumentare il trasporto pubblico elettrico con 15.000 nuovi autobus per il TPL (rifinanziando il Piano Nazionale Strategico della Mobilità Sostenibile a favore di soli autobus a zero emissioni); nuove reti tranviarie per 150 km (o filobus rapid transit); cura del ferro (500 nuovi treni e adeguamento della rete regionale con completamento dell’elettrificazione)».

«Incentivare la sharing mobility – continua l’Associazione – anche nelle periferie e nei centri minori, realizzare 5.000 km di ciclovie e corsie ciclabili, rendere l’80% delle strade condivise tra cicli e veicoli a motore. Vietare la commercializzazione dei veicoli a combustione interna al 2030 (al 2035 per camion e autobus interurbani prevedendo una strategia per il biometano liquido per l’autotrazione) e prevedere lo stop agli incentivi per la sostituzione dei mezzi più vecchi e inquinanti a favore di mezzi più nuovi ma ugualmente inquinanti. Sul fronte del riscaldamento domestico, serve un piano di riqualificazione energetica dell’edilizia pubblica, con abitazioni ad emissioni zero grazie alla capillare diffusione di misure strutturali come il “Bonus 110%” e che favorisca il progressivo abbandono delle caldaie a gasolio e carbone da subito, e a metano nei prossimi anni verso sistemi più efficienti alimentati da fonti rinnovabili (es. pompe di calore elettriche)».

«L’Italia – ha dichiarato Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente – deve uscire al più presto dalla logica dell’emergenza e delle scuse che ha caratterizzato gli ultimi decenni fatti di piani, parole, promesse – spesso disattese – e scuse per non prendere decisioni, anche impopolari, per cambiare faccia alle nostre città e abitudini alle persone. L’inquinamento atmosferico deve essere affrontato in maniera trasversale e integrata con azioni efficaci, incisive e durature con misure integrate messe in campo dal governo nazionale, da quelli regionali e comunali. Nell’ambiente urbano i due settori che incidono maggiormente sono la mobilità e il riscaldamento domestico. Un cambio di paradigma è quanto mai necessario a partire proprio da questi due settori».

«Per questi motivi, da qui ai prossimi anni – ha concluso – per accelerare la transizione ecologica sarà centrale adottare misure che puntino davvero sulla mobilità sostenibile, elettrica, intermodale, di condivisione ripensando anche gli spazi urbani e da questo punto di vista saranno importantissimi le risorse del Pnrr. Sarà inoltre rilevante puntare anche sull’efficientamento energetico e bloccare la commercializzazione dei veicoli a combustione interna al 2030». (rrm)

EOLICO, IL POTENZIALE DELLA CALABRIA
28MILA GLI IMPIANTI, MA SERVE FARE DI PIÙ

La Calabria è green, ma potrebbe fare di più. Sono circa 28 mila gli impianti da fonti rinnovabili nella nostra regione fino al 2020, come rileva il Dossier Comunità Rinnovabili Calabresi presentato nei giorni scorsi da Legambiente, ma non è abbastanza per una terra che «nell’eolico ha un potenziale di 4.586 posti di lavoro al 2030».

I numeri rilevano un aumento del parco impiantistico, ma a ritmi decisamente troppo lenti, con annualità segnate anche da una crescita inferiore all’1%.  Tra i comparti, il solare fotovoltaico è la tecnologia prevalente, rispetto al numero d’impianti, con il 98,1% del totale FER.

Al convegno Per una Calabria proiettata nel futuro, sono intervenuti il presidente di Legambiente Calabria, Anna Parretta, la moderatrice, Katiuscia Eroe, responsabile energia di Legambiente nazionale, ha interloquito con i diversi ospiti: Francesco Esposito, di Legambiente Campania, che ha curato il Report; Francesco Ferrante, Vicepresidente Kyoto Club; Emilio Sani, esperto di diritto dell’Energia, Servizi Pubblici, Appalti; Simone Togni, presidente ANEV (Associazione nazionale energia del vento e di protezione ambientale).  A raccontare le esperienze calabresi di Comunità Energetiche presenti e future: il prof. Daniele Menniti dell’Università della Calabria, Dipartimento di Ingegneria Meccanica, Energetica e Gestionale;  Domenico Stefano Greco, sindaco di Tiriolo; Illuminato Bonsignore, amministratore 3E Environment Energy Economy s.r.l. e Consigliere nazionale Associazione Italia Solare; Antonio Lancellotta de Le Greenhouse; Antonino Labate  del Nuovo Cep, Quartiere Archi, di Reggio Calabria. Le conclusioni sono state affidate al vicepresidente nazionale di Legambiente, Edoardo Zanchini. 

Grande assente, purtroppo, l’Amministrazione regionale «che ha perso questa occasione di dialogo sul tema, con il mondo accademico, associativo ed imprenditoriale che nel convegno – si legge in una nota – hanno raccontato quanto di positivo sta accadendo sul territorio ed avanzato proposte sul miglioramento e sugli sviluppi che questo importante tema dovrebbe avere per il futuro della regione stessa».

«L’auspicio – continua la nota – è che i rappresentanti della Regione prendano consapevolezza dell’importanza dei temi energetici favorendo, a breve, un confronto che coinvolga  le tante realtà calabresi presenti sul territorio e collaborando a realizzare un diverso  futuro  per la Calabria».

«Chiediamo al Governo regionale – ha dichiarato il vicepresidente nazionale di Legambiente, Zanchini – di accompagnare questo processo con risorse per l’accesso al credito da parte delle famiglie per gli interventi e semplificazioni per le fonti rinnovabili in modo da dare certezze ai progetti eolici e solari di qualità e che prevedono la partecipazione dei territori alle decisioni».

Secondo quanto illustrato da Esposito, «in termini di potenza installata in Calabria, alla fine del 2020, si registrano a 2.729,10 MW di potenza da fonti rinnovabili. L’eolico con 1.187,2 MW, pari al 43,5% del totale delle installazioni FER del territorio, è sicuramente la tecnologia prevalente. Interessante il dato di crescita del totale della potenza installata, rispetto al 2019, che si attesta ad un +3,48%. Nel dettaglio delle tecnologie da fonti rinnovabili, quella che ha mostrato l’incremento più elevato è il solare che registra un +2,89% rispetto al precedente anno, seguito dal comparto eolico con un +2,05%».

«Se analizziamo la potenza installata sempre nel periodo 2010-2020 – ha spiegato – osserviamo complessivamente una crescita impiantistica con un +72,65%. I numeri ci suggeriscono sicuramente un aumento del parco impiantistico nel territorio, ma a ritmi decisamente troppo lenti, con annualità segnate anche da una crescita inferiore al 1%.  Tra i comparti quello che ha mostrato la crescita più importante è sicuramente quello del fotovoltaico. Se guardiamo il dato della produzione di energia proveniente dalle rinnovabili, in Calabria, nel 2020, è stata pari a 5.002,10 GWh. Sul totale della produzione elettrica del 2020 della Calabria solo il 30% è direttamente proveniente dal rinnovabile. Il comparto che incide maggiormente in termini di produzione di energia da FER è sicuramente quello dell’eolico, che con i suoi 2.132,4 GWh è responsabile del 42,63% del totale dell’energia rinnovabile prodotta».

«È arrivato il momento che tutti gli attori istituzionali, le imprese e le comunità, – ha affermato la presidente di Legambiente Calabria, Parretta – assumano impegni concreti per realizzare nuovi modelli energetici che rispondano alla sfida. In Italia ci sono ancora troppi ostacoli alla diffusione delle fonti pulite a causa di burocrazia, normative e procedure farraginose, amministrazioni locali e regionali e resistenze sui territori spesso non giustificate dalla realtà. Tutti ostacoli che stanno mettendo a rischio il raggiungimento degli obiettivi climatici europei».

«È innanzitutto necessario – ha evidenziato – un quadro normativo chiaro e tempi certi nelle procedure, piani di coordinamento a livello regionale per realizzare una strategia coerente e complessiva, in materia di energie rinnovabili, con una precisa ed indispensabile visione sul futuro. Si tratta di un argomento di estrema attualità ed importanza sotto il profilo ambientale, ma anche sociale ed economico se si considera che la crisi energetica in atto, con il conseguente rincaro delle bollette, sta avendo ripercussioni gravi sia sui bilanci familiari che sul sistema produttivo calabrese».

Sulla stessa linea anche Togni (Anev): «È necessario che ogni Regione superi le contraddizioni e i conflitti per evitare ad esempio che l’iter autorizzativo di un impianto eolico, che di norma non dovrebbe superare i diciotto mesi, giunga a oltre cinque anni. Inoltre ritardi di questo tipo comportano anche la perdita dei benefici connessi con lo sviluppo della fonte eolica. Ricordo che da sola la Calabria nell’eolico ha un potenziale di 4.586 posti di lavoro al 2030».

«Non c’è più tempo» ha esordito Ferrante (Kyoto Club): «La crisi climatica da una parte e la dipendenza dall’estero e dal gas che sta determinando gravi difficoltà economiche a famiglie e imprese – ha detto – ci impone di accelerare finalmente su rinnovabili ed efficienza energetica. Non sono più tollerabili lentezze e veti incomprensibili sul territorio. Le rinnovabili vanno fatte bene e nel rispetto del paesaggio, ma vanno fatte urgentemente e le comunità energetiche sono una buona opportunità per sostenere questa accelerazione indispensabile».

L’esperto Emilio Sani ha ricordato che «La comunità di energia rinnovabile può consentire a cittadini e PMI il rimborso in parte dell’energia che è consumata nello stesso momento in cui producono gli impianti della comunità. Con le comunità si può quindi dare un contributo importante per la sostenibilità dei costi energetici. La Regione può aiutare dando  garanzie per il finanziamento delle comunità e favorendo la localizzazione e autorizzazione degli impianti».

Nel corso del convegno, poi, sono stati fatti esempi di Comunità rinnovabili calabresi, a partire dalla neonata Comunità Energetica Rinnovabile e Solidale Critaro, promossa dal Comune di San Nicola da Crissa (prosumer) e, per ora, da 15 famiglie (consumer).

«Questa è la seconda Comunità Energetica e Solidale sviluppata in Italia, con il mio staff della 3E, – ha detto – dopo quella di Napoli Est, ormai famosa in Italia e all’estero. Stiamo dimostrando che una Comunità Energetica – più ancora che un’iniziativa di privati che investono per trarre benefici economici, contribuendo alla transizione ecologica – può essere una straordinaria occasione per contrastare la povertà energetica venendo incontro alle famiglie meno abbienti, stimolare la consapevolezza e la cultura energetica dei cittadini, favorire la partecipazione e la coesione della collettività, contribuire ad arginare lo spopolamento delle aree interne e contrastare il cambiamento climatico».

Anche l’esperienza di Tiriolo, guidata dal sindaco Greco, che sta sperimentando l’esperienza di comunità energetica attraverso la stipula di un protocollo d’intesa con l’Università della Calabria, è stata al centro del dibattito. Ad occuparsi del progetto, il prof. Menniti: «Il sistema incentivante recentemente introdotto – ha evidenziato nel corso del convegno – tende a far utilizzare ‘istante per istante’ l’energia generata da fonti rinnovabili con un minimo ricorso all’acquisizione di energia elettrica ‘fuori dal perimetro della CER’ (secondo il paradigma del nonsumer) e, quindi, a stimolare gli utenti ad usare l’energia in modo tale che la potenza generata dalle rinnovabili tenda ad equilibrare quella dei loro carichi. Ciò può essere ottenuto attraverso l’utilizzo di opportune tecnologie abilitanti, quali smart metering evoluti e l’utilizzo di DC nanoGrid (il tutto da produrre in Italia ed in particolare in Calabria) coordinate tra loro da una apposita piattaforma Cloud. Inoltre, per migliorare il matching tra la potenza generata e quella utilizzata dai carichi, il progetto prevede il pieno coinvolgimento dell’utente in una logica di demand response».

Labate, di Nuovo Cep, ha illustrato i dettagli del programma Periferie di Reggio Calabria: Comunità Energetiche in embrione: «Il progetto – ha detto – vuole coinvolgere il quartiere di edilizia popolare Archi CEP, nella periferia nord di Reggio Calabria. Si propone di installare sui tetti degli edifici, impianti fotovoltaici e mini-eolici per la produzione di energia elettrica. Considerando le superfici occupate si avrebbe una produzione che soddisferebbe il fabbisogno energetico di un migliaio di utenze, che potrebbero riunirsi in comunità energetica, l’energia per illuminazione e sicurezza pubblica e per eventi o tecnologie per rivitalizzare il quartiere anche dal lato sociale e culturale».

Le Greenhouse. L’agrofotovolaico proposto dal gruppo Le Greenhouse – ha spiegato Lancellotta – persegue il duplice scopo della sostenibilità ambientale e della transizione ecologica in un rapporto simbiotico tra produzione di energia elettrica da fonte fotovoltaica e pratica di agricoltura 4.0. L’attività consolidata e svolta da oltre dieci anni ha evidenziato che il connubio tra i due settori costituisce una innovativa formula di successo”.

«L’evento ha dimostrato che la Calabria è una delle regioni con grandi risorse e competenze, – ha concluso poi Zanchini al termine del convegno – dove si stanno già sviluppando interessanti progetti di comunità energetiche e di agrivoltaico. Legambiente sarà a fianco di questi progetti perché rappresentano una opportunità di transizione sostenibile e giusta». (rrm)

Legambiente: Intervenire con urgenza per Castello Aragonese e Torre di Paolo Emilio a Belvedere che sono a rischio crollo

Il castello Aragonese e la Torre di Paolo Emilio a Belvedere sono in completo degrado e a rischio crollo. È l’allarme lanciato da Legambiente nel corso della storica campagna Salvalarte, giunta alla 25esima edizione, la cui tappa calabrese è stata organizzata dal Circolo Legambiente Riviera dei Cedri.

L’iniziativa, svoltasi proprio a Belvedere Marittimo, nella sede del Liceo Tommaso Campanella, ha visto la presenza di centinaia tra studenti, docenti e cittadini per portare l’attenzione sulla necessità di restauro, ai fini di una corretta fruizione, del Castello aragonese e della Torre di Paolo Emilio.

Presenti all’evento, la presidente di Legambiente Calabria, Anna Parretta, che ha condotto e moderato l’incontro, ed i relatori Regina Antonella Bardari, commissario prefettizio del Comune di Belvedere marittimo; la Dirigente scolastica Annina CarnevaleDaniela D’Amico, socia del Circolo di Legambiente Riviera dei Cedri; Fabrizio Sudano, Soprintendente Archeologia Belle Arti e Paesaggio per la provincia di Cosenza; Cristina Sciarrone della stessa Soprintendenza; Antonio Arnoni, esperto nella valorizzazione dei beni pubblici e Carlo Gaglianone, presidente del circolo Legambiente Riviera dei Cedri.

«Cultura ed ambiente – ha dichiarato Anna Parretta – sono strettamente correlati e con questa consapevolezza dobbiamo lavorare attivando energie e creando sinergie per reperire risorse, umane e finanziarie e per connettere il nostro passato con il futuro della regione».

«È essenziale – ha rimarcato – preservare e proteggere le vestigia di un glorioso passato nel quale affondano la nostra storia e la nostra cultura di calabresi e che firma la nostra identità. Abbiamo la profonda convinzione che, soprattutto in Calabria, il grande patrimonio archeologico, artistico e culturale, troppo spesso poco noto e non valorizzato, possa costruire uno sviluppo economico, a partire dal settore turistico, reale, duraturo ed ambientalmente sostenibile».

«È importante – ha dichiarato Carlo Gaglianone – e non è  un caso, che l’iniziativa regionale sia stata fatta a Belvedere Marittimo, perché i beni da tutelare, come il Castello Aragonese e la Torre di Paolo Emilio sono in completo degrado e  rischio crollo».

«La commissaria prefettizia del Comune di Belvedere – ha reso noto – ha comunicato di avere inoltrato richiesta di finanziamento per circa 900.000,00 euro per realizzare la prima parte del restauro e piena disponibilità è stata manifestata dal Dott. Fabrizio Sudano Soprintendente della Soprintendenza Archeologica Belle Arti e paesaggio per la provincia di Cosenza». (rcs)

Rapporto Ecosistema Urbano di Legambiente, Cosenza tra le prime cinque città più virtuose

Cosenza è l’unica città del meridione – e quarta – a posizionarsi tra le dieci città più virtuose, a livello ambientale, nel Rapporto Ecosistema Urbano 2021 realizzato da Legambiente in collaborazione con Ambiente Italia e Il Sole 24 Ore, con un punteggio pari a 74,21%.

Il report, pubblicato sul Sole 24 Ore di oggi, prende in considerazione 105 capoluoghi e tiene conto di 18 indicatori riguardanti sei componenti (aria, acque, rifiuti, mobilità, ambiente urbano ed energia) per stilare una classifica delle performance ambientali delle città: a fronte di un punteggio massimo teorico di 100, la media percentuale totalizzata dai centri urbani nel 2020 rimane ferma al 53,05%, identica a quella della scorsa edizione.

La città bruzia, infatti, è preceduta soltanto da Treno (84,71%), Reggio Emilia (77,89%) e Mantova (75,14%), ed è stata definita «la vera sorpresa di questa edizione di Ecosistema Urbano», in quanto, rispetto all’anno scorso, è riuscita a migliorasi, «confermando una buona qualità dell’aria in tutti gli indici esaminati, «diminuendo i consumi e anche le perdite della rete idrica (che dal 29,3% di acqua dispersa scendono a 22,6% quest’anno), migliorando, come fanno in molti però probabilmente per effetto della pandemia, anche nella produzione procapite di rifiuti (passa di 422 kg/ab anno della passata edizione agli attuali 419)».

«Peggiora nella percentuale di rifiuti raccolti in modo differenziato scendendo dal 62% della passata edizione all’attuale 59,5%. Cosenza migliora però anche nell’indice dedicato all’uso efficiente del suolo, dove sale dal 7 su 10 della passata edizione al 7,5 su 10 di quest’anno, ma il miglioramento più evidente Cosenza lo fa segnare nell’indice sintetico dedicato alle infrastrutture per la ciclabilità dove passa dai 10,10 metri equivalenti ogni 100 abitanti dello scorso anno agli attuali 24,65 che la fanno salire al nono posto assoluto in questo indice» si legge nel rapporto.

Per quanto riguarda la produzione di rifiuti, Reggio Calabria rientra tra le quattro città al di sotto di quota 400 kg/abitante all’anno, insieme ad Avellino, Enna e Potenza. Crotone, invece, insieme a L’Aquila e Catania, si confermano, ancora, le uniche tre città con valori inferiori al 15% per quanto riguarda la percentuale di raccolta differenziata sul totale dei rifiuti urbani.

Vibo Valentia, invece, fa parte di quelle città che superano i 40 alberi/100 abitanti, insieme a Brescia, Cuneo, Modena, Reggio Emilia, Trieste e Torino. La città del Tirreno, infatti, secondo quanto riportato dal Rapporto Ecosistema, ha 59 alberi in città per ogni 100 abitanti, mentre Cosenza si ferma a 36, Reggio Calabria 6 e Crotone 13.

«Ecosistema Urbano fotografa un Paese in buona misura fermo, che torna addirittura indietro su alcuni indicatori ambientali: già nello scenario pre-pandemico, il rapporto descriveva capoluoghi che faticavano a decollare nelle politiche di sostenibilità, contribuendo a conflitti con l’Europa e a procedure d’infrazione, come per la depurazione delle acque o la qualità dell’aria. Il periodo pandemico, al netto di alcuni miglioramenti, ha complicato le cose – ha dichiarato il presidente nazionale di Legambiente, Stefano Ciafani –. Ora, però, nell’ambito del Pnrr si apre una possibilità per invertire la rotta: sono i bandi pubblicati dai ministeri per l’assegnazione di risorse da destinare alla differenziata e alla costruzione di impianti di riciclo, alla nuova mobilità, alla forestazione urbana, al ciclo integrato delle acque».

«Essenziale – ha aggiunto – sarà la capacità degli uffici tecnici delle città di sottoporre progetti adeguati che rispettino i criteri ambientali stringenti imposti dall’UE, ma anche un loro affiancamento da parte di strutture tecniche pubbliche centrali, per sopperire alla carenza cronica di personale e competenze delle amministrazioni locali».

«Ancora una volta le nostre analisi confermano che, anche in un’annata particolarmente difficile come quella evidenziata dai numeri, l’Italia del buon ecosistema urbano è quel Paese che riesce a pianificare e a spendere bene le proprie risorse. Evolvendosi pur in mancanza di risposte o di indirizzi nazionali chiari, come dimostrano le buone pratiche inserite nel rapporto, esempi positivi che raccontano sprazzi di dinamicità e di progettualità notevoli» ha dichiarato Mirko Laurenti, responsabile del rapporto Ecosistema Urbano di Legambiente.

«Per uscire davvero dall’emergenza urbana – ha concluso – serve però una strategia nazionale che sostenga e finanzi le buone scelte per rendere le nostre città più vivibili e adattabili alle necessità dell’ambiente e dei cittadini. In tal senso, un utilizzo oculato del PNRR a partire dalle città, puntando sul buon lavoro dei Sindaci, può essere un’opportunità concreta di rilancio per l’intero Paese, con meno auto e mezzi meno inquinanti, più infrastrutture intelligenti e ultra-connesse». (rrm)

SIBARI (CS) – Successo per l’iniziativa di Legambiente per ripulire i Laghi

Grande successo per Underworld, l’iniziativa promossa dal Circolo Legambiente di Corigliano Rossano in collaborazione con Legambiente Calabria, l’Associazione Italiana Sicurezza Ambientale – Nucleo Nazionale Sommozzatori (AISA), per ripulire i Laghi di Sibari.

L’iniziativa, patrocinata dalComune di Cassano allo Ionio e l’adesione della Associazione Laghi di Sibari, della Lega Navale, sezione Laghi di Sibari e sezione Mirto, del WWF e della LIPU, ha visto volontari e ambientalisti percorrere lo specchio d’acqua dei Laghi sulle imbarcazioni degli armatori aderenti all’iniziativa, mentre i sommozzatori si sono immersi nelle acque per svolgere le operazioni di recupero e di monitoraggio.

All’evento hanno preso parte la presidente di Legambiente Calabria, Anna Parretta; il sindaco di Cassano allo Ionio, Gianni Papasso; la vicepresidente del Circolo Legambiente di Corigliano Rossano, Laura Barattainsieme ad Elena Pisano e Luciana Antoniotti; i presidenti delle sezioni Laghi di Sibari e Mirto della Lega Navale, Arch. Lione e Jimmy Fusaro; il presidente dell’Aisa Paolo Palladino; il presidente di Assolaghi Luigi Guaragnaed il coordinatore regionale Lipu Calabria, responsabile del settore educazione ambientale, Giorgio Berardi. Presenti anche l’associazione Anpana – Associazione Nazionale  Protezione Animali Natura e Ambiente,  Antonio Gallina e Giovanni Iacovinodelle Guardie di Polizia ecozoofila.

«Legambiente torna nei Laghi di Sibari – ha dichiarato la presidente  Parretta – dopo il monitoraggio effettuato a settembre, con una iniziativa di pulizia dei fondali nell’ambito della campagna Puliamo il mondo che ha registrato decine di eventi in tutto il territorio regionale».

«Abbiamo voluto – ha spiegato – porre elementi di attenzione e riflessione su uno dei luoghi calabresi a più alta vocazione turistica e sul grave problema delle plastiche abbandonate sui fondali. In particolare, per quanto riguarda le reti utilizzate in miticoltura,  negli scorsi  anni, le indagini di  Legambiente e diversi progetti sperimentali di Fishing for litter, hanno monitorato una quantità enorme di questo genere di rifiuti “pescati” nelle acque o ritrovati sugli arenili».

«La nostra associazione – ha concluso – continua a chiedere l’approvazione della legge “SalvaMare” che consentirà ai pescatori il recupero dei rifiuti pescati accidentalmente ed il  corretto smaltimento. Continueremo a monitorare la situazione dei laghi di Sibari e di altri luoghi a rischio per tenere sempre alta l’attenzione sul rispetto e la tutela dell’ambiente  e per garantire uno sviluppo turistico ecosostenibile».

Paolo Palladino, presidente dell’AISA, sezione di Satriano (CZ), ha dichiarato che «il gruppo dei sommozzatori ha perlustrato 100 mt quadri di fondale e recuperato alcuni materiali plastici, tra i quali anche pezzi di reti in materiale plastico. Osservati diversi granchi blu, specie non endemica ed invasiva. Purtroppo la visibilità era molto scarsa: 20/ 30 cm al massimo. Purtroppo in questa stagione non era possibile effettuare ulteriori indagini per la presenza di fango». (rcs)

ROCCELLA JONICA (RC) – Il Comune ha aderito alla campagna “Puliamo il mondo”

Anche quest’anno, il Comune di Roccella Jonica ha aderito alla campagna Puliamo il mondo, con una iniziativa in programma il 23 ottobre, con inizio alle 16.30 e che vedrà la partecipazione deill’Istituto d’Istruzione Superiore “P. Mazzone”.

L’adesione alla più grande iniziativa di volontariato ambientale organizzata da Legambiente con l’obiettivo di ripulire strade, piazze, parchi, ma anche spiagge e sponde dei fiumi dai rifiuti abbandonati e dire no a ogni forma di pregiudizio, barriera e violenza, è stata fatta su impulso dell’Assessorato alle Politiche Ambientali, guidato da Fabrizio Chiefari.

Per l’edizione 2021 il Comune jonico ha scelto di adottare la  formula Walk &Clean  per declinare al meglio le finalità dell’iniziativa, associando lo sport alla cittadinanza attiva per la tutela dell’ambiente.

Grazie, infatti, alla collaborazione con l’Asd Calabria Fitwalking ed il suo presidente Fausto Certomà, la giornata ecologica a Roccella si svolgerà in modalità di camminata non competitiva aperta a tutti, durante la quale i partecipanti alterneranno momenti di sport, benessere fisico e socialità alle attività di pulizia di alcune zone del paese, per sensibilizzare all’adozione di comportamenti più attenti e sostenibili, prendendosi cura di spazi e aree del territorio come  beni comuni.

La manifestazione, a cui parteciperà anche l’Istituto d’istruzione superiore “P. Mazzone” di Roccella, si svolgerà sabato 23 ottobre 2021 con inizio alle ore 16.30. Il raduno è previsto in Largo Colonne dove ai volontari sarà consegnato il kit per la pulizia con il gadget della campagna “Puliamo il Mondo” .

GIRIFALCO (CZ) – Successo per l’iniziativa “Puliamo il mondo”

La Campagna per ripulire le strade, vie e piazze e parchi cittadini di LegambientePuliamo il mondo, ha fatto tappa a Girifalco, raccogliendo una grande partecipazione da parte dei più giovani.

L’iniziativa è stata promossa dal Comune, su input del vicesindaco con delega all’Ambiente, Alessia Burgino, insieme al Circolo Legambiente Girifalco e alla collaborazione di Pro Loco, Avis Comunale, dirigenti scolastici, docenti, genitori, Pepe’ Rosanò, Polizia Municipale, Corpo Forestale Volontario, Laura Ielapi, Ecoservizi e operatori ecologici.

Una giornata, dunque, all’insegna dell’ambiente, con protagonisti una delegazione di studenti dell’Istituto Comprensivo Scopelliti e dell’Istituto d’Istruzione Superiore Majorana, seguiti dal consigliere comunale con delega alla Pubblica Istruzione Delia Ielapi.

«Una bellissima mattinata. Una bellissima lezione. Un bellissimo momento vissuto, intensamente, grazie alla delegazione di studenti dell’IC Scopelliti e dell’IIS Majorana e agli ospiti del Centro d’accoglienza “L’Approdo”» si legge in una nota del Comune. (rcz)