L’OPINIONE / Nicola Fiorita: Inascoltato l’appello dei sindaci su ricorso a Consulta

di NICOLA FIORITA – La Calabria poteva essere alla guida della battaglia per fermare l’Autonomia differenziata e non lo ha fatto, lasciando alle altre Regioni il compito di ricorrere alla Consulta.

È mancato il coraggio e oggi, davanti al pronunciamento della Corte che demolisce la legge Calderoli nei suoi punti centrali, la nostra Regione appare debole e contraddittoria. Peccato, perché l’appello che avevo lanciato,e poi sottoscritto da 130 sindaci tra cui tutti quelli delle grandi città, aveva indicato una strada istituzionale, il ricorso alla Consulta, invocando una sostanziale convergenza tra centrodestra e centrosinistra per l’interesse della Calabria. Si è scelto invece di annacquare tutto con il ricorso a fantomatici “osservatori”, linea purtroppo sposata anche da Anci Calabria.

E, mentre in Calabria si osservava, le altre Regioni hanno fatto sul serio e la Consulta ha praticamente demolito l’impianto di Calderoli. Io penso che le preoccupazioni del presidente Occhiuto sugli effetti nefasti dell’Autonomia siano sincere e oggi, dopo l’illuminante pronunciamento della Consulta, mi sento di chiedergli un forte impegno politico, anche nel suo ruolo di leader nazionale di Forza Italia, perché la legge sull’Autonomia venga riscritta nel rispetto dell’unità nazionale e degli interessi del Meridione, salvaguardando i diritti fondamentali dei cittadini calabresi. (nf)

[Nicola Fiorita è sindaco di Catanzaro]

L’OPINIONE / Franz Caruso: Ma come fa Occhiuto a rallegrarsi per la Consulta?

di FRANZ CARUSO – Stupisce davvero che il presidente della Regione, Roberto Occhiuto, si rallegri dello stop parziale della Consulta all’autonomia differenziata. Persino, addirittura, autoassegnandosi il ruolo di saggio premonitore.

Al paradosso delle giravolte lessicali c’è un limite, non fosse altro che per decenza. E Occhiuto la sfida spesso. Se siamo arrivati per fortuna a questa pronuncia della Consulta lo dobbiamo solo ed esclusivamente ai presidenti di Regione che hanno avuto visione, lealtà e coraggio politico avanzando ricorso.

Sono stato il primo sindaco a mobilitare le altre fasce tricolori contro quello che allora era solo un disegno di legge. Così come sono stato il primo a chiedere personalmente e in tempi non sospetti al presidente Occhiuto di firmare il ricorso insieme agli altri presidenti di Regione. Invito che ovviamente non ha accolto, avendo lui stesso firmato il sì all’autonomia differenziata in conferenza delle Regioni.

Della serie, ci ha messo la faccia così come ha fatto del resto lo stesso fratello del presidente, il senatore Mario Occhiuto. Che in aula ha preso addirittura la parola, con a fianco Lotito, questa volta in modalità “sveglio”, per una dichiarazione di voto a favore dell’autonomia differenziata. Questi i fatti. Non si può essere a favore dell’autonomia differenziata nelle sedi competenti, non seguire formalmente i presidenti di Regione che avanzano ricorso e poi rallegrarsi per la Consulta che boccia sostanzialmente il decreto Calderoli. Delle due l’una. Non sempre si può confondere i cittadini. (fc)

[Franz Caruso è sindaco di Cosenza]

L’OPINIONE / Giovan Battista Perciaccante: Soppressione Decontribuzione Sud una decisione dannosa per il Sud

di GIOVAN BATTISTA PERCIACCANTE  – La soppressione della ‘Decontribuzione Sud’ rischia di creare effetti particolarmente dannosi per il Mezzogiorno e di riflesso per il Paese.

La misura introdotta nel 2020 per salvaguardare i livelli occupazionali dopo il Covid si è rivelata, negli anni, uno strumento molto efficace che ha contribuito a favorire l’occupazione e la crescita del Pil, offrendo un sostegno concreto per lo sviluppo dell’intero tessuto produttivo nazionale.

Secondo gli ultimi dati disponibili, infatti, il Pil delle regioni meridionali è cresciuto del 12,7% nel triennio 2021-2023, avvicinandosi all’eccezionale crescita manifestatasi a livello nazionale (13,7%). Anche in termini di occupazione si registra per il Mezzogiorno una performance decisamente positiva con un aumento degli occupati del +7%, superiore alla media nazionale (+5,3%). Un risultato che ha contribuito a ridurre il tasso di disoccupazione in un’area che storicamente registra valori più alti rispetto alla media nazionale. 

La Decontribuzione Sud estesa a tutti i dipendenti con sede di lavoro nelle regioni del Mezzogiorno, indipendentemente dalla sede legale dell’impresa di appartenenza, ha rappresentato un sostegno efficace e concreto per tutte le imprese italiane che hanno deciso di operare nelle regioni del Mezzogiorno.

Inoltre, la possibilità di beneficiare di un minor costo del lavoro ha certamente contribuito all’emersione del lavoro nero, favorendo la regolarizzazione di numerosi lavoratori e rendendo il contesto produttivo più sano e competitivo. Anche sul versante Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza la misura ha dato un significativo impulso all’avvio degli ingenti investimenti che per il Sud valgono 80 miliardi di euro, di cui circa 45 per investimenti di interesse per il settore delle costruzioni. 

Le agevolazioni previste dal Governo per sostituire la Decontribuzione Sud, seppur condivisibili negli obiettivi di riduzione dei divari di sviluppo e occupazione nel Mezzogiorno, con l’introduzione di agevolazioni mirate per l’assunzione di soggetti svantaggiati, come giovani e donne, e dal 2025 con l’istituzione di un fondo quinquennale per il Sud, dotato di 9,1 miliardi di euro, non appaiono di rapida e facile attuazione tenuto conto che la misura, oltre a dover essere negoziata con l’Unione Europea, dovrà essere coordinata con le altre misure esistenti come il credito d’imposta per gli investimenti nella Zes Unica. 

Se si vogliono mantenere i progressi sin qui raggiunti e proseguire il percorso di sviluppo avviato, quello che serve è un confronto urgente con il Governo per individuare e condividere le modalità più opportune per far funzionare in maniera efficace e tempestiva la nuova misura, in maniera tale che possa continuare a sostenere le imprese e il tessuto produttivo del Mezzogiorno e del Paese. (gbp)

[Giovan Battista Perciaccante è vice presidente Ance con delega al Sud e alle Isole e presidente di Confindustria Cosenza]

 

L’OPINIONE / Mariaelena Senese: Servono interventi concreti per sostenere lavoratori e famiglie

di MARIAELENA SENESE – La ripresa dell’economia calabrese nel 2024 procede a ritmi lenti e discontinui, in linea con la media nazionale, ma le criticità non mancano, e le sfide restano significative. Dobbiamo agire con decisione per tutelare il benessere delle famiglie, dei lavoratori e delle imprese del nostro territorio.

Il prodotto interno lordo regionale ha registrato nel primo semestre del 2024 un aumento dello 0,4%, un dato che evidenzia una crescita modesta. Nell’industria, si osservano segnali positivi dal comparto alimentare, trainato anche dalla domanda estera. Il settore delle costruzioni è in espansione, grazie soprattutto agli investimenti in opere pubbliche collegati al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, ma l’edilizia privata soffre per la contrazione degli incentivi al Superbonus. Nel commercio, infine, persistono difficoltà che ostacolano il settore terziario, rallentando ulteriormente la ripresa complessiva.

L’occupazione è cresciuta, anche se a un ritmo inferiore rispetto alla media nazionale, sostenuta principalmente dal lavoro dipendente. Questo ha contribuito a una lieve riduzione del tasso di disoccupazione, ma l’effetto è limitato dal persistente calo della popolazione in età lavorativa, che mette a rischio la futura crescita economica e la stabilità del mercato del lavoro.

Il lieve aumento dei redditi reali, reso possibile anche dalla moderata crescita dei prezzi, non è bastato a stimolare i consumi delle famiglie, che anzi risultano in lieve calo. Gli effetti negativi della perdita di potere d’acquisto, accumulatasi negli anni passati, continuano a farsi sentire, costringendo molte famiglie a ricorrere al credito al consumo per far fronte alle spese quotidiane. Per fortuna, nonostante scelte penalizzanti piovute dall’alto e perenni difficoltà infrastrutturali che dovrebbero essere definitivamente affrontate e superate, continua a crescere il porto di Gioia Tauro che con i suoi record di movimentazione di container non perde il suo ruolo centrale nell’area del Mediterraneo.

La stretta creditizia sta pesando su famiglie e imprese, con una riduzione dei finanziamenti destinati all’acquisto di abitazioni e, in particolare, una contrazione dei prestiti alle piccole imprese. Sebbene i costi del credito siano in leggero calo, restano comunque alti, con gli istituti bancari che continuano ad adottare criteri di concessione più cauti. Cresce tuttavia il risparmio, con le famiglie che tornano a depositare nei conti bancari e a investire in forme più remunerative, come titoli di Stato e obbligazioni bancarie.

Questi dati confermano l’urgenza di interventi mirati da parte delle istituzioni e della politica. La crescita debole dell’occupazione, la contrazione dei consumi e l’accesso limitato al credito rischiano di vanificare i segnali di ripresa economica che si intravedono. La Uil Calabria chiede con forza un piano regionale di sostegno al reddito per le famiglie, il potenziamento e la strutturalità degli incentivi finalizzati alla creazione di occupazione stabile, e misure per sostenere il potere d’acquisto.

Chiaramente continueremo a monitorare l’evolversi della situazione, ribadendo la propria disponibilità a collaborare con le istituzioni locali e nazionali per costruire un percorso di sviluppo equo e inclusivo, che offra prospettive concrete e stabili ai lavoratori e alle famiglie calabresi. (ms)

[Mariaelena Senese è segretaria generale Uil Calabria]

L’OPINIONE / Nicola Irto: Per adesso è fallito il tentativo del cdx di cancellare l’unità del Paese

di NICOLA IRTORoberto Calderoli dovrebbe dimettersi, ora che la Corte costituzionale ha rilevato gravi profili di incostituzionalità nella legge sull’autonomia differenziata, su cui lo stesso ministro e la Lega avevano forzato la mano per brama elettorale, con l’avallo irresponsabile di Giorgia Meloni, di Matteo Salvini, di Antonio Tajani e di tutti i parlamentari del centrodestra.

Per adesso è fallito il tentativo del centrodestra di cancellare l’unità del Paese. Difatti, la Corte costituzionale ha stabilito anzitutto che le eventuali intese non possono estendersi a intere materie o a loro ambiti; che il Parlamento deve essere centrale anche per la determinazione dei Lep; che le Regioni con nuove forme di autonomia devono contribuire agli obiettivi di finanza pubblica; che i Lep non possono essere aggiornati con un decreto del presidente del Consiglio dei ministri. Soprattutto, la Corte ha cassato, nella sua interpretazione costituzionalmente orientata, la distinzione fra materie Lep e non Lep, fulcro del progetto separatista di Calderoli e dell’intera maggioranza, silente quanto incosciente.

La Consulta ha messo nero su bianco pesanti rilievi che, come Partito democratico, avevamo mosso in Parlamento. Inutile che il presidente della Regione Calabria oggi provi a cambiare la realtà: Roberto Occhiuto ha fatto soltanto parole, quando, invece, aveva il preciso dovere di difendere con fatti concreti gli interessi dei calabresi e l’unità nazionale. (ni)

[Nicola Irto è senatore del PD]

L’OPINIONE / Giusy Caminiti: Ponte, leggeremo attentamente le 60 prescrizioni della Commissione

di GIUSY CAMINITI – Dalle poche notizie apprese a mezzo stampa circa il parere reso dalla commissione Via al progetto Ponte, un parere favorevole con prescrizione, non possiamo che evidenziare quanto sostenuto in tutti questi mesi: il nostro territorio è talmente fragile e talmente impattato dall’opera ponte che necessita di studi specifici, di dettaglio ed approfonditi, della presentazione di progetti analitici sulla risoluzione delle interferenze, del progetto di cantierizzazione dell’opera, al fine di entrare nel merito delle questioni poste a tutela del territorio.

Con grande attenzione leggeremo ciascuna delle 60 prescrizioni poste dalla commissione, ma già quanto ci viene consegnato dalla stampa evidenzia la bontà di quello che abbiamo sempre sostenuto: il progetto che sarà consegnato all’esito delle prescrizioni richieste sarà altra cosa rispetto al progetto definitivo oggetto di valutazione di impatto ambientale. Per questa ragione diventa ancora più fondato il deliberato consiliare del 23 ottobre che ha chiesto la sospensione della conferenza istruttoria davanti al Mit in attesa delle prescrizioni della commissione Via, la sospensione della dichiarazione di pubblica utilità da parte del Cipess per la mancata esatta individuazione delle aree da espropriare.

Leggiamo dalle note stampa che la commissione ha affrontato non soltanto gli aspetti ambientali e naturalistici, ma anche quelli relativi alle opere a terra, alla cantierizzazione, al monitoraggio ambientale: sono tutti i rilievi che questo ente territoriale ha posto nelle osservazioni iniziali e nelle osservazioni rese alle controdeduzioni della proponente Stretto di Messina.

La tutela del territorio passa dalle città che “ospiteranno” le opere del ponte e, atteso che la legge non ha previsto un dibattito pubblico preliminare, è nelle conferenze di servizi che questo ente farà valere le ragioni della Città. (gc)

[Giusy Caminiti è sindaca di Villa San Giovanni]

L’OPINIONE / Franz Caruso: È importante tornare a parlare di libertà

di FRANZ CARUSO – Riparlare oggi del Partito d’azione e di quello che ha rappresentato nel periodo che va dal 1942 al 1947, è sicuramente il modo più giusto per riaffermare quella che è una storia che è patrimonio politico e culturale del nostro Paese ed alla quale dobbiamo sempre riferirci per riaffermare i valori di unità, libertà e di giustizia sociale.

Sono fiero ed orgoglioso di portare il saluto di una città che è stata la più socialista d’Italia ad un convegno che rivendica e rinverdisce azioni politiche importanti di libertà, democrazia e di giustizia.

La decisione di celebrare proprio a Cosenza il primo congresso del Partito d’Azione, sono state una scelta dettata sostanzialmente da due ordini di motivi: da un lato il fatto che il Partito era guidato dal triestino Nino Woditzka, confinato dal regime fascista proprio a Cosenza, dopo essere stato a Ponza e a Ventotene, e poi anche perché notevole era il seguito popolare che il Partito d’Azione faceva registrare alle nostre latitudini, con una presenza importante di azionisti, sia in città che nel territorio regionale.

Lo testimoniò il dato registrato nel 1946, in occasione delle elezioni dell’Assemblea Costituente, quando il Partito d’Azione a livello nazionale non prese molti voti, attestandosi su una percentuale dell’1,4%, mentre, invece, a Cosenza raggiunse la percentuale del 3,2% e nelle amministrative di quegli anni gli azionisti conquistarono la maggioranza in tre consessi consiliari ed elessero 70 consiglieri comunali.

Quello del 1944 fu un congresso particolare, perché vi parteciparono circa 200 delegati provenienti da molte regioni del Centro-Sud e fu importante – e lo dico con l’orgoglio del socialista – perché in quel congresso prevalse la linea socialista, quella di Emilio Lussu, in contrapposizione alla linea liberale sostenuta da Ugo La Malfa. Ci fu, in altri termini, una caratterizzazione del Partito d’Azione in senso chiaramente socialista, carattere che venne proclamato dallo stesso congresso in uno degli ordini del giorno che erano stati presentati.

Anzitutto si affermava che il Partito d’azione era un movimento socialista antitotalitario, autonomista e liberale che intendeva realizzare il socialismo nella società e nello Stato, in funzione permanente di libertà”. Nel suo intervento il Sindaco di Cosenza ha poi messo in luce l’intensità del dibattito Quello sviluppatosi nel congresso cosentino del ’44. fu un dibattito vero, caratterizzato da un confronto democratico. Fu anche anche la prima volta che un partito politico si caratterizzò per una democrazia interna

Il congresso di Cosenza fu chiamato a pronunciarsi sulla questione meridionale, soprattutto dopo la relazione di Guido Dorso. Una questione ancora oggi irrisolta, ma la cui soluzione era ritenuta vitale per la realizzazione della effettiva democrazia in tutta Italia, in quanto non poteva esserci autentico rinnovamento senza che fossero radicalmente estirpati nel Mezzogiorno le sperequazioni economiche, il dispotismo dello Stato accentratore, il malcostume politico delle clientele personali, la secolare miseria delle popolazioni. Il congresso di Cosenza fu utile anche perché in quella sede fu approvato lo Statuto provvisorio del Partito d’Azione.

Già dall’articolo 1 dello statuto si compresero il senso e gli ideali che ne guidavano il cammino: il partito d’azione era un’associazione libera, di uomini liberi i quali si proponevano di attuare gli ideali di libertà e di giustizia espressi nel programma. Bisogna ritornare a quei valori, a quelle battaglie e a quelle discussioni perché, come mi capita spesso di ricordare, la libertà non è qualcosa che si conquista per sempre, ma va difesa e si conquista giorno per giorno. E abbiamo bisogno di ritornare alla riaffermazione di questi valori perché, mai come in questo momento, registriamo delle posizioni – e lo dico da socialista, senza infingimenti – di arretramento su alcuni temi importanti e su alcune libertà fondamentali, una su tutte, la libertà espressione del pensiero, costituzionalmente garantita.

È importante tornare a parlare di libertà, soprattutto rispetto ad alcune modifiche costituzionali e istituzionali che vengono imposte non perché utili al Paese, ma perché frutto di accordi di maggioranza. (fc)

[Franz Caruso è sindaco di Cosenza]

L’OPINIONE / Bruno Tucci: Il triste record in Calabria delle aggressioni al personale ferroviario

di BRUNO TUCCIPurtroppo, un altro record negativo per la “nostra” Calabria. Avviene in treno: il personale ferroviario viene aggredito da individui senza scrupoli che diventano violenti contro chi sta svolgendo il proprio lavoro. “Mi fa vedere il biglietto, per favore?”, oppure: “Spenga quella sigaretta, qui è proibito fumare”.

Scatta la reazione, tanto che una indagine mostra che fatti del genere, assurdi e incredibili, hanno raggiunto la “modica cifra” del 57 per cento. Ci sarebbe da piangere leggendo questi dati. Ma è meglio ponderarli e verificare se ci sono responsabilità o omissioni da parte di qualcuno. 

In primo luogo, sarebbe necessario sapere chi, più abitualmente, si macchia di un atto così brutale. Una volta individuato il male, si sarebbe potuto agire di conseguenza. Lasciatemi dire, però, che una responsabilità salta subito agli occhi: se si è arrivati a raggiungere questo incredibile record, come mai non si sono prese subito le misure essenziali per stroncare il fenomeno?

Perché dinanzi ad un dato così significativo si è perduto altro tempo? Per quale ragione si è tergiversato tanto? Non sarebbe poi stato così difficile stroncare questi eventi che rendono la Calabria una terra che invece non è. Allora, è bene sottolineare che qualche evidente responsabilità c’è stata: omessa prevenzione, poca cautela, maggiori verifiche?

Tutte queste cose insieme avrebbero potuto contrastare il problema. In parole più semplici, è chiaro che nelle carrozze ferroviarie occorre più vigilanza: i poliziotti sono pochi e non si capisce perché non debbano aumentare.

Già, in Calabria viaggiare in treno non è una delizia. Si impiegano ore per raggiungere il paese o la città dove devi andare. Se poi a questo disagio si aggiunge la poca e scarsa vigilanza che rendono il tragitto difficile e a volte pericoloso (per i viaggiatori, per il personale e per gli agenti addetti al controllo e alla sicurezza) allora si comprendono le ragioni per cui si preferisce il pullman o qualsiasi altro mezzo meno temibile. (bt)

L’OPINIONE / Francesco Garofalo: Addio Frecciarossa e stazione di Sibari

di FRANCESCO GAROFALO – Addio freccia rossa e stazione di Sibari. Con la concretizzazione, dell’ormai noto progetto denominato lunetta, di fatto si esclude lo storico scalo ferroviario sibarita.

L’elaborato, redatto da Rete Ferroviaria Italiana ed approvato dalla Regione Calabria, prevede una bretella a ridosso del centro abitato di Sibari. Un’opera, che isola l’intero territorio da Roseto Capospulico a Sibari, in cui insistono il Parco Archeologico, il Museo Nazionale, centro turistici d’eccellenza e numerose aziende agricole di nicchia. Oltretutto, la realizzazione della bretella, avrebbe un violento impatto sia sotto l’aspetto ambientale e paesaggistico.

Ma quello che preoccupa, dopo i primi fuochi d’artifici, è il silenzio e la totale indifferenza, rispetto ad un problema che taglia l’alta Calabria dai grandi collegamenti e il resto d’Italia.

Alla luce di questo è opportuno che l’Amministrazione Comunale di Cassano, chieda al nuovo assessore regionale ai Trasporti, un tavolo per evitare questo ulteriore scippo. Cancellare, in nome di esigenze aziendali e di manovre politiche opportunistiche, la storia e la funzione della ferrovia di Sibari, significherebbe far vivere i cittadini di ricordi e poter dire: qui una volta c’era la stazione. (fg)

[Francesco Garofalo è presidente del Centro Studi “Giorgio La Pira”, di Cassano All’Ionio]

L’OPINIONE / A. Baldari, F. Grillo e I. Potente: Grazie presidente, ma della sua solidarietà ne facciamo volentieri a meno

di ALESSANDRA BALDARI, FRANCO GRILLO E IVAN POTENTE – Ci è sembrato d’uopo, attraverso quanto ivi novellato, andare oltre il penoso coro di solidarietà piagnucolante che tutte le (troppe) volte in cui si realizza un’aggressione al personale medico e sanitario, si leva con grancassa da interlocutori vari, eventuali e, spesso, improbabili.

Questo perché, cotanto coro, è sostenuto a gran voce anche da chi dovrebbe preoccuparsi ed occuparsi di come far sì che tali dinamiche mai si realizzino, nonché dai tanti soggetti che, a vario titolo, hanno determinato il clima che incombe sui medici e sui sanitari del servizio pubblico.

L’aggressione subita dal collega medico che dirige il Pronto Soccorso di Lamezia Terme, intanto, segna un pesante salto di qualità in questa progressione criminale. L’autore si era preparato e predisposto a tanto “armandosi” per l’evento, immaginiamo, con ciò che aveva in casa. Se le sue disponibilità da oplite di questo mai sopito fanatismo contro Asclepio, fossero state altre, beh non osiamo pensare al potenziale risultato finale. Quindi un grazie ed un grande abbraccio Rosarino Procopio che ha subito una viltà simile nel mentre si spendeva a favore degli altri.

Naturalmente, per la Fp Cgil  non può finire qui. Vogliamo continuare ad esser chiari come nostro costume. Partiamo dai dati: quanto emergente dalla raccolta statistica relativa al 2023 parla di 39 aggressioni in Calabria. Il dato è pesantemente sottostimato a nostro avviso. Tante sono le aggressioni che gli stessi operatori non denunciano per i motivi più svariati in cui sono da ricomprendere anche tutti quei fenomeni di indebita pressione che il malcapitato subisce “dall’ambiente” in cui vive e lavora; ambiente che consiglia di soprassedere per evitare altri spiacevoli “inconvenienti”. Qui si innesta il punto cruciale della nostra riflessione. Come siamo arrivati a questo? Chi sono i responsabili di questa delegittimazione della professione medica e sanitaria che hanno tracciato questa via? Il fenomeno ha certamente radici profonde e parte da lontano ma, fuori da ogni solecismo sintattico e intellettuale, ci limitiamo a ricordare la storia recente del paese e della regione. Una storia fatta di falsità ideologiche che hanno troppo spesso indicato i medici del servizio pubblico quali unici responsabili dell’agonia in cui versa il Ssn in molte regioni.

L’incapacità politica di riorganizzare legata a filo doppio dalla volontà della stessa di procedere ad una oramai evidente privatizzazione, da tempo, guida il sistema verso un percorso predestinato. Basterà qui che i calabresi, per non parlare degli italiani, si facciano una semplice domanda: come mai tutte queste star chiamate a dirigere i vari settori dei servizi sanitari regionali hanno generalmente fatto fiasco in modo clamoroso? Forse più che di star trattavasi di comparse? Chi si ricorda dei grandiosi risultati ottenuti dai tanti “salvatori della Patria” chiamati a suon di centinaia di migliaia di euro quali maestri d’orchestra della sanità pubblica?

Non siamo mai stati dei prosseneti e mai lo diventeremo, quindi con altrettanta chiarezza diciamo ancora che, è vero che la situazione ereditata in Calabria era ed è drammatica. Già la giunta Loiero, che molti ricordano come il presidentissimo, aveva il mandato politico e il dovere di invertire la rotta rinnovando il patto di fiducia tra cittadino, professionista sanitario e politica regionale. In realtà la rotta fu si invertita…. verso l’abisso. Quindi, tornando all’attualità, il geniale percorso di rinnovamento dettato dal nuovo presidentissimo in salsa romana ha provveduto a modificare tale inveterata, drammatica situazione?

Nulla fin qui si è visto, a parte le innumerevoli dichiarazioni di difficoltà legate alla dinamiche ereditate, quasi come se non fosse egli a governare la regione da un triennio abbondante. Vieppiù la malcelata voglia di continuare a dare addosso alla classe medica regionale che, con senso di abnegazione e, visti i fatti attuali, sprezzo del pericolo, tutti i giorni cerca di dare risposte sanitarie ai bisogni dei cittadini. Ci dica, Presidente, la svolta che lei immaginava passava attraverso Sanibook o attraverso le dichiarazioni di presunta maggiore professionalità, teorica e pratica, dei colleghi cubani?

Grazie Presidente, ma della sua sterile solidarietà facciamo volentieri a meno! (ab, fg e ip)

[Alessandra Baldari, Franco Grillo e Ivan Potente sono rispettivamente Segretaria generale FP Cgil Calabria, segretario generale FP Cgil Area Vasta, e FP Cgil Medici e Dirigenti area Sanitaria]