L’OPINIONE / Mariateresa Fragomeni: Occorre mobilitazione per libertà d’informazione

di MARIATERESA FRAGOMENI – Questa maggioranza ha proprio un conto aperto con la libertà d’informazione. Dopo gli emendamenti presentati in commissione Giustizia alla Camera dal capogruppo di Fratelli d’Italia Gianni Berrino che inaspriscono le pene per il reato di diffamazione a mezzo stampa, reintroducendo la pena detentiva da uno a tre anni (con l’aumento fino al 50% se l’offeso è innocente), non si può non condividere la presa di posizione dei senatori Pd Alfredo Bazoli, Anna Rossomando, Franco Mirabelli e Walter Verini che annunciano un’opposizione durissima contro quello che, giustamente, definiscono «un retaggio barbaro e un segnale pesantissimo» che ci riporta indietro almeno di un secolo e non tiene conto delle bocciature di ogni proposta tesa a punire la diffamazione col carcere da parte della Corte Costituzionale prima e della Corte Europea dei Diritti Umani poi, giusto tre anni fa.

Una volontà, quella espressa da Berrino, che oltre ad aver sollevato perplessità in alcuni esponenti della coalizione di maggioranza, non risponde ad alcun criterio di equità e proporzionalità tra il reato commesso e la punizione che viene inflitta. Le pene pecuniarie che vengono comminate in caso di sentenza passata in giudicato (già fortemente aumentate nel nuovo testo di legge) costituiscono già, a mio modo di vedere, un deciso deterrente a ogni volontà di perpetrare quelle che lo stesso (nuovo) articolo 13bis definisce «condotte reiterate e coordinate, preordinate ad arrecare un grave pregiudizio all’altrui reputazione» con il mezzo della stampa.

Specie in un contesto, come quello italiano, interessato da un progressivo e ineluttabile processo di precarizzazione del mestiere di giornalista, che fa il paio con un indice di lettura tra i più bassi d’Europa e che ora deve fare i conti con la proposta di inasprire le pene.

E se la libera informazione è il principale termometro della tenuta di un sistema democratico, colpire chi resiste a fare questo mestiere con retribuzioni mediamente basse e scarse garanzie occupazionali, dopo essersi costruito credibilità e autorevolezza sotto le forche caudine di un duro percorso di formazione professionale, significa soffocare il principale spazio di libera espressione rimasto in Italia.

Il governo anziché pensare alla tutela dei tanti giornalisti vittima di intimidazioni da parte dei vari poteri criminali che non sopportano approfondimenti ed inchieste libere, si impegna a reprimere e ad inasprire pene.
Le manifestazioni di giornalisti di radio, Tv, carta stampata e agenzie di stampa, del resto, vengono organizzate con cadenza quasi quotidiana. Per rivendicazioni retributive e contrattuali, certo. Ma anche contro i tentativi di concentrazione di testate e agenzie in un sostanziale regime di oligopolio, come mostra il caso Angelucci.

Tutto ciò accade negli anni del paradosso dell’impoverimento e depotenziamento dell’informazione professionale, al quale fanno da contraltare i crescenti investimenti nelle macchine del fango sui social network, capaci di confezionare fake news accessibili a un pubblico sempre meno in grado di selezionare la credibilità delle informazioni, e quindi molto più vulnerabile che in passato e incline a sostenere sovranisti e populisti che propinano una disinformazione propagandistica a buon mercato su smartphone e pc.

Insomma, chi alimenta le “Bestie” sui social, ora cerca l’en-plein soffocando quel che rimane della libera (e professionale) informazione.

Questo non è tollerabile in uno stato europeo, democratico e civile. Occorre una grande mobilitazione a difesa dei diritti democratici sanciti dalla Costituzione, ormai palesemente a rischio per l’iniziativa costante della destra di governo.
Non si devono sottovalutare segnali inequivocabili e pericolosi per la libertà nel nostro Paese. (mf)

[Mariateresa Fragomeni è sindaca di Siderno]

L’OPINIONE / Giacomo Saccomanno: La Lega celebra 40 anni di impegno e identità

di GIACOMO SACCOMANNO – La Lega festeggia 40 anni. È una storia di straordinario coraggio e visione, e per questo non possiamo non ringraziare chi – come Umberto Bossi e Roberto Maroni – ha avuto la folle idea di iniziare questa storia emozionante. Siamo nati per difendere l’identità dei popoli, diventando motore di cambiamento in Italia e in Europa. Lo rivendichiamo con particolare orgoglio nelle settimane in cui l’Autonomia sta facendo concreti e decisivi passi in avanti. Auguri, Lega!

Queste parole di Salvini incarnano lo spirito e la missione della Lega, che sin dalla sua nascita ha lottato per difendere e promuovere le identità regionali e nazionali, assumendo un ruolo chiave nel plasmare il panorama politico italiano e contribuendo al dibattito europeo.

La Lega Calabria ha giocato un ruolo fondamentale nel portare avanti questa missione, difendendo gli interessi della regione e dei suoi cittadini con determinazione e passione. Attraverso la promozione dell’autonomia e lo sviluppo di politiche concrete a favore della Calabria, la Lega Calabria ha dimostrato un impegno costante nel migliorare le condizioni di vita dei calabresi e nell’affermare l’identità culturale e sociale della regione.

In questo momento storico in cui l’Autonomia assume un ruolo sempre più rilevante nel panorama politico italiano, la Lega riafferma il suo impegno a favore dell’autonomia delle regioni e dei popoli, continuando a essere un punto di riferimento per chiunque condivida i valori di identità, sovranità e solidarietà.

Il 40º anniversario della Lega è, quindi, un’occasione non solo per celebrare i successi passati, ma anche per guardare al futuro con fiducia e determinazione, pronti a continuare la lotta per difendere e promuovere i valori e gli interessi delle nostre comunità, sia a livello regionale che nazionale. (gs)

[Giacomo Saccomanno è commissario regionale della Lega]

 

L’OPINIONE / Francesco Garofalo: Sibari può ospitare un centro delle eccellenze della Sibaritide

di FRANCESCO GAROFALO – Nel Comune di Cassano, che si affaccia sulla Piana di Sibari, ci sono tante realtà produttive agro alimentare. Sibari, può tranquillamente ospitare un centro delle eccellenze della Sibaritide.

Penso per esempio all’ottimo riso, rinomato in tutto il mondo, alla vasta produzione agrumaria e vitivinicola. Alle piccole attività di nicchia – evidenzia Garofalo -, come quella della lavorazione dei fichi, dell’olio, del pane e dei pastifici di pregio.Questa iniziativa, potrebbe consentire al meglio le strutture, per implementare il tirocinio pratico di chi si vuole approcciarsi al mondo dell’agricoltura, la salvaguardia della biodiversità e di rilanciare al meglio le colture di nicchia.

Ritengo che si possa anche contribuire ad aiutare i neo laureati a fare impresa anche attraverso la creazione di spin off e start up. Un centro di attrazione in cui elementi, quali la qualità, la tipicità, la cultura e la tradizione delle produzione agroalimentari di eccellenza sibarite, si devono coniugare con i concetti di sostenibilità, accessibilità, economicità. Di promuovere il “meglio” direttamente dal “produttore” al “consumatore” senza passaggi intermedi nella logica della “filiera corta” in una struttura nella quale concentrare le migliori produzioni locali.

Un contenitore anche di piccole aziende operanti nei diversi comparti del settore enogastronomico, in cui possono trovare accoglienza stabile di prodotti ortofrutticoli di stagione, i ristoratori e tanti attività artigianali. Del resto – ha concluso -, queste iniziative sono già operative in tante altre regioni d’Italia. (fg)

[Francesco Garofalo è presidente del Centro Studi “Giorgio La Pira” della Città delle Terme]

L’OPINIONE / Franz Caruso: Sulla par condicio un “colpo di mano”

di FRANZ CARUSO – Il Governo Meloni si conferma leader di atteggiamenti dispotici ed antidemocratici. L’emendamento approvato dalla commissione di vigilanza della Rai prevede che venga dato più spazio ai membri del Governo durante la campagna elettorale, ribaltando le normali regole democratiche e inficiando il senso stesso della par condicio.

Sono state modificate con l’ennesimo colpo di mano le regole poste a garanzia della parità di accesso ai mezzi di comunicazione di massa, assicurando impunemente più spazio per i membri del governo Meloni nel tentativo di  imbavagliare, di fatto, le opposizioni nella campagna elettorale per le europee di giugno.
 
Le nuove regole della par condicio volute dalla Meloni, che si discostano in maniera eclatante dalle indicazioni dell’Agcom, rappresentano l’ennesimo atto arrogante ed antidemocratico di un Governo che sta proiettando il Paese in una svolta drammaticamente autoreferenziale ed autoritaria. (fc)
 
[Franz Caruso è sindaco di Cosenza]
 

L’OPINIONE / Tania Bruzzese: Il ministro Valditara “ammette” che esiste una Questione Meridionale

di TANIA BRUZZESELa risposta del Ministro Giuseppe Valditara, durante la sua visita in Calabria di pochi giorni fa, in occasione della  presentazione del progetto “ReCapp.Cal”, è che nascere o vivere nella nostra regione, o nel Meridione in generale, piuttosto che in Veneto, d’ora in poi assumerà il valore di un privilegio etnico territoriale non convertibile, sottoponendoci tutti allo ius soli regionalizzato, a discapito delle  politiche di inclusione e di europeizzazione.  

È bene precisare che “ReCapp.Cal” è un progetto rivolto agli studenti calabresi per il potenziamento  delle competenze soprattutto in italiano e matematica. 

Di fatto l’attenzione va focalizzata sul piano di dimensionamento scolastico approvato pochi mesi fa  che prevede la soppressione di oltre la metà degli istituti comprensivi calabresi e il conseguente  accorpamento: già a partire dall’a.s. 2024/25 verranno ridotte ben 79 unità scolastiche per  completarsi con una soppressione definitiva nell’a.s. 2026/27 di 84 istituzioni scolastiche, pari al  23,3% in meno, immaginando quindi numerosi accorpamenti in particolare per le istituzioni del  primo ciclo.

I numeri ci dicono, quindi, che un dirigente scolastico in Calabria arriverà a gestire  finanche 30 sedi scolastiche chilometricamente distanti tra di loro. Nel territorio della provincia di Reggio Calabria, ad esempio, fra le altre vi sarà un’istituzione scolastica che dovrà amministrare ben 23 scuole causando inevitabilmente ulteriori inefficienze nella gestione e nel controllo. Al  dimensionamento scolastico si aggiunge poi uno scellerato disegno di legge quale è l’autonomia differenziata che, in materia di istruzione, prevede necessariamente la regionalizzazione del sistema  educativo a partire dai programmi scolastici, passando per i finanziamenti all’istruzione, finendo al  personale ed ai contratti.  

In tale contesto restano al di fuori questioni più pratiche ai fini del miglioramento dell’offerta  qualitativa degli studenti calabresi, come ad esempio il tema delle pluriclassi che andrebbe  certamente affrontato in maniera seria.  

Il fatto che il Ministro Valditara venga in Calabria a presentare proprio questa tipologia di progetto  asserendo di voler affrontare una grande sfida formativa al fine di garantire le stesse opportunità a  tutti gli studenti, sottolineando peraltro di trovarsi in un territorio dove si avvertono la voglia ed il  desiderio di riscatto, ci dice in realtà che lo stesso Ministro ammetta l’esistenza di una questione  meridionale ben delineata da precisi tratti distintivi, motivo per cui la povertà educativa non è solo  una briga concettuale, ma una realtà inquadrata nel fenomeno della dispersione scolastica.  

Il principio cardine su cui si fonda l’istituzione scolastica è l’uguaglianza che è un concetto  universalistico e non pregiudicabile, mentre la “secessione dei ricchi” – attraverso la cristallizzazione  delle diseguaglianze – porterà il Paese a marcare ulteriormente i divari già esistenti tra i territori per  la mancanza di attuazione di politiche pubbliche in grado di recuperare i gap: quanto più si investirà  su una scuola pubblica, efficiente, uguale, tanto più saremo capaci di affrontare le sfide ad un’unica  velocità, quali vettori trainanti nel sistema politico-economico di tutto il Paese, favorendo altresì  una maggiore competitività quale ricaduta anche in termini di sviluppo territoriale.  

La scuola italiana non deve essere messa a repentaglio da una classe politica impegnata nella lotta  ai poveri e non alla povertà, alle uguaglianze e non alle diseguaglianze: un governo ha il dovere di  difendere tutti i cittadini ognuno nei propri territori garantendo gli stessi diritti, anziché imponendo le spietate regole dettate dalla geografia socio-economica – disunendo una nazione, calpestandone la storia e le lotte di chi questo Paese lo ha unito e difeso – ma continui ad essere la scuola garante  dei diritti nell’interesse di gli studenti, come iscritto nella nostra Costituzione, motivo per cui  facciamo appello al garante per eccellenza, quale è il Presidente Mattarella, affinché sia custode  delle generazioni future del nostro Paese, nella sua interezza. (tb)

[Tania Bruzzese presidente PD Metropolitano Reggio Calabria]

L’OPINIONE / Franco Cimino: La stupidità dei fatti di Crotone e di Reggio

di FRANCO CIMINO –  I fatti di Crotone non hanno nulla a che vedere col calcio, né con quello giocato, né con quello parlato. Non c’entrano neppure con il teppismo, neanche con una qualsiasi forma di squadrismo. L’assalto ai quattro calciatori del Crotone, per giunta fuori dallo stadio, lontano da una partita, nel luogo in cui-una semplice spiaggia assolata del primo sole estivo-le famiglie si ritrovano per vivere un momento di intimità rilassante, non hanno nulla a che vedere con la delinquenza, né grande, né piccola.

Non fanno riferimento alla disperata “gioia” di imitare gli scenari di guerra in attesa di quelle vere tanto desiderate. Quei fatti non si riferiscono neanche lontanamente a tutto, o a una sola cosa, di questo. Sono manifestazioni chiare di grande stupidità. Il male a volte nella stupidità meglio si nasconde e più duramente colpisce. Agisce indisturbato, perché non è atteso. Non è previsto. Nè in quel dato giorno.

Nè in quella forma. Il male derivante dalla stupidità è più pesante, perché libera l’istinto, non controlla la forza, scatena la violenza senza limitazione alcuna. Non si ferma dinanzi al pericolo neppure per chi la muove, in quanto incapace di comprenderlo anche nelle conseguenze gravi che determina. Libera, la stupidità, l’ignoranza rozza degli autori dei fatti stupidi. E la cattiveria, la più gratuita, perché priva di scopo colpisce tanto per colpire. Fa male tanto per far male. Il primo male, quello assurdo e imperdonabile, è la violenza. Essa è più pesante quando è rivolta contro la persona, la sua integrità fisica e psicologica. La sua sicurezza. Il diritto alla sicurezza. È pesante e grave, perché, in quel luogo interessato, c’erano tante persone che si sono spaventate e scandalizzate.

C’erano, a subirla direttamente sul piano psicologico almeno, i familiari dei calciatori, le loro mogli, probabilmente anche i figli. Quella violenza, pertanto, è così stupida che si fa forte della vigliaccheria che la sostanzia. Essere in tanti, e violenti, contro persone indifese e disarmate di tutto, è vigliaccheria allo stato puro. Li vorrei vedere quei “soldatini della guerra di cartapesta” singolarmente affrontare uno solo di quei muscolosi atleti. Uno contro uno. In un bel ring, con tanto di arbitro. Non solo non salirebbero sul tappeto bianco, ma starebbero a mille miglia dal palazzetto. Quella violenza è stupida, perché fa male, tanto male, al Crotone calcio, quella società che in soli dieci anni ha fatto del calcio crotonese una illuminata vetrina sportiva, restituendo, con suoi straordinari risultati, alla Calabria il calcio della massima serie.

Quella violenza è più gravemente stupida perché fa molto male alla città, la nobile e civile Crotone, una delle più ricche “capitali” dell’Antica Magna Grecia, oggi nuovamente infangata da stupidi atti di violenza, che non le appartengono. Tutto questo per il gioco del pallone? Ma cosa c’è di più stupido che muover le guerre urbane, inventando ogni volta un nemico diverso, per una partita di calcio? E per un risultato negativo o per un campionato andato male, come se, grande stupidità aggiuntiva, la squadra del proprio cuore e i suoi giocatori, giocassero da soli, senza avversari che li contrastassero? Stupidità piena è annullare completamente lo spirito sportivo che è ragione profonda di qualsiasi gara e competizione agonistica.

Quello spirito che rispetta la sconfitta e gli sconfitti, e non idolatra la vittoria e i vincitori. Quello spirito che assegna uguale dignità a tutti i calciatori in campo, grazie ai quali il pubblico si diverte e la partita si riempie di ogni bellezza. Occorre fermare questo assalto della stupidità allo sport. Come ogni atto che estende la sua violenza ad altri campi della vita e delle persone e della società. L’assalto di ieri da parte di un piccolo esercito di stupidi alla troupe di Rai Calabria, che stava lavorando a Reggio Calabria, è uno di questi. Gravissimo, non solo perché attenta alla libertà d’informazione, come da retorica “politica” è stato scritto attraverso comunicati stampa asciutti e ciclostilati, da più parti. Lo è perché colpisce al cuore le norme più elementari del rispetto umano, in cui quello per il lavoro è ragione profonda della dignità umana e del nostro essere al servizio della comunità.

È gravissimo per il suo continuo allontanarsi dal valore della vita, in cui la tranquillità del vivere cammina con la sicurezza della propria persona. Valore della vita in cui libertà di espressione e di movimento personale è fondamento della Libertà. Libertà della persona. E libertà che muove ordinatamente Democrazia, il sistema dell’organizzazione della vita dei cittadini nel rapporto con le istituzioni “più perfetto” che ci sia in questo mondo delle imperfette contraddizioni. L’atto di stupidità consumato a Reggio Calabria con la violenza perpetrata ai danni di giornalisti e operatori della Rai Tre, è più grave ancora perché, più volte negli anni e di recente nuovamente, è preceduto dallo stupido attacco che questa politica a turno, a seconda degli interessi personali o partitici toccati, lancia nei confronti dei giornalisti per le presunte scorrettezze, pubblicamente denunciate, consumate ai danni di fatti considerati alterati o scorretti.

La violenza delle parole talvolta sollecita, o prepara alibi giustificazionisti, quella dei violenti per tendenza naturale alla stupidità comportamentale. Questo nostro Paese sta abituandosi a considerare la violenza come atto inevitabile delle nuove dinamiche per la soluzioni dei problemi sociali, anche quelli di relazione fra gruppi e persone. È evidente che la crescita progressiva della violenza sia diventata intollerabile. Occorre porle un freno subito! Le vie per farlo sono molteplici, vecchie e pure note. Si parta dalle scuole e dalle famiglie per educare i ragazzi alla non violenza.

Al rispetto per l’altro e al riconoscimento del valore dello sport come mezzo anche di formazione personale, soprattutto in direzione della scelta della pratica sportiva da parte di tutti. Fare il calcio, giocandolo, per dare un calcio alla violenza, all’ignoranza e alla stupidità che dell’ignoranza nutre la violenza, è un obbligo piacevole da “imporre” con i nuovi processi formativi. Da inventare rispetto a quelli oggi proposti. Sport in tutte le scuole, da dotare di palestre e di piccoli impianti sportivi, per la pratica di diversi sport. E spazi aperti per lo svolgimento di attività motorie e  “ricreative” per tutti. Chi fa sport ogni giorno scarica, è risaputo, più facilmente gli stati di tensione e quella sorta di aggressività incamerata in questa società troppo frustrata dalle problematiche sempre più gravi che l’affiggono. Una mente liberata da stress libera il cuore. Che si apre alla gioia. Anche di incontrare l’altro. Di vivere in famiglia. Di stare in gruppo. Di fare amicizia e di conservarla. Di rendere insieme le Città felici. Ché le Città, hanno questo come compito primario, costruire le condizioni per la felicità dei cittadini.

La Pace, come affermo da sempre anche durante le mie mie lezioni a scuola, parte da qui. Dal nostro piccolo mondo. Ché non vi sono le guerre degli altri se manteniamo accesse quelle dentro di noi. (fc)

L’OPINIONE / Giusy Iemma: Celebriamo il mare, la risorsa naturale più preziosa

di GIUSY IEMMA – Anche quest’anno la Giornata Nazionale del Mare si rinnova nell’accendere i riflettori sulla risorsa naturale più preziosa e sull’importanza di mettere in campo ogni azione utile per proteggerla e valorizzarla. Per celebrarla, stasera il monumento del Cavatore si illuminerà di blu.

Il nostro mare costituisce uno scrigno di bellezza, uno dei motori di sviluppo che può fare la differenza nella crescita del territorio. Un’opportunità di indotto che per troppo tempo é stata sottovalutata e non considerata per quanto merita. Catanzaro nell’ultimo anno ha deciso di raccogliere questa sfida, ponendo le basi di una nuova economia specifica legata al mare, finora non presente. L’essere stati designati città Bandiera Blu 2023 ha rappresentato un grande stimolo in grado di attivare nuove relazioni e nuove iniziative, nel solco della sostenibilità e dell’inclusione sociale.

È soprattutto sul fronte dell’educazione ambientale e della sensibilizzazione dei più giovani – grazie all’avvio del progetto Eco-Schools – che l’Amministrazione comunale ha giocato una partita ambiziosa, dimostrando di essere cresciuti tanto, come evidenziato pubblicamente anche dal presidente della Fee, Claudio Mazza.

Al fianco del sindaco Nicola Fiorita, ho risposto con entusiasmo all’invito del Forum nazionale sull’economia del mare di offrire la testimonianza di una città che vuole fare di Bandiera Blu un’opportunità preziosa di cambiamento, promuovendo la cultura della sostenibilità specialmente tra i più giovani. Abbiamo avuto modo di ascoltare dalla voce diretta degli altri sindaci, come l’esperienza dell’ecolabel sia servita anche a migliorare le condizioni delle città. In particolare, riprendendo le parole del Presidente Mazza, in questa sfida è fondamentale il ruolo dell’educazione, perché se non è coinvolta tutta la comunità il percorso diventa molto in salita.

Da questo obiettivo condiviso, Catanzaro vuole partire guardando al mare come volano, ancora in parte inesplorato, di economia e di sviluppo. Un settore il cui valore aggiunto in Italia ammonta a oltre 160 miliardi, che equivale al 9,1% dell’intera economia nazionale. Lavoriamo, dunque, per rendere questo comparto un elemento strategico anche per il Capoluogo di Regione, puntando sulla formazione e sulla consapevolezza del patrimonio di cui è ricca la città tra i due mari. (gi)

[Giusy Iemma è vicesindaco di Catanzaro]

L’OPINIONE / Pasquale Iannuzzi: Orgoglioso di essere meridionale

di PASQUALE IANNUZZIRicordo che  nel  giornalino che, un po’ più che locale, dirigevo negli anni Novanta, già parlavo  della tendenza del meridionalista per il Nord: «ossia  il politico del momento o l’uomo di cultura che, per non sentirsi inferiore a chi proponeva progetti, iniziative ecc., che avrebbero contribuito a cambiare il volto del nostro Mezzogiorno, si prodigava, con tutte le sue forze,  conoscenze e strutture a propria disposizione, per affossare, non far realizzare o distruggere i vari progetti, solo per il motivo di non sentirsi inferiore o incapace rispetto a chi li aveva proposti o li stava realizzando». 

Nel mio comune (Altomonte) negli anni ‘60, l’Iri (Istituto Ricostruzione Industriale) tramite la Sme (Società Meridionale Elettricità) in un ampio progetto – dal produttore alla trasformazione e infine al consumatore –, interessando importanti aziende come Cirio, Findus ecc.., investe e crea una delle più grandi aziende agricole meridionali per la produzione di pesche, dando lavoro a centinaia di operai. Solo quando l’Iri decise di dismettere investimenti in tali attività agricole, tagliando i rami verdi e non quelli secchi. Ci fu il silenzio totale  del sindacato e  della politica sia locale che regionale.

Ancora, ricordo quando, il parlamentare Costantino Belluscio, nel 1983 propose in Parlamento la istituzione di Castrovillari provincia, cosa che sarebbe stata all’epoca possibile. I primi ad opporsi alla realizzazione furono  i politici del territorio

Per non parlare di Giacomo Mancini, sia per la realizzazione dell’autostrada sia nel castrovillarese per la tessile Inteca. Oppositori agguerriti per la prima: per danni ambientali, per la seconda: definita una cattedrale nel deserto.  

Nel 1991 si stava progettando nel mio comune un termovalorizzatore, che più di trenta anni fa veniva chiamato Inceneritore ma le funzioni erano identiche (trasformare la nettezza urbana in  energia e calore), previsti più di 150 posti compreso l’indotto. Fu subito una rivolta popolare manipolata.

Andiamo dunque ai giorni nostri.

La Baker Hughes, vuole investire nel porto di Corigliano Rossano 60 milioni di euro ( produzione di moduli per la compressione del gas per produrre energia) con una 

occupazione di 200 unità. Subito pronta la opposizione con formazioni, così come si dice oggi, dei famosi comitati per il NO. Vedremo come andrà a finire.

Finalmente si parla con concretezza della realizzazione del ponte sullo stretto di Messina, con migliaia di unità lavorative ma la suonata non cambia: politica, sindacati e comitati per il no nascono come funghi.

Parlare un po’  di sanità in Calabria non guasta, oggi che, dopo moltissimi anni, si comincia a muovere qualcosa, escono gli oppositori del momento, che sono tutti coloro che nei decenni precedenti non sono riusciti a proporre o realizzare niente. 

La storia cambia, il tempo passa  ma la mentalità resta quella di sempre

A questo punto e per non citare altri e tanti episodi dico: orgoglioso di essere un Meridionale, ma non meridionalista per il Nord. (pi)

[Pasquale Iannuzzi è già assessore comunale e sindacalista]

L’OPINIONE / Gianluca Pio Falbo: Lo stato di abbandono delle strade provinciali di Cosenza

di GIANLUCA PIO FALBO – Le strade provinciali, anziché costituire un elemento di connessione e sviluppo, si sono trasformate in vere e proprie trappole per automobilisti e pedoni. Queste arterie, essenziali per la viabilità e lo sviluppo socio-economico del nostro territorio, sono ridotte a allo stato di un colabrodo, mettendo a rischio la sicurezza di chi le percorre e compromettendo l’immagine della nostra comunità.

Mentre l’Amministrazione Comunale di Cassano allo Ionio si impegna con determinazione per preparare il territorio, anche in vista dell’ormai imminente arrivo della stagione estiva, garantendo livelli eccellenti di viabilità, pulizia e manutenzione del verde, l’Amministrazione Provinciale sembra disinteressarsi completamente delle sue responsabilità. È inaccettabile che mentre noi facciamo sacrifici per migliorare il nostro territorio la Provincia lasci le strade di sua competenza nell’oblio, nell’abbandono e nell’incuria più totale».

Il problema riguarda quasi tutte le strade Provinciali ricadenti nel cassanese: Doria – Sibari, Cassano – Monte, Garda-Cammarata, Sibari-Villapiana e Cassano-Civita tra tutte. In particolare, desidero porre l’attenzione proprio sul caso della strada Cassano-Civita, inaugurata circa un anno fa dalla Presidente della Provincia Rosaria Succurro. Questo evento, più che un’inaugurazione, è sembrata una vera e propria farsa se si considera che la strada è in uno stato di totale abbandono: la segnaletica divelta, le barriere di sicurezza in parte assenti e nessun aggiornamento in merito al monitoraggio della frana e quindi sugli interventi programmati.

È evidente che le promesse fatte non sono state mantenute, e questa situazione è inaccettabile: non possiamo restare in silenzio di fronte a queste evidenti disuguaglianze. Mentre altri comuni della provincia godono di arterie stradali provinciali in perfetto stato, a Cassano siamo costretti ad assistere a interventi di emergenza con cadenza annuale, che non fanno altro che tamponare una situazione critica che richiede un intervento strutturale e duraturo».

Mi chiedo se dietro questa discriminazione ci sia una volontà politica e se Cassano venga considerato un comune di “serie B” a causa del suo colore politico: Questo  non è accettabile in una democrazia dove ogni cittadino dovrebbe essere trattato con uguaglianza e dignità. Chiediamo quindi all’amministrazione provinciale serietà e un intervento concreto.

Basta con le passerelle e le promesse vuote, è ora di passare ai fatti. Il nostro territorio e i nostri cittadini meritano rispetto e attenzione, e non possiamo permettere che vengano ignorati e trascurati. (gpb)

[Gianluca Pio Falbo è consigliere comunale con delega al Turismo e ai Trasporti di Cassano allo Ionio]

L’OPINIONE / Giuseppe Auddino: Le ragioni tecniche, ambientali e politiche per dire no al Rigassificatore di Gioia Tauro

di GIUSEPPE AUDDINOLa Piana ha bisogno di altro! Ho già spiegato più volte le profonde ragioni scientifiche e politiche del mio No al rigassificatore di Gioia Tauro. Sono vent’anni che se ne parla a sproposito senza lavorare seriamente per proporre un piano energetico veramente alternativo.

Il rigassificatore a Gioia Tauro non è un’opera strategica bensì semplicemente un’idea sciagurata e insensata per la piana di Gioia Tauro, con una ricaduta occupazionale praticamente nulla per il territorio e che comporterebbe problemi mai pienamente risolti per l’equilibrio ambientale delle aree circostanti. Il progetto rimasto nel cassetto per un ventennio periodicamente torna di attualità ma l’impianto del Governo recherebbe un danno all’ambiente circostante molto grave e comporterebbe un rischio di incidenti rilevante.

La soluzione alla crisi attuale, secondo il Governo, sarebbe quella di costruire il rigassificatore più grande di Europa a Gioia Tauro che sarebbe pronto, nella migliore delle ipotesi, fra 4 anni! Aggiungo che la normativa Seveso sugli impianti a rischio di incidente rilevante, in ogni caso preclude che un simile impianto possa sorgere in una zona dove già coesistono altri grossi impianti a rischio di incidente rilevante; basti ricordare la centrale a turbo gas di Rizziconi, il termovalorizzatore, il depuratore regionale. Inoltre, rimane aperta la questione relativa all’incidenza che un tale impianto avrebbe sui relativi rischi di avere un porto di transhipment così vicino e sulla riduzione del traffico delle navi portacontainer al porto di Gioia Tauro: dopo aver fatto tanto per far risorgere il porto, sarebbe una beffa inaccettabile ridurre il traffico dei container delle mega navi da oltre 20 mila teus a causa del rigassificatore!

Il Governo Meloni con il Decreto Energia addirittura lo eleva ad opera strategica per l’intero paese secondo la strategia di trasformazione dell’Italia in un “Hub del gas”, l’Italia addirittura porta aperta al gas per l’intero mediterraneo… Altro che turismo, rispetto della vocazione agricola del territorio e tutela dell’ambiente!

La Piastra del Freddo poi è una chimera usata più come specchietto per le allodole che come un reale progetto di riutilizzo delle “frigorie” a beneficio dell’industria conserviera e dello stoccaggio dei prodotti agrumicoli. Un progetto così vecchio pensato 20 anni fa non ha più alcun senso: il consumo del gas è in diminuzione in gran parte del mondo ed in Europa in particolare. In paesi come il Portogallo si è puntato già da tempo sulle energie alternative ed integrative, rinnovabili e non clima alteranti, con l’obiettivo del 80% del fabbisogno energetico nazionale.

E l’Italia invece che fa? Rispolvera un progetto vecchio di 20 anni e punta sul gas, volendo fare scempio del territorio di Gioia Tauro che ha già pagato un prezzo salatissimo in termini di costi ambientali, senza tener conto (oltre alla Normativa Seveso) del Trattato di Aarhus, sottoscritto dall’Italia in sede europea ed entrato in vigore nel 2001, che obbliga in casi come questo il dibattito pubblico, il coinvolgimento dei cittadini e delle amministrazioni locali interessate, la partecipazione del pubblico ai processi decisionali in materia ambientale, garantendo l’accesso alle informazioni, la partecipazione del pubblico ai processi decisionali e l’accesso alla giustizia in materia ambientale”, continua l’ex senatore di Polistena.

Oppure bisognerà comprare il costoso gas liquefatto americano in base ad accordi già presi che non ci è dato sapere? Il dubbio rimane. Le forti preoccupazioni ambientali non si fermano qui: c’è anche il rischio sismico che va esaminato con molta attenzione! Non mi si può dire che bisogna fare presto senza aver ancora valutato attentamente la devastazione che ciò comporterebbe e il rischio terremoti; rischio, quest’ultimo, che doveva essere valutato da accurati studi scientifici già anni fa, studi che dovevano essere resi pubblici oggi con risultati inconfutabili. Ma nulla di tutto questo è mai stato fatto! (ga)

[Giuseppe Auddino è coordinatore reggino del M5S]