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A Camini al via la residenza/laboratorio "Filoxenìa"

A Camini al via la residenza/laboratorio “Filoxenìa”

Dal 20 al 24 febbraio, a Camini, prende il via la residenza/laboratorio Filoxenìa con Virgilia Ryan, artista internazionale di origine australiana, che ha vissuto per molti anni nel Sud Africa. L’artista ha, inoltre, lavorato ed organizzato dei laboratori d’arte con gli adulti ospiti nei centri di accoglienza dell’Umbria ed ha partecipato la scorsa estate al Festival della Riconoscenza di Badolato. Si tratta della seconda edizione di “Filoxenìa: Dall’integrazione all’interazione – Laboratorio di dialogo interculturale e interreligioso”.

Il progetto, a cura del prof. Massimo Iiritano (Unical/amica Sofia) e della prof.ssa Lara Caccia (Aba Catanzaro), è promosso e organizzato da “Amica Sofia”, Eurocoop Jungi Mundu e Visioni Mediterranee, con il patrocinio del Comune di Camini e dell’Accademia di Belle Arti di Catanzaro, in collaborazione con le cattedre di Filosofia politica dell’Università della Calabria e dell’Università di Urbino (proff. Giuseppe Cantarano e Sergio Domenico Scalzo), Euricse – Università di Trento (prof.ssa Giulia Galera).

φιλοξενία – FiloXenia: il significato della parola ci parla del dovere di ospitalità, amicizia, cura, accoglienza, rispetto. Si tratta di una delle più belle eredità della Magna Graecia, che è ancora oggi uno dei principi etici fondamentali del mondo “civile”.

Filo, nel progetto, ha un doppio senso, poiché si lavorerà con i fili ed i tessuti (ma anche il disegno e forse la parola scritta). Attraverso un confronto dialogico, nello stile dei laboratori di Amica Sofia, si proporrà ai partecipanti un incontro “con le parole” e il disegno (semplice carta bianca e pennelli o matite) per conoscerci e parlare intorno alla tema dell’ospitalità, dei legami, delle storie personali e del bisogno primario di ogni essere umano/a di una sosta, un’abitazione, un riparo. Parleremmo del significato della tenda come (piccolo) padiglione trasportabile, come ricovero dei soldati negli accampamenti, da gente in situazioni di estrema come rifugiati e vittimi di guerre, tempeste, alluvioni, o dai turisti nei campeggi. Che cosa significa “casa”? Ognuno sarà invitato a rispondere anche con scritti, a descrivere un’idea personale di “essere a casa”. Che significa ospitalità? Nel caso di Camini, come è stata attivata l’accoglienza e il senso di “essere arrivati a casa”?

L’idea di promuovere uno spazio permanente di dialogo e di confronto tra le diverse comunità, culture e tradizioni presenti a Camini, nasce da una necessità condivisa con i diretti interessati in occasione dei tanti incontri proposti negli anni scorsi. Il laboratorio, grazie al patrocinio delle Università e dei docenti coinvolti, vuole essere un luogo in cui sperimentare processi reali di integrazione e di ricerca, che vadano al di là delle semplici logiche di “inclusione” tendendo piuttosto a immaginare spazi nuovi di accoglienza, che possano allargare i nostri ristretti orizzonti di precomprensione.

Il punto di partenza è l’ascolto attivo delle storie, delle tradizioni, delle credenze di ognuno, che con il supporto delle Università (ricercatori, studenti, dottorati), dell’Accademia di Belle Arti di Catanzaro, dei ragazzi del Liceo Classico Galluppi e del Liceo Artistico Fiorentino (PCTO) e insieme agli artisti coinvolti, diventeranno oggetto di narrazione e documentazione.

Il percorso avviato già lo scorso anno con diverse esperienze laboratoriali, tra filosofia dialogica, narrazione e scrittura, di cui si parlerà nel prossimo numero della rivista Amica Sofia Magazine, prosegue quindi con un progetto di residenze d’artista che coinvolgeranno attivamente gli ospiti della comunità. L’artista sarà ospitato per una settimana a Camini, e durante questo soggiorno creerà un’opera, un oggetto o un documento video-fotografico nel corso di una serie di laboratori con gli adulti o con i ragazzi, a seconda delle esigenze della cooperativa o dell’artista, presso i luoghi di lavoro della Cooperativa.

In questo modo si vuole da una parte proporre dei linguaggi nuovi per comunicare e condividere alcune esperienze sugli argomenti dell’accoglienza e dell’inclusione sociale con la popolazione tutta della città, dall’altro creare un prodotto che possa divenire un’esclusiva della cooperativa, da riprodurre in serie o vendere come gadget.

A questo primo appuntamento con Virginia Ryan, seguirà nel mese di aprile una residenza/laboratorio con Mounir Derbal, giovane regista appena vincitore del premio Premio Gianandrea Mutti (XII ed.), promosso da Fondazione Pianoterra Onlus insieme ad Associazione Amici di Giana, Fondazione Cineteca di Bologna e Archivio delle Memorie Migranti (AMM). Laureato a Londra in Digital Film Production alla Ravensbourne University, ha inoltre lavorato con piccole e grandi produzioni, tra cui quella del Pinocchio di Matteo Garrone. (rrc)