di LUIGI STANIZZI – Ci sono vinti e vincitori, sfruttati e sfruttatori, premiati e premiatori. Ecco, Cesare Mulè era un premiatore.
Di notte, mentre viaggiamo in macchina, di ritorno da una delle tante iniziative culturali organizzate e dirette da Lui nell’area Jonica, dove ha consegnato con generosità riconoscimenti a pittori, poeti, santi e navigatori calabresi, un po’ deluso questa volta per la mancata piccola gratificazione della conviviale, mi chiede: “Ma tu hai mai ricevuto un premio, una medaglia, una targa, qualcosa?”
Meravigliato della domanda, perché ritengo di non avere alcun merito per riconoscimenti del genere, rispondo ingenuamente: “No. Niente del genere.” Lui si piega un po’ su un lato del sedile dell’auto e tira fuori dalla tasca del pantalone una medaglia, non consegnata, o per l’assenza di chi doveva legittimamente ritirarla oppure per abbondanza di previsioni di chi doveva assegnarle. E mi dice, con simpatico piglio teatrale: “Giornalista Luigi Stanizzi, Ti consegno la medaglia-premio per la Tua lunga attività culturale svolta in favore della nostra Calabria”.
Onorato e meravigliato rispondo: “Ma io non ho fatto nulla. Io che c’entro. Di solito siamo noi che cerchiamo di valorizzare chi fa qualcosa di buono per la nostra terra, premiandoli, ma non noi stessi.”
E Lui, a sorpresa: “È dà anni che Tu con i Tuoi articoli di giornale, con le Tue iniziative culturali, con la Tua promozione di Cropani Città d’Arte e del turismo sulla Costa Jonica, anche su Catanzaro, stai facendo un lavoro encomiabile. E questa è la Tua medaglia”.
Sembriamo Don Chisciotte e Sancio Panza.
Accetto così il premio spontaneo in forma “squisitamente privata”, senza applausi, conferitomi ad honorem da Cesare Mulè, il Professore, che – secondo il Conte Avvocato Francesco Abbati Marescotti, indimenticabile amico comune – è il colto catanzarese che nell’ultimo secolo ha ripetuto la parola “Cultura” più di tutti. Ed è proprio quella medaglia informale, quel premio sulla strada ricevuto da Cesare Mulè che apprezzo più di ogni altro, io che tento di rifuggire da ogni esibizionismo; e più che da premiato – come Cesarino – sono noto come premiatore: vedi Premio Mar Jonio.
Ecco, Cesare Mulè era un uomo che al momento giusto sapeva andare all’essenza ma, naturalmente, sapeva agire bene anche nell’apparire come dimostra la sua ricca biografia incompleta.
Il Prof. Ulderico Nisticò, Premio Presidenza del Consiglio dei Ministri per la Cultura, membro del direttivo nazionale del Sindacato Libero Scrittori Italiani – segretario il mitico, compianto Francesco Grisi – un anno fa mi chiese di scrivere qualcosa su Cesarino Mulè, che ci aveva lasciati nella tristezza.
Una sera, invitati dal Sommo Ulderico Nisticò (scrittore, storico, polemista) in una delle Sue patrie, a Soverato, all’Università della Terza Età, vicino al lungomare, seduti al tavolo dei relatori, apprendo all’improvviso da Cesare Mulè che devo presentare – “come relatore principale” – il suo libro sul tour di antichi viaggiatori stranieri in Calabria. Mulè giorni prima mi aveva detto che avrei dovuto fare semplicemente il moderatore alla cerimonia di presentazione del libro. Entro subito in panico. Mi rincuora un po’ il fatto che, grazie al cielo, ho dato una scorsa al libro. Davanti ad un uditorio colto e attento, alla fine passo per il critico che con dovizia di particolari illustra l’opera toccando i punti salienti
Ma nel mio cuore grande sconcerto e… improvvisazione. Non ero preparato perché nessuno mi aveva avvisato che sarei stato io il relatore. Né Mulè né Nisticò. Il risultato per miracolo è migliore di ogni aspettativa, con applausi scroscianti. Forse l’improvvisazione – sempre comunque deprecabile – la schiettezza, corroborate dell’esperienza danno talvolta risultati superiori rispetto ad ogni ordinaria, programmata, pragmatica presentazione di opera letteraria. Almeno, per quella volta è andata cosi.
Non so se in quel caso Cesare Mulè ha voluto mettermi alla prova, cogliendomi di sorpresa, o se sia stato un accadimento accidentale. Non gliel’ho mai chiesto. Non è importante. Di certo è che da allora, di fronte a qualsiasi circostanza inattesa o a qualsiasi microfono, attingo a misteriose energie che mi consentono di cavarmela nel migliore dei modi. È stato il mio “battesimo”, il mio “vaccino”. Finora è andata bene. Grazie Cesare, se consapevolmente o inconsapevolmente hai contribuito a sollecitare in me questa possibilità di salvarmi in extremis. Anche se con il batticuore che non auguro a nessuno e – soprattutto – senza sicurezze; ma, certe volte, è proprio quella insicurezza in cui non sai dove andare a parare, che aiuta le parole a diventare convincenti rendendole più credibili, autentiche.
Ti spinge a dire qualcosa di più profondo, di non banale, sull’orlo dell’abisso – tra la verità (presunta) e l’ovvietà (probabile). Ti porta ad andare oltre, a osare su terreni meno conosciuti.
Cesare Mulè è un uomo che vive non solo da intellettuale ma da uomo sensoriale. Lo ricordo in uno dei suoi tanti “antichi” convegni in cui con il suo scandire le parole, le sue pause eterne, la sua flemma misurata, il suo guardare di sbieco sotto le lenti degli occhiali, mentre critica il superlativo “bellissima” a proposito di una donna (ideale) che lui reputa limitativo perché per lui “bella” e più di bellissima, in quanto oltre a bellissima non si può andare, invece oltre a bella sì e si può sconfinare con l’immaginazione anche più in là del superlativo che – appunto – per lui in questo caso diventa limitativo.
Il Prof. Cesare Mulè ama il bello, le donne, l’amicizia, la pittura, la storia, la poesia, la musica, il mare, la Sila, la buona cucina, il paesaggio, un buon bicchiere di vino, il morzello, i dolci. Dall’universale al locale, dall’immenso al piccolo. Da Dio alla margherita.
Gli vogliamo tutti bene, quelli della sua setta mai costituita: I Muleiani. Lo Statuto della Congregazione? Affetto, amore per la cultura, per la vita, fede, amicizia disinteressata, convivialità, ironia. Questi gli articoli, null’altro. C’è tutto, molto di più del necessario, com’è nel suo stile generoso. Non ha pretese, bastano “pulizia e ospitalità”.
Mi ritorna in mente un pomeriggio magico su un rilievo Presilano con lo scrittore Salvatore Mongiardo, l’editore Luigi Pellegrini, altri pochi amici, per il rito d’apertura del solstizio d’estate, con l’annuncio che millenni prima su quelle stesse alture – profferisce Mulè – si danza con fanciulle al suono del flauto, bevendo vino rosso e mangiando deliziosi intingoli di interiora d’agnello. Mentre in gran parte del mondo regna la barbarie.
Ora sono certo che lassù il Prof. Cesare Mulè sta organizzando il convegno intergalattico dal titolo: “Dio c’è”. Inviti e locandine già stampati: Presidente e promotore Cesare Mulè; relatori, fra gli altri, Dante Alighieri, Francesco Grisi, padre Remigio Le Pera, Tommaso Campanella, padre Giovanni Fiore, Gioacchino da Fiore, padre Arturo Lattanzio, ecc. Le conclusioni verranno tratte da Gesù di Nazaret.
A fine convegno gli ospiti sono invitati ad una cena paradisiaca. Gli manca il moderatore: Luigi Stanizzi. Mi auguro che trovino il sostituto. Se non dovessero decidere di convocarmi, spero di arrivare il più tardi possibile. Ma sono già prenotato! (ls)