L’OPINIONE / Francesco Costantino: Piazza De Nava e il suo restauro

di FRANCESCO COSTANTINOL’intervento di “Restauro e riqualificazione per l’integrazione tra il Museo Archeologico Nazionale e il contesto urbano” si è concluso con la consegna all’amministrazione delle opere ultimate.

Nella serata del 3 dicembre, alla presenza del Sindaco di Reggio Calabria Giuseppe Falcomatà, della direttrice del segretariato regionale della Calabria del ministero della cultura Maria Mallemace, del direttore del museo archeologico nazionale di Reggio Calabria Fabrizio Sudano, e delle massime autorità cittadine la nuova piazza è stata, finalmente, aperta al pubblico in modo ufficiale.

Sono passati quasi quattro anni da quando è stato reso pubblico il progetto di riqualificazione di Piazza de Nava ed è stata indetta dal Mibact la relativa Conferenza dei Servizi con termine ultimo per la presentazione di note da parte dei soggetti portatori d’interesse al 30 aprile 2021. 

Poteva e doveva essere una buona occasione di civile confronto tra diverse visioni su come affrontare una significativa vicenda di trasformazione urbanistica cittadina e, invece, la vicenda si è impantanata intorno a quella che è apparsa ai più come una sorta di regolamento di conti personali a spese della città che si è tentato di incartare con la stoffa pregiata di un dibattito pseudoculturale. 

Che quando fosse stato tale avrebbe escluso le illazioni su presunti e indimostrabili conflitti d’interesse e le offese gratuite, personali ed anche generalizzate, ripetute ossessivamente e rivolte a singoli, a Istituzioni e ad associazioni culturali indipendenti. 

Associazioni che, in quanto tali, esprimono pluralità di punti vista non sempre sintetizzabili in un unico giudizio. 

Meno che mai quando si tratta di giudizi di valore su una puntuale operazione di trasformazione urbanistica. 

La città di Reggio Calabria avrebbe avuto ad ha ancora certamente bisogno di ritrovarsi ricostruendo le ragioni dello stare assieme come presupposto per vivere in armonia ma nessuno dovrebbe considerarsi depositario di verità assolute da affermare ad ogni costo, ostinatamente, anche a spese della verità. 

Come se potesse esistere una sola ragione esistenziale tale da giustificare la consapevole reiterazione anche di false informazioni in ordine, per esempio, a presunte mutilazioni del monumento a De Nava che nessuno aveva mai pensato di proporre e che non si sono realizzate, oltre ad altre assurde polemiche sui compensi dei professionisti coinvolti.

Ci sarebbero state certo le ragioni per esprimere civilmente il proprio diverso punto di vista ma molti hanno preferito restarne fuori per non alimentare un clima di pettegolezzo al quale molti si sono aggregati, anche inconsapevolmente. 

C’era una Storia da tenere in considerazione ma c’era anche un’esigenza di realizzare una fusione tra il Museo e la Piazza.

Il “Restauro” del monumento a De Nava, realizzato secondo canoni scientifici rigorosi, ha indiscutibilmente salvaguardato la Storia conservando l’elemento caratterizzante e più importante della Piazza; la “Riqualificazione” spinta dello spazio piazza è stata molto condizionata dall’obiettivo dichiarato e cercato del collegamento diretto Museo-Piazza  senza spazi interposti con diversa destinazione.

Si poteva fare diversamente? 

Certamente sì, ma non è detto che altre soluzioni sarebbero state più soddisfacenti per quest’ultimo obiettivo.

Si calmino ora finalmente gli animi nella speranza che della nuova Piazza ne facciano buon uso e ne godano i responsabili della gestione del Museo, gli Amministratori pro-tempore della città, i turisti, e gli stessi cittadini. (fc)

[Francesco Costantino è assessore comunale di RC]

A Reggio inaugurata la nuova Piazza De Nava

È stata inaugurata, a Reggio, la nuova Piazza De Nava. La data del 3 dicembre, tra l’altro, non è stata casuale: è la giornata internazionale dedicata alle persone con disabilità e il sindaco di Reggio, Giuseppe Falcomatà, ha voluto sottolineare, nel corso dell’evento, l’intenzione di aprire «questo spazio pubblico pienamente accessibile che dunque condensa bellezza, decoro e piena fruibilità».

«Uno spazio che finalmente restituisce al museo unarea di sua pertinenza in cui i visitatori possano adeguatamente attendere prima di entrare», ha detto Falcomatà, sottolineando come «questa piazza è coerente con gli altri recuperi che abbiamo fatto nel corso di questi anni. La rinnovata piazza De Nava, per altro, non dimentica la storia della nostra città, non snatura la tradizione, lo spirito di identità e di appartenenza. Anzi riqualifica lo storico monumento a Giuseppe De Nava realizzato da Francesco Jerace. Al contempo è, però, anche una piazza moderna».

Nel corso della manifestazione, inoltre, è stato siglato un accordo con il direttore del MArRC Sudano, in cui è disciplinata la gestione di questo spazio e anche la valorizzazione dei beni archeologici che sono conservati nei preziosi depositi, ricchi di reperti ancora ansiosi di parlare e di raccontare la nostra straordinaria storia», ha spiegato il primo cittadino.

Alla cerimonia ufficiale hanno partecipato il sindaco Falcomatà, la direttrice del Segretariato Regionale della Calabria per il Ministero della Cultura, Maria Mallemace, e il direttore del Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria, Fabrizio Sudano, insieme alle massime autorità cittadine.

«Piazza De Nava oggi diventa parte quasi inclusiva del museo – ha dichiarato la direttrice Mallamace – e diventerà veramente un luogo in cui sarà ampliata l’offerta espositiva del museo stesso, di valorizzazione di tutte le iniziative che intenderà realizzare il direttore e chiaramente questo, per ciò che Piazza di Nava rappresenta per lo sviluppo della città e del turismo, è chiaramente un ottimo risultato».

Per il direttore Sudano «questa è una delle piazze dei reggini ma, forse, è quella più bella; perché c’è un museo davanti ed una struttura straordinaria come Palazzo Piacentini che ci invidia tutto il mondo per quello che c’è dentro; una piazza finalmente restituita alla collettività dopo un lavoro fatto veramente bene».

«Il progetto – ha concluso Sudano – nasce proprio per collegare la piazza al museo e per farne uno spazio dedicato così che i visitatori non abbiano più problemi a fare le file sui marciapiedi o ad essere abbandonati a loro stessi ma, soprattutto, di essere investiti dalle automobili in transito. Infatti con la pedonalizzazione di questa parte ora abbiamo finalmente un tappeto unico che unisce il museo alla piazza ed alla cittadinanza».

«Quando sono arrivata era già un cantiere, ora è bellissima – ha detto il prefetto Vaccaro –. Questo museo nazionale con la sua importanza non poteva avere che un luogo ed una piazza importanti per accogliere le persone. La piazza è un luogo importantissimo per una città perché è luogo di incontro: un luogo in cui ci si ferma, si ragiona, si chiacchiera, succedono eventi. Una piazza più grande vuol dire una piazza molto accogliente anche per tanti turisti che sicuramente si fermeranno qui al museo».

«È importante – ha evidenziato ancora il Prefetto Vaccaro – perché la città si riprende uno spazio curato e per una città è importantissima prendersi cura di se stessa e quindi l’hanno fatto le istituzioni tutte con questo lavoro e spetta anche i cittadini però a voler bene a questa piazza come a tutti gli altri luoghi di questa città. Voler bene significa viverla, appropriarsene in maniera corretta e gioiosa come questa sera. Quindi spero che questa piazza possa accogliere ancora altri eventi di questa Reggio che sta crescendo da un punto di vista di interesse da parte di chi non la conosceva fino ad ora».

«Piazza De Nava è un altro luogo del cuore che va ad aggiungersi agli spazi già restituiti alla città dall’Amministrazione guidata dal sindaco Falcomatà. E l’abbraccio che tanti reggini hanno voluto tributare al momento dell’inaugurazione, riempiendo di entusiasmo il nuovo bellissimo spazio inaugurato, ne è la dimostrazione», hanno detto i consiglieri delle Liste civiche del Comune di Reggio Calabria.

«Un progetto commissionato dal Segretariato Regionale per la Calabria del Ministero della Cultura, condiviso dal Comune, che oggi si rivela una scelta vincente alla luce anche dell’unanime apprezzamento dei reggini, e che si aggiunge come un ulteriore tassello del più ampio progetto di riqualificazione che sta interessando l’intera città e che in questo caso ha toccato il cuore del centro urbano», hanno proseguito i consiglieri, sottolineando l’importanza di quest’opera non solo dal punto di vista estetico, ma anche per la vivibilità della città.

«Un intervento che ha saputo restituire la storica piazza di Reggio ai suoi cittadini, attualizzandola nel disegno architettonico, modernizzandone gli spazi e le strutture, rendendola più funzionale ed integrata con il Museo, e al contempo eliminando tutte le barriere architettoniche che impedivano l’accesso alle persone con disabilità. E non è un caso che ciò sia avvenuto proprio mentre nel mondo intero si celebrava appunto la giornata dei diritti delle persone con disabilità. Inoltre, l’esclusione del passaggio delle auto ha permesso di rendere gli spazi completamente accessibili, più armonici ed accoglienti, in linea con ciò che è realizzato di fronte ai musei delle capitali europee e del Mediterraneo. Oggi Piazza De Nava, riqualificata, rappresenta una vetrina sul Museo Nazionale e sul monumento a Vitrioli, e si pone come una splendida cartolina per i tanti visitatori che arrivano nella nostra città che adesso avranno modo di apprezzare meglio la maestosità e la bellezza del Palazzo del Piacentini ma anche la bellissima scultura dedicata a Giuseppe De Nava, e l’adiacente fontana monumentale, che conservano gli elementi dominanti della memoria storica della piazza».

«Per questo, così come è accaduto per altri luoghi del cuore, dal Tempietto al Rione Marconi, passando dal centro alle periferie, il nostro augurio è che i cittadini di Reggio diventino custodi intransigenti di questo rinnovamento nella tradizione. Solo con la partecipazione attiva e il senso di responsabilità della comunità potremo preservare e valorizzare questi spazi per le generazioni future, contribuendo così a far crescere ancora di più la bellezza e l’identità della nostra città. Dobbiamo sentirci parte di un processo di cambiamento che non riguarda solo le strutture fisiche, ma che ha a che fare con le infrastrutture immateriali, altrettanto importanti, che riguardano la crescita culturale e sociale, il senso di appartenenza e l’identità più profonda della nostra comunità» hanno concluso i consiglieri. (rrc)

Leotta (Ania): Inaugurazione nuova Piazza De Nava evento importante per tutta la comunità reggina

Per Vincenzo Leotta, segretario Ania – Associazione Nazionale Inquilini ed Assegnatari della Città Metropolitana di Reggio Calabria, ha evidenziato come l’inaugurazione della nuova Piazza De Nava rappresenta un evento importante per l’intera comunità reggina e per il Museo Archeologico Nazionale».

«La nuova piazza – ha spiegato – si incastona perfettamente con l’ambiente circostante e la cittadinanza intera potrà godere di uno spazio veramente bello, moderno, funzionale e tecnologico che rappresenterà il salotto buono di Reggio».

«L’Ania ringrazia il Ministero per i beni e le attività culturali – ha proseguito – che ha finanziato e realizzato l’intervento ed esprime la propria soddisfazione per la rinascita di questo angolo della città, tornato a splendere in tutta la sua bellezza».

«Ci auguriamo –che tante altre opere pubbliche possano vedere, al più presto, la luce per fare di Reggio un luogo sempre più bello, accogliente, affascinante e gentile. Siamo sulla strada giusta e non bisogna arretrare assolutamente nella consapevolezza che la nostra città è tra le più belle della regione e dell’intero meridione».

L’OPINIONE / Vincenzo Vitale: Non chiamiamola più Piazza De Nava, ma “Piazza Museo”

di VINCENZO VITALE – Ed è stato così che si è giunti prima all’apertura al passeggio e poi all’inaugurazione formale di quello che nel progetto, sia definitivo che esecutivo, con un rigurgito di oggettività viene definito “spazio ampio in cui tenere mostre ed eventi folkloristici”.

Definizione sensata e opportuna, perché tutto si può dire della nuova piazza tranne che non sia uno spazio ampio, che nelle dichiarate intenzioni della Soprintendenza dovrebbe essere funzionale a meglio accogliere i turisti in visita ai Bronzi.

Come altrimenti definire questa nuova piazza, sublimazione del concetto di “non luogo” coniato da Marc Augé per definire produzioni architettoniche, magari funzionali ed esteticamente tollerabili, ma senza storie da raccontare né memorie da tramandare.

Piazza De Nava, usando sempre le parole di Marc Augé, era «principio di senso per i residenti e di intellegibilità per i viaggiatori»: in altri termini, i reggini vi si riconoscevano e i turisti si interrogavano.

Oggi in questo “spazio ampio”, definito “piazza tecnologica” dalla direzione tecnica dei lavori, il reggino ci si può riconoscere? Questa nuova piazza cosa dice della città al turista che la interroga?

Inoltre, come la si dovrebbe chiamare questa nuova piazza, visto che con piazza De Nava, oggetto della attenzioni demolitive della Soprintendenza, non ha nulla in comune?

Piazza Nuova, Piazza Soprintendenza, Piazza Museo? Si, Piazza Museo, solo così la si potrà chiamare, scartando la precedente intitolazione a Giuseppe De Nava, che certamente non avrebbe condiviso né giustificato il perpetrato “crimine urbanistico”.

Ma ormai che importa? Cosa importa sapere quali e quanti siano stati i legittimi compensi che la legge assicura ai demolitori per il progetto e la direzione dei lavori? Si parla del dieci per cento dell’ammontare dell’appalto, ovvero poco meno di cinquecentomila euro.

Sarebbe dare troppa importanza ai travet dalle “carte a posto” andando a far loro i conti in tasca. Però fa male anche il solo sospetto che decisioni sbagliate per la città siano state assunte per pur legittimi interessi economici.

Una parola di chiarezza dovrebbe essere posta, anche se comunque presumiamo essere in un ambito di rispetto delle regole e delle leggi. Il compenso per i lavori svolti non dovrebbe essere come il quarto Segreto di Fatima.

Comunque sia, il problema di fondo non è se la “tecnologica” Piazza Museo piaccia o meno, se il “non luogo” “sia gradito alla cittadinanza, se lo “spazio ampio” sia o meno funzionale. Non si sta più tirando in ballo una questione estetica o identitaria: tutti hanno il diritto di esprimere la loro opinione, secondo i propri studi e le proprie inclinazioni. Non siamo tutti uguali.

Il problema vero è che la decisione di demolire una storica piazza cittadina non è stata condivisa con la cittadinanza, che ha subito la decisione senza venire formalmente coinvolta. In altri termini sono state assunte decisioni di fondamentale importanza per la città nel chiuso di oscure stanze.

Pur non credendo che tutto sia avvenuto solo per interessi economici, per stolido narcisismo o per banale ignoranza, comunque c’è stato un poderoso vulnus democratico: non potrà mai essere perdonato da chi ha fede nella correttezza delle istituzioni. (vv)

[Vincenzo Vitale è presidente della Fondazione Mediterranea]

L’OPINIONE/ Vincenzo Vitale: Dalla demolizione di Piazza De Nava alla tutela del piano De Nava

di VINCENZO VITALE – “Sero sapiunt Phryges” ovvero “troppo tardi mettono giudizio i Frigi”. Non c’è nessuna espressione migliore di questa, di Cicerone, per commentare la Soprintendenza che avvia la procedura di tutela per il “Piano De Nava” dopo averne demolito l’omonima piazza, che di quel Piano ne era parte integrante.

Usando un’espressione meno aulica, potremmo dire che la Soprintendenza intende chiudere la stalla dopo che i buoi sono fuggiti, ovvero vuole proteggere l’identità storica della città dopo che questa è stata vandalizzata con la demolizione di una piazza identitaria. Gli intenti odierni della Soprintendenza sono certamente opportuni e assolutamente condivisibili: meglio tardi che mai, meglio cambiare rotta oggi, quando ormai però il danno è stato già fatto, piuttosto che continuare con altre demolizioni del patrimonio storico urbanistico reggino. La prossima piazza in lista per la demolizione era stata già identificata in Piazza del Popolo, dallo stile ancor più razionalista di piazza De Nava.

Parole grosse? Certamente pesanti, ma basate su fatti storicamente avvenuti. Il rifacimento di piazza De Nava, infatti, che è passato attraverso una sua demolizione, nasce da un’idea progettuale interna alla Soprintendenza che, rimossi i vincoli posti dal Comune di Reggio, si è attribuita la direzione dei lavori portando avanti, Comune compiacente e in assenza di controllo esterno, un disegno distruttivo dell’identità cittadina che non ha eguali nella storia dell’architettura italiana.

Oggi si cambia registro e si intende porre un vincolo paesaggistico e ambientale per salvaguardare l’identità urbanistica del centro cittadino, espressione del Piano De Nava della ricostruzione dopo l’immane tragedia del sisma del 1908. Ne siamo tutti contenti, e non potremmo essere diversamente, ma non dimentichi di come fin ora questa articolazione periferica dello Stato ha agito: nel non tutelare il basolato storico del Corso Garibaldi, di gran pregio, per accondiscendere alla sua sostituzione con mattonelle di nessun valore; nel tutelare, al contrario, le cabine del lido comunale risalenti agli anni Settanta, di nessun valore né storico né identitario né urbanistico né strutturale.

Si ha l’impressione di essere di fronte a un grumo di burocrati ondivaghi, nella migliore delle ipotesi, ovvero suscettibili a influssi che hanno poco da condividere con la cultura urbanistica e con la storia dell’architettura. Presupponendo che non vi siano interessi diversi da quelli pubblici, sui quali comunque la Procura ha un procedimento aperto, sembra che la Soprintendenza, anche per bocca del suo già maggiore rappresentante oggi Direttore museale, abbia a cuore solo avere “le carte a posto”. Ci può anche star bene che si abbiano le “carte a posto”, ma non basta: occorre avere idee buone e lungimiranti. Da oggi si avranno? Se guardiamo al recente passato c’è da dubitarne. Staremo a vedere. (vv)

[Vincenzo Vitale è presidente della Fondazione Mediterranea]

L’OPINIONE / Vincenzo Vitale: La demolizione sistematica dell’identità urbanistica di Reggio

di VINCENZO VITALE – A più di un anno dall’inizio dei lavori di sostituzione di piazza De Nava con un non-luogo senza storia né memoria, l’unica cosa fatta alla perfezione è stata la demolizione sistematica dell’identità urbanistica. È bene richiamare alla memoria della città le associazioni che, pur definendosi culturali, si sono nella migliore delle ipotesi trincerate dietro il silenzio, ipotizzando tramite un loro portavoce che fosse un loro diritto.

Non le citiamo, tanto tutti le conoscono perché attivissime nella presentazione di libri e nella riedizione di stantie proposizioni. Ce le siamo fatte nemiche perchè abbiamo disvelato la loro sostanziale inutilità per la città: essere intellettuali presuppone non essere ancilari e serventi il potere, volgarmente non essere leccaculo; ovvero essere in grado di esprimere in libertà la propria idea, prescindendo dai rapporti che si hanno con l’amministrazione cittadina.

La città non potrà avere un futuro culturale, cosa peraltro confermata dalle classifiche ufficiali che pongono Reggio agli ultimi posti nel settore, se non condannerà all’oblio con una sorta di damnatio memoriae tutte le associazioni cosiddette culturali non in grado di esprimere sui fatti di vita cittadina un giudizio sereno e oggettivo. Oggi l’aspetto degradato della già piazza De Nava rispecchia il degrado culturale cittadino. (vv)

[Vincenzo Vitale è presidente della Fondazione Mediterranea]

L’OPINIONE / Vincenzo Vitale: Ombre sulla demolizione di Piazza De Nava

di VINCENZO VITALE – Piazza De Nava ormai non c’è più, demolita in virtù di una progettualità ignorante di storia e carica di supponenza, compiacente una politica imbelle e prona ai desiderata della Soprintendenza. Nell’ultima versione del progetto esecutivo, custodita dai barbari distruttori come se fosse un quarto segreto di Fatima e conosciuta solo tramite un accesso agli atti, si dice che, andati in discarica i ferrei tubi di raccordo tra pilastrini, questi sarebbero stati utilizzati come paracarri nelle adiacenti vie.

Non c’è traccia della fine che hanno fatto i monumentali pitosfori, nonostante che per legge avrebbero dovuto essere espiantati e riposizionato in altro sito. E nemmeno di dove siano finite le verdi panchine, uguali a quelle presenti sul lungomare, opera di artigiani reggini e forgiate in una fonderia che un tempo trovavasi nei pressi dell’attuale piazza Sant’Anna. Dette panchine sono tipiche del periodo della ricostruzione reggina dopo il sisma del 1908 e in qualsiasi parte del mondo civile sarebbero state oggetto di venerazione culturale quale segno materico di un trascorso tempo. Archeologia del moderno, così potremmo definire la cura e l’attenzione verso oggetti del passato, che questi rappresentano e descrivono con un solo colpo d’occhio.

La Soprintendenza reggina, quella delle “carte a posto” e della burocratica propensione a tenere in ordine i faldoni più che entrare con cultura e diligenza nel merito delle sue attività, dove le ha messe? In una qualche discarica, cosa difficile da ipotizzare, o in qualche giardino privato come bottino di guerra concesso a chi si è mantenuto fedele ai suoi infausti progetti? Alcuni precedenti di simili razzie a Reggio ci sono stati, come quelle riguardanti le basole rettangolari in pietra lavica ai tempi dell’asfaltamento selvaggio di tutta la zona nord della città a ridosso del centro propriamente storico.

È solo un’ipotesi, naturalmente, ma il dubbio, in assenza di un’eusastiva dichiarazione da parte della Soprintendenza, è logico che vi sia. Come anche sarebbe corretto che si dichiarasse chi e come ha ricevuto o riceverà i circa cinquecentomila euro spettanti per la progettazione e a direzione dei lavori della nuova piazza. Tutte transazioni finanziarie certamente legittime, d’altronde la Soprintendenza è troppo burocraticamente sgamata per non avere le “carte a posto”, ma, per non far pensare che l’ostinazione alla demolizione sua stata frutto di interessi economici, sarebbe opportuno che sul tema dei compensi si emettesse una nota formale. Tutto qui.

Ormai il danno alla città e stato fatto, solo che la cittadinanza vorrebbe sapere se il crimine urbanistico è stato commesso per ignoranza della storia cittadina o per becero interesse personale o di gruppo. È una richiesta illegittima o immotivata? (vv)

[Vincenzo Vitale è presidente della Fondazione Mediterranea]

Piazza De Nava, il Comitato Civico presenta un ricorso civilistico

Il Comitato Civico per la tutela e il restauro conservativo di Piazza De Nava ha presentato un ricorso civilistico d’urgenza (ex art. 700) per lesione di diritti soggettivi della cittadinanza.

Di questo se ne parlerà giovedì 10 maggio, alle 10.30, al Piccolo Auditorium di Reggio Calabria.

«La battaglia etica ed estetica per salvare piazza De Nava dalla demolizione, progettata da una Soprintendenza che ha tradito il suo mandato di tutela e avallata dalla nostra classe politica prona ai suoi desiderata, nonostante tutto l’impegno profuso non è fin ora andata bene – si legge in una nota – anche per il disinteresse dei media nazionali e la decisione pilatesca del Ministero di non intervenire. Ciò detto, tralasciando di addentrarci in approfondimenti che ormai suonerebbero pleonastici, (ma un bel pamphlet appena conclusa questa vicenda lo si scriverà), doverosamente non trascurando le opportunità date dall’azione penale in corso (art. 518 duodecies), il Comitato Civico per la tutela e il restauro conservativo di Piazza De Nava, che raccoglie le sigle associative, tra cui manca l’associazione Amici del Museo che si è defilata quando la battaglia è sembrata persa».

«Sottoscritto anche da Legambiente, dall’Ordine dei Territorialisti e dalle Fondazioni Mediterranea, Lamberti e Tripodi – viene ricordato – oltre che da persone fisiche, tra cui Lida Liotta, Eduardo Lamberti, Pasquale Amato, Alberto Ziparo, Michelangelo Tripodi, Vincenzo Vitale, e in via indiretta anche dai partecipati a titolo personale al Comitato, il ricorso civilistico si basa sull’oggettiva e plateale violazione dei diritti soggettivi della cittadinanza, privata di un bene ambientale e culturale in pieno centro cittadino senza aver potuto esprimere la propria opinione in merito, subendo così un poderoso vulnus democratico, oltre che sul monstrum amministrativo configuratosi con la coincidenza delle figure di progettista, direttore dei lavori, decisore sui vincoli e controllore».

«Nel colpevole disinteresse nazionale e regionale e di buona parte della politica reggina – conclude la nota – ma confortato dall’appoggio delle persone per bene di Reggio, il Comitato Civico e le Fondazioni continuano la loro battaglia etica ed estetica di civiltà urbana contro i burocrati dalle “carte a posto” (espressione del Soprintendente Sudano che, da perfetto burocrate, appena insediato, ebbe a dire che la demolizione si sarebbe comunque realizzata perché “le carte erano a posto”)».

Il caso De Nava a Reggio: hanno fatto “piazza pulita”. Uno scandalo!

A osservare la foto del dr Pasquale Andidero diffusa in rete è più che lecito gridare allo scandalo per quel che stanno facendo a Piazza de Nava a Reggio Calabria. Uno scempio annunciato e ora realizzato. L’Amministrazione comunale (anche se facente funzioni non ha fatto nulla, nonostante le molteplici richieste di fermare i lavori da gran parte dei cittadini, giustamente indignati, non comunica e non risponde..

Dice il prof. Pasquale Amato, apprezzato storico reggino e docente universitario: «Mai un lavoro pubblico è stato realizzato con tanta celerità, mai è stato nascosto da un muro in legno. Mai a Reggio Calabria sono state annunciate tante aperture di nuovi cantieri da quando hanno aperto il cantiere per la demolizione di piazza De Nava. Stanno cercando di nascondere la vergogna per la devastazione della storica piazza, ma non riusciranno a farci dimenticare questa immonda demolizione». 

Una domanda, lecitamente, serpeggia in città: ma che fine hanno fatto gli alberi della piazza? La comunicazione su quello che sta succedendo nel cantiere è inesistente. E non è per timidezza di chi dovrebbe far sapere alla Città cosa accade, ma probabilmente per assoluto dispregio dei cittadini. Usque tandem, abutere, Catilina patientia nostra?… diceva Cicerone: questo caso Catilina è un’Amministrazione comunale che continua a non capire che deve salutare e andare via, perché i reggini sono arrivati al massimo della sopportazione.

Ma dove vivono gli amministratori di Reggio? Nell’acropoli della Rhegion greca che dominava la città sicuramente no (ci hanno fatto costruire sopra Parco Fiamma), ma facessero una passeggiata ogni tanto in città a vedere com’è ridotta quello che un tempo era una città bella e gentile. La buonanima dell’amatissimo sindaco Italo Falcomatà si sta sicuramente rivoltando nella tomba, ma suo figlio continua a traccheggiare intorno alla sua “sospensione”. Se avesse avuto un briciolo di “intelligenza” politica avrebbe dovuto rimettere immediatamente il mandato, mettersi da parte e tornare (prevedibilmente da “vincitore”) dopo un po’. Invece è rimasto a non farsi più amare anche da chi lo ha votato e rivotato. E come se non bastasse, per i lavori al Lido si aspetta la riapertura della stagione balneare per metterci mano, così per negare anche per quest’anno la struttura ai reggini. (s)

Sull’abbattimento degli alberi di Piazza De Nava attivisti del Movimento Cinque Stelle hanno inviato una lettera aperta al sindaco ff.

“Il 22 febbraio 2023 hanno avuto inizio i lavori a Piazza De Nava relativi al progetto di “Restauro e riqualificazione per l’integrazione tra il Museo Archeologico Nazionale ed il contesto urbano”, finanziato, per 5 milioni di euro, dal Ministero della Cultura e diretto dal Segretariato Regionale per la Calabria, la cui procedura amministrativa è interamente consultabile sul sito di INVITALIA. Cosa si prefigge questo progetto, almeno da quanto si legge dalla stampa:

“Di riqualificare piazza De Nava a Reggio Calabria e consentire l’integrazione tra il museo archeologico nazionale ed il contesto urbano. È questo l’obiettivo della procedura di gara pubblicata da Invitalia per conto del Ministero della Cultura. L’appalto vale quasi 4 milioni di euro e prevede l’affidamento dei seguenti lavori:

  • riqualificazione paesaggistica e nuova pavimentazione
  • restauro dei monumenti
  • sistemazione del verde e arredo urbano
  • impianti elettrici, di illuminazione, smaltimento acque meteoriche e di irrigazione.

In particolare, i lavori riguardano l’area del centro storico che gravita attorno al Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria, compresa la superficie dell’intera Piazza De Nava, da cui si accede a Palazzo Piacentini, sede del Museo. L’intervento punta a riqualificare e restaurare l’area per migliorarne l’accessibilità e la fruibilità attraverso la valorizzazione del patrimonio monumentale presente, la sistemazione e la tutela delle specie arboree e arbustive collocate nelle quattro grandi aiuole della piazza, il rifacimento degli elementi di arredo urbano”.

“Ora – si legge ancora nella lettera – premesso che molte associazioni culturali e ambientaliste reggine si sono opposte formalmente (purtroppo invano) a questo progetto, che i cittadini che ne sono venuti a conoscenza hanno manifestato il proprio dissenso tramite i social per ben il 90%, che sono stati inviati esposti alla Procura della Repubblica”;

“anche se la Soprintendenza ha assicurato che questi lavori non pregiudicheranno lo stato dei ritrovamenti fatti dopo l’asportazione del manto stradale (alcuni sottoservizi e i resti di due ambienti, relativi ad una struttura otto-novecentesca già distrutta e rasata nella fase di ricostruzione edilizia di Reggio Calabria dopo il catastrofico terremoto/maremoto del 1908”)”,

GLI ATTIVISTI DEL MOVIMENTO CINQUE STELLE di Reggio Calabria sottolineano l’importanza di coinvolgere la cittadinanza prima di mettere in cantiere opere così importanti e di impatto su beni di interesse storico e culturale della città. A questo proposito, senza entrare nel merito della scelta, gli stessi ricordano la collocazione di Opera dell’artista Tresoldi sul nostro lungomare anche quella volta, senza chiedere il parere della cittadinanza”.

“OGGI, con riferimento a piazza De Nava, gli stessi chiedono chiarimenti sul taglio degli alberi di via Tripepi, alberi che sicuramente, -pur nel rispetto del progetto dell’opera- avrebbero potuto essere salvati e reimpiantati da un’altra parte. Gli alberi sono una parte importante dell’ecosistema urbano e contribuiscono in modo significativo alla qualità della vita in città. Tuttavia, negli ultimi anni, il numero di alberi che vengono tagliati nelle città è in aumento e ciò sta causando gravi danni all’ambiente e alla salute delle persone”.

“Gli alberi nelle città offrono molti benefici ecologici, tra cui la riduzione dell’inquinamento atmosferico, la mitigazione del cambiamento climatico, la conservazione delle risorse idriche e la riduzione dell’effetto isola di calore. Gli alberi assorbono l’anidride carbonica dall’atmosfera e rilasciano ossigeno nell’aria che respiriamo, contribuendo a mantenere un ambiente più sano. Inoltre, gli alberi forniscono riparo e cibo per la fauna urbana, come uccelli e insetti, e migliorano la bellezza estetica delle aree urbane”.

“Nonostante questi benefici, gli alberi continuano ad essere tagliati nelle città per far spazio a nuove costruzioni o per consentire il passaggio di nuovi veicoli o infrastrutture. Questo comporta non solo la perdita dei benefici ecologici degli alberi, ma anche problemi di salute pubblica, come l’aumento dell’inquinamento atmosferico, l’aumento della temperatura dell’aria e l’aumento dell’umidità”.

“Per proteggere gli alberi nelle città, è necessario adottare politiche di pianificazione urbana che promuovano la conservazione degli alberi esistenti e la piantumazione di nuovi alberi. Inoltre, è importante educare il pubblico sull’importanza degli alberi e incentivare i proprietari immobiliari a mantenere gli alberi sulle loro proprietà”.

“Gli alberi sono una risorsa preziosa per l’ecosistema urbano e la loro protezione è essenziale per garantire un ambiente più sano e sostenibile per le generazioni future”. (rrc)

 

L’OPINIONE / Vincenzo Vitale: Piazza De Nava è diventata una “tabula rasa”

di VINCENZO VITALE – Piazza De Nava è divenuta una “tabula rasa”, nel senso letterale originario. Nell’antica Roma si definiva così la tavoletta cerata che, una volta azzerato tutto l’inciso precedente, era pronta ad accogliere una nuova scrittura a incisione.

Posto che la “restitutio in integrum” dell’impianto storico della piazza sarebbe la soluzione migliore, con il rifacimento della pavimentazione e delle aiuole oltre al restauro conservativo del resto, nel caso ciò non avvenisse cosa si andrà a incidere su questa tabula rasa? Stando al progetto esecutivo, ottenuto solo con un accesso agli atti, si concretizzerà l’idea originaria del progetto preliminare e definitivo di uno “spazio ampio” in cui tenere “mostre ed eventi folkloristici”.

Reggio aveva bisogno di ciò in pieno centro storico? Il progetto, definito eufemisticamente “fragile” dai vertici degli urbanisti italiani, non ha nessun “colpo d’ala” che lo possa giustificare e, sia nell’insieme che nei dettagli, è espressione di quella cultura architettonica del “non luogo” alla Marc Augé che può avere una sua logica solo lontano dai centri storici delle città europee.
Tralasciando i dettagli, che poi dettagli non sono (“le diable est dans les détails”), della fontana a zampilli e del vicino “albero della cuccagna”, dei pilastrini usati come “paracarri” nelle strade adiacenti, delle aiuole a barra e delle sedute accoppiate, dei festoni luminosi tra le fronde della magnolia nella vicina piazzetta Alvaro, che non sarà collegata pedonalmente con il Museo, è l’insieme che anche ai profani appare banale.
Un insieme progettuale, costruito nel preliminare al computer con un programma tanto elementare da essere utile solo a stilare una tesina per un esame di architettura, che sarebbe stato ottimo per riqualificare un’area degradata di una periferia urbana ma certamente non utilizzabile come sostituto di una piazza storica.
Quali sono i riferimenti culturali e urbanistici dei progettisti? A quale stile dicono di uniformarsi? Domande legittime, che il cittadino partecipe si è posto e a cui non è stata data altra risposta che il silenzio. In una gestione democraticamente compiuta della città ci sarebbe stato un pubblico dibattito: su piazza De Nava il confronto è stato solo e semplicemente rifiutato da parte della Soprintendenza, con l’avallo di una politica prona ai desiderata dei burocrati dalle “carte a posto”. Quando si parla, quindi, di grave vulnus democratico, o di disconoscimento dell’estetica urbanistica e dell’etica politica, non si parla così tanto per parlare ma si fa riferimento a fatti veri e circostanze documentate.
Comunque la “tabula rasa” intanto è stata fatta: il resto dev’essere ancora inciso sopra. Vedremo. (vv)
[Vincenzo Vitale è presidente della Fondazione Mediterranea]