I DEM HANNO PRESENTATO IL “LIBRO BIANCO”, IL RACCONTO DI DUE ANNI DI OPPOSIZIONE AL GOVERNO REGIONALE;
La Cittadella regionale di Germaneto

ESISTONO “DUE CALABRIE” PER IL PD: UNA
DIFFICILE, L’ALTRA NARRATA DA OCCHIUTO

di ANTONIETTA MARIA STRATI – «Ci sono due Calabrie: Una è quella che vivono quotidianamente i calabresi. Amara, difficile. L’altra è quella che ama narrare Occhiuto». È con questa premessa che si apre Il libro Bianco del Partito Democratico Calabria, pensato per «ripristinare la verità su due anni di legislatura appena conclusi, che non possono essere lasciati  al pensiero unico diffuso dalla Cittadella sui media e sui social. Un lavoro che ci è sembrato importante anche per rendere conto dell’attività intensa e determinata svolta dal gruppo del Pd».

«È il racconto che il gruppo regionale ha voluto fare di due anni d’opposizione, due anni di lavoro intenso ma anche due anni di opportunità perse per la Calabria, due anni in cui purtroppo la vita e la storia e le condizioni in generale di questa regione – penso anzitutto alla sanità – non sono migliorati ma anzi sono peggiorati», ha spiegato il senatore e segretario regionale del Pd, Nicola Irto.

«Purtroppo non esiste la Calabria raccontata dal decimo piano della Cittadella – viene rimarcato nella premessa –. La nostra Regione non è né migliore, né diversa rispetto al passato. Se non per una “malattia” che ha colpito da tempo i piani alti della Cittadella regionale: l’ansia da prestazioni unita ad una patologia correlata: l’annuncite».

«È da due anni ormai – si legge – che la guida legittimamente preposta al governo della Regione Calabria magnifica quotidianamente le (presunte) mirabilie del suo operato. E sempre da 2 anni, altrettanto quotidianamente, il Partito democratico svolge con scrupolo e coscienza il suo ruolo di minoranza, cercando di distogliere il presidente della Giunta dall’apparenza, provando a richiamarlo alla concretezza».

Quello presentato dai dem calabresi, dunque, è «breve ma denso rendiconto, basato su una premessa che costituisce un vero e proprio patto con il lettore: nelle pagine che vi accingete a leggere troverete soltanto fatti. Solo fatti. Documentati, attestati, certificati, comprovati».

«I fatti hanno una caratteristica che li rende antipatici a chi sostanzia la politica esclusivamente di propaganda: tendono ad essere argomenti molto ostinati», scrivono, sottolineando l’importanza di come saper distinguere i fatti dalle opinioni «dovrebbe essere il fondamento di un processo autenticamente democratico ma, oggi più che mai, la sapiente ma effimera visibilità mediatica può riuscire a promuovere una distorsione tale da produrre una “percezione della realtà” che con la stessa ha davvero poco a che a fare».

«Fra le tante mirabolanti riforme che il presidente Occhiuto si vanta di aver portato a termine in questo biennio – viene evidenziato nella premessa – di sicuro non c’è l’acquisto della modestia. E meno ancora il raggiungimento di un benché minimo spirito di realismo. Evidentemente ci sono due Calabrie: una è quella che vivono quotidianamente i calabresi. Amara, difficile. L’altra è quella che ama narrare Occhiuto. Tutti i nostri appelli, tutte le nostre proposte, tutte le nostre sollecitazioni sono state costantemente ignorate o apparentemente condivise con uno sterile dibattito in Consiglio regionale».

«Per un motivo molto semplice: non collimavano con la narrazione social e, più latamente, mediatica, che il presidente Occhiuto predilige e rispetto alla quale non tollera critiche, preferendo una certa stampa accondiscendente che si presta a fargli da megafono. Il punto, però, non è la propaganda in sé. Il punto è che, dietro questa facciata di annunci roboanti e reiterati, non c’è niente. Di tante riforme annunciate, messaggiate, notiziate, non ne esiste una che abbia migliorato di una virgola la vita dei calabresi. Perché, ormai s’è capito, il senso dell’azione dell’uomo solo al comando non è il fare, ma l’annunciare».

Nove i punti a caratterizzare questo documento: sanità, le riforme di carta, ossia «il pasticcio di Arrical e i fondi perduti, il Pd che si è schierato con i sindaci, la mancata concertazione sui Consorzi», aree interne, isolamento e dimensionamento scolastico, Ponte e infrastrutture, cura del territorio, dissesto idrogeologico e cambiamenti climatici, lavoro e università, Pnrr, Por, Zes e Porto di Gioia Tauro, legalità e diritti e autonomia differenziata.

Per ciascuno di essi, il Pd ha ricordato tutto quello che ha fatto il Governatore: «C’è la montagna impervia da scalare costituita dal disastro della sanità? Nessun problema. All’uomo solo al comando basta annunciare l’avvio di Azienda Zero – si legge – un nuovo ente per il quale nessuno ha stimato i costi a medio e lungo termine. Nessuno ha chiarito le reali assunzioni di personale e soprattutto nessuno ha prodotto un’analisi dei risparmi che giustifichino la nascita di un’azienda che allo stato continua ad essere fantasma».

Ma non è solo Azienda Zero il problema: «attendiamo ancora ancora di vedere aprire i cantieri dei nuovi ospedali e l’effettivo ammodernamento della rete ospedaliera oppure che si chiarisca la bufala delle 2.500 nuove assunzioni quando tutti sanno che, per oltre il 70 %, si tratta soltanto di stabilizzazioni. Intanto, la Calabria conquista la maglia nera in Italia rispetto ai Livelli Essenziali di Assistenza e in relazione a tutte e tre le macroaree di riferimento (ospedale, distretto, prevenzione). Un trionfo, in negativo ovviamente».

I dem, sempre nel libro bianco, hanno ricordato di aver depositato una proposta di legge «a difesa e sostegno della sanità pubblica e universalistica, prevedendo un rapporto su scala nazionale tra spesa sanitaria e Pil mai inferiore al 7,5 %, già approvata in diverse Regioni italiane. Una proposta che sarebbe fondamentale per mantenere in vita il sistema sanitario universalistico, ma sicuramente non in linea con la strada “privatistica” invece intrapresa dal governo nazionale».

E poi dimensionamento scolastico, l’assenza di «una timida voce» per fondi Pnrr destinati originariamente alla 106 e ad oggi diretti al Nord; nessuna presa di posizione sull’Alta Velocità, l’incognita sulla crisi del modello dei Consorzi di Bonifica e l’esistenza del Consorzio unico, di cui i dem si chiedono ancora quale sia il suo fine. Stesso discorso sulla gestione idrica: «senza consultare sindaci e territori, annuncia la nascita del nuovo gestore unico, l’Arrical», hanno ricordato i dem, sottolineando come sia «inutile aggiungere che non basta chiamarla multiutility perché risulti effettivamente di qualche utilità. Specialmente quando nessuno spiega che fine abbiano fatto i debiti della Sorical e quali siano le risorse per rendere efficiente la rete idrica calabrese, considerando che la Regione ha continuato a perdere i finanziamenti europei destinati, lasciando i Comuni in piena emergenza».

Insomma, per i consiglieri regionali è un disastro, soprattutto sul tema delle politiche del lavoro: «non una parola – scrivono i dem – è venuta dall’esecutivo regionale in merito alla nostra proposta di abbandonare le attuali ma inconcludenti politiche del lavoro e aprire un dialogo serio con l’Unione europea per indirizzare in maniera intelligente i dovuti investimenti così come ha fatto, per esempio, con ottimi risultati, la Regione Campania».

Altro nodo cruciale: la Calabria ultima regione per la qualità della spesa dei fondi Ue, lo spopolamento inarrestabile nonostante i dem abbiano proposto di inserire il South working proprio per contenere questo fenomeno. E, ancora, mancata risposta al progetto TerraFerma Montagna solidale atta a intervenire sulla prevenzione attiva del dissesto idrogeologico.

In 96 pagine, dunque,  i dem offrono al lettore un «rendiconto» dei risultati ottenuti fino a oggi dall’insediamento della Giunta Occhiuto, accompagnata «dall’idea della Calabria che vogliamo costruire e che sta impegnando il Pd dall’inizio della nuova gestione democratica, dopo la fine del commissariamento».

Un vero e proprio work in progress che vuole coinvolgere «chiunque abbia voglia di partecipare alla nostra azione di cambiamento e rigenerazione» perché, come spiegato da Irto, «è giusto che il gruppo dirigente di un grande partito, il suo gruppo consiliare si ponga la questione e la affronti con i calabresi raccontando due anni di lavoro d’opposizione ma anche il racconto di una prospettiva diversa per una Calabria migliore e più positiva». (ams)