L’OPINIONE / Franco Cimino: Ama Calabria che dal suo teatro ama la Calabria

di FRANCO CIMINO – «Eravamo quattro amici al bar…tre amici e due. Poi sono rimasto solo…». Io che non amo le citazioni e quasi mai le uso nei mie interventi, prendo questa per dire dell’incontro odierno al ridotto del Comunale, il Teatro al centro del Centro Storico, cui ho partecipato per la conferenza stampa indetta da Ama Calabria in presentazione della sua stagione teatrale di quest’anno.

Gino Paoli nella sua canzone di trentatré anni fa, diceva della tristezza non ancora alleviata dalla nostalgia, per l’abbandono nella rassegnazione dei “combattenti “ di allora. Via via se ne sono andati tutti. Io dico qui, del  caso “Pollice”, che poi é diventato Francesco, un attimo dopo Francesco al quadrato, se la mia scienza matematica non mi inganna. Insomma, due, di numero, Francesco. In quello stesso luogo.

Nella nostra Città. La canto, parafrasando, così: «eravamo quattro amici al Comunale (Francesco Pollice, Francesco Passafaro, io e… il palcoscenico, che ancora non aveva neppure il sipario). Sulle vecchie, dal nostro antico più recente, quattro tavole, gli attori. E loro due, sempre eleganti e cortesi, che li presentavano nel mezzo di due momenti, non sempre attivi, negli altri teatri della Città. E, cioè, l’accoglienza all’ingresso e il saluto all’uscita degli spettatori. Come usa l’ospite antico e l’educato padrone di casa. Eravamo questi davvero, sei anni fa quando ebbe inizio per un’emergenza lametina( chiusura nella città della Piana del teatro Grandinetti per necessari lavori di ristrutturazione).

Francesco Pollice, il maestro di pianoforte, musicista e concertista, uomo di profonda cultura, anche promotore di straordinari eventi artistici e creatore di Ama, per non chiudere quell’annata difficile e non sottrarre al territorio e ai suoi simpatizzanti e abbonati, uno spazio di cultura attraverso gli spettacoli e le diverse rappresentazioni, appreso che a Catanzaro c’era un pazzo che, come lui, si era messo in testa idee folli( il teatro, la scuola di teatro, il teatro nelle scuole, il teatro diffuso, il teatro nel teatro, il teatro come contaminazioni artistiche e abbracci tra persone e realtà territoriali, il teatro come strumento educativo ed educazione alla Pace…)chiese al nostro di allora (ora lo sono entrambi “i nostri”) una breve ospitalità. Così, per gentilezza. E così così e così… tra i due nasce l’amore e la voglia di fare insieme tante cose, pur restando diversi e uguali a prima del loro incontro.

É nata la meraviglia, in una regione delle mille divisioni. In particolare, quella davvero inaccettabile tra le due più importanti Città, Lamezia e Catanzaro, ancora incredibilmente divise. È nato l’incanto, il teatro dell’incanto. Non è stata una passeggiata. In amore non si danza sempre. Sono stati tempi assai duri. Anni difficili. Il covid, la pigrizia nostra e la nostra caratteriale diffidenza, unite alla nostra lenta educazione verso le arti, tutte, e verso la poesia e il Teatro maggiormente. Eravamo “quattro amici”, in quella platea inizialmente semivuota. Un freddo faceva! Un freddo non d’inverno, che da noi non c’è mai. I politici? Ecco, i politici erano totalmente assenti. E come politici e come spettatori. Perché lo sottolineo? Perché la politica nelle società deboli svolge un ruolo educativo, in positivo o in negativo. Assume anche la funzione di specchio. In esso si riflette l’immagine reale, per quanto deformata e deformante possano essere, l’immagine e lo specchio. Mancavano i maestri, nella loro veste delle diverse docenze e i presidi. Ma che c’entrano loro? Mi si chiederebbe. C’entrano. C’entrano, perché anche loro educano o diseducano, con lo stesso esempio di vita. Non ci si può lamentare che a teatro non vengano i giovani e gli studenti, gli universitari in particolare, se i docenti non ci vanno mai neppure loro! Ciò vale anche per i maestri di qualsiasi attività artistica, in particolare quando dirigono le loro scuole.

Poi, c’è il Comune. E cosa c’entra il Comune? C’entra c’entra. Di più esso c’entra. Se consiglieri e sindaci e assessori e super pagati dirigenti, in maggioranza abbonati(?) allo stadio giallorosso, sottoscrivessero, atteso che ne hanno pure le disponibilità economiche, gli abbonamenti alle rassegne teatrale, per fortuna numerose e per merito esclusivo del privato, i cittadini ne prenderebbero esempio oltre che avvantaggiarsene per la crescita culturale degli amministratori. Per questo siamo stati per lungo tempo “quattro amici lì”. C’era da chiudere. Smetterla con quella enorme fatica. E non solo per il peso economico delle stagioni senza incassi del botteghino (i finanziamenti pubblici dai bandi regionali, non coprono mai tutte le spese).

Smetterla per ciò che pesa di più in un programmatore, direttore, editore, che sia soprattuto artista di suo e intellettuale per gli altri, l’amarezza di vedere tanti posti vuoti. E il dispiacere nei confronti degli artisti che si sarebbero in quel contesto esibiti, anche se per l’artista é il teatro, di qualsiasi “aglia”, che vive in loro, non la quantità dei presenti. Neppure li cattura il guadagno, che come per Pollice e Passafaro, al pari di altri valorosi “ creatori”, spesso è un’ipotesi che oscilla tra aspirazione e realtà. Ma loro non si sono arresi. Quasi come una sfida contro il fato. Eh sì, contro il destino avverso, in quanto a sentirli parlare i politici non sono mai responsabili di nulla. Hanno solo meriti, delle fatiche solitarie altrui. Ma i due sono andati avanti. Con coraggio eroico. Quello che arriva puntuale dalle idee forti e dalla coerente volontà di sostenerle.

“Eravamo quattro amici…” oggi dall’affollata conferenza stampa e dal dibattito acceso che ne é scaturito, si è scoperto il miracolo. L’incanto che che AMA, ha nel corso di questi sei anni moltiplicato quei quattro. E a ogni anno di programmazione via via sono cresciuti. La stagione appena passata, ricca di qualità, ha visto quasi il tutto pieno. E questo, a dimostrazione che le stagioni, quando c’è un management preparato e generoso, possono essere svolte anche nelle difficoltà. Probabilmente, per il Comunale ha giocato un po’ a favore anche la crisi assurda, grave perché non rimossa, di teatri ben celebrati e sempre ben attrezzati. Ma indubbiamente il merito va assegnato a loro. Ai due Francesco. Anche a Daniela Faccio, donna elegante fine, colta e appassionata, la presidente attiva di Amici della Musica, che come ha ricordato Pollice, da anni ormai è partner alla pari di AMA. Associazione, questa, che va apprezzata anche per le forze e competenze, che, silenziose si muovono al suo interno.

Mi riferisco, particolarmente, all’ormai noto maestro Aurelio, fratello del direttore e pianista di riconosciuto valore, concertista con l’altro dei fratelli Pollice, Paolo. Mi riferisco pure all’ufficio stampa, coordinato dall’apprezzato giornalista Peppe Panella, che segue gli eventi programmati e svolti e ne parla avendoli sempre visti di persona, sedendo ogni serata allo stesso posto dopo aver verificato che in sala fosse tutto in ordine. “Eravamo quattro amici…”.

Ma adesso io devo correre a prenotare il mio abbonamento altrimenti, per la prima volta da quel primo giorno, non troverò posto. Ehi, non abbonatevi in massa, ché al Comunale, il teatro al centro del Centro Storico, se quel pazzo dell’altro Francesco con i suoi quattro pazzi amici, completasse i lavori in corso per la ricostruzione in alto di altro spazio, gallerie e palchetti, i posti saranno circa ottocento!

Arrivederci, quindi, al Comunale. Con Ama e Teatro Incanto, che camminano insieme anche come agevolazioni del costi degli abbonamenti. Buon Teatro a tutti. Anche a coloro che non ci potranno andare. E buona Catanzaro, la nostra amata ancora incompresa. (fc)

L’OPINIONE / Giovanni Cugliari: Proroga Decontribuzione solo un inganno per penalizzare ancora il Sud

di GIOVANNI CUGLIARI – Prorogare di soli sei mesi la decontribuzione per le aziende del Sud più che una conquista è una presa in giro, se non un vero e proprio inganno, per tutti quegli imprenditori che ancora vogliono investire in un territorio così penalizzato e difficile. Lo sgravio in precedenza era fino al 2029, come possono il ministro Raffaele Fitto e l’Unione Europea pensare che questa “concessione” possa lasciare soddisfatti gli imprenditori? Al contrario, è solo uno specchietto per le allodole per arrivare a gennaio 2025 quando, nuovamente, il problema si ripresenterà.

La decontribuzione per le aziende del Mezzogiorno non è un regalo, ma una compensazione per le condizioni di sottosviluppo in cui queste si trovano ad operare da sempre, a causa dei mancati investimenti da parte dello Stato in questa area del Paese. Logica che ora viene meno e che insieme all’Autonomia Differenziata potrebbe essere un’ulteriore causa di impoverimento e desertificazione dei territori.

Prima di operare con la forbice il governo dovrebbe pensare a sanarequelle condizioni che sono una zavorra per il Mezzogiorno. Dalla carenza di infrastrutture a quella di servizi pubblici, il Sud è terra di frontiera e investire diventa sempre più rischioso e difficile. Se si vuole eliminare la decontribuzione si pensi allora a creare nelle regioni meridionali quelle condizioni che consentano loro di operare alla pari rispetto ad altri territori italiani. (gc)

[Giovanni Cugliari è presidente di Cna Calabria]

L’OPINIONE / Claudio Aloisio: Reggio e l’area metropolitana sono vocate al turismo

di CLAUDIO ALOISIONoi lo sappiamo, ci crediamo, e per tale motivo abbiamo investito risorse economiche, know how e tempo per creare una web app – ReggioCalabriaGuide.it – che potesse accogliere i turisti fornendo informazioni utili e geolocalizzate, tra i primi in Italia a installare una assistente virtuale basata sull’AI generativa, Morgana, che risponde in qualsiasi lingua gli viene posta la domanda. E non ci fermiamo continuando a innovare e investire in nuove tecnologie come quella del prossimo step: la realtà aumentata integrata all’intelligenza artificiale.

Lo stiamo facendo sino ad ora senza un euro di contributo pubblico ma con la fiducia e il sostegno di decine e decine di aziende che, come noi, credono in questa scommessa: rendere sempre di più il nostro territorio a misura di turista e, conseguentemente, trasformare il turismo in un volano economico strutturale e concreto.

Fatta questa premessa, saremmo dei folli se pensassimo che una semplice web app possa bastare. Serve ben altro: investimenti mirati, una strategia di breve, medio e lungo periodo volta alla promozione da un lato e alla gestione dei flussi turistici dall’altro, un miglioramento generale dei servizi e del decoro urbano, la realizzazione di punti informativi e di assistenza giusto per elencare il “minimo sindacale” necessario.

Ma in realtà se vogliamo sfruttare ciò che ci è caduto dal cielo (nel senso letterale del termine dato che parliamo di voli), la presenza di Ryanair nel nostro aeroporto, ci vuole molto di più: la realizzazione di una rete pubblico/privata che possa, tramite uno “strumento” dedicato, creare sinergie, fare da cerniera tra domanda e offerta, governare i delicati e complessi processi che vengono innescati dai flussi turistici.

Sono ormai anni che proponiamo la creazione di una Dmo (destination management organization). Enti pubblici/privati che, dove il turismo funziona veramente, svolgono un ruolo cruciale nella promozione e gestione delle località interessate. Purtroppo, però, sembra che ululiamo alla luna la quale, si sa, ascolta ma non risponde mai.

E quindi, qual è la situazione attuale in città? Francamente imbarazzante. Dall’annuncio delle nuove tratte datato 15 febbraio, oltre quattro mesi fa, nessuno ha sentito la necessità di organizzare un tavolo operativo con associazioni e società civile per concordare un minimo di strategia d’accoglienza.

Ad oggi, quindi, chi si muove lo fa “in ordine sparso” dato che non c’è alcun coordinamento con quelli che dovrebbero essere gli Enti preposti: Comune e Città Metropolitana. Per altro, parlando di Reggio, pur essendo di fatto iniziata l’estate ed avendo fondi da investire ci troviamo con una Estate Reggina non pervenuta, senza uno straccio di programma, una data, nulla!

Non va meglio per i chioschi del Lungomare ancora da assegnare tranne uno, l’unico non andato a bando o per il Lido Comunale dove si dovrebbe dare in gestione una piccola parte di cabine restaurate ma non si capisce quando e come. Ancora, poi, si aspetta l’apertura del punto informativo posto sempre in via marina che ad ora non è stato affidato a nessuno. Anche l’utile pianificazione di ZTL e isole pedonali è all’anno zero così come altre iniziative meritevoli come il Beach Bus dell’Atam che la scorsa estate portava residenti e turisti a mare da Catona e Lazzaro.

Noi ci crediamo, lo voglio ribadire. Siamo sempre disponibili al confronto costruttivo oltre ad operare concretamente e proporre, con l’unico obiettivo di sviluppare la nostra terra e la nostra comunità. Ma in queste condizioni, vi assicuro, è dura, è davvero dura. i(ca)

[Claudio Aloisio è presidente di Confesercenti Reggio Calabria]

L’OPINIONE / Maria Limardo: Si sono conclusi ufficialmente i miei cinque anni da sindaco

di MARIA LIMARDO – Si sono ufficialmente conclusi i miei cinque anni alla guida del Comune di Vibo Valentia.

La città ha scelto il suo nuovo sindaco, nella persona del dottor Enzo Romeo. A lui va il mio augurio sincero e grande di buon lavoro, perché da questo momento rappresenta tutti.
Ai cittadini, ai miei cittadini, il ringraziamento più sentito: per la stima che mi hanno sempre manifestato, per l’affetto, per lo sprone costante che hanno saputo darmi anche nei momenti più difficili. Non commento il risultato politico, verrà il tempo della riflessione.
Oggi il mio pensiero va alla città, una città che consegniamo ad una nuova amministrazione.
Una città che adesso, dopo anni devastanti e bufere di ogni tipo, è un motore acceso pronto a macinare chilometri. Al di là delle naturali differenze di visione politica, sono certa che il nuovo sindaco, la nuova amministrazione non vorranno disperdere il fondamentale lavoro che abbiamo fatto: sul fronte del risanamento dei conti, del funzionamento dell’ente col nuovo personale, delle opere pubbliche, dell’ambiente e di tanto altro, senza dimenticare il piano reputazionale in ogni sede, anche istituzionale.
Vibo Valentia ha deciso di accordare la sua fiducia ad Enzo Romeo, figura che merita il massimo rispetto: lo si deve alla persona, lo si deve all’istituzione che da oggi rappresenta.
E dunque vada a lui, ancora una volta, l’augurio di un lavoro proficuo nell’interesse di tutta la nostra amata Vibo Valentia. (ml)
[Maria Limardo è ex sindaco di Vibo Valentia]

L’OPINIONE/ Filomena Greco: Dimostrate che il dissenso non è solo di facciata

di FILOMENA GRECO – C’è un modo diverso, molto più incisivo e virile, per mostrare vero dissenso nei confronti dell’autonomia
differenziata. Autosospendersi dal proprio partito che, insieme agli altri, ha generato questo mostro. Consiglio questo ai ‘nostri’ rappresentanti politici e istituzionali che, post mortem, piangono lacrime da coccodrillo. Uscite dal vostro partito. Vale per sindaci,
presidente dei sindaci, consiglieri e assessori regionali, parlamentari e perché no, anche per il presidente della Regione. Siete davvero contro questo disegno di legge? Dimostratelo per davvero, altrimenti, francamente, il sospetto della protesta di facciata prende
inevitabilmente il sopravvento…

Questi sindaci e politici di Calabria che oggi ‘piangono’ e protestano sono gli stessi che due settimane fa hanno chiesto e ottenuto voti in giro per i partiti protagonisti dell’autonomia differenziata. Non basta una nota di dissenso, uscire dall’Aula al momento del voto o persino sventolare la bandiera della Calabria, immaginando che qui si abbia tutti l’anello al naso.

Ognuno dei nostri rappresentanti di Calabria ha giocato e sta giocando una partita solo di tornaconto personale in questa faccenda. Che è grave e drammatica per i calabresi e occorre avere il coraggio di dire la verità fino in fondo. Chi ha chiesto voti in giro per la Calabria ha spiegato ai sindaci che tra qualche mese i loro municipi saranno prossimi al dissesto? È stato detto loro che per alcune materie il decreto Calderoli è operativo sin da subito e si tradurrà in minori trasferimenti di risorse dello Stato? Ci si è resi conto che giocando con la pelle dei calabresi e dei meridionali pur di conquistare qualche scheda elettorale si è di fatto svenduto il Sud agli interessi egoistici del grande
Nord?

Il presidente Roberto Occhiuto non è stato né leale né benevolo con la sua gente. Ha prima approvato da presidente di Regione la proposta di legge nella Conferenza Stato Regioni, poi ha chiesto voti per il suo partito protagonista tra gli altri dello scempio e oggi vorrebbe persino capitanare una specie di inguardabile rivolta. No, caro Occhiuto. Proprio tutto non si può avere e non può essere concesso. Ha scelto una strada, quella degli interessi del grande Nord.

I calabresi non sono ingenui, hanno capito. Sapranno per cosa ricordarla. (fg)

[Filomena Greco è già sindaca di Cariati]

L’OPINIONE / Pasquale Andidero: Servono interventi per prevenire incendi a Mosorrofa

di PASQUALE ANDIDERO – Sabato scorso si è verificato a Mosorrofa in un costone collinare che si trova tra le località Casciaro e Tracale, al di sopra del torrente Medha, un vasto incendio che ha richiesto l’intervento dei Canadair. La popolazione si è messa subito all’erta, scottata com’è dal rogo del 23 luglio dello scorso anno quando ad essere interessato è stato tutto l’abitato di Mosorrofa e Sala di Mosorrofa. 

Il comitato di Quartiere Mosorrofa, giusto due giorni prima, ha scritto alle autorità competenti una lettera con la richiesta urgente di interventi per poter prevenire eventuali futuri roghi.  Siamo a fine giugno, si avvicina la stagione dei probabili incendi e non vogliamo trovarci nuovamente impreparati.

Chiediamo, quindi, con urgenza di verificare la reale funzionalità degli idranti e la costante presenza di acqua; di assicurarsi che i serbatoi dell’acquedotto non rimangano mai vuoti; la pulizia e lo sfalciamento dei bordi stradali (della San Sperato- Mosorrofa, della Mosorrofa- San Salvatore e della Sala di Mosorrofa- Cannavò) che sono ormai dei veri cespuglieti; di ripulire adeguatamente l’ex campo sportivo e l’area di Bufano.

Crediamo che sia importante prevenire, alla luce di quanto già successo. Andare a cercare i buoi dopo che sono scappati dalla stalla è inutile e controproducente. Prevenire, non solo è un obbligo per salvaguardare la salute dei cittadini, ma è anche conveniente dal punto di vista economico. 

La stagione degli incendi purtroppo è già partita, chiediamo ancora una volta a chi di dovere di accelerare al massimo la cura degli spazi e degli strumenti di competenza. Chiediamo anche a tutta la cittadinanza di tenere puliti i propri ambienti, perché a volte è inutile avere uno spazio pulitissimo se quello vicino e pieno di sterpaglie ed erbacce. 

In questa opera di bonifica e di prevenzione inseriamo ancora una volta le discariche presenti sul territorio, prodotte dall’inciviltà dei cittadini, ma se mai bonificate resteranno sempre una bomba ecologica con la quale purtroppo ormai da tempo Mosorrofa e Sala di Mosorrofa deve fare i conti. (pa)

[Pasquale Andidero è presidente del Comitato Quartiere di Mosorrofa]

L’OPINIONE/ Franco Cimino: Il problema di Catanzaro è la politica

di FRANCO CIMINO – La Città ha un problema. Ne ha tanti, lo so bene. Ma ne ha uno assai grande. Il più fastidioso. Il più dannoso. Quello più complicato. E complicante gli altri problemi. O i semplici fatti, che lo diventano. E non è quello del “traffico a Palemmu”, come dal divertentissimo film di Benigni di Jhonny Stecchino. Non è quello del traffico in Città. O del Corso, che non si chiude “po’ trafficu” per i parcheggi che mancano. Non è quello dello stadio e dell’ospedale, che restano immobili e senza forza nell’incerto destino. Non è quello delle periferie degradate, lontane e odiate dal mondo. Non è l’acqua che manca nella zona sud. O le strade rovinate della pericolosa viabilità. O la precarietà dei trasporti complessivamente intesi, urbani ed extraurbani, nel progetto inattuato di liberare e aprire Catanzaro, per restituirle lo storico ruolo di Capoluogo ospitale e accogliente.

Non è un problema l’Universita, che qui ha sede per essere non un piccolo centro di studi, ma un grande Ateneo, un moderno laboratorio di ricerca, aperti all’Europa. E al Mediterraneo, mare di pace e d’amore, il primo approdo attraverso le nostre coste di un’antica civiltà. Di una rinnovata fratellanza umana. Non è il porto, il nostro problema, come non lo è il mare, che aspetta certificati di salute altrui quando è già molto bello di suo. Il problema, non è il Centro Storico vuoto e i centri commerciali pieni. Non è le piazze del confronto senza persone e lo stadio di loro strapieno. Non è il silenzio paralizzante delle strade, il canto muto del dolore nascosto, e il chiasso acceso, con i canti urlati nei campi delle nuove battaglie “di riscatto”, quelli del pallone salvifico. Non è neppure la povertà nascosta di un crescente numero di cittadini e di famiglie. Come non è la mancanza di risorse economiche e di progetti ad esse collegate, ché dal Pnrr e dalle Regione, ne arrivano in abbondanza. E potrei ancora lungamente elencare.

Ne aggiungo, però, soltanto un altro ancora, il più significativo di tutti gli altri, elencati qui e non. Problema non è l’assenza di vivacità sociale, di sensibilità culturale. Essa, invece, è sempre più attiva in alcune frange della catanzaresità lungamente repressa, che sempre più si muovono con tante iniziative autonome in diversi campi della creatività, da quello artistico( pittura, scultura, fotografia, poesia, musica, teatro, cinema, letteratura anche nelle sue forme nuove di espressione)a quello più specificatamente culturale e spirituale, direi anche sociale (il recupero delle tradizioni, della storia di Catanzaro, anche la più antica come le rare scoperte archeologiche e gli approfonditi studi antropologici dimostrano, il volontariato).

Il problema, il vero problema, grande e fragile quanto il campanile del Duomo e che come il Duomo attende impotente di essere affrontato, è politico. É la politica, qui con la minuscola. Da questo nascono o si aggravano tutti gli altri problemi, altrimenti piccoli e risolvibili. Una politica aggressiva, a tratti violenta, divisa in quaranta e più fazioni, in feroce lotta tra loro, con un Consiglio Comunale, per giunta offertosi alle dirette televisive, a volte a rischio di agibilità non solo democratica, che discute poco delle grandi questioni e quasi mai nel plenum dell’assemblea. Tutto questo, e altro di collaterale, é il problema.

Che si aggrava progressivamente per il tempo lontano da cui insoluto proviene, e per la totale assenza di partiti, che tali si possano pur insufficientemente definire; che si aggrava per la questione morale, che essa diventa e per la crisi conseguente della democrazia, che alimenta. Aver raggiunto il primato della Città “più assenteista” nell’ultima consultazione elettorale, sembra non preoccupare affatto alcuno. Come non preoccupa il crescente allontanamento della gente dai luoghi non solo della politica, ormai cancellati, ma da quelli ordinari. Le piazze, i bar, le strade, per non dire delle aule scolastiche. Ovunque, non si discute della Città, della Regione, del Paese. Solo del Catanzaro, valvola di scarico di frustrazioni e veicolo di sogni addormentati e di alterate aspirazioni di riscatto sociale. Da noi sembra campeggiare quel motto di Massimo Catalano, i più vecchi lo ricorderanno, il simpatico protagonista del programma televisivo “Quelli della notte”, di Renzo Arbore. Dice ancora: «pochi siamo, meglio stiamo». Dittu a la catanzarisa: «si on vannu e votanu i cazzedrusi é megghiu pe’ mia, ca nesciu sicuru!».

Il problema di questa politica è la difficile governabilità. É un problema vecchio di almeno quindici anni. I fattori che maggiormente la infuocano sono ben noti ma oggi rafforzati. Hanno nomi con lo stesso suffisso: trasformismo, trasversalismo, camaleontismo, opportunismo, egoismo, individualismo. Ma c’e una una gatta cieca che li partorisce tutti. É l’ignoranza, l’assenza di cultura politica e di senso delle istituzioni. È il mancato amore per la Città. Taluni furbi, tra questi i maggiori responsabili, inventano che l’attuale ingovernabilità sia colpa della cosiddetta anomalia elettorale. E della criminalizzata “anatra zoppa”. Banalità e insensibilità allo stato puro. La “deprecata” anomalia elettorale determinata dal voto disgiunto, lo ripeto per l’ennesima volta, é una forza non una debolezza. Lo è per il Comune. Lo è per gli amministratori e gli eletti. Duplice forza nel duplice motivato consenso popolare. Gli elettori, pur se non nell’affluenza desiderata, hanno scelto, con due distinte maggioranze, il sindaco e il Consiglio. Per il valore istituzionale eguale e non contrapposto. Non un Sindaco minoritario, pertanto. E non una maggioranza consiliare privilegiata nel potere “deresponsabilizzato”.

Ma due forze che hanno un luogo e un compito per lavorare insieme, il Consiglio e l’unità. Il Consiglio per l’alto confronto programmatico, l’unità per le scelte strategiche più importanti. Discussione e decisione per la tessitura della Democrazia, che è anche governo. Il Sindaco può e deve risolvere il problema dei problemi. Ne ha la capacità e il potere. Il coraggio lo troverà nella situazione della Città e nello spirito di civismo politico originario, con il quale si è affermato nella competizione che l’ha eletto, ricevendo l’ampia fiducia della gente. Quella fiducia ancora è viva. Sta ora al sindaco farne la sua rinnovata forza politica. Per l’affetto antico che mi lega a lui, per il sostegno che gli dato nelle due battaglie elettorali, per l’Amore folle che nutro per la nostra Città, per la necessità urgente che ha la Calabria del suo capoluogo, per la mia concezione della Politica e delle istituzioni, gli rinnovo il consiglio che gli diedi ad inizio di legislatura e in altre delicate situazioni successive.

Questo: parli alla Città e al Consiglio, nella sede deputata. Proponga sulle note linee programmatiche un programma di sintesi, contenente proposte concrete nella visione ampia e regionale di Catanzaro città-regione. Un programma pratico ma ambizioso. Lo accompagni con la nomina della “sua” giunta e chieda il consenso più largo dei consiglieri.

Un consenso senza condizioni che non siano il Bene Comune. Non un patto perla la città, come usa dire, ma un comune atto morale, di onestà nei confronti di Catanzaro. Mancante il quale, nell’ampiezza richiesta che esclude numeri stiracchiati e maggiorane rabberciate, vada al voto. E si ripresenti con le sue liste. Meglio votare che agonizzare. Catanzaro non può morire! (fc)

L’OPINIONE / Carmelo Versace: Con autonomia si prospetta un regionalismo sbilanciato e asimmetrico

di CARMELO VERSACE – Si susseguono in questi giorni pensieri e preoccupazioni in ordine all’entrata in vigore del Decreto Calderoli. Era nell’aria! A poco serve dire: lo sapevamo! Sì, lo sapevamo ma non lo condividiamo. Certo Nello Musumeci, ministro della protezione civile, dall’alto della sua Sicilianità ci incoraggia dicendoci di “smettere di continuare a piangere” ma dimentica che la Sicilia è una Regione a Statuto Speciale e chi meglio di lui non sa che la sua Regione ha potere pieno, ha governo pieno, ha finanziamenti pieni.

Nonostante tutto sa anche che le regioni a statuto speciale conoscono già l’autonomia differenziata in cui le forme di finanziamento sono assolutamente diverse da quelle a statuto ordinario e nonostante non può disconoscere le criticità che hanno visto in questi anni continue negoziazioni sostenute con lo stato centrale ciò a dimostrazione che anche l’autonomia che vedrebbe di fatto trasformate le regioni da ordinarie a speciali non godrebbe di uniformità di trattamento vista la disparità di condizioni.

Si, vero, competere con il Nord, ma io direi ad armi pari ! Ma non è questo il caso. Ed è chiara la preoccupazione. Il dislivello che verrà generato dai finanziamenti delle funzioni delle regioni sarà acclarato senza se e senza ma ,dalla sperequazione della capacità fiscale a cui gli stessi finanziamenti verranno agganciati e si dà il caso che le regioni del sud abbiano tutte meno capacità fiscale. Così come anche osservato in queste ore da Giancarlo Greco di Unimpresa nazionale Sanità, in una sua nota che non può che inquietare per quanto egli stesso descrive come timore concreto su quanto avverrà sul piano sanitario. Condivido completamente l’analisi.

Coloro che hanno saccheggiato questa Regione continuano a renderla sempre più inerme e più vulnerabile senza neppure opporsi ad eventi che risulteranno completamente devastanti . Si prospetta un regionalismo sbilanciato ed asimmetrico con ricadute economiche e sociali che aumenteranno il divario Nord-Sud . La questione Meridionale oggi è quanto mai ritornata alla ribalta dei contenuti della politica e su questo si dovrà fare fronte comune ricreando le condizioni di battaglie sociali piu collettive e meno divisive ricercando l’interesse della collettività . Questo è il punto di analisi piu doloroso per una popolazione che vede sempre meno lo Stato avvicinarsi al cittadino , garantirlo nei sui elementari diritti e nella difesa di valori si tutelati costituzionalmente ma solo sulla carta!

Finché non si risolverà la questione Meridionale di tutti i sud del mondo non si potrà parlare di allineamento in favore dello sviluppo. (cv)

[Carmelo Versace è vicesindaco della Città Metropolitana di Reggio Calabria]

L’OPINIONE / Filippo Veltri: Le leggi che non vanno

di FILIPPO VELTRIGli italiani bocciano la legge sull’Autonomia. Il no da Centro e Sud. Il 45% è contrario alla riforma perché aumenterebbe il divario tra Regioni ricche e povere, penalizzando la scuola e la sanità.  (Sondaggio Istituto Noto)

La riforma del premierato significa che in Italia non ci sarà più la politica, solo una campagna elettorale feroce e poi per cinque anni la politica sarà affare di uno solo, del premier. Si tratta di un sistema che non c’è in nessun’altra parte del mondo. È un disegno neo-autoritario che però non è un golpe, ma l’estremizzazione di processi già in atto. Questa destra è pericolosa perché asseconda e accelera il passaggio alla post-democrazia. (Carlo Galli, costituzionalista).

L’elezione diretta del presidente del Consiglio divide i cittadini: sì dal 55% degli italiani, no dal 43%. (Sondaggio Ipsos-Repubblica)

Tre piccole citazioni per delineare un quadro di possibile comprensione delle due leggi che stanno drammaticamente dividendo paese e istituzioni, se solo si pensa – per ultimo – alle manifestazioni di martedì scorso davanti il Parlamento, a quelle dinanzi le Prefetture di tutt’Italia, alle votazioni di martedì e mercoledì al Senato e alla Camera sui due provvedimenti e al diluvio delle polemiche che non accenna a placarsi dopo tre giorni.

 Ora sembra pacifico, o almeno sembrerebbe, che due interventi legislativi di questa portata debbano agire in una situazione in cui – è vero – valgono le leggi della democrazia e quindi chi ha più voti va avanti, ma che per modifiche così importanti un minimo di clima se non altro normale e non da rissa sarebbe, anzi è, necessario. 

Andare avanti a colpi di maggioranza e sperare poi che i referendum, confermativi o abrogativi, diano il via libero definitivo ci pare infatti un azzardo da pokeristi convinti ma qui non siamo al tavolo verde. Ci provò Renzi e sappiamo come è andata a finire e come è finito soprattutto lui. Il buon senso in politica pare sparito ma le cose dette a tal proposito – prima e dopo il voto di mercoledì scorso – dal presidente della Regione Calabria, Roberto Occhiuto, meritano un approfondimento. Ma…

Il ma è infatti un macigno bello grosso: Occhiuto ha ben presente un quadro politico diviso e frammentato e parla innanzitutto al suo partito e al leader nazionale di Forza Italia, quell’Antonio Taiani che ha nelle mani il partito creato da Silvio Berlusconi e a cui guarda il 10% degli italiani (voto 8 e 9 giugno 2024).

È una partita a scacchi tra Occhiuto e Tajani (che non volle a suo tempo Occhiuto come unico vicesegretario del partito)? Sicuramente sì. I gossip politici locali e nazionali suggeriscono da giorni questo ma il governatore calabrese – che ha ondeggiato paurosamente più volte sul tema dell’autonomia differenziata – forse andrebbe preso un po’ sul serio e magari messo alla prova in senso stretto dall’opposizione, a Roma e in Calabria. Sempre per restare, infatti, all’azzardo dei pokeristi ad un certo punto nelle mani di poker se si tratta di un bluff questi vengono alla luce se si fanno alla fine scoprire le carte; se si tratta di mere partite tattiche, che si sgonfiano al primo accordo, sopra o sotto banco, non ci vorrà molto a scoprirlo.

Ma quelle tre piccole citazioni riportate all’inizio suggeriscono che la paura di andare incontro ad un azzardo e ad una sconfitta politica di proporzioni immani ai referendum comincia ad essere percepita anche in settori non marginali del campo opposto al centrosinistra e sarebbe, dunque, normale non lasciare cadere queste prese di posizione, in Calabria (ma, ripetiamo, anche a Roma). 

Il voto alle Camere sull’autonomia differenziata è ormai cosa fatta e restano i probabili referendum. Lì sarà tutta un’altra partita e solo lì si vedrà la coerenza di Occhiuto (e degli altri parlamentari calabresi di Forza Italia) e degli atteggiamenti, quando ci sarà quella prova del fuoco dei referendum. Lì non varranno più bluff, sparate propagandistiche, dichiarazioni alla stampa, parole al vento o sceneggiate e si vedrà davvero chi avrà tessuto più filo per reggere la sfida e chi alle parole farà seguire i fatti concreti. Cioè chi davvero si opporrà a quel provvedimento approvato in Parlamento. (fv)

L’OPINIONE / Rosaria Succurro: Autonomia può compromettere futuro dei nostri territori

di ROSARIA SUCCURRO – Noi sindaci calabresi siamo molto preoccupati per la spedita approvazione dell’autonomia differenziata, che nella forma attuale può compromettere il futuro dei nostri territori.

Da presidente dell’Anci Calabria, avevo intercettato anzitempo le perplessità e le riserve dei sindaci calabresi sul testo in discussione. Pertanto, tutti insieme avevamo chiesto, tramite i prefetti delle cinque province della Calabria, che l’articolato contenesse la definizione dei Lep e le modalità di finanziamento, che purtroppo mancano nel testo approvato.

Nel testo finale dell’autonomia differenziata non ci sono certezze sulla definizione e sul finanziamento dei Lep e neppure per le Regioni che non vorranno proporre forme di autonomia o che vorranno proporle su materie al di fuori dei Lep. Inoltre, del caposaldo della perequazione non si è tenuto conto, non c’è stato un dibattito maturo sul disegno di legge né il necessario approfondimento sull’impatto della riforma per le Regioni meridionali.

Pertanto, noi sindaci calabresi torneremo dai prefetti e continueremo ad avanzare le nostre sacrosante richieste tutti uniti, portando avanti una battaglia che non ha né può avere colori politici e che riteniamo doverosa per onorare il nostro mandato di rappresentanti delle comunità locali. (rs)

[Rosaria Succurro è presidente di Anci Calabria]