Aeroporti. L’imprenditore Pino Falduto: questo piano è una presa in giro per i reggini

L’imprenditore reggino Pino Falduto (un passato da assessore nella Giunta di Italo Falcomatà, un’altra vita fa) architetto e visionario operatore (è suo il Centro commerciale Porto Bolaro a Pellaro e la magnifica Marina realizzata a fianco, con un porticciolo turistico molto apprezzati dai diportisti dello Stretto), dopo aver letto il piano operativo della Regione per utilizzare i fondi (215m5 milioni) del Fondo di Coesione e sviluppo, scuote la testa e boccia totalmente il progetto. E per prima cosa manda un minuzioso dossier a 22 potenziali interlocutori («non risponde mai nessuno», tra cui il Presidente dell’Enac (l’ente dell’Aviazione Civile), sindaci, prefetti, Procura della Repubblica, etc.

Scrive a nome del Comitato spontaneo costituitosi a Reggio di Calabria, in difesa della struttura aeroportuale della città, per contestare – tra l’altro – le limitazioni al volo ancora attive, nonostante la bocciatura da parte del Tar di diversi anni fa-

Premesso che – si legge nel documento –
• L’aeroporto di Reggio di Calabria sia da molti anni afflitto da una crisi causata dalla mancata presenza di vettori aerei in grado di soddisfare le richieste della città e di praticare una politica tariffaria congrua alla domanda del Bacino d’Utenza dello Stretto tra Reggio e Messina.

• Come da Report 1/2017 “Stato di Attuazione degli Investimenti Aeroportuali in Italia” (URL: https://www.enac.gov.it/…/N123…/report_1_2017_stampa.pdf) e Precedenti, pubblicati nel sito ENAC, in cui la stessa metteva in evidenza le cause del progressivo calo dell’utenza, tra cui la più gravosa era ed è tutt’ora riferita al mancato collegamento della struttura con la Ferrovia e i collegamenti marittimi con Messina, Isole Eolie e Taormina.

• Tali difficoltà erano e sono note alle varie P.A. e enti competenti che per cercare di superare tali difficoltà hanno realizzato importanti investimenti pubblici ed in particolare la Stazione Ferroviaria (Aeroporto) e il Pontile per l’Attracco di Aliscafi e vari. 

• La Stazione (Aeroporto) sia perfettamente funzionante e aperta al pubblico ma inutilizzabile dall’Utenza dell’Aeroporto in quanto la viabilità di collegamento è de facto ostruita e il Pontile lasciato in stato di abbandono da ormai diversi anni.

• Il Parlamento Italiano ha stanziato un finanziamento di circa 25 Milioni di Euro per la valorizzazione della Struttura.

• Sacal ha in sfregio ad ogni ragionevole valutazione inteso utilizzare queste ingenti risorse per frazionare gli Interventi in 9 micro-progetti che non affrontano i problemi citati (da voi evidenziati) e che peraltro non tengono conto della previsione d’istituzione dell’Area ZES.

• In data 27 Gennaio 2020 un Gruppo Imprenditoriale Reggino ha offerto, gratuitamente, un progetto preliminare e uno studio di fattibilità per la realizzazione di una nuova aerostazione da realizzare all’interno dell’area aeroportuale in corrispondenza della fermata della Ferrovia e del Pontile che prevede un costo complessivo di realizzazione pari a circa 32 milioni di Euro.

• Il Comune di Reggio Calabria ha già approvato un progetto per la realizzazione della nuova viabilità di collegamento tra il Centro Città e la Stazione (Aeroporto), il Pontile e l’eventuale Nuova Aerostazione.                                                          .

• in data 4 ototbre 2022 il Presidente della Giunta Regionale ha firmato un Cis per il rilancio a fini turistici degli Aeroporti Calabresi senza prevedere nessun tipo di intervento per collegare l’Aeroporto di Reggio Calabria alla fermata ferroviaria e al pontile, pregiudicando lo sviluppo turistico della infrastruttura. 

 CIÒ PREMESSO:

Si chiede di sapere quali valutazioni siano state eseguite per giustificare la realizzazione di opere minimali (i 9 micro-progetti di cui sopra) sulla vecchia Aerostazione che non porteranno nessun cambiamento in termini di inter-modalità tra le varie strutture, di cui sopra, e pertanto nessun miglioramento in termini di Funzionalità dell’Aeroporto e di Attrattività dello stesso. 

Le condizioni economiche dell’Italia e della nostra città in particolare non possono consentire di continuare a spendere denaro pubblico senza possedere la certezza di un ritorno in termini di risultati.

Si invitano le Autorità in Indirizzo di avviare ogni utile approfondimento al fine di evitare che anche questa occasione diventi un’occasione persa.

“Il presidente dell’Aeroclub reggino e il comandante Catizzone: «Aspettative deluse. Le implementazioni non hanno avuto effetto sulla pista, soggetta a limitazioni»

Redazione – 21 Dicembre 2021 14:00

Aeroporto dello Stretto, Sculco: «Chi ha a cuore le sorti si attivi per il suo sviluppo»

«Lo storico Aeroporto dello Stretto ancora una volta viene deluso nelle sue legittime aspettative di uscita da una condizione di “limitazione” che non trova oggettivo riscontro in quella che dovrebbe essere la normale operatività di una pista – 15/33 – sia pure con proprie, specifiche peculiarità, ma non certo proibitiva». Così in una nota il presidente dell’Aeroclub dello Stretto Rino Sculco e il comandante Antonio Catizzone.

«Già dall’emissione delle limitazioni, dovute al vento ed alla pioggia, il TAR di Reggio Calabria, con sentenza n. 45/2001 del 24.01.2001, aveva imposto la rimozione di tali limitazioni, ritenendo le motivazioni addotte dal ricorrente fondate. Da allora, 20.12.2000, tale sentenza è rimasta inapplicata! Qual è, a tutt’oggi, la necessità di mantenere tali limitazioni?».

«Dal 2000 ad oggi l’industria aeronautica ha introdotto nuovi sistemi di controllo della posizione ed ha migliorato le prestazioni dei velivoli impiegati a tal punto da rendere la posizione dell’aeronave sicura al metro. Queste implementazioni, però, non hanno avuto alcun effetto sulla pista (15/33) dell’Aeroporto di Reggio Calabria, per essere essa stessa limitata. A nulla valgono, quindi, le migliori performance dei velivoli impiegati ed i migliori sistemi di radionavigazione».

«Poi, in tema di orografia dell’Aeroporto certo essa presenta peculiari caratteristiche che però non si discostano molto da quelle di altri aeroporti nazionali quali, ad esempio, quelli di: Firenze, Genova e Perugia, solo per citarne alcuni. Tali aeroporti però, a differenza del “nostro”, non soffrono la medesima condizione essendo gli stessi facilmente fruibili da tutti gli operatori. Esemplificando, le condizioni microclimatiche ed orografiche dei suddetti aeroporti impongono considerazioni e manovre non semplici o usuali; ciò nonostante tutti i piloti, siano essi comandanti che copiloti possono operare quelle piste senza un particolare addestramento, economicamente oneroso».

«Ad avviso di chi scrive l’Aeroporto di Reggio Calabria non vede ancora la possibilità di una concreta crescita per la mancata volontà di superare qualcosa che non sarebbe dovuta mai nascere e che già negli anni 2000 un Tribunale Amministrativo aveva disposto di eliminare. Non si capisce perché ancora oggi con: l’abbassamento della collina di Mortara, l’addolcimento della curva di avvicinamento per finale pista 33 e l’importante riduzione della c.d. “corda molle” della medesima pista 15/33; il tutto con l’aggiunta del miglioramento delle radio assistenze e delle procedure di avvicinamento (RNP), non si voglia dare seguito alla richiesta di diminuzione/eliminazione delle limitazioni che gravano sul nostro Aeroporto. (rrc)

PONTE E MEDITERRANEAN LIFE, UN COMUNE
DESTINO PER ASSENZA DI VISIONE POLITICA

di SANTO STRATI – C’è un comune destino che accompagna due sogni “impossibili”: il Ponte sullo Stretto e il progetto Mediterranean Life. Il primo, sognato da oltre un secolo, progettato esecutivamente oltre dieci anni fa e stoppato, inopinatamente, dal Governo Monti, riguarda il futuro di due regioni, Calabria e Sicilia, ma in realtà la sua realizzazione (?) interessa l’intera Europa; il secondo, frutto di una visione intelligente di un gruppo privato, potrebbe cambiare radicalmente la vita di una città come Reggio Calabria. Città sul mare, ma mai appropriatasi delle risorse che il mare stesso le offre, senza riuscire a diventare Città “di” mare. Anzi, l’assenza di programmazione e di visione politica hanno condannato la città di Reggio all’abbandono e all’inevitabile degrado. Parlano da soli il degrado vergognoso in cui è lasciato da anni il Lido Comunale (nonostante il progetto del Museo del Mare che dovrebbe sorgere lì firmato nientemeno che dall’archistar Zaha Hadid), le montagne di rifiuti inimmaginabili in una città civile, e le risorse preziose sprecate senza il minimo di programmazione (per esempio i Bronzi su cui si litiga su come festeggiarne il cinquantenario).

Cosa accomuna due progetti che, in maniera evidente, hanno entrambi a che fare con lo Stretto e possono trasformare l’intera area? Per il Ponte è facile intuire gli ostracismi e la decisione di “non decidere” seguendo la politica del rinvio perenne: l’ultimo scandalo che nessuno stigmatizza sono i 50 milioni buttati via, decisi dal ministro Enrico Giovannini, per finanziare nuovi studi di fattibilità sul progetto. Spesa inutile, manovra che serve solo a rinviare ulteriormente i tempi della (quasi certamente impossibile) realizzazione, quando esiste già un progetto esecutivo e c’è un contenzioso tra Stato e società che ha vinto l’appalto (ex Impregilo, oggi Webuild che fa capo all’ing. Pietro Salini) che vedrà con buone probabilità soccombere il pubblico (oltre 800 milioni di penale). Che senso aveva, come ha fatto l’ex ministra Paola De Micheli creare un tavolo ad hoc con esperti e consulenti lo scorso anno, per partorire una documentazione che nulla aggiungeva alle tonnellate di carte già prodotte in cinquant’anni di studi? Quella commissione è costata ai contribuenti un po’ di milioni, ma non serve a nulla. Peggio sarà con i 50 milioni “investiti” da Giovannini: un’ulteriore inutile spesa di cui si poteva tranquillamente fare a meno, tanto, finché manca la volontà politica, il Ponte – che sarebbe un capolavoro dell’ingegno e dell’industria italiana – non si farà mai. 

Quali sono le ragioni di tanto accanimento, dove accanto alle risibili ragioni di qualche bizzarro biologo marino (“l’ombra del Ponte darà fastidio ai pesci nello Stretto”) ci sono evidentemente interessi e motivazioni di natura economica che travalicano il nostro Paese, ancora una volta sottomesso a specifiche volontà “esterne”? Se il Ponte fosse stato costruito, quando venne varato il progetto e furono iniziati i lavori (2011), oggi avremmo la consolidata realtà del corridoio europeo Ten T (quello dei trasporti, che prevede il collegamento da Helsinki alla Valletta). Con nessuna scusante per l’Alta Velocità/Alta Capacità che renderebbe la Sicilia ragionevolmente più vicina al Continente. Con gli evidenti vantaggi per la stessa Calabria, dove già il tracciato ipotetico dell’alta velocità ferroviaria allunga i tempi di percorrenza anziché accorciarli.

Misteri di un Paese dove lo sport più praticato dai burocrati è complicare gli affari semplici e fermare qualsiasi idea di sviluppo. Chi sceglie, chi decide di “allungare” il percorso, quando a rigor di logica l’Alta Velocità dovrebbe ridurre i tempi di percorrenza? In base a quale criterio si ipotizza un tracciato che allunga di oltre trenta minuti il viaggio? Già adesso, il Frecciarossa costretto a fare fermate che servono a mantenere vivo il consenso locale dell’amministratore di turno, impiega troppo sui vecchi binari che qualcuno aveva escluso come utilizzabili per i treni veloci. C’è voluto un guasto al Frecciargento, qualche anno fa, e l’utilizzo – ultima ratio – di un Frecciarossa sostitutivo per confermare che sì, sui vecchi binari potevano correre (senza esagerare) anche i treni di nuova generazione. È uno dei tanti segnali come la mobilità, lo sviluppo, la crescita del territorio sono argomenti tabù per chi governa sudditi che immagina ancora arrendevoli, ma l’aria sta cambiando e ci si può permettere un cauto ottimismo. La gente è stufa, incazzata nera e con l’inflazione alle stelle non arriva nemmeno a metà del mese. E i problemi maggiori di questo Paese sono gli scazzi tra Di Maio e Conte la leadership contesa tra Meloni e il resto della destra alla continua ricerca di un centro introvabile.

Il Ponte, del resto, è il simbolo del Sud che reagisce (e questo non piace ai Signori del Nord) e potrebbe mostrare di cosa sono capaci i progettisti e gli ingegneri italiani. Una straordinaria e invidiabile competenza, in grado di superare ogni problema: rischio sismico, sostenibilità ambientale, correnti marine, forza dei venti. Un esempio pratico? In Turchia hanno inaugurato un ponte che è poco più piccolo di quello che dovrebbe collegare Reggio e Messina. Un capolavoro di ingegneria, interamente basato sul progetto (bocciato) del Ponte sullo Stretto. Gli altri Paesi progrediscono con le competenze e le capacità dell’ingegno italico (quanti cervelli all’estero, e fra questi quanti calabresi andati via per assenza di opportunità nella propria terra?), da noi invece si litiga per quisquilie, nel segno costante del campanile e, nel caso della Calabria, delle gelosie e dell’invidia.

E veniamo all’altro scandaloso “silenzio” che circonda da anni un progetto che cambierebbe completamente la fisionomia del territorio e l’economia dell’intera Città Metropolitana di Reggio. Era il 24 agosto del 2019 e Calabria.Live dedicava al progetto Mediterranean Life il suo focus di apertura. “Pellaro farà diventare Reggio come Dubai”, titolavamo, con l’entusiasmo di chi – carte alla mano – intravedeva un futuro straordinario per un’area trascurata e dimenticata da Dio e dagli uomini. Che cos’è Mediterranean Life? È la trasformazione dell’area sud di Reggio, quella intorno a Pellaro per intenderci, in un polo turistico di attrazione internazionale, con alberghi, attracchi per navi da crociera, spazi museali, un auditorium da 6000 posti per spettacoli ed eventi congressuali, aree di verde attrezzato e tanto altro ancora. 

Una grandiosa (se non gigantesca) città “di” mare ideata dall’arch. Pino Falduto (in un’altra vita ex assessore della Giunta del compianto Italo Falcomatà) che ha trovato i soldi (privati), condiviso le idee e l’amore per la sua Reggio, in una visione di futuro che, in qualunque altra parte del mondo, sarebbe accolta, apprezzata e valorizzata.

Bene, sono trascorsi quasi tre anni da quando ne abbiamo parlato per la prima volta e, ancora oggi, si continua a mantenere il silenzio assoluto sul progetto da parte dell’amministrazione locale e da parte della Regione (il Presidente Occhiuto probabilmente ignora – incolpevolmente – il progetto). Continuare a parlare di scandalo e cercare l’indignazione popolare è un esercizio inutile. Il consigliere comunale di Reggio Massimo Ripepi lo scorso maggio ha denunciato che l’Amministrazione comunale «tiene ancora nel cassetto il progetto del secolo», nonostante una mozione approvata dallo stesso Consiglio comunale il 13 novembre 2021. Un progetto – tanto per capire di cosa stiamo parlando – che prevede 500 posti di lavoro e 4 milioni di visitatori l’anno (due milioni di passeggeri in più per l’Aeroporto dello Stretto). Aeroporto  trascurato, dimezzato, dimenticato, che si ferma anche per sterpaglie che bruciano, tanto è arrivato lo stato di abbandono. Anche qui ci sono 25 milioni che il deputato reggino Francesco Cannizzaro aveva con un colpo di mano fatto uscire dalla finanziaria del 2019. Fondi per ristrutturato lo scalo: ad agosto 2019 ci fu un evento all’Aeroporto con tanto di slide e powerpoint per illustrare i progetti che si sarebbero realizzati con quei fondi (a cui si sono aggiunti altri tre milioni dai fondi di coesione). Bene, carta straccia e con quei soldi che prevedevano la recinzione dell’area e il nuovo pavimento dell’aerostazione, si potrebbe fare una nuova costruzione per lo scalo. Il solito Falduto, con i suoi investitori privati, ha presentato un progetto bellissimo e di facile realizzazione per un nuovo aeroporto e l’ha offerto gratuitamente alle istituzioni: gli hanno detto subito no, grazie, senza nemmeno guardarlo. 

Quello che, insomma, è capitato per Mediterranean Life: la sua realizzazione dà, evidentemente, fastidio, quindi il progetto va bloccato, buttato in un cassetto per essere dimenticato. Un progetto, ricordiamolo, interamente finanziato dai privati, così come Salini aveva dichiarato la propria disponibilità di metterci di tasca il necessario per fare il Ponte, eppure non interessa all’Amministrazione locale, nonostante le prospettive di occupazione e i ritorni sul piano economico.

L’arch. Falduto che ha realizzato Porto Bolaro, un centro commerciale bellissimo che ha trasformato interamente la zona (che poi è nella stessa area dove dovrebbe sorgere Mediterranean Life, ha progettato e realizzato anche un piccolo lido (Marina di Porto Bolaro) che è un sogno ad occhi aperti per i turisti che ci capitano ed è diventato un porto d’attracco per la nautica da diporto. Falduto ha capito da tempo che il traffico nel Mediterraneo di yacht e della nautica da diporto va intercettato e chiede ormeggi con servizi e assistenza. Quello che fa Marina di Porto Bolaro. Quello che farebbe Mediterranean Life, con l’aggiunta dell’attracco delle navi da crociera. Ma nessuno risponde: a nostro avviso, c’è già abbastanza materia per il penale se qualche pm volesse metterci il naso…

Nel Mezzogiorno, rassegniamoci, prevale la logica del non fare, di azzoppare i progetti, disperdere le idee, non occuparsi del bene comune. E difendere spesso l’indifendibile, in nome di una pretesa (e assurda) autonomia differenziata. Quando fu il momento di scegliere la rotta della cosiddetta Via della Seta, al posto di indicare Gioia Tauro (lo sbocco più naturale e più funzionale del Mediterraneo) furono preferite Genova e Trieste, perché probabilmente la classe politica meridionale (pressoché inesistente) non ha saputo far valere le giuste ragioni, le motivazioni più logiche, per dare ulteriori opportunità al Sud.  Ma in Calabria si replica su tutto (a vuoto) e, anzi, nel Sud del Sud (per citare il bel libro di Giuseppe Smorto) accanto a eccellenze, professionalità e ingegno prolifera l’indifferenza o, peggio, il rigetto assoluto di qualsiasi idea innovativa che abbia ricadute serie per la popolazione, nel nome di quel bene comune di cui si perdono troppo spesso le tracce.

Il progetto di Pino Falduto, quest’idea straordinaria di futuro, nonostante non chieda finanziamenti e porti occupazione e sviluppo a un territorio degradato, continua a essere ignorato, nella segreta speranza che gli investitori dirottino altrove i propri quattrini, e lo stesso vale per il Ponte. Basterebbe immaginare come cambierebbe lo scenario di questa parte di Calabria con queste due realizzazioni per chiedere a Comune, Città Metropolitana e Regione (per Mediterranean Life) e al Governo e allo Stato (per il Ponte) di aprire finalmente gli occhi e pensare al territorio e alla gente che ci vive. La prima fase dei lavori del Ponte, per la sola costruzione porterebbe subito 25mila posti di lavoro, ma c’è chi si preoccupa dei pesci dello Stretto “turbati” dall’ombra di un Ponte chiamato desiderio. Perduto in un Mediterraneo a cui si nega un progetto vitale (Mediterranean Life) che Dubai ci copierebbe se non avessero fatto già qualcosa di simile. Ma i calabresi stanno perdendo la pazienza e i politici si ricordino che un altr’anno si torna alle urne. 

Piano Strutturale Reggio: le modifiche di “Buonsenso” dell’arch. Pino Falduto

Continuano i malumori a Reggio sul Piano Strutturale Comunale approvato da poco e sottoposto nelle scorse settimane alla cittadinanza. C’è un fronte comune che vede cittadini da un lato e imprenditori dall’altro che teme il blocco di qualunque nuova iniziativa edilizia e l’inevitabile ulteriore declino della città. Una serie di proposte di correzione arrivano dal comitato Buonsenso Italia, rappresentato dall’arch. Pino Falduto, un imprenditore molto conosciuto in città (è il patron del Centro commerciale Porto Bolaro nonché ideato del mega progetto Mediterranean Life, oltre ad essere stato assessore comunale ai tempi del sindaco Italo Falcomatà).

«La Città di Reggio – scrive l’arch. Falduto – sta vivendo un periodo di profonda crisi economica e di un forte processo di spopolamento, causato dalla mancanza di opportunità di lavoro e dal degrado urbanistico e ambientale frutto di decenni di cattiva amministrazione del territorio. La causa principale di questi processi deriva direttamente dall’incapacità di governare le attività edilizie che negli anni hanno interessato l’intero territorio comunale. Un Piano Regolatore fatto solo per creare ricchezza ai pochi latifondisti del tempo, ha generato ,nel momento in cui lo Stato si è reso latitante, la Città che oggi ci ritroviamo».
L’arch. Falduto premette che «in questi decenni si sono sprecati gli slogan che inneggiavano alle bellezze naturali e culturali senza sprecare ricette sul turismo. Naturalmente ogni persona sensata sa bene che il turismo si sviluppa solo se sono presenti gli elementi di base e cioè attrattori turistico-culturali e le strutture ricettive. I primi esistono e sono di rilievo mondiale, i secondi invece sono carenti e di scarso valore, a causa di un Piano Regolatore che non si è minimamente occupato delle potenzialità turistiche e ha voluto tenere la città schiacciata, con uno skyline inesistente, cosi come l’ha sempre definita Nicola Gunta “una città di nani e per nani”».
«Abbiamo – afferma Falduto –, in questi anni, tutti sognato che arrivasse una Amministrazione illuminata in grado di correggere le storture di norme e vincoli urbanistici, imposti da professionisti asserviti ai baronati di un tempo e a burocrati che si sono sempre trincerati dietro la forma e mai alla sostanza e al buonsenso. L’11 gennaio 2020 il Consiglio Comunale ha approvato con la Deliberazione n.1 il Piano Strutturale Comunale: finalmente sembrava fosse giunto il momento tanto atteso e desiderato, purtroppo, la realtà degli atti approvati disegna un quadro per certi versi peggiore di quello esistente e cioè la cristallizzazione della situazione esistente .
«Perdere la possibilità, offerta, dall’adozione del PSC per poter definire la questione dell’Abusivismo Edilizio e creare le condizioni per un nuovo skyline della Città è contro i principi di una sana Amministrazione Pubblica. Il PSC approvato purtroppo non affronta in modo risolutivo le due questioni, anzi, li cristallizza per il prossimo futuro. L’assessore arch. Mariangela Cama, nelle varie occasioni pubbliche di presentazione del PSC ha, com’è nel suo stile, offerto la massima disponibilità a correggere o adeguare l’atto prodotto, nel clima di collaborazione nell’interesse della Città, ci permettiamo di sottoporre i seguenti suggerimenti e proposte che secondo la nostra modesta esperienza possono affrontare in modo definitivo e nell’ottica dello sviluppo della città le due questioni di cui prima , in particolare bisogna integrare ed emendare gli atti approvati con le seguenti proposte:

• Nuovo Elaborato contenente la rimodulazione del Regime delle Tutele, con la nuova perimetrazione fatta tenendo conto della reale consistenza delle condizioni del vincolo alla data odierna.

• Nuovo Elaborato contenente l’indicazione delle aree costiere da destinare al turismo nautico tenendo conto delle reali condizioni dei luoghi alla data odierna. • Nuovo elaborato contenente l’indicazione esatta delle aree dov’è necessario realizzare opere ( Dighe Foranee, muri e strada arginali ) per mettere in sicurezza o valorizzare lo sviluppo della Costa e degli Alvei dei Torrenti;

• Art.111- aggiungere tra le destinazioni d’ uso principali Attività Turistiche prevalenti;

• Integrazione dell’allegato “A” con l’aggiunta della voce 43 con” Valore Perequativo” con l’acronimo ( V P ) che sta ad indicare il Valore in termini di superficie degli edifici esistenti

• Integrazione dell’allegato “A” con l’aggiunta della voce 44 con ” Stile Architettonico Prevalente” con l’acronimo ( SAP )».

Il documento è stato trasmesso a Palazzo San Giorgio all’attenzione del Sindaco Giuseppe Falcomatà e della Segreteria generale. Chi volesse conoscerlo nella sua versione integrale, lo lo può leggere qui:  PROPOSTE BUONSENSO PER IL PSC. (rrc)