A Roma il convegno “Mediterranei invisibili”: lo Stretto di Messina come “omphalos”

Domani mattina, alle 11, a Roma, nella sede di Palazzo Macuto, nella Sala del Refettorio, è in programma il convegno ” Lo Stretto di Messina «omphalos» della civilità mediterranea verso una dimensione internazionale. Progettualità e proposte per una Biennale dello Stretto”.

Ospitato dall’on. Vittorio Sgarbi che introduce i lavori, il convegno vedrà i saluti del ministro del Turismo, Massimo garavaglia.

Intervengono Alfonso Femia, che ha ideato e sviluppato il progetto Mediterranei Invisibili, Francesca Moraci, ordinario all’Università Mediterranea di Reggio Calabria, Francesco Miceli, Presidente del Consiglio Nazionale degli Architetti, Carmelo Malacrino, direttore del Museo Archeologico di Reggio Calabria, Maria Fedele, assessore alla Cultura del Comune di Taurianova e co-fondatrice «Network Mediterraneo», Patrizia Giancotti, docente dell’Accademia di Belle Arti di Reggio Calabria. Modera i lavori Francesca Agostino, collaboratrice di Eurocomunicazione e ideatrice di Network Mediterraneo.

Il concept di Mediterranei Invisibili è stato pensato e sviluppato da Alfonso Femia, architetto che opera in contesto internazionale, nato a Taurianova, genovese dalla primissima infanzia, che ha conservato un profondo senso di appartenenza e di identità con la sua terra d’origine. Un team di portavoce sul territorio individua i percorsi di esplorazione e le narrazioni più autentiche e significative: Francesco Messina e Gaetano Scarcella per il versante siciliano e Michelangelo Pugliese e Salvatore Greco per quello calabrese. Mediterranei Invisibili – Viaggio nello Stretto – è prodotto da 500×100 con Marco Predari, Giorgio Tartaro, Simonetta Cenci.

Mediterranei Invisibili è una ricerca sul Mediterraneo italiano, con una focalizzazione per step successivi, sui differenti territori. Lo Stretto, paradigmatico, quasi archetipo di molti altri luoghi del Mediterraneo, è la prima tappa dell’indagine, in corso dal 2018. 

Il suo approccio è unico che vede, ogni anno, un team di architetti, giornalisti, artisti, fotografi, coordinato da Alfonso Femia, esplora i luoghi e gli aspetti più invisibili. Il dialogo con le persone che li abitano è propedeutico all’individuazione del percorso per un rilancio bottom up, fuori dall’inquadramento stereotipato della “questione meridionale”.

Attraverso le direttrici geografiche, individuate per ogni viaggio, si costruisce una mappa con riferimenti essenziali – infrastrutture, paesaggio, ambiente urbanizzato, funzioni sociali pubbliche – con l’ulteriore obiettivo di orientare le risorse e sviluppare in termini progettuali l’innesto degli interventi. La mappatura rende leggibili bisogni e carenze, punti deboli e punti di forza del territorio e pone le basi per la loro trasformazione. 

Le esplorazioni hanno toccato, tra Calabria e Sicilia, tantissime città e borghi: nel 2018 Reggio Calabria, l’area Grecanica con Amendolea e Gallicianò, Filanda Cogliandro, Costa Viola; nel 2019 Rosarno in Calabria, Scilla, Gerace e Messina, con le sue fortificazioni e la fondazione Horcinus in Sicilia; nel 2020, la Valle del Nisi, la città di Roccalumera, le antiche Terme Granata-Cassibile, la batteria militare Margottini, il borgo di Alì; l’antica città di Fiumedinisi; il Castello Belvedere; il Parco La Rocca di Buticari, in Sicilia e il Parco dei Taureani, la Tonnara di Palmi, lo Scoglio dell’Ulivo e le Grotte di Trachina, Tracciolino e sant’Elia in Calabria; nel 2021, la Masseria Acton a Rizziconi, il Museo della Ceramica a Seminara, la Diga del Menta, Ecolandia in Calabria, a Messina la Rada di San Francesco, l’area del porto Tremestieri e la passeggiata a mare-Batteria Masotto.

«Durante i viaggi nello Stretto – ha spiegato Femia – abbiamo incontrato persone che osservano e raccontano, provando a rendere comprensibile e a trasformare in un bene comune il territorio in cui siamo ospiti. L’ambizione e insieme l’obiettivo mio e del team di Mediterranei Invisibili, promosso dalla piattaforma di comunicazione 500×100, è quello di dimostrare concretamente come arte, architettura e politica possano cooperare per una crescita collettiva e dei luoghi».

«La Biennale – ha concluso – chiama a raccolta l’immaginazione, la progettualità, la ricchezza intellettuale del territorio. È il primo passo nella direzione di sinergie e collaborazioni tra i cittadini, le istituzioni e le amministrazioni. Mutando lo sguardo, lo Stretto, storicamente letto come divisivo tra Messina e Reggio, tra Calabria e Sicilia, diventa connessione che unisce i territori». (rrm)

A Roma il convegno su Stretto e Mediterraneo

Venerdì mattina 15 aprile, alle 11, a Roma, in programma a Palazzo San Macuto il convegno dal titolo Lo Stretto di Messina «omphalos» della civilità mediterranea verso una dimensione internazionale. Progettualità e proposte per una Biennale dello Stretto.

Introduce Vittorio Sgarbi, che ospita l’evento, mentre il ministro del Turismo, Massimo Garavaglia, porterà i saluti istituzionali. Seguiranno gli interventi di Alfonso Femia, che ha ideato e sviluppato il progetto Mediterranei Invisibili, Francesca Moraci, ordinario all’Università Mediterranea di Reggio Calabria, Francesco Miceli, Presidente del Consiglio Nazionale degli Architetti, Carmelo Malacrino, direttore del Museo Archeologico di Reggio Calabria, Maria Fedele, assessore alla Cultura del Comune di Taurianova e co-fondatrice «Network Mediterraneo», Patrizia Giancotti, docente dell’Accademia di Belle Arti di Reggio Calabria. Modererà i lavori Francesca Agostino, collaboratrice di Eurocomunicazione e ideatrice di «Network Mediterraneo».

Mediterranei Invisibili è una ricerca sul Mediterraneo italiano, con una focalizzazione per step successivi, sui differenti territori. Lo Stretto, paradigmatico, quasi archetipo di molti altri luoghi del Mediterraneo, è la prima tappa dell’indagine, in corso dal 2018. L’approccio di Mediterranei invisibili è unico: ogni anno, un team di architetti, giornalisti, artisti, fotografi, coordinato da Alfonso Femia, esplora i luoghi e gli aspetti più invisibili. Il dialogo con le persone che li abitano è propedeutico all’individuazione del percorso per un rilancio bottom up, fuori dall’inquadramento stereotipato della “questione meridionale”.

Attraverso le direttrici geografiche, individuate per ogni viaggio, si costruisce una mappa con riferimenti essenziali – infrastrutture, paesaggio, ambiente urbanizzato, funzioni sociali pubbliche – con l’ulteriore obiettivo di orientare le risorse e sviluppare in termini progettuali l’innesto degli interventi.

La mappatura rende leggibili bisogni e carenze, punti deboli e punti di forza del territorio e pone le basi per la loro trasformazione. (rrm)

PNRR: PROGETTI DA MEZZO MILIARDO PER
RIFARE PORTI E STAZIONI DELLO STRETTO

dalla REDAZIONE ROMANA – Quali sono i progetti della Regione Calabria per utilizzare i fondi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza? Non si sa nemmeno se è già stato presentato qualcosa, al contrario, la Sicilia sta lavorando sodo e l’Authority dello Stretto, guidata da Mario Mega, ha già predisposto insieme con il Ministero della Mobilità e RFI (Reti Ferroviarie Italiane) una serie di progetti per 490 milioni di euro finalizzati a rifare le stazioni marittime di Messina, Villa San Giovanni e Reggio (i tre porti dell’Authority) e finanziare l’acquisto di nuovi treni. Non si parla di attraversamento stabile dello Stretto, ma di potenziare trasporti e mobilità, sfruttando i quattrini del PNRR.

Naturalmente c’è una evidente paternità politica in tutto ciò, targata CinqueStelle, che può contare sul sottosegretario Giancarlo Cancelleri (che al contrario dei suoi compagni di partito è invece favorevole al Ponte) e sui deputati Francesco D’Uva e Valentina Zafarana che in Sicilia stanno tenendo argine al crollo verticale di consenso che ha colpito il MoVimento. L’insieme dei progetti dell’Authority dello Stretto serve anche a ridare smalto a un’iniziativa politica che sembrava destinata al tramonto e, non a caso, i grillini ne stanno rivendicando il merito per fini elettorali. Una lezione di efficienza che, però, dall’altra parte dello Stretto nessuno minimamente ha pensato di prendere ad esempio.

Non si tratta solo di ridare vita alle stazioni marittime ormai veri cimeli di un tempo andato, ma addirittura di pianificare l’utilizzo in Sicilia dei Frecciarossa che possano collegare più rapidamente (anche se con velocità limitata rispetto alle potenzialità delle motrici) l’isola con Roma e Milano e altri centri del Nord, attraverso il tradizionale traghettamento delle Ferrovie dello Stato. Si parla dell’acquisto di ben 12 Frecciarossa che da Villa San Giovanni proseguirebbero, via traghetto, in Sicilia per arrivare a Siracusa e Palermo. Naturalmente i tempi di imbarco e sbarco andrebbero completamente rivisti  e dimezzati se si vorrà trarre qualche vantaggio dall’utilizzo di treni superveloci.

Secondo quanto ha dichiarato il sottosegretario alle Infrastrutture Cancelleri, «La configurazione con le doppie motrici, lo sgancio rapido in punta e il fatto che sono treni più piccoli permetterà di dimezzare i tempi di imbarco e sbarco: i treni entreranno direttamente nelle navi traghetto e, una volta sbarcati a Messina, prenderanno le due direzioni – Palermo e Siracusa – senza necessità di montare e smontare le carrozze: non è l’alta velocità, la rete ferroviaria resta quella che è, inSicilia, ma il fatto che siano treni nuovi consentirà comunque di raggiungere i 200 km orari».

Resta da capire come faranno a entrare sui traghetti i Frecciarossa (che abitualmente viaggiano in due sezioni da 4 vagoni ciascuna – con 200 posti per ogni sezione) se non segmentando le due sezioni, per occupare i due binari centrali, come avviene attualmente con gli intercity. Dove starebbe il dimezzamento dei tempi, visto che tutte le operazioni di imbarco e sbarco avverrebbero con il solito locomotore diesel che oggi fa, con grande dispendio di tempo, il suo onesto lavoro di aggancio e sgancio? Che l’annuncio abbia molto sapore elettorale risulta evidente, ciò non toglie, però, che almeno, in Sicilia, i progetti ci sono. Il risultato finale non sarà, probabilmente, quello tratteggiato dai grillini, ma l’insieme merita la giusta attenzione.

Si consideri, inoltre, che accanto ai 490 milioni del PNRR bisognerà prevedere anche l’afflusso di altri 60 milioni aggiuntivi destinati a investimenti pubblici per progettare un immenso deposito di GNL (gas naturale liquefatto) che servirà come carburante per le navi e il trasporto su gomma. Insomma c’è, quanto meno, un’idea di programmazione e di pianificazione che i governanti calabresi dovrebbero tentare di imitare, senza lasciarsi affogare dalla becera burocrazia di Germaneto che ha il triste merito di affossare tutto e far rispedire indietro (com’è successo fino ad oggi) i soldi dell’Europa per incapacità di pianificazione e utilizzo degli stessi.

Come saranno destinate le risorse già impegnate? RFI utilizzerà 60 milioni per l’acquisto di tre nuove navi passeggeri per l’attraversamento dello Stretto. Si tratterà di navi ad alimentazione GNL o elettrica. 20 milioni sono destinati, invece, per le navi che traghetteranno i treni. Per le flotte private sono, inoltre, disponibili 35 milioni per rinnovare i mezzi. Per quanto riguarda i traghetti per trasporto ferroviario è prevista l’implementazione della flotta con una nuova nave pronta entro il 2025 ad alimentazione ibrida. La stessa nuova nave Iginia, pronta già a gennaio di quest’anno, subirà interventi di ibridizzazione per un costo di 3 milioni di euro.

Il pacchetto dei progetti è molto articolato: andrà realizzato a Tremestieri, sulla sponda sicula, il terzo approdo, mentre è prevista l’intera rimodulazione delle stazioni marittime di Messina e Villa San Giovanni in modo da offrire un percorso più agevole ai passeggeri in arrivo e in partenza, collegato anche con i mezzi del traghettamento privato. Secondo il presidente dell’Authority dello Stretto Mario Mega la previsione di un deposito costiero di GNL risponde a una logica avveniristica: «Il Gnl è il futuro immediato delle navi merci e di quelle da crociera, che così avrebbero un impianto di rifornimento in sud Italia. Inizialmente sarà rifornito via nave, ma l’obiettivo è che arrivi all’autoalimentazione. Attraverso l’impianto di microliquefazione lo si potrà poi distribuire a terra, per il rifornimento dei mezzi. Sicilia e Sardegna sono le uniche regioni dove non esiste una rete di Gnl, il che non consente ai tir di completare la transizione ecologica. Così, invece, avremmo il primo punto per sviluppare le reti di distribuzione a terra».

I grillini sono ottimisti sui tempi di esecuzione, visto l’obbligo di rispettare la scadenza del 2026. «Abbiamo superato – ha detto il sottosegretario Cancelleri – anche il modello Genova, lavorando ad un pacchetto di norme che consente l’attuazione di questi progetti riconoscendo agli enti attuatori ampi poteri di deroga. Il Tar non potrà più sospendere la gara in presenza di ricorsi, ad esempio: i progetti andranno avanti così come da aggiudicazione e, qualora un’impresa si ritenesse lesa e dimostri di aver ragione, sarà ammessa al risarcimento ma l’opera andrà avanti così come appaltata». Se così sarà, ci saranno indubbiamente vantaggi evidenti anche per Reggio e Villa San Giovanni. Vedremo. (rrm)

Nucera scrive ai deputati per l’emendamento di IV dei 35 milioni per le navi private dello Stretto

Giuseppe Nucera, leader del movimento La Calabria che vogliamo, ribadendo il suo ‘no’ per l’emendamento presentato da Italia Viva che prevede lo stanziamento di 35 milioni per le navi private dello Stretto, ha scritto una lettera aperta ai deputati, chiedendo che venga stralciato e che la somma sia utilizzata «per andare incontro alle esigenze di chi, come i camionisti e i cittadini, ogni giorno deve affrontare una spesa del tutto ingiustificata per attraversare lo Stretto».

Nel testo della lettera inviata da Giuseppe Nucera ai Deputati della Repubblica, si chiede che l’emendamento di Italia Viva sia stralciato ma che i 35 milioni di euro stanziati rimangano in riva allo Stretto, così da essere utilizzati per andare incontro alle esigenze di chi, come i camionisti e i cittadini, ogni giorno deve affrontare una spesa del tutto ingiustificata per attraversare lo Stretto. Trentasette euro il costo per un biglietto di a\r per automobili se si rientra entro 24 ore, di 42 euro se si rientra entro 3 giorni. Per i furgoni e gli automezzi commerciali invece i prezzi arrivano sino a 320 euro.

«Anche in questa estate 2021 – ha detto Nucera – dovremo assistere a file interminabili nei pressi degli imbarchi a Villa San Giovanni, una situazione che crea enormi disagi ai cittadini e al comune stesso. Il business della società Caronte & Tourist prosegue quindi indisturbato. Al danno si aggiunge la beffa, relativa all’emendamento presentato dal partito di Italia Viva. Nello Stretto vige la politica da ‘Repubblica delle banane’, quella che privilegia gli interessi dei soliti a danno del popolo che per passare da una sponda all’altra deve pagare “dazio”».

«In riferimento – ha aggiunto – alla posizione dominante assunta da Caronte & Tourist nello Stretto di Messina, come denunciato in diverse occasioni dal nostro movimento, ci aspettiamo una presa di posizione chiara e rapida da parte di Antitrust. Per favorire un reale sviluppo dell’area dello Stretto, serve una libera concorrenza e la costruzione del Ponte, infrastruttura di fondamentale importanza per tutto il paese».

«Lo Stato – ha concluso l’ex presidente di Confindustria Reggio Calabria – si accolli il “dazio” che la Caronte&Turist, applica ai camionisti ed automobilisti che attraversano lo Stretto di Messina. Le merci siciliane arrivano sui mercati del nord penalizzate rispetto ai prodotti dei paesi concorrenti. Pensare ad una sorta di contributo per calmierare le tariffe è un qualcosa di certamente più utile e necessario rispetto al favorire chi già il padre-padrone tra la sponda calabrese e quella siciliana». (rrc)

 

STOP PLASTICA, SALVARE IL NOSTRO MARE
UN IMPEGNO SERIO PER LA DEPURAZIONE

La Giornata Nazionale del Mare, celebrata ieri in tutt’Italia, assume un significato particolare per la Calabria: le immagini dei fondali dello Stretto trasformate in un’ignobile discarica sottomarina parlano da sole. Serve – ha detto il segretario generale della Cisl Calabria Tonino Russo – «un impegno serio e determinato per la creazione di un sistema integrato di depurazione delle acque. Perciò la Cisl rilancia la proposta di un Contratto Istituzionale di Sviluppo, un “CIS Mare Pulito” per una programmazione comune, finalizzata a progettare e realizzare una rete di infrastrutture necessarie alla depurazione e al collettamento fognario. In un momento di crisi sanitaria, economica e sociale in cui è come non mai indispensabile operare, nell’immediato e in prospettiva, per il rilancio del turismo e del territorio, appare chiaro che un patto istituzionale che coinvolga il Governo, la Regione e i Sindaci in un percorso condiviso e coordinato nell’affrontare decisamente il problema, è l’unico modo di salvare e valorizzare la grande e preziosa risorsa naturale, ambientale e paesaggistica costituita dal mare e dagli 800 km di coste calabresi».

Certo, le risorse messe a disposizione dal Recovery Fund per un’Europa più verde” lasciano immaginare di essere – ha detto ancora Russo – «davvero ad una svolta possibile, perché l’Unione Europea considera prioritario il tema della tutela delle risorse naturali e dell’ambiente, prevedendo importanti investimenti. Il Quadro Finanziario Pluriennale (cioè il bilancio a lungo termine) 2021-2027 destina infatti a questo obiettivo, per tutta l’Unione, 356,4 miliardi di euro e il piano Next Generation EU ne stanzia 17,5: un totale di 373,9 miliardi».

La Giornata del mare è nata per «sviluppare la cultura del mare, inteso come risorsa di grande valore culturale, scientifico, ricreativo ed economico». È un modo per attrarre l’attenzione, soprattutto die giovani, sulla necessità di porre la massima attenzione al problema inquinamento e alla necessità di preservare non solo il verde ma anche l’ambiente marino.

Su questi temi, sabato, a Catanzaro i Verdi Calabria hanno aperto un dibattito (in streaming) sullo stato del mare della regione. «Salviamo il nostro mare» non è soltanto lo slogan dell’incontro che ha suscitato molto interesse e raccolto importanti adesioni, ma un obiettivo mirato per una specifica sensibilizzazione ambientale che risulta, a questo punto, quanto mai necessaria e non più rinviabile.

La diretta online è stata moderata da Giuseppe Campana, Commissario regionale Verdi, coordinata da Alessia Alboresi, consigliere comunale di Corigliano Rossano e Elisa Romano, dell’esecutivo nazionale Verdi, con «l’intento di accendere i riflettori sulla questione che attanaglia questa regione da tantissimo tempo».

«Ci sono diverse analogie tra la cattiva gestione dei rifiuti solidi e la cattiva depurazione che affligge le nostre acque – ha dichiarato Elisa Romano – e su tutto questo L’UE fa cassa. Non dimentichiamo che l’inquinamento è infatti dovuto non solo al mal funzionamento dei depuratori ma anche all’utilizzo delle plastiche monouso che tra poco prenderanno il sopravvento sulla fauna marina. Nel nostro percorso di sensibilizzazione, ad oggi abbiamo riscontrato molti atteggiamenti di riluttanza. Di ambiente si parla per essere alla moda ma non si attua concretamente nulla di ciò che si promette. Spero che la politica voglia abbandonare la realizzazione di opere inutili che in maniera vergognosa insegue, ad esempio il ponte sullo Stretto, per dedicarsi ad opere concrete e fattive: l’ambiente non è uno spot pubblicitario da utilizzare nelle campagne elettorali, la noncuranza dell’aspetto ambientale prima o poi presenta il suo conto».

Ad avviso di Silvio Greco, direttore della sede romana e calabrese della stazione zoologica “Anton Dohrn” «È tardi per preoccuparsi del pianeta Terra, che ha un tempo ormai finito; il tema vero di cui occuparsi è quello della qualità della vita sul pianeta, per il tempo che ci resta da vivere. Se le persone capissero una volta per tutta che qualunque gesto che crei danno si ritorce contro di noi, diventeremmo tutti ecologisti. Ma si è volutamente abbassato il livello scolastico e stiamo andando verso un’ignoranza generalizzata che favorisce i populismi sia di destra che di sinistra, un’ignoranza che fa paura. La maggioranza politica di questo Paese – ha concluso Greco – non ha alcun interesse verso la sostenibilità, né sociale né dell’ecosistema. Lo sforzo da fare è quello di lavorare sul tema dell’educazione ambientale. Abbiamo bisogno di cultura, di conoscenza.  La politica si deve assumere la sua responsabilità. Un assessore all’ambiente non può parlare senza conoscere, stanno facendo solo del green wash. Si ragiona ancora sulla realizzazione delle discariche quando, invece, la discarica è soltanto la fase terminale di un processo e nella discarica deve arrivare solo il 3% dei rifiuti. Questo è il tempo in cui non si può non essere partigiani nel senso di prendere parte, è troppo importante per la qualità della vita della nostra specie».

Orlando Amodeo, Coordinatore Verdi Crotone, riallacciandosi ai discorsi di Silvio Greco, ha concentrato la propria analisi sulle particelle nocive che inquinano i nostri mari e la relativa fauna. «È vero che abbiamo una grande biodiversità –  ha detto Amodeo – ma in tutti i nostri pesci i tassi di particelle chimiche quali fosforo, mercurio, cominciano ad abbondare pericolosamente; se poi aggiungiamo il fatto che consumiamo pesce di allevamento, che è grave fonte di inquinamento, vediamo purtroppo a che futuro stiamo andando incontro. Il territorio di Crotone per 30 anni è stato patria della Montedison, per cui c’è ancora una striscia di 4km sul mare. Si è poi proceduto con la “bonifica”, ma “bonifica” non deve essere solo coprire con della terra e piantare alberi».

A confermare dei dati preoccupanti, anche Domenico Bova, coordinatore Verdi Reggio Calabria. «Reggio – ha detto – dovrebbe essere un’isola felice, grazie alle correnti ed al ricambio frequente di acque, ma in realtà abbiamo gli stessi problemi degli altri, poiché non abbiamo mai acquisito l’assunto di essere uomini di mare. Reggio Calabria è, infatti, una città sul mare ma non è una città di mare. Reggio celebra la montagna nella sua gastronomia, con centinaia di macellerie, ma non ha pesce. Non ha una flotta di pescherecci, è poco avvezza alla cultura del mare. Andando alla questione inquinamento, la velocità con cui le acque meteoriche arrivano a mare, fa sì che se non c’è un controllo a monte, anche con opere di contenimento di determinati rifiuti, soprattutto i solidi urbani, la velocità con cui queste acque arrivano a mare è troppa e si creano danni. Poi subìamo la mancanza di una corretta depurazione, che produce un’iperfloritura algale per cui tutta una serie di specie ittiche è costretta a spostarsi per cercare condizioni di vivibilità. L’inquinamento del mare ha, quindi, creato una distribuzione diversa della fauna marittima. Non ultimo è, inoltre, il controllo dello sversamento dell’amianto. Abbiamo quattro fiumare che circoscrivono il perimetro di Reggio, in cui molti hanno pensato di sversare gli scarti dei propri lavori, l’amianto, che con le acque torrentizie finiva a mare. Ora col superbonus si prevede una grande mole di lavori edili e, quindi, bisogna esercitare dei controlli importanti. Il mare è fonte inesauribile di energia pulita grazie alle correnti ed alle onde, che consentono la produzione di energia alternativa. Spero che nel breve periodo si possa pensare a questo tipo di attività e risorse che investano il territorio reggino».

Non solo la costa, ma anche l’entroterra fa la sua parte nella tutela dei nostri mari. A parlarne, Mariano Marotta, coordinatore Verdi di Catanzaro. «Non è un problema solo dei comuni costieri. Molti comuni dell’entroterra non vengono tenuti in considerazione nella gestione della problematica. C’è, infatti, la convinzione errata che risolvendo la depurazione sui comuni costieri si risolva più in generale il problema – ha detto Marotta – La Calabria ha bisogno di una progettazione di tipo tecnico scientifico, che invece viene lasciata agli amministratori che spesso non hanno la sensibilità o le capacità. La Regione deve immaginare una progettazione che sia quasi pilota e possa essere replicata sul territorio in modo tale che una buona pratica possa poi fungere da motore per il resto».

Secondo Raffaele Greco (Verdi Vibo), «Il mare è lo specchio fedele di quanto avviene sulla terra ferma. Troviamo nelle nostre acque una contaminazione molto intensa con agenti patogeni, di origine principalmente fecale, perché la combinata azione di torrenti e piogge porta a mare, specie dopo la stagione estiva, un forte inquinamento organico. Io penso che il vero problema su cui oggi interrogarci da un punto di vista politico sia il fatto che la Regione, a distanza di 20 anni dalla direttiva quadro 60/2000 e del d.l. 152/2006, non abbia un piano di tutela delle acque regolarmente approvato dal consiglio regionale. Le politiche delle acque – ha concluso – vanno fatte su scala regionale e su scala distrettuale. Purtroppo, ad oggi, non se ne sente parlare. Neanche nel primo abbozzo di campagna elettorale che c’è stata. Dovremmo farne un cavallo di battaglia della nostra prossima campagna elettorale».

Molto dure le parole di Vincenzo Giordano, Consigliere federale nazionale Verdi, che ha definito «un problema di provenienza politica, inutile additare il privato cittadino che fa sì la sua parte, ma deve essere la politica l’elemento risolutore di queste circostanze».

«Parliamo del mare inquinato da quasi 40 anni, anni in cui si sono succeduti i vari governi regionali, comunali e provinciali – ha detto Giordano –. Parlare di ambiente non ha e non dovrebbe avere un colore politico, dovrebbe nascere spontaneo a chiunque occupi un posto istituzionale. Ma come è possibile che nessuna entità politica se non i Verdi abbiano intrapreso questo cammino? Il resto della politica sfrutta la linea verde per accaparrarsi una fetta di elettorato, per poi disattendere ogni promessa. Si tratta di green washing. Il problema ambientale è complesso e ne è responsabile solo la politica. Non dimentichiamo i grandi danni compiuti negli anni ’80 e ’90, in questo frangente c’è stato un abusivismo incredibile, colpa del privato ma anche della politica che ha condonato. Molti degli immobili condonati hanno gli scarichi a mare. Abbiamo inoltre una ferrovia tra la spiaggia e le statali. Non cadiamo nella trappola del politichese, una mente critica che ha un minimo di sapienza su questa Europa prima denigrata e poi presa a braccetto dai vari politici di turno sa riconoscere gli errori fatti. Le elezioni sono imminenti – ha terminato – spero che la popolazione calabrese sappia fare tesoro e cultura di questa memoria e si esprima a dovere».

Tra gli interventi programmati, anche quello di Angelo Calzone, Delegato WWF Calabria. «La politica deve saper fare tre cose: programmare, farsi portavoce delle istanze delle associazioni ambientaliste che spesso sono anche antesignane per quanto riguarda i valori e le problematiche del territorio e, infine, assumere il valore del capitale naturale come stella polare di ogni azione».

La Alboresi ha evidenziato come sia «necessario fortissimamente insistere su una educazione ambientale dei giovani, dall’età scolastica» ed ha posto un accento sulla «Nuova 106 ad Amendolara, che potrà ancor di più inficiare il medio ambiente, ma il cui mare si è dimostrato più resiliente e più intelligente di noi, riportando in vita nientemeno che il meraviglioso corallo rosso, assente dai mari calabresi da decenni».

Le conclusioni sono state affidate agli interventi di Giuseppe Campana e di Silvio Greco. «Le acque calabresi – ha detto quest’ultimo – la loro flora e fauna sono a rischio inquinamento se le persone capissero una volta per tutte che qualsiasi gesto crea danno all’ecosistema e di conseguenza a noi molto probabilmente diventeremo tutti ecologisti, il problema è che anche nel mondo della scuola i temi ambientali non vengono trattati come si dovrebbe creando poca consapevolezza nei ragazzi. Il lavoro che devono fare i verdi è quello incentrato sulla educazione ambientale, insieme alle associazioni ambientaliste perché c’è bisogno di cultura e conoscenza. La politica si deve assumere delle responsabilità perché un assessore all’ambiente così come un ministro della transizione ecologica non può parlare senza concezione di causa».

«Non bisogna lasciare spazio ai populismi di destra e sinistra – ha concluso Giuseppe Campana – che hanno giocato sui temi ambientali per accaparrarsi voti della gente. La questione ambientale non può essere liquidata in quattro righe da inserire in un programma elettorale. È una questione culturale e di volontà politica, di coraggio nell’assumersi delle responsabilità nelle scelte politiche che tutelano il paesaggio e il territorio. Decisivo ora più che mai l’intervento della politica. Noi ci stiamo mettendo il nostro impegno e anche in questo anno di pandemia, nonostante le difficoltà riscontrate, siamo riusciti a rifondare il partito in tutte le federazioni proprio perché crediamo che ci sia bisogno, ora più che mai, di concretezza ed attuazione pratica delle politiche ambientaliste». (rrm)

REGGIO – La conferenza “La Regione dello Stretto”

Sui vari social network del Circolo Culturale L’Agorà di Reggio Calabria è possibile vedere la conferenza La Regione dello Stretto con le relazioni di Nino Liotta, innovatore dell’Area dello Stretto ed animatore del progetto politico “Elemento Meridione”.

Nel corso della conversazione verranno analizzati da Liotta alcune argomentazioni inerenti le due città metropolitane di Reggio e Messina, inserite in un progetto integrato dello Stretto che potenzierebbe le qualità socio-economiche delle due comunità territoriali ubicate sui due litorali. Il tema centrale non sono gli aspetti tecnici o burocratici che, come sostiene Liotta, ci sono ma se affrontati con autorevolezza sono semplici e ordinari compiti, ma la “visione”, la capacità di vedere oltre, la costruzione di quel “Ponte sullo Stretto” costruito senza cemento e acciaio ma con lo spirito, la voglia di consolidare un’anima comune, non solo la sommatoria di popolazione e territori, ma un’azione alta della politica, una visione da statista, che conferisce alla Regione dello Stretto un grande moltiplicatore, capace di proiettare nel futuro una volta per tutte questi territori che, da periferia della Sicilia da un lato e periferia della Calabria dall’altro, periferie dell’Italia e dell’Europa, avrebbero la spinta per divenire centro, Cuore del Mediterraneo, Ponte Continentale e soprattutto Ponte Culturale. (rrc)

RIFIUTI IN MARE, LO STRETTO È DIVENTATO
LA PRIMA PATTUMIERA DEL MEDITERRANEO

di ANTONIETTA MARIA STRATI – Entrare nel Guinness dei primati è quasi sempre una cosa piacevole, ma non in questo caso visto che questo record, è una vera e propria vergogna, che getta un’ombra su uno dei più suggestivi e caratteristici tratti della Calabria: lo Stretto di Messina è il tratto di mare più inquinato del Mediterraneo, con una spaventosa discarica di rifiuti sul fondale.

Lo certifica uno studio di un gruppo internazionale di ricerca coordinato dall’Università di Barcellona e realizzato in collaborazione con il Joint Research Centre (Jrc) della Commissione europea e vede coinvolti diversi enti italiani, come l’Istituto Superiore per la Protezione e Ricerca Ambientale (Ispra), la Stazione Zoologica Anton Dohrn, l’Università di Cagliari e l’Istituto Nazionale di Oceanografia e di Geofisica Sperimentale (Ogs) e pubblicato sulla rivista Environmental Research Letters, in cui viene rilevato che i rifiuti, in alcuni punti dello Stretto, raggiungono la densità di un milione di oggetti per chilometro quadrato.

«Lo studio – riporta l’Ansa – indica come i rifiuti stiano aumentando nei fondali marini di tutto il mondo: in alcuni casi la loro densità sarebbe addirittura paragonabile a quella delle grandi discariche presenti sulla terra ferma. Secondo gli esperti, questo trend è destinato a continuare, tanto che entro i prossimi 30 anni il volume dei rifiuti marini potrà superare i tre miliardi di tonnellate».

«La diffusione dei rifiuti nei nostri mari e oceani non è ancora pienamente conosciuta – ha spiegato Michele Canals, dell’Università di Barcellona all’Ansa –. Le regioni marine più colpite sono quelle circondate da terre o semi chiuse, i fondali vicino la costa, le aree prossime allo sbocco di grandi fiumi e quelle dove c’è un’intensa attività di pesca, anche lontane dalla terra».

«Nel Mediterraneo – ha aggiunto Canals – la spazzatura sui fondali è già un serio problema ecologico. In alcuni luoghi della costa catalana ci sono grandi accumuli. Quando ci sono forti tempeste, come la tempesta Gloria del gennaio 2020, le onde riportano i rifiuti sulla spiaggia. Alcune spiagge sono state letteralmente ricoperte».

Una situazione che, tuttavia, era già stata denunciata nel 2019, in un servizio su RaiNews24 a cura di Martino Seniga: «i rifiuti urbani abbandonati nelle discariche abusive sono stati trascinati fino a mille metri di profondità in fondo allo Stretto, e questo ha compromesso, in modo definitivo, l’ecosistema sottomarino».

A rilevare questa situazione anomala, sono stati i ricercatori del Cnr e della facoltà di geologia dell’Università degli studi di Roma, che hanno scoperto un’immensa discarica sottomarina che si sviluppa fino a mille metri di profondità al centro dello stretto. Lo hanno raccontato, tramite la loro testimonianza, Francesco L. Chiocci, prof. di Biologia marina presso l’Università La Sapienza di Roma, Martina Pierdomenico, naturalista e ricercatrice Cnr, Frine Cardona, biologa marina università di Bari nel servizio di Seniga.

A contribuire l’arrivo dei rifiuti nello Stretto, sono le fiumare di Reggio e Messina che, trasformate in vere e proprie discariche, con una piena, viaggiano con l’acqua fino ad arrivare al mare.

«Uno scempio che dura da decenni» ha detto Seniga, e che sono documentati grazie agli archivi della Rai.

Questo studio, dunque, dovrebbe far capire quanto sia necessario – se non fondamentale – risolvere la questione dei rifiuti a Reggio Calabria che, nel Report Rifiuti 2020 di Legambiente, ha registrato un peggioramento (2% sulla differenziata) insieme a Vibo Valentia (-4%).

E parte della soluzione è stata presentata con il nuovo piano del Conai, che propone l’installazione delle compostiere di prossimità e di quartiere per il conferimento dell’organico, la messa in posa di cassonetti intelligenti in aree circoscritte e videocontrollate, la possibilità di incentivi e premialità per gli utenti che effettueranno una differenziata corretta ed il passaggio ad un sistema cosiddetto “misto” che alterna la raccolta stradale a quella “porta a porta”.

L’obiettivo – ha spiegato l’assessore comunale reggino all’Ambiente, Paolo Brunetti – è di raggiungere, in due anni, la soglia del 65% della differenziata nel rispetto dei parametri fissati dalla Comunità europea. Puntiamo a vincere una sfida che è abbondantemente alla nostra portata. Ricordo, infatti, che, quando il sistema di raccolta e conferimento funzionava a dovere, eravamo riusciti a portare le quote di differenziata dal 7 al 60%».

Ma non c’è solo Reggio ad essere in emergenza rifiuti: è tutta la Calabria ad essere colpita da questa piaga che, purtroppo, continua a deturpare la nostra bella terra. Tante le denunce, infatti, che arrivano da tutta la regione: Italia Nostra Alto Tirreno Cosentino, recentemente, ha denunciato le condizioni in cui verte la strada Scalea.S. Domenica-Normanno, che è completamente invasa dai rifiuti. A Crotone, dove l’emergenza rifiuti è una costante, i leghisti Giancarlo Cerrelli e Marisa Luana Cavallo hanno proposto la realizzazione di un termovalorizzatore nella città pitagorica come soluzione all’emergenza rifiuti scoppiata nel mese di Natale, e che ha trovato un netto no da parte di Legambiente, che ha sottolineato che «in Calabria, sui rifiuti, bisogna fare scelte chiare che vadano nella direzione di un’economia circolare seria ed efficace, e devono essere costruiti gli impianti della filiera del riciclo, a partire dagli impianti di compostaggio e digestione anaerobica per la produzione di compost di qualità e biometano».

«Per superare la perenne emergenza nella gestione dei rifiuti – ha detto Anna Parretta, presidente di Legambiente Calabria – la Calabria deve uscire dalla logica degli inceneritori e delle discariche, sviluppando ogni possibile azione, per come previsto dalla normativa vigente, per far aumentare il riciclo da raccolta differenziata e lavorare  sulla riduzione alla fonte dei rifiuti,  seguendo l’esempio dei Comuni ricicloni e rifiuti free calabresi che anche quest’anno Legambiente premierà nel corso dell’Ecoforum regionale sull’economia circolare».

Per la città pitagorica, tuttavia, sembra avvicinarsi un punto di svolta sulla questione rifiuti: nei giorni scorsi, infatti, si è svolta l’assemblea dei sindaci dell’Ato – Ambito Territoriale Ottimale della Provincia di Crotone, dove sono stati definiti gli organismi e riorganizzata la struttura a sostegno dei sindaci per consentire il funzionamento dell’Ambito stesso, che sarà costituita dal dirigente del settore 4 (ambiente) con funzioni di direttore, dal dirigente del settore 3 (finanziario) come esperto contabile e tre funzionari del Comune di Crotone.

L’Assemblea, che intende applicare la parola autonomia al nuovo piano d’ambito, ha approvato una serie di punti che, nello specifico, sono importanti per il funzionamento dell’Ato e del ciclo dei rifiuti in questo frangente tra cui il mandato al Direttore dell’Ufficio Comune per la indizione della gara di appalto di servizio per il trattamento rifiuti solidi urbani, il mandato al Duc per l’indizione della gara di appalto di servizio per lo smaltimento degli scarti di lavorazione da raccolta differenziata, l’approvazione dello schema di contratto semestrale per l’impianto di trattamento rifiuti solidi urbani e l’approvazione dello schema di contratto semestrale per l’impianto di smaltimento scarti da raccolta differenziata. (ams)

Nave della Guardia Costiera intitolata a Natale De Grazia, eroe moderno da non dimenticare

Porterà il nome di Natale De Grazia, comandante della Marina morto per la legalità, una nuova nave della Guardia Costiera che opererà nello Stretto. Si è scelta la data del 12 dicembre per presentare e varare questa nuova unità nei cantieri Intermarine di Messina, perché questa giornata è stata segnata, 25 anni fa, dalla prematura scomparsa del Comandante De Grazia, l’ufficiale del Corpo che ha fatto della propria vita una testimonianza di umanità e di coraggio e la cui storia, di amore per la legalità e per il mare, dopo un quarto di secolo, resta viva nel cuore di ognuno, di cittadini e istituzioni e soprattutto rimane indelebile nella memoria di uomini e donne della Guardia Costiera. Ancora oggi sono oscure le cause della sua morte, avvenuta mentre indagava su un traffico di rifiuti tossici nel mar Tirreno.

Natale De Grazia
Il comandante Natale De Grazia
A lui, al suo impegno umano e professionale in difesa dell’ambiente, viene intitolata appunto la nuova nave della Guardia Costiera, la CP420 “Natale De Grazia”, che andrà ad aumentare le capacità operative della componente navale del Corpo.
La cerimonia di varo e di presentazione dell’unità si è svolta sabato mattina, nei cantieri navali Intermarine (Gruppo Immsi) di Messina, alla presenza del Comandante Generale del Corpo delle Capitanerie di porto – Guardia Costiera Ammiraglio Ispettore Capo Giovanni Pettorino, del Direttore Marittimo della Calabria e della Basilicata tirrenica Capitano di Vascello Antonio Ranieri, del Presidente di Intermarine, Antonino Parisi, dell’amministratore delegato di Intermarine, Livio Corghi, e della signora Anna Vespia, moglie del comandante  De Grazia e madrina dell’evento.
La scelta del 12 dicembre, fortemente voluta dal Comando Generale, vuole omaggiare la memoria dell’Ufficiale della Guardia Costiera, un uomo valoroso delle nostre istituzioni, medaglia d’oro al merito di Marina e vittima del dovere, morto in circostanze non ancora chiarite mentre indagava, per conto della Procura di Reggio Calabria, su un traffico di rifiuti radioattivi a bordo di navi mercantili nel Mediterraneo.
La CP 420 è la prima motovedetta di una nuova classe di unità navali, chiamata “Angeli del Mare”, dedicata a chi ha operato in mare con generosità e sacrificio. Navi, pensate e progettate per assolvere il compito più importante che la storia e la legge affidano alla Guardia Costiera: la ricerca e il salvataggio in mare, una missione, che la nuova unità può svolgere anche in condizioni metereologiche e marine particolarmente critiche.
Eccellenza della cantieristica italiana e vanto delle capacità marinaresche del nostro Paese, si distingue per essere una delle navi del comparto SAR (Search and Rescue) più grandi al mondo, nonché la più lunga imbarcazione “autoraddrizzante” e inaffondabile mai costruita in Italia. La CP 420, con i suoi 10 uomini di equipaggio, rappresenta il meglio della tecnologia navale di oggi, con propulsione e strumenti di comunicazione all’avanguardia; un’imbarcazione di 33 metri con un sistema avanzato di comando e controllo che assicura maggiore autonomia, maggiori capacità ricettive e una migliore logistica per l’equipaggio, per il ricovero di naufraghi e di persone a bordo e, dunque, non solo in coperta, durante le operazioni di soccorso che coinvolgono grandi numeri di naufraghi (scheda tecnica di approfondimento dell’unità in allegato).
La nave è stata costruita negli stabilimenti di Messina, dai Cantieri Navali Intermarine (Gruppo Immsi) di Sarzana, che hanno realizzato fino ad oggi 44 unità Cacciamine per le Marine Militari di 8 Paesi, fra i quali USA, Finlandia, Australia e Italia.
“Tenax pro maris salute” è il motto ufficiale della nave che esprime, grazie all’autorevolezza della lingua latina, il senso del lavoro di De Grazia: “ho lottato con tenacia per l’ambiente marino”.
Questo in sintesi il lascito del Comandante alle nuove generazioni e soprattutto a coloro che si apprestano a indossare la divisa e a rendere un prezioso servizio alla collettività.
Al termine della verifica di conformità e del periodo di familiarizzazione da parte del suo equipaggio, che ufficializzeranno la consegna amministrativa, la nave potrà inalberare il Tricolore, affidata al Comandante designato, il Tenente di Vascello delle Capitanerie di porto, Massimiliano Quinto
La CP 420 “Natale De Grazia” è una nave che ambisce, insieme al suo equipaggio – ha sottolineato l’Ammiraglio Pettorino – a dimostrare quei valori, quella generosità quella passione propri del Comandante di cui porta inciso, con orgoglio e fierezza, il nome. (rrc)

Tariffe sullo Stretto, Nucera scrive a Mattarella e a Conte: lo Stato intervenga

Giuseppe Nucera, presidente de La Calabria che vogliamo, ha inviato una lettera ufficiale al Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, al Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, ai Governatori di Calabria e Sicilia, Jole Santelli e Nello Musumeci, al Ministro delle Infrastrutture e Trasporti, Paola De Micheli, all’ad di Ferrovie dello Stato, Gianfranco Battisti, all’amministratore di Rfi Maurizio Gentile e infine a Paolo Mega, Presidente Autorità di sistema portuale dello Stretto, per trovare una soluzione alle cifre folli per attraversare lo Stretto.

«C’è una situazione non più sostenibile – si legge nella lettera – per tutti coloro che sono obbligati all’attraversamento dello Stretto: le tariffe praticate dalle società private sono altissime e penalizzanti per tutto il traffico sia passeggero che merci. Proprio mentre torna di stretta attualità la questione relativa alla costruzione del Ponte sullo Stretto (che noi del Movimento La Calabria che vogliamo riteniamo indispensabile per lo sviluppo dei territori calabro e siculo), non si può più tacere sui problemi dell’attraversamento via mare dello Stretto».

«Da troppo tempo infatti – prosegue la lettera – nel silenzio generale assistiamo ad un regime di quasi monopolio che è finito sotto la lente d’ingrandimento dell’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato. Quello che lascia stupefatti e amareggia, in particolare durante i mesi estivi, è vedere le navi private prese d’assalto, con migliaia di persone in fila per ore sotto il sole cocente e, allo stesso tempo, le grandi navi dello Stato assenti. È da tempo che le Ferrovie dello Stato hanno dismesso queste navi pur avendo una struttura portuale adeguata e manutenuta».

 

Per quale ragione lo Stato opera nel trasporto dello Stretto in termini minimi al punto che si potrebbe pensare ad un ruolo di copertura alla posizione dominante della società privata. C’è qualcosa che evidentemente non funziona. È una vergogna che non possiamo accettare, il Movimento “La Calabria che vogliamo” chiede chiarimenti al Capo del Governo, al Ministro dei Trasporti, alle società Treni Italia e RFI e ai Presidenti delle due Regioni interessate. Chi è responsabile di questo scempio che si consuma sullo Stretto di Messina deve assumersene le responsabilità senza girarsi dall’altra parte. La politica ha il dovere di amministrare la cosa pubblica nel migliore dei modi, in caso contrario non si comprende l’utilità della sua esistenza.

«Con l’auspicio che anche la magistratura voglia presto far luce sulla vicenda – conclude la lettera – La Calabria che vogliamo continuerà a combattere sino a quando questa vergogna non avrà fine e già sui social in poco tempo, oltre 200 mila cittadini hanno visualizzato la pagina del movimento. Non si può giocare sulla pelle dei cittadini e sulle casse dello Stato». (rrm)

La Catalfamo interviene sull’attraversamento stabile dello Stretto di Messina

L’assessore regionale alle Infrastrutture, Domenica Catalfamo, è intervenuta sull’attraversamento stabile dello Stretto di Messina, chiedendosi se «ci saranno i tempi perché l’opera sia inserita nel recovery fund, unico reale strumento attuale di finanziamento» e ribadendo che «l’esistenza di un collegamento stabile porterebbe a un processo di rivitalizzazione dei territori ed all’imprescindibile ammodernamento delle reti infrastrutturali di connessione».

«L’Area dello Stretto e il Porto di Gioia Tauro – ha dichiarato l’assessore regionale – il più grande porto del Mediterraneo, costituiranno un unicum trainante per le due Regioni e per il resto del Paese. L’analisi benefici/costi che negli anni scorsi è stata il presupposto per l’avvio dell’iter di appalto e la conseguente aggiudicazione dell’opera, se oggi venisse attualizzata, non potrebbe prescindere dal valutare anche la dirompente evoluzione delle dinamiche socio/economiche nel momento in cui i tre chilometri di distanza non costituiranno più l’insormontabile barriera psicologica ancorché fisica».

«Nascerebbe quella – ha aggiunto – che sarebbe di fatto un’unica città metropolitana di oltre un milione di abitanti trasformando radicalmente un contesto territoriale in cui l’attuale reddito medio pro capite è di gran lunga inferiore alla media Ue. Due città, entrambi sede di università con importante offerta formativa, nonché di importanti poli sanitari e attività terziarie e commerciali che si integrano e si completano, avrebbero una distanza che può essere assimilata a quella di uno spostamento caratteristico del trasporto pubblico urbano, inferiore o uguale a 30 minuti».

L’assessore Catalfamo ha evidenziato che gli studi tecnico/finanziari che hanno già dimostrato la valenza dell’opera possono essere palesemente confermati da una semplice analisi della domanda e dai dati sugli spostamenti attuali. Ogni giorno oltre 17.000 persone si spostano tra le sponde, oltre 6.000 sono spostamenti pedonali su traghetto e aliscafo, oltre 4000 gli autoveicoli tra auto, bus e camion. Fra questi spostamenti molti sono di tipo pendolare e, infatti, fra i territori delle città metropolitane di Reggio Calabria e Messina, sulla base dei dati rilevati dall’Istat nel censimento della popolazione, vi sono 9.774 spostamenti pendolari in un giorno feriale medio, di cui il 51% sono effettuati per motivi di studio. Il 55% di questi è concentrato fra i comuni capoluogo.Allo stato attuale è necessaria più di un’ora per superare i 3 km che dividono le sponde, considerando i tempi necessari per spostamenti intermodali e/o di sosta dell’auto, attesa al traghetto ed attraversamento.

Queste ed altre criticità sono emerse in tutta la loro gravità durante il lockdown, nel periodo in cui gli assurdi assembramenti agli imbarcaderi dei pendolari in attesa delle navi hanno acuito significativamente i rischi connessi all’emergenza sanitaria. Ancora più evidente il dato giornaliero sul collegamento ferroviario con 300 vagoni merci, 70 vagoni passeggeri che si comprende dall’assurdo anacronistico dei treni che si spezzano a Villa San Giovanni e poi si ricongiungono a Messina e viceversa, con relativi tempi che possono arrivare alle due ore e quindi ad una medievale velocità media di 1,5 km/h.

La connessione ferroviaria diretta con la Sicilia consentirebbe agli operatori ferroviari l’effettuazione dei servizi di media e lunga percorrenza che servirebbero una popolazione di circa 7 milioni di abitanti fra Calabria e Sicilia. L’ampliamento del bacino di riferimento costituirebbe il definitivo volano per il rilancio dell’Aeroporto dello Stretto. Le superiori oggettive riflessioni saranno senz’altro ampiamente condivise a prescindere da preconcetti e visioni ideologiche. Pertanto resta da chiedersi perché, non sussistendo impedimenti concreti, non si possa procedere come si sia fatto per tutte le altre grandi opere realizzate sul territorio nazionale e ritenute collegamenti strategici, come ad esempio i tunnel ferroviari di confine.

Oggi, a fronte di un contenzioso dal costo improponibile, esiste un progetto definitivo approvato e addirittura una consegna dei lavori già avvenuta con l’esecuzione di un intervento sulla sponda calabrese. Basterebbe aggiornare il progetto attuale con modifiche che richiederebbero pochi mesi di impegno e si potrebbe dare concreta realizzazione a quanto annunciato. Invece si è costretti a chiedersi se davvero si intenda procedere in questa direzione. Questo interrogativo risulta ancora più pregnante nel momento in cui si apprende oggi dalla stampa che il Mit ha nominato una commissione di 16 membri di “alto profilo tecnico/istituzionale” che fornisca entro due mesi (!) gli “elementi per le valutazioni e le decisioni politiche”.Tranne che non vengano individuate altre fonti certe di finanziamento, si auspica che una Commissione così qualificata proceda velocemente anticipando il termine di 60 giorni al fine di consentire che l’opera venga inserita nel Piano di Rilancio che dovrà essere inviato a Bruxelles entro il prossimo 15 ottobre.

Necessario, quindi, che il Governo riduca i termini fissati o che, nelle more dell’acquisizione del rapporto dalla Commissione, inserisca il collegamento stabile come parte essenziale degli interventi infrastrutturali al sud con l’Av sino a Palermo, anche in ottemperanza alle indicazioni europee sulla continuità territoriale per il Corridoio 5 ex 1.

L’Assessore Catalfamo ritiene che, se ciò non troverà concreto riscontro, l’opera per l’attraversamento dello Stretto, rimarrà un argomento di intrattenimento dell’anomala estate 2020, confermando purtroppo che nihil sub sole novum… (rrm)