di ANTONIETTA MARIA STRATI – Indipendentemente da come andrà a finire, la candidatura della Locride a Capitale della Cultura Italiana 2025 va salutata con entusiasmo e orgoglio. È l’indicazione di un percorso che coinvolge il territorio, ma in realtà fa da collante per l’intera Regione. Non si tratta di una medaglia virtuale da appendere nella sala del sindaco, è, invece, un obiettivo che va verso il riconoscimento di un’idea identitaria di cultura e tradizione. E quale migliore esperienza ci può essere di quella tramandata dai territori della Magna Grecia? Da dove è nata la civiltà occidentale e dove il popolo calabrese ha forgiato il suo carattere forte e indomito, quello che gli permette di affrontare qualunque avversità e, naturalmente, qualunque fortuna. In questo caso non si tratterà solo di fortuna, perché ci sono procedure e modalità da rispettare, ma la sfida è intrigante e merita l’attenzione di tutta la Calabria, a partire dalla Regione.
«Ce l’ha fatta Matera, ce l’ha fatta la Basilicata, penso che ce la possa fare anche la Locride». Si è aperto così l’incontro di presentazione del progetto, avvenuto giovedì a Locri alla presenza di sindaci, del mondo delle imprese, delle Associazioni, per capire bene i punti su cui lavorare per riuscire a coordinare i territori e valorizzare la partecipazione dal basso e delle comunità locali, e questo perché è ambiziosa la candidatura della Locride a Capitale della Cultura Italiana 2025, ma anche quasi una necessità e «un peccato perdere un’occasione del genere», come ha dichiarato Francesco Macrì, presidente del Gal Terre Locridee, che ha lanciato la candidatura.
Una vera e propria sfida che deve essere colta e sviluppata per un territorio che custodisce un patrimonio culturale inestimabile e che merita una valorizzazione di ampio respiro, sia nazionale che internazionale. Ma, per farlo, come ha ribadito il sindaco di Locri, Giovanni Calabrese, «servono investimenti importanti. Bisogna trascinare in questo percorso la Regione Calabria, la Città Metropolitana e la Curia, che vanta un patrimonio culturale non indifferente e lavorare tutti insieme per vincere questa sfida».
«È un obiettivo straordinario – ha dichiarato Natale Capello a Telemia – per cui saranno, credo, tutti i i Gal calabresi a sostegno di questa iniziativa perché si valorizza la Calabria, si valorizza la Magna Grecia, si valorizza tutto il territorio calabrese. Quindi, un apprezzamento, e noi saremo al vostro fianco, sempre, per questa battaglia, che spero sia vinta».
«Finalmente il territorio, i sindaci, i 42 comuni della Locride possono essere protagonisti – ha dichiarato il sindaco di Portigliola, Rocco Luglio, a Telemia –. Protagonisti non solo passivi: nel senso che fino a adesso noi abbiamo avuto sempre delle proposte “di sviluppo” che sono sempre calate dall’alto, senza mai essere noi protagonisti quelli della base. Il percorso che mi auguro porti all’indicazione della Locride come capitale della cultura italiana prevede una serie di iniziative e sopratutto una preparazione».
«Abbiamo avuto l’esperienza positiva di Matera – ha proseguito il sindaco di Portigliola – come Capitale della Cultura Europea, quindi una città del Sud che fino a qualche anno fa era la “vergogna” del Sud, come diceva anche Primo Levi in Cristo si è fermato a Eboli oggi, invece, è il nostro orgoglio. Quindi, sulla scia di Matera, del grande successo di Matera e mi auguro che anche noi possiamo fare questo percorso insieme, dettato da questa sfida perché siamo tutti amministratori, oramai, di una generazione dotata di ottime capacità, perciò basta mettersi d’accordo».
Ma cosa significa diventare Capitale della Cultura? Introdotta con la Legge Art Bonus dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali e per il Turismo, l’iniziativa – che seleziona ogni anno la “Capitale Italiana della Cultura – mira a sostenere, incoraggiare e valorizzare la autonoma capacità progettuale e attuativa delle città italiane nel campo della cultura, affinché venga recepito in maniera sempre più diffusa il valore della leva culturale per la coesione sociale, l’integrazione senza conflitti, la conservazione delle identità, la creatività, l’innovazione, la crescita e infine lo sviluppo economico e il benessere individuale e collettivo.
Come dichiarato dal ministro per i Beni e le Attività Culturali e per il Turismo, Dario Franceschini, «dal 2014, da quando abbiamo avuto l’idea di istituire anche in Italia il titolo di Capitale della Cultura, ogni edizione ha avuto effetti concreti e positivi sullo sviluppo turistico e sulla fruizione del patrimonio culturale materiale e immateriale dei territori e delle città vincitrici».
Per la Locride, dunque, vincere il titolo comporterebbe non solo l’ottenimento di 1 milione di euro – che non sono pochi – ma anche effetti positivi e concreti su turismo e fruizione del patrimonio culturale e ambientale. Tutto molto bello, se non fosse che quello che il Comune in gara spende, non viene “ricompensato” con la somma ottenuta con il titolo di Capitale della Cultura, necessitando perciò di aiuti esterni che permettano la piena realizzazione di una serie delle iniziative da attuare per la riuscita e il successo del progetto.
Il progetto di far diventare la Locrice un grande laboratorio aperto, per accogliere idee, dare vitalità alle comunità e alle culture locali, ricomporre la mappa del paesaggio storico dell’area è bellissimo, certo, ma si riusciranno a trovare le risorse necessarie? È anche questa una sfida per tutta la Calabria e il mondo dell’impresa che non può farsi sfuggire un’opportunità straordinaria e stimolante non solo per il territorio, ma per tutta la regione. (ams)