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"Piazza pulita" per Piazza De Nava

L’OPINIONE/ Vincenzo Vitale: Dalla demolizione di Piazza De Nava alla tutela del piano De Nava

di VINCENZO VITALE – “Sero sapiunt Phryges” ovvero “troppo tardi mettono giudizio i Frigi”. Non c’è nessuna espressione migliore di questa, di Cicerone, per commentare la Soprintendenza che avvia la procedura di tutela per il “Piano De Nava” dopo averne demolito l’omonima piazza, che di quel Piano ne era parte integrante.

Usando un’espressione meno aulica, potremmo dire che la Soprintendenza intende chiudere la stalla dopo che i buoi sono fuggiti, ovvero vuole proteggere l’identità storica della città dopo che questa è stata vandalizzata con la demolizione di una piazza identitaria. Gli intenti odierni della Soprintendenza sono certamente opportuni e assolutamente condivisibili: meglio tardi che mai, meglio cambiare rotta oggi, quando ormai però il danno è stato già fatto, piuttosto che continuare con altre demolizioni del patrimonio storico urbanistico reggino. La prossima piazza in lista per la demolizione era stata già identificata in Piazza del Popolo, dallo stile ancor più razionalista di piazza De Nava.

Parole grosse? Certamente pesanti, ma basate su fatti storicamente avvenuti. Il rifacimento di piazza De Nava, infatti, che è passato attraverso una sua demolizione, nasce da un’idea progettuale interna alla Soprintendenza che, rimossi i vincoli posti dal Comune di Reggio, si è attribuita la direzione dei lavori portando avanti, Comune compiacente e in assenza di controllo esterno, un disegno distruttivo dell’identità cittadina che non ha eguali nella storia dell’architettura italiana.

Oggi si cambia registro e si intende porre un vincolo paesaggistico e ambientale per salvaguardare l’identità urbanistica del centro cittadino, espressione del Piano De Nava della ricostruzione dopo l’immane tragedia del sisma del 1908. Ne siamo tutti contenti, e non potremmo essere diversamente, ma non dimentichi di come fin ora questa articolazione periferica dello Stato ha agito: nel non tutelare il basolato storico del Corso Garibaldi, di gran pregio, per accondiscendere alla sua sostituzione con mattonelle di nessun valore; nel tutelare, al contrario, le cabine del lido comunale risalenti agli anni Settanta, di nessun valore né storico né identitario né urbanistico né strutturale.

Si ha l’impressione di essere di fronte a un grumo di burocrati ondivaghi, nella migliore delle ipotesi, ovvero suscettibili a influssi che hanno poco da condividere con la cultura urbanistica e con la storia dell’architettura. Presupponendo che non vi siano interessi diversi da quelli pubblici, sui quali comunque la Procura ha un procedimento aperto, sembra che la Soprintendenza, anche per bocca del suo già maggiore rappresentante oggi Direttore museale, abbia a cuore solo avere “le carte a posto”. Ci può anche star bene che si abbiano le “carte a posto”, ma non basta: occorre avere idee buone e lungimiranti. Da oggi si avranno? Se guardiamo al recente passato c’è da dubitarne. Staremo a vedere. (vv)

[Vincenzo Vitale è presidente della Fondazione Mediterranea]