Siclari (FI): Il Sud vero volano per la crescita dell’Italia

Il senatore di Forza ItaliaMarco Siclari, ha riferito di aver detto al presidente del Consiglio Mario Draghi che «il rilancio del Paese deve e può avvenire realizzando quelle infrastrutture che mancano da decenni al Sud e che permettono di valorizzare quel potenziale inespresso del nostro Paese e per dare speranza a tutti gli italiani in cerca di lavoro».

«La nascita del Governo Draghi – ha concluso – deve rappresentare l’inizio del rilancio dell’Italia sulla via del progresso e dello sviluppo. Il Sud è il vero volano per la crescita dell’Italia». (rp)

Il sindaco Giuseppe Falcomatà: Ripresa post pandemica sia occasione per rilancio del Sud

Il sindaco di Reggio e delegato Anci per il Mezzogiorno e la Coesione Territoriale, Giuseppe Falcomatà, a seguito del discordo del presidente del Consiglio Mario Draghi in Senato, ha sottolineato che «l‘uscita dalla crisi pandemica deve essere un’occasione per il Sud, un’opportunità per riprendere un discorso interrotto 70 anni fa».

«Ho apprezzato il discorso del presidente Draghi – ha detto –. Il richiamo all’unità è certamente un valore. Il presidente ha ragione: uscire da questa pandemia non sarà semplice come riaccendere la luce. Molte cose cambieranno, e la politica ha il compito di accompagnare questa fase di ripartenza sostenendo soprattutto chi è rimasto più indietro. A cominciare dal tema del lavoro, con la promozione di un nuovo paradigma di giustizia sociale».

«Il Sud – ha proseguito – può essere il motore della ripartenza italiana. E gli investimenti del Recovery plan il carburante per tornare in pista, ripensando il modello di sviluppo in un’ottica più equa e più sostenibile. Su questi temi, il nuovo Esecutivo ha un compito gravoso, ma non più rinviabile». (rrc)

L’appello di Giacomo Saccomanno a Draghi: L’Italia riparta dal Sud

L’Italia riparta dal Sud. È questo l’appello che il commissario regionale della LegaGiacomo Saccomanno, ha rivolto al presidente del Consiglio dei ministri Mario Draghi.

«Il Sud – ha spiegato – ha un’occasione storica per passare dalle tante promesse al concreto suo rilancio attraverso la reale realizzazione di opere infrastrutturali che potranno portare, tra l’altro, lavoro e crescita. La Lega, con Matteo Salvini, ha già evidenziato la necessità che si cominci a ragionare in modo fattivo per la realizzazione di quelle opere indispensabili affinchè si possa sostenere lo sviluppo del Sud».

«Oggi ci sono le risorse e, quindi – ha aggiunto – trattasi di esclusiva volontà politica. Per quanto riguarda la Calabria, Matteo Salvini, così come il presidente f.f. Nino Spirlì, hanno già indicato e chiesto la massima attenzione su diversi interventi come l’alta velocità, il ponte sullo Stretto, i collegamenti sulla fascia ionica, il porto di Gioia Tauro, ecc. Si tratta di interventi prioritari che potrebbero trasformare in positivo il futuro della nostra ragione, sui quali tutte le forze politiche devono unirsi per sostenere un piano unitario».

«In tale contesto – ha proseguito Saccomanno – appare anche indispensabile che il Sud e la Calabria vengano adeguatamente rappresentati nel Governo, in modo tale che vi sia quel collegamento stabile tra le esigenze del Mezzogiorno e le scelte che verranno assunte. La Lega, comunque, ritiene che gli interventi del segretario Salvini comprovino, pacificamente, quale sia la volontà espressa per consentire, appunto, che la Calabria diventi il punto di riferimento per i rapporti nel Mediterraneo e, quindi, vi sia la massima attenzione per consentire un corretto utilizzo delle attuali risorse».

«Certamente, risulta, comunque – ha concluso – allo stato prioritaria la lotta alla pandemia, con la evidente necessità di realizzare un piano vaccinale che possa affrontare con coraggio ed efficienza la somministrazione del vaccino a tutta la popolazione». (rcz)

Il sindaco Giuseppe Falcomatà: Draghi tenga in considerazione il Sud e il ruolo delle città

Il sindaco di Reggio Calabria, Giuseppe Falcomatà, augurando un «buon lavoro» al nuovo Governo guidato dal premier Mario Draghi, ha sottolineato l’importanza che quest’ultimo «tenga in considerazione il Sud e il ruolo delle città».

«Ora subito al lavoro – ha aggiunto – per dare le risposte che i cittadini hanno atteso in queste lunghe settimane di instabilità: su tutte il piano vaccinale e la spesa dei fondi del Recovery Plan. Su questi temi il nuovo Governo misurerà la sua capacità di dare riscontri concreti, portando l’Italia fuori dalla crisi pandemica, sia sotto l’aspetto dei rischi sanitari che per ciò che riguarda gli effetti socioeconomici». 

«Da sindaco – ha concluso – mi auguro che in questi processi sia tenuto in considerazione il ruolo del Mezzogiorno e delle Città, anche attraverso la creazione, all’interno del Governo, di un punto di riferimento per le gli enti e le autonomie local». (rrc)

Klaus Davi: Mario Draghi occasione unica per il riscatto del Sud

Il massmediologo e giornalista Klaus Davi ha dichiarati che «Mario Draghi rappresenta un’occasione unica per il riscatto del Sud a patto che il Sud si faccia sentire».

«Più volte – ha aggiunto – il presidente Draghi ha affrontato il tema delle disuguaglianze ed è perfettamente consapevole che con un’Italia a due velocità non ci sarà mai una ripresa. Draghi può proseguire l’ottimo lavoro iniziato dal governo Conte che ha saputo negoziare credibilmente per l’Italia in Europa. Draghi può migliorare ulteriormente il lavoro di Giuseppe Conte».

«Il problema del Mezzogiorno – ha concluso – sta nei suoi rappresentanti. In Calabria, fra senatori e deputati, ci sono credo 40 eletti ma nessuno ne ha mai avuto notizia. Anzi, li proporrò alla Rai per una puntata speciale di ‘Chi l’ha visto’». (rrc)

Lega Calabria, Roy Biasi: I fondi europei base di sviluppo per il Mezzogiorno

Roy Biasi, componente della Segreteria nazionale della Lega e responsabile degli amministratori del Sud Italia, nonché membro della segreteria regionale calabrese e sindaco di Taurianova, ha auspicato che gli ingenti finanziamenti europei possano tradursi in azioni potenti di sviluppo, atte al superamento degli annosi ritardi accumulati sul fronte delle infrastrutture primarie e dei servizi essenziali.

«Il Sud – ha dichiarato Roy Biasi – anche grazie alla forte spinta della Lega, meriterà grande attenzione su scelte di natura strategica, a partire dal Ponte sullo Stretto di Messina, per passare all’alta velocità ferroviaria, alla statale jonica 106, all’elettrificazione della linea ferrata jonica, agli interventi per il dissesto idrogeologico, al sostegno reale alle piccole e medie imprese con le leve della decontribuzione, della sburocratizzazione e dell’abbattimento della pressione fiscale. Non appena l’emergenza Coronavirus lo consentirà, incontrerò, regione per regione, tutti gli amministratori leghisti meridionali per costruire una rete forte di sostegno alle grandi battaglie politiche che da anni conduce il nostro leader Matteo Salvini».

Inoltre, Biasi ha ricordato che «la Lega pensa che le elezioni siano il fondamento della democrazia, e quindi auspica che quanto prima il popolo italiano possa esprimersi sul proprio futuro. Al contempo, però, la Lega non rimane sorda all’appello del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, e si confronterà con il presidente incaricato, prof. Mario Draghi, senza pregiudizi di sorta e guardando alle azioni concrete di Governo».

«La Lega, proprio perché partito pragmatico post-ideologico – ha precisato Roy Biasi – mette sempre al centro gli interessi reali del popolo, delle aziende, dei lavoratori, degli artigiani, degli agricoltori e dei commercianti, dei professionisti, dei giovani e delle donne. Pertanto, ascolteremo con grande interesse e disponibilità le proposte che verranno dal professor Draghi al quale riconosciamo un curriculum di grande levatura, e come sempre in maniera unitaria ci muoveremo compatti nella direzione che verrà esplicitata dal segretario Matteo Salvini».

«La Lega è una, unita e forte – ha concluso – sicura di milioni di consensi reali che giungono da tutti i territori del Paese». (rrc)

Orlandino Greco (Idm): Il Sud rinasce se rinascono i partiti politici

Il segretario federale di Italia del MeridioneOrlandino Greco, ha dichiarato che «è, ormai, evidente il vulnus democratico nel quale versa la Calabria ed il Paese intero».

«Da tangentopoli ad oggi – ha aggiunto – lo svuotamento dei partiti novecenteschi, rispetto ai quali ne è rimasta soltanto una parvenza ideologica, ha comportato la nascita di quelli che i sociologi americani definiscono “Cartel Party”, ossia comitati elettorali che si riuniscono e favoriscono la partecipazione solo durante gli appuntamenti del voto, salvo poi concentrarsi sull’attività amministrativa ed istituzionale degli eletti».

«Un concetto di militanza diametralmente opposto – ha proseguito – rispetto a quanto conosciuto nelle vecchie scuole di partito, vere fucine di classi dirigenti consapevoli della loro mission e delle istanze da difendere. Gli effetti di questo nuovo modo di concepire l’impegno politico hanno segnato la storia della nostra Repubblica dagli anni ‘90 fino ai giorni nostri. Il primo di questi è stato la personalizzazione dello scontro politico e l’incarnazione dei partiti (e il destino) nella figura del leader, il quale intrattiene un rapporto diretto con gli elettori, quasi come se la collegialità nelle scelte, tipica dei partiti di massa, fosse suffragata dal consenso della cosiddetta società civile, rimuovendo lungaggini burocratiche e svilendo il ruolo della mediazione tra classi dirigenti. In questo contesto, allo svuotamento dei corpi intermedi ha fatto seguito un continuo assalto al Parlamento e al suo potere legislativo, in quanto percepito come causa ostativa dell’iniziativa politica dei leader (molto meglio definirli capi carismatici), non solo mediante tentativi di instaurare un sistema bipartitico, contrario ai precetti costituzionali della rappresentanza delle minoranze, ma anche attraverso leggi elettorali iper-maggioritarie che cooptano in sostanza la deputazione, vincolando il mandato elettorale dei parlamentari alla fedeltà verso il segretario del proprio partito (spesso coincidente, a differenza del passato, con la presenza del segretario stesso in Parlamento)».

«Venuto meno, dunque, – ha detto ancora Orlandino Greco – quell’alto senso delle Istituzioni tipico di chi, facendo militanza, magari amministrando la cosa pubblica, ha portato, nella continua mediaticità dello scontro politico, alla demonizzazione non solo degli avversari stessi ma anche del concetto di interesse in politica, come se ogni istanza proveniente dai partiti coincidesse con interessi propri o a beneficio di una cerchia ristretta di persone, a scapito del bene comune».

«È ormai giunta l’ora – ha evidenziato il segretario federale di Italia del Meridione – affinché si scongiurino guerre fratricide e si perda definitivamente il senso di comunità, di tracciare un bilancio della storia. Quella del Mezzogiorno è da sempre una storia fatta di comunità, solidarietà e responsabilità sociale, dimostrata anche nell’ultima emergenza pandemica. Una tenuta sociale che anche a queste latitudini rischia di venir meno perché la disperazione è tanta. Forte è il disagio sociale, frutto di una disoccupazione e di una migrazione ai massimi storici ed un ceto politico subalterno alle politiche centraliste delle segreterie romane».

«Urge, dunque – ha ribadito – un ritorno alla politica e ai luoghi della politica, capaci di selezionare la migliore classe dirigente ed esaltandone la militanza e la competenza fuori da ogni schema ideologico. Non è più tollerabile un impegno politico tutto incentrato al carrierismo e a chi la spari più grossa, non è concepibile che dopo le elezioni vi siano tribù, tifoserie e truppe cammellate che continuino ad incitare l’odio verso l’avversario politico, facendo venir meno non solo il rispetto verso la legittimità delle posizioni altrui ma fomentando un clima poco costruttivo in una normale dialettica tra maggioranza e minoranza che dovrebbe caratterizzare ogni consesso pubblico».

«Nel frattempo – ha detto ancora – una globalizzazione sempre più sregolata ha fatto sì che realmente le nicchie di potere assumessero rendite di posizione indipendenti dalla politica stessa, mentre i bisogni reali della gente rimanessero inascoltati o mal risolti da una classe politica ormai concentrata a parlare su se stessa e per se stessa.  Promesse roboanti, rinnovamento anagrafico magari senza nessuna esperienza, stravolgimento dell’esistente, tesi spesso non confermate dai fatti perché figlie di riflessioni non approfondite, il cosiddetto pensiero breve che viaggia alla velocità di un tweet, hanno determinato la fine dei partiti politici come laboratori di idee, quelli che soprattutto al Sud creavano coscienza civile e comunità sociali, radicati nella società come corpi intermedi tra le istanze dal basso e il potere legislativo, capaci di formulare programmi di lunga visione, attraverso concezioni ideali, politiche e studio».

«Mezzogiorno, sanità, scuola, welfare, sviluppo economico e perfino il Recovery Fund – ha detto – sono ormai merce di scambio per qualche manciata di voto in più nei sondaggi. Temi che, a causa della mala politica, rischiano di far sprofondare il Paese nel baratro se non affrontati nella giusta maniera. Tutto questo perché le scelte fatte non sono basate su convinzioni così solide da essere aperte al compromesso e al contributo di tutti, anche di chi la pensa diversamente ma in modo costruttivo».

«C’è bisogno – ha concluso – di una reale presa di coscienza da parte di tutti: un nuovo modello partecipato di democrazia, che guardi al futuro senza perdere di vista le buone prassi della mediazione e mai del compromesso, della concertazione e della selezione di classi dirigenti figlie di militanza, conoscenza e competenza. Un nuovo modello di partecipazione slegato da ciò che piace ai sondaggisti ma legato a ciò che serve al Paese, che non sia solo legata al momento elettorale ma che, al contrario, valorizzi il pluralismo delle vocazioni territoriali degli interessi delle comunità». (rrm)

Recovery Fund, l’assessore Catalfamo: Scarsa attenzione del Governo per i problemi del Sud e della Calabria

C’è «una scarsissima attenzione del Governo verso le problematiche del Sud e della Calabria in particolare» ha dichiarato l’assessore regionale alle Infrastrutture, Domenica Catalfamo, nel commentare il  programma di investimenti che l’Italia deve presentare alla Commissione europea nell’ambito del Next Generation Eu.

«Il Pnrr – ha dichiarato la Catalfamo – dovrebbe rappresentare lo strumento per rilanciare l’insoddisfacente crescita italiana e rimediare agli effetti della pandemia da Covid 19 che ha aggravato la situazione economica con ricadute in termini di forti contrazioni del Pil»

.Nella bozza del piano, tuttavia, spiega l’assessore, «a caratterizzare l’intervento per il Sud è l’anticipo di 20 miliardi del fondo Sviluppo e coesione aumentando gli investimenti rispetto a quelli già previsti nel bilancio dello Stato. In pratica, si confermano gli investimenti del Piano Sud di un anno fa e si cerca la quadra per garantire il 34% del volume di investimenti».

Catalfamo ha ricordato che, a fine 2020, «i presidenti di otto regioni del Sud hanno, con un documento indirizzato al Governo centrale e ai vertici della Commissione europea, rilevato che la percentuale di finanziamenti destinati alle regioni del Mezzogiorno, sulla base dei parametri europei, dovrebbe essere di circa il 65%. Da questa scelta penalizzante purtroppo continuano a derivare tutti gli effetti a danno delle aree meridionali del Paese».

«Il Pnrr – ha aggiunto – prevede investimenti per una Alta velocità di rete per la velocizzazione della Napoli-Salerno-Reggio Calabria e l’upgrading ed elettrificazione della linea Ionica Sibari-Catanzaro Lido-Reggio Calabria che, tra l’altro, in parte risultavano già finanziati. La carenza di indicazioni, tra l’altro, si collega in maniera evidente allo studio di fattibilità che, sulla base degli annunci del Mit, discordanti dalle notizie fornite da Rfi, doveva essere pronto per fine novembre e che la Regione Calabria sta ancora attendendo di esaminare nonostante le reiterate richieste. Lo studio non c’è ancora ma le scelte vanno avanti».

«Anche gli interventi del progetto Green Port – ha proseguito Catalfamo – non riguardano la Calabria e si concentrano sulle nove Autorità di sistema portuale nel Centro-Nord. Non ci sono interventi per il porto di Gioia Tauro, tra i più importanti al mondo».

«Non ci sono interventi specifici – ha aggiunto ancora – per gli aeroporti in generale – per i quali sembra essere prevista la sola digitalizzazione – mentre è ormai evidente da anni l’impossibile gestibilità economica degli aeroporti minori. Non c’è la realizzazione del Ponte sullo Stretto, rivendicato dalla Calabria e anche dalla Sicilia su tutti i tavoli istituzionali perché ritenuto infrastruttura necessaria per garantire il collegamento tra l’Europa e il Mediterraneo. Purtroppo, come per l’Av ferroviaria, anche questa assenza era ampiamente prevedibile se non addirittura preannunciata dal Mit».

«In questi ultimi mesi – ha sottolineato Catalfamo – la Regione Calabria e il dipartimento Infrastrutture hanno più volte segnalato al Mit la necessità di accelerare l’iter di progettazione e realizzazione delle grandi infrastrutture di collegamento rapido tra la Calabria e il resto del Paese. Il ministro aveva garantito che i fondi per la progettazione di fattibilità dell’alta velocità ferroviaria, nel tratto tra Salerno e Reggio, stanziati dal Governo nel mese di maggio, sarebbero stati immediatamente utilizzati e che, entro due mesi, sarebbe stato presentato il risultato dello studio. Ad oggi, nonostante siano trascorsi molto più dei due mesi annunciati dal ministro, non si ha traccia di questo studio e Rfi non ha dato neanche informazioni sull’avvenuto affidamento dell’incarico ai progettisti incaricati di redigerlo».

«Tutto ciò – ha  concluso – denota una scarsissima attenzione del Governo verso le problematiche del Sud e della Calabria in particolare. Si assegnano risorse molto inferiori a quelle destinate al Nord e le progettazioni da parte dei soggetti gestori della rete – in particolare Rfi, su cui la Regione non ha alcun potere di controllo e di indirizzo – avvengono con tempi estremamente più lunghi rispetto alle stesse progettazioni in altre aree del Paese». (rcz)

Vono (IV): Recovery Plan, serve più impegno per il Sud

La senatrice di Italia VivaSilvia Vono, ha sottolineato che nel piano del Recovery Plan, serve più impegno per il Sud.

«Pur essendo convinta – ha detto – che l’Italia non può rinunciare a 209 miliardi è nostro dovere intervenire per un ulteriore miglioramento del piano».

«Per le infrastrutture del Mezzogiorno – ha aggiunto – intravedo, oltre alla poca efficacia delle azioni, come la semplice velocizzazione della SA-RC, una visione molto miope con l’uso dei fondi di coesione in un contesto improprio. Proporremo le nostre osservazioni affinché le risorse possano essere meglio destinate e poi investite». (rp)

Siclari (FI): Non rispettata clausola del 34% per il Sud col Recovery Fund

Il senatore di Forza ItaliaMarco Siclari, ha ribadito che «al Sud vanno destinati almeno 71 miliardi del Recovery Fund e questo solo per rispettare la clausola del 34%, stabilita dal Governo che ha sempre ribadito di volersi attenere a tale vincolo di destinazione».

«Queste risorse straordinarie – ha aggiunto – da destinare ad un piano di rilancio del meridione, tra l’altro devono essere aggiuntive e non sostitutive delle risorse previste dalla programmazione 2021-2027 dei fondi strutturali e dal Fondo di Sviluppo e Coesione, con una cifra complessiva stimata di 181 miliardi di euro, cioè di circa 26 miliardi di investimenti all’anno».

«Finalmente – ha aggiunto – ci sono le condizioni economiche e finanziarie per attuare il piano straordinario per il rilancio del Mezzogiorno, sbandierato da quasi tutti i governi del dopoguerra e mai attuato. Lo stesso presidente Giuseppe Conte ha più volte annunciato un piano decennale di sviluppo del Sud per rilanciare l’intero Paese che, però, non ha mai presentato».

«Non è più tempo di promesse e di annunci – ha concluso –. Bisogna, se c’è la volontà politica, drenare risorse per lo sviluppo delle regioni meridionali approfittando del finanziamento straordinario del Revovery Fund e discutere seriamente di come attuare la clausola del 34% di spesa pubblica e trasferimenti da destinare al Sud, superando il retaggio del vincolo/limite della spesa storica, vera ed unica tara che ha impedito la programmazione e la realizzazione dello sviluppo delle regioni meridionali per farle diventare veramente tali». (rp)