GIFFONE (RC) – Escursione di “Gente in Aspromonte” sulle tracce di San Bartolomeo

L’associazione escursionistica “Gente in Aspromonte” propone, per domenica 10 settembre, un itinerario che riguarda San Bartolomeo.

Solo a Giffone, però la devozione a San Bartolomeo ha assunto carattere di popolarità tanto da essere diventata una delle note distintive del centro delle Pre-Serre. Davanti a quella bellissima statua si sono inginocchiate decine di generazioni di Giffonesi, nel corso degli ultimi due secoli non c’è stato un solo cittadino che non abbia implorato San Bartolomeo per una intercessione, per una “grazia”, per un aiuto particolare.

La Chiesa fu progettata e edificata nell’area “Contura” perché fortemente voluta dalla comunità di Giffone e dal Comitato festa del tempo, sotto le direttive del Parroco Sac. Antonio Ritorto, per onorare il Santo protettore. Accanto alla chiesa venne anche costruita la “Fontana di Lu Mustazzolaru” oggi “Fonte San Bartolomeo” per utilizzare l’acqua per la costruzione del Santuario. Oggi rimane una sosta importante per chi si trova a passare in questi luoghi.

Il sentiero parte dalla contrada Petto del Lupo sulla sinistra della strada asfaltata che collega la Limina con le Serre, superato un cancello in ferro ci immettiamo sulla sterrata in lieve discesa dopo, pochi minuti siamo una delle tante masserie della zona nel comune di Cinquefrondi.

Qualche tornante in lieve salita e siamo sulla strada asfaltata che porta a Giffone, qualche centinaio di metri e siamo alla Fontana “Lu Mustazzolaru” oggi fontana di San Bartolomeo, in nome del Santuario. Siamo in contrada Contura con i suoi 950 metri dove si trova il Monastero di San Bartolomeo.

Il percorso è quasi interamente ombreggiato e vasti faggeti ci accompagneranno lungo tutta l’escursione. Non sono presenti particolari difficoltà; il sentiero è privo di tratti esposti ed è accessibile a tutti. L’utilizzo dei bastoncini è comunque obbligatorio durante gli ultimi km in quanto un tratto di percorso sterrato, si presenterà sdrucciolevole e in discesa.

L’escursione, oltre a regalarci il piacere dei profumi e dei colori di un bosco di faggeti, si rivelerà interessante e suggestiva per una serie di circostanze; ad esempio, arrivati in località “Sabato Pettinato” apprenderemo notizie relative all’ area protetta del posto detta Con. Eco. For. (controllo ecosistemi forestali) istituita 20 anni fa con i fondi Cee. Basti sapere che lo studio botanico che ne deriva, è cosi costante da far sì che i faggi che rientrano in questa zona, vengono monitorati settimanalmente per controllarne i diversi aspetti della loro crescita.

Nei decenni passati, per misurare la loro precisa altezza, quando ancora non si usava l’ipsometro, un ragazzo del posto aveva l’abile capacità di arrampicarsi sui tronchi sino alla cima per poi misurarne l’altezza con estrema dimestichezza e precisione: per questo, “Manolo” è il soprannome che ancora oggi gli viene attribuito (sembra una leggenda ma non lo è).

Una breve deviazione, ci permetterà di ammirare una vecchia carbonaia ancora in funzione e poco distante da qui, altro angolo interessante, riguarda la presenza di vecchie Nivere: enormi buche che fino al secolo scorso, servivano proprio per la raccolta della neve che poi in estate, veniva portata con i muli nelle città affinché le ghiacciaie (i frigoriferi di una volta) venissero fatte funzionare.
Superata la strada asfaltata ci immettiamo sul sentiero che ci porta ad incrociare il sentiero Italia, del Brigante e del Cammino della Fede, prendiamo il sentiero a destra che in pochi minuti ci porta sui piani della Basilica 980 metri, un breve tratto in discesa e siamo all’incrocio Giffone, Fabrizia, ancora un centinaio di metri e siamo al punto di partenza. (rrc)

MAMMOLA (RC) – Presentato il libro “Parole e simboli di memorie”

È stato presentato, nei giorni scorsi a Mammola, il libro Parole e simboli di memorie di M. Caterina Mammola, patrocinato dall’Amministrazione comunale.

L’evento si inserisce tra le attività organizzate per la settimana della festa patronale di San Nicodemo, continuando la tradizione di una serata all’insegna della cultura storica mammolese, iniziata oltre mezzo secolo fa, ai tempi del parroco don Vincenzo Zavaglia e continuata con successo da don Cornelio Femìa e dai successivi. È stata scelta la sala della Canonica, presso il Lungofiume Apollinare Agresta, che così si avvia ad essere sede di altri futuri eventi culturali.

La moderatrice, prof.ssa Chiara Ferraro, nell’introduzione ha presentato argomenti e personalità dei convenuti, tracciando un breve profilo dell’autrice e le principali caratteristiche del libro in oggetto. 

Il sindaco, arch. Stefano Raschellà, porgendo i saluti, ha espresso parole di stima e sentimenti d’amicizia per la Mammola, specialmente per le ricerche fatte e pubblicate sulla storia del paese, in cui è nata e di cui porta il cognome. 

L’impegno di critica letteraria è stato affidato alla prof.ssa Lucia Licciardello, docente – come Chiara Ferraro – presso il Liceo Classico di Locri: nella sua relazione ha focalizzato i punti essenziali del testo della scrittrice, che ha trovato avvincente, anticonvenzionale, vario negli argomenti. Per lei è stato una novità. Ma ha fatto notare, al numeroso e attento pubblico presente, come anche per l’autrice l’input verso tale forma di scrittura fosse un esperimento in un percorso aleatorio, tra timori diversi, tra energie in fermento. A sostegno del rischio per nuova attività, ha citato l’antico poeta greco Callimaco a cui gli dei avevano ordinato di non cercare strade larghe e percorse da molti altri, ma di cercare sentieri non calpestati, senza orme altrui. 

Attraverso i titoli dei 35 capitoli, ha tracciato struttura e valore della trattazione, rilevandone l’efficacia del linguaggio, semplice e chiaro, piacevole e spesso autoironico. Ha esaminato attentamente qualche “voce” del piccolo dizionario – come è scritto nel sottotitolo di copertina – tra cui “La schiettezza”. Alcuni elementi del libro richiamano alla memoria Orazio e a Terenzio, per il sapore sottinteso della satira e della comprensione dell’umanità in genere, delle debolezze dell’umanità. I ricordi personali, il vivere la quotidianità, suggeriscono un modo di intendere la “leggerezza” della vita, secondo una magnifica lezione di Italo Calvino compresa nel libro Lezioni Americane, leggerezza che non è superficialità, ma saggezza nel prevedere l’esito delle proprie azioni, renderle accettabili e significative. 

Ha preso la parola l’autrice, per ringraziare, commentare alcune considerazioni del testo, esprimere la propria gioia per la stima da cui si sente circondata. È contenta per le nuove generazioni che continuano nell’amore verso lo studio, verso la conoscenza delle opere scritte. Inoltre ha apprezzato l’inclusione della sua opera tra le numerose opere trattate nel corso degli anni, secondo la tradizione durante i festeggiamenti del Santo patrono, in una serata culturale. Ciò lega ancor di più l’argomento al carattere della spiritualità, della speculazione filosofica e mentale in genere della gente di Calabria, su un filo che corre da Gioacchino da Fiore a Telesio e Campanella, e anche a Giuseppe Antonio Albanese, filosofo e patriota del Risorgimento, cittadino di Mammola, sul quale ha scritto in passato. 

Ha continuato il discorso il dr. Vincenzo Tavernese, approfondendo la tematica del pensiero. Non è la prima volta che il dr. Tavernese discute su opere della Mammola, ha già relazionato su altre: ma ora, in quest’ultima ne ha notato la maturità, che non proviene soltanto dall’età cronologica, ma soprattutto dalle idee strutturate con un certo ordine, con una razionalità adeguata agli argomenti affrontati, una specie di filosofia di vita, dopo i numerosi momenti difficili affrontati, per cui ha raggiunto un buon grado di serenità. Ha commentato il titolo di copertina, soffermandosi sui plurali del lessico usato: parole, simboli, memorie. Un insieme vario, una pluralità del quotidiano che scorre tra le righe, tra ricordi personali e fatti reali legati agli argomenti trattati.

Il dr. Pino Agostino si è soffermato su un paio di voci del dizionario, fra cui “La gelosia”, in cui erano riferiti eventi successi a Mammola; esponendo un noto uxoricidio ha parlato del delitto d’onore legalmente riconosciuto a quei tempi. Ne è seguito un dialogo a più voci con il pubblico e l’autrice, la quale ha puntualizzato uno degli obiettivi della sua opera: la visione al femminile della realtà, del giudizio sui fatti reali, del ragionare su problematiche attuali.

Ha concluso Chiara Ferraro invitando la scrittrice a continuare con altre opere, che sollecitino come questa, curiosità e interesse, piacevolezza e conoscenza, ma anche di operare nella ricerca storica che propone novità. (rrc)

Con Le Muse alla scoperta dei beni culturali di Mammola

Nei giorni scorsi, con l’Associazione Le Muse di Reggio Calabria si è svolto un doppio appuntamento dedicato alla riscoperta di un Parco con relativa Casa Museo e del Borgo di Mammola.

Il presidente Muse, Giuseppe Livoti, ha ricordato come è tradizione de “Le Muse” creare anche degli appuntamenti extra moenia cercando di conoscere spazi e luoghi che solitamente non vengono circuitati come luoghi deputati al turismo made in Calabria. E così la nostra attenzione è andata su chi da uomo libero ed artista vero in circa 30 anni di attività ha realizzato e continua a realizzare un parco con annessi spazi espositivi come il Piccolo Museo d’arte Contemporanea Domenico Carteri.

Villa Zephyros a Ferruzzano Marina è luogo che deve i suoi natali per il Maestro Scultore e Mosaicista Domenico Carteri che ha arricchito con un importante e poderoso repertorio mosaicato la sua residenza sin dagli anni settanta, abitazione razionalista in cui le architetture disegnano una sobria identità volumetrica. Domenico Carteri da grecanico ed artista ha operato in ambito campano nel campo del restauro, della pittura e della scultura ed ha conosciuto e collaborato in importanti lavori di restauro di beni culturali greci e romani. In 30 anni di attività ha trasposto così nella sua abitazione, immersa nel verde con linee semplici, razionali ed essenziali dell’architettura, tutta una serie di elementi cromatici e disegnativi che hanno dato un volto artistico ed impressionista ad una zona che prospetta sul Lungomare di Ferruzzano.

«La mia residenza – ha detto – Mimmo Carteri progettata negli anni settanta su esempi di architetti illustri, principali protagonisti di un importante periodo storico come Le Corbusier, F. L. Wright, M. Piacentini e G. Terragni pur se di impostazione razionalista, aveva bisogno di una sua caratterizzazione identitaria. La mia famiglia dalle radici magno greche, così, mi ha permesso di ridare una impronta in questa grande proprietà dove oggi, alcune porzioni di cinta muraria e non solo, hanno una nuova vita con la rappresentazione di trompe-l’oeil attinenti le quattro stagioni».

«Ninfei, piccole vasche con tanto di meandri greci, mattoni a vista e piccoli ruderi architettonici – ha continuato – ridisegnano gli spazi con elementi di recupero tra smalti, terracotte e figure che richiamano il periodo bizantino. L’architettura razionalista che comprende tendenze molteplici dal Bauhaus di Walter Gropius alla poetica di Le Corbusier, per Carteri, così, diviene solo  richiamo ad una trasposizione personale che tra qualche anno vedrà il suo ultimo atto con la costruzione in fase d’opera, di una chiesa di culto cristiano ortodossa così come già si può intravedere». 

Un percorso che i soci Muse hanno percorso all’interno di neutre stanze che riuniscono i nuovi linguaggi contemporanei con installazioni simboliche ha ribadito la delegata Muse Cultura e Linguaggi Espressivi Antonella Mariani o ancora per la già dirigente scolastica dell’Istituto Statale D’arte “Frangipane” prof.ssa Rita Cananzi una Casa Museo che necessita di essere promossa per amplificare con i media una Calabria diversa, una narrazione nuova. 

Elemento comune la riduzione della forma ad una essenzialità al quale corrispondere la massima funzionalità, contenuti verso il monumentalismo classico con uso di materiali in rapporto con la produzione industriale e l’impegno della tradizione antropologica. Il Parco trova nei Protogonoi, figure mitologiche che fanno parte della nostra tradizione contadina meglio conosciute con il nome di Musulupe il suo akmè per la monumentalità e senso del decoro.

 Successivamente i soci Muse sono stati ricevuti dal parroco di Mammola don Antonino Mazzà il quale dopo il rito delle Quarant’ore, pratica devozionale consistente nell’adorazione, per quaranta ore continue, del Santissimo Sacramento, visibile nell’ostensorio contenente l’Ostia consacrata, solennemente esposto sull’altare, ha celebrato una santa messa solenne in cui il sodalizio reggino è stato coinvolto con la consegna del – cesto della solidarietà –. Tutti i soci infatti hanno donato beni di prima necessità affinché le parrocchie del comprensorio di Mammola possano aiutare famiglie indigenti in questo particolare periodo storico.

Un buon inizio di Quaresima ha detto don Antonino Mazzà in cui anche il mondo delle associazioni culturali come  Le Muse lasciano un segno, una piccola traccia proprio in occasione delle quaranta ore, nome che si  richiama al periodo di tempo trascorso fra la morte (Venerdì santo) e la risurrezione (domenica di Pasqua) di Gesù. (rrc)

MAMMOLA (RC) – L’incontro “La valigia dei sogni”

Mercoledì 25 agosto, a Mammola, alle 19, al Musaba, l’incontro La valigia dei sogni. Dal piano di azione locale verso Locride 2025 “tutta un’altra storia” idee, progetti e visioni.

Come spiegato da Francesco Macrì, presidente del GAL Terre Locridee) “Locride 2025 è un appuntamento con il futuro, una grande opportunità di nuovo sviluppo non solo per il territorio locrideo, ma per tutta la Calabria.

«Il 25 agosto – ha aggiunto – in uno dei luoghi simbolo della cultura mondiale il Musaba di Mammola, presenteremo le prime attività che metteremo in campo. Una serie di iniziative che, al di là del risultato della candidatura a Capitale Italiana della Cultura, renderanno protagonista sulla scena mediterranea ed europea la Locride e i suoi comuni per tutto il 2025». (rrc)

 

MAMMOLA (RC) – Premiato l’artista Nick Spatari

Sabato scorso, a Mammola, presso il Museo Santa Barbara, l’artista Nick Spatari è stato premiato dal Lions Club Cosenza Castello Svevo con il premio Castello Svevo 2019.

Il Premio, giunto alla 14esima edizione, è nato con l’obiettivo di mettere in luce personalità calabresi che si siano distinte, particolarmente, a livello nazionale ed internazionale nell’ambito delle loro professioni, contribuendo al progresso sociale, scientifico, economico e culturale della Calabria.

«Quest’anno – ha dichiarato Francesco Fragale, presidente Lions Club Cosenza Castello Svevo –  il premio è conferito ad un artista che, ininterrottamente, da tenera età, con la sua genialità artistica promuove un’immagine di elevata cultura della Calabria nel mondo. Artisti come lui, avrebbero bisogno di maggiori attenzioni da parte della politica locale e dell’opinione pubblica». (rrc)