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ELEZIONI / Pasquale Nestico, Circ. Estero: Il cardiologo di Isca candidato al Senato col PD

ELEZIONI / Pasquale Nestico, Circ. Estero: Il cardiologo di Isca candidato al Senato col PD

di MARIA CRISTINA GULLÌ –

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ono tre i calabresi candidati nella Circoscrizione Estero. Due sono deputati uscenti (Nicola Care per il Partito democratico ed Eugenio Sangregorio per l’USEI), l’altro è una quasi matricola della politica, il cardiologo Pasquale Nestico, originario di Isca sullo Ionio (CZ), che si candida al Senato nella circoscrizione Nord e Centro America.

La storia del prof. Nestico ricorda quella di molti calabresi nel mondo che si sono affermati e si sono fatti apprezzare, partendo praticamente da zero. Pur mostrando grande attitudine allo studio, da piccolo aiutava il padre muratore e capomastro nel lavoro, ma l’obiettivo era diplomarsi e possibilmente puntare all’università. Si diploma a pieni voti all’Istituto Tecnico Industriale “Ercolino Scalfari” di Catanzaro, poi il viaggio con la famiglia verso le Americhe, dove avrebbe portato a compimento il suo sogno:  diventare un professionista affermato. Prima una laurea in ingegneria elettrotecnica, e poco tempo dopo quella in medicina. Oggi il prof. Nestico è un cardiologo di fama mondiale. Vive a Philadeldia, in Pennsylvania e ha deciso di candidrsi al Senato per il Partito Democratico nella circoscrizione estera del Nord e Centro America.

– Dopo un’esperienza al Comites e come presidente dell’Assemblea del PD negli Stati Uniti, si propone per il Senato come rappresentante della Circoscrizione estero. Quali sono i suoi obiettivi della sua candidatura?

«Metto a disposizione la mia esperienza nel Partito di Enrico Letta come garanzia per i milioni di italiani che vivono all’estero. Il mio programma, basato su 11 punti, vede gli emigrati e i discendenti al centro di un progetto che sicuramente potrà essere attuato al fine di creare benessere. È mio desiderio istituire, a mie spese, in alcune città degli sportelli elettorali come punto di riferimento per i nostri cittadini e devolvere all’associazionismo del Terzo Settore lo stipendio da Parlamentare per aiutare i giovani, i poveri e i bisognosi. Una delle richieste che piovono da più parte degli italiani nel mondo è quella del riacquisto della cittadinanza italiana: su questo ho già pronto un disegno di legge che presenterò subito se gli elettori italiani del Nord e Centr’America mi sceglieranno. Inoltre punto anche sui consolati onorari per adeguare e migliorare i servizi a favore degli italiani che vivono all’estero. In particolare, credo sia necessaria un’agevolazione sulle tasse comunali e sugli investimenti in Italia compreso l’acquisto di una casa: un desiderio  che molti emigrati vogliono realizzare più di quanto si possa immaginare. Nel mio programma elettorale è previsto, inoltre, l’aumento dei fondi stanziati per gli Enti Promotori, i programmi culturali e l’insegnamento della lingua italiana nelle scuole elementari, medie e superiori, nonché per giornali, radio e programmi televisivi che promuovono la lingua e cultura italiana nel mondo».

– Quant’è forte la domanda di “italianità” da parte di chi vive lontano? 

«L’Italia presenta alcune lacune per gli scambi culturali ed economici con altri stati e per questo, come candidato del Partito Democratico intendo promuovere delle azioni mirate, facendo tesoro dell’esperienza passata nei COmites. COnoscono molto bene la realtà degli italiani nel mondo e, soprattutto, della comunità calabrese in America. Tra gli altri obiettivi obiettivi ritengo necessaria anche la riforma del sistema elettorale italiano, COMITES e CGIE e il supporto alla piena realizzazione della parità di genere uomo-donna nel lavoro, nella famiglia e nella qualità della vita».

– Qual è stato il percorso che l’ha portata al successo negli Stati Uniti?

«Sono nato a Isca sullo Ionio e sono emigrato con la famiglia subito dopo il diploma. Il mio primo lavoro nel nuovo mondo è stato in una fabbrica di abbigliamento a 45 dollari a settimana. Lo studio, però era un mio punto fermo (già all’asilo conoscevo la tavola pitagorica) e nel 1969 venni accettato alla Villanova University di Philadelphia dove mi sono laureato in appena 3 anni in ingegneria elettrotecnica. Trovai subito subito lavoro inerente alla mia laurea, ma volevo di più e così, un giorno,  dando retta a un amico, decisi di tentare l’impresa di accedere alla facoltà di Medicina. Per essere accettato ha dovuto fare il volontario in ospedali e università. Il 24 dicembre del 1975 il Dean della Temple University mi comunicò che ero stato accettato alla facoltà di Medicina, ai corsi che sarebbero iniziati 9 mesi dopo. In quei mesi di attesa, mi sposai il 28 agosto del 1976, con la compagnia della vita Anna, anche lei emigrata in America da Isca sullo Ionio. E da lì ho incrociato una lunga e impegnativa strada tra lavoro, studio e la famiglia che cresceva, (nel 1977 nacque il primo figlio Aurelio, al quale seguirono Concetta e Saverio). Gli studi in Medicina era difficili, ma sono risultato tra i primi 20 laureati che conseguirono la lode. Ma non mi sono fermato: ho fatto la specializzazione prima in Medicina Interna e successivamente in Cardiologia alla Hahnemann University, dove poi ho cominciato a lavorare come cardiologo».

– Quanto è legato al suo paese d’origine?

«Non l’ho mai dimenticato, tanto che ci torno spesso, soprattutto per la festa di San Marziale, alla quale sono particolarmente legato. Ho sistemato la vecchia casa paterna e ogni volta che ci rimetto piede è un ritorno al passato, ai ricordi della mia giovinezza. Ricordo che a Carnevale si ammazzava il maiale e tutte le feste comandate si vivevano in semplicità, ma con tanto amore e fraternità. Il lavoro di capomastro di mio padre ci dava la possibilità di vivere senza grandi difficoltà».

– La sua esperienza da giovane muratore, in aiuto a suo padre, l’ha sicuramente aiutato a superare molti ostacoli nella vita. È così?

«Mio padre aveva promesso in dote a mia sorella Elvira una casa e dunque iniziammo a costruirla. Il primo fidanzamento non andò a buon fine. Quesll’esperienza mi è servita a capire quanto conta il lavoro nella vita di un uomo o di una donna: per questo negli Stati Uniti ho fondato una serie di associazioni di comunità italiane che vanno a supportare e sostenere le classi meno abbienti. Mi sono diplomato nel 1962, studiavo e suonavo anche nella banda del paese, ma nel 1966 decisi di raggiungere mio padre negli Stati Uniti. E da lì è iniziata la mia storia. L’esperienza politica mi attrae per la possibilità di occuparmi dei miei connazionali all’estero. Credo di dover e poter dare il mio contributo al Paese».  (mcg)