QUEL “DIRITTO ALLA MOBILITÀ” NEGATO
AI CALABRESI, COSTRETTI A “FUGGIRE”

di FRANCESCO COSTANTINO – È innegabile la diretta dipendenza tra il ritardo di sviluppo delle aree meridionali, e più in particolare di quelle calabresi e siciliane, e la inadeguata dotazione di infrastrutture e di servizi che le caratterizzano in ogni settore.

Limitando lo sguardo alle sole infrastrutture che consentono ai calabresi la mobilità delle persone e delle merci, sia interna che verso le rotte nazionali e internazionali, emerge una situazione di desolante noncuranza e sottovalutazione.

La peculiarità della Regione Calabria è quella di essere un territorio prevalentemente montano con una popolazione residente per oltre il 50% nelle aree tecnicamente classificate come “Aree Interne”.

Queste aree sono sempre più difficilmente raggiungibili utilizzando arterie stradali datate e carenti di manutenzione ordinaria programmata e straordinaria pur in presenza di fondi prevalentemente europei all’uopo destinati. 

In pratica, si registra un sostanziale abbandono di territori divenuti progressivamente sempre più inaccessibili con riflessi che si riverberano negativamente sui delicati equilibri degli ecosistemi locali generando dissesti idrogeologici i cui effetti negativi si manifestano  financo sulle aree costiere.

Sostanzialmente il sistema viario calabrese si appoggia sul versante tirrenico alle dorsali costituite dalla S.S. 18 e all’autostrada A2 e sul versante Jonico alla dorsale S.S. 106. Su queste dorsali si innestano le principali connessioni in direzione Est-Ovest rappresentate dalle trasversali di seguito indicate.

  • S.S. 534 che collega lo svincolo della A2 in corrispondenza di Firmo con Sibari;
  • S.S. 283 o trasversale delle Terme Luigiane che collega la costa tirrenica nei pressi di Guardia Piemontese con l’Autostrada A2  e la piana di Sibari.;
  • S.S. 107 Silana-Crotonese che si innesta sulla S.S. 18 presso Paola e raggiunge la S.S. 106 presso Crotone;
  • S.S. 280 che collega l’aeroporto di Lamezia con Catanzaro Lido;
  • S.S. 182 o trasversale delle Serre che collega l’A2 all’altezza di Vibo con la S.S. 106 all’altezza di Soverato;
  • S.S. 682 Jonio-Tirreno che collega lo svincolo di Rosarno dell’A2 con la S.S. 106 in corrispondenza di Gioiosa Jonica.

Le aree interne sono al loro volta collegate alle trasversali in vario modo con arterie secondarie. Le popolazioni calabresi attendono da decenni che venga completato tanto l’ammodernamento dell’autostrada A2 quanto quello della S.S. 106 Jonica. 

Intanto numerosi viadotti ed altre opere d’arte dislocate lungo il tracciato di queste fondamentali dorsali cominciano a risentire gli effetti del tempo e si avvicinano, in molti casi, alla conclusione del ciclo vitale che consente la percorrenza condizioni di sicurezza.

In siffatta condizione quello che potrà accadere a seguito dell’annunciata prossima chiusura  prolungata della galleria della Limina lungo il tracciato della S.S. 682 è facilmente prevedibile: una già precaria e limitata condizione di mobilità che riguarda un vasto bacino territoriale verrà ulteriormente aggravata per un periodo programmato in 20 mesi ma che, considerando la storia realizzativa degli interventi strutturali alle nostre latitudini, è sottoposto al rischio di subire prolungamenti insopportabili.

Nel merito specifico della chiusura della galleria avevo già in precedenza espresso la mia opinione personale su questo stesso giornale. 

Provo ora a meglio precisarla perché le proposte operative di utilizzare percorsi viari alternativi che molti suggeriscono, attesa l’ampiezza temporale del disservizio, non mi convincono.

Non  mi convincono perché la galleria di cui si parla, di lunghezza ragguardevole pari a 3200 mt, è percorribile  nelle 2 direzioni di marcia con due sole corsie senza corsie di emergenza laterali e senza spartitraffico: Una vera trappola potenziale in caso di incidente. 

Nessun intervento manutentivo potrà cambiarne la sagoma della galleria e dunque anche ad intervento ultimato avremo sempre una struttura percorribile in condizioni di sicurezza molto limitate non dissimili da quelle attuali.

Perché, allora non ritardare l’intervento manutentivo per il tempo necessario a progettare e realizzare una moderna galleria sostitutiva  a doppia canna (soluzione A), oppure realizzare una galleria ad una sola canna con corsia di emergenza (soluzione B) da utilizzare per la percorrenza in una sola direzione, rendendo successivamente la galleria esistente opportunamente manutenuta percorribile nella direzione opposta a quella della galleria di nuova costruzione. 

La tempistica realizzativa, ridotta al massimo utilizzando la procedura sperimentata per la realizzazione del ponte Morandi di Genova, dovrebbe essere la seguente. 

Prima Fase: mantenimento del traffico stradale nell’attuale galleria per tutto il tempo necessario alla realizzazione della 2^ galleria;

Seconda Fase. Questa dipenderebbe dalla tipologia scelta per la costruzione della nuova galleria in quanto, in caso di scelta per la soluzione A coinciderebbe con il solo tempo di costruzione della nuova galleria. In caso invece di scelta per la soluzione B quest’ultima dovrebbe, per un tempo corrispondente alla conclusione delle opere manutentive sulla galleria esistente, funzionare a doppio senso di marcia;

Terza Fase  tempo zero se si scegliesse la soluzione A oppure tempo corrispondente a quello occorrente per la conclusione delle opere manutentive sulla galleria esistente  se si scegliesse la soluzione B.

Il tempo per agire con fondi del Pnrr, se si scegliesse il metodo di azione ponte Morandi di Genova, ci sarebbe ancora e in ogni caso sarebbe insopportabile accettare che a determinare la scelta dovesse essere la limitatezza delle risorse finanziarie disponibili. 

Per molto meno, in altre aree territoriali, sono state recuperate e impiegate ben altre risorse. 

Ci vuole coraggio a proporre, o imporre, che venga presa in considerazione una delle 2 soluzioni prima prospettate, ma rassegnarsi a soffrire aggravamenti del diritto alla mobilità per un tempo enorme quale quello prospettato senza peraltro ottenere con gli interventi solo manutentivi  programmati significativi miglioramenti della transitabilità in sicurezza nella galleria esistente è una rassegnazione che giudico somigliante molto ad una resa rassegnata. (fc)

CATANZARO – Mobilità sostenibile, la vicesindaco Iemma chiama Ferrovie della Calabria

Integrazione dei sistemi di trasporto nell’ottica di una migliore sostenibilità e per favorire il decongestionamento del traffico che impatta sulla qualità urbanistica. Di questo e altro si è discusso in occasione di un incontro che la vicesindaco Giusy Iemma ha tenuto con l’amministratore unico di Ferrovie della Calabria, Ernesto Ferraro.

«Il confronto è stato utile per fare il punto sulla complessiva offerta di servizi legati alla mobilità a Catanzaro e sulle possibili soluzioni per ridurre il trasporto su gomma, in particolare dei mezzi pesanti extraurbani, che influiscono notevolmente sulla circolazione in città», spiega Iemma.

«L’obiettivo da portare avanti – ha evidenziato – deve essere quello di promuovere una offerta integrata del trasporto pubblico-privato che sia rispondente ai bisogni degli utenti e, al contempo, favorire uno sviluppo urbanistico più armonico. Le opportunità offerte dai collegamenti intermodali e dalla nuova metropolitana di superficie, in grado di ricucire le distanze tra i quartieri, possono rappresentare le giuste frontiere a cui guardare per favorire la mobilità, l’accesso e l’uscita dalla città, attraverso logiche di sostenibilità».

«Il dialogo aperto dall’amministrazione comunale con Ferrovie della Calabria – ha concluso – sono certa che potrà essere foriero di proposte e suggerimenti in grado di incidere su questo fronte, apportando soluzioni innovative in grado di migliorare la qualità dei servizi e incentivare l’utilizzo del trasporto pubblico». (rcz)

Migliorare il sistema di mobilità all’Unical: Il workshop dell’Associazione Amici dell’Unical

di FRANCO BARTUCCISu iniziativa dell’Associazione Internazionale “Amici dell’Università della Calabria” si è svolto nella sede dell’University Club dell’Ateneo calabrese un  Workshop sul tema: UniCal in un sistema  di mobilità regionale – Una via d’uscita sostenibile e libera.

Un tema di vibrante attualità ed importanza per l’intera comunità universitaria che si trova a vivere quotidianamente il dramma dell’invasione delle strutture universitarie ad opera di migliaia di autoveicoli che rendono ormai impraticabili e invivibili quei luoghi necessari ad essere utilizzati come aule di studio, di tempo libero, per attività di ricerca e socializzazione.

Ad aprire i lavori sono stati la presidente dell’Associazione, prof.ssa Silvia Mazzuca, che ha spiegato alcune delle finalità operative della stessa Associazione chiamata a sensibilizzare la dirigenza dell’Università, come la stessa comunità universitaria, a migliorare il contesto ambientale e l’organizzazione gestionale dei vari servizi; mentre il Pro Rettore, prof.ssa Patrizia Piro, con delega alla Presidenza del Centro Residenziale, ha parlato della situazione di mobilità e sostenibilità attenzionate all’interno dell’Università, divenute una questione di centralità nel contesto dei bisogni prioritari da parte della comunità universitaria che deve saper guardare pure al collegamento con il contesto del territorio locale e regionale.

Ad affrontare i punti più salienti ed importanti posti dal tema del workshop è stato  il socio dell’Associazione promotrice dell’evento, Giuseppe Lo Feudo, già laureato Unical ed ex  direttore generale Ferrovie della Calabria. Lo Feudo  ha ricordato come fin dall’inizio il tema in argomento è stato centrale per l’ Università della Calabria, che  ha sempre sofferto problemi di accessibilità e di insufficienza dei servizi.

«L’inopinato recente fallimento del progetto di costruzione di una moderna Metrotramvia – ha sostenuto Lo Feudo – che ha vanificato anni di studi e di discussioni, richiede quindi ora  una risposta d’orgoglio da parte della stessa Università, che anche in materia di mobilità dovrebbe porsi come soggetto propulsore  di innovazione e sviluppo di nuove forme integrate di trasporto sostenibile».

Un complesso come il campus infatti, sia per estensione territoriale che per effetto degli oltre 30.000 soggetti attivi che lo popolano, oltre ad essere principale polo attrattivo dei flussi di mobilità regionale, si presta anche ad essere laboratorio ideale per lo sviluppo di un sistema Smart di mobilità sostenibile e complementare da sperimentare per poi estendere a tutto il territorio regionale.

Proprio nel mese di febbraio del 1973 le prime seicento matricole svolsero la prima manifestazione di protesta rivendicando un servizio di trasporto pubblico tra la città di Cosenza ed il Campus universitario di Arcavacata in fase di costruzione quale superamento divisorio tra due aree urbane, considerando anche l’ opportunità di costruire un sistema di metropolitana veloce di collegamento con le varie aree urbane e storiche del territorio provinciale in primo luogo e regionale di conseguenza. Furono oggetto di discussione e proposte le metropolitane veloci di collegamento tra l’Università il Pollino de la Sibaritide, come le fasce montane della Sila.

“Il Campus come incubatore e sviluppatore di Smart Mobility” è stato il tema affrontato dal prof. Giuseppe Guido, docente e Mobility Manager dell’Unical, nella cui parte iniziale ha definito nel dettaglio il contesto territoriale interessato, illustrando i progetti innovativi  che sono  in fase di avvio concreto e che  prevedono sviluppo dello sharing e del Pooling come sistemi complementari qualificanti e che in una prospettiva di breve e medio periodo dovrebbero consentire un decongestionamento del Campus dalle autovetture e un miglioramento significativo della qualità della vita degli studenti , dei docenti e del personale tutto.

Successivamente  interessante è stato  l’intervento del dott. Fabio Teti, Direttore finanziario e commerciale di Tiper, l’ azienda pubblica di trasporto della Regione Emilia-Romagna.  Teti dopo aver evidenziato le importanti potenzialità che ha l’Unical  per quanto attiene lo sviluppo di un sistema di Smart Mobility, ha raccontato nel dettaglio  l’esperienza in corso a Bologna, Ferrara, Rimini, Modena e tante altre importanti città, di sistemi di car sharing elettriche che stanno stravolgendo le abitudini dei cittadini in Emilia Romagna, semplificando l’accessibilità alla rete regionale e nazionale e spostando l’orientamento dei giovani verso l’uso dell’autovettura piuttosto che verso la proprietà della stessa. 

Secondo programma è  poi intervenuto il dirigente trasporti della Regione Calabria, ing. Giuseppe Pavone, che ha illustrato le azioni in essere da parte della regione confermando l’esistenza di interessanti opportunità per ottenere incentivazioni e  finanziamenti mirati alle nuove forme di mobilità.

Dopo un breve ma interessante dibattito e le considerazioni e riflessioni conclusive di Emanuele Proia, direttore generale Asstra, che ha confermato fra l’altro la disponibilità della stessa Azienda a supportare iniziative interessanti a livello territoriale mettendo a disposizione le proprie professionalità ed il proprio Know how, è intervenuta a conclusione nuovamente la prof. Patrizia Piro, Pro Rettore Presidente del Centro Residenziale, che ha ringraziato gli intervenuti ed ha posto all’attenzione anche  il problema dell’assoluta insufficienza dei collegamenti aerei diretti  fra Lamezia e le principali Capitali Europee e non solo, spiegando che all’Università della Calabria  sono iscritti e frequentano oltre 2000 studenti  stranieri, ai quali secondo lo Statuto dell’Università sono riservati annualmente dei posti nel Centro Residenziale e che l’esigenza di collegamenti internazionali aerei diretti è ormai esigenza non secondaria, sia per l’Unical che per l’intera regione.

La stessa Prof.ssa Piro ha chiesto quindi all’Ing. Pavone di farsi portatore di tale importante  istanza all’autorità politica regionale sollecitandone un intervento incisivo anche politico, a livello legislativo sia nazionale che europeo. (fb)

PONTE: CON UN PAIO D’ORE RISPARMIATE
SICILIA, CALABRIA E ITALIA PIÙ “VICINE”

di ROBERTO DI MARIA – Del Ponte sullo Stretto, in campagna elettorale, è giusto che si parli, data l’importanza che esso assume per l’intero Mezzogiorno. L’opinione pubblica italiana lo vede come l’infrastruttura più complessa mai costruita, che stabilirà una serie di record tra i quali spicca la campata sospesa più lunga del mondo (3300 m). Una dimensione che finisce per nascondere l’importanza trasportistica, sociale e perfino politica dell’opera stessa.

Nel 2022 è inutile ripetere che l’aspetto trasportistico, con la logistica ad esso strettamente connessa, ha ormai un’importanza fondamentale ai fini dello sviluppo dei territori: l’intero pianeta si va ridisegnando in base ai nuovi parametri che fanno della connettività uno strumento di crescita ancora più importante della geografia (Parag Khanna). A negarlo sono rimasti solo i pochi irriducibili sostenitori della “decrescita felice” di Latouche, in quotidiano arretramento a causa di crisi energetiche, alimentari, delle materie prime e, purtroppo, anche dei conflitti in atto.

Peraltro, guardando ai tanti problemi del trasporto viaggiatori su ferro in Sicilia, anche l’osservatore più sprovveduto deve ammettere che gli interventi in corso e quelli previsti si riveleranno pressoché ininfluenti, se dovesse permanere l’attuale condizione di isolamento della nostra Regione.

 Il Ponte sullo Stretto, da solo, consentirebbe una riduzione dei tempi di viaggio nella relazione Sicilia-Continente quantificabile almeno in un paio d’ore: tanto è il tempo che passa tra l’arrivo di un treno Intercity a Villa S. Giovanni e la sua partenza da Messina, o viceversa. Una penale da pagare per pochi km di mare che gli orari attualmente in vigore ci rivelano variabile tra 1 h: 50’ e 2 h: 15’: quanto basta per raggiungere almeno Bologna da Roma: 400 km con treni ad Alta Velocità.

 Nel caso della Sicilia, di AV è meglio non parlarne: senza Ponte, essa continuerà a fermarsi a Salerno, lasciando inattuato il corridoio TEN-T Scandinavo-Mediterraneo, che dovrebbe arrivare fino a Palermo. Il motivo è semplice: i collegamenti AV comportano costi di costruzione molto elevati, e devono garantire benefici economici di entità ancora maggiore per superare la fiera opposizione di chi vuole riservare tali risorse al di sopra di Roma. Dove i vantaggi immediati sono molto più evidenti.

 Di fronte a questa mentalità – che è contemporaneamente neo liberista e bottegaia – non serve parlare di benefici sociali e di sviluppo a medio-lungo termine in quanto ciò che conta è solo l’immediato utile economico locale, non la crescita equilibrata del Paese. E i risultati di tale politica economica sono sotto gli occhi di tutti.

Realizzare qualche tratta ed AV per un paio di centinaia di km, lasciandole separate dalla rete europea non serve a nulla. Le differenze nei tempi di percorrenza non giustificano l’investimento, ovvero “il gioco non vale la candela”. Non avrebbe senso, quindi, realizzare una AV limitata al solo territorio siciliano, dove le distanze tra le città principali sono inferiori alla metà del limite dei 500km generalmente considerato lo spartiacque tra i collegamenti da rendere veramente “veloci” e quelli che si possono lasciare “lenti”. Perché il loro sviluppo non interessa ai decisori politici. Ergo, le città della Sicilia saranno servite da treni ad AV soltanto qualora la rete ferroviaria siciliana fosse messa in continuità con la rete continentale.

Inutile, poi, perdere tempo a esaminare il tanto celebrato “traghettamento veloce” ottenuto realizzando elettrotreni ad alta velocità su misura (non potendo essere scomposti come gli attuali Intercity) per entrare nelle navi traghetto: le manovre per entrare ed uscire dal traghetto, seppur semplificate, sarebbero comunque necessarie, e il risparmio di tempo limitato a un paio di decine di minuti a fronte delle attuali due ore ed oltre. Con costi assolutamente non giustificabili.

 In queste condizioni, non potrebbe mai verificarsi quella svolta che comporterebbe per l’estremo Meridione i benefici registrati dall’AV che, dovunque è stata realizzata, ha portato incrementi di PIL che raggiungono il 10% e riducono drasticamente l’uso dell’aereo, con tangibili riduzioni dell’inquinamento.

 Un nostro studio, pubblicato nel Novembre 2019 confronta i tempi di percorrenza in treno dalla Sicilia al continente con quelli dell’aereo, considerando anche i tempi necessari agli spostamenti dalla città all’aeroporto e viceversa, nonché i tempi di imbarco e di sbarco. Si scopre che sulla relazione Catania-Roma i tempi del viaggio sarebbero praticamente identici: circa quattro ore e mezza.. Sulla Palermo-Roma la differenza sarebbe meno di un’ora a favore del vettore aereo (5h30’ contro 4h38’).

Non è un cambiamento da poco: secondo le leggi dell’economia la concorrenza fra gli operatori abbassa il prezzo del prodotto. I viaggiatori siciliani non dovrebbero più sobbarcarsi i salassi a cui sono sistematicamente sottoposti dalle compagnie aeree per rientrare in Sicilia dopo le vacanze. A prezzi improvvisamente raddoppiati.

Naturalmente per gli spostamenti su gomma vale lo stesso discorso, ma trasferito al rapporto di concorrenza che si verrebbe ad instaurare tra traghettamento e Ponte. Il primo, che oggi opera praticamente in monopolio, ha costi altissimi per l’utente e la presenza dei traghetti RFI, in affiancamento al gestore privato, non ha mai determinato una vera concorrenza. Come avviene con le compagnie aeree.

 Il Ponte non solo ridurrebbe di oltre un’ora i tempi di attraversamento, ma il pedaggio sarebbe molto più basso, considerato l’orientamento consolidato di un finanziamento della costruzione interamente pubblico.

Tutto fingendo di non vedere l’incredibile mancata risposta delle massime Istituzioni (inclusi i Presidenti Mattarella e Draghi) alla richiesta, avanzata nell’Aprile 2021, del rispetto delle Norme di Sicurezza in Mare durante il traghettamento dei treni passeggeri. Stendiamo un velo pietoso su questa omissione.

In sintesi, pochi, comprensibili ragionamenti mostrano i benefici che consentirebbero ai siciliani di recuperare una buona fetta dei sei miliardi di costi aggiuntivi che, secondo l’istituto Prometeia, soffocano l’economia e la vita dei siciliani. Ma pare che non importi a nessuno. (rdm)

(Roberto Di Maria è un ingegnere dei Trasporti)

Bus turistici: dalla Regione 250 milioni per la mobilità

Arriva sui nuovissimi autobus finanziati dalla Regione il logo ideato dall’assessore al Turismo Fausto Orsomarso. Oggi alle 9.30 a Lamezia Terme la presentazione dei nuovi autobus delle autolinee calabresi e i bus personalizzati, questi ultimi, in particolare, interamente griffati “Calabria straordinaria”, collegheranno molte località turistiche dagli aeroporti calabresi.

Interverrà l’assessore regionale al Turismo, Marketing territoriale e Mobilità, Fausto Orsomarso, che parla “di una giornata che apre ad una nuova era nei trasporti calabresi”.

«Il piano di rinnovamento e servizio – spiega Orsomarso – prevede, da domenica 10 luglio e fino a domenica 4 settembre, nuovi collegamenti da tutti gli aeroporti calabresi, attraverso servizi di trasporto con autobus che raggiungeranno molteplici destinazioni turistiche della Calabria, con una copertura quasi integrale delle più importanti località del turismo balneare».

Parteciperanno alla presentazione i dirigenti di Anav e il dirigente di settore del Dipartimento regionale al Turismo, Cosimo Caridi.

L’aeroporto di Lamezia Terme sarà collegato con la costa degli Dei nel Vibonese, con la costa Tirrenica a Nord fino a Praia a Mare, con la costa Ionica da Catanzaro alla Locride e da Catanzaro a Crotone, con Cosenza e poi a proseguire verso l’alto Ionio cosentino fino a Rocca Imperiale.

Dall’aeroporto di Reggio Calabria sarà raggiungibile la costa Viola, la costa Ionica reggina fino a Caulonia e anche Gambarie in Aspromonte.

Dall’aeroporto di Crotone sarà collegata tutta la costa Ionica fino a Sibari a Nord e Catanzaro a Sud.

Per ogni destinazione ci saranno almeno due coppie di collegamenti aggiuntivi e gli orari saranno concertati, sotto la regia regionale, fra la Sacal, società di gestione aeroportuale, e gli operatori del trasporto pubblico locale, per garantire la copertura delle fasce orarie con più collegamenti aerei.

Il totale dell’investimento per cambiare l’intero parco autobus ammonta a 250 milioni di euro, con  200 milioni di euro di risorse pubbliche e 50 delle imprese del trasporto pubblico locale. (rrm)

LE PAROLE NON BASTANO PIÚ, LA CALABRIA
È ALLA RICERCA DI UNA VISIONE ORGANICA

di FRANCESCO RAOL’Italia, nel suo insieme, racchiude una serie di risorse umane, materiali e immateriali dal valore inestimabile e il Made in Italy continua ad essere uno dei Brand più ambiti a livello planetario. In contropartita, molti tra i nostri migliori studenti, ancora oggi, per realizzare i loro sogni, sono “costretti” a fare le valige e partire con un biglietto di sola andata. Volendo essere buoni, sarebbe opportuno chiedersi il perché, nel 2022, si continuano ad affrontare le sfide della quotidianità con metodi simili a quelli utilizzati durante la metà del Secolo scorso.

Sicuramente qualcosa non ha funzionato nel verso giusto, oppure vi è una manifesta volontà tesa a non far funzionare un sistema avanzato come il nostro, costringendo la società a vivere in una perenne mediocrità ma con l’appannaggio dettato da aspettative futuristiche nelle quali l’innovazione più recente risulta essere allo stesso tempo obsolescenza conclamata. Alcuni potranno asserire che tutto ciò è il prezzo del progresso. Personalmente credo sia altro. Le risposte a queste domande, volutamente formulate senza l’utilizzo del punto interrogativo, preferirei consegnarle ai miei gentili lettori, magari dopo aver letto i contenuti della presente riflessione.

Da un punto di vista territoriale, ogni singola regione italiana, con il passare del tempo, ha saputo costruire una propria identità puntando principalmente sulle varie peculiarità possedute, senza trascurare la valorizzazione del microsistema, presente su scala provinciale e comunale. Sappiamo benissimo dell’esistenza di numerose regioni virtuose e non possiamo più negare che molte regioni sono ancora ferme, anzi, impegnate a segnare il passo e insieme a loro sono costrette a farlo milioni di cittadini. La presente riflessione, focalizzata sulla realtà calabrese, vuole ripercorrere quella metodologia insegnataci dalle nostre maestre ai tempi delle scuole elementari, quando l’interrogazione di geografia si svolgeva osservando la cartina fisica o politica per illustrare le peculiarità del territorio. 

Osservando la cartina della Calabria, percepiamo immediatamente la quantità e la qualità delle macro-disponibilità che necessiterebbero più di uno sforzo mentale volto a vedere le opportunità e non strutturale per doverle costruire. Con la certezza di non poter fare una approfondita analisi, sommariamente indico una breve didascalia iniziando dagli 800 km di coste (buona parte di esse non utilizzabili a seguito della conformazione montuosa del territorio e dall’intersezione dei binari ferroviari che ne inibiscono la realizzazione di apposite infrastrutture per valorizzarne il litorale. In buona sostanza, pensando al territorio della Locride, perché non vi è stata una progettualità tesa a traslare a monte i binari, attuando da una parte la rivitalizzazione delle aree interne e dall’altra l’implementazione degli insediamenti balneari?

Per quando riguarda le coste non balneabili, perché non si accetta la sfida della Blue Economy, ivi compresa l’acquacoltura? Vi sono poi i tre Parchi Nazionali (Pollino, Sila e Aspromonte). Quali segmenti turistici e quali piani strategici vengono attuati per coinvolgere annualmente un turismo di nicchia, desideroso di vivere questi luoghi, per molti versi ancora sconosciuti oppure trasformati in una cornice utile a narrare quanto le Istituzioni dovrebbero debellare in pochi mesi? Quante guide turistiche e quanta ospitalità diffusa si potrebbe accogliere? Andando avanti, dopo il mare e la montagna, poniamo l’attenzione sulla pianura. Per l’esattezza, nei confronti delle sei pianure della Calabria (Scalea, Sibari, Crotone, Sant’Eufemia, Gioia Tauro e parte della Locride), esiste un progetto strutturale dell’agricoltura nel quale oltre ai prodotti siano compresi appositi marchi identitari per conferire valore tanto alla produzione quanto ai territori? Da un punto di vista culturale: i numerosi monumenti storici, i musei e gli scavi archeologici, in parte visitabili ed in parte inaccessibili a causa di lavori finanziati con il contagocce, ci siamo chiesti in quale circuito nazionale ed internazionale dell’Arte sono rintracciabili?

Senza voler inveire, le guide turistiche, utili a promuovere questi luoghi, sono reperibili su portali specifici e tradotte in tedesco, giapponese, cinese e arabo? Per quanto riguarda il capitolo dei libri, da una parte mi fa piacere apprendere una forte presenza di scrittori calabresi, ma quali saranno le sorti delle nostre biblioteche, stracolme di pregiatissimi volumi?  Attualmente, tali patrimoni librari, sembrerebbero essere stati assegnati d’ufficio ai famelici tarli in quanto, l’idea di mettere in rete le biblioteche della Calabria ed a sua volta creare un portale internet contenente l’intero patrimonio letterario e scientifico, non è stata ritenuta strategicamente utile. Altra domanda: quanti studiosi, ricercatori, restauratori e visitatori avremmo potuto accogliere?

Le Università attive in Calabria, seppur concentrate ad affrontare quotidianamente le sfide poste alla loro attenzione da un mercato del lavoro intento a reperire elevate competenze, vista la professionalità e la preparazione dei docenti e vista la propensione dei discenti nel voler studiare in Calabria, motivazione che comprende anche l’impossibilità per molte famiglie di mantenere i loro figli negli Atenei del Nord oppure presso le costose Università telematiche, quando riusciranno a superare un paradosso, racchiuso in tutti quei corsi di laurea ormai superati e causa del mismatch occupazionale? La parola d’ordine oggi risiede nella ricerca tecnologica, nella gestione dei big data, nell’elaborazione di strumenti informatici utili ad alimentare i logaritmi dell’intelligenza artificiale i quali, affiancati alla robotica e all’info mobilità segnano il futuro. 

Occorre guardare ai prossimi 150 anni e non al tempo passato, altrimenti i giovani e le future generazioni somiglieranno alle generazioni del passato i quali, trovandosi al cospetto del progresso e non sapendolo interpretare, hanno scelto di essere conservatori per sentirsi più forti senza palesare tutta la loro ignoranza. 

Accanto a quei corsi di laurea tradizionali ma utili allo sviluppo, occorre dedicarsi alla sperimentazione di nuovi percorsi innovativi, superando l’esperienza vissuta da migliaia di laureati, costretti a studiare sino a 45 anni per poi poter sperare di vivere una vita da precari oppure doversi consegnare alla servitù della malavita o nel dover ripiegare per accontentarsi riponendo in un cassetto titoli di studio, entusiasmo e capacità indispensabili a generare sviluppo. In Calabria vi sono anche insediamenti industriali di pregevole virtuosità. Buona parte di essi attendono la materializzazione della famosa “Zona Economica Speciale” e della strutturazione degli interporti per poter avviare processi di produzione, capaci di invertire l’attuale curvatura del sistema occupazionale. Intanto, proprio questa mattina, si apprende da Gazzetta del Sud, che dopo 15 anni, è stato superato il limite che impediva il trasferimento della rete ferroviaria dal CORAP a RFI, frutto dell’Accordo di Programma Quadro adottato nel 2007 dall’allora Giunta regionale e riproposto nel 2020 con caparbia dall’Assessore regionale ai Trasporti Domenica Catalfamo.

Anche questi risultati, perché sono giunti così in ritardo? Quanto occasioni perse? Chi ne ha la responsabilità? Il Porto di Gioia Tauro, vista la movimentazione di container e vista la particolare predisposizione dei fondali (tra i più profondi del Mediterraneo) avrebbe meritato maggiori attenzioni e maggiori investimenti, invece di dover attendere così a lungo il collegamento con la rete ferroviaria? Naturalmente, manca ancora un altro importantissimo passaggio per completare l’opera: rendere possibile la percorribilità ai convogli ferroviari lunghi 750 metri, attualmente non possibile a causa di una galleria presente lungo la linea Reggio Calabria-Battipaglia. Anche in questo caso, vuoi vedere che il ritardo è stato causato per non incidere sulla produttività di qualche altro Porto Italiano? Di questo passo, come si può pensare di poter creare nuova occupazione, sviluppo e crescita socioeconomica in una Calabria affamata di lavoro? Al fine di poter fornire un quadro d’insieme ai gentili lettori, vorrei puntualizzare che la portualità in Calabria, oltre allo stesso Porto di Gioia Tauro, conta altri 38 Porti. Seppur di minore dimensione, parte di questi Porti sono stati adibiti ad approdi turistici ed altri a scali commerciali. Anche in questo caso, la domanda sorge spontanea: si potrebbe fare molto di più, oppure va bene così? Vi è poi il capitolo afferente alla mobilità. 

In tal senso abbiamo un primato che la penuria di autostima non ci consente di valorizzare nei modi dovuti. Forse non tutti sono al corrente che la vecchia autostrada Salerno-Reggio Calabria, oggi Autostrada del Mare, sta per divenire una tra le arterie autostradali più evolute d’Europa. Tutto ciò sarà possibile grazie alla lungimirante visione di ANAS che ha progettato e sta realizzando lungo l’A2 la prima Smart Road Italiana. Tutti i processi di manutenzione, aggiornamento e supporto, necessari per questa innovativa via di trasporto, destinata ad accogliere mezzi condotti dall’intelligenza artificiale grazie al sistema cellulare 5G, li commissioneremo ai neolaureati cinesi oppure vogliamo iniziare a formare le nostre Risorse Umane, fissando gli obiettivi riconducibili alla tecnologia informatica, alla robotica e all’intelligenza artificiale come innovazione capace di trattenere le migliori intelligenze? Inoltre, le Scuole e Università quando inizieranno a pensare e investire di più, magari promuovendo sistemi di fund raising per finanziare borse di studio, laboratori ultra moderni, viaggi studio per i meno abbienti e promuovere un modello di orientamento scolastico volto a porre fine alle tante fiere del nulla, con annesse distribuzioni di gadget e sorrisi smaglianti, donati da quei dirigenti che temendo il sotto dimensionamento e il trasferimento dimenticano volutamente il loro ruolo e  improvvisandosi di anno in anno in tutt’altro contribuiscono a rubare il futuro dei giovani?

Il sapere e la meritocrazia possono tornare di moda quando la serietà di un sistema politico-istituzionale inizierà a dare ascolto e porre attenzione alle competenze del futuro da intersecare sapientemente alle abilità richieste in passato e rispondere ai richiami dell’OCSE con la crescita culturale che sino ad ora abbiamo saputo soltanto perdere. Per quanto riguarda il trasporto ferroviario e aereo, purtroppo siamo ancora ai litigi dell’asilo. Tante volte è un fatto antropologico, registrato quotidianamente tra i tanti contendenti i quali, da una parte sarebbero propensi a vantare pubblicamente i meriti dell’alta velocità e dall’altra sono impegnati a stracciarsi le vesti pretendendo fermate dei treni che da Alta Velocità finirebbero per diventare Espressi perdendo l’efficacia di quei collegamenti veloci indispensabili per i nostri viaggiatori. Solo per espletare meglio il concetto ricorro ad un esempio: per la tratta Roma-Milano, in treno, necessitano 3 ore e 10 minuti e sono previste due fermate intermedie (Firenze e Bologna). Un voluto treno Alta velocità, da Reggio Calabria a Roma, secondo l’acclarata necessità proveniente dagli amministratori locali dovrebbe effettuare soltanto in Calabria almeno in dieci fermate per servire i centri più importanti situati lungo la linea. La domanda sorge spontanea: ci rendiamo conto dove nasce il ritardo? Idem per gli aeroporti: in una regione di 1.900.000 abitanti si può pretendere che ci siano tre aeroporti con collegamento da Roma a Milano giornalieri?

In questo caso la curiosità potrebbe essere intuibile ma la condivido: quante persone viaggiano quotidianamente in aereo su queste tratte? Forse, con un solo aeroporto, situato nel centro della Calabria (Lamezia), servito da una metropolitana di superficie capace di collegare in meno di un’ora tutto il territorio regionale con lo scalo aereo, non saremmo stati più al passo con i tempi, ottenendo maggiori rotte nazionali e internazionali e implementando le opportunità di far giungere in Calabria un turismo abituato a muoversi utilizzando le combinazioni aereo, treno e autobus? Pensateci bene, prendendo la valigia e uscendo da casa, quanto tempo necessita per raggiungere l’aeroporto più vicino utilizzando un mezzo pubblico? Raggiunto l’aereo porto, quale frequenza di voli è disponibile?

Anche queste scelte potrebbero essere annoverate tra i primi segnali di una transizione ecologica reale che da noi stenta ad essere compresa e attuata, soprattutto per mera questione culturale. Volutamente non entro nel merito del segmento afferente alle attività produttive della Calabria, sono profondamente convinto che sino ad ora non sia stato possibile esprimere tutta la potenzialità produttiva di questo territorio per penuria di pianificazione, programmazione e organizzazione. Tali regole aziendali, valgono tanto e rappresentano il valore aggiunto di un mondo artigianale, agricolo, commerciale e societario troppo preso dall’idea che l’imprenditore sa fare tutto e poi spreca fiumi del proprio profitto in spese inutili per tentare di far crescere la propria azienda. Anche questa è una questione culturale. Inoltre, mancando la diffusione del modello cooperativo, i numerosi ritardi registrati nell’organizzazione aziendale, riconducibili anche alla penuria di formazione continua, hanno plasticamente rappresentato la sommatoria degli ulteriori  ritardi strutturali, consolidandone le difficoltà produttive e a sua volta divenendo causa determinante di una crescente difficoltà anche nell’accesso al credito per far fronte al pagamento delle tasse e per affrontare quei costi aggiuntivi, legati al trasporto e alla distribuzione, che incidono sul prezzo finale dei prodotti. 

Percorrendo ancora questa strada, quale futuro potrà avere il nostro segmento produttivo? Potrà mai concorrere a pari dignità con altre aziende più evolute e insediate in un Centro-Nord iperconnesso e veloce? Purtroppo, a noi manca anche la cultura delle filiere di produzione e la capacità di promuovere insieme al prodotto l’immagine mediante la realizzazione di confezioni più raffinate capaci di veicolare l’importanza racchiusa nella storia di ogni prodotto e soprattutto il valore impresso dalle generazioni che hanno custodito nel tempo i vari processi di produzione, tramandando ad altre generazioni non un lavoro ma una grande cultura produttiva.

Per il momento mi fermo. Non scrivo altro. Vorrei sperare che negli spunti offerti possa esserci motivo di riflessione e soprattutto voglia di immaginare una Calabria capace di volare alto attraverso nuove scelte e nuovi percorsi. (fr)

[Francesco Rao è giornalista e sociologo, presidente della Sezione Calabria dell’Associazione Nazionale Sociologi]

IN CALABRIA IL TRENO SI USA SEMPRE MENO
GLI SPOSTAMENTI SONO DIMINUITI DEL 25 %

C’è una Calabria che non usa più il treno. Il rapporto Pendolaria di Legambiente evidenzia che, nella nostra regione, gli spostamenti sugli intercity e regionali sono diminuiti del 25%, a causa della riduzione dell’offerta.

Ma non è solo la nostra regione ad aver subito un calo dei viaggiatori sui convogli a lunga percorrenza finanziati con il contributo pubblico, principalmente gli intercity: come rileva il report, «l’offerta in termini di treni*km è scesa dal 2010 al 2019 del 16,7% e parallelamente sono calati i viaggiatori del 47%. Solo negli ultimi anni c’è stato un recupero dell’offerta di servizio Intercity – treni fondamentali nelle direttrici fuori dall’alta velocità, in particolare al Sud e nei collegamenti con i centri capoluogo di Provincia – ma dal 2010 al 2017 la riduzione delle risorse, con proroghe del contratto tra il Ministero delle Infrastrutture e Trenitalia, ha portato ad una riduzione drastica dei collegamenti».

«C’è una ragione precisa – illustra il rapporto – che spiega come mai i passeggeri sui treni non siano cresciuti a ritmi maggiori e che, anzi, in alcune Regioni siano calati: le risorse per il servizio di trasporto regionale sono diminuite. I finanziamenti statali per il servizio ferroviario regionale hanno visto una diminuzione tra il 2009 ed il 2019 del 21,5%, mentre i passeggeri crescevano di oltre l’8%. Per i trasporti su gomma e su ferro si è passati da una disponibilità di risorse di circa 6,2 miliardi di euro nel 2009 a meno di 4,9 miliardi nel 2020 (0,9 erano legati al disavanzo creato dal Covid-19). Tra il 2009 ed il 2022 si registra ancora una differenza del -19,8% nei finanziamenti complessivi, circa un quinto in meno».

Tuttavia, per Legambiente, «la responsabilità di questa situazione è anche delle Regioni, a cui da oltre 15 anni sono stati trasferiti poteri e risorse sul servizio ferroviario locale. In particolare, le Regioni hanno la responsabilità di definire il Contratto di Servizio con i gestori dei treni».

«Le differenze tra le diverse parti del Paese – si legge – nell’offerta di servizio sono legate proprio alla diversa spesa prevista dalle Regioni per il servizio ferroviario ed il materiale rotabile. Mediamente, per il 2020, gli stanziamenti sono stati pari allo 0,34% del bilancio regionale, in diminuzione rispetto allo 0,65% dell’anno precedente e sugli stessi livelli del 2018 (0,33%)».

In Calabria, ad esempio, non è stato stanziato un solo euro per il servizio, mentre ne sono stati stanziati 20,4 milioni di euro per il materiale rotabile. In poche parole, si tratta dello 0,27% sul bilancio regionale.

Una vera vergogna, se si considera che tra Cosenza e Crotone non ci sia un collegamento diretto, ma serve almeno un cambio di 2 ore e 39 minuti per soli 115 km di distanza.

Legambiente, poi, ha evidenziato come «nessuno si preoccupa di spiegare come si recupera il taglio dei treni in circolazione avvenuto in questi anni sia per gli Intercity che in molte regioni per i regionali», e che «gli stessi nuovi importanti cantieri in fase di realizzazione su direttrici fondamentali rischiano di non portare cambiamenti sostanziali negli spostamenti tra le città e le regioni del Mezzogiorno».

Quindi, mentre si dovranno aspettare almeno cinque o sei anni prima che i più grandi progetti infrastrutturali siano portati a termine, nessuno si preoccupa – denuncia l’Associazione – di come fare in modo che intanto migliori l’offerta tra le città capoluogo, malgrado muoversi tra Bari e Napoli, tra Reggio Calabria e Taranto, tra Potenza e Lecce in treno oggi sia praticamente impossibile. Il Sud, quindi, rischia di rimanere a lungo con una qualità del servizio non paragonabile con il resto del Paese».

«I dati sono chiari: qui circolano meno treni – si legge nel rapporto – sono più vecchi e su linee in larga parte a binario unico e non elettrificate. È un problema di offerta di treni nazionali – gli Intercity si sono ridotti, sono pochissime le Frecce che viaggiano oltre Salerno per arrivare a Reggio Calabria, Taranto, Bari – e di offerta del servizio regionale, senza alcun coordinamento che permetta di mettere a sistema l’offerta».

«Nel dossier Pendolaria 2022, oltre alle gravi e ormai note criticità del sistema ferroviario calabrese, dovuti alla presenza di treni troppo vecchi e vetusti, alle poche corse e al deficit dell’alta velocità, per citarne alcune – ha dichiarato Anna Parretta, presidente di Legambiente Calabria,emergono anche aspetti positivi, quali gli interventi previsti sulle reti dei gestori regionali ( non RFI) : 280 milioni per il potenziamento ed ammodernamento della Cosenza -Catanzaro gestita da Ferrovie della Calabria o l’ammodernamento della linea Jonica nella tratta Sibari-Catanzaro, in via di elettrificazione, i cui lavori già avviati, seppure a rilento, dovrebbero concludersi entro il 2023 ( per un costo di 500 milioni di euro incluse soppressioni di passaggi a livello ed il rinnovo delle stazioni)».

«Tra le positività – ha concluso – previa verifica dei tracciati dei progetti e dei relativi impatti ambientali, spicca anche il finanziamento previsto dal Fondo complementare del PNRR con il quale sono stati stanziati 9,4 miliardi di euro per la realizzazione di alcune prime tratte della nuova linea AV Salerno-Reggio Calabria. Si tratta di segnali importanti verso la realizzazione di un sistema di trasporti sostenibile che , oltre a tutelare l’ambiente, potrà migliorare la qualità della vita dei calabresi».

Legambiente, dunque, suggerisce le quattro priorità da realizzare al 2030, che diano un cambiamento «della mobilità e consentire il raggiungimento dei target europei di riduzione delle emissioni di CO2 nei trasporti al 2030 e di decarbonizzazione al 2050, e per il recupero di ritardi e disuguaglianze territoriali: un piano per recuperare il gap di metropolitane e tram nelle città italiane, con una legge che permetta ai comuni di programmare e accedere ai finanziamenti necessari; aumentare i treni, i tram e gli autobus in circolazione nelle città, rispondendo al problema dell’affollamento dei convogli e della frequenza inadeguata rispetto alla domanda esistente e futura, aumentando la dotazione del Fondo nazionale trasporti; un nuovo contratto Intercity per ridurre le disuguaglianze territoriali; continuare il processo di rinnovo e di potenziamento del parco di treni circolante».

«La transizione ecologica – conclude la nota – è una grande opportunità per creare lavoro in Italia nelle fabbriche di mezzi a emissioni zero, nei cantieri della mobilità sostenibile, nel trasporto pubblico e nella sharing mobility». (rrm)

A Reggio il dibattito sui trasporti e la mobilità promosso dalla Filt-Cgil Calabria

Si intitola Investire nelle ferrovie, dare qualità ai trasporti, modernizzare la Calabria l’incontro in programma il 10 settembre, alle 17, al Cinema Metropolitano di Reggio Calabria, organizzato dalla Filt-Cgil Calabria.

Partecipano Nino Costantino, segretario regionale Filt-Cgil Calabria, Francesco Russo, docente di Ingegneria dei trasporti Università Mediterranea di Reggio Calabria, Giuseppe Falcomatà, sindaco di Reggio Calabria, e Maria Teresa Debenedictis, segretaria nazionale Filt-Cgil, che chiuderà il dibattito.

All’iniziativa interverranno anche i dirigenti dei dipartimenti, Rappresentati Sindacali Unitari e della Sicurezza. Ripartirà, dunque, da Reggio una diffusa iniziativa regionale che, nei prossimi mesi, toccherà molti centri della Calabria per affrontare i temi infrastrutturali e dei trasporti, per verificare i tempi degli investimenti e dei progetti del Pnrr, per riportare al centro del dibattito la modernizzazione della Calabria. In questa prima iniziativa, ovviamente partendo dalle questioni ferroviarie, si affronteranno anche alcune emergenze vertenziali come quella del futuro dell’Aeroporto e della mobilità nello Stretto. (rrc)

La lettera / Associazione Ricchizza: I trasporti pubblici inesistenti sulla Jonica

Riceviamo e pubblichiamo dall’Associazione Ricchizza di Pietrapaola (CS) una lettera che mette in evidenza le incongruenze del trasporto pubblico e le criticità della mobilità tra i piccoli centri. È un dibattito che merita attenzione e il contributo di amministratori e lettori cui daremo volentieri spazio adeguato.

Ad intervalli regolari i nostri politici locali e nazionali, continuano a prenderci per i fondelli con promesse tanto roboanti quanto evanescenti. Da decenni ci promettono la realizzazione del ponte sullo stretto e il potenziamento delle infrastrutture a cominciare dai porti e dagli aeroporti. E intanto siamo costretti a sobbarcarci viaggi in auto o in pullman della durata di 10 – 15 o 20 ore, a seconda della località da raggiungere. E lo facciamo abtorto collo per mancanza di alternative e per il forte desiderio di rivedere i nostri cari o per ritornare nei luoghi natii.
Ma come si può pensare di attrarre i turisti? Come si può pensare di incentivare il turismo in queste condizioni? Come si può pensare che chi non ha legami di affetto o validi motivi di lavoro, affronti la fatica e i rischi di un viaggio in automobile o in pullman di migliaia di km per raggiungere le nostre rinomate località?
Per attrarre i turisti sono necessarie molte cose a cominciare dalla funzionalità, dalla celerità e dal costo dei mezzi di trasposto che vanno riorganizzati privilegiando quelli più vantaggiosi per l’utente.
È giunto il momento di rendere la Calabria accessibile a chi desidera farlo, utilizzando le risorse che saranno messe a disposizioni nei prossimi anni. È giunto il momento di operare delle scelte a favore degli aeroporti e dei viaggi in aereo anziché in autobus. È Giunto il momento di eliminare alcune migliaia di autobus che partono giornalmente dalla Calabria per raggiungere le città del nord “a spese dei contribuenti”. È giunto il momento di riorganizzare la rete dei trasporti a cominciare dai singoli paesi, sostituendo gli autobus, che ormai non li utilizza più nessuno, con delle navette più piccole e meno costose.
In altri termini, serve una rete di trasporto pubblico da e verso gli aeroporti che garantisca di prendere le coincidenze dei voli al servizio di chi utilizza questi vettori; Pertanto non sono necessari altri aeroporti ma dei collegamenti funzionali fra gli aeroporti e i singoli borghi per fare in modo che il turista, una volta poggiato il piede sulla nostra terra, possa trovare a sua disposizione dei mezzi celeri e confortevoli che gli consentano di raggiungere la sua destinazione. È assurdo che da Milano a Lamezia è sufficiente un’ora e mezza di aereo e poi da Lamezia per raggiungere i comuni dell’Alto Jonio ne occorrano tre o quattro con la macchina e sei o sette con il treno!
Associazione Ricchizza Pietrapaola

INTERCITY-NOTTE DALLA CALABRIA JONICA SERVE IL RIPRISTINO DEI COLLEGAMENTI FS

Ripristinare, a costo zero, grazie agli InterCity notte, il collegamento tra la Calabria, Bologna e Milano. È questa la proposta lanciata dall’Associazione Ferrovie della Calabria, a seguito del «rilancio in grande stile dei treni notte che sta avvenendo in Europa» che «”contagia” anche l’Italia: Trenitalia, oltre all’eccellente restyling delle vetture cuccette, letto e posti a sedere, sta infatti studiando l’avvio di una nuove relazioni InterCity Notte nazionali ed anche tra le stesse regioni del Sud Italia».

Si tratterebbe di un altro importantissimo risultato, che farebbe seguito alla futura istituzione del treno regionale Crotone-Sibari in coincidenza con il Frecciargento Sibari-Roma-Bolzano, rendendo, così, ancora meno isolata la fascia jonica, spesso dimenticata e abbandonata nei disegni di sviluppo della Calabria.

L’Associazione Ferrovie della Calabria, dunque, ‘cogliendo l’attimo’, ha lanciato la proposta attraverso un post su FB di Roberto Galati «di unificazione dei treni InterCity 562/559 Reggio Calabria Centrale – Taranto con i treni InterCity Notte 758/765 Lecce – Taranto – Milano Centrale. Semplicemente evitando la rottura di carico a Taranto, attraverso l’aggancio/sgancio dall’InterCity Notte delle vetture provenienti dalla linea Jonica, si potrebbe ripristinare a costo zero una relazione diretta tra tutta la Calabria e Basilicata jonica, e Bologna/Milano».

«Si tratterebbe – ha scritto Galati – di una boccata d’ossigeno per un territorio che, purtroppo, soccombe sotto i colpi dell’isolamento in tema di trasporto ferroviario (e non solo). Realizzare questo collegamento significa ridare la possibilità di viaggiare dalla Locride, da Catanzaro (capoluogo di Regione!), da Crotone, dal cirotano e dalla sibaritide, verso Milano, senza dover cambiare treno».

«Perché si tratterebbe di un provvedimento a costo zero? – continua Galati a nome dell’Associazione –. Molto semplicemente perché non si tratterebbe di un treno aggiuntivo: l’unica operazione da effettuare, a Taranto, sarebbe quella di effettuare, appunto, la manovra di aggancio/sgancio delle vetture. Manovra effettuabile senza alcuna particolare problematica visto e considerato che nell’importante stazione pugliese esiste già un presidio di manovra (ovviamente, essendo attestati in questa stazione numerosi treni nazionali e regionali)».

«Chiaramente – continua la nota – alle due vetture tipo “UIC-Z” con posti a sedere di seconda classe che oggi compongono l’InterCity 562/559 Reggio C. Centrale – Taranto, andrebbe aggiunta una sezione notte composta da almeno due vetture UIC-X a cuccette “T4 Comfort” dotate di 4 cuccette per ogni scompartimento, ed una vettura letto Mu che garantisce un comodissimo servizio alberghiero su rotaia (ogni scompartimento è dotato di 3 letti offrendo quindi tre diverse sistemazioni, triplo, doppio e singolo). Due particolari da non dimenticare: il 2021 è stato identificato come l’anno europeo delle Ferrovie, dedicato proprio al rilancio dei trasporti su rotaia in tutta l’Ue, ma soprattutto non si dimentichi che le direttive europee presenti nel Next Generation Eu, il piano di rilancio economico europeo, prevedono che gli Stati membri per poter ottenere i finanziamenti previsti, vadano a colmare i gravi gap infrastrutturali ed economici presenti all’interno dei propri territori».

«Si inizi a farlo – conclude la nota – è impensabile che, ancora nel 2021, su un territorio abitato da circa 1 milione di abitanti, non sia possibile salire a bordo di un treno a lunga percorrenza per raggiungere senza alcuna rottura di carico le principali città italiane. Tanto grave e inaccettabile è questo gap, tanto semplice, immediata ed economica è la soluzione (almeno per quanto riguarda la relazione da/per Milano Centrale): l’Associazione Ferrovie in Calabria lancia ancora una volta l’appello alle personalità politiche regionali e nazionali, ed avvierà, ancora una volta, tutte le necessarie interlocuzioni istituzionali per far sentire la propria voce».

A raccogliere e supportare la proposta di Ferrovie della Calabria, Quirino Saraceni, di Stanchi dei Soliti, che ha dichiarato di condividere «l’appello dell’Associazione Ferrovie in Calabria per l’istituzione, anzi il ripristino, nel più breve tempo possibile, di un collegamento che da Crotone e da tutta la fascia jonica permetta, già entro i prossimi mesi e senza dover attendere il completamento dell’elettrificazione, di raggiungere in treno le importanti città di Bologna, Reggio Emilia, Parma e Milano senza necessità di cambiare mezzo di trasporto». (rrm)