Martedì 16 maggio, a Rende, alle 11. nell’Aula Caldora dell’Unical, sarà presentato il libro Nord e Sud – Divari economici e politiche pubbliche dall’euro alla pandemia di Carmelo Petraglia e Stefano Prezioso.
Assieme all’autore del libro Carmelo Petraglia, interverranno Francesco Aiello (Prof. di Politica Economica, UniCal), Vittorio Daniele (Prof. di Politica Economica, Università degli Studi di Catanzaro), Walter Nocito (Prof. di Diritto Pubblico, UniCal) e Damiano Silipo (Prof. di Economia Politica, UniCal). Sebbene la partecipazione all’evento sia libera, l’ingresso sarà consentito fino alle 10.50.
Nei primi anni Duemila, ha preso sempre più corpo la tesi della questione settentrionale. L’irrisolta questione del Mezzogiorno è stata diffusamente presentata nel dibattito pubblico come la causa del declino economico italiano. Con margini di azione compressi dalle regole europee e dall’eccesso di regionalismo, i governi nazionali hanno progressivamente abbandonato l’obiettivo del riequilibrio territoriale. La soluzione della questione meridionale è stata affidata – quasi “esternalizzata” – alla politica di coesione, che si è rivelata però inefficace, anche perché depotenziata da un intervento pubblico ordinario sempre più debole.
Su questi temi interviene il Prof. Carmelo Petraglia, autore del libro: “La lotta alle disuguaglianze Nord Sud dovrebbe svolgere quel ruolo di leva della crescita nazionale – dichiara Petraglia – che si è smarrito negli ultimi due decenni”. A parere dell’autore del libro, le politiche di contrasto dei divari Nord Sud “dovrebbero tornare ad essere guidate dallo Stato”. Si tratta di un’indicazione a favore della centralizzazione che è molto forte se si pensa che oggi – a seguito della proposta di Autonomia Differenziata del Ministro Calderoli – osserviamo una spinta a forme sempre più accentuate di decentramento. Su questi aspetti, il prof. Petraglia è lapidario: «il regionalismo all’italiana ha reso troppo frammentarie e particolaristiche le politiche di sviluppo, rendendole di fatto poco efficaci».
Il libro di Petraglia e Prezioso è, quindi, di grande aiuto anche per capire meglio la ragionevolezza dell’Autonomia Differenziata, così com’è formulata dal DDL Calderoli approvato dal Consiglio dei Ministri.
A tal riguardo, di interesse sono le valutazioni sull’Autonomia Differenziata formulate Francesco Aiello, Prof. di Politica Economica dell’UniCal e presidente di Open Calabria: «Il decreto Calderoli è vago su molti aspetti della riforma – ha dichiarato Aiello – e questa indeterminatezza rende incerti gli effetti che l’ipotetica autonomia avrebbe sulla stessa esistenza unitaria del paese».
«Per esempio – ha continuato Aiello – non esiste una simulazione degli effetti macroeconomici che l’autonomia avrebbe sulla finanza pubblica e, quindi, sulla sostenibilità del debito pubblico italiano che, ricordiamolo, oggi ammonta a circa 2850 miliardi di euro, ossia circa il 145% del PIL nazionale”. “Senza fissare una soglia di compartecipazione ai tributi che rimarranno alle regioni, non è ben chiaro su quante risorse lo Stato potrà contare per finanziare le sue attività, tra cui assolvere le funzioni non delegate. È tutto incerto. Un DDL imbarazzante», chiosa Aiello.
Per avere più consapevolezza degli effetti determinati dal DDL Calderoli «dovrebbe essere dimostrato che la ricchezza del paese aumenterebbe in presenza di maggiore autonomia regionale – sostiene Aiello – e ciò sarebbe vero se si osservasse maggiore efficienza regionale rispetto alla gestione statale in tutte le materie trasferite. Non esiste alcun documento di approfondimento che accompagna il DDL Calderoli e che chiarisce questi dubbi. È una proposta basata su postulati: si assume che le regioni facciano meglio dello Stato e che lo facciano in tutte le aree di competenza. Sarà vero?», si interroga Aiello.
Un altro fondamentale dubbio è legato al fatto che la richiesta di autonomia dovrebbe essere fondata sulle specificità settoriali della regione richiedente.
«Il paradosso è che – afferma Aiello – il numero di materie da devolvere è troppo ampio, ossia tale da rendere immotivata la ragionevolezza delle specificità settoriali. Se una regione chiede il trasferimento di tutte le materie è come se avesse specificità in tutto, il che è poco credibile».
Al momento, sostiene Aiello «l’unico elemento prudenziale è che saranno trasferite funzioni aggiuntive alle regioni solo a valle sia della definizione del Livelli Essenziali delle Prestazioni (Lep) sia della copertura dei fabbisogni finanziari richiesti, se necessario, per realizzarli. Si tratta di due condizioni che non sarà banale soddisfare».
«È sulla base di queste ed altre perplessità – conclude Aiello – che si rende necessario discutere della proposta Calderoli al fine di modificarla o, meglio, bloccarne l’applicazione per come è stata sciattamente pensata». (rcs)