Romano (Zes): Perdere risorse del Pnrr sarebbe vilipendio

Per Giosy Romano, commissario Zes in Calabria, «perdere i fondi del Pnrr sarebbe un vilipendio», ma non solo: «sarebbe una sconfitta non soltanto per i soggetti attuatori ma per tutti i territori che ne potrebbero essere invece beneficiari».

«E lo ribadisco per mettere a disposizione la mia funzione, con i poteri straordinari di cui essa è depositaria e sfruttando quindi l’impianto normativo esistente, per consentire di portare a termine i progetti ed allocare tutte le risorse per nuovi investimenti», ha detto ancora, nel corso del suo intervento all’evento promosso da Fratelli d’Italia e dal Gruppo dei Conservatori e Riformisti Europei (ECR) dal titolo Europa e territori calabresi, le infrastrutture che servono per favorire sviluppo e lavoro svoltosi a Corigliano Rossano.

Il nutrito ed autorevole parterre di ospiti chiamati a raccolta dall’Eurodeputato Denis Nesci in una affollatissima sala eventi dell’Hotel Roscianum è stato coordinato dal comunicatore e lobbista Lenin Montesanto che ha sottolineato a più riprese come, con la presidenza di Giorgia Meloni si stia finalmente diffondendo un approccio più normale, pacifico e salutare per la stessa alternanza democratica, rispetto alla necessità che su ogni questione e prospettiva di governo della cosa pubblica, locale e nazionale, possano e debbano essere assunte scelte politiche nette e come tali e senza alcun imbarazzo, identitarie, distintive ed anche virtuosamente divisive.

E della utilità di un governo finalmente politico e decisionista, da più parti auspicato anche per colmare con la prossima amministrazione comunale della Città di Corigliano-Rossano l’attuale gap nella filiera istituzionale del centro destra di governo, ha parlato anche Mario Smurra, presidente nazionale dell’Ente di Patronato e di Assistenza Sociale (EPAS) e vice segretario nazionale della Federazione Nazionale Agricoltura (FNA) che ha aperto l’evento, ripercorrendo le diverse tappe del suo storico impegno nel sociale e nel territorio, l’antico legame di collaborazione, stima ed amicizia con Cosimo Nesci, attuale segretario nazionale della Federazione Nazionale Agricoltura (FNA) e col figlio Denis, oggi – ha detto – prezioso rappresentante di questa grande città e di questo territorio nel Parlamento Europeo.

Sono quindi intervenuti Michele Arnoni del coordinamento provinciale di Fdi, Giuseppe Villella commissario del Circolo Fdi di Corigliano-Rossano, Gioacchino Campolo coordinatore cittadino di Fdi.

E poi ancora Luciana De Francesco, presidente della prima commissione affari istituzionali del Consiglio Regionale che ha sottolineato la necessità di destinare finalmente tutta l’attenzione necessaria all’infrastruttura portuale di Corigliano-Rossano; elogiando le iniziative del Presidente Occhiuto rispetto al rilancio degli scali aeroportuali, del Ministro Fitto in tema di Pnrr e degli assessori regionali, all’organizzazione e alle risorse umane Pietropaolo ed alle politiche per il lavoro Calabrese, rispettivamente per le loro iniziative in tema di società digitale e sulle politiche attive del lavoro. Hanno quindi portato il loro contributo, lo stesso assessore Calabrese che ha rimarcato la priorità di investire e favorire la formazione nei settori strategici per la Calabria, dell’agricoltura, del turismo e dell’edilizia; ed il sottosegretario all’Interno Wanda Ferro in videoconferenza che ha insistito sulla utilità delle Zes digitali in Calabria finalmente in grado di poter giocare – ha scandito – un ruolo centrale rispetto agli investimenti che si stanno mettendo in campo.

«Sto cercando di dimostrare ovunque nella mia regione – ha concluso Nesci – che il ruolo di eurodeputato non equivale a prepensionamento ma a militanza a difesa degli interessi dei territori e dell’Italia».

Ringraziando Smurra per le parole di stima e affetto ma anche gli ex sindaci di Rossano Longo e Caputo presenti in sala per avergli consentito insieme a tutta la classe dirigente di Fdi di Corigliano-Rossano di essere – ha detto Nesci – l’eurodeputato più votato in Calabria; sottolineando inoltre il grande e distintivo impegno del senatore Rapani rispetto alla possibilità di riapertura dell’ex Tribunale di Rossano e sulla fattibilità della SS106; facendo gli auguri di successo ad Aldo Grispino nel pubblico e candidato a sindaco a Mandatoriccio; unendosi, infine, anch’egli alle attestazioni di elogio per l’impegno gigante messo in campo dal ministro Fitto in tema di Pnrr e «per smontare – ha aggiunto – le fake news anti nazionali diffuse dalla sinistra a Bruxelles, Nesci ha concluso sottolineando che, così come la questione migranti è finalmente al centro dell’agenda politica europea con tre consigli europei in pochi mesi (mai accaduto fino ad oggi) soltanto grazie all’autorevolezza del Governo Meloni, allo stesso modo – ha chiosato – il decisionismo politico e le scelte di buon senso dell’attuale classe di governo nazionale saranno lo stimolo più importante per un Sud ed una Calabria che vuole e saprà riprendersi in mano il proprio destino, per competere alla pari e vincere tutte le sfide sul tavolo». (rcs)

CALABRIA, SONO A RISCHIO I FONDI UE
IMPEDIRE DI FARLI TORNARE A BRUXELLES

di FRANCESCO CANGEMI – Quando si tratta di fondi europei la nostra regione rischia sempre di far tornare indietro ciò che arriva da Bruxelles. La Calabria, infatti, è agli ultimi posti nella classifica regionale italiana per la spesa dei fondi strutturali della politica di coesione dell’Ue. È quanto emerge da un’analisi dei dati pubblicati sul portale Cohesion data della Commissione europea e che coprono l’andamento delle allocazioni fino al 31 dicembre 2022. Alla fine dell’anno scorso la spesa certificata della Regione e rimborsata da Bruxelles era pari a circa 1,3 miliardi di euro su 2,2 miliardi, cioè il 58% del fondo che unisce, nel caso della Calabria, sia quello per lo sviluppo regionale (Fesr) sia quello sociale (Fse) nel periodo di programmazione 2014-2020.

Restano quindi da spendere e rendicontare entro la fine dell’anno circa 940 milioni di euro per non rischiare di perdere le risorse. È da notare che le risorse assegnate alla Calabria sono tra le più consistenti tra le regioni italiane. Dai dati esaminati emerge inoltre che le regioni hanno speso in media il 75% (circa 25 miliardi di euro) delle risorse Ue, mentre i programmi nazionali si sono fermati al 43% (circa 13 miliardi). Restano quindi ancora quote importanti da spendere entro la fine dell’anno, termine ultimo per non perdere risorse sempre più preziose alla luce delle ristrettezze che si stanno profilando per il bilancio nazionale anche nella prospettiva del ripristino delle regole Ue sui conti pubblici.

«La Regione più povera d’Italia che non riesce a programmare e a spendere le ingenti risorse messe in campo dall’Unione europea. I dati pubblicati sul portale Cohesion data della Commissione europea parlano chiaro: la spesa certificata da Bruxelles è pari al 58%, tra fondi Fers e Use, ossia 1,3 miliardi sui 2,20 miliardi che dovevamo spendere nel periodo 2014-2020. Un totale di 940 milioni di euro che rimanderemo al mittente se non saremo in grado di spenderli entro il 31 dicembre 2023». A dirlo è il consigliere regionale e capogruppo del Movimento 5 stelle in consiglio regionale, Davide Tavernise.

«Alla luce di tutto ciò appare sempre più incomprensibile il comportamento della maggioranza Occhiuto che si è permessa il lusso di bocciare la commissione speciale da me promossa in consiglio regionale per monitorare i Fondi europei e quelli specifici del Pnrr. E appare ancora più grave questa scelta, alla luce delle ristrettezze economiche che promette l’ultimo documento finanziario presentato dal Governo, che proprio oggi pomeriggio in maniera maldestra e scoordinata è stato bocciato per mancanza di numeri della maggioranza, e del ripristino delle regole Ue sui conti pubblici».

«Ci troviamo di fronte – ha detto ancora Tavernise – ad una classe dirigente regionale e nazionale che ogni giorno contraddice se stessa e mette seriamente in pericolo l’economia del nostro Paese, in un periodo in cui si profila all’orizzonte una nuova e più stringente austerity. Ancora una volta porgiamo una mano per il bene della nostra regione a questa maggioranza rilanciando la necessità di costituire nel più breve tempo possibile una commissione di controllo sulla spesa dei fondi europei e del Pnrr».

«Il risultato che emerge da un’analisi dei dati pubblicati sul portale Cohesion data della Commissione europea e che coprono l’andamento delle allocazioni fino al 31 dicembre 2022 fa emergere una situazione drammatica se si considera che la regione Calabria è agli ultimi posti in Italia per la spesa dei fondi strutturali della politica di coesione della Ue». Queste le dichiarazioni del consigliere regionale Antonio Billari, a commento del report della Commissione Europea sull’utilizzo dei fondi dedicati alla Regione Calabria.

«Se alla fine dell’anno scorso la spesa certificata della Regione e rimborsata da Bruxelles era pari a circa 1,3 miliardi di euro su 2,2 miliardi, cioè il 58% del fondo che unisce, nel caso della Calabria, sia quello per lo sviluppo regionale (Fesr) sia quello sociale (Fse) nel periodo di programmazione 2014-2020 il dato che abbiamo il dovere di analizzare – afferma Billari – è il fatto che resterebbero da spendere e rendicontare entro la fine dell’anno circa 940 milioni di euro per non rischiare di perdere le risorse destinate al nostro territorio».

Secondo il consigliere regionale «la sfida che la Regione Calabria ha dinnanzi è molto complessa e ci deve fare riflettere come fino ad oggi al netto delle chiacchiere e degli annunci “i fatti stanno a zero”», dichiara Antonio Billari che afferma: «Non credo sia utile valorizzare il fatto che le altre regioni hanno speso in media il 75% (circa 25 miliardi di euro) delle risorse Ue, mentre i programmi nazionali si sono fermati al 43% (circa 13 miliardi) ma è certa la necessità che gli uffici preposti a seguire questo iter cruciale per la nostra regione meritano di avere personale in numero sufficiente e con competenze specifiche per non bucare la sfida con l’Europa rispetto alla valorizzazione del nostro territorio».

«Chiederò al presidente della Regione – conclude il consigliere regionale – di istituire una task force con le migliori energie della nostra regione e che coinvolga anche le eccellenze universitarie perché la sfida che abbiamo difronte riguarda la possibilità di immettere nel tessuto sociale ed economico della nostra regione risorse certe e spendibili».

«Mi farò carico anche coinvolgendo l’intero consiglio regionale della Calabria che questo complesso iter burocratico e progettuale venga seguito con massima attenzione e priorità – dice – consapevole che l’Europa è vicina se però le opportunità che da essa ne derivano vengano colte e non disperse».

Sulla questione interviene anche il Pd Calabria con una nota. «Desta profonda preoccupazione il ritardo con il quale la Regione sta procedendo alla spesa delle risorse messe a disposizione dalla  programmazione europea 2014-2020 riferita ai fondi Fesr e Fse – scrive in una nota il Partito democratico calabrese –. Secondo i dati pubblicati, già da qualche tempo, sul portale Cohesion data della Commissione europea tracciano un quadro davvero allarmante. Al 31 dicembre 2022 la spesa certificata della Regione e rimborsata da Bruxelles era pari a circa a 1,3 miliardi di euro su 2,2. La Regione ha dunque utilizzato soltanto il 60% delle risorse».

«Il rischio concreto, dunque, – continua la nota dei dem – è quello di vedere evaporare qualcosa come 900 milioni di euro se tali risorse non saranno messe a terra entro il prossimo 31 dicembre. È evidente che esistono problemi strutturali all’interno della macchina amministrativa e burocratica regionale che, da sempre, non agevolano una snella e efficace programmazione della spesa. Non è possibile, però, che non si provi ad effettuare alcun cambiamento per tentare di invertire la rotta. Il centrodestra è ormai al governo da alcuni anni e non può non assumersi la propria parte di responsabilità. Fuori da ogni strumentalizzazione chiediamo al presidente Occhiuto di avviare immediatamente un tavolo di confronto permanente con il Consiglio regionale, i sindacati, le associazioni di categoria, i sindaci, le Università e tutti i soggetti in grado di fornire il proprio contributo per fare in modo di intervenire prontamente per mettere in salvo la maggior parte delle risorse possibili. La Calabria non può permettersi di perdere ulteriori occasioni, specialmente in questo periodo in cui la crisi economica e l’aumento dei costi di energia e materie prime stanno mettendo a dura prova il suo già fragile sistema socio-economico».

In più i consiglieri regionali di opposizione, rappresentati dal Pd, dai Cinquestelle e dal Gruppo misto, hanno chiesto la convocazione di un Consiglio ad hoc sul tema.

A rispondere sulla questione ci pensa, con una nota, Marcello Minenna, assessore all’Ambiente, alle partecipate, alla programmazione unitaria e ai progetti strategici della Regione Calabria.

«I bandi relativi ai Programmi operativi regionali sono in stand by non solo in Calabria, ma in tutte le Regioni del Paese – dice l’assessore regionale – Questo perché il governo nazionale ha deciso di procedere ad una accurata ricognizione di tutte le risorse comunitarie non spese, prima di rendere disponibili ai territori i nuovi fondi. Come noto il Por viene utilizzato essendo in parte cofinanziato dalla Regione, attraverso il Fondo di sviluppo e coesione».

«Non avendo ancora le risorse dell’Fsc la diretta conseguenza è avere dei ritardi nei bandi per il Por – ha spiegato ancora –. Il ministro Raffaele Fitto sta facendo un lavoro encomiabile e preciso per evitare gli errori degli scorsi decenni, ed è quasi inevitabile che in questi primi mesi questo approfondimento abbia dei contraccolpi temporali in merito al timing con il quale utilizzare le risorse Por. Il governo ci ha comunque rassicurato, e ha dato la sua disponibilità a predisporre nelle prossime settimane le delibere Cipess attraverso le quali i fondi Fsc verranno distribuiti alle Regioni, per poter così procedere al corretto utilizzo del Programma operativo regionale».

«Avremo qualche piccolo ritardo, ma – questa l’intenzione dell’esecutivo nazionale – con i conseguenti contratti che verranno siglati con le singole Regioni il nostro Paese – ha concluso – dovrebbe essere messo nelle condizioni di spendere meglio e bene le risorse Ue, e di controllare, territorio per territorio, il corretto cronoprogramma dell’utilizzo di questi fondi». (fc)

Sanità, Straface: Nell’ambito del Pnrr già consegnate 163 grandi apparecchiature

«Nell’ambito del Pnrr già consegnate 163 grandi apparecchiature su 285». È quanto ha reso noto la consigliera regionale e presidente della Terza Commissione Sanità, Pasqualina Straface.

Nel corso dei lavori della terza commissione regionale Sanità, attività sociali, culturali e formative, è stato audito il dirigente della unità organizzativa autonoma Investimenti sanitari, Pasquale Gidaro. Nella precedente seduta il dirigente aveva fatto il punto sulla realizzazione dei tre ospedali della Sibaritide, della Piana e di Vibo Valentia. In questa seconda parte della sua audizione l’attenzione era puntata su argomenti quali l’accordo di programma quadro riferito agli investimenti per la rete regionale ospedaliera, sugli investimenti in nuove tecnologie e sull’attuazione del Pnrr per la Sanità calabrese. 

«Introducendo l’argomento – ha spiegato a margine della commissione, Pasqualina Straface – ho sottolineato il forte impulso che il presidente Occhiuto ha voluto imprimere alle attività di definizione del Piano Operativo Regionale della Missione Salute del PNRR, che erano in forte ritardo di attuazione all’atto del suo insediamento. In pochi mesi, grazie alle attività di indirizzo del commissario ed alla pronta risposta del competente settore regionale del Dipartimento Tutela della Salute e dei commissari straordinari e degli uffici tecnici delle aziende del servizio sanitario regionale, sono stati portati a termine tutti gli adempimenti previsti dalla road-map del Ministero della Salute e di Agenas. Il Piano Operativo Regionale Pnrr-M6 costituisce parte integrante del Contratto Istituzionale di Sviluppo sottoscritto il 30 maggio 2022 dal governatore e commissario ed il Ministro della Salute».

«Il Piano stesso – ha ricordato – è strutturato in 11 linee di investimento ed è costituito complessivamente da 424 interventi, per un importo complessivo di 350.010.679,47 euro. Una linea di investimento prevede la fornitura di  285 grandi apparecchiature tra tac, risonanze magnetiche, mammografi, angiografi, pet/tac e acceleratori lineari: 163 sono state consegnate, e tra queste 156 sono già in esercizio. Tra l’altro l’informatizzazione e la digitalizzazione sono aspetti importantissimi per il nostro sistema sanitario regionale. In questo ambito sono previsti 20 ospedali di comunità con un finanziamento di 52 milioni di euro. Si tratta di strutture sanitarie territoriali che svolgono funzione intermedia tra il domicilio, la residenzialità socio sanitaria e il ricovero ospedaliero che operano a bassa e media intensità di cura, nei deficit funzionali o cronici. Le procedure attuative degli interventi sono sostanzialmente in linea con i target e milestones previste dal cronoprogramma del Pnrr».

«Rispetto al programma di ammodernamento delle tecnologie – ha sottolineato ancora la presidente Straface – la Regione ha previsto di rinnovare e potenziare il parco delle grandi apparecchiature biomediche delle aziende sanitarie e ospedaliere della Regione Calabria, per garantire percorsi diagnostici terapeutici più efficaci, soprattutto in campo oncologico, e di ridurre le liste di attesa. Con proprio Dca il presidente Occhiuto, commissario ad acta per il piano di rientro, ha approvato il “Programma di ammodernamento tecnologico”, con dieci apparecchiature ammesse a finanziamento con decreto del Ministero della Salute».

«L’amministrazione regionale – ha detto ancora Pasqualina Straface – ha programmato anche la riqualificazione dei servizi di radioterapia oncologica di ultima generazione, in attuazione ad un decreto ministeriale. Rispetto ai 100milioni complessivi stanziati alle regioni del mezzogiorno, alla Calabria sono stati destinati 9,4 milioni, integrati con una quota aggiuntiva a carico della Regione pari a 600 mila euro. L’attuazione del programma consentirà alla Regione di dotarsi di apparecchiature di ultima generazione in grado rispondere alle sempre più complesse esigenze cliniche in campo radioterapico. Anche questo programma è in fase di attuazione». (rrc)

VOLONTÀ POLITICA E CAPACITÀ TECNICA
PER NON PERDERE L’OCCASIONE DEL PNRR

di PIETRO MASSIMO BUSETTA  Si è compreso finalmente che se non si centralizzano alcune funzioni il rischio che le risorse del PNRR non si riusciranno a spendere  è molto alto.  E la linea del  centralismo fa passi da gigante nel nostro Paese. Anche se tale  concetto va in rotta di collisione con il progetto di autonomia differenziata di Calderoli, che invece punta a trasferire funzioni alle Regioni.

Ma pare si segua il consiglio  del Vangelo, a chi fa della carità, cioè  “che la sinistra non sappia quello che fa la destra” e il Governo sta lavorando attuando bene tale indicazione. 

Il ministro Raffaele Fitto con decreto del Presidente che rende operativa la nuova governance ormai ha la sua task force. In realtà in questo modo si depotenzia il Ministero della Economia a guida leghista, dando potere e responsabilità al Ministro Fitto, che come è noto aderisce a Fratelli d’Italia.

In realtà si supera l’impostazione di Draghi, che aveva previsto una distribuzione di competenze tra Chigi e Met. Si fa prevalere il primo sul secondo. In tutto questo il ruolo delle Regioni diventa meno fondamentale, anzi alcune volte possono essere bypassate  e quindi si spiega il loro malcontento, così come quello dei Comuni,  ed il controllo sulla semplificazione e l’attuazione del Pnrr va in mano Fitto  e conseguentemente alla Meloni. 

Ma forse si potrebbe approfittare di tale opportunità per indirizzare meglio i fondi  che, dispersi in tanti rivoli e soprattutto indirizzati a finanziare i diritti di cittadinanza, potrebbero perdere quella forza dirompente che dovrebbe consentire alle attività produttive, in particolare del Mezzogiorno, di partire con un’accelerazione finora mai vista. 

La Struttura di missione  sarà guidata da un coordinatore e composta da 50 impiegati e 14 dirigenti, a cui si aggiungeranno 20 esperti, anche esterni alla Pa. Quindi parliamo di 84 unità. Così  la task force di Fitto non solo “indirizzerà e coordinerà” ma avrà anche il monitoraggio del lavoro dei Ministeri che sono i soggetti attuatori. La missione 1, quella che riguarda la digitalizzazione e ha anche la missione istruzione e ricerca, avrà il compito dell’attuazione.  E all’interno di tale missione vi é la realizzazione dei 265 mila posti negli asili nido.  Compito estremamente complesso e che registra ancora ritardi considerevoli. Anche la parte della comunicazione e gli obblighi di pubblicità saranno affidati all’Ufficio IV. 

Al Mef resta l’Ispettorato generale, una nuova struttura che sarà ubicata presso la Ragioneria e che viene coinvolta  solo quando si parla dell’acquisizione dei dati sull’attuazione dei progetti. 

Un ruolo importante ma da ufficio statistico. Il vero problema é che si altera nel Governo proprio il rapporto tra i due ministeri considerato che anche il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti ha in mente di rivedere il Piano, riallocando le risorse in maniera da privilegiare alcuni progetti rispetto ad altri e qui la partita é tutta politica. E riguarda la posizione di un Ministro che dovrebbe avere una attenzione maggiore alle problematiche del Mezzogiorno rispetto ad un altro che ricorderete é volato negli Usa per spostare la Intel da Catania o dalla Puglia a Vigasio in Veneto, a pochi chilometri da Verona. 

Come dice il sommo Poeta “O muse, o alto ingegno, or m’aiutate; o mente che scrivesti ciò ch’io vidi, qui si parrà la tua nobilitate”. E qui si vedrà la capacità di Raffaele Fitto di attuare gli obiettivi veri per cui le risorse del Pnrr sono state concesse all’Italia in cosi larga misura. 

Cioè di cercare di chiudere i divari e cercare di valorizzare la posizione logistica dell’Italia, ormai stivale immerso nel Mediterraneo non più della sola Italia ma anche  dell’Europa. Nonché di far partire quella seconda locomotiva che dovrebbe consentire al nostro Paese di continuare a mantenere i ritmi accelerati dell’ultimo periodo. 

In tale logica potrebbe essere interessante provare a  realizzare alcune opere a terra che riguardano il ponte sullo stretto di Messina e che potrebbero trovare risorse nel piano.    

Molti progetti, riguardanti la parte logistica sono  già pronti, ma ovviamente c’è bisogno di due azioni contemporanee: una riguardante una volontà politica determinata, ed un’altra una capacità tecnica adeguata per consentire ad alcuni progetti di rientrare nelle condizioni previste dall’Unione. 

Non è un compito semplice, neanche per Raffaele Fitto, che dovrà fare i conti con gli interessi contrapposti e con la solita  bulimia di una parte del Paese, che ha visto nell’abbondanza di risorse un’occasione unica per potere completare alcuni investimenti rimasti al palo, come si è visto con i due stadi di Venezia e di Firenze, che sono il simbolo di un approccio dietro il quale è facile prevedere si nascondano tanti altri interventi che all’Unione Europea possono essere sfuggiti. 

La lotta è impari: tra chi ha corpo e gambe ben allenate per combattere e chi esile ed emaciato deve raccogliere tutte le proprie forze per fare l’indispensabile e che sarà soccombente se qualcuno dall’esterno non lo aiuterà a non essere sopraffatto. 

La centralizzazione dei poteri effettuata nel Ministero per il Sud dovrebbe avere questo obiettivo, in una logica di Paese, mai in realtà veramente perseguita.  Ma un secondo compito, estremamente complesso, riguarderà un Ministro, che ha un apparato che é diventato centrale, come mai lo é stato nella politica italiana, ed è quello di evitare che in un gioco delle tre carte, perseguendo interessi di bilancio complessivi, si spostino risorse destinate al Sud per le esigenze più varie, in una logica di bancomat, spesso utilizzata nel passato dal nostro Paese, che ha adottato in tutti i vertici decisionali ed istituzionali la teoria della locomotiva che deve essere in qualche modo aiutata a non fermarsi.

Anche la recente presa di posizione di Confindustria di destinare alcune risorse del Pnrr a industria 4.0 va nella stessa direzione, perché è evidente che tale indirizzo non potrà che concentrarsi sul sistema produttivo italiano che è fondamentalmente nordico, se non si limita l’intervento con quote stabilite opportunamente vincolate al solo Sud. Le forze in campo sono tante ed ognuna tira la coperta in modo da coprirsi, la battaglia mediatica che é partita sull’opportunità del ponte di Messina la dice lunga  sulla posta in campo. Il cambio di passo é difficile ma necessario  per il bene di tutti. (pmb)

[Courtesy Il Quotidiano del Sud – L’Altravoce dell’Italia]

I gruppi di opposizione in Consiglio regionale chiedono convocazione straordinaria per Pnrr e Por

Fare il punto dello stato di attuazione del Pnrr e del Por. È quanto hanno chiesto i consiglieri regionali di opposizione Mimmo Bevacqua (Pd), Davide Tavernise (M5S) e Antonio Lo Schiavo (Misto), depositando la richiesta di convocare un’Assemblea straordinaria a riguardo.

«I ritardi che si stanno registrando a tutti i livelli – hanno spiegato i consiglieri regionali di opposizione – stanno destando profonda preoccupazione e una Regione estremamente fragile come la Calabria non può permettersi di disperdere risorse. Riteniamo, dunque, indispensabile che la giunta regionale guidata da Roberto Occhiuto riferisca puntualmente sullo stato di attuazione di Pnrr e Por».

«Il Consiglio regionale non può continuare ad essere mortificato nelle sue funzioni e prerogative – hanno concluso – in quanto in ogni occasione possibile abbiamo evidenziato la mancanza di informativa in merito a tale problematiche. Ora ci auguriamo che con questa  richiesta si faccia  chiarezza su tante questioni e dubbi inerenti le prospettive di crescita  della nostra Regione». (rrc)

Russo (Cisl): Ci sono le condizioni per creare lavoro dignitoso con fondi del Pnrr

Il segretario generale di Cisl CalabriaTonino Russo, ha evidenziato come «ci sono le condizioni per creare lavoro dignitoso e sicuro grazie ai fondi del Pnrr e ad altre risorse europee e nazionali, che devono essere spese bene per qualificare il lavoro, modernizzare il Paese, e agganciare anche nel Sud e nella nostra regione crescita e ripresa».

La Cisl calabrese, infatti, è a Potenza con una nutrita rappresentanza di tutte le categorie di lavoratori e dei pensionati per partecipare alla manifestazione nazionale unitaria con Cgil e Uil sul tema Una Repubblica fondata sul lavoro, nel 75° anno della Costituzione.

«Vogliamo sottolineare – ha proseguito il sindacalista – la necessità di compiere uno sforzo ulteriore, tutti insieme, perché il significato della Festa dei Lavoratori possa essere condiviso e assaporato da tutti anche in Calabria, dove ancora l’occupazione scarseggia, è troppo spesso precaria, e dove ci si imbatte, in tante situazioni, nella mancanza di sicurezza nei luoghi di lavoro».

«Per la Cisl – ha ribadito – è particolarmente importante il richiamo della manifestazione di Potenza alla Costituzione della Repubblica nel 75° anno dalla sua entrata in vigore. È importante il richiamo all’art. 1, ma anche all’art. 5 che ci parla di una Repubblica “una e indivisibile” e ci fa ribadire che ogni ipotesi di regionalismo differenziato deve essere affrontata e discussa con le parti sociali, con i territori, nel Parlamento, senza forzature».

«E, ai fini dell’attuazione dell’art. 46 della Costituzione – ha annunciato – la Cisl avvierà nelle prossime settimane una raccolta di firme per una legge di iniziativa popolare sulla democrazia economica, perché sia finalmente concretizzato il “diritto dei lavoratori a collaborare, nei modi e nei limiti stabiliti dalle leggi, alla gestione delle aziende».

«Il nostro Paese è in una fase delicata – ha concluso – in cui bisogna investire per il futuro delle nuove generazioni. Ciò – conclude Tonino Russo – dovrebbe spingere tutti, Governo, parti sociali, forze sane dei territori, alla responsabilità del confronto e del dialogo per individuare insieme le strade da percorrere. È l’appello che la Cisl lancia in questo Primo Maggio e che vuole testimoniare con la sua presenza in piazza». (rcz)

Occhiuto (FI): Le risorse del Pnrr vanno spese, e bene

Il senatore di Forza Italia, Mario Occhiuto, intervenendo sull’informativa del ministro Fitto sul Pnrr, ha ricordato come «il Pnrr italiano è stato concepito in un momento storico di grande allarme che ha fatto sentire tutti compartecipi e, allo stesso tempo, tutti in qualche modo esenti da precise responsabilità».

«La conseguenza – ha aggiunto – è stata un Piano con investimenti di entità mai vista prima ma, per certi versi, troppo ambizioso rispetto ai limiti temporali. Il governo di centrodestra si è assunto la responsabilità di correggere e recuperare una situazione difficilissima: stiamo lavorando, insieme, nell’interesse del Paese».

«I finanziamenti – ha proseguito – devono essere distribuiti su tutto il territorio nazionale per superare i perduranti svantaggi di alcune regioni del Sud. Sarebbe paradossale se si pensasse di usare questi fondi principalmente al Nord, aumentando il gap infrastrutturale e lasciando i cittadini del Sud più indebitati. Conosciamo i problemi legati alla cronica incapacità di spesa della pubblica amministrazione italiana, così come la lentezza degli iter per le opere pubbliche: non a caso, da questo punto di vista, l’Italia è penultima in Europa».

«Sappiamo, anche – ha concluso – che il blocco del turnover nella Pa ha portato all’invecchiamento del personale e alla desertificazione degli uffici. Nonostante ciò, abbiamo il dovere di spendere tutte, e di spendere bene, le risorse del Pnrr non solo per far ripartire il Paese ma anche per l’obbligo etico di rispondere alle sfide che ci attendono, dalla transizione ecologica alla tutela della salute, fino all’inclusione sociale». (rp)

PER IL PNRR SI PUÒ ANCORA RIMEDIARE,
OCCHIO, PERÒ, AI “FURBETTI” DEL NORD

di PIETRO MASSIMO BUSETTA – Con il sì anche della Camera quello che è stato sempre un invito alla politica italiana di passare dal disimpegno automatico alla sostituzione dei poteri diventa un fatto acquisito. Ci si chiede perché avviene solo adesso e non si è mai avuto lo stesso approccio per i fondi strutturali. La risposta risiede nel fatto che l’approccio alla spesa dei fondi strutturali, contrariamente a quello della Spagna  per esempio, è stato ritenuto un fatto che riguardava le Regioni meridionali più che tutto il Paese. E quindi si è trascurato di intervenire.

Adesso che invece il Pnrr viene ritenuto un progetto che riguarda tutto il Paese si corre ai ripari per evitare di perdere le risorse. Si tratta del terzo decreto legge sul Piano nazionale di ripresa e resilienza. Tante volte ho auspicato l’accentramento dei poteri presso la Presidenza del Consiglio. E con la ratifica del decreto legge la governance del Pnrr passa ufficialmente a Palazzo Chigi. Anche se siamo ancora a oltre tre anni dalla scadenza del 31/12/2026, data prevista per il completamento delle opere finanziate con il Piano di Ripresa e Resilienza, è sembrato opportuno cambiare le regole e rivedere la cabina di regia, oltre che semplificare per accelerare gli investimenti e raccordare in modo virtuoso il Pnrr con le politiche di coesione.

È un correre ai ripari per evitare quella che sembrava essere la “cronaca di una morte annunciata”. Perché è evidente che le amministrazioni locali, sopratutto nel Mezzogiorno, a corto di risorse umane oltre che di qualifiche adeguate, rischiavano di fallire gli obiettivi. Problema che continua a rimanere e che in questo modo si cerca di superare ma che è facile prevedere non potrà essere totalmente risolto.

In tale logica va anche la norma sulla stabilizzazione del personale. Fatto importantissimo perché spesso le istituzioni meridionali, Regioni e Comuni, hanno avuto professionalità impiegate a tempo determinato per progetti europei. Anche se prevedere un periodo di 24 mesi per accedere a tale beneficio forse è eccessivo, perché in genere gli incarichi sono stati dati da meno tempo. In tale direzione va  la normativa che prevede che i vertici apicali aprano le porte ai pensionati della stessa Pubblica amministrazione, i quali potranno ricoprire incarichi retribuiti di vertice presso Enti e Istituti. 

Vedremo cosa accadrà e cosa ci dirà periodicamente il Met, al quale è rimasto il monitoraggio. Ovviamente si tratta di una rivoluzione che avrà bisogno di tempo per essere attuata, con tutte le incognite della ripartenza. Ci vorrà molta determinazione per non perdere tempo prezioso.

L’altro aspetto che non bisogna perdere di vista e che in questa confusione dovuta al cambiamento, sicuramente  necessario, non si sposti la destinazione dei fondi per cui qualche “furbetto” sottragga risorse al Mezzogiorno per destinarle ad altre aree, che probabilmente avranno anche più capacità di spesa, ma tradendo i principi base per cui tali risorse sono state destinate all’Italia, cioè di ridurre le disuguaglianze.

Alla struttura centralizzata sarà più facile interloquire con la Commissione Europea, che certo, però, dovrà rendersi conto delle maggiori difficoltà che le realtà a sviluppo ritardato possano avere. Se avessero infatti buona capacità di spesa non sarebbero a sviluppo ritardato. Forse bisogna prevedere trattamenti differenti.

Non va certamente utilizzata la scorciatoia, più volte adombrata da Giuseppe Sala piuttosto che da Luca Zaia, di fare spendere a chi é magari più bravo e che é pronto a monopolizzare le risorse.

Nella possibile revisione del Pnrr due suggerimenti: il primo di concentrare le risorse piuttosto che sulla equiparazione dei diritti di cittadinanza, asili nido, scuole, sanità, sulle condizioni per favorire gli investimenti produttivi, cioè nell’attuare le condizioni di stato minimo nella infrastrutturazione e nella lotta alla criminalità e nei vantaggi competitivi rispetto alle aree sviluppate, riguardanti cuneo fiscale e tassazione degli utili di impresa, in particolare nelle Zone Economiche Speciali.

Ovviamente l’equiparazione é un obiettivo da raggiungere ma con le risorse ordinarie. Il secondo di concentrare le risorse su pochi grandi progetti,  come l’alta velocità ferroviaria, il completamento delle autostrade mancanti, anche se é chiaro che i tempi potrebbero essere insufficienti per tali grandi opere.

Certo l’ultima opzione, di rinunciare alle risorse a debito, concesse a tassi particolarmente favorevoli che, in una condizione di inflazione non più  zero virgola, sono a tassi negativi, mi pare quella proprio da scartare.

L’occasione del Pnrr può essere utile per il Paese per una riflessione di come gestire le risorse messe a disposizione dall’Unione. Che forse andava fatta prima e che porterà a semplificazioni ed all’ammodernamento di tante procedure. Il processo che stiamo vivendo forse sarà utile a tutto il Paese. Dai momenti di crisi possono venire le spinte giuste per una ripartenza complessiva. (pmb)

[Courtesy Il Quotidiano del Sud – L’Altravoce dell’Italia]

 

Baldino (M5S): Grave decisione del Consiglio regionale di bocciare Commissione speciale per Pnrr

La deputata del M5S, Vittoria Baldino, ha definito «grave la decisione del consiglio regionale in Calabria, a maggioranza di centrodestra, di bocciare la nostra proposta di istituire una commissione speciale sui fondi del Pnrr e sui fondi europei».

«Si rischia, così  – ha spiegato – di perdere oltre 1,4 miliardi di euro parte dei quali sono destinati al potenziamento della medicina territoriale, alla realizzazione di case e ospedali di comunità, in un territorio come quello calabrese che già registra i livelli essenziali di assistenza (Lea) ripetutamente al di sotto della sufficienza. Con questa decisione il presidente della Calabria, Roberto Occhiuto, si palesa come il maggiordomo di un governo che sta seriamente mettendo in pericolo la messa a terra del Pnrr».

«Tra l’altro -– ha proseguito – la nostra proposta di istituire una commissione speciale è già passata in altre regioni. Un dato che rende ancor più inaudito la scelta in Calabria, una regione già in debito con i suoi cittadini per gli innumerevoli disservizi, come quelli sulla sanità o sui trasporti. La Calabria non merita di essere un esempio negativo per colpa di una politica regionale che vuole essere cieca e piegata a logiche di partito». (rp)

 

Senese (Fenealuil): Creare struttura speciale per monitorare in Calabria interventi del Pnrr

La segretaria generale di Fenealuil Calabria, Maria Elena Senese, ha ribadito la necessità di creare «una struttura speciale col compito di monitorare tutti gli interventi del Pnrr localizzati in Calabria, in supplenza dello Stato, per dare una mano a tutti i comuni che sono sprovvisti di tecnici esperti anche sul fronte della  progettazione e della partecipazione ai bandi».

Un appello lanciato dopo i dati allarmanti emersi dallo studio realizzato dall’Autorità nazionale anticorruzione e Openpolis che ha analizzato tutti i bandi finanziati dal Pnrr fino ad oggi.

«Tanti gli elementi di criticità – ha spiegato Senese – sui quali sarebbe quanto mai opportuno  un risolutivo intervento del Governo, e che vanno al di là dei gravi e noti ritardi sin qui accumulati nell’attuazione delle misure: scarsa trasparenza, troppi i soggetti attuatori, soprattutto nel Mezzogiorno, che non sono  in grado di attuare gli interventi per le gravi deficienze tecniche e strutturali. Il monitoraggio evidenza una situazione a dir poco disarmante».

«Rispetto alla linea concordata in Europa – ha aggiunto – ad oggi la percentuale di completamento delle riforme si assesta al 67,29% (oltre 11 punti percentuali in meno rispetto alle previsioni del I trimestre 2023: 78,55%). Ancora più marcato e grave il ritardo relativo al completamento degli investimenti: 27,93% la percentuale ad oggi, a fronte del 43,76% prevista sempre per il I trimestre. Il fallimento del Pnrr segnerebbe il fallimento di importanti obiettivi di modernizzazione del Paese a partire dalle transizioni gemelle, ecologica e digitale per non parlare poi della riqualificazione della patrimonio scolastico!».

«Non avremmo dovuto chiedere più tempo – ha proseguito – ma più strumenti per riqualificare la manodopera e per politiche industriali in grado di aiutare le imprese.  La messa in sicurezza dell’edilizia scolastica rientra nelle missioni del Pnrr. Per la Calabria sono stati messi a disposizione oltre 90 milioni di euro, per la copertura finanziaria di circa 40 interventi, cui vanno ad aggiungersi le risorse aggiuntive messe a disposizione dal ministero dell’Istruzione per coprire 21 progetti».

«Questa dote – ha evidenziato – potrebbe risolvere diversi problemi e rendere le scuole calabresi, almeno quelle rientrati nei finanziamenti, più innovative, sicure, inclusive e sostenibili. Il condizionale, però, è d’obbligo. I comuni e gli altri enti territoriali potrebbero da subito avviare la definizione delle progettazioni e delle procedure di appalto dei lavori. Ma, il cosiddetto sistema dei bandi competitivi non garantisce ai comuni, soprattutto a quelli più piccoli, tanti dei quali sono in dissesto o predissesto, di poter partecipare con le stesse modalità di quelli più organizzati, finendo per allargare il divario già esistente fra il Nord e il Sud del Paese».

«Nella convinzione che la spesa si accelera se la stessa viene decentrata – ha detto ancora – noi crediamo che le amministrazioni locali debbano essere sostenute in questa partita così delicata. E questo sostegno non si ottiene accentrando tutto sui ministeri o lasciando allo sbando comuni che, per una strutturale carenza di organico, non sono capaci di gestire la mole di lavoro che i bandi presuppongono».

«Per noi – ha ricordato – rappresenta un errore enorme bypassare totalmente le Regioni nella spesa del Pnrr. Le amministrazioni regionali, grazie alla loro dotazione organica, hanno una capacità molto più elevata, rispetto a quelle delle amministrazioni comunali, per organizzare la spesa di questi fondi e riuscire a metterli a terra concretamente senza dispersioni o rallentamenti pericolosi. Ad oggi, invece, le Regioni non riescono neanche a monitorare i progetti in essere».

«Vorremmo solo ricordare che, con proprio decreto – ha aggiunto – per assicurare il rispetto dei tempi indicati dalle milestone europee del Pnrr, il Governo ha potenziato le misure di accelerazione per l’esecuzione di interventi di edilizia scolastica. Sindaci e presidenti di provincia e di Città metropolitana, ai quali già dal 2020 spettano, per l’edilizia scolastica, i poteri di Commissario straordinario,  potranno avvalersi di altre strutture pubbliche, centrali e locali, per ricevere supporto specialistico».

«In questo modo i tempi per i lavori di messa in sicurezza potranno essere ulteriormente accelerati – ha concluso Senese – nel rispetto della normativa nazionale ed europea e garantendo sostegno agli enti locali di minori dimensioni, sprovvisti di professionalità tecniche specifiche che possano seguire gli appalti. Ma il tempo scorre e all’orizzonte non ci è dato vedere nulla, salvo dati sconfortanti». (rcz)