Il responsabile del Museo della ‘ndrangheta di Reggio Claudio La Camera, su cui c’è un’inchiesta penale per presunte malversazioni, ha fatto sapere che il sequestro per equivalente di cui è stato oggetto riguarda l’incredibile tesoro di 7 (sette) euro su un libretto di risparmio. La Camera sulle cui responsabilità dovrà pronunciarsi l’autorità giudiziaria, ha spiegato di essere al centro di una campagna di delegittimazione immeritata. «Non posseggo – ha dichiarato – “beni mobili e immobili” che sono stati sequestrati. D’altro canto, è di tutta evidenza che non c’è stato nessun illecito arricchimento avendo io svolto l’attività con assoluta trasparenza, come sarà dimostrato in questo processo. Per rispetto delle numerose persone, colleghi, rappresentanti della società civile, dell’antimafia e delle istituzioni che ancora condividono con me percorsi di contrasto alle mafie e all’ingiustizia, e nella legittima tutela della mia immagine personale e professionale, sarò costretto a uscire dal riserbo che mi caratterizza e provvedere a chiamare in giudizio i responsabili di tale campagna di delegittimazione. Continuo ad avere la massima fiducia nella magistratura e nelle istituzioni che ho sempre difeso e sostenuto nel mio percorso professionale».
Il Touring Club nella sua guida così descrive l’istituzione nata da un’idea di Claudio la Camera: «Dall’acquisizione di un bene confiscato alla ‘ndrangheta, una villetta di tre piani con giardino, è nato a fine 2009 un museo che si propone come luogo per lo sviluppo di una cultura e di una coscienza della legalità e dell’antimafia. Al suo interno, nella varie sale, si trovano installazioni fotografiche e multimediali, dedicate alle vittime della criminalità, ad arresti eccellenti e al rapporto ndrangheta-territorio-cultura. Interessante è, inoltre, il centro di documentazione con una notevole raccolta di materiale legato ai vari processi per mafia che si sono svolti negli ultimi 30 anni, ma anche foto, articoli e libri sul tema, sia di recente pubblicazione che non. Al lavoro di documentazione, si affianca un’intensa attività didattica, attraverso percorsi di teatro, forum, laboratori teatrali, di fotografia o di scrittura sulla cultura mafiosa».