di ANNA MARIA VENTURA – Sabato 27 Gennaio 2024 si è celebrata la giornata in ricordo della Shoah e dei milioni di vittime di uno dei più grandi genocidi della storia. Ebrei innanzitutto, ma anche persone con disabilità, Rom, omosessuali, oppositori politici, testimoni di Geova. È una ferita ancora aperta nella cultura occidentale.
È stato doloroso quest’anno celebrare la Giornata della Memoria mentre è in corso la guerra tra Israele e Hamas. Ma, forse, proprio questa coincidenza ha aiutato tutti a riflettere sui tempi che viviamo.
«L’antisemitismo riguarda tutti perché mette in gioco la possibilità di vivere assieme in maniera pacifica e di superare l’idea che il diverso da sé sia un nemico. In seguito allo scoppio della guerra a Gaza, gli episodi di antisemitismo sono in crescita dovunque. Si diffonde inoltre un negazionismo strisciante, come ha notato il Presidente Mattarella. Il rischio è che l’antisemitismo e la Shoah siano svalutati all’interno di una visione ideologica che mette Israele e Hamas sullo stesso piano. Oggi gli ebrei, da molti considerati collettivamente responsabili delle scelte del governo di Netanyahu, sono accusati di perpetrare sul popolo palestinese le sofferenze che essi stessi hanno subito in passato. Vengono avanzati paragoni storici che non hanno senso, ma che hanno presa nelle masse. Occorre quindi una rinnovata capacità di comunicare ciò che è successo alle generazioni più giovani. Auschwitz è un nodo della storia, un passaggio ineludibile, la pietra d’inciampo che ci costringe a fare memoria, per non preparare un futuro disastroso. L’antisemitismo riguarda tutti, minaccia tutti, è come una slavina che, se non viene fermata, travolge ogni cosa che incontra sul suo cammino, portando morte e distruzione. È il volto della divisione, in un mondo che invece potrà essere in pace solo se saprà trovare le ragioni del vivere insieme tra diversi». (Avvenire, 25 gennaio 2024 “La Giornata della Memoria ai tempi della guerra tra Israele e Gaza: il dolore e il dovere di ricordare”)
Il 27 gennaio ci ha obbligato a guardare dentro l’abisso dell’umanità, a ricordare le vittime dell’Olocausto e l’orrore della Shoah, lo sterminio degli Ebrei voluto dal nazismo nel cuore dell’Europa e di tutti i deportati nei campi di concentramento nazisti. Una tragedia epocale, che cancellò vita, diritti e speranze di milioni di donne, uomini e bambini e di cui anche l’Italia, con le leggi razziali fasciste del 1938, contribuì a disegnarne i più atroci confini. Farne memoria oggi vuol dire ribadire, sempre e ovunque, quell’orrore, perché non debba mai più ripetersi.
«Se comprendere è impossibile, conoscere è necessario, perché ciò che è accaduto può ritornare, le coscienze possono nuovamente essere sedotte ed oscurate: anche le nostre». (Primo Levi)
Innumerevoli manifestazioni si sono svolte in tutta Italia a commemorare questo giorno. Le più significative quelle delle Comunità ebraiche. Anzi, poiché quest’anno il 27 gennaio è caduto di sabato, giorno in cui le comunità osservano lo Shabbat, l’Unione delle Comunità ebraiche italiane ha svolto diversi momenti importanti nel resto della settimana.
Il 21 gennaio si è tenuto il viaggio ad Auschwitz con i vincitori del concorso “I giovani ricordano la Shoah”, assieme al ministro Valditara. Il 23 gennaio è stata la volta della conferenza stampa a Palazzo Chigi. Giovedì 25 la cerimonia di celebrazione del giorno della Memoria al Quirinale alla presenza del Presidente Sergio Mattarella. Il 25 sera poi il concerto all’Auditorium di Roma “L’infanzia rubata”. Molti gli incontri organizzati dalla Fondazione Museo della Shoah a Roma.
In tutta Italia, altresì, istituzioni e spazi d’arte e cultura, musei pubblici e privati, teatri hanno ospitato molti progetti dedicati alla Giornata della Memoria, culminati il 27 sera, terminato lo Shabbat, al Museo Ebraico di Roma con il concerto di musica classica ebraica italiana per clarinetto e pianoforte “Degenerata”.
In Calabria non sono mancate le iniziative: da Ferramonti alla “Pietra d’inciampo” di Reggio. Nell’ex campo di concentramento fascista più grande d’Italia sono state consegnate 6 medaglie agli eredi degli internati. Reggio ha svelato una “Pietra d’inciampo” in via Giudecca. Alla cerimonia è stata presente anche Nicoletta Bortolotti, tra le più importanti scrittrici contemporanee a essersi occupate della tragedia dell’Olocausto, autrice della Quadrilogia della Shoah.
A Rende (Cosenza) la storica Associazione Ars Enotria ha celebrato la giornata della memoria con un viaggio a Bisignano, importante e bella cittadina nella provincia cosentina.
Da sempre l’uomo ha sentito forte il desiderio di viaggiare. Le arti e la letteratura, in particolare, fin dall’antichità, hanno preso in esame il tema del viaggio come cammino dell’uomo alla scoperta del mondo e di sé. Un percorso esistenziale che esprime inquietudine e insoddisfazione di fronte alla banalità e alla insicurezza del quotidiano, oppure il coraggio dell’uomo che accetta di mettersi alla prova, pur consapevole dei rischi che comporta un percorso sconosciuto. La letteratura ci ha consegnato varie interpretazioni del viaggio: se nell’antichità il viaggio comportava prevalentemente mistero, smarrimento, rischi e pericoli, oggi può essere sinonimo di svago, piacere e arricchimento culturale. Resta comunque la valenza esistenziale, per la quale il bisogno del viaggio nasce dall’esigenza di colmare un senso di vuoto nell’animo umano. Comunque lo si voglia interpretare è una combinazione sempre diversa di elementi spesso in contraddizione come scoperta, pericolo, fuga, crescita, esilio e speranza.
La letteratura del Novecento concepisce il viaggio come una vana ricerca di un senso della vita. Joyce nel suo “Ulysses”, ispirato alla grande Odissea epica di Omero, rievoca il tema del viaggio e dell’eroe viaggiatore, ambientando la vicenda in una città moderna, dove l’uomo cerca di dare un senso alla banalità del quotidiano. Il ritorno di Ulisse verso Itaca e quello di Leopold Bloom verso casa sono frutto di due viaggi, prima che fisici, interiori e personali. Ulisse vaga per il Mediterraneo, supera ostacoli, prove, pericoli, ha sete di conoscenza e tutto il suo viaggio diventa prova di conoscenza. Il significato del viaggio è nel percorso di un uomo che si immola ad eroe coraggioso che ritrova pace solo una volta giunto a casa. Quello di Leopold è invece diverso: il suo viaggio nella vita non porta ad alcuna meta né risultato; il suo percorso è denso di insuccessi e sconfitte. Pertanto, Leopold Bloom si configura come il capovolgimento del modello omerico: un inetto alla vita, l’antitesi dell’eroe greco.
Gli Itinerari culturali, proposti nei tempi recenti dalle tante associazioni culturali, che operano sul nostro territorio, dimostrano come, attraverso un viaggio, le diverse realtà e le diverse culture che si incontrano contribuiscano a creare un patrimonio culturale condiviso e vivo.
Un viaggio, non solo scoperta di un luogo fisico, ma avventura dello spirito, che riempie di significati un giorno qualunque, trasportando i viaggiatori in una dimensione di sospensione, leggerezza e libertà dalla quotidianità, a volte, ingombrante, modificando la percezione del mondo e di sè stessi.
Rientra nell’ambito delle finalità di Ars Enotria organizzare itinerari artistico – musicali in luoghi di interesse storico della Calabria, per far conoscere località poco note ma di rilevante importanza artistico-culturale, in collaborazione con le amministrazioni comunali, le associazioni culturali e le Pro loco. Visitare i borghi della Calabria è per l’associazione una scelta primaria, perchè sono luoghi in cui si conservano identità, saperi e mestieri: un patrimonio materiale e immateriale di tradizioni, storia, arte , cultura e bellezze naturali e paesaggistiche unico al mondo.
Il viaggio a Bisignano il 27 gennaio è stato un viaggio nel tempo e nella memoria, alla scoperta della bellezza nascosta di un luogo della nostra Calabria, privilegiato dalla natura, dall’arte e dalle vicende della storia. Cosa lega Bisignano alla giornata della memoria? Un dipinto raffigurante il martirio di San Bartolomeo, conservato nella chiesetta di S. Bartolomeo su una collina, tra i quartieri di San Simone e Giudecca. Opera dell’artista Michel Fingesten, internato nel campo di Ferramonti di Tarsia, uno dei 2000 rifugiati ebrei tra il 1939 ed il 1943, provenienti da gran parte dall’Europa e in modo particolare dalla Germania.
Michel Fingesten, nato nel 1884. docente di Belle Arti presso l’Università di Berlino, è stato un pittore e incisore ceco di origine ebraica. È considerato uno dei più grandi artisti di ex libris della storia. Ottenuta la libertà dopo l’armistizio del 1943, venne a Bisignano, dove incontrò il parroco di San Bartolomeo don Giuseppe Savaglia; questi gli commissionò la realizzazione di un quadro raffigurante il martirio di San Bartolomeo, “degno di stare sull’Altare”. Come modello ebbe un’immaginetta. Trascorse otto giorni a dipingere in una stanza messagli a disposizione nella stessa casa del parroco. Il quadro, per usare le stesse parole dell’artista, raccontava di “due drammi nei due visi”: in quello del Santo, il dramma della tortura, della sofferenza e della sopportazione; nell’altro la crudeltà del carnefice.
Il quadro del martirio di San Bartolomeo è l’ultima opera eseguita dal prof. Fingesten. Dopo qualche giorno dalla consegna, infatti, morì a causa di un’infezione. Il suo corpo fu sepolto a Cerisano, dove tutt’ora riposa.
Di recente il dipinto è stato esposto nella mostra itinerante dal titolo: “Il rifugio precario: Artisti e studiosi della Germania in Italia 1933-1945”, organizzata dall’ “Akademia der Kunste” di Berlino in collaborazione con il Museo di storia contemporanea di Milano e i Goethe Istitute di Milano e di Roma. Così il quadro è stato posto all’attenzione internazionale. Adesso è lì, in quella Chiesetta, a gridare al mondo l’orrore dell’olocausto, opera di un’artista che l’ha vissuto sulla propria pelle. E’ lì a dare lustro a Bisignano insieme ad un uomo “Umile” di nome e di fatto, diventato Santo.
La cittadina è apparsa a noi visitatori nello splendore dei suoi paesaggi, nella spiritualità del suo Sant’ Umile, nella bellezza delle sue Chiese e dei suoi palazzi, della grande Piazza, dei vicoli che portano all’umile casa del Santo. E poi il sorriso della sua gente che l’ama e la fa vivere. Le parole appassionate e dense di spiritualità del Frate che ci ha accolti al Convento.
La guida autorevole e competente del giornalista Ermanno Arcuri, che ha Bisignano nel cuore e la porta in giro per il mondo, per far conoscere attraverso l’associazione “La città del Crati”, la storia bisignanese, di cui, generosamente, ci ha fatto dono con le sue parole. Non poteva esserci modo più consono per celebrare la giornata della memoria nella suggestiva cittadina di Bisignano, che ha nella bellezza, nell’equilibrio e nell’armonia le basi della sua storia passata, le ragioni del suo presente e la visione del suo futuro. (amv)