TURISMO SCOLASTICO, SCOPRIRE I PARCHI
E CONOSCERE IL PATRIMONIO REGIONALE

di GUIDO LEONESi comincia, dunque, a fare sul serio sul terreno del turismo scolastico in Calabria, per il quale da tempo andiamo predicando sulla necessità che le stesse gite scolastiche ,che generalmente si svolgono da marzo a  maggio inoltrato, abbiano un senso  più profondo e strutturato e legando le stesse ad una più piena conoscenza del  nostro territorio favorendo negli studenti una ricca esperienza formativa

La Regione Calabria, infatti, ha lanciato nei giorni scorsi il progetto “Vivi e scopri la Calabria”, finanziando con 12 milioni di euro percorsi turistici gratuiti per gli studenti degli Istituti scolastici di primo e secondo grado. Un’iniziativa che mira a far conoscere il patrimonio culturale, paesaggistico e artigianale della Calabria, promuovendo appunto la consapevolezza e la scoperta del territorio.

L’iniziativa non si limita a offrire visite guidate. L’intento è favorire l’acquisizione di competenze pratiche e teoriche legate alla valorizzazione delle risorse storiche, architettoniche, paesaggistiche, artistiche, ambientali, enogastronomiche e artigianali del territorio. Il percorso formativo mira a creare cittadini consapevoli, capaci di cogliere le opportunità lavorative e occupazionali offerte dal settore turistico.

Il piano si  inserisce nel Pr Calabria Fesr-Fse+ 2021/2027, con una dotazione finanziaria complessiva di 12 milioni di euro distribuita su tre annualità (2025-2027), ed è finalizzata alla promozione di un turismo identitario e culturale come strumento di crescita socioeconomica e valorizzazione del territorio.

L’iniziativa mira a coinvolgere gli studenti delle scuole primarie e secondarie in percorsi formativi che uniscano didattica, turismo esperienziale e valorizzazione delle risorse culturali, storiche e paesaggistiche della Calabria.

Certo il finanziamento è tale che potrà soddisfare solo una parte minima di istituzioni scolastiche ma si è già sulla buona strada per sollecitare una svolta sulla complessiva attività legata alle gite scolastiche in genere.

Dicevamo, intanto, all’inizio, che gran parte degli studenti non conosce il territorio calabrese dove insiste una ricchezza fatta di paesaggi incantevoli, di bellezze archeologiche e architettoniche, di relazioni, valori ed esperienze che i giovani hanno il diritto-dovere di comprendere e assimilare.

Il settore turistico, pertanto, si propone, a pieno titolo, come strumento didattico di alta qualificazione, di un insegnamento che risponde a un’esigenza culturale e deve rientrare in un impegno prioritario della Giunta Regionale nella promozione del territorio e delle sue bellezze, nel metterle in mostra, nel rivalutarle e nel garantirne la massima fruizione.

La recente iniziativa va, dunque, verso questo obiettivo ma per la  valorizzazione del segmento turistico in generale può  rientrare anche una guida del turismo scolastico che sia promossa dalla Regione Calabria per valorizzare l’unicità, l’identità e la tipicità del suo patrimonio ambientale e paesaggistico e che sia funzionale alle istituzioni scolastiche del resto d’Italia che annualmente baipassano la nostra regione, mentre le nostre scolaresche prendono altre direzioni verso le regioni del centro nord e di paesi stranieri.

Ma, in particolare, occorre aprire una finestra sui parchi della nostra regione: l’immaginari collettivo ci restituisce una caduta di tensione nella percezione dell’importanza della presenza di un parco, sul territorio e del mancato sviluppo delle enormi potenzialità delle sue risorse.

Da uomo di scuola, però, non posso non evidenziare come lo sviluppo di una coscienza ambientale costituisca la carta vincente per la realizzazione di interventi a lungo termine finalizzati alla protezione e al recupero del patrimonio ambientale e come in generale sia un fattore importante per la crescita del consenso necessario alle politiche per le aree protette.

I luoghi in cui attuare il processo formativo degli studenti, ma anche degli insegnanti, sono sicuramente quelli del Parco e delle aree protette e per diversi buoni motivi.

Il primo è che l’educazione ambientale si fa, non si insegna. Gli alberi, gli animali, le rocce, i fiori non si possono solo insegnare: bisogna viverci in mezzo. Bisogna odorarli, guardarli, toccarli quanto è possibile, bisogna imparare a riconoscerli a sapere come vivono e di cosa hanno bisogno.

Anche la differenza tra una attività compatibile e una che non lo è bisogna imparare a vederla, e cosa vuol dire gestire un parco e quanto costa.

Il secondo motivo è che il parco costituisce il laboratorio privilegiato per attività di didattica e di divulgazione ambientale, il luogo nel quale la tutela dell’ambiente, la comprensione degli equilibri naturali, l’importanza di un approccio globale all’ambiente possono essere toccati con mano.

Un terzo motivo sta nella necessità di qualificare l’area protetta rendendola centro di attività produttive e culturali compatibili con l’ambiente e nello stesso tempo in grado di garantire un reddito alle popolazioni locali.

Questa condizione è indispensabile per aumentare il consenso delle popolazioni locali.

Il parco è un sistema territoriale, in cui dentro ci stanno valori naturalistici, ambientali, culturali, della tradizione artigianale, della cucina, etc, cioè tutto l’insieme che rende questa zona particolare, che le dà una identità.

Bene le popolazioni che rientrano nel Parco avvertono questa forte identità? Le comunità scolastiche la avvertono?

Noi siamo uno strano Paese perché abbiamo difficoltà a riconoscerci in una unica identità. Nella scuola ciò non penetra con facilità, magari l’identità nazionale passa attraverso Dante e i grandi della letteratura, ma manca il resto. La scuola non comunica il senso dell’appartenenza ad una identità più ricca, articolata e storicamente radicata di quanto non sia in grado di rappresentare, sia pure nella sua qualità, la letteratura.

E qui il Parco ha una sua potenzialità perché esso si costruisce intorno ad alcuni parametri di qualità che già riguardano l’identità del territorio. E questo è un altro elemento da tenere presente nel rapporto tra parco e sistema formativo.

Ora se la partecipazione è una dimensione indispensabile alla qualità dei parchi, anche il rapporto con le scuole deve cambiare.

Per le scuole che in particolare insistono nel Parco è importante recuperare la cultura della cura,  ma come attenzione al vicino, a ciò che è mio in quanto res publica, cosa di tutti. 

Educare al cambiamento cambiando vuol dire costruire contesti educativi in cui l’azione sia parte integrante del percorso educativo. Ripulire insieme alla propria classe una pertinenza esterna alla scuola, sia esso un incolto, un giardino abbandonato, è una azione che rimane nella memoria del ragazzo, continua nel tempo a fare cultura. Quindi i percorsi che si devono costruire sul territorio, nel Parco, non sono solo di tipo informativo, scientifico, cognitivo, ma devono consentire ai ragazzi di fare esperienza in prima persona.

Per le scuole nel Parco serve consapevolezza interna. Queste scuole non possono costruire il loro curricolo come una scuola di periferia urbana, sarebbe il fallimento dell’autonomia. Il parco deve entrare nel Dna di quella scuola, altrimenti sarà difficile convincere i ragazzi dell’utilità (ecologica, sociale, culturale, economica) del Parco.

Questa consapevolezza passa attraverso la formazione degli insegnanti e attraverso la costruzione di una adeguata motivazione. In questo modo la scuola può diventare un soggetto attivo a condizione che sviluppi percorsi che affrontino i problemi del territorio, che facciano ricerca sul territorio.

Mi auguro, infine, che, i parchi calabresi e i suoi rappresentanti, di cui riconosco la sensibilità verso i temi ambientali, pongano in modo innovativo e globale l’attenzione alla qualità del sistema formativo operante all’interno e fuori dei confini dell’area protetta. Penso, per esempio, alla stessa riorganizzazione scolastica, che attualmente viene operata secondo criteri amministrativi che credo non abbiano mai tenuto conto dell’esistenza di una unità territoriale come quella del Parco diversa e integrata con quella dei Comuni e delle Comunità montane.

Per le scuole fuori del Parco è importante che non ci si limiti al turismo educativo. Bisogna offrire opportunità di gemellaggio tra classi interne e esterne, finalizzate all’adozione di una area, alla riqualificazione  e alla manutenzione di un’area (sentiero, monumento, piazzetta, panorama) in modo che la classe del parco, che ha già adottato quel sentiero, funga da tessuto connettivo e faciliti il passaggio di testimone da una classe cittadina ad un’altra.

Concludendo, credo che una visione condivisa e complessa dell’educazione ambientale, come opportunità di innovazione pedagogica, progettuale, metodologica, un rapporto positivo con gli EELL, l’Associazionismo, il Parco, così come la collaborazione tra scuole di diverso ordine sia un reale punto di forza spendibile in termini di crescita complessiva del territorio.  (gl)

[Guido Leone è già dirigente tecnico USR Calabria]

 

Confapi Calabria incontra l’assessore Gallo per la valorizzazione del patrimonio boschivo

Un importante incontro tecnico-operativo si è svolto nella sede regionale di Confapi Calabria, tra la filiera del legno di Confapi e gli esponenti della Regione, per discutere della valorizzazione del patrimonio boschivo.

Presenti al tavolo, il Presidente di Confapi Calabria Francesco Napoli, il Presidente della filiera legno Saverio Sipoli, l’assessore regionale Gianluca Gallo, il capo struttura Antonio Riga e il dirigente Pietro Cerchiara.
I punti focali dell’incontro riguardano la valorizzazione del patrimonio boschivo, la borsa del legno, le nuove direttive europee e le difficoltà delle imprese boschive rispetto si ritardi dei piani di gestione, al rilascio delle autorizzazioni e la mancanza di personale specializzato in ambito regionale.
Un confronto costruttivo durante il quale l’assessore Gallo si è reso disponibile a recepire le istanze e le proposte di un comparto strategico per l’economia regionale, impegnandosi a snellire i passaggi burocratici che di fatto rallentano le attività produttive del settore del legno.
Oggetto di discussione anche il procedimento di Valutazione di incidenza (Vinca), la procedura introdotta al fine di salvaguardare l’integrità e gli habitat dei siti o proposti siti per la quale verrà interessato anche l’Assessorato all’Ambiente.
Grande apprezzamento da parte della delegazione delle imprese presenti all’incontro per l’impegno dimostrato nei fatti dalla rappresentanza regionale ad assumere decisioni risolutive. (rcz)

Mammoliti (PD): Per tutela patrimonio boschivo servono almeno 2mila assunzioni

Il consigliere regionale del Partito DemocraticoRaffaele Mammoliti, ha evidenziato che «se si vuole difendere il patrimonio boschivo, l’ambiente ed evitare il rischio di dissesto idrogeologico in Calabria, e lo si vuole fare seriamente, è necessario assumere almeno 2 mila persone: giovani, operai, tecnici, per almeno 6 mesi all’anno».

«Bisogna fare presto se si vuole seriamente preservare lo straordinario patrimonio boschivo calabrese e garantire un’adeguata manutenzione ordinaria e straordinaria del territorio» ha aggiunto Mammoliti, che ha presentato una interrogazione a risposta immediata per richiamare le responsabilità del Governo regionale.

«Migliaia di roghi l’anno scorso – ha ricordato – hanno flagellato la Calabria mandando in fumo migliaia di ettari di bosco oltre ad un insopportabile tributo di vite umane. Dobbiamo evitare in ogni modo che la storia si ripeta – aggiunge Mammoliti -. Siamo quasi alla metà del mese di giugno e ancora del piano antincendio boschivo non se ne appalesa una concreta attuazione, nonostante l’assessore Gallo abbia tempestivamente parlato di almeno 1.500 assunzioni in “Calabria Verde”, l’Azienda regionale che si occupa della forestazione in Calabria».

«In merito a tale problematica – ha proseguito – ho apprezzato l’incontro di lunedì scorso a Reggio Calabria tra le Organizzazioni Sindacali CGIL CISL UIL, l’assessore Gallo e il Presidente Occhiuto che oltre a proseguire un positivo confronto sul piano antincendio, ha anche affrontato la problematica del rilancio del comparto. È arrivato, dunque, il momento di decidere tempestivamente, considerato che stiamo entrando nel pieno della stagione estiva, che già si annuncia rovente, superando titubanze e/o divergenze: al primo posto devono esserci la difesa del patrimonio boschivo e una necessaria e improcrastinabile manutenzione ordinaria e straordinaria del territorio. In tale direzione, ho presentato un’apposita interrogazione a risposta immediata per richiamare a responsabilità il governo regionale sulla necessaria tutela e difesa dell’ambiente, del territorio, dello sviluppo sostenibile».

«Ormai diventa inderogabile procedere all’effettuazione di assunzioni di giovani, tecnici, dotandoli di tecnologie avanzate. Un intero settore che ha svolto un’azione fondamentale nella difesa e nel presidio del territorio rischia, per evidenti colpe, inesorabilmente, tra qualche anno di scomparire. Solo attraverso scelte coraggiose, innovative si potrà finalmente realizzare una forestazione produttiva – ha concluso Mammoliti – mitigando e prevenendo il rischio idraulico oltre ad arrestare il preoccupante spopolamento che sta pervadendo interi territori soprattutto delle zone interne della regione». (rrc)