di PINO NANO – «Sono super contento, anche se sono un po’ stanco. Ho avuto qualche problemino, ma c’era molto vento, però sono veramente felice di aver fatto la storia ed esser diventato il primo uomo a camminare sullo Stretto».
Per Jaan Roose è il giorno del trionfo. È vero, la sua sfida del secolo si è conclusa in maniera imprevista. A soli 80 metri dal traguardo finale i venti dello Stretto di Messina gli hanno giocato un brutto scherzo, praticamente lo hanno disarcionato dalla sua fettuccia d’acciaio dove questo giovane atleta estone, genio e sregolatezza insieme, alle nove di ieri mattina si era appeso per attraversare lo Stretto di Messina.
Tre chilometri di passeggiata sul vuoto, un salto nell’immensità di questo specchio d’acqua unico al mondo, dal colore azzurro pieno, almeno ieri, quasi un aquilone sul mare, con le navi traghetto che gli passavano di sotto, migliaia di appassionati incollati agli schermi di TGCom24 (e di Canale 20 di Mediaset) per una diretta che ha già fatto il giro del mondo.
Tre chilometri da percorrere, e sta qui l’eccezionalità di questa impresa che comunque rimarrà negli annali della storia dello Stretto di Messina, da percorrere questa volta su un filo di resina speciale io teso tra i vecchi piloni di Santa Trada da una parte e Torre Faro dall’altra, simboli ormai di un’ era quasi preistorica.
Mai visto uno Stretto di Messina così magico e così bello, dall’alto, per come l’ho visto ieri in televisione, guardando dall’inizio fino alla fine la corsa nel vuoto di Jaan Roose, seguito centimetro dopo centimetro dai droni della sua organizzazione che ci hanno dato, riprendendolo alle prese con il suo filo di resina teso tra le sue sponde, l’idea di cosa possa essere un angelo che vola sul mare. Non un qualsiasi funambolo, ma davvero un angelo. Certo, la RedBull, che ha sponsorizzato la corsa di Jaan Roose sullo Stretto non poteva proporci un’icona più suggestiva di questa.
Jaan Roose, dunque, “l’eroe dello Stretto”: è un grandissimo atleta sportivo che ha mancato, e solo per pochissimo, il traguardo finale della sua impresa più folle e più pazzesca di tutte. Doveva essere “La sfida del secolo”, ma tale è stata. Semmai Jaan Roose rimane un grande ginnasta estone, che dopo tre ore di passeggiata estenuante su un filo di resina, a oltre 200 metri di altezza sul mare, ha perso la concentrazione necessaria per arrivare fino alla fine della corda. Ma tutto questo, va ricordato, dopo aver già conquistato il suo primo vero obiettivo, che era quello del guinness dei primati per il percorso più lungo mai tentato prima d’ora su un filo di acciaio sospeso per aria. Altro che trionfo per lui! E non solo per lui.
Mi piace dirlo, ieri è stato il grande trionfo dello Stretto, che è stato visto in ogni parte del mondo, e che continuerà ad essere visto conosciuto e amato per la bellezza superlativa delle immagini trasmesse dalla diretta di Mediaset e TGCom 24 in ogni angolo del pianeta.
Chi non sapeva cosa fosse lo Stretto di Messina, da oggi ne ha invece la prova provata di quanto sia avvincente e affascinante questo specchio di Mediterraneo, «uno dei posti davvero più belli del mondo» – ripete da anni lo scrittore calabrese Mimmo Nunnari nelle sue perle dedicata al mare Nostrum – e visto dall’alto, con gli occhi di Jaan Roose è ancora più bello.
Ma a capirlo meglio di chiunque altro è stata Giusy Caminiti, giovane e brillantissima sindaca di Villa San Giovanni, che nel pomeriggio dell’altro ieri, quindi alla vigilia di questa impresa, ha incontrato ufficialmente Jaan Roose e ai piedi del pilone di Cannitello gli ha consegnato il gonfalone del suo comune, come dire, «portala con te lassù in alto perché tutti possano capire chi siamo e come cittadini di Villa San Giovani cosa abbiamo da offrire al mondo».
Sindaci moderni, donne protagoniste, visionarie e concrete, donne-sindaco che sanno ben raccontare la storia della propria terra e del popolo che rappresentano. Brava Giusy. Bella pagina la sua, da raccontare e da ricordare.
«Dall’Estonia ai deserti del Kazakistan passando per i grattaceli di Sarajevo e le foreste del Kenya. Jaan Roose – precisa il suo team – ha riscritto la storia degli sport estremi portando la sua slackline in tutto il mondo, tuttavia l’unica cosa che mancava era unire un’isola alla terraferma. Il 32enne estone ha colmato anche questa mancanza all’interno del suo palmarés diventando il primo uomo ad attraversare a piedi, su una fettuccia di resina lo Stretto di Messina».
Jaan Roose è partito alle 8.30 del versante calabrese, a Santa Trada (Villa San Giovanni), ad un’altezza di 265 metri (misura superiore al più alto grattacielo italiano). L’arrivo in Sicilia, dopo oltre 3,5 chilometri, era fissato a Torre Faro (Messina) ad un’altezza di 230 metri, per riuscire a stabilire il nuovo record mondiale di slackline, migliorando il precedente primato di quasi un chilometro.
Dietro un’impresa come questa ci sono mesi e mesi di preparazione atletica e di prove da sforzo e di equilibrio al limite di ogni immaginazione possibile. Per lui – autodefinitosi “performer atletico” – la pratica sportiva è da un lato «una forma d’arte e non può prescindere dalla dimensione spettacolare; dall’altro lato – sottolinea il suo team atletico e organizzativo – è un qualcosa di profondamente intimo, perché tutte le sfide che raccoglie sono anzitutto contro sé stesso, contro i propri limiti e le proprie paure».
Un campione, ma forse molto di più. Una leggenda. Cercatevi il video originale della Traversata, quando lui cade dalla corda e precipita nel vuoto, e si rialza, e torna sulla corda e riparte da dove era rimasto.
Altro che leggenda! (pn)
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GRAZIE JAAN
Anche se non è riuscito (per appena 80 metri) a raggiungere il record, dobbiamo comunque essere molto grati a Jaan Roose per il regalo che ha fatto allo Stretto, alla Calabria e alla Sicilia, mostrando che tutto si può tentare. Novello Ulisse sul filo, tra Scilla e Cariddi (a cui andrebbe intitolato lo Stretto – che non è solo di Messina…) Jaan è un eroe moderno che sfida l’ignoto, rischiando sulla propria pelle, con un’impresa che, in ogni caso, è destinata a restare nella storia. È stata un’occasione unica per Calabrie e Sicilia come visibilità e notorietà, ma temo poco sfruttata dalle due amministrazioni cittadine coinvolte: i due piloni, resti di archeologia industriale, rappresentano nell’immaginario collettivo due giganti che si fronteggiano nell’incanto dello Stretto che Jann ha fatto conoscere al mondo intero. Forse si poteva pubblicizzare con più enfasi l’evento, ma in ogni caso nel mondo ora sanno dov’è lo Stretto. Là dove si vuol costruire il Ponte dei record: il più lungo del mondo, frutto dell’ingegno italico unico al mondo. (s)