Intenso e vivace dibattito a Reggio, nella sala Mons.Ferro della Curia arcivescovile, sulla città, il suo presente e il suo futuro a cinquantadue anni dalla Rivolta. Il pretesto è la presentazione dell’edizione del cinquantenario del libro Buio a Reggio di Luigi Malafarina, Franco Bruno e Santo Strati, curata da quest’ultimo (Malafarina è scomparso nel 1988, Bruno nel 2011), a cinquant’anni della prima edizione (1971). Il libro è uno straordinario reportage dei fatti di Reggio e racconta in un diario minuzioso e giornaliero i quasi 15 mesi di rivolta. Il giornalista Strati (che è il direttore di questo giornale) coautore del libro ha deciso nel 2020 a cinquant’anni dall’inizio della rivolta (14 luglio 1970) di curare una nuova edizione, dedicata soprattutto ai giovani, reggini, calabresi e non, che nulla sanno di quei drammatici e sanguinari mesi di ribellione popolare.
Riparlare della rivolta è stata l’occasione per innescare un confronto con uno storico, il prof. Pasquale Amato (che alla rivolta ha dedicato molti anni fa un libro) e un personaggio della società civile, il dott. Eduardo Lamberti Castronuovo, direttore dell’Istituto diagnostico De Blasi nonché docente all’Università per stranieri di Etica del giornalismo, e il coautore, dibattito moderato dal giornalista Giorgio Neri. Dopo i saluti del Presidente del Circolo Rhegium Julii Giuseppe Bova, che ha promosso l’evento, si è parlato poco della rivolta, ma di quello che è venuto dopo, ovvero delle tante promesse mancate e delle illusioni perdute dei reggini “spogliati” del capoluogo, ma soprattutto privati di qualsiasi prospettiva di crescita e sviluppo per i propri giovani. Del famoso pacchetto Colombo che mise fine alla rivolta si è realizzata la sede a Reggio del Consiglio regionale e, fallito il progetto del V Centro siderurgico, dopo aver devastato ettari di fiorenti agrumeti e uliveti, è nato il Porto di Gioia Tauro che rappresenta nei fatti l’unica vera risorsa della regione. Dopo anni di abbandono, il Porto, grazie anche alla sua centralità nel Mediterraneo e alla visione di imprenditori intelligenti, è diventato strategico per il traffico merci.
La città di Reggio ha pianto lacrime amare che non si sono ancora asciugate, ma oggi e soprattutto domani deve dire addio all’antica rivalità con Catanzaro e impegnare le sue forze migliori per un comune impegno che coinvolga le altre città calabresi per “pretendere” (non chiedere) la giusta attenzione del Governo per mobilità, infrastrutture, sanità e sviluppo del territorio. La città – è emerso dal dibattito – è stanca e sonnecchiosa, ma deve fare tesoro di quei mesi terribili, onorare i suoi morti, i feriti, i mutilati, e coagulare le sue forze migliori per creare una nuova classe dirigente, politicamente forte e coesa al di là delle appartenenze, per una nuova “rivoluzione”, questa volta gentile. (dc)