L’OPINIONE / Francesco Seminario: Su autonomia occorre dura presa di posizione da noi sindaci

di FRANCESCO SEMINARIO – Sull’autonomia differenziata occorre da parte di noi Sindaci una dura presa di posizione che chiama ad una lotta unitaria. Ci sono materie importantissime che non possono essere gestite dalle Regioni in maniera autonoma.

I sindaci che amministrano il crotonese, ad esempio, sanno quanto sia difficile garantire quello che chiedono i cittadini e ciò che servirebbe alle future generazioni in un contesto di totale difficoltà socio – economica e di gravi carenze amministrative. Con il regionalismo spinto non si creerebbe una maggiore efficienza, come continua a sostenere il ministro Calderoli per giustificare la sua proposta, ma si determinerebbe invece un peggioramento delle condizioni dei Comuni del sud Italia. 

L’autonomia differenziata rappresenterebbe per le nostre realtà il colpo di grazia.

In un Paese già fortemente diviso, ormai in sempre più materie e aree, tra Nord e Sud, centro e periferie, coste e aree interne, piccoli e grandi Comuni, come è solo pensabile di proporre o imporre una decisione del genere? Se al Sud ci sono problemi di maggiore disoccupazione che nel resto dell’Italia, meno asili nido, meno ospedali e carenti strutture sanitarie, meno infrastrutture, meno trasporti pubblici, la risposta di un governo non può essere la concessione di autonomie, appunto, differenziate.

Data quindi l’approvazione di questa “legge spacca – Italia” auspico che ogni istituzione a cui sta a cuore questa terra si unisca nella battaglia referendaria per abolirla: da una parte chi spacca l’Italia, dall’altra chi la vuole unita e si batte per l’unità.

È il momento di scendere in campo, senza tentennamenti, per difendere i nostri territori senza campanilismi o strategie politiche o istituzionali. (fs)

[Francesco Seminario è sindaco di Casabona]

L’OPINIONE / Giacomo Saccomanno: Senza filtro dei partiti si rafforzano ‘ndrangheta e collusioni

di GIACOMO SACCOMANNO – Reggio Calabria, punta di un iceberg politico del malaffare che ha colpito quasi tutta la Calabria e la Nazione. Non si tratta di risvolti penali che ben sappiamo hanno dei paletti tali che difficilmente potranno sfociare in serie e dure condanne. Il problema è morale! Può un candidato, che dovrebbe rappresentare il popolo, essere colluso con la criminalità e chiedere a questa sostegno? Certamente no. Ma, le indagini, pur essendo ben consapevoli che vi sono tre gradi di giudizio e, quindi, l’indagato deve considerarsi innocente, dimostrano che spesso le elezioni si vincono grazie all’appoggio della ‘ndrangheta!

È questo il punto cruciale: l’etica della politica che è scomparsa. Vi è solo tanta arroganza, prepotenza, mediocrità e interessi personali. Manca una visione d’insieme delle strategie per far crescere una regione. Si vive alla giornata! Questo è il male endemico di quasi tutta l’attuale e la passata classe dirigente. È impressionante come si discuta solamente della collocazione in questo o quel misero posto, invece di utilizzare le migliori risorse umane e professionali per riscrivere la storia del nostro glorioso territorio. Ed ecco poi la necessità di chiedere sostegno a chi riesce a controllare pacchetti di voti e circa il 20-30% del consenso popolare.

Questa è la storia che non può negarsi. E la vera politica non può sottrarsi da una riflessione forte: possiamo cambiare, possiamo riportare la discussione a livelli alti, possiamo riscrivere la nostra storia e il nostro futuro? È difficile, ma per riuscirci dobbiamo essere onesti e valutare seriamente il nostro passato e l’attuale presente. La mediocrità regna sovrana, tanto da farci rimpiangere i vecchi statisti come Misasi, Mancini, Valensise, Rende, Principe ecc. Perché? Semplice, loro avevano alle spalle una grande esperienza e una visione vera della politica. Oggi non esiste esperienza seria e non esiste alcuna strategia o concezione del presente o del futuro! Una regione che non ha piani turistici, agricoli, infrastrutturali, ambientali, ecc., come pensa di poter andare avanti e gestire una meravigliosa terra che, però, negli ultimi decenni è stata distrutta dalla mano incapace dell’uomo!

Oggi, se vi fosse una classe dirigente all’altezza, invece di fare polemiche del tutto inutili, si dovrebbe chiedere al nostro Governatore Roberto Occhiuto, eletto democraticamente, di aprire un tavolo regionale e stilare le priorità della Calabria e tutti assieme sostenere quelle iniziative indispensabili. Invece, contrasti, slogan e polemiche inutili, per poi chiedere, sottobanco, molto probabilmente, sostegni personali. Così non va! E la povera gente muore di fame, le persone, se fortunate, corrono fuori regione per curarsi, i giovani scappano. Si grida contro l’Autonomia differenziata senza forse conoscerla bene e senza voler comprendere che potrebbe sempre migliorarsi. Però si dimentica di parlare di cose molto più gravi come i morti nel mare dei disperati, la mancata integrazione, una vita disumana nei ghetti, le morti sul lavoro, la povertà crescente, la mancanza di lavoro professionale, la mancanza di formazione per le categorie completamente scoperte, la difesa della nostra agricoltura e gastronomia, la valorizzazione dei beni culturali, l’assenza di adeguata sanità e la carenza di medici e infermieri, le infrastrutture carenti con centinaia di morti sulle nostre strade, i suicidi nelle carceri e l’inadeguatezza di queste, la carenza della depurazione e l’inquinamento marino, la criminalità dilagante anche tra i giovanissimi, l’aumento del traffico e dell’uso della droga, l’assoluta mancanza di un piano Calabria!

E potremmo continuare: questa regione è abbandonata da decenni e la classe dirigente finora non è stata all’altezza. Ed, allora, unico rimedio è un tavolo di lavoro, un laboratorio di intelligenze, per discutere delle priorità e operare tutti assieme. Ed, infine, la vicenda di Reggio Calabria dimostra che la coscienza civile è sparita: dinnanzi a un possibile condizionamento delle elezioni i partiti avrebbero dovuto intervenire drasticamente e non tollerare quanto accaduto. Invece, il silenzio assoluto! Nessuna parola di conforto o difesa di Nino Minicusi che è stato, certamente, danneggiato dagli accadimenti e che, se dovessero confermarsi le ipotesi di reato, è da ritenersi parte offesa. E se ciò dovesse accadere, la Lega sarà al suo fianco non potendo tollerare situazioni del genere che portano alla morte della democrazia. Molti non comprendono che il consenso facile può soddisfare nell’immediato, ma a lungo andare è una droga che uccide. (gs)

[Giacomo Saccomanno è commissario regionale della Lega]

L’OPINIONE / Alessandra Baldari: Su infermieri inidonei grossolane inesattezze

di ALESSANDRA BALDARI – Stupisce e sconcerta l’ennesimo spot del Commissario ad acta per il Piano di rientro dal debito sanitario della Calabria, presidente Roberto Occhiuto.

Ancora una volta, il presidente, forse per giustificare le prescrizioni e reprimende contenute nell’ultimo verbale dei Ministeri affiancanti riguardo la mancata garanzia dei Lea, e in particolare le somme non spese e le mancate assunzioni, esterna dichiarazioni preoccupanti, velate di minacce, sottendendo che nelle Aziende Sanitarie e Ospedaliere della Calabria vi sia un numero esorbitante di lavoratrici e lavoratori illecitamente dichiarati inidonei.

Lo fa riferendosi agli infermieri e non per le altre figure professionali che, invero, probabilmente ci sono. Ma nel farlo, in primis, esprime una grossolana inesattezza, affermando che questi dipendenti “non lavorano” e questo, se fosse davvero così, chiamerebbe in causa pesanti responsabilità aziendali che consentono ad un numero esorbitante di persone di non contribuire alla vita delle Aziende così in sofferenza proprio per mancanza di personale.

Ma l’aspetto più sconcertante di questa vicenda è che il Commissario possa ignorare, e nulla abbia fatto in tutto questo tempo di governo e risanamento del servizio sanitario regionale, quali siano i compiti e i doveri del datore di lavoro circa gli adempimenti di sorveglianza sanitaria prescritti dalla legge che comprendono “l’insieme degli atti medici, finalizzati alla tutela dello stato di salute e sicurezza dei lavoratori, in relazione all’ambiente di lavoro, ai fattori di rischio professionali e alle modalità di svolgimento dell’attività lavorativa”.

Per brevità, nel richiamare il D.lgs 81.08, ci permettiamo di precisare che il medico competente che effettua la sorveglianza sanitaria è nominato dal datore di lavoro  e sulla base degli  esiti anche diagnostici elabora il giudizio di idoneità relativo alla mansione e lo consegna al lavoratore e al datore di lavoro. I giudizi possono essere di idoneità, inidoneità  parziale con limitazioni, inidoneità temporanea, quindi da rivalutare, e inidoneità permanente.

Proprio quest’ultima fattispecie contempla che se il lavoratore non è ritenuto clinicamente in grado di svolgere la sua attività, il datore di lavoro, in accordo con il medico competente, deve provvedere ad effettuare il cambio di mansione, o a trovare una collocazione adatta al rispetto delle prescrizioni mediche.

La legge, inoltre, prescrive che gli adempimenti di sorveglianza sanitaria siano effettuati una volta l’anno, proprio per sorvegliare i lavoratori da valutare o che siano stati già valutati e le cui condizioni di salute siano da rivalutare per confermare o rivedere i giudizi emessi dal medico competente.

 E, invece, la realtà delle Aziende calabresi, che anche da questo punto di vista non brillano per corretta applicazione della legge a conferma delle  criticità gestionali, costruite ad arte o per mera insipienza, evidenzia che la sorveglianza sanitaria non rispetta i tempi e le modalità che la legge prescrive. Conosciamo casi in cui le visite del medico competente non sono proprio programmate a cadenza annuale, anzi che vengono effettuate a scadenze improbabili (in alcune aziende anche dopo 10 anni e a richiesta del lavoratore).

Infine, il Commissario dovrebbe essere consapevole che la violazione di questa legge prevede pesanti sanzioni sia per il datore di lavoro (lui stesso o i Commissari e Direttori generali da lui nominati?) che per il medico competente che vanno dall’arresto  a congrue ammende pecuniarie.

In sintesi, come più volte abbiamo dichiarato, riteniamo che se la situazione è così grave vi siano aspetti non imputabili alla volontà delle lavoratrici e dei lavoratori, vi è una prima grande responsabilità del datore di lavoro che non applica e non rispetta la legge e ci sarebbero gli estremi per ricorrere agli organi di vigilanza ispettiva, poi ci sono anche aspetti di inerzia gestionale da parte delle Aziende che in caso di inidoneità permanente non hanno consequenzialmente provveduto ai cambi di qualifica, ma probabilmente hanno semplicemente ricollocato e redistribuito il personale interessato presso altri servizi. In tal caso, se non fosse possibile il cambio di qualifica sarebbe sempre possibile dichiarare l’esubero debitamente motivato, anche perché va tenuta in giusta considerazione l’elevata età media del personale sanitario dopo il decennale blocco delle assunzioni che, come in qualsiasi altra classe di lavoratori, può contemplare l’insorgenza di malattie dovute all’età, oltre a quelle professionali che, invece, sono collegate alla condizione usurante di lavori particolarmente gravosi in assenza di turni adeguati e spesso di mancanza di strumenti di supporto.

Non neghiamo evidentemente che ci possano essere casi di inidoneità costruita ad arte per favorire legami di clientela con la politica o areee di potere che si affermano dentro le aziende anche con queste modalità, ma in tal caso vanno perseguite e questo è possibile farlo solo attraverso la puntuale applicazione della legge che ad oggi presenta invece falle ampie di inadempimenti che aprono i varchi alle situazioni illegittime la cui responsabilità non è ascrivibile alle lavoratrici e ai lavoratori, facendo di tutta l’erba un fascio, ma a chi governa le Aziende e a chi dovrebbe esercitare il controllo su tale governo.   

Tutto ciò ricade sui professionisti che continuano a garantire i servizi con sacrifici immani e sui cittadini in relazione alla quantità e qualità dei servizi, per questo non smetteremo di lottare per cambiare questo sistema dal quale emerge sempre più chiaramente che la mancata volontà di governo e l’approssimazione generano buona parte dei disservizi e della mancata erogazione dei servizi a garanzia di diritti costituzionalmente garantiti.  (ab)

[Alessandra Baldari è segretaria generale Fp Cgil Calabria]

L’OPINIONE / Carlo Guccione: Ma che succede all’Asp di Cosenza?

di CARLO GUCCIONEDifficilmente ci si sorprende ormai rispetto a quello che accade e che può accadere all’interno dell’Asp di Cosenza. Tra bilanci che non vengono approvati dal 2018 e altri che sono sotto osservazione degli organi di magistratura contabile e inquirente, perché falsi, ci sembrava di aver visto tutto. E invece no. La notizia che l’area legale dell’Asp di Cosenza ha espresso parere negativo rispetto alla transazione da 39 milioni con il colosso factoring Bff Banca, parere che era stato richiesto con i dovuti documenti, se è possibile riesce ancora a stupirci.

Nella relazione trasmessa dall’ufficio legale si dichiara chiaramente che le cause contro Bff Banca in gran parte potevano essere vinte. Come stava già accadendo. Come mai allora si è proceduto nel segno della transazione senza tenere conto del parere legale negativo? Addirittura nella fretta pare siano state pagate e transate fatture emesse nei confronti dell’Asp di Crotone. Ma c’è di più. C’è un’altra transazione che è oggetto dell’interesse dell’ultimo tavolo interministeriale che chiede all’Asp chiarimenti risalenti all’anno 2017 ma con effetti contabili che si sono registrati nel bilancio del 2022. Transazione “non supportata da nota debito ma da documento fittizio, come si rileva dalla documentazione prodotta con protocollo 7 del 9/01/2024”, così come scrive il tavolo interministeriale. 

Ma se dovesse avere ragione l’area legale dell’Asp di Cosenza che per il bilancio 2023 le era stato richiesto un parere e che nel mese di marzo ha trasmesso tutti i file relativi al contenzioso e sulla base di una valutazione dell’area legale ha comunicato un accantonamento per il fondo rischi per un importo di circa 100 milioni di euro, come mai poi in bilancio risulta per il fondo rischi per contenzioso per l’anno 2023 un importo di 17 milioni? Ma se alla fine avesse ragione l’ufficio legale dell’Asp di Cosenza sull’importo da imputare al fondo rischi e contenzioso, che è 5 volte di meno rispetto a quello effettivamente presente nel bilancio 2023, si rischierebbe il default e la non attendibilità del bilancio 2023 che è stato qualche mese fa approvato dall’Asp. 

Al presidente e commissario Occhiuto una sola domanda. È a conoscenza di quanto sta accedendo all’Asp di Cosenza? Estirpare le “mele marce” va bene, come dice lei. Ma intervenire alla semina è meglio… (cg)

[Carlo Guccione è della direzione nazionale del PD]

L’OPINIONE / Filippo Mancuso: Rafforzare il sistema delle aree protette

di FILIPPO MANCUSO – Con l’approvazione della legge che istituisce la Riserva naturale di Sant’Andrea Apostolo dello Jonio e della legge che istituisce la Riserva Laghi La Vota di Gizzeria, si dimostra l’importante azione legislativa che il Consiglio ha messo in campo su questo specifico settore. La Calabria conta, infatti, un enorme patrimonio etnobotanico legato a tradizioni che, a volte, caratterizzano intere aree del territorio regionale. Abbiamo l’intenzione di continuare a rafforzare il sistema delle aree protette e di finanziare metodologie di tutela degli habitat e delle specie, in un’ottica di turismo naturalistico che sprigioni ricchezza generale e fiducia nel futuro per le nuove generazioni.

È decisamente apprezzabile l’impegno dispiegato in due anni e mezzo, dal Consiglio sui temi ambientali. E segnatamente sulle aree protette e la biodiversità. Leggi che consentono alla Calabria di stare al passo con i tempi, agendo con una visione d’insieme e il cui obiettivo è la protezione dei beni ambientali di una regione che vanta il 30% della biodiversità d’Europa e per patrimonio boschivo è la quarta d’Italia. Sui temi ambientali la Calabria è in linea con le sensibilità che si registrano in tutto l’Occidente, per fronteggiare il riscaldamento globale e coerenti con l’obiettivo della transizione ecologica, per la quale l’Europa mette a disposizione dell’Italia col Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza circa 70 miliardi di euro.

Fino ad ora abbiamo approvato numerose leggi tra cui la legge-quadro sulle aree protette che consta di 80 articoli che riforma la normativa risalente al 1991. Inoltre, in ossequio agli articoli 9 e 32 della Costituzione e alla normativa dell’Unione Europea con al centro lo strumento ‘Rete Natura 2000’, il Consiglio ha approvato: la legge regionale sui ‘Cammini’ naturalistici, storici e spirituali che la Regione – tra le poche in Italia a non averla ancora. La legge tende a favorire anche il rilancio delle progettualità delle aree interne. Poi, sempre tra le leggi approvate, c’è quella che istituisce la Riserva Naturale foce del fiume Mesima, pregevole perché punta a riqualificare delle aree che sono state particolarmente penalizzate da condizioni ambientali e socio-economiche che si sono degradate; la legge che istituisce la Riserva naturale del Vergari; la legge che ha istituito il Parco marino della ‘Secca di Amendolara’, che punta alla tutela ambientale dell’area con un valore pedagogico nel rispetto del mare; la legge sulle Piante officinali (“Disciplina delle attività di coltivazione, raccolta, trasformazione e commercializzazione delle piante officinali”), per dare impulso alle tante iniziative imprenditoriali nel settore, tutelando la biodiversità con norme sul corretto utilizzo del territorio; la legge regionale sulla tutela e valorizzazione degli alberi monumentali e della flora spontanea autoctona della Calabria; la legge sulla promozione del cicloturismo e riconoscimento della ciclovia dei parchi della Calabria; la legge sull’istituzione del parco naturale regionale ‘Valle del Coriglianeto’; la legge per il riconoscimento, la tutela e la valorizzazione della transumanza e dei tratturi quale patrimonio culturale della regione Calabria; modifiche ed integrazioni alla legge per l’istituzione del parco marino regionale ‘Riviera dei Cedri’; la legge in materia di valorizzazione delle aree verdi e delle formazioni vegetali in ambito urbano. (fm)

Filippo Mancuso è presidente del Consiglio regionale]

L’OPINIONE / Tommaso Serraino: Premesse registrate fanno ben sperare per Catanzaro Città che studia

di TOMMASO FERRAINO – Un altro passo in avanti verso quella dimensione di Catanzaro città universitaria che può rappresentare, per davvero, un volano di crescita per tutto il territorio e su cui l’Amministrazione comunale deve puntare con scelte e politiche coraggiose.

Le premesse registrate in questi ultimi giorni fanno ben sperare: da una parte l’intesa “Catanzaro città che studia” che vede riuniti, allo stesso tavolo, tutti gli enti e le realtà attive nel campo della formazione nell’assunzione di un impegno condiviso, volto ad offrire più servizi ed opportunità ai nostri studenti e a farli sentire, veramente, integrati nella città. Dall’altra, l’apertura dell’immobile, nel centro del quartiere Lido, che ospiterà la prima aula studio universitaria in città, pensata per diventare un punto di riferimento e di aggregazione per la comunità studentesca. Su questo ultimo punto, con il movimento che rappresento, ci siamo battuti per tanto tempo, portando avanti un’istanza che rappresenta la voce e i bisogni dei più giovani che hanno scelto Catanzaro per studiare e che costituiscono una fetta ormai consolidata del nostro tessuto sociale ed economico.

Siamo contenti che l’Amministrazione guidata dal sindaco Nicola Fiorita abbia permesso di raggiungere questo primo tassello, che ora occorre alimentare con una strategia pensata a misura di studenti, favorendo nuovi insediamenti abitativi, rafforzando i servizi legati ai trasporti e facendoli sentire protagonisti attivi dei processi decisionali per il futuro del Capoluogo. (ts)

[Tommaso Serraino è consigliere comunale di Catanzaro]

L’OPINIONE / Mario Cardia: Estate Reggina, il disastro è servito

di MARIO CARDIA – Estate Reggina, il disastro è servito: al 3 luglio nemmeno l’ombra di un calendario ed associazioni ancora senza autorizzazioni Incredibile ma vero, nonostante il bando prevedesse la possibilità di utilizzare spazi pubblici a partire dal 29 giugno e le richieste da parte di diverse associazioni del nostro territorio, ancora tutto tace, con manifestazioni rinviate perché prive di autorizzazioni.

Siamo davvero ad un punto di non ritorno!  E questa che, a dire del sindaco e della maggioranza, doveva essere l’estate della rinascita, con migliaia di turisti quotidianamente nella nostra città grazie allo scalo reggino che è l’aeroporto più in crescita in Italia, si è trasformato nel peggiore degli incubi.
I ritardi hanno solo una motivazione politica: la mancanza di idee ed una gestione totalmente inefficace. E con chi se la prenderà il Sindaco stavolta…considerato che il delegato all’estate ed ai grandi eventi è lui! Probabilmente in questi giorni il Sindaco ritiene di avere cose più importanti a cui pensare e quindi la Città e i cittadini, tanto per cambiare, passano in secondo piano.
Pur trovandoci di fatto nel cuore dell’estate ed avendo fondi da investire, ci troviamo con una Estate Reggina non pervenuta, senza uno straccio di programma, una data, nulla!
Non va meglio per i chioschi del Lungomare ancora chiusi tranne uno, l’unico non andato a bando o per il Lido Comunale con una passerella nel deserto. Ancora, poi, si aspetta l’apertura degli infopoint posti in via marina tristemente chiusi per l’incredulità dei turisti che affollano il nostro lungomare
L’estate reggina… è in autunno!!
Mentre Messina vola, ma anche la nostra provincia fa lo stesso con esempi positivi come quello di Roccella, a Reggio Calabria tutto tace. Al 2 luglio non è ancora stato pubblicato il calendario degli eventi. Un calendario che, in nome della programmazione che un’amministrazione comunale deve mettere in cima alle proprie priorità, andrebbe pubblicato diverse settimane prima del solstizio d’estate e non con colpevole ritardo.
Mi chiedo perché a pagarne le spese siano sempre le associazioni ed i cittadini del nostro territorio, costrette a rinviare eventi già programmati per i ritardi di un’amministrazione che è ormai ai titoli di coda. (mc)

L’OPINIONE / Luigi Sbarra: Occorre rivoluzionare il vecchio modello sanitario

Bisogna mettere intorno ad un tavolo Regioni, istituzioni locali, imprese e sindacati per considerare le criticità maggiori e valutare con attenzione ogni singola risorsa disponibile e quelle ulteriormente attivabili. Occorre rivoluzionare il vecchio modello sanitario focalizzato sulla patologia e disegnarne uno nuovo centrato sulla salute e sulla prevenzione.

Dobbiamo ripensare l’assistenza, puntando allo sviluppo di una rete di servizi mirati, in grado di rispondere ai bisogni specifici delle persone. Sul terreno dei diritti e della tutela della salute delle persone non accetteremo compromessi al ribasso nella prossima legge di bilancio.

Di fronte alle enormi sfide poste dalle grandi transizioni in atto, da quella demografica a quella climatica e a quella tecnologica, bisogna considerare la spesa sociale orientata a soluzioni durevoli come un vero e proprio investimento. Dobbiamo voltare pagina e recuperare il terreno perduto. Vanno sbloccate assunzioni e stabilizzazioni, sviluppare i servizi socio-sanitari, estendere la medicina di prossimità, azzerare le liste di attesa, rilanciare gli investimenti su telemedicina e ricerca, digitalizzare i servizi, ammodernare strumentazioni e plessi ospedalieri, garantire la sicurezza nei posti di lavoro.

Vanno rinnovati i Ccnl per la Sanità pubblica e privata. Va supportata la non autosufficienza, che a livello nazionale coinvolge quasi 4 milioni di persone, non solo anziani. (ls)

[Luigi Sbarra è segretario nazionale della Cisl]

L’OPINIONE / Giusy Iemma: Feltri chieda scusa a Catanzaro e alle donne

di GIUSY IEMMA – L’affermazione di Vittorio Feltri riguardo Ilaria Salis, descritta come “vestita come una cameriera di Catanzaro”, mi indigna molto come donna, come cittadina di Catanzaro e rappresentante delle Istituzioni.

Commento oltremodo offensivo e basato su stereotipi negativi sia riguardo le cameriere che le donne di Catanzaro. Quello del sig Feltri è un giudizio sprezzante e classista, che non tiene conto della dignità e del valore del lavoro delle cameriere e del patrimonio culturale e di civiltà della città di Catanzaro. Mi si consenta di esprimere orgoglio per la mia città e per le professioni che le donne svolgono, incluse quelle nell’industria dei servizi. Il lavoro delle cameriere è onorevole e meritevole di rispetto al pari di tutti gli altri.
Esprimo forte solidarietà verso Ilaria Salis e sono accanto alle tante donne che hanno difeso e continueranno a difendere il loro diritto di vestirsi come preferiscono senza essere giudicatE in base a stereotipi o commenti sessisti.
Faccia Vittorio Feltri l’unica cosa che in questo momento gli rimane da fare: esprima delle scuse pubbliche a Ilaria Salis, alle donne ed alla città di Catanzaro.
Saremo sempre in prima linea in un più ampio contesto di lotta contro i pregiudizi di genere e di classe, per affermare il rispetto e la valorizzazione di tutte le professioni e delle diverse realtà locali. (gi)
[Giusy Iemma è vicesindaca di Catanzaro]

L’OPINIONE / Franco Cimino: Vittorio Feltri, padano, te la do io Catanzaro, ma il problema non sei tu!

di FRANCO CIMINO – In rete corre da ieri (sabato 29 giugno ndr) alla velocità della luce, un video dell’ineffabile Vittorio Feltri. Dura venti secondi e perciò tutti l’hanno divorato. È sempre lui, dietro la stessa scrivania, lo stesso studio, la stessa casa, dalla quale, passando di sera al divano del suo elegante salotto, pontifica a reti unificate. Tutti lo chiamano, nonostante dica grandi scemenze ingessato nei suoi abiti sempre uguali pur se ne ha molti e di qualità di alta sartoria. Ne ha dette tante. E non da ieri. Tante che non sai se ci è o ci fa. Io sinceramente penso, come il tale di “Quelli della notte”, la prima. Per aver iniziato e lavorato a lungo con Indro Montanelli, su Il Giornale da lui fondato per opporsi al predominio editoriale di Berlusconi, il nostro è stato sempre super valutato. Un semplice giornalista alla corte dell’affermato maestro, è stato considerato un suo allievo, quando i fatti dicono, purtroppo, che, forse anche per colpa sua, il mitico direttore di allievi non ne abbia avuti e di eredi neppure l’ombra.

Tra l’altro, anche per eccesso di considerazione del suo Io gigante, non ne ha designato neanche uno. Forse perché uno dei primi, ironizzo evidentemente, criteri di valutazione era l’altezza fisica, in rapporto a quella considerevole dell’uomo alto e magrissimo dagli occhi celesti. Per la vicinanza quotidiana a Montanelli, ex fascista di adozione “politica”, ma liberale di formazione culturale, l’idea che il giovane Veltri ha saputo abilmente dare di sé stesso era che fosse un liberale convinto, anche se il suo anticomunismo e anti tutto ciò che poi non fosse berlusconismo, più di qualche sospetto del contrario l’avesse prodotto, se pur non colto dai più. Per il suo scrivere netto e asciutto, come imponeva il fondatore de Il Giornale, fu considerato esageratamente ottima penna. E per qualche articolo, magari in qualche modo interessante, pure un grande giornalista. Per il suo stile apparentemente elegante e il suo eloquio fine, in quella erudizione ostentata, è stato considerato un intellettuale profondo.

La fotografia che ne è stata fatta, è quella, pertanto, riassumiamo, di un giovane elegante, brillante, giornalista libero, pensatore profondo dalla più profonda culturale liberale. Quanto di più assurdo si potesse già lontanamente immaginare. Aggiungiamo “democratico”, la parola più rappresentativa di quel suo tutto, e già da quel tempo lontano, non sai se piangere o ridere. Com’è potuto verificarsi tutto ciò é, oggi, pur se tardivamente, facile capirlo. Va intanto ricordato che era da tempo iniziata l’era dell’indebolimento progressivo di tutte le forme espressive del più alto pensiero. Sia nell’ambito degli studi e delle accademie diverse, sia in quello della Politica, sia in quello dell’economia. Ambiti tutti nei quali via via, per strade e meccanismi diversi, scompariva la migliore, pur con le contraddizioni e i limiti ben noti, classe dirigente della storia del nostro Paese.

Il resto l’ha fatto il “nuovo” sistema del berlusconismo, mutuato da fuori per quello interno, il sistema democratico, che aveva ormai perso ogni qualità e sostanza. L’unica struttura rimasta, nel Paese del post Tangentopoli, strumentalmente utilizzato per la più ingannevoli delle “rivoluzioni”, è la Democrazia e la sua Costituzione, le due entità “sovrane”, non a caso da tempo attaccate dal “nostro”, quale guerriero di una battaglia dai grandi poteri nascosti portata nell’Italia delle volute fragilità. Una persona così non può essere presa sul serio se negli anni che sul suo equilibrio mentale pesano come una pietruzza sulla formica, afferma una stupidaggine. Siccome non è la prima volta che dice di noi e del Sud le peggiori parole, come ben noto è che lui sia rozzamente nordista e antimeridionalista, razzista e anti immigrati (lo sanno pure le formiche), io ripeterei l’invito già rivolto in passato, non dategli retta. Ogni reazione, pur legittimamente dura, a questo poveretto suonerà come un complimento.

La prova provata della sua esistenza in vita. Non facciamogli questo favore. Questa volta, però, è non perché mi ha toccato nel vivo della carne – l’insulto alla “cameriera di Catanzaro, la cosa più bassa che si possa immaginare” – ma perché sia chiamato, almeno una volta, a pagare per l’uso, questo sì veramente offensivo, della libertà di parola. La parola è bella, la libertà è sacra. Non vanno abusate. Non vanno sfregiate. Trovo, pertanto, giusto che il Capoluogo lo quereli e lo chiami, senza condizione riparatrice alcuna, a pagare per le offese alla Città. E in solido, ché questi volgarotti falsamente borghesi se li tocchi nella tasca piangeranno davvero.

Poi, c’è il terreno squisitamente politico, che, oltre alla indignazione, deve sollevare un caso politico. Un caso che va aggiunto non alla legge sull’Autonomia, che, al di là dei propagandismo di maniera, non passerà per la volontà popolare che la spazzerà via come il vento fa con le foglie d’autunno. Va aggiunto alla questione, che, volutamente inosservata, sta prendendo corpo nella società e forma delle istituzioni. È, questa, prettamente culturale prima che politica, democratica prima che morale. Personale, mi azzardo a dire, prima che sociale. È la stessa che riguarda i silenzi dell’attuale classe di governo del Paese, quando ministri e militanti della destra storica fanno dichiarazioni strane sulla parità sociale, sull’eguaglianza tra cittadini e sugli immigrati. E dichiarazioni reticenti sull’antifascismo o molto striminzite, quando non ambigue, sulla natura antifascista della nostra Costituzione.

E sulla Democrazia, la nostra particolare perché nata dalla Resistenza! Questo silenzio oggi non vale. Sull’insulto grave perpetrato nei confronti di Catanzaro il silenzio di(li elenco tutti), Giorgia Meloni e del suo partito, di Tajani e del suo partito, dei ministri dell’interno e di quello della Cultura, il silenzio dei gruppi parlamentari di quei partiti e del Governo in generale, non è tollerabile, perché, aggiungendosi a quelli di cui sopra, confermerebbe il sospetto che il percorso di revisione ideologica della destra italiana non sia per nulla avvenuto. Confermerebbe pure che l’uso delle istituzioni democratiche, cui si è costretti momentaneamente dai ruoli istituzionali ricoperti, potrebbe apparire, se non del tutto essere, strumentale alla conquista piena del potere, dalla quale la successiva progressiva, indolore, modificazione del nostro sistema democratico.

Dei due presidenti della Calabria, Giunta e Consiglio, Roberto OcchiutoFilippo Mancuso, come del Sottosegretario calabrese all’Interno, Wanda Ferro, non sollecito alcunché, immaginando che essi, intanto informalmente, avranno già fatto sentire la loro vice di protesta. E, allora, onorevole presidente del Consiglio, dica all’Italia la sua indignazione per le dichiarazioni di quel giornalista di Milano. Lo inviti a tacere. E rifiuti il suo personale sostegno politico.

Ne va della sua dignità politica e della sua credibilità di persona. Soprattutto della sua bellezza di donna, ché le donne sono tutte belle. Quelle del Sud di più. Le donne di Catanzaro, poi, come la loro Città, le più belle del mondo. (fc)