L’OPINIONE / Raffaele Malito: La popolarità, in discesa, del sindacato

di RAFFAELE MALITONei grandi cambiamenti globali sociali, economici e culturali dei paesi dell’occidente a storica, solida democrazia liberale ci sono, nei tempi che viviamo, anche quelli che riguardano la popolarità e il rapporto tra masse popolari e il Sindacato: mai negli Usa i sindacati dell’auto, la potente United Auto Workers, aveva goduto della popolarità di questi giorni, il 71%, secondo la Gallup. Al punto che Biden, in vista delle prossime elezioni presidenziali, ha colto l’occasione per andare, con il megafono, tra gli operai e sostenere, a spada tratta, le loro consistenti, remunerative rivendicazioni salariali.                                                                                                           

Una situazione rovesciata In Italia: un sindacato- associazione, ancora fortissimo, con 11,5 milioni di iscritti a Cgil-Cisl-Uil ha, al contrario, una popolarità piuttosto  bassa nei sondaggi universalistici, ben lontana dai picchi americani. Il contesto italiano è molto diverso: il contratto  dei metalmeccanici scadrà  nel prossimo anno e solo  nei giorni scorsi nell’assemblea della Federmeccanica si è cominciato  a parlare di  un rinnovo, con una discontinuità  importante, di un contratto, cioè, ESG (Environmental Social Governnance) che ponga la compatibilità tra i fattori ambientali, sociali, finanziari e investimenti, nel medio e lungo termine, delle aziende con un nuovo metro di valutazione delle imprese e della loro organizzazione.                                                                                                                        

Al momento al centro del sistema industriale c’è la vertenza della Magneti Marelli, lo stabilimento che produce il motore endotermico e che il proprietario ( il fondo americano Kkr) vuole chiudere. La vicenda desta preoccupazione perché potrebbe essere la prima di una serie, nel  triangolo industriale italiano, e falcidierebbe con la chiusura o il ridimensionamento la componentistica  interessata alla transizione nell’elettrico.

Il leader di Azione, Carlo Calenda, ha puntato il dito contro la Cgil e il suo segretario, Maurizio Landini, accusandolo di non aver fatto nulla contro la deindustrializzazione del settore metalmeccanico. Scarsa politicizzazione, dunque, di questa vertenza, proposta, in coerenza con la propria vocazione movimentista, solo dalla segretaria del Pd Elly Schlein – è da verificare con quanta efficacia – che è andata a testimoniare la solidarietà ai 290 operai in lotta contro la chiusura dello stabilimento.                                                                                                   

Un tempo gli autunni caldi erano caratterizzati dalle grandi vertenze per il lavoro e sviluppo che metteva di fronte operai e i datori del lavoro delle grandi aziende: oggi la stagione sociale “calda” delle vertenze potrebbe riguardare – con qualche sorpresa – i difficili, o inesistenti, rapporti tra le grandi confederazioni sindacali, Cgil e Cisl.

Il dilemma è tra sindacato-movimento o Associazione: la Cgil ha promosso per il prossimo 7 ottobre  un grande corteo a Roma, senza le altre sigle sindacali ma con circa 100 a associazioni grandi e piccole del terzo settore. È una classica manifestazione “movimentista” dentro la quale ci sono la difesa della Costituzione,  i temi della legge di bilancio, insomma, temi squisitamente politici del tutto coerenti e rivelatori dell’ orientamento di Landini e delle sue aspirazioni leaderistiche in un campo non più sindacale  ma squisitamente politico: contro il governo Meloni, certamente, ma anche fuori degli schieramenti partitici, anche quelli di sinistra, tutta la politica che Landini  ritiene delegittimata dall’astensionismo elettorale.                  

Il corteo di Roma è una prova delle possibilità di successo dello sciopero generale, previsto dalla Cgil, ma non ancora deciso. La Cisl ha già fatto sapere che non lo condivide e non aderirà. L’Uil, incerta, non ha ancora fatto conoscere le proprie valutazioni. La Cisl, restando nei binari squisitamente sindacali, rifiuta gli scioperi generali di protesta e, coerentemente con la mobilitazione dei mesi pre-estivi  vuole vedere le carte: se il governo conferma il taglio del cuneo fiscale e la detassazione delle tredicesime sarebbe difficile motivare uno sciopero di otto ore. Insomma l’idea di uno sciopero di otto che, costa 70 o 80 euro a ogni lavoratore, è prematura,  dura da sopportare e destinata a scarsa adesione. Si ripeterebbe quanto  è accaduto con lo sciopero, proclamato dalla Cgil, e fallito contro il governo Draghi: servirebbe solo a sventolare bandiere identitarie di una singola confederazione.   

A dividere le due grandi confederazioni sindacali c’è anche la diversità di posizione sul salario minimo. Il segretario della Cisl Sbarra ha sempre difeso la contrattazione collettiva  e considera un tradimento la scelta della Cgil di una legge destinata esclusivamente al lavoro povero. E ripropone il tema della partecipazione dei lavoratori alle decisioni di impresa e ai consigli di amministrazione, lanciando una proposta di legge d’ iniziativa popolare che porterà, con le necessarie 50mila firme, all’attenzione dei gruppi parlamentari. Sarà interessante verificare, dopo tanti elogi a mezzo stampa, quali partiti  saranno pronti a sostenere l’iter di approvazione di un provvedimento  legislativo che ricorda e ripeterebbe  la tradizione tedesca che prevede, in alcune grandi aziende, la cogestione con la partecipazione agli utili e al destino delle imprese.

Anche su questo grande tema c’è  grande divisione: La Cgil mugugna e non ha deciso alcunché. Insieme con l’Uil, ha preferito sorvolare come se la proposta di legge del Cisl non esistesse. Un’ennesima prova delle pesanti divisioni che si vivono nel mondo sindacale. Che resteranno tali se non si scioglie il dilemma tra  Sindacato-movimento con mire e destini puramente politici, rappresentato da Landini e Associazione, puramente sindacale, rappresentata da leader come Luigi Sbarra. È la chiave che apre e spiega i tanti perché della scarsa popolarità del Sindacato  italiano e di una buona parte dei suoi dirigenti. (rm)

Morti sul lavoro, un tavolo di concertazione permanente tra parti datoriali e istituzioni

Attivare, con un tavolo permanente con parti datoriali, la Regione, l’Inail, l’Asp, Ispettorato del lavoro e l’Inps, misure di prevenzione e verifica finalizzare a contenere. È una delle soluzioni individuate  al termine dell’incontro con il prefetto di Catanzaro, Enrico Ricci, sollecitato da Area Vasta Cgil Catanzaro-Crotone-Vibo, Cisl Magna Graecia e Uil Catanzaro-Vibo.

L’incontro con il prefetto, sollecitato nei giorni scorsi dai segretari di, Enzo ScaleseSalvatore Mancuso e Santo Biondo, rispettivamente segretario generale di Cgil Area Vasta, Cisl Magna Graecia e della Uil Catanzaro Vibo  è stato preceduto da un partecipato sit in che si è tenuto davanti alla Prefettura di Catanzaro. Presenti, tra gli altri, il segretario regionale della Cgil, Angelo Sposato, il consigliere regionale Raffaele Mammoliti, il sindaco di Catanzaro, Nicola Fiorita, la vice sindaca Giusy Iemma e il presidente del consiglio comunale del Capoluogo, Gianmichele Bosco.

I sindacati hanno consegnato al prefetto di Catanzaro, un documento nel quale hanno avanzato una serie di richieste al governo e alla Regione Calabria, alla luce delle recenti tragedie che hanno funestato anche il territorio calabrese. Il prefetto Ricci ha dimostrato grande sensibilità e attenzione alle richieste di Cgil, Cisl e Uil, che hanno sollecitato una maggiore prevenzione, un potenziamento dei controlli, un inasprimento delle sanzioni nei confronti delle imprese che non rispettato i protocolli di sicurezza, più assunzioni all’Ispettorato del lavoro e nella medicina territoriale, l’istituzione di una Procura nazionale.

A livello regionale i sindacati hanno chiesto l’attivazione di un tavolo aperto alle forze economiche e sociali, all’Inail e a tutte le istituzioni competenti, e l’istituzione di una commissione alla Regione Calabria «perché – è stato detto nel corso del sit-in – ormai gli osservatori non servono più».

«Il prefetto si è dimostrato disponibile a convocare questo tavolo con le parti datoriali, la Regione, l’Inail, l’Asp e l’Inps per fare una verifica della situazione. Abbiamo chiesto anche una verifica sui soggetti beneficiari dei fondi pubblichi perché è chiaro che chi non applica i protocolli sulla sicurezza, i dispositivi di protezione, non attua misure di prevenzione e si rende responsabile di questi infortuni non può accedere a nessun fondo pubblico o agevolazione pubblica o d’interesse pubblico», ha dichiarato al termine dell’incontro il segretario generale Cgil Calabria, Angelo Sposato.

Nei giorni scorsi il consigliere regionale Raffaele Mammoliti ha depositato una interrogazione in merito all’emergenza morti sul lavoro al presidente della giunta Occhiuto.

«In materia la Regione ha competenze ben precise. Le Asp hanno compiti di vigilanza in tema di salute e sicurezza sul lavoro – spiega Mammoliti –. Ho chiesto al presidente di verificare quante sono le risorse dedicate e in caso provvedere al loro incremento, quanto personale nelle Asp è utilizzato allo scopo, e quali iniziative vuole assumere se insufficiente. I morti purtroppo sono una sconfitta per tutta la società civile. In Calabria abbiamo poi un’incidenza molto maggiore rispetto alle altre regioni. Si aggira intorno al 125 in più. Sono cifre esponenziali sulle quali non ci può voltare dall’altra parte».

«La strage silenziosa continua. In Italia negli ultimi vent’anni hanno perso la vita 26mila lavoratori. Vanno applicate norme e regole che esistono – ha dichiarato il segretario generale dell’Area vasta, Enzo Scalese –. Oggi siamo qui a Catanzaro ma manifestazioni analoghe si svolgono e si terranno in tutt’Italia per affermare con forza che il triste fenomeno va contrastato con i tre mezzi cardine della formazione, della prevenzione e dei controlli. Non basta più la solidarietà post incidente».

«È una questione di ordine pubblico – ha aggiunto – finanche. Tra l’opinione pubblica deve passare il messaggio che il lavoratore deve essere sicuro di rientrare a casa al termine del suo turno. Le imprese devono fare di tutto e devono essere i qualche modo premiate le più ligie ai doveri normativi attraverso una sorta di patente a punti che abbiamo, tra l’altro, sollecitato».

«Quando arrivano le morti sul lavoro, in ciascuna famiglia colpita si verificano tragedie – afferma Salvatore Mancuso, segretario generale di Cisl Magna Graecia -. Il dato nazionale è più che allarmante, più di tre morti al giorno. La Calabria che è sempre alle ultime posizioni nelle classifiche che riguardano le cose positive, primeggia viceversa in quelle negative, e questa delle morti bianche è una di loro. Nell’ultima settimana due incidenti mortali a Lamezia Terme».

«Vogliamo andare otre la solidarietà – ha sottolineato –. Al prefetto chiediamo di aprire un tavolo con tutte le associazioni che sono interessate, per esempio l’Anmil, gli enti come Inail, le imprese, i lavoratori, per fare quanto è necessario. Aumentare i controlli, la formazione e la formazione. Spesso sono le aziende più piccole ad avere atteggiamenti di trascuratezza sulle norme, anche gli stessi lavoratori sottovalutano talvolta i rischi. Dobbiamo aiutare imprese e lavoratori perché il fenomeno si riduca. Urge un lavoro di squadra, c’è tanto da lavorare verso l’obiettivo zero morti sul lavoro».

«La Calabria non è ultima sul piano della rivendicazione dei diritti – aggiunge Santo Biondo segretario generale regionale e di Uil Calabria–. Il sindacato oggi a Catanzaro pone la questione al centro dell’agenda politica. Basta discutere, occorre agire. Al governo nazionale chiediamo più sanzioni, più ispezioni, una procura nazionale dedicata perché spesso le vittime non sono tutelate dalla giustizia, assunzioni negli ispettorati. Ma anche il governo regionale deve fare il suo. Al Consiglio chiediamo di istituire una Commissione regionale sulla sicurezza e sull’emersione del lavoro nero che indichi al governo regionale e al Consiglio come legiferare in materia. È intollerabile che le risorse europee vadano a finire anche alle imprese che non applicano la normativa vigente non applicando i contratti stipulati con le organizzazioni sindacali più rappresentative».

«La politica affronti seriamente la questione – ha ribadito – tanti omicidi, tante morti, tante invalidità permanenti. La Calabria faccia da apripista. Gli osservatori non servono. Le risorse ci sono. Il lavoro è materia concorrente, e le Regioni devono fare la loro parte non favorendo le aziende che ammalorano il mercato del lavoro e premino le aziende virtuose. Il tempo delle chiacchiere è finito. Sul piano regionale il presidente Occhiuto e il Consiglio dimostrino di avere a cuore questi problemi». (rcz)

Cgil, Cisl e Uil: Ancora troppe storture per situazione dei Tis

Le Segreterie Regionali di NIdiL Cgil, Felsa Cisl e UilTemp Calabria, hanno evidenziato come ci sono ancora «troppe storture» in merito alla situazione dei tirocinanti di inclusione sociale.

«L’innegabile contributo offerto negli anni da questi lavoratori al servizio degli enti locali, spesso sofferenti per via di blocco del turn over e di progressivo svuotamento delle dotazioni organiche, ha reso il loro ruolo determinante e in alcuni casi fondamentale per non privatizzare interi servizi della pubblica amministrazione», hanno detto, a margine dell’incontro avuto in Regione, che hanno descritto come «una verità annunciata».

«Negli ultimi mesi, una girandola di emendamenti presentati in sede di discussione del Decreto Pubblica Amministrazione – dicono i sindacati –, hanno segnato dei passi avanti in merito alla sorte di questi lavoratori, più di 4.000 tirocinanti, impegnati in percorsi di “reinserimento” che in realtà si susseguono da anni».

«Abbiamo subito pubblicamente apprezzato – hanno ricordato – il risultato molto importante del riconoscimento da parte del governo dell’esistenza di un bacino di lavoratori, un precedente che fa ben sperare nonostante siano stati da sempre considerati delle presenze fantasma nelle pubbliche amministrazioni, privi inoltre di ogni tipo di tutela contrattuale. Lo consideriamo un primo passo indispensabile per discernere l’ennesimo bacino di precari del settore pubblico calabrese».

«Dall’altra parte, abbiamo evidenziato – hanno detto ancora – anche stavolta tempestivamente e pubblicamente, i toni troppo trionfalistici a fronte di criticità e storture nelle norme appena approvate. Le prime, del tutto evidenti, erano state sottoposte all’attenzione dei legislatori già in fase di formazione dell’emendamento e riguardavano l’esclusione dei lavoratori ospitati presso le Asp, le Province, altri enti e le aziende private. Insieme a queste, anche l’esiguità delle risorse messe a disposizione (2 mln per il 2023 e 5 mln dal 2024 a fronte dei circa 50 mln annuali)».

«A queste si è però aggiunta – hanno detto ancora – in sede di conversione del secondo Decreto Pa, la criticità che riguarda la contrattualizzazione a tempo indeterminato. Nello specifico la previsione del concorso con riserva del 50%, che di fatto, annulla la possibilità, già remota, da parte di qualsiasi comune di bandire concorsi per il doppio dell’organico che si vuole assorbire».

«Insomma, una vittoria di Pirro dal sapore propagandistico di un qualche deputato che – dicono ancora le segreterie – trascinato dalla eccessiva euforia, ha contribuito a trasformare le illusioni dei Tis in cocenti delusioni, già stanchi delle continue promesse fatte nel tempo e mai rispettate. Quanto detto è senz’altro quello che temevamo da tempo, tanto da indurci a restare cauti rispetto ad una problematica che presenta svariati aspetti complessi sotto molti punti di vista».

«Nel frattempo, rimane fondamentale assicurare la continuità negli enti – hanno ribadito –, purché questa resti finalizzata ad una contrattualizzazione, evitando al contempo l’esternalizzazione di quei servizi o, peggio, di paralizzare la macchina amministrativa di tantissimi comuni. Ad oggi però, anche questo tassello resta incredibilmente incerto per via dell’insufficiente contributo statale di 5mln che coprirebbe solo le prime mensilità di tirocinio. Quello che ci aspettiamo è che, almeno, questa soluzione possa arrivare celermente».

«La Regione Calabria quindi – hanno evidenziato ancora –, si deve far garante della copertura economica dell’annualità di proroga al fine di poter continuare a lavorare con senso di responsabilità ad una annosa questione che richiede, senza compromessi, la dovuta sinergia della politica sia a livello nazionale che regionale, delle parti sociali, delle amministrazioni allo scopo di eliminare gli ostacoli che impediscono ad oggi la contrattualizzazione di tutti i lavoratori Tis».

«Su tutti questi aspetti – hanno concluso – e continuando a stare al fianco dei tirocinanti in questa battaglia per il lavoro vero, vigileremo costantemente sullo stato della vertenza, abbiamo già chiesto di aggiornare entro fine mese il tavolo permanente che è stato istituito grazie anche alla volontà dell’Assessore Calabrese che abbiamo accolto con grande soddisfazione». (rcz)

Mancata retribuzione di risultato per la dirigenza medica, i sindacati: «Corrisponderla entro il 10 o sarà agitazione»

Sindacati uniti per ottenere la retribuzione di risultato della dirigenza medica e sanitaria per il 2020. Con una lettera inviata al commissario straordinario dell’Asp di Catanzaro, Ivan Potente (Fp Cgil Medici), Larussa (Anao), Giancarlo Cristofaro (Fvm), Giuseppe Paone (Cimo), Teresa Porcaro (Fassid), hanno evidenziato che «prendiamo atto della mancata erogazione di quanto in oggetto, che fa parte delle legittime spettanze della categoria, nei tempi pattuiti. Pertanto, considerata anche la manifesta indisponibilità dell’azienda a dare segnali collaborativi sull’argomento, le organizzazioni sindacali invitano e diffidano l’ASP di Catanzaro a corrispondere, alla categoria interessata, quanto alla stessa dovuto per l’anno 2020 entro e non oltre il 10 agosto 2023. Trascorsa inutilmente tale data procederemo alla dichiarazione di stato di agitazione permanente della categoria con avvio delle procedure di raffreddamento dei conflitti presso la prefettura territorialmente competente». (rcz)

Fai, Flai e Uila Cosenza: Garantire pagamento degli straordinari a lavoratori di Aib

I segretari generali di Fai Cisl Cosenza, Flai Cgil Cosenza, Flai Cgil Sibari-Pollino e Uila Uil Cosenza, rispettivamente Antonio Pisani, Giovambattista Nicoletti, Federica Pietramala e Antonio De Gregorio, hanno chiesto maggior chiarezza rispetto al pagamento degli straordinari per i lavoratori impiegati del servizio di antincendio boschivo (AIB) nel territorio di Cosenza.

Una richiesta avvenuta dopo l’incontro svoltosi in Regione, facendo eco a quanto richiesto con forza dalle rispettive Federazioni regionali.

«Tra i lavoratori forestali del nostro territorio – hanno spiegato – impiegati in questa fondamentale attività, c’è forte preoccupazione e incertezza. Ribadiamo che lo straordinario, per come sostenuto dalle Segreterie regionali, è un istituto previsto dal contratto e, pertanto, deve essere remunerato secondo quanto stabilito dalle norme contrattuali».

«Evidenziamo inoltre – hanno proseguito – come, nel territorio di Cosenza, il numero degli addetti sia sceso del 30%, ciò implica un minor numero di ore coperte dal servizio stesso, con notevoli disagi sul piano della prevenzione e lotta attiva agli incendi. Inoltre, vista la notevole riduzione di personale, dovuta al pensionamento di lavoratori e lavoratrici, ed in considerazione del fatto che l’importo stabilito da parte della Regione Calabria per il Premio per Obiettivo rimane invariato si potrebbe, per come richiesto durante l’incontro di ieri, aumentare tale premio».

«È inoltre da considerarsi che, il Premio per Obbiettivo – hanno detto ancora – essendo soggetto al raggiungimento di parametri prestabiliti, e sottoposto alla valutazione di un ente terzo, potrebbe anche non essere riconosciuto, prefigurando così un doppio danno per il lavoratore. Sarebbe oltremodo non equilibrato parametrare, con la stessa cifra economica, lavoratori con ore di lavoro straordinario notevolmente diverse».

«Infine, non è contemplata, in nessun istituto contrattuale del settore – hanno concluso i sindacalisti –, la possibilità che lo stesso lavoro straordinario venga assorbito dall’elargizione del Premio per Obiettivo. Ci auguriamo, pertanto  che le ore di lavoro straordinario eventualmente svolte dai lavoratori e dalle lavoratrici all’interno del servizio Aib e Progetto per Obbiettivo, siano applicate secondo quanto stabilito dalle norme contrattuali». (rcs)

A Lamezia Pd Calabria e sindacati a confronto su emergenze della Regione

È stato un confronto ampio e serrato quello svoltosi a Lamezia Terme, tra il gruppo del PD in Consiglio regionale e i segretari regionali dei sindacati  Angelo Sposato (Cgil), Tonino Russo (Cisl) e Santo Biondo (Uil), sulle principali tematiche che la Calabria dovrà affrontare nel prossimo futuro, secondo la traccia suggerita dal Pd che ha approntato un documento da sottoporre ai sindacati come base di discussione nel merito.

Autonomia differenziata, sanità, infrastrutture, aree interne, lavoro, digitalizzazione, fondi europei e riforma dei Consorzi di bonifica, tra i principali nodi sviscerati a Lamezia per cominciare un confronto continuo e arrivare alla formulazione di proposte concrete da portare al tavolo del governo regionale e di quello nazionale che, fin qui, hanno trascurato i reali interessi della Regione.

La piattaforma di lavoro approntata dal gruppo del Pd è stata apprezzata dai sindacati regionali che hanno ribadito la propria funzione e il loro ruolo finalizzato a rilanciare la vertenza Calabria, chiedendo il sostegno anche del Pd nazionale.

«Questo è il tipo concertazione che abbiamo richiesto più volte al governo regionale guidato da Roberto Occhiuto – ha dichiarato il capogruppo Mimmo Bevacqua – e che fin qui è mancato totalmente e ha portato  all’approvazione di provvedimenti a loro parere innovativi e riformisti senza un impianto culturale condiviso e di mediazione  tale da poter diventare patrimonio comune dei soggetti e Comunità interessate.  Confronto che ci auguriamo adesso venga avviato sui fondi  comunitari e del Pnrr, sulla riforma dei Consorzi di bonifica e  di un  nuovo regionalismo oramai indispensabile, legato ad un cambio di rotta in termini di investimenti e politiche di sostegno verso  le aree interne». 

Il gruppo Pd farà proprie queste tematiche, oltre alla sanità, nell’impegno che caratterizzerà nei prossimi mesi la propria azione per arrivare entro fine anno agli stati generali della sanità e ad una  conferenza programmatica già annunciata dal Segretario Nicola Irto. I consiglieri del Pd, inoltre, si dicono soddisfatti per l’esito dell’incontro, avendo riscontrato diversi punti in comune per un lavoro di analisi ed elaborazione che coinvolga le parti sane della società calabrese. (rcz)

Contratti a tempo determinato, accordo territoriale tra Confcommercio Calabria centrale e i sindacati

Importante accordo territoriale è stato firmato tra  Confcommercio Calabria Centrale, rappresentata dal Presidente Pietro Falbo e Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uitucs Uil, rappresentate, rispettivamente, da Pinuccia Cosmano, Antonio Bruno e Saverio Scarpino, per i contratti a tempo determinato nel terziario.

L’accordo, in continuità agli accordi stipulati negli anni scorsi dà attuazione a quanto stabilito dall’art. 75 del CCNL Terziario, Distribuzione e Servizi e dall’art. 90 del Ccnl Turismo consente alle imprese delle province Catanzaro, Crotone e Vibo Valentia che applicano il suddetto contratto, di beneficiare di una rilevante opportunità prevista a favore dei territori a vocazione turistica (i territori che costeggiano l’area lonica e Tirrenica delle tre province, ivi compresi i centri con fenomeni di picchi stagionali ed i territori montani della Sila e delle Serre). L’opportunità consiste in una specifica disciplina dei contratti a tempo determinato al fine di favorire quelle imprese che, pur non esercitando attività a carattere stagionale, necessitano di gestire al meglio i picchi di lavoro intensificati in determinati periodi dell’anno. Nello specifico l’accordo firmato consente la stipula di contratti a termine in deroga al numero massimo consentito dalla normativa vigente, evitando sanzioni e, soprattutto, incentivando l’occupazione regolare.

Grazie all’intesa, quindi, le imprese del commercio e dei servizi, nelle località a prevalente vocazione turistica, potranno usufruire di uno strumento di flessibilità che consenta loro di gestire al meglio i picchi di lavoro stagionali, garantendo, al contempo, continuità e qualità dei servizi offerti, potendo, dunque, continuare ad applicare la disciplina della stagionalità con le relative deroghe alla durata del rapporto (art. 19, co,2); alle limitazioni quantitative (art.23, co. 2, lett. C); agli intervalli da osservare tra un contratto a tempo determinato e il successivo (art. 2, co. 2); alle proroghe e rinnovi in assenza di causali (art.2, co.2).

È di fondamentale importanza che imprenditori e professionisti siano dovutamente sensibilizzati per contrastare il fenomeno dei “contratti pirata” stipulati da associazioni di categoria e sigle sindacali carenti in termini di rappresentanza. La carenza di opportune informazioni e l’applicazione di Contratti Collettivi che non siano espressione delle organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative provoca seri problemi di carattere sanzionatorio alle imprese. L’invito, dunque, è di affidarsi alle organizzazioni titolate a garantire le tutele previste nei contratti, senza rischiare di commettere l’errore di adottare accordi che in sede giudiziaria non avrebbero alcuna valenza di tutela.

Si specifica che sono centinaia di migliaia le imprese e milioni i lavoratori che utilizzano i nostri contratti collettivi. Purtroppo, alle nostre latitudini ci sono organizzazioni che, per motivazioni che nulla hanno a che fare con la rappresentanza, provano ad entrare in un settore molto delicato, adottando logiche puramente commerciali. Nel particolare momento storico che stiamo vivendo vige la necessità di superare stereotipi rispetto ai rapporti intercorrenti tra imprese e lavoratori.

La contrattazione decentrata e, nello specifico, l’accordo stipulato, forniscono, dunque, uno strumento incisivo per fornire tutele e proporzione tra qualità e quantità di lavoro.

«Da evidenziare, inoltre – si legge nella nota – il fondamentale principio della pariteticità come elemento imprenscindibile che si manifesta nel contratto attraverso l’istituzione dell’Ente Bilaterale del Commercio, Terziario e Servizi, unico soggetto deputato ad erogare servizi in ottica di tutela di imprese e lavoratori Applicare il Ccnl di Confcommercio Calabria Centrale costituisce il riferimento per determinare migliori condizioni di lavoro, contrastando la proliferazione dei contratti sottoscritti con il criterio della sottrazione che tolgono dignità al lavoro ed impediscono la crescita delle competenze». (rcz)

Fai Cisl, Flai Cgil e Uila Uil: Lavoro sia al centro della riforma della bonifica regionale

I segretari Generali di Fai Cisl, Flai Cgil e Uila Uil, rispettivamente Michele Sapia, Caterina Vaiti, e Pasquale Barbalaco, hanno chiesto non solo che il lavoro sia al centro della riforma della bonifica regionale, ma anche che serve il pieno coinvolgimento delle parti sociali.

I sindacalisti, infatti, hanno rilevato, con rammarico, che «ad oggi poco spazio è stato dato al confronto rispetto al tema del lavoro» sulla riforma della bonifica calabrese, ritenendo che «una complessiva riorganizzazione del “sistema della bonifica” in Calabria, per centrare gli obiettivi che tutti auspichiamo, quali la tutela del territorio e delle comunità, la garanzia dei fondamentali servizi al comparto agricolo regionale e il virtuoso utilizzo della preziosa risorsa idrica, debba necessariamente considerare come priorità la valorizzazione del lavoro e delle professionalità degli addetti, che sono il vero braccio operativo degli enti consortili». 

«Il comparto della bonifica calabrese – hanno detto in una nota congiunta – è stato contraddistinto da varie criticità, tagli e silenzi che si sono ripercossi soprattutto sul personale dipendente. La riforma della bonifica è una occasione per ridisegnare questo fondamentale comparto, in una regione fragile e caratterizzata da diverse vocazioni agricole».

«Non ci appassiona il dibattito – hanno spiegato – sulla denominazione e sulla semplice riformulazione perimetrale degli Enti consortili, bensì occorre instradare un serio confronto rispetto al futuro e alle attività degli Enti Consortili, al ruolo delle maestranze, all’efficientamento gestionale e amministrativo, su come migliorare la qualità dei servizi e del lavoro, in una logica di sostenibilità ambientale coerente con i nuovi indirizzi dettati dalla transizione ecologica».

«Ribadiamo – hanno concluso Sapia, Vaiti e Barbalaco – la nostra assoluta disponibilità a confrontarci su questi temi, per cui restiamo in attesa sia di conoscere un testo ufficiale di riforma, per fare le nostre valutazioni e approfondimenti, sia di una convocazione da parte della Regione e istituzioni». (rcz)

 

A Lamezia l’attivo unitario dei quadri e delegati del Commercio, Turismo, Appalti, Servizi e Professioni

Domani mattina, alle 9.30, a Lamezia Terme, nella sede Cisl Calabria, si terrà l’attivo unitario dei quadri e dei delegati del Commercio, Turismo, Appalti, Servizi e Professioni.

All’incontro, nel quale si discuterà della mobilitazione nazionale del prossimo 20 maggio a Napoli, parteciperanno Caterina Fulciniti, Segretaria Generale Uiltucs Calabria, Fortunato lo Papa, Segretario Generale Fisascat Cisl Calabria,  Celeste Logiacco, Segretaria Cgil Calabria. Conclude Tonino Russo, Segretario Generale Cisl Calabria. (rcz)

Lunedì la conferenza stampa di FenealUil, Fillea Cgil e Filca Cisl Calabria su ospedali incompiuti

Lunedì 15 maggio, alle 10.30, al Grand Hotel di Lamezia, alle 10.30, al Grand Hotel, si terrà la conferenza stampa di FenealUil Calabria, Fillea Cgil Calabria e Filca Cisl Calabria sugli Ospedali calabresi, eterne incompiute.

Saranno presenti Maria Elena SeneseSimone CelebreFranco Ventarola.

Quindici anni, tanti sono quelli passati da quando venne sottoscritto l’accordo di programma integrativo che avrebbe dovuto portare in dote alla Calabria tre ospedali nuovi di zecca:  uno Vibo Valentia, uno nella Sibaritide e un altro nella Piana di Gioia Tauro.

Oggi, dopo quindici anni e diversi commissari ad acta, quella di assistere all’apertura dei tre presidi ospedalieri rimane una speranza. Cavilli, ritardi, problemi di varia natura, ancora oggi, impediscono di vedere realizzati gli obiettivi prefissati nell’accordo di programma. Il settore delle costruzioni e tutto il suo indotto potrebbe godere dei benefici, diretti e indiretti, di cantieri vivi ed operativi.

Il tempo passa, inesorabile, ma la Calabria non può più attendere, nella certezza che quando verranno consegnati alla cittadinanza questi nuovi nosocomi rischiano già di essere vecchi e non più all’avanguardia come si diceva quindici anni addietro. (rcz)